Sovranisti al bivio tra Europa «leggera» e opzione Trump

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del Prof. Paolo Becchi su Libero, 20/07/2018

L’immagine di Juncker, presidente della Commissione europea, visibilmente alterato e barcollante durante l’ultimo vertice Nato, rappresenta quello che attualmente è l’Europa meglio di qualsiasi altra cosa. L’asse franco-tedesco, di cui Juncker è l’espressione, è in coma, non etilico, ma comunque in coma.

Il gruppo dei paesi di Visegrad interagisce con gli Stati Uniti,e gli Stati Uniti hanno dichiarato apertamente sostegno alla Brexit, guerra alla Ue e appoggio a tutti quei Paesi come il nostro che con il nuovo governo hanno assunto un orientamento euroscettico. Diciamolo chiaramente: la politica di Trump non è per nulla «isolazionista», come sembrava dalla campagna elettorale. La politica estera americana è tornata completamente sotto il controllo dei neocon. Trump punta ora palesemente a disaggregare l’Europa, perché teme la crescita non solo economica ma anche politica della Germania. Forse non è un caso che Bannon in questi mesi sia così spesso in Italia, su «mandato esplorativo» di Trump o per proprio interesse, poco importa. Trump sta rivelando il vero volto della sua attuale amministrazione: a tutti gli effetti continua ad esercitare quel ruolo imperiale che gli Stati Uniti hanno avuto dal dopoguerra e che dopo la caduta del muro di Berlino, per alcuni anni, hanno esercitato da soli. Certo, ora c’è di nuovo la Russia di Putin, e anche la Cina, che si muovono sullo scacchiere internazionale, ma l’Europa?

Ecco, la strategia di Trump è evidente: puntare ad una disgregazione dell’Europa aiutando tutti quei movimenti populisti, sovranisti che stanno avendo successo in Europa. Qui si apre un grosso problema per l’Europa e per il nostro Paese in Europa. L’Italia si trova di fronte a due possibili strade: infliggere un duro colpo all’egemonia franco-tedesca oggi indebolita, sfruttando l’appoggio di Trump, ma correndo in questo caso il rischio di diventare la «testa di ponte atlantica» sul vecchio continente. Liberi dai vincoli europei, ma sudditi ancora una volta dell’Impero americano? Continua a leggere

Se ha fatto il patto sui migranti Renzi va processato

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di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero, 12/07/2017

Secondo l’ex ministro degli Esteri del governo Letta, Emma Bonino, dal 2014 al 2016 il governo Renzi si sarebbe impegnato per conto dell’Italia, d’accordo con altri governi europei, ad accogliere tutti i migranti che giungevano in Europa. E fin qui nulla di nuovo, visto che ciò è scritto nero su bianco sugli accordi relativi all’operazione Triton. Il problema sorge se, come ha lasciato velatamente intendere l’ex ministro della Difesa del governo Letta, Mario Mauro, ciò fosse avvenuto in cambio di una maggiore flessibilità da parte dell’Ue sui nostri conti pubblici, circostanza non scritta evidentemente da nessuna parte, ma tutto di un eventuale accordo segreto tra il governo Renzi e l’Ue. In cambio di una flessibilità, che gli serviva a scopi politici, è possibile che Renzi abbia tradito il Paese, consentendo l’invasione migratoria, indirizzata unicamente sul nostro territorio? Le dichiarazioni della Bonino e di Mauro, se lette insieme, a tanto porterebbero. Molti ne hanno parlato, avanzando critiche anche dure, ma nessuno ha sottolineato un punto decisivo: se un accordo di quel tipo vi è stato, come l’accordo segreto di scambio tra petrolio e migranti a Malta (di cui su Libero si è già data notizia), la cosa avrebbe persino riflessi penali.

Vi sarebbero infatti responsabilità penali, oltre che politiche, in capo all’ex presidente del Consiglio ed eventuali ministri in concorso con lui. L’art. 243 del codice penale recita: «Chiunque tiene intelligenze con lo straniero affinché uno Stato estero muova guerra o compia atti di ostilità contro lo Stato italiano, ovvero commette altri fatti diretti allo stesso scopo, è punito con la reclusione non inferiore a dieci ami. Se la guerra segue o se le ostilità si verificano, si applica l’ergastolo». Continua a leggere

Il patto con Malta che ci rifila gli immigrati

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Di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti su Libero, 25/05/2017


Mentre continuano gli sbarchi di migranti sulle coste italiane e infuriano le polemiche sulle responsabilità delle Ong riguardo alla loro presunta collaborazione con gli scafisti, più di qualche osservatore si è chiesto perché alle navi delle Ong non passa nemmeno per la mente di portare i migranti a Malta. La piccola isola nel mezzo del Mediterraneo oggi non è più sfiorata dal problema, eppure si trova più vicino alle coste libiche rispetto alla Sicilia, e secondo le regole del diritto internazionale i migranti andrebbero accompagnati al porto di destinazione più vicino e sicuro per la loro incolumità. Malta ha tutte le caratteristiche richieste dal caso, ma le navi Ong non considerano minimamente di accostarsi ai porti maltesi. La questione riapre un dibattito iniziato lo scorso anno, quando il leader dell’opposizione e del partito nazionalista maltese, Simon Musuttil, in una dichiarazione ripresa da The Independent, accusò apertamente di tradimento il governo maltese per aver sottoscritto un tacito accordo con Roma.

A quale accordo fa riferimento il politico maltese? Per Musutti Roma e La Valletta avrebbero raggiunto un’intesa che prevede l’interruzione dell’arrivo dei migranti sulle coste maltesi in cambio della concessione dei diritti di sfruttamento petroliferi nel tratto di mare a sud-est della Sicilia, a metà strada tra questa e Malta. Su questo punto c’è stato un aspro contenzioso tra i due paesi che ha raggiunto l’apice nel 2012. In quel periodo infatti il governo di Roma estese il tratto di mare dove venivano eseguite delle trivellazioni petrolifere fino a giungere, secondo La Valletta, nelle acque territoriali maltesi. Secondo uno studio indipendente realizzato dalla società Erc Equipoise, il tratto di mare in questione potrebbe fruttare una quantità di petrolio pari a circa 260 milioni di barili. Da qui nacque lo scontro tra Roma e La Valletta. Continua a leggere

NON POSSONO ESSERE LA UE O ALTRI GOVERNI STRANIERI A DECIDERE QUALI MINISTRI DEBBA AVERE L’ITALIA

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Scritto e segnalato da Antonio Socci, “Lo Straniero”

Il film che va in onda in questi giorni ha dell’incredibile. La Germania lamenta le intollerabili interferenze degli elettori italiani (tramite Lega e M5S) nella formazione del nuovo governo di Roma a cui – a quanto pare – provvedono da Berlino, come si fa con una colonia.

Infatti da Berlino fanno sapere che non tollerano ministri a loro sgraditi. E’ tutto alla luce del sole, basta leggere i giornali.

E’ scandalizzata la Frankfurter Allgemeine Zeitung” per l’insubordinazione degli italiani verso i tedeschi: “L’Italia vuole un nemico della Germania al governo”.

Dove per “nemico della Germania” s’intende semplicemente un economista che vuole difendere l’interesse nazionale italiano ed è critico con la prepotenza tedesca. Dobbiamo stare, da sudditi, sotto lo stivale teutonico e baciarlo pure?

La “Sueddeustche Zeitung” esalta esplicitamente Mattarella che – a loro dire – starebbe subendo l’assedio degli elettori italiani: “mai prima d’ora un presidente della Repubblica è stato messo così sotto pressione come in questi giorni dai due partiti” i quali “si ostinano sul nome dell’eurocritico radicale Paolo Savona”.

A sentire loro non è la UE, specie i tedeschi, a esercitare una intollerabile pressione su un Capo di Stato italiano, ma a premere indebitamente sarebbero i partiti più votati dagli italiani che semplicemente fanno il governo in base alla Costituzione. Come se Mattarella fosse al Quirinale per rappresentare la UE (cioè la Germania).

Ma è possibile che Mattarella invece di riconoscere la volontà degli elettori italiani si faccia portavoce dei diktat che arrivano da Berlino?

Si spera che non sia così. Ma si capisce bene quello che sta accadendo quando si legge il quirinalista della “Stampa” Ugo Magri – molto mattarelliano – il quale scrive: “è certo che Mattarella abbia sollevato il caso del nuovo libro di Savona che dà fondo a tuti i sentimenti anti-germanici del suo autore, e accusa i tedeschi di mire egemoniche paragonabili a quelle hitleriane”.

E c’è da riflettere quando Matteo Salvini dice: “E’ pazzia, è pura follia far saltare tutto perché Paolo Savona non piace alla Merkel, perché ha osato criticare la Germania in un suo libro”.

Col pieno e significativo sostegno di Giorgia Meloni, in questa battaglia per l’indipendenza nazionale, Salvini ha giustamente tuonato: “Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell’Economia che vada bene a loro? No, grazie! Prima gli italiani”.

Salvini ragiona col buon senso e con la dignità che dovrebbe avere ogni leader politico, come se fossimo in un Paese dove il popolo italiano è ancora sovrano, secondo l’articolo 1 della Costituzione.

Ma evidentemente in questi anni in Italia si è silenziosamente dimenticato il pilastro della Costituzione – definendolo sprezzantemente sovranismo – e si è lasciato che gli stranieri spadroneggiassero.

Così ora la Germania si sente in diritto darci ordini. E la tecnocrazia della UE, nei giorni scorsi, si è sentita in diritto di lanciare all’Italia i suoi avvertimenti preventivi.

Senza che le più alte cariche dello Stato si siano sentite in dovere di difendere la dignità e l’indipendenza dell’Italia che fra l’altro è una delle maggiori potenze industriali del mondo.

Per nessun paese europeo si è vista una tale interferenza straniera (per non dire delle insolenze che la stampa tedesca rovescia su di noi).

Anzi, Mattarella, invece di insorgere per queste intollerabili ingerenze di UE e Germania, sembra farsi loro portavoce e – rovesciando la frittata – accusa di imporre “diktat” non le potenze straniere e l’UE, ma la Lega che semplicemente – in base al voto ricevuto dagli italiani – ha indicato Paolo Savona per il ministero del Tesoro.

Sembra la situazione descritta dal Manzoni nei “Promessi sposi”. Dopo il prepotente diktat di don Rodrigo – che tramite due bravi aveva ordinato: “questo matrimonio non s’ha da fare” – don Abbondio cominciò a inventare scuse, rifiutandosi di sposare Renzo e Lucia per obbedire all’arrogante signorotto.

I due giovani escogitarono così un modo per aggirare l’incomprensibile veto del pretino pauroso, ma don Abbondio scatenò il finimondo accusando di prepotenza Renzo e Lucia.

Il Manzoni commenta:

“In mezzo a questo serra serra, non possiam lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo, che strepitava di notte in casa altrui,
che vi s’era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l’apparenza d’un oppressore; eppure, alla fin de’ fatti, era l’oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo…”.

E’ ormai chiaro che qui c’è in gioco molto più di un semplice ministero e molto più di una riforma della UE come quella prospettata da Savona (tutti gli esperti, consapevoli della situazione, sanno che occorre cambiare), ma c’è in gioco la nostra stessa sovranità nazionale.

Mattarella rischia di assumersi la gravissima responsabilità non solo di affondare un governo, ma anche di trascinare la presidenza della repubblica nella contesa politica e quindi in una gravissima crisi istituzionale.

Una volta che il Quirinale entra nella contesa politica qualcuno potrebbe perfino sostenere che si sta sottomettendo lo Stato italiano al diktat di potenze straniere.

Come presidente Mattarella ha giurato con queste parole: “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione”. Lui sa bene che ciò significa fedele alla Repubblica italiana e non a quella tedesca. Sa bene di dover essere custode della Costituzione italiana non dei voleri della Merkel.

Come ha detto un economista francese (peraltro europeista) la Germania, dopo aver distrutto l’economia in Europa, sta rischiando di distruggere anche la democrazia. Loro “consentono” di cambiare i governi, ma mai le politiche. E questo – lamenta quell’economista – segnerà la fine dell’euro.

Antonio Socci

Da “Libero”, 27 maggio 2018

Nella foto: Silvestro Lega, Bersaglieri con prigionieri austriaci nelle guerre d’indipendenza (1861)

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

Twitter: @AntonioSocci1

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Polvere di 5 Stelle

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di Paolo Becchi su Libero, 14/02/2018

Che non fossero francescani era ormai noto a tutti da tempo. Quello era solo l’ideale di Gianroberto Casaleggio, che effettivamente una vita francescana conduceva: una vecchia macchina un vecchissimo cellulare, vestire sobrio, vita austera. I grillini in parlamento, invece, facevano finta di esserlo, ma si portavano tutti a casa uno stipendio invidiabile. Da quello che sta emergendo ora però il problema non è che non fossero dei francescani, bensì che fossero proprio disonesti.

Bonifici effettuati e poi ritirati per un fondo, voluto da Casaleggio, per il microcredito (fondo destinato a sostenere le piccole e medie imprese): un buco colossale, ancora difficile da calcolare. Stime parlano di 1,4 milioni, e lo stesso Movimento ha ammesso errori e calcoli sbagliati e/o gonfiati. Insomma molti bonifici sono falsi, perché pubblicati come rendicontati dai parlamentari ma subito dopo revocati. Se questa è l’onestà che doveva tornare di moda…

Nelle ultime settimane sono stati versati in fretta e furia 250mila euro (130 i parlamentarie 128 gli europei, che proprio male non guadagnano). Cinque giorni fa il senatore Carlo Martelli e il deputato Andrea Cecconi, entrambi capilista «bloccati»nelle prossime elezioni, sono stati costretti a lasciare, il senatore Maurizio Buccarella nel frattempo si è autosospeso: «rimborsopoli» sta travolgendo l’intero gruppo parlamentare grillino. Resta da chiarire come e se si inserisca in questa vicenda il passaggio al gruppo misto nell’europarlamento di David Borrelli, uno dei tre membri dell’Associazione Rousseau.

CONTINUA SU:  https://paolobecchi.wordpress.com/2018/02/14/polvere-di-5-stelle/

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