Segnalazione di Redazione BastaBugie
Zan continua a fare propaganda gender nei licei, il governo regala 4 milioni per case rifugio gay, il bavaglio della defunta legge Zan si ritrova nel Codice della Strada
di Luca Marcolivio
Che la questione omofobia non si sarebbe esaurita con la bocciatura del ddl Zan a Palazzo Madama, era più che certo. La piega che sta prendendo a meno di una settimana dal voto in Senato, era però difficile da prevedere. Gli attivisti lgbt e i parlamentari di sinistra non accettano la sconfitta e ora puntano tutto su una propaganda che batterà il territorio palmo a palmo. Primo obiettivo: la parte più vulnerabile e manipolabile dell’opinione pubblica, ovvero i giovanissimi.
L’onorevole Alessandro Zan non ha perso tempo e la scorsa settimana è volato a Oristano, dove ha parlato davanti a 250 studenti (senza contare quelli collegati virtualmente) del liceo classico “De Castro”. La scelta non è casuale: la città sarda si appresta ad ospitare il suo primo Pride, che, con tutta probabilità, avrà il suo frontman proprio nel principale relatore del disegno di legge naufragato in Senato mercoledì scorso.
Zan ha fretta di raccogliere le munizioni e tornare quanto prima nella trincea parlamentare. «Fra sei mesi si ricomincia: la legge torna in commissione e noi ripartiamo portando avanti, come sempre, la nostra battaglia – ha detto il deputato dem agli studenti oristanesi -. Sfrutteremo fino all’ultimo minuto utile la legislatura mettendoci tutte le nostre forze per far approvare questa legge».
Va da sé che il discorso dell’onorevole Zan al liceo “De Castro” è stato totalmente privo di contraddittorio. Praticamente un comizio. A fiancheggiare e sostenere il parlamentare, due docenti dello stesso istituto, uno dei quali, secondo la stampa locale, si è soffermato sul presunto «altissimo tasso di suicidio» tra i giovani omosessuali. Il dirigente scolastico, poi, ha definito l’incontro con Zan «uno dei momenti più belli vissuti in questa scuola».
Nel suo discorso, il deputato dem ha attaccato Matteo Renzi, accusandolo di cercare di «giustificare l’ingiustificabile. Italia Viva si è sfilata al Senato allineandosi ai sovranisti nostrani, esattamente come Forza Italia, e l’ha fatto per altre logiche. Scelta ancora più grave – ha commentato – perché non si specula politicamente sulla vita delle persone».
L’iniziativa di Zan è stata fortemente criticata da tre deputate di Fratelli d’Italia. Secondo la vicecapogruppo alla Camera, Wanda Ferro, si tratta di «un episodio già di per sé grave, reso inaccettabile dal fatto che il deputato abbia utilizzato una scuola per rivolgere attacchi, senza contraddittorio, alle forze politiche che in Parlamento hanno bocciato, voglio ricordare legittimamente, la sua proposta di legge contro l’omotransfobia». L’onorevole Ferro ha quindi sollecitato «un intervento del presidente della Camera Roberto Fico in difesa dell’autonomia e della libertà di voto dei deputati che in nessun modo possono essere condizionate o minacciate».
Da parte loro, le onorevoli Paola Frassinetti e Carmela Bucalo, rispettivamente vicepresidente della Commissione Cultura e responsabile istruzione FdI e responsabile scuola FdI, hanno denunciato la disparità di trattamento riservata alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che, nei mesi scorsi era stata invitata a parlare in un liceo in Sicilia. «Nel primo caso un deputato va per parlare di una sua proposta di legge peraltro appena respinta – hanno dichiarato le parlamentari FdI – nel secondo Giorgia Meloni avrebbe dovuto presentare il suo libro in un progetto che prevedeva che un autore presentasse un libro». Frassinetti e Bucalo hanno quindi annunciato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi «per capire come si sono precisamente svolti i fatti e come mai nelle scuole si usano metodi diversi a seconda del partito al quale appartiene il parlamentare invitato».
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sulle rivincite del mondo LGBT, dopo la sconfitta della non approvazione della legge Zan.
GOVERNO DONA 4 MILIONI PER CASE RIFUGIO GAY
Il governo ha stanziato 4 milioni a favore di associazioni e comuni “per la selezione di progetti per la costituzione di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere”, si legge nel relativo decreto del 2020.
Tra le 37 associazioni vi sono il Gay center gay help line (180mila euro), Spazio aperto servizi coop (168.073) il Movimento omosessuale sardo (100mila), Quore aps (180mila), Caleidos coop sociale (180.000), Arcigay nazionale ‘ass. lesbica e gay italiana’ (100.000), I ken onlus (180mila), Circolo Mieli (100mila).
Poi i comuni di Ravenna 79 (86.000), Ragusa (99.820), Padova (97.140), Livorno (100mila), e ancora San Giorgio a Cremano, Avellino, Campobasso e Albano Laziale.
Soldi dei contribuenti destinati ad opere di cui sarebbe bene verificare la necessità dato che atti di discriminazioni a danno di persone omosessuali e transessuali non sono così numerosi da obbligare a destinare così tanti immobili a tale scopo.
(Gender Watch News, 11 novembre 2021)
RIECCO IL BAVAGLIO DA DDL ZAN NEL CODICE DELLA STRADA
La scorsa settimana la Camera ha approvato il Decreto-legge Infrastrutture con cui il legislatore ha ritoccato il Codice della strada (Cds). Nell’esame del provvedimento arrivato nelle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti si è fatto largo un emendamento delle relatrici Alessia Rotta (Pd) e Raffaella Paita (Italia Viva) nel quale viene “vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.
Dunque, la formula sull’identità di genere, già inserita nell’articolo 1 del Ddl Zan e causa di mal di pancia anche a sinistra che hanno poi portato all’affossamento in Senato del disegno di legge, ha fatto la sua ricomparsa per vietare pubblicità considerate offensive. Nel caso di violazione della norma, l’autorizzazione per la pubblicità potrà essere revocata immediatamente.
Per Raffaella Paita, presidente renziana della Commissione Trasporti, “la norma rappresenta una doverosa conquista di civiltà utile a impedire che gli spostamenti lungo le nostre strade possano essere occasione per promuovere campagne contro il genere femminile o lanciare messaggi violenti”. Non è dello stesso avviso l’associazione Pro Vita & Famiglia, promotrice in passato di pubblicità contro aborto, eutanasia e gender nelle scuole che avevano fatto parecchio discutere e che rischiano, con questa norma, di essere oggetto di facile censura. Un loro maxi-manifesto a Roma contro l’interruzione di gravidanza, dopo giorni di polemiche, era stato fatto rimuovere dall’amministrazione comunale allora guidata da Virginia Raggi. In un comunicato, Pro Vita & Famiglia ha criticato l’approvazione dell’emendamento al Dl Infrastrutture, chiedendosi se “sarà ancora possibile affermare in una pubblicità che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine” o “che un bambino nasce da una mamma e un papà”. L’associazione ha anche chiesto di eliminare il riferimento all’identità di genere “altrimenti – si legge nella nota – realtà, partiti politici o associazioni finora libere come la nostra avranno la bocca chiusa da una censura figlia della volontà di allineare tutti al pensiero unico”.
Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia, ha criticato l’inserimento “piratesco” dell’emendamento all’interno di un decreto-legge sulla sicurezza e circolazione stradale. L’esponente del partito di Giorgia Meloni, inoltre, ha criticato la presidenza della Camera per non aver ritenuto estraneo alla materia del decreto-legge il contenuto dell’emendamento delle relatrici.
Dopo l’ok alla Camera, […] il Senato ha votato la fiducia (190 sì, 34 no) posta sul Dl Infrastrutture, che così è diventato legge. […]
Toccherà al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti emanare le direttive per l’applicazione della norma. E quindi, probabilmente, anche decidere cosa si debba intendere per “messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi o discriminatori”. Discriminatori anche in riferimento a quell’identità di genere che, votando a favore della ‘tagliola’ sul Ddl Zan, il Senato aveva respinto la scorsa settimana.
Pro Vita & Famiglia ha diffuso un nuovo comunicato, spiegando che il Governo Draghi “ha approvato un Ddl Zan mascherato. Da oggi avremo il bavaglio per le nostre opinioni”.
(Gender Watch News, 5 novembre 2021)
Titolo originale: Zan non si arrende alla sconfitta e continua a fare propaganda gender nei licei
Fonte: Provita & Famiglia, 4 novembre 2021