Antonio di Padova: il romanzo di una vita

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DAL PORTOGALLO ALL’ITALIA, INSEGUENDO LA PASSIONE DEI MARTIRI FRANCESCANI DEL MAROCCO

A cura di Angelica La Rosa

Sant’Antonio da Padova (in portoghese António de Lisboa), nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova il 13 giugno 1231, cercò a lungo tutta la sua giovinezza la strada indicata dal Signore. Prima fra gli agostiniani e poi fra i francescani, dove finalmente trovò il suo percorso spirituale. Dal Portogallo all’Italia, inseguendo la passione dei martiri francescani del Marocco, senza lasciarsi scoraggiare dall’esperienza di una lunga malattia, ma soprattutto scoprendo, a poco a poco, la forza della Parola di Dio e della predicazione.

Dopo Francesco e Chiara (ripubblicati da Terra Santa Edizioni rispettivamente nel 2018 e nel 2019), “Antonio di Padova – Il romanzo di una vita” (Terra Santa Edizioni, Milano 2021, pp. 208, 16 €) esce in questi giorni il terzo romanzo della trilogia di un grande autore religioso del Novecento, dalla scrittura trascinante, padre Nazareno Fabbretti (1920-1997).

Fabbretti fu frate francescano, scrittore e giornalista, autore di decine di libri, appartenenti soprattutto al genere delle biografie di figure spirituali come i già citati san Francesco e santa Chiara d’Assisi, ma anche di san Bernardino da Siena e di santi pontefici come Giovanni XXIII e Paolo VI. Seguì il Concilio Vaticano II come inviato de La Gazzetta del Popolo di Torino, oltre che per La Stampa, il Corriere della Sera e altre testate, scrivendo articoli sulla Chiesa e sul vaticano, nonché sulla situazione internazionale conducendo inchieste in tutto il mondo.

La raffinatezza narrativa dell’autore trascina in quest’ultimo libro proposto da Terra Santa Edizioni al cuore di una storia affascinante e rocambolesca, un’autentica vocazione mistica, quella di uno dei santi più amati nel mondo, Antonio da Padova, il cui culto è fra i più diffusi nel Cattolicesimo.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2022/06/13/antonio-di-padova-il-romanzo-di-una-vita/

“Liberi di uscire dall’Islam”, svolta storica del Marocco

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Nessuna condanna a morte per l’apostata, e libertà di scelta per chi vuole abbracciare altre fedi: così si è espresso per la prima volta il Consiglio superiore degli Ulema in Marocco, aprendo la strada al riformismo dell’Islam

di KARIMA MOUAL

Nessuna condanna a morte per l’apostata e libertà per coloro che dall’Islam vogliono uscire e abbracciare altre fedi. E’ una posizione storica, quella assunta dalla massima rappresentanza religiosa del Marocco, il Consiglio superiore degli Ulema, che continua coraggiosamente ad aprire la strada al riformismo in casa Islam – almeno la propria – senza ombre o ambiguità. Si punta dunque su un livello alto della discussione, anche facendo un passo indietro rispetto al passato. Il Consiglio infatti rigetta una sua precedente fatwa del 2012 secondo la quale i marocchini colpevoli di apostasia avrebbero un unico destino: la morte. Una regola comune per tutti i Paesi musulmani, ma prevista in varie forme dalle norme giuridiche in vigore. In Marocco, per esempio non è contemplata la pena di morte, ma il codice penale parla di detenzione per l’apostata che può arrivare fino a 3 anni.

Una posizione, però, che già all’epoca aveva fatto discutere molto in un Paese che del pluralismo religioso ha fatto il proprio fiore all’occhiello, e che più di altri vi presta attenzione e porta avanti un lavoro immenso per difendere la propria posizione e visione di un «Islam moderato». Il Consiglio degli Ulema dunque, cerca di tracciare una linea chiara su un tema di grande attualità, politicamente e socialmente scomodo e che in futuro si potrebbe presentare come una trappola micidiale perché nel Paese si sono rivelati, senza più filtri, abitanti passati dal sunnismo allo sciismo (si sono aperti solo lo scorso anno i primi centri sciiti) così come al cristianesimo o, addirittura, all’ateismo. Voci che nell’ultimo periodo sono uscite dalla clandestinità sfidando l’ipocrisia di chi li conosce, ma non li vuole riconoscere.

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