Dai carburanti al gas, tutti i rincari del 2023

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Segnalazione di Wall Street Italia

di Mariangela Tessa

Sempre a carico degli automobilisti, a partire da ieri, primo gennaio, c’è stato un aumento automatico dei carburanti, che da nove mesi a questa parte gode della riduzione delle accise decisa prima dal governo Draghi e poi confermata, in parte, anche dall’esecutivo Meloni. Il taglio è stato applicato per la prima volta a marzo di quest’anno con l’approvazione del decreto Ucraina bis. Sia per la benzina che per il diesel la riduzione è stata complessivamente di 30,5 centesimi, almeno fino a dicembre di quest’anno, quando con il dl Aiuti quater il taglio è stato prorogato fino al 31 del mese ma ridotto a 18,3 centesimi. Nel frattempo i prezzi sono scesi, riducendo anche l’extragettito che aveva consentito al governo di ridurre le accise (e di conseguenza l’Iva che si calcola in aggiunta). Lo sconto scadeva a fine 2022 e non è stato prorogato.

I rincari del gas, giù l’elettricità

Sul fronte delle bollette, in attesa della comunicazione dell’Arera a inizio gennaio, gli aggiornamenti potrebbero essere contrastanti. Per l’elettricità, l’Autorità per l’energia ha annunciato nel primo trimestre dell’anno un provvidenziale calo di oltre il 19%, ma per il gas l’andamento potrebbe essere opposto. Nomisma stima un aumento mensile del 20% dovuto all’andamento dei prezzi internazionali di inizio dicembre. Il calo degli ultimi giorni, seguito alla decisione sul tetto al prezzo adottata da Bruxelles, dovrebbe infatti essere recepito, stando all’analisi del centro studi, solo a partire da febbraio.

 

Usa in recessione, prevedono Burry e Fmi. Ma non andrà meglio in Ue

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di Mariangela Tessa

Il 2023 si preannuncia come un anno nero sul fronte macroeconomico con un terzo dell’economia globale, che sarà colpita dalla recessione. Lo prevedono Michael Burry, fondatore di Scion Asset Management e la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva.

Le previsioni di Burry

Burry in un tweet di stamane ha affermato che l’inflazione, pur avendo raggiunto il picco massimo, è destinata a risalire in risposta agli stimoli governativi.

“Gli Stati Uniti sono in recessione per qualsiasi definizione. La Fed taglierà e il governo stimolerà. E avremo un altro picco di inflazione”.

A settembre, Burry aveva avvertito di ulteriori cali per il mercato azionario, affermando che “non abbiamo ancora toccato il fondo”. Nel secondo trimestre dell’anno scorso, la sua società ha scaricato tutta la sua esposizione azionaria, a parte una società.

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Anche l’Fmi prevede la recessione

Dal canto suo la direttrice dell’Fmi Georgieva, durante un’intervista alla Cbs, ha spiegato che tutte e tre le tre grandi economie (Usa, Ue, Cina), stanno rallentando contemporaneamente.

“Per la maggior parte dell’economia mondiale questo sarà un anno duro, più duro di quello che ci lasciamo alle spalle. Gli Stati Uniti sono i più resilienti e potrebbero evitare la recessione”. Negli Usa “vediamo che il mercato del lavoro rimane abbastanza forte. Questa è, tuttavia, una benedizione a metà, perché se il mercato del lavoro è molto forte, la Fed potrebbe dover mantenere le strette sui tassi più a lungo per far scendere l’inflazione“.

Unione europea: metà sarà in recessione

Quanto all’Unione europea, l’Fmi si attende che “la metà dei Paesi dell’Ue sarà in recessione nel corso dell’anno”, ha detto Georgieva. L’istituzione di Washington ha già rivisto al ribasso lo scorso ottobre le previsioni di crescita per il 2023, frenate in particolare dalle pressioni inflazionistiche e dai conseguenti rialzi dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali. Ma le affermazioni di ieri, primo gennaio, di Georgieva potrebbero preludere a un ulteriore taglio delle previsioni nel prossimo aggiornamento, atteso al World Economic Forum di Davos di questo mese.

Cina: per prima volta in 40 anni crescerà meno del Pil mondiale

La Cina infine è vista in ulteriore rallentamento quest’anno. Per la prima volta da 40 anni a questa parte, ha evidenziato la direttrice dell’Fmi, la crescita annuale della Cina sarà probabilmente alla pari se non al di sotto del livello di crescita globale. E questo avrà riflessi negativi a livello globale. “Quando guardiamo ai mercati emergenti nelle economie in via di sviluppo, lì il quadro è ancora più fosco. Perché oltre a tutto il resto, vengono colpiti dagli alti tassi di interesse e dall’apprezzamento del dollaro”, conclude Georgieva.

Vale la pena ricordare che nel suo ultimo World Economic Outlook pubblicato ad aprile 2022, il Fondo monetario internazionale prevedeva una crescita globale del 3,6% nel 2022 e nel 2023, al ribasso rispetto al 4,4% e del 3,8% del report di gennaio dello stesso anno.

Isolamento, green pass, tamponi: cosa cambia nella gestione del Covid

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Segnalazione di Wall Street Italia

di Mariangela Tessa

Stop alla quarantena dopo 5 giorni senza tampone, fine del green pass per entrate negli ospedali e RSA. Sono alcune delle novità introdotte dal Governo Meloni nella gestione dei Covid presenti nel cosiddetto decreto “anti-Rave party”, passato al Senato con 92 sì, 75 no e un astenuto e che dovrà essere votato anche alla Camera, probabilmente subito dopo Natale, tra il 27 e il 28 dicembre 2022. Vediamo nel dettaglio le novità:

  • Fine della quarantena senza tampone. Come già preannunciato, per chi ha contratto il Covid, l’isolamento, che oggi dura 5 giorni, si concluderà senza bisogno di fare il tampone. In realtà nella norma non viene specificato cosa succede se ci sono ancora sintomi dopo 5 giorni. Una circolare del Ministero dovrà precisare la questione.
  • Stop al green pass per entrare in ospedale. Il decreto prevede l’abolizione del green pass negli ospedali, ultimo luogo in cui era rimasto l’obbligo (fino a fine dicembre 2022). Familiari e visitatori a strutture di ospedali, residenze sanitarie assistite (RSA), strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, non avranno più l’obbligo di esibire il certificato verde.
  • Scende a 5 giorni l’autosorveglianza dei contatti dei positivi. Per quanto riguarda le persone che hanno avuto contatti stretti con i positivi, che già oggi possono uscire se non hanno sintomi, teoricamente utilizzando la mascherina, ora potranno autosorvegliarsi per soli 5 giorni (fino ad oggi erano 10).
  • Sospensione multe per i no vax. Il decreto prevede inoltre fino al 30 giugno dell’anno prossimo la sospensione dei procedimenti per le sanzioni da 100 euro, attualmente previste per gli over 50, insegnanti, forze dell’ordine che al 15 giugno scorso non erano in regola con le vaccinazioni.
  • Unità per il completamento della campagna vaccinale. È stata, invece, prorogata fino al 1° luglio 2023 (dal 1° gennaio 2023) l’attività dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto della pandemia, guidata dal generale Tommaso Petroni, istituita al termine dell’incarico del commissario speciale, il generale Francesco Figliolo.
Oms: 14,8 milioni morti in più nel mondo per il Covid
Mentre si allentano dunque le regole nella gestione del Covid, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha fatto sapere che sono 14,8 milioni le morti in eccesso causate in tutto il mondo dalla pandemia di Covid-19, tra 2020 e 2021: la stima comprende anche tutte quelle collaterali dovute ad esempio all’interruzione dei servizi sanitari e si tratta, infatti, di quasi il triplo dei decessi riportati nello stesso periodo per essere stati causati direttamente dal virus Sars-CoV-2. Il dato è stato pubblicato sulla rivista “Nature” ed è tra le stime più prudenti effettuate da ricerche simili.

Fmi: “Metà dell’Ue in recessione nel 2023”. C’è anche l’Italia

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Segnalazione Wall Street Italia

di Mariangela Tessa

Nulla da fare. Il Vecchio Continente non potrà schivare la recessione. Destino che appare inevitabile per almeno metà dei paesi. A ribadirlo è stata la presidente del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Kristalina Georgieva, in una conferenza stampa a Berlino col cancelliere tedesco Olaf Scholz e i presidenti di principali istituti economici internazionali.

“La metà dell’Unione Europea l’anno prossimo sarà in recessione” ha detto il numero uno dell’istituto di Washington, che ha spiegato come i primi segnali della caduta del Pil saranno visibili già nel quarto trimestre dell’anno in corso. L’Europa sarà in “buona compagnia”. Stessa sorte è prevista per un terzo delle economie mondiali.

Non è la prima volta che il Fondo Monetaria mette in luce il rischio recessione per l’Europa (Italia compresa). A fine ottobre, con la diffusione dell’outlook di un titolo quanto mai emblematico “La nebbia della guerra offusca l’outlook europeo”,  il Fondo Monetario Internazionale aveva anticipato una recessione tecnica per Germania e Italia, che secondo le stime dell’istituto di Washington registreranno “tre trimestri consecutivi di crescita negativa dal terzo trimestre del 2022”. In particolare, per l’Italia il Fondo si aspetta una crescita del 3,2% quest’anno ma una contrazione dello 0,2% nel 2023, sebbene seguita da un rimbalzo dell’1,3% nell’anno successivo, nel 2024.

Fmi pronto a tagliare le stime sulla Cina
Le cose non vanno nel verso giusto anche per la Cina. A causa delle politiche imposte dal governo per fermare l’aumento dei contagi da Covid-19 e dei problemi nel settore immobiliare, Georgieva ha anticipato una possibile revisione al ribasso delle stime sul Pil cinese. “Dato che noi prevediamo una crescita del 3,2% per quest’anno e del 4,4% per il prossimo, è possibile che, in questo periodo di grande incertezza, dovremo rivedere queste proiezioni in ribasso”, ha spiegato durante la conferenza stampa, senza dare alcuna indicazione sul possibile taglio delle le stime.

Caro bollette: quasi 5 milioni di italiani hanno già saltato pagamenti

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di Mariangela Tessa

Mentre le famiglie italiane si preparano ad un 2023 bollente sul fronte dei rincari dell’energia, sono quasi 5 milioni gli utenti che, negli ultimi nove mesi, non hanno saldato il pagamento di una o più bollette di luce e gas.

Maxi rincari nel 2023, spesa famiglie sfiorerà i 5 mila euro l’anno

Partiamo dai rincari. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Codacons, la stangata sulle bollette di luce e gas degli italiani raggiungerà nel 2023 la maxi cifra di 4.724 euro a famiglia, con un incremento di spesa di quasi 2.500 euro a nucleo familiare rispetto alle tariffe in vigore a fine 2021.

Già l’ultimo incremento delle tariffe elettriche disposto da Arera (+59% da ottobre) porterebbe la bolletta media della luce a raggiungere quota 1.782 euro su base annua a famiglia, con una crescita del 122% rispetto all’ultimo trimestre del 2021, che corrisponde a un aggravio di spesa pari a 662 euro a nucleo.

Per conoscere l‘ultimo aumento del gas occorrerà invece attendere i primi di novembre, quando Arera comunicherà i nuovi dati: ma se saranno confermate le previsioni degli analisti, con un rialzo delle tariffe nell’ordine del 70% la bolletta per il gas è destinata a raggiungere una media di 2.942 euro a famiglia su base annua, con una crescita del 117% rispetto all’ultimo trimestre del 2021 e una maggiore spesa da 1.586 euro a nucleo.

Tra luce e gas – sottolinea quindi il Codacons – una famiglia media deve prepararsi a mettere in conto una spesa complessiva di 4.724 euro (con un maggiore esborso rispetto i prezzi in vigore nell’ultimo trimestre del 2021 pari a +2.476 euro a nucleo), nell’ipotesi di prezzi costanti e sempre che le tariffe non subiscano nuovi incrementi nel corso del 2023.

E sul caro bollette è intervenuto anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che, durante la trasmissione “Mezz’ora in più” su Rai 3, ha sottolineato la necessità di un governo autorevole e competente al più presto” per gestire “l’emergenza energetica” che quest’anno comporterà una stangata da “110 miliardi” con gli aumenti delle bollette di luce e gas.

Circa 5 milioni di italiani indietro con il pagamento delle bollette

La situazione di emergenza si evince anche da un altro dato: un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat ha rilevato che negli ultimi nove mesi circa 4,7 milioni di italiani hanno saltato il pagamento di luce e gas: quasi 2 morosi su 3 (62%) hanno detto che è stata la prima volta che hanno saltato il pagamento delle bollette.

Un numero destinato ad aumentare in maniera significativa nei prossimi mesi: ci sono infatti 3,3 milioni di italiani che hanno dichiarato che, in caso di ulteriori rincari, potrebbero trovarsi nell’impossibilità di far fronte alle prossime bollette energetiche.

A livello nazionale la percentuale di chi ha dichiarato di non aver pagato una o più bollette negli ultimi 9 mesi si attesta intorno al 10,7%, il fenomeno è più diffuso nelle regioni del Centro Italia (11,5%) e al Sud e nelle Isole (11,2%). E in prospettiva dei prossimi aumenti, le aree più a rischio sono quelle del Meridione (9,4% a fronte di una media nazionale pari al 7,7% ).

 

Moody’s avverte: Italia a rischio declassamento del rating

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Segnalazione Wall Street Italia

di Mariangela Tessa

Si addensano le nubi sull’economia italiana su cui ora pesa anche sul rischio di una bocciatura sul credito sovrano da parte di Moody’s. Lo ha preannunciato ieri l’agenzia di rating, spiegando che un probabile declassamento avverràin presenza di un significativo indebolimento delle prospettive di crescita, ma anche per la mancata attuazione delle riforme, comprese quelle delineate nel   Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del paese. Un altro fattore di declassamento sarebbe un aumento significativo del debito pubblico italiano.

Venerdì scorso Moody’s non ha aggiornato il rating italiano, che è quindi restato a “Baa3”, con outlook negativo. Nonostante la revisione fosse in programma per quel giorno, 30 settembre, diversi analisti avevano previsto l’eventualità che Moody’s scegliesse di non cambiare il rating sull’Italia e prendesse tempo per osservare gli sviluppi politici e la formazione del nuovo Governo.

I rischi al ribasso per Moody’s

Tra i rischi al ribasso citati dall‘agenzia di rating, spicca quello relativo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). “Se la coalizione di destra che ha vinto le recenti elezioni dovesse tentare di rinegoziare alcuni aspetti del PNRR, ciò probabilmente ritarderà la sua attuazione, esercitando una pressione al ribasso sulla spesa per investimenti in un momento in cui l’inflazione elevata e i rischi per l’approvvigionamento energetico stanno già pesando sull’attività economica”.

Avrebbero un impatto negativo sui rating anche “segnali sull’avvio di una crescita significativa del debito sia a causa di prospettive di crescita sostanzialmente più deboli, sia a causa di un aumento del costo degli interessi o di un concreto allentamento fiscale”.  Inoltre, “politiche fiscali e/o economiche che avessero causato un indebolimento del sentiment del mercato e l’aumento del livello del debito nel medio termine porterebbero anch’esse a pressioni al ribasso dei rating”.

Moody’s sottolinea di ritenere improbabile un miglioramento del rating nel prossimo futuro, ma potrebbe alzare l’outlook “se le istituzioni italiane, le prospettive di crescita e la traiettoria del debito si dimostrassero resistenti ai rischi derivanti dall’incertezza politica, dalla sicurezza energetica e dall’aumento dei costi di finanziamento”.

La dimostrazione che il prossimo governo è impegnato all’attuazione delle riforme strutturali a sostegno della crescita, comprese quelle delineate nel PNRR del paese, porterebbero verosimilmente a una stabilizzazione dell’outlook se accompagnata da un piano credibile di consolidamento fiscale di medio termine che impedisse un aumento significativo del debito”.

 

Usa in recessione tecnica: è solo l’assaggio della crisi, il peggio arriverà nel 2023

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di Mariangela Tessa

Nuovi forti segnali che l’economia Usa rischia pesantemente la recessione. Ieri la prima lettura del Pil del secondo trimestre ha segnato un contrazione su base annuale dello 0,9% (-1,6% su base trimestrale). Si tratta della seconda crescita negativa consecutiva.
I dati, in assenza di revisioni, evidenziano quantomeno una la recessione tecnica (due trimestri di fila con Pil in calo). E, stando agli annali, l’unico caso di sei mesi di battute in ritirata del Pil che non sono diventate recessione risale al 1947.

Pil Usa peggiore delle attese

L’aspettativa era per un dato debole, frenato principalmente dalle scorte. Tuttavia, i dati hanno evidenziato, oltre a un ampio contributo negativo delle scorte, che hanno sottratto due punti all’andamento del Pil, anche un netto indebolimento della domanda finale domestica privata, invariata su base trimestrale. Sull’attività economica recente hanno pesato flessioni nelle scorte delle aziende. In forte calo anche anche gli investimenti immobiliari residenziali, scesi del 14%, e tagli nella spesa pubblica. La spesa per i consumi, che vale oltre due terzi dell’output, ha frenato bruscamente all’1%, con gli americani vittime di un’inflazione che nell’intero trimestre ha marciato dell’8,6%.

Il presidente americano Joe Biden nega che il Paese sia avviato a una pericolosa crisi: “Non è una sorpresa che l’economia stia rallentando mentre la Federal Reserve interviene per combattere l’inflazione. Ma anche davanti a storiche sfide globali siamo sul giusto cammino e supereremo questa fase di transizione più forti e sicuri”.

Il commento degli analisti sulle recessione Usa

Come fanno notare gli analisti di Intesa Sanpaolo, “con i dati correnti, l’economia Usa è in una fase di significativa debolezza, che però non si può definire (per ora) una recessione, alla luce della continua espansione dell’occupazione e dell’andamento del reddito più positivo rispetto a quello del PIL, almeno fino al 1° trimestre (ultimo dato disponibile). Le implicazioni dei dati del Pil per la politica monetaria sono miste. Infatti, a fronte della delusione sulla crescita della domanda finale domestica privata, si è registrato un andamento dell’inflazione in ulteriore aumento, con pressioni per il proseguimento dei rialzi dei tassi. Per ora prevediamo che la Fed mantenga la rotta di restrizione monetaria, ma l’incertezza è aumentata in misura significativa. La svolta ciclica è comunque ormai avviata”.

Anche per Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, “negli Usa la recessione è probabile nel corso del 2023, come anticipato dalla curva dei tassi, invertitasi ad inizio aprile e poi di nuovo e più marcatamente a luglio (2/10 anni). Escludo la recessione Usa nel 2022 se non tecnica. Mi spiego: la vera recessione comporta da manuale caduta del reddito e dell’occupazione, fenomeni che dovremmo vedere più realisticamente nel 2023. La recessione tecnica che potremmo vedere nel 2022 potrebbe invece essere una recessione solo simbolica, ossia rallentamento della crescita ma mercato del lavoro ancora forte”.

Inflazione italiana al 7,9%. Ma il carrello della spesa vola al +9,1%

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Segnalazione di Wall Street italia

di Mariangela Tessa

Il rallentamento dei prezzi dei beni energetici non sortisce quasi nessun effetto sullinflazione di luglio. Secondo le stime preliminari dell‘Istat, questo mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e del 7,9% su base annua (da +8% del mese precedente). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +6,7% per l’indice generale e a +3,3% per la componente di fondo.

Più caldi i prezzi nella zona euro, dove inflazione annua schizza all’8,9% a luglio, in aumento rispetto all’8,6% di giugno. E’ quanto emerge dalla stima flash dell’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. Si tratta del nuovo livello record. Il consensus indicava un’accelerazione meno marcata all’8,7%. Dopo il rallentamento di giugno, anche l’inflazione di fondo, che esclude energia e cibo, ha raggiunto un record del 4%.

Le determinanti dell’inflazione

Ma torniamo all’Italia. L’inflazione su base tendenziale rimane elevata pur riducendosi di un decimo di punto percentuale. Ciò si deve ad andamenti contrastanti. Da una parte, infatti, rallentano i prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +48,7% di giugno a +42,9%) a causa, in particolare, degli energetici regolamentati (da +64,3% a +47,8%) e solo in misura minore degli energetici non regolamentati (da +39,9% a +39,8%) e decelerano i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,0% a +4,6%); dall’altra parte, accelerano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +8,1% a +9,6%), dei servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +8,9%), dei beni non durevoli (da +2,9% a +3,6%), dei beni durevoli (da +2,8% a +3,3%) e dei servizi vari (da +1,1% a +1,6%).

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,8% a +4,1% e quella al netto dei soli beni energetici da +4,2% a +4,7%.

L’Istat fa sapere che su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +11,3% a +11,1%) mentre accelerano quelli dei servizi (da +3,4% a +3,6%); si riduce, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -7,9 di giugno a -7,5 punti percentuali). Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,2% a +9,1%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4% a +8,7%). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,7%), degli alimentari lavorati (+1,5%), dei beni non durevoli (+0,6%) ed è frenato solamente dalla diminuzione dei prezzi alimentari non lavorati (-1,7%). Secondo l’Istat:

“Il rallentamento dei prezzi dei beni energetici che si registra a luglio non frena l’onda lunga delle tensioni inflazionistiche che si stanno diffondendo agli altri comparti merceologici. Infatti, la crescita dei prezzi degli alimentari lavorati, dei beni durevoli e non, dei servizi relativi ai trasporti e dei servizi vari accelera, spingendo l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo; +4,1%) e quella al netto dei soli beni energetici (+4,7%) a livelli che non si vedevano, rispettivamente, da giugno e maggio 1996.  In questo quadro accelera anche la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, che si porta a +9,1%, registrando un aumento che non si osservava da settembre 1984

Caro bollette, il Governo proroga le misure per contenere prezzi di luce e gas

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di Mariangela Tessa

Disco verde dal Consiglio dei ministri al decreto contro il caro bollette. Il provvedimento proroga al terzo trimestre (quindi fino a settembre) le misure per contenere i prezzi delle bollette di luce e gas e via libera anche alla misura per garantire liquidità alle imprese che effettuano stoccaggio di gas naturale. Nel dettaglio, il provvedimento prevede per:

  • Bollette elettriche: lo stanziamento di oltre 2 miliardi per azzerare gli oneri di sistema;
  • Bollette del gas: 481 milioni per tagliare l’Iva, 470 per azzerare gli oneri di sistema e 240 per gli scaglioni fino a 5.000 metri cubi all’anno.

È stata inoltre prorogata al 31 marzo 2023 la tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche che importano gas. E’ stata estesa alle imprese dello stoccaggio fino al 31 dicembre la garanzia finanziaria della Sace (la società pubblica per l’assicurazione del credito). Una misura già prevista dal decreto Aiuti per le aziende danneggiate dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni contro la Russia, che prende le mosse dalla necessità di fornire un sostegno ai 18 importatori italiani di gas, che faticano ad accumulare stoccaggi alla luce dei prezzi di mercato. Di qui l’intervento della Sace a garanzia dei crediti.

Per Snam la situazione è sotto controllo

Al momento però la situazione appare sotto controllo. Secondo Snam, ogni giorno si stoccano sui 28 milioni di metri cubi di gas, e l’offerta di gas rimane superiore di 20 milioni di metri cubi alla domanda.

Restano tuttavia forti incognite per i prossimi mesi. Mentre l’Italia ha deciso di non alzare il livello di alert sulla crisi del gas, ieri il numero uno dell’Aie (l’Agenzia internazionale dell’energia Fatih Birol, in un’intervista al Financial Times, ha detto che l’Europa deve essere pronta ad una completa interruzione di forniture da parte della Russia, durante l’inverno.

“Oggi abbiamo prorogato per il prossimo trimestre le misure a sostegno di imprese e famiglie contro il caro bollette, un ulteriore conferma dell’impegno del governo. A breve ci sarà un altro provvedimento per il contenimento dei prezzi dei carburanti, per contenere i prezzi”, ha detto il ministro della Famiglia Elena Bonetti lasciando palazzo Chigi.

Inflazione confermata all’8,1% a maggio nell’Eurozona

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di Mariangela Tessa

Resta confermata per il mese di maggio, linflazione dell’Eurozona. Secondo l’Ufficio statistico europeo, Eurostat, i prezzi al consumo segnano un +8,1% su base tendenziale, rispetto al +8,1% della stima flash e dal consensus. Il mese precedente si era registrato un incremento del 7,4%. Su base mensile i prezzi al consumo sono saliti dello 0,8%, in linea con il +0,8% della stima preliminare e dal consesus, e dopo il +0,6% del mese precedente.

L’inflazione core, depurata dalle componenti più volatili quali cibi freschi, energia, alcool e tabacco, evidenzia una crescita del 3,8% su base annua, rispetto al +3,8% della stima flash e del consensus. Il mese precedente si era registrato un +3,5%. Nell’intera Unione europea, l’inflazione sale dell’8,8% su base annua (dal +8,1% di aprile), mentre mese su mese si registra un +1%. Si tratta di dati nettamente al di sopra del target del 2% della BCE, che a luglio innalzerà i tassi per la prima volta in 10 anni.

L’inflazione in Italia mette in allarme le associazioni

Il dato arriva all’indomani di quello italiano. Ieri l‘Istat ha confermato che a maggio 2022 l’inflazione in Italia è salita al 6,8%, come non accadeva da novembre 1990. Significativa l’accelerazione per i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, passati dal +5,7 % di aprile a quasi il 7 per cento dello scorso mese. Coinvolti dagli aumenti anche i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,8% a +6,7%). Tra i rincari che fanno salire la cifra finale dello scontrino c’è poi quello degli alimentari lavorati (+6,6% annuo).

Un dato che non ha mancato si sollevare preoccupazioni tra le associazioni. All’inflazione corrisponderà un aumento di circa 320 euro a famiglia, fa sapere Coldiretti secondo la cui stima, la categoria per la quale gli italiani spenderanno maggiormente sarà la verdura (nel 2022 costerà complessivamente circa 80 euro in più), seguita da pane, pasta e riso, che pagheremo circa 60 euro in più. Per carni e salumi si prevede un aumento di circa 55 euro all’anno. Seguiranno la frutta – continua Coldiretti – pesce, latte, formaggi e uova e olio, burro e grassi.

Preoccupazione anche da Assoutenti che definisce il dato “una sciagura per i consumatori” che parla di “un vero e proprio allarme, destinato purtroppo ad aggravarsi nei prossimi mesi” ha fatto sapere il suo presidente Furio Truzzi, secondo cui la spesa per una famiglia può arrivare a costare 550 euro in più: “Il Governo non può restare a guardare e, di fronte a quella che è una emergenza, deve adottare misure straordinarie a tutela delle famiglie e dell’economia, bloccando subito il prezzo dei carburanti e ricorrendo a tariffe amministrate per i beni primari come gli alimentari e l’energia”.

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