È la Germania il vero malato d’Europa

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È la Germania il vero malato d’Europa (e se diventa grave sono guai per tutti)

È l’economia che traina il Vecchio Continente, ma è sotto l’attacco dei dazi di Trump. È l’argine e lo spauracchio dei populisti, ma è minacciata dalla crescita di Alternative fur Deutschland: viaggio nelle crepe di un gigante d’argilla. E nei rischi che corriamo tutti se crolla. (di Fulvio Scaglione, LEGGI)

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La strategia di Bannon e dei sovranisti per riprendersi l’Europa

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L’apocalisse economica è alle porte: ecco la strategia di Bannon e dei sovranisti per prendersi l’Europa

Steve Bannon, guru dei sovranisti planetari, arriva a Roma e parla di un’apocalittica crisi economica alle porte. La nuova arma del populismo, dopo la “sostituzione etnica”, per spaventare l’opinione pubblica, è servita. Il nuovo nemico? Il partito di Davos. (di Flavia Perina, LEGGI)

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No, Steve Bannon non è l’uomo nero. Ma vincerà facile, contro l’Europa degli happy hour

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No, Steve Bannon non è l’uomo nero. Ma vincerà facile, contro l’Europa degli happy hour

È vero, l’ex stratega della campagna elettorale di Trump vuole condizionare la politica mondiale (e perfino quella della Chiesa ufficiale). Ma il suo movimento è molto meno ricco e potente di altri movimenti pro-establishment. E se l’Occidente vira a destra è inutile gridare “al lupo al lupo”. (di Fulvio ScaglioneLEGGI)

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La nuova guerra in Libia? È solo il vecchio, sporco, colonialismo francese

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di Fulvio Scaglione

La nuova guerra in Libia? È solo il vecchio, sporco, colonialismo francese

Fonte: linkiesta

La nuova, ennesima crisi della Libia, con il Governo di Fayez al-Sarraj sull’orlo del baratro per l’attacco delle milizie ribelli, ha un contorno assai complicato, che comprende le rivalità storiche tra le tribù, il ruolo degli ex gerarchi di Gheddafi, la spartizione degli introiti del petrolio, le intromissioni di una lunga serie di Paesi che vanno dagli Usa alla Gran Bretagna, dalla Francia all’Italia, dalla Russia all’Egitto, dalla Turchia al Qatar.
Ma la sostanza, almeno nella realtà di questi ultimi anni, è molto molto più semplice: c’è un Governo debolissimo e quasi impotente, quello appunto guidato da Al-Sarraj, che agisce sotto l’egida delle Nazioni Unite ed è riconosciuto dalla comunità internazionale; e c’è un Paese, la Francia, che lavora perché quel Governo cada, anche a costo di ripiombare la Libia nel caos più totale.
Emmanuel Macron ha fatto la propria parte quando, nel luglio scorso, ha convocato un vertice unilaterale per far incontrare Al-Sarraj e il suo nemico giurato, il generale ex gheddafiano ed ex Cia Khalifa Haftar, con l’evidente risultato di delegittimare il primo e legittimare il secondo. E la sta facendo tuttora, visto che le milizie moralizzatrici (dicono che il Governo è corrotto, pensa un po’ da che pulpito) sono passate all’offensiva tra il viaggio del nostro premier Conte a Washington, dove Donald Trump si era spinto a proporre una “cabina di regia” italo-americana per la Libia, e la conferenza sulla Libia organizzata a Roma per il 10 novembre. Il suo piano è chiaro: far fuori Al-Sarraj e andare in dicembre a quelle elezioni che nessuno tranne lui voleva e che finirebbero con l’incoronare un vassallo di Parigi.
La sostanza di questo conflitto è molto molto semplice: c’è un Governo debolissimo, quello appunto guidato da Al-Sarraj ma riconosciuto dalla comunità internazionale. E c’è un Paese, la Francia, che lavora perché quel Governo cada, anche a costo di ripiombare la Libia nel caos più totale. Il piano di Macron è chiaro: far fuori Al-Sarraj e andare in dicembre a quelle elezioni che nessuno tranne lui voleva e che finirebbero con l’incoronare un vassallo di Parigi: Khalifa Haftar. Continua a leggere

Lega in piena salute, oppositori in panne

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Ma quale crisi della Lega: quella di Salvini è una guerra lampo (e i suoi oppositori non sanno che pesci prendere)

Sequestro dei fondi del Carroccio o meno, Salvini andrà avanti nel suo progetto di riorganizzazione della Lega. Rubando voti e consensi a Forza Italia e a Fratelli d’Italia. E con l’appoggio (involontario e nemmeno troppo consapevole) del Movimento Cinque Stelle. (di Flavia Perina, LEGGI)

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La Cina si sta comprando l’Italia (e noi glielo lasciamo fare, perché siamo nei guai)

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La Cina si sta comprando l’Italia (e noi glielo lasciamo fare, perché siamo nei guai)

Qualche settimana fa, il vertice Conte-Trump, ora quello tra Tria e Xi Jinping. Con l’obiettivo di cercare sponde potenti, in vista di una possibile tempesta finanziaria. In cambio di qualunque cosa. (di Alberto NegriLEGGI)

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Fuori l’Europa, dentro Putin: così Trump spariglia le carte

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Fuori l’Europa, dentro Putin: così Trump ha cambiato il mondo (e si è messo nei guai)

In Usa reazioni inferocite dopo l’incontro Trump-Putin. Ed è comprensibile. Il vertice di Helsinki sancisce un enorme cambiamento, già in atto, per gli equilibri mondiali. Gli Usa non sono più amici di nessuno e corrono da soli. E per l’Europa e gli atlantisti non è un bel momento. (di Fulvio ScaglioneLEGGI)

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Orban batte Merkel e Macron: il sogno europeista è già morto

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di Francesco Cancellato

Mentre il vertice di Meseberg tra Francia e Germania ha partorito compromessi al ribasso e dietrofront, l’Ungheria ha inserito in Costituzione il divieto di aiutare i migranti. Se questa era la finestra d’opportunità per salvare l’Unione, è già chiusa a doppia mandata

La rappresentazione plastica della crisi senza fine dell’europeismo ce lo regalano due eventi degli ultimi due giorni. All’angolo destro, Viktor Orban, primo ministro ungherese, che inserisce in Costituzione il divieto di accogliere i migranti e la pena di un anno di carcere per chi li aiuta, in quella che i media hanno definito come legge anti-Soros. All’angolo sinistro, in quella che dovrebbe essere l’opposizione culturale a Orban, Angela Merkel ed Emmanuel Macron, che dal castello di Meseberg del loro vertice bilaterale sulla grande riforma dell’eurozona, se ne escono con una dichiarazione congiunta sui rimpatri dei richiedenti asilo nei Paesi di primo sbarco, cioè Italia e Grecia.

Fosse un gioco della Settimana Enigmistica diremmo “trova le differenze”.Se doveva essere una risposta a Budapest, la mossa franco-tedesca è l’assist perfetto a Matteo Salvini per replicare le politiche del suo maestro ungherese. E infatti, come da copione, ha già minacciato – pardon: fatto minacciare dal premier Conte -di disertare il vertice di domenica con Francia, Germania e Spagna e di chiudere le frontiere italiane, se Francia e Germania proveranno a imporre quel che hanno promesso.

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Italia e Francia sono in guerra (e i migranti sono vittime di un gioco più grande di loro)

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Italia e Francia sono in guerra (e i migranti sono vittime di un gioco più grande di loro)

La questione della nave Aquarius è solo parte di un più ampio scontro tra Roma e Parigi che riguarda la destabilizzazione della Libia, i cantieri militari e la Tav. Un conflitto in cui i migranti non c’entrano nulla, ma sono vittime di uno scontro tra due realpolitik speculari e opposte. (di Alessio PostiglioneLEGGI)

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Migranti, l’Europa egoista e spaccata farà trionfare Salvini

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Migranti, l’Europa egoista e spaccata farà trionfare Salvini

La vicenda dell’Aquarius ha dimostrato che l’Italia può pestare i pugni sul tavolo facendosi sentire. Ma la questione dei migranti è una crisi strutturale e non può essere affrontata come un’emergenza umanitaria: ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e i flussi vanno governati. (di Fulvio ScaglioneLEGGI)

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