Referendum su cannabis ed eutanasia bocciati dalla Consulta: ecco i quesiti approvati

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Le motivazioni del presidente Amato: “Si faceva riferimento alle droghe pesanti”. Via libera a 5 consultazioni sulla giustizia. Eutanasia, perché il no della Corte 

Roma, 16 febbraio 2022 – La Corte Costituzionale ha bocciato oggi il referendum sulla cannabis, dichiarando inammissibile il quesito che aveva come obiettivo cancellare il reato di coltivazione di questa sostanza, sopprimendo le pene detentive, da due a sei anni. Lo ha comunicato oggi il presidente Giuliano Amato. Respinto anche il quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati. Due bocciature che si uniscono a quella di ieri sul tema dell’eutanasia.

PER APPROFONDIRE:

Referendum giustizia, le toghe si sentono assediate. “A rischio la nostra indipendenza”

La Consulta ha promosso invece gli altri 5 quesiti in esame, tutti relativi alla giustizia. Quesiti che gli italiani saranno chiamati a votare tra aprile e giugno, forse con le amministrative: riguardano l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati, l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm, il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari in caso di deliberazioni sulla valutazione professionale dei magistrati.

Cannabis, dove e come è legale in Italia, Europa e nel mondo

Sommario:

No al quesito sulla cannabis

Giuliano Amato in conferenza stampa ha spiegato così la bocciatura del referendum sulla coltivazione domestica della canapa. “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papaverococa, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”. Giustizia, cosa ha approvato la Corte

In merito ai referendum sulla giustizia, promossi da Lega, radicali e nove consigli regionali, la Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari sull’abrogazione delle disposizioni in materia di valutazione dei magistratiincandidabilità, limitazione delle misure cautelari, sulla separazione delle funzioni dei magistrati, sull’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm e sulla valutazione dei magistrati. I suddetti quesiti sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario.

CONTINUA SU:  https://www.quotidiano.net/cronaca/referendum-giustizia-cannabis-1.7370155?utm_source=Quotidiano_Net&utm_campaign=25719bd9f5-NL-Qnet&utm_medium=email&utm_term=0_ce4b8c31c3-25719bd9f5-360231198

Il DDL Zan mette in pericolo la libertà

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Rilanciamo lo scritto pubblicato ieri da “Verona News” del nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna, che sta avendo un gran successo e molta condivisione, in vari ambienti, sia cattolici che politici. In serata è giunta la notizia che il capogruppo al Senato della Lega Sen. Massimiliano Romeo ha preparato una nuova proposta di legge in materia…

LETTERE ALLA REDAZIONE

di Matteo Castagna

Paivi Rasanen è stata ministro dell’Interno in Finlandia dal 2011 al 2015. E’, attualmente sotto inchiesta per aver difeso la visione della Bibbia sull’omosessualità.
La polizia sta conducendo quattro diverse indagini penali contro di lei. In tutte è accusata di “agitazione criminale contro un gruppo minoritario”.

Il 20 dicembre dello scorso anno a “YlePuhe” le è stato chiesto cosa penserebbe Gesù degli omosessuali. “Ho sottolineato che tutti gli uomini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, sono sullo stesso piano di fronte a Dio. Sono tutti preziosi, seppur peccatori e bisognosi dell’opera redentrice di Gesù per ottenere la vita eterna”, ha detto Rasanen a LifeSiteNews.

Secondo il Codice penale della Finlandia, l’ex ministra rischia una condanna ad una multa o alla reclusione in carcere per un massimo di due anni.

Di fatto, si può pensare che l’insegnamento pubblico della Bibbia o del Catechismo in materia di orientamento sessuale potrebbe essere oggetto di sanzione penale o civile. Vogliamo che, anche in Italia, sia così?

La domanda che si pone spontanea ai sostenitori del DDL Zan, che potrebbe approdare in aula al Senato nel corso del mese di Maggio, è questa: “chi esprime pubblicamente la bimillenaria dottrina cattolica sull’omosessualità istiga o meno alla discriminazione di genere?”

Se una persona chiedesse, in televisione, di non compiere “il peccato impuro contro natura”, perché lo insegna San Pio X, nel Catechismo Maggiore, rischierà la galera per “istigazione alla discriminazione”?

Qualora la risposta fosse affermativa, i primi discriminati sarebbero i cristiani, che non potrebbero professare la loro Fede. La libertà religiosa e la libertà di chiunque pensasse che l’omosessualità sia pratica immorale rischiano di essere in serio pericolo.

La legge non può lasciare le risposte alla discrezionalità dei magistrati.

Ne tenga conto il legislatore, di ogni colore politico.

Fonte: https://www.veronanews.net/il-ddl-zan-mette-in-pericolo-la-liberta/

 

Il Procuratore Gratteri a Paola: “Fare pulizia tra i magistrati. E anche tra i giornalisti”

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Gratteri a Paola discute di giustizia e informazione partendo dal ricordo di Enzo Lo Giudice, avvocato di Craxi in “Mani pulite”. «Io ministro della Giustizia? Chi mi vuole bene dice che mi sono salvato». Belpietro: «I magistrati che sbagliano vanno sospese.

PAOLA  «Tra alcuni avvocati e alcuni clienti l’ampiezza della scrivania si è ridotta. Permettere questo, soprattutto in ambito penale, è molto pericoloso. Ma è pericoloso non tanto per i rapporti che si creano con i clienti ma con i colleghi avvocati. Francamente, ce ne sono troppi, e troppe sono anche le cause che non dovrebbero stare in tribunale». Nicola Gratteri nel chiostro di Sant’Agostino, a Paola, risponde così alla prima domanda del giornalista Gianluigi Nuzzi. Gli avvocati Marcello Manna e Francesco Scrivano annuiscono. L’umidità di un forte temporale estivo si mescola con il calore umano di una platea che si accomoda per commemorare uno dei più grandi avvocati della storia repubblicana: Enzo Lo Giudice. «Lo dico sempre ai giovani – continua il magistrato – non cercate scorciatoie, non servono, fate in modo che con i vostri clienti la scrivania abbia un margine ampio». E la scrivania di Enzo Lo Giudice era ampia. Legale di Craxi nel processo “Mani Pulite”, formazione comunista, ma soprattutto garantista puro come ricorda il suo prima praticante, ora avvocato, Francesco Scrivano. Difendere il leader socialista nel tornado giudiziario messo in piedi dal pool di “Mani Pulite” dei tre magistrati Davigo-Di Pietro-Colombo, significò per Lo Giudice confrontarsi anche con il primo episodio vero in Italia di quello che oggi si definisce “processo mediatico”. Da allora tutto cambiò. Anche un avviso di garanzia si trasformò in udienza sulle colonne dei giornali. «I direttori delle testate italiane più importanti – dice Scrivano – si chiamavano per mettersi d’accordo sul titolo da dare il giorno dopo». Continua a leggere

I magistrati impugneranno le trascrizioni effettuate sui registri comunali da coppie gay

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ATTO CONTROCORRENTE DEI MAGISTRATI ROMANI

Segnalazione di Nicola Pasqualato

Trascrizione per figli di coppie gay, Pillon: “I sindaci non usino i bimbi”

I magistrati impugneranno le trascrizioni effettuate sui registri comunali da coppie gay per i figli nati o adottati all’estero. Il senatore della Lega Simone Pillon: “I sindaci non usino i bambini come cavie per esperimenti di ingegneria sociale”

di Matteo Orlando

I magistrati di Roma, quelli del pool coordinato dalla dottoressa Maria Monteleone, nei prossimi giorni impugneranno le trascrizioni effettuate da coppie gay o lesbiche che avevano trascritto nei registri comunali i loro figli, nati o adottati all’estero, come legittimi figli di genitori omosessuali (per quelli nati in Italia si parla di riconoscimento).

La procura di Roma ha deciso di impugnare le trascrizioni, dando il via ad una causa in sede civile, perché sono state fatte senza debite istruttorie interne, ampliando impropriamente la cosiddetta legge Cirinnà sulle unioni civili.

Impugnando delle trascrizioni già avvenute e attivando una procedura legale usata raramente, i giudici di piazzale Clodio vogliono portare all’attenzione dei colleghi del tribunale civile la cattiva applicazione della legge voluta dal Pd, riscontrando in questa attuazione estensiva un possibile danno agli interessi pubblici.

“Bene ha fatto la Procura di Roma a impugnare le trascrizioni di atti di nascita da due uomini o da due donne”, ha dichiarato a Il Giornale il senatore della Lega, e capogruppo presso la commissione giustizia, Simone Pillon.

“È in corso un tentativo di legittimare l’utero in affitto e la compravendita di gameti umani e per farlo si usano i bambini che alcuni sindaci non esitano a usare come cavie per esperimenti di ingegneria sociale”, ha denunciato Pillon, che negli anni scorsi è stato uno degli organizzatori dei Family Day.

“I bambini nascono dalla mamma e dal papà. Ogni altra condotta costituisce illecito penalmente rilevante. I sindaci italiani non si rendano complici di uno dei più gravi delitti contro la dignità delle donne e dei loro bambini”, ha concluso il senatore leghista ed ha annunciato, per la settimana prossima, una interrogazione parlamentare sul tema.

Le associazioni gay, invece, parlano dell’”ennesima battaglia” sulle cosiddette “famiglie arcobaleno”, che sarebbero state “dimenticate dalla politica nazionale”, uno scontro che sarebbe giocato “ancora una volta sulla pelle dei più piccoli”.

Al tribunale civile adesso spetterà di chiarire se l’adozione di un minore, avvenuta in qualche stato estero dove ciò è permesso, da parte di due genitori gay, possa essere riconosciuta in Italia direttamente dai sindaci, cosa che è accaduta in diverse città dove i primi cittadini hanno proceduto direttamente all’iscrizione all’anagrafe, oppure se prima dovrà essere necessaria una pronuncia di qualche giudice.

Adesso si attende per l’autunno anche la decisione delle sezioni unite della Corte di Cassazione che sono state investite del caso di una trascrizione di una coppia gay trentina che si era recata in Canada per comprare un figlio con la pratica dell’utero in affitto.

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