Quando i grembiulini cinguettano

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Segnalazione del Centro Studi Federici

I “tweet” del Grande Oriente d’Itala sono molto significativi, poiché ricordano l’affiliazione o comunque la stretta vicinanza alla Massoneria di numerosi personaggi della storia italiana dell’800 e del ‘900 e le loro opere ispirate ai principi massonici.
Per esempio nelle ultime settimane sono stati ricordati:
• Gabriele d’Annunzio (“Tratti massonici sono ben evidenti nei valori inclusi nella “Carta del Carnaro” da lui rielaborata”, “A Zoppola (PN) esiste una nuova Loggia del GOI che porta il suo nome”);
 • il massone Edmondo de Amicis, autore del libro “Cuore” (“bestseller intriso di valori laici e massonici che formò generazioni di italiani”);
•  Giuseppe Mazzini (“il cui pensiero è vicino ai princìpi e ai valori massonici al di là di una sua formale iscrizione all’Ordine. In questa data il GOI commemora anche i Fratelli passati all’Oriente Eterno”);
•  Giordano Bruno (“già condannato per eresia è arso vivo sul rogo a Campo de’ Fiori a Roma per ordine del Papa. Per la Massoneria è maestro e martire del Libero Pensiero che non si è piegato all’intolleranza e al dogmatismo”);
• il massone Giosuè Carducci (“Massone del 33° grado RSAA, per sua espressa volontà indossò le insegne massoniche per il suo funerale a cui partecipò una grande folla”).
E la triste lista potrebbe continuare a lungo.
Chi si ispira al cattolicesimo integrale – che è antimassonico e antimodernista – ovviamente non può nutrire nessuna simpatia per questi personaggi e per le loro opere.

Ex gran maestro Grande Oriente: «Alti ambienti massonici ed esoterici caso Narducci e mostro di Firenze»

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Il caso sarà riaperto dal Parlamento. Quella confessione: «So tutto e sono disposto a raccontartelo»

di Gabriella Mecucci

Importanti ambienti massonici, esoterici, sarebbero coinvolti nella vicenda Narducci e del mostro di Firenze. E’ questo il senso della testimonianza dell’ex Gran Maestro del ‘Grande Oriente d’Italia’, Giuliano Di Bernardo. Quando gli inquirenti lo hanno interrogato, ha riferito che un esponente della Massoneria fiorentina gli disse di essere informato dell’intera vicenda: «So tutto e sono disposto a raccontartelo». Purtroppo quell’incontro non poté svolgersi a causa delle divergenze che portarono Di Bernardo ad allontanarsi dal Grande Oriente. E’ questa la vera novità emersa dalla conferenza tenutasi venerdì mattina alla Camera dei deputati, promossa dall’onorevole Stefania Ascari, membro della Commissione Antimafia.

Ricostruzione I magistrati Guido Salvini e Giuliano Mignini, hanno presentato i risultati del lavoro di approfondimento a partire dal delitto Corazzin. L’indagine parlamentare nasce dalle confessioni di Angelo Izzo, uno degli assassini del Circeo, che ha raccontato che la ragazza friulana fu uccisa nella villa dei Narducci a San Feliciano. La commissione parlamentare ha deciso di allargare il campo delle ricerche e i successivi interrogatori hanno consentito di appurare anche il parziale coinvolgimento di personalità legate all’esotremismo di destra. Guido Salvini ha paragonato la vicenda Cirazzin – Narducci a quella terribile di Ludwig: la serie di delitti compiuti alla fine degli anni settanta da Marco Furlan e Wolfgang Abel, i due serial killer, che li rivendicavano con volantini di contenuto neonazista e firmati con lo pseudonimo ‘Ludwig’.

Indagine parlamentare Il rapporto finale della Commissione parlamentare è stato approvato all’unanimità. L’onorevole Ascari chiederà che, viste le importanti novità emerse, l’indagine prosegua anche in questa legislatura. Ha sottolineato inoltre che ha voluto presentare i risultati del lavoro svolto, a partire dal caso di Rossella Corazzin, proprio nel giorno in cui si ricorda la violenza contro le donne. La vicenda Narducci e quella del mostro di Firenze sarà dunque riaperta dal Parlamento.

Fonte: Umbria 24

Ateismo e mondialismo sono dirette conseguenze di liberalismo, comunismo, illuminismo e massoneria

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/09/26/ateismo-e-mondialismo-sono-dirette-conseguenze-di-liberalismo-comunismo-illuminismo-e-massoneria/

GIUSTIZIA E PACE SONO DUE INTIME AMICHE

Il giornalista e scrittore cattolico francese Henri Lasserre (1828-1900) scrisse delle bellissime opere di filosofia politica, che andrebbero rilette e meditate, perché mantengono un’attualità formidabile, caratteristica tipica del pensiero cattolico tradizionale. “La giustizia e la pace sono due intime amiche” – scrisse Lasserre nell’esordio del suo Notre-Dame de Lourdes. Con entrambe, il nuovo governo dovrà confrontarsi, date le evidenti circostanze nazionali ed internazionali. L’assunto che, troppo spesso si dimentica, per interesse e/o mancanza di preparazione è che la giustizia sia la madre della pace. Dove regna la giustizia, la pace stabilisce la sua dimora. Allo stesso tempo, la pace fugge, quando è stata scacciata la giustizia.

Continua Lasserre: “La pace falsa e instabile dura talvolta per qualche tempo. L’abilità di una politica, la mano di ferro di un despota, le combinazioni ingegnose di una costituzione possono crearla. Resiste a questo o a quell’incidente, ma finisce sempre per accaderne uno che rovescia tutto. L’edificio era costruito sulla sabbia, sull’ intelligenza, sulla forza, vale a dire sull’uomo”.

Oggi, potremmo aggiungere che siffatto edificio sia costruito anche sull’ateismo di Stato, sul globalismo, sul mondialismo, che sono le dirette conseguenze del materialismo liberale e comunista, illuminista e massonico, nelle sue radici più profonde, giacobino nei metodi e soggettivista, ipocrita e buonista, intrinsecamente perverso nella morale e nell’ideologia che chiama bene il male e viceversa.

Il primato dell’economia sulla politica è figlio di queste idee malsane che erigono il loro Vitello d’Oro e vivono per adorarlo nelle loro stanze maledette da Dio, imponendo la tirannia dell’assolutismo del profitto come fine ultimo e principale della vita. Senza scrupoli. Col cinismo proprio dello psicopatico, alle volte. Sempre sulla pelle dei popoli. La tirannide dell’Alta Finanza globale è disumana o transumana, come scrive qualche intellettuale contemporaneo.

“La pace promessa alla giustizia è, al contrario, una pace stabile. Nulla la scuote nel suo interno, all’esterno nulla può rovesciarla. E’ edificata sulla roccia, sulla verità, su Dio […]” – scrive con lungimiranza, sempre Henri Lasserre, aggiungendo che “per averlo dimenticato ed avere confidato semplicemente nella loro abilità e nella loro forza, gli abili e i forti hanno perso il mondo. Sono i giusti che lo salveranno”.

Ecco perché il programma di governo “Dio, Patria e Famiglia” rischia di svuotare il loro sacro significato ideale e pratico se si sfuma su Dio e sul diritto naturale. Dai diritti di Dio discendono i doveri degli uomini. Non il contrario. Nel 1872 il filosofo cattolico Lasserre è turbato e preoccupato di fronte al suo popolo che doveva scegliere la Costituzione di cui dotarsi. Sappiamo come l’influsso delle idee sovversive dell’ordine naturale e divino fosse predominante, in quel tempo, e come si sia evoluto in forme sempre peggiori, fino ai giorni nostri. già allora, scrisse: “Il mondo sociale sarà rovesciato bruscamente e legalmente”.

Ma non finisce qui, enuncia parole drammatiche ma realistiche, che paiono scritte anche per questo secolo: “Quelli che hanno bisogno di essere governati, governeranno e governeranno soli. Quelli che avrebbero la capacità necessaria per governare non avranno più esistenza politica. Voteranno nelle elezioni; ma, essendo ovunque inferiori di numero, il loro voto non avrà alcun effetto da nessuna parte, non condurrà nessuno di loro nelle assemblee dirigenti. Saranno praticamente inesistenti. Scompariranno sotto le immense ondate dell’alta marea; saranno sommersi sotto le masse, come in fondo al mare i vascelli affondati”.

Quando si intraprende un’azione politica vedo solo due vie possibili: o ci si lascia trascinare dalla corrente dominante, cosa che garantisce grossi vantaggi personali, o, convinti dei pericoli verso i quali il politicamente corretto ed il Pensiero Unico progressista conducono la società, si decide di andare controcorrente e si tenta di invertire il corso. Ciò è sempre possibile. La Storia, infatti, cammina al passo degli uomini che la fanno. E inoltre, bisogna farlo.

Non basta, dunque, pensare la Storia, bisogna agire. D’accordo con la diplomazia. D’accordo con le enormi difficoltà che il Nemico di sempre pone di fronte all’umanità. Ma al governo che nascerà chiediamo coraggio per il bene comune. Noi, per quanto possibile, saremo sempre lì, vigili, propositivi ma inflessibili sui principi, perché è ora di invertire la rotta. O la barca affonda assieme all’inflazione economica, all’incapacità politica, all’immoralità dilagante, all’orrore del decadentismo post-moderno.

“Lo stupido fa male”. L’attacco di Tremonti a Draghi: “Chi di spread colpisce…”

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di Redazione

Negli Stati Uniti un comitato di affari pienamente legale si chiama lobby. In italia, il termine viene spesso associato a consorterie mafiose o a forme para – massoniche o, comunque, a qualcosa di poco chiaro e poco pulito. L’Aspen Institute Italia, presieduta dal Prof. Giulio Tremonti, non è una massoneria ma una lobby di imprenditori del privato e del pubblico, allargata ad intellettuali e politici, che collabora con le Istituzioni. Oggi, come qualche anno fa, Giulio Tremonti è inviso a tutti i poteri forti nazionali ed all’attuale politica, perché dice la verità e non si fa ingabbiare nelle perverse logiche del Pensiero Unico, soprattutto in materia economica. (n.d.r.)

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L’ex ministro dell’Economia molto duro contro il premier dimissionario. E gli rinfaccia la lettera del 2011 al governo Berlusconi

Al professor Giulio Tremonti quella famosa lettera di Trichet e Draghi dalla Bce all’Italia, che portò alle dimissioni dell’allora governo Berlusconi, non è affatto piaciuta. Si capisce. E l’ha detto a più ripetizioni. Oggi, il giorno delle dimissioni del premier, Tremonti è tornato a parlare di quei giorni e ha lanciato più di una dura stoccata a Supermario.

Nel suo intervento a Omnibus su La7, l’ex ministro dell’Economia c’è andato giù duro. Ha criticato l’esperimento di unità nazionale con un capo di governo che è lì proprio perché non eletto. Ha definito l’esecutivo Draghi “discontinuo”. Ha definito “non razionale” il discorso di Draghi al Senato, fatto come se avesse avuto di fronte l’intera legislatura. “La seconda legge di Cipolla dice: ‘lo stupido fa male agli altri senza far bene a se stesso’. E questa legge – assicura Tremonti – si applica a chi (Draghi, ndr) ha letto questa frase: ‘Sono qui perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto’”.

Il professore ha poi virato l’attenzione sulla situazione economica che si prospetta di fronte al futuro dell’Italia. Secondo Tremonti i problemi c’erano prima e ci saranno dopo. Nulla di nuovo sotto il sole, anche se bisognerà fare molta attenzione all’inflazione che rischia di “rovinarti la vita”. “Noi siamo un’economia che trasforma e il buco sull’energia impatta molto sulla nostra industria – insiste – e quindi impatta anche sul lavoro e sull’occupazione”.

Questo tema Tremonti lo usa per togliersi alcuni sassolini dalle scarpe nei confronti di Draghi. “Per capire quello che sarà bisogna capire da dove si viene – dice l’ex ministro – a proposito di compiti a casa: nel maggio del 2011, dopo essere stato dal governo italiano alla Bce, il governatore della Banca d’Italia Draghi scrisse che la gestione del pubblico bilancio era prudente“. Un mese dopo, però, salito al board della Bce, insieme a Trichet invierà “una lettera devastante” che Tremonti non teme di definire un “colpo di Stato“. “I numeri italiani erano relativamente buoni e sotto controllo”, eppure quella lettera ruppe – per favorire Germania e Francia – il principio della solidarietà europea. “Il dramma è stato questo: sulla finanza globale non vennero messe regole. Dissero che non servivano e che il meccanismo funzionava grazie al financial stability board presieduto nel 2009 dal governatore italiano Mario Draghi. Dal 2011 in poi la crisi viene superata in Usa e Ue stampando moneta. Ma in America resta forte la politica, mentre in Europa la politica cede alla Banca centrale. Hanno stampato una quantità astronomica di moneta: quando c’ero io i conti erano in bilion, oggi si fanno in trilion. Che è la cosa più simile ai fantasiliardi di Paperone. È fuori controllo”.

Poi l’affondo finale: “Dal 2012, da Draghi in poi, alla Bce sono state violate le due regole fondamentali dell’euro: il 2% dell’inflazione che da tetto è diventato obiettivo da raggiungere e infatti sono stati così bravi che adesso siamo all’8%; e poi alla Bce era vietato di finanziare i governi e invece noi l’abbiamo trasformata in un edge found piena di titoli tossici. E adesso pagheremo i conti tutti. Perché il sistema sta andando in difficoltà. La bolla speculativa e dell’inflazione è enorme”. Quello che ha fatto oggi la Bce sullo scudo ante-spread, insomma, per Tremonti cambia poco. “La regola fondamentale dell’Ue era la solidarietà. Adesso voglio vedere… la metto così: chi di spread ferisce, di spread perisce”.

2 giugno: i grembiulini ricordano Garibaldi e la repubblica

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Per festeggiare l’anniversario della repubblica italiana, nata dai brogli del referendum del 2 giugno 1946, il sito del Grande Oriente d’Italia ha pubblicato il ‘curriculum’ massonico di Giuseppe Garibaldi, che morì il 2 giugno 1882. Del resto la costituzione atea della repubblica affonda le sue radici nell’affiliazione massonica dei principali protagonisti del “risorgimento”.
 
Buona festa della Repubblica dal Gran Maestro Stefano Bisi nel segno di Giuseppe Garibaldi che moriva il 2 giugno di 140 anni fa
 
Buona festa della Repubblica dal Gran Maestro Stefano Bisi nel segno di Giuseppe Garibaldi che il 2 giugno di 140 anni fa a Caprera Giuseppe Garibaldi dopo aver combattuto tutta la vita per la Libertà, l’ Uguaglianza e la Fratellanza di tutti cercando di unificare questa nostra Italia.
 
L’eroe dei due mondi, che era nato a Nizza nel 1807, fu iniziato nel 1844 a Montevideo in una loggia indipendente denominata “L’Asilo de la virtud” per passare di lí a poco nella officina “les Amis de la Patrie”, che operava nella capitale dell’Uruguay all’obbedienza del Grande Oriente di Francia. Nel 1850 Garibaldi frequentó a New York i lavori dei fratelli americani, e lo stesso fece a Londra, nel 1854.
 
Arrivato Palermo fu consacrato al grado di maestro massone e sempre nel capoluogo siciliano nel 1862 fu elevato dal quarto al trentatreesimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, assumendo la guida del Supremo Consiglio scozzesista palermitano.
 
Due anni più tardi, nel 1864 verrá eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, la cui sede era stata trasferita da Torino a Firenze, e prezioso fu il suo “diretto intervento per attribuire alla massoneria unità e potere determinante nella vita del paese tra il 1864 ed il 1869″. Si dimise dalla carica alcuni mesi dopo per assumere il titolo di Gran Maestro Onorario.
 
 

La Sovversione anticristiana e contro-identitaria è sempre più palese

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/04/17/la-sovversione-anticristiana-e-contro-identitaria-e-sempre-piu-palese/

IL CATTOLICESIMO PUÒ FERMARE LE LOBBY SOVRANAZIONALI

Negli ultimi mesi si è sentito parlare su tutti gli organi di informazione del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale (N.O.M.), che determinate lobby sovranazionali occidentali vorrebbero edificare tramite la “società aperta”, teorizzata e finanziata, ovunque, dall’oligarca George Soros. Prima della guerra, l’argomento era un tabù. Se ne occupavano, come la geopolitica, solo alcuni appassionati, oltre agli addetti ai lavori e, con esasperazioni grottesche, alcune conventicole complottiste.

Attraverso un’analisi equilibrata dell’attuale situazione potremmo definire il N.O.M. come l’Anti-Tradizione. Non si offenderebbe alcuno, soprattutto oggi che la Sovversione anticristiana e contro-identitaria è sempre più palese, alla luce del sole. Non ha più bisogno di tramare nell’ombra perché ha raggiunto o condizionato tutti i vertici, in tutti i poteri.

Se esemplifichiamo, possiamo definire l’Illuminismo, che spianò la strada alla Rivoluzione francese e alle rivoluzioni del XIX secolo, come il principale movimento che, gradualmente e, inizialmente, con la violenza delle guerre e della repressione, attuò la sostituzione della Civitas Christiana con l’Europa liberale. Certamente trovò degli ostacoli, lungo il percorso, posti soprattutto dalla Chiesa Cattolica e dai grandi Pontefici della Dottrina Sociale, da Pio IX a Leone XIII, da San Pio X a Pio XI e Pio XII.

Anche in ambiente politico, la contro-rivoluzione ebbe esponenti di prim’ordine, che, spesso, sacrificarono la loro vita per la difesa dell’Ordine naturale e divino. Oggi possiamo dire, senza timor di smentita, che il Nuovo Ordine Mondiale basato sull’ateismo, sulla fluidità di ogni manifestazione della vita, sull’internazionalismo, sul mondialismo e sul primato dell’economia in mano a poche famiglie stia, apparentemente, vincendo, demolendo tutto ciò che profuma di virtù, di Patria, di cattolicesimo, di Tradizione e di identità.

La reazione all’Occidente liberale perviene da ambienti sani che rifiutano fin da principio, il compromesso con la “società aperta”, prima e a prescindere dalla Russia, da Putin e da Kirill. Purtroppo questa eroica difesa lotta materialmente con armi impari ed è numericamente esigua.

Sul piano spirituale, il più piccolo dei contro-rivoluzionari vale almeno cento dei perversi teorici della Sovversione. Le porte degli Inferi non prevarranno perché ce l’ha detto Gesù Cristo, figlio del Dio vivente, morto e risorto per la nostra salvezza. Perciò, anche se non possiamo sapere né quando né come, qualcosa dovrà per forza accadere, perché la Luce trionfi sulle tenebre e la Verità schiacci la testa al serpente.

Abbiamo visto cadere ufficialmente, ma non del tutto, il comunismo come forma di sovversione anti-tradizionale. Sembra, invece, aver ripreso una certa vitalità e diffusione l’ateismo illuminista, scientista, che già nel XIX secolo adottò strutture religiose come il Deismo, “il Culto della Natura” ovvero il panteismo alla Greta, la prassi New Age.

Il noto storico americano dell’ateismo Conrad Goeringer spiega come la Massoneria abbia un ruolo fondamentale nel portare la Sovversione all’instaurazione della “società aperta” dell’Anti-tradizione. Egli scrive sul suo “The Enlightenment, Freemasonry” che l’Illuminismo “è stato un fenomeno che ha travolto il mondo occidentale, affogando nella sua scia molte delle istituzioni sclerotiche e dispotiche dell’antico regime e del vecchio ordine, contribuendo a cristallizzare una nuova visione dell’uomo e dei ruoli della ragione, della natura, del progresso e della religione”. Goeringer spiega che gran parte dell’agitazione era motivata dall’odio per il cattolicesimo, come fondamento dei residui sociali tradizionali. Goeringer sottolinea che queste dottrine dell’umanesimo e del razionalismo hanno costituito la base di quello che oggi viene considerato il pensiero democratico normativo, di provenienza anglosassone, fondamentali per la rivoluzione Americana.

Scrive Goeringer che “Benjamin Franklin (1706-1790) fu un deista, firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza, …membro della “Loggia delle Nove Muse” di Parigi, uno dei gruppi massonici continentali dove la “rivoluzione stava per uscire dall’uovo” “.

Lo storico massonico Mackey ha scritto: La storia della Loggia delle nove Sorelle è stata scritta da Louis Amiable, avvocato e un tempo Sindaco del Quinto Distretto di Parigi, Consigliere della Corte d’Appello, Grande Oratore del Grande Collegio e già membro del Consiglio del Grande Oriente di Francia”. Mackey cita frat. Amiable: “La massoneria è stata, incontestabilmente, uno dei fattori dei grandi cambiamenti che sono stati prodotti in Nord America e in Francia” (confronta Kerry Bolton, “Movimenti occulti e sovversivi”, Gingko Edizioni, 2020).

Restare ancorati alla Tradizione ed all’identità, valorizzare il patriottismo, la religiosità, la famiglia naturale significa nella post-modernità compiere un atto rivoluzionario, nel senso di anti-sovversivo e anti-massonico e costituisce il lavoro quotidiano che ogni uomo libero europeo dovrebbe compiere quotidianamente per non soccombere negli abissi della società aperta di Soros.

“E’ la massoneria che comanda. E’ oramai documentato attraverso numerose indagini che Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta sono cresciute proprio grazie alla massoneria” – sostiene il Procuratore Nazionale antimafia Federico Cafiero De Rao. Saldi nella Fede, con la consapevolezza della Speranza e pieni di autentica Carità affrontiamo il potente Leviatano globalista, le cui fila sono mosse dal male assoluto.

 

Dostoevskij contro l’Italietta e i progressisti

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QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Oggi all’Ambasciata russa a Roma verrà ricordato il bicentenario della nascita di Fedor Dostoevskij, il testimone più acuto dell’epoca che ha perso Dio senza guadagnare umanità. Dostoevskij è ricordato per i suoi capolavori letterari, per alcune vicende biografiche come la condanna a morte e la grazia in extremis e per alcuni suoi pensieri che ancora balbettiamo nei nostri giorni: da “La bellezza salverà il mondo” a “Se non c’è Dio tutto è permesso”, al terribile aut aut: “Tra Cristo e la Verità scelgo Cristo”. Un’alternativa impossibile per un credente, giacché in Cristo s’incarna la Verità e dunque coincidono; se scegli l’Uno alla fine ti ritrovi l’altra, e viceversa. La stessa cosa si può dire a contrario per un vero miscredente perché nega Cristo ma anche ogni Verità assoluta.

Vorrei soffermarmi sulla sua implacabile diagnosi del nostro tempo e sulla sua polemica con i progressisti umanitari; partendo non dalla Russia ma dall’Italia. Dostoevskij ha parole di fuoco sull’Italia da poco unita sotto il regno dei Savoia: “L’Italia, un piccolo regno unito di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valori universali, cedendola al più logoro principio borghese – la trentesima ripetizione di questo principio dal tempo della prima rivoluzione francese ‒ un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di un volta) e per di più pieno di debiti non pagati…” Queste pagine sembrano scritte da un borbonico o da un asburgico e invece sono i pensieri di Dostoevskij nel Diario di uno scrittore del 1877. Non c’è però disprezzo verso l’Italia, anzi c’è il confronto tra la grandezza universale e spirituale dell’Italia grande e la piccineria borghese dell’Italietta unita.

Infatti lo scrittore proseguiva: “Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo; l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano di essere i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale”. Questa visione di Dostoevskij, che evoca il de Monarchia di Dante e il Sacro Romano Impero, si estendeva poi all’Europa, di cui criticava la subordinazione alla borsa e al credito internazionale. Pagine profetiche a giudicare dai nostri giorni.

Dostoevskij indagò sull’uomo del sottosuolo a cui dedicò le celebri Memorie. Quel cupo senso di oppressione, quella mancanza di cielo come asfissia, quella vicinanza agli inferi; un senso della terra concepito a rovescio, non legame concreto col suolo su cui siamo piantati e camminiamo, ma un carcere e un soffitto incombente sulle nostre teste che impedisce la libertà, costringe all’introspezione e toglie il respiro. L’uomo del sottosuolo di Dostoevskij non si redime con la rivoluzione, abbattendo il sovrano o il potere; perché l’alienazione più vera sorge dalla separazione dell’anima dalla vita, dell’eternità dal tempo. Dostoevskij critica l’utopia rivoluzionaria e cosmopolita che procede “verso il regno astratto di un’umanità universale che non è mai esistita in nessun luogo, e così facendo taglia ogni legame col popolo”. È una critica ante litteram al bolscevismo, una critica che diventò profezia per il ‘900. Questa gente “sostanzialmente astratta” scrive in una lettera a Griscenko, esprime “uno sconfinato amore per l’umanità, ma solo se considerata in generale. Ma poi, se l’umanità s’incarna in un uomo concreto, in una persona, allora essi non sono capaci di tollerarla” anzi provano avversione. Analoghi pensieri aveva espresso Giacomo Leopardi sul cosmopolitismo.

In un’altra lettera a Strachov, Fedor fustigava il sogno rousseauiano e illuminista “di rifare daccapo il mondo sulla ragione” o sull’idea di una natura astratta, fino a tagliare le teste, perché è la cosa più facile, non potendo cambiarle. L’amore per l’umanità, scrive Dostoevskij, è inconcepibile senza la simultanea fede nell’immortalità dell’anima. Senza quella prospettiva i legami con la terra si spezzano e la perdita di una vita ulteriore porta al suicidio o al delitto: “perché dovrei astenermi dallo sgozzare il prossimo, dal rubare, o dal rifugiarmi nel mio guscio?” scrive a Ozmidov.

Tesi che lo scrittore ribadì anche al Congresso della Pace di Ginevra, indetto sotto l’egida massonica e socialista (vi partecipò anche Garibaldi). Dure le sue critiche al socialismo che recide tutti i legami e sostituisce la carità con la violenza; ma aspre pure le sue critiche all’usura, con punte antisemite, al potere economico e ai circoli finanziari; alla “barbarie del comfort” e alle elites atee e cosmopolite, “tutti questi liberalucci e progressisti”.

A queste figurazioni del nichilismo Dostoevskij oppone l’idea di un risveglio religioso, nazionale e popolare, un vero e proprio risorgimento dell’anima russa. “Come l’oro si forgia col fuoco”, così non può esserci resurrezione senza croce e senza dolore. Quella terribile visione fa di Dostoevskij un profeta tragico, apocalittico, lontano dall’umanità presente e pure vicino alla ragione più profonda della sua crisi. Di Dio a Fedor restò la sete, il tormento e l’inquietudine. Così si ritrovò riverso per terra, come dopo una delle sue crisi epilettiche, ad aspettare invano la Sua visita e la visione mistica. Profetico Fedor, tra l’attesa di Dio e la visione del nulla. La religione in Dostoevskij costeggia l’abisso, la sua fede è un urlo nero che non smette di scuoterci. Come Dante anche lui attraversò l’Inferno per risalire fino a Dio. Dantoevskij.

MV, La Verità (10 novembre 2021)

Il giustificazionismo di matrice protestante avanza

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Il Direttore del giornale online www.informazionecattolica.it ci ha comunicato oggi il successo di questi editoriali settimanali, che vengono pubblicati ogni lunedì, da circa un anno e mezzo. Hanno picchi di 38.000 visite sul sito, mentre la pagina Facebook del quotidiano ha superato le 160.000 persone raggiunte. “Si tratta di un risultato molto importante per me – ha detto e scritto Matteo Castagnae soprattutto per i contenuti, non sempre facili ed intuitivi, che esprimo coi miei articoli a carattere teologico e metapolitico. Non mi aspettavo un simile successo, che mi stimola a fare sempre di più per i miei lettori, che sono gli unici miei editori, essendo il mio giornalismo un’opera di apostolato cattolico. Ringrazio il Direttore, che ha sempre riposto fiducia nel mio operato e sono lieto che anche i numeri gli diano ragione”. 

L’EDITORIALE del LUNEDI per InFormazione Cattolica

di Matteo Castagna

NELLA NOSTRA SOCIETA’ MANCA IL SENSO DEL PECCATO

La secolarizzazione porta con sé il fatto grave per cui le autorità, gli opinionisti, i filosofi cattolici sembrerebbero aver dimenticato il senso del peccato. Il giustificazionismo di matrice protestante pare avere avvolto anche i migliori, come la nebbia addormenta, in un certo qual modo, i sensi.

Se la Fede senza le opere è morta – come scrive San Giacomo – è, altresì vero che non basta la sola fede per salvarsi. Occorre, in via ordinaria, morire in grazia di Dio, ovvero riconciliati, attraverso il sacramento della confessione, con il nostro Creatore, che è immensa bontà e, altrettanto, somma Giustizia. Non sarebbe buono se non fosse, parimenti, giusto. E’ ovvio che nessuno può sostituirsi a Dio nel giudizio, così come mettere in discussione la Sua infinita misericordia, tanto quanto non ci si può far scudo di essa per peccare fortemente, con pieno assenso e deliberato consenso, in materia grave. Dove starebbe, altrimenti, il merito per la salvezza eterna? Per questo, possiamo ritenere come il colpo da maestro di Satana non solo il fatto di esser riuscito a far credere al mondo che egli non esista, ma soprattutto aver suscitato nella mente di alcuni e, de facto, nella prassi di molte persone, la facoltà di vivere come se anche il peccato non esistesse, o, comunque, fosse un qualcosa di superabile, perché perdonato, in automatico, dal Signore.

Non vi è nulla di più pernicioso per le anime di non riconoscersi peccatrici. Vediamo perché il peccato vada riconosciuto, accusato, perché siano indispensabili una contrizione perfetta nei suoi confronti, il proponimento serio e sincero di non commetterlo più, ed il pieno ravvedimento. Esso è un atto umano contro la Legge divina, che si esprime in pensieri, parole, azioni o omissioni. Trattandosi di atto umano esso presuppone sempre la cognizione e la libertà del soggetto, e quindi sempre qualche grado di malizia. La legge divina è naturale o positiva. Oltre ai peccati mortali e veniali che differiscono per gravità e livello di malizia, vi sono i peccati di specie morale, che sono gli atti che si oppongono alle virtù, in modo contrario oppure diverso.

Il peccato capitale è quello al quale la natura decaduta dell’uomo è molto proclive, e diviene sorgente di molte altre mancanze, senza che questo appellativo significhi che ciascuno di tali peccati sia necessariamente una colpa mortale. Anche le tendenze ai peccati, per cui conviene, in tal senso, parlare di difetti o vizi capitali. San Gregorio Magno rese comune l’uso di annoverare sette peccati capitali: la superbia, l’avarizia, la lussuria, l’invidia, la gola, l’ira e l’accidia. S. Tommaso (S. Theol., I-II, q.84, a. 3 e 4) giustifica questo numero tenendo conto dei beni a cui l’uomo decaduto maggiormente tende, e dei mali da cui più rifugge. Tre, infatti, sono i beni creati ai quali la natura umana, dopo il peccato, è più proclive: la propria eccellenza, donde la superbia; i piaceri dei sensi, donde la gola e la lussuria; le ricchezze, donde l’avarizia. Due sono, d’altra parte, i mali dai quali maggiormente rifugge la natura decaduta: la diminuzione della propria eccellenza, donde l’invidia; la privazione della propria quiete e il dolore, donde l’accidia e l’ira. Nella Sacra Scrittura (Eccle. 9,15), la superbia è detta principio di tutti gli altri peccati; è stato, infatti, il peccato degli Angeli decaduti e di Adamo e, per natura sua, può condurre a qualunque peccato. La lotta contro i peccati capitali e le tendenze ad essi dà una pace profonda perché ristabilisce in noi l’ordine infranto dal peccato. Come sarebbe utile sentir predicare in tutte le chiese queste verità, indispensabili alla vita soprannaturale ed allo stato di grazia!

Ci sono, poi, i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, quelli contro lo Spirito Santo e quelli che rendono l’uomo un pubblico peccatore. Dal sec. XVI invalse l’uso di includere nella prima categoria le colpe che infrangono gravemente l’ordine sociale, e delle quali è detto espressamente nelle Sacre Scritture che gridano al cospetto del Signore, ossia invocano il castigo di Dio su coloro che li commettono. Sono quattro: l’omicidio (Gen. 4,10); la sodomia (Gen. 19,13); l’oppressione delle vedove e degli orfani (Es. 22,22 ss.); il negare la mercede dovuta agli operai (Deut. 24, 14 ss: Giac. 5,4); (Tratto da: B. Markelbach, Summa theol. mor., I, Parisiis 1938, n. 445). Nella seconda categoria, l’espressione peccati contro lo Spirito Santo deriva da testi scritturistici (Matt. 12,31; Marc. 3,29; Luc. 12,10). Si intendeva la sistematica opposizione a qualunque influsso della grazia, da parte dei Farisei, i quali, per malizia, attribuivano al diavolo le opere miracolose fatte da Cristo per confermare la sua divina missione a salvare gli uomini. I Padri e gli Scolastici estesero in questa categoria tutti i peccati che consistono nel disprezzo e repulsione, per cattiva volontà, dei mezzi concessi dalla divina bontà all’uomo, al fine di ritrarlo dal peccato e salvarlo: una tale repulsione è un’offesa tutta particolare allo Spirito Santo, cui vengono attribuite le opere divine di santificazione. Essi sono: la disperazione della propria salvezza; la presunzione di conseguire l’eterna beatitudine senza meriti e penitenza; l’impugnazione ossia la negazione della verità cristiana, conosciuta come rivelata da Dio; l’invidia del bene soprannaturale del prossimo; l’ostinazione nel male, ossia la volontà di persistere nel peccato; il proposito di non pentirsi, ossia il resistere fino alla morte agli impulsi della grazia. Infine, peccatori pubblici sono coloro il cui stato di permanenza nella colpa grave è reso noto per mezzo di una sentenza di condanna, o è, di fatto, conosciuta da una gran parte degli abitanti di un luogo o dei membri di una comunità. Fra i pubblici peccatori si devono, dunque, annoverare, tra gli altri: coloro che danno grave scandalo con la loro condotta contraria alle Leggi di Dio, con ubriachezze e bestemmie; i nominalmente scomunicati o interdetti; i manifestatamente infami; i concubinari e le donne pubbliche, da molti conosciute come tali; coloro i quali notoriamente esercitano una professione illecita, o liberamente e pubblicamente fanno parte di una associazione proibita, ad esempio alla Massoneria, al partito comunista, o altre società dello stesso genere. A tali soggetti sono proibiti la Comunione, il Viatico e l’Estrema Unzione, laddove essi non siano pentiti sinceramente e abbiano dimostrato sincera volontà di riparare, nella misura del possibile, allo scandalo dato. (tratto da: B. Merkelbach, Summa Theologiae moralis, III, Parisiis 1939, n. 89, 277, 705, 871; M. Pruemmer, Manuale theologiae moralis, III, Frigurgi B. 1940, n. 79, 503. Cfr pure tutti gli altri testi di teologia morale e di diritto canonico nei trattati de Eucharistia, de sepoltura ecclesiastica. Contenuti presenti nel Dizionario di Teologia Morale, vol. II, pag. 319 – 322 Card. Roberti – Mons. Palazzini, Ed. Effedieffe 2019, da Edizione Studium, 1955).

Gesù non ha mai detto che essere cristiani sia facile. Occorre meritarsi la corona di Gloria, teniamolo sempre a mente, anche se queste eterne verità vengono sottaciute, deformate o, addirittura negate.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2021/10/11/il-giustificazionismo-di-matrice-protestante-avanza/

Rinascita-Scott, pentito Arena: ”Prima di Gratteri la massoneria deviata arrivava dappertutto”

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Il collaboratore di giustizia in aula: “Massoneria deviata, ‘Ndrangheta e politica sono la stessa cosa

“Prima che alla Dda approdasse il dottore Gratteri si riusciva ad arrivare dappertutto. La ‘Ndrangheta, tramite la massoneria, riusciva ad arrivare dappertutto. E questo vale per la pubblica amministrazione, per i palazzi di giustizia, per le Questure, per i carabinieri, da tutte le parti. E sono sicuro di quello che dico”. Sono state queste le parole pronunciate dal collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena nel corso del controesame condotto dall’avvocato Alessandro Diddi, che nel processo Rinascita-Scott difende Mario De Rito.

Secondo Bartolomeo Arena esiste un prima e un dopo Gratteri e per spiegare il concetto il pentito in aula ha fatto alcuni esempi. “Sono stati toccati in particolare due esercenti a Vibo: il bar di Daffinà e il Tribeca di Filippo La Scala. Siccome Daffinà è un soggetto che è legato a poteri forti e anche Filippo La Scala per amicizia era legato a soggetti… per adesso chiamiamoli poteri forti. Io non volevo che si toccassero questi soggetti perché sapevo come sarebbe andata a finire, cioè che quelli più intercettati eravamo noi, le perquisizioni le ricevevamo solo noi, le microspie erano solo per noi. Ai Lo Bianco-Barba, quando parlavamo di un’ipotetica operazione, io lo dicevo che avrebbero arrestato solo noi, ovvero il mio gruppo: io, i Pardea, i Camillò, i Macrì, i Lo Bianco. Poi per fortuna non avevano fatto i conti con la Dda di Catanzaro che – ha continuato – da quando è entrato il dottore Gratteri, indaga a 360 gradi e quindi non tocca (non indaga, ndr) solo a una parte, tocca pure agli altri e quindi ci siamo finiti tutti nel pentolone. Se fosse stato come ai tempi passati avrebbero arrestato solo noi. Quelli che avevano i santi in paradiso tutte le colpe le avrebbero fatte cadere su di noi“.

Il pentito durante l’udienza ha spiegato che lui cercava di spiegare a quelli del suo gruppo che “se andiamo a toccare certe persone, non solo ci mettiamo contro alcuni ‘ndranghetisti, che sono pure massoni, ma poi ci saltano addosso tutti gli altri massoni e di conseguenza le indagini le girano e le dirottano come vogliono su di noi“.

Perché massoneria fa indagini contro di voi?“, ha chiesto l’avvocato Diddi.

Perché massoneria deviata, ‘Ndrangheta e politica sono la stessa cosa” ha risposto Arena, sottolineando che “c’erano dei soggetti che le cosche volevano toccare e io dicevo: ‘Quel soggetto non lo tocchiamo perché è amico di quel politico, di quell’altro massone e con questi soggetti poi abbiamo problemi perché non solo sono collegati a ‘ndranghetisti di un certo livello ma poi possiamo avere problemi con la magistratura’. Io sto parlando sempre del periodo prima che arrivasse Gratteri alla Dda“.

L’estorsione all’ex direttore generale della Vibonese calcio
Durante l’udienza il collaboratore di giustizia ha parlato di una estorsione condotta dallo stesso pentito nei confronti di Danilo Beccaria, ex direttore generale della Vibonese calcio.  “Io sono andato – ha detto Arena – perché lo conoscevo e gli ho detto che avevamo bisogno di soldi perché c’erano diversi miei parenti che erano usciti da poco dal carcere. Nel giro di un paio d’anni mi ha dato intorno ai 50-60 mila euro circa. Una volta ricordo che aveva avuto un problema con un giocatore perché non se ne voleva andare, o forse gli voleva mettere l’avvocato, non ricordo, e mi ha chiesto se io potevo intervenire. Io ho accettato poi però lui ha fatto diversamente e non è successo nulla. Io a Beccaria non gli ho fatto mai nessun favore. Questa estorsione è stata la più grossa e facile perché senza fare nessuna intimidazione, senza andare a minacciare nessuno in due anni, forse meno, abbiamo preso 50/60mila euro“.

Io con le estorsioni – ha continuato il collaboratore – ho guadagnato qualcosa ma le facevo a modo mio, gli altri usavano farle col metodo del danneggiamento, i proiettili… a me non piaceva questa metodologia. Mettevano sotto estorsione chiunque, anche quello che doveva fare il ponteggio per pitturare una casa. A me non piaceva di andare a ingarbugliarmi in una situazione con la giustizia per una fesseria“.

Al tempo, come raccontato dal pentito, “Vibo era una polveriera, forse era l’unica provincia dove ancora si mettevano le bottigliette incendiarie e i proiettili. Certe cose non succedono nemmeno a Reggio. Una volta un soggetto della cosca Libri, quando seppe che il mio gruppo faceva estorsioni con danneggiamento, ci disse: ‘Ma voi ancora con i danneggiamenti siete?’. Ormai nelle altre zone sono meglio organizzati. Ormai un commerciante o un imprenditore che viene dal nord sa già dove andare perché o c’è un colletto bianco che fa da ponte tra l’imprenditoria e la ‘Ndrangheta o perché ci si accorda con l’amico dell’amico. Insomma non c’è più bisogno del danneggiamento“, ha detto Arena.

Ma il vero cambiato nella strategia nel compiere estorsioni era avvenuto con l’arrivo di Gratteri. “Quelli del mio gruppo non ci credevano – ha detto Arena – a quello che dicevo e le facevano lo stesso (le estorsioni con danneggiamento, ndr). Io appena è arrivato a Catanzaro (Gratteri) lo avevo detto: ‘Ci arresta a tutti’. E non lo dico perché c’è il procuratore in aula. L’ho sempre detto“. Arena racconta di avere proposto al proprio gruppo di cambiare strategia, “di avvicinare imprenditori che versavano in condizioni precarie e diventarne soci. Loro non volevano perché dicevano che non volevano investire e continuavano a fare le estorsioni come quando c’era Andrea Mantella cioè con i danneggiamenti“.

Fonte:corrieredellacalabria.it

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”Calabria in mano alla massoneria deviata”: la verità dei pentiti della ‘Ndrangheta

Fonte: https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/86006-rinascita-scott-pentito-arena-prima-di-gratteri-la-massoneria-deviata-arrivava-dappertutto.html

Una recensione di Marcello Veneziani

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Segnaliamo un articolo di Marcello Veneziani sui rapporti tra massoneria e politica italiana, in particolare col fascismo. Sullo stesso argomento segnaliamo un video di don Ricossa sul tema: ”I Fasci di Combattimento: per quale combattimento?” (seminario di studi alla XIV giornata per la regalità sociale di Cristo, Modena, 12.10.2019): https://youtu.be/S8zQfGvC5V8
 
All’armi siam fascisti, anzi massoni
di Marcello Veneziani
 
In una giornata d’autunno di cent’anni fa un gruppo di giovanotti in abiti borghesi posa davanti al Teatro Augusteo di Roma dove sta nascendo il Partito Nazionale Fascista. Tra loro il ventiseienne Dino Grandi, unico col cappello in testa, il ventiquattrenne Italo Balbo, con la sigaretta in bocca e un bastone, i ventiseienni Giuseppe Bottai e Ulisse Igliori, e il più giovane di tutti, il ventitreenne Curzio Malaparte. Nella foto che segue ci sono i quadrumviri della Marcia su Roma: Michele Bianchi, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono, lo stesso Balbo, e i due vicesegretari del Pnf, Attilio Teruzzi e Achille Starace.
Cos’hanno in comune questi signori? Sono fascisti, direte voi, anzi sono il fascismo, Duce a parte. Si, ma non solo: tutti i camerati appena citati risultano affiliati alla Massoneria. Tutti. Di alcuni di loro era noto, di altri no. E sono la quasi totalità della nomenklatura fascista. Non è presente nelle foto ma è presente in spirito e in loggia anche il fascista intransigente per antonomasia, Roberto Farinacci, massone pure lui. E’ impressionante scorrere gli elenchi e le relative qualifiche massoniche nel libro appena uscito di Luca Irwin Fragale La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo, edito da Morlacchi University Press.
All’alba del governo Mussolini erano ben 267 i parlamentari affiliati alla Massoneria: una loggia più che un emiciclo. Massoni di riti diversi furono altri nomi importanti nella storia del fascismo: il sindacalista Edmondo Rossoni, il gran ministro Araldo di Crollalanza, il gran giurista Alfredo De Marsico; e Peppino Caradonna, Bernardo Barbiellini Amidei, Aldo Finzi, Balbino Giuliano e Costanzo Ciano, padre di Galeazzo, Alberto Beneduce, il futuro patron dell’Iri e Giacomo Acerbo, autore della legge elettorale che porta il suo nome; Ezio Maria Gray, che sarà poi esponente dell’ Msi, Armando Casalini e tanti altri.
Di massoni ce ne sono anche dalla parte opposta: dal leader dell’opposizione aventiniana Giovanni Amendola al comunista e disertore Francesco Misiano, dal socialista Ivanoe Bonomi al compagno Arturo Labriola, dal futuro partigiano Emilio Canevari al democratico sociale Andrea Finocchiaro Aprile, dal demoliberale Luigi Luzzatti al socialista Corso Bovio, da Pietro Mancini (padre di Giacomo) a Mario Berlinguer, della nota famiglia. E personalità come Vittorio Emanuele Orlando, l’economista Maffeo Pantaleoni, gli scrittori Paolo Orano e Sem Benelli, tanti sindacalisti rivoluzionari. Un elenco infinito. Senza dire dei massoni “esoterici”.
Considerando che quasi tutte le personalità significative del fascismo appartenevano o transitarono per la Massoneria, non si può nemmeno parlare d’infiltrazione, almeno nei primi anni del regime fascista e nel tempo che lo precede. Oltre i casi personali e famigliari, le relazioni e gli opportunismi di carriera o le infiltrazioni strategiche del potere massonico nelle istituzioni e nei partiti, anche più avversi, c’era pure un movente politico e ideale.
I Massoni erano da un verso risorgimentali (Garibaldi, si sa, era un Gran Maestro e la Massoneria ebbe un ruolo decisivo nel processo unitario) e dall’altro erano nemici del Trono e dell’Altare, della Tradizione cattolica, degli Imperi centrali. Il grande evento storico che li unì fu la Prima Guerra Mondiale che da un verso si poneva in Italia come il compimento del Risorgimento e dall’altro verso nasceva contro l’Ancien Regime, le potenze restauratrici del Congresso di Vienna. La Massoneria, già legata al mondo internazionale, liberale e radicale, aprì al nazionalismo e ai sindacalisti rivoluzionari. Anche una parte dei socialisti si convertì all’interventismo: tra loro spicca il compagno Benito Mussolini. Che diventò interventista intervenuto; abbandonò la direzione de l’Avanti! e fondò il Popolo d’Italia. Lo fece con l’aiuto di Filippo Naldi, massone e amico di massoni che sostennero l’impresa. Dal punto di vista ideologico, precursore della svolta interventista mussoliniana fu il compagno avvocato e docente Giuseppe Rensi, filosofo e massone. L’interventismo e la guerra coagularono energie giovanili e anche intellettuali di prim’ordine. Lo stesso D’Annunzio, in odore di massoneria, scrisse col sindacalista e massone Alceste De Ambris la Carta del Carnaro per Fiume e ammise: “Senza l’appoggio incondizionato della massoneria, l’impresa di Ronchi non avrebbe potuto raggiungere il suo obbiettivo”.
Mussolini si avvalse del sostegno massonico ma quando fu al potere se ne volle liberare, anche per le ingerenze franco-inglesi. Vi risparmio la storia raccontata in dettaglio da storici di diverso orientamento, da Gianni Vannoni ad Aldo G.Mola. La svolta fu il delitto Matteotti, con la longa manus della Massoneria nella vicenda. Venne la legge per sciogliere la Massoneria che da allora diventò nemica giurata del fascismo. E vennero gli attentati a Mussolini, ben quattro in pochi mesi. Il primo fu di un deputato socialista e massone, Tito Zaniboni nell’anniversario della Vittoria, il 4 novembre del 1925. Zaniboni finì in carcere e uscirà solo nel ’43. La fece franca invece il confratello generale Luigi Capello, nascosto dai fratelli massoni. Il Concordato con la Chiesa allargò la rottura con la Massoneria.
Alla seduta del Gran Consiglio il fatidico 25 luglio del ’43, otto massoni votarono contro Mussolini; due confratelli furono invece dalla sua parte, Farinacci e Buffarini Guidi. Poi ci fu il governo Badoglio, con tanti massoni. Insomma, la massoneria è alle origini del fascismo e della sua caduta, del regime e dell’opposizione. La storia non si può scrivere in bianco e nero, ha tante sfumature di grigio.
 
 
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