Russia ed Europa divorziano per sempre?

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Tradotto dall’Ordine dei Giornalisti dell’america Latina in spagnolo e pubblicato su “La Voces del Periodista” (Messico) e Info.Hispania. Ripreso da www.2dipicche.news e altri siti

L’EDITORIALE 

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/07/03/russia-ed-europa-divorziano-per-sempre/

L’IDEA DI EUROPA È UN SOGNO IRREALIZZATO PERCHÉ NON INCLUDE LA RUSSIA

Quando in Russia si pensa all’Europa non si intende solamente un concetto di natura geografica, ma soprattutto un concetto culturale, storico, metafisico, simbolico cui la Russia aspira.

L’idea di Europa è un sogno irrealizzato perché non include la Russia che si sente parte integrante di essa. I grandi intellettuali russi duecento anni fa e i progressisti di trecento anni fa aspiravano ad un Vecchio Continente che fosse inclusivo della loro Patria. Invece, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Unione Europea, sostenuta dagli USA, ha impostato un rapporto con la grande Potenza che fu degli zar dettando tutta una serie di norme e disposizioni legali. Eppure la strutturazione dell’Europa contemporanea e quella della Federazione russa sono pressoché contemporanee. La Russia è apparsa sulla mappa politica il 25 dicembre 1991 e l’Unione Europea ha iniziato ad esistere nel febbraio 1992.

La compatibilità tra le due “federazioni” sarebbe potuta essere un progressivo obiettivo politico, etico, culturale, economico, oltre che geograficamente attiguo. L’integrazione di due mondi molto simili, al netto del comunismo, avrebbe portato una ricchezza enorme al Vecchio Continente. Avrebbe creato dinamiche internazionali tra gli Stati, oggi impensabili. Invece, ha prevalso l’indifferenza o, ancor di più, la diffidenza dell’Occidente e la totale indisponibilità dell’unica Superpotenza di allora, che credeva di perdere terreno e spazi di potere a favore di quello che fu il suo storico nemico.

La posizione dei Paesi europei, nonostante qualche liason con Putin, in un passato non propriamente remoto, è orientata verso un divorzio definitivo, completamente appiattito sugli interessi atlantisti.
Probabilmente, per la prima volta nella storia, l’Europa non è più il centro del mondo, come immagine ideale, perché il contesto globale è cambiato.

Al lettore sorgerà naturale e spontanea la domanda: cosa vuol dire essere un paese di cultura europea, in un mondo sempre meno eurocentrico? Fedor Luk’janov su Limes (5/2023) sostiene che “l’Europa non aspira più ad avere un ruolo centrale ma a quanto si può giudicare punta ad essere la “moglie preferita del signore” “, che ha la bandiera a Stelle e Strisce. La Russia, a partire dall’operazione speciale in Ucraina è fuori da questo paradigma, derubricata a male assoluto da sconfiggere. In coppia con la Russia si sta ponendo come partner privilegiato la Turchia. I detrattori della Russia di Putin parlano già di auto-isolamento della stessa, mentre al Cremlino la Russia è stata definita uno “Stato-civiltà a sé stante”. Il distacco tra Europa e Russia sia dal punto di vista fisico che economico è avvenuto in maniera repentina e contraria al buon senso da entrambe le parti.

In questa situazione caotica e profondamente incerta, si nota un rafforzamento, per alcuni un totale assorbimento, dell’Europa verso Oltreoceano, mentre è chiaro che Putin sta intensificando i rapporti coi Paesi asiatici e col Medio-Oriente, in particolare con Iran e Arabia Saudita e, comumque strizzando l’occhio alla galassia filo-palestinese.

Oggi l’Asia appare il centro dello sviluppo mondiale, la Cina e la maggioranza delle Nazioni globali non hanno alcuna intenzione di fare gli scendiletto degli Stati Uniti.

In tale contesto, la Russia non dovrebbe puntare ad essere il leader mondiale che soppianta gli Stati Uniti, perché questo finirebbe in un lago di sangue, ma, sempre come osserva il russo Luk’janov su Limes (5/2023) dovrebbe creare le condizioni per divenire nel prossimo futuro una “potenza (nazione) indispensabile”, un indispensabile power, senza il quale non si va da nessuna parte, come sosteneva Madeleine Albright negli anni Novanta. In un certo senso l’India si sta ponendo in questo modo, ora. E’ finita l’era dell’Occidente messianico.

Non sarà accettata neppure una Russia messianica o una Cina che esporta il suo modello a Roma. Invece, una Russia come paese di buon senso, con una forte identità culturale e ideale derivante dal Cristianesimo potrebbe divenire un eccellente garante d’equilibrio mondiale, “che ha molto da dare a coloro che si rapportano a essa con rispetto”. Questa è una di quelle folli fantasie che finora trovano posto solo tra i desideri di Luk’janov e miei.

 

Politica fluida e conservatori bolsi: così l’ideologia woke travolge l’Europa

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L’EDITORIALE – su Affaritaliani.it di oggi

di Matteo Castagna
A fronte di una galassia conservatrice sempre più fiacca divampa l’ideologia woke: il totalitarismo culturale che banna tutto ciò che non è politically correct
Politica e ideologia woke, “se i conservatori non si svegliano dal torpore dovremo soccombere al delirio transumano progressista”: il commento 
Nell’agone politico, destra e sinistra nascono con la Rivoluzione Francese nel 1789. Il filosofo francese Marchel Gauchet scrive che “coloro i quali tenevano al re e alla religione si erano messi alla destra del presidente per sfuggire ai discorsi, alle indecenze e alle urla che avevano luogo nella parte opposta, dove stava la componente rivoluzionaria”.
Nel periodo della Restaurazione, in Francia e poi in Europa, la destra era occupata dai monarchici cattolici contro-rivoluzionari, mentre dalla parte opposta vi erano coloro che intendevano sovvertire l’ordine morale, sociale e politico, ovvero i giacobini anticattolici e anticlericali. Nel XX secolo, la sinistra era rappresentata dai social-comunisti, mentre la destra dai monarchici e dai fascisti. Ci furono ulteriori sfumature, che inglobavano i liberali e i cattolici, a seconda delle circostanze storiche. Nel XXI secolo non ha più senso parlare di “destra e sinistra” perché le ideologie che le reggevano sono sostanzialmente morte.
Nel XXI secolo si parla di posizioni conservatrici e patriottiche per quella che fu, storicamente, la destra, e di progressiste e globaliste per quella che fu la sinistra. Ad eccezione delle posizioni radicali, che non sono rappresentate in Parlamento, almeno in Italia, la globalizzazione viene accettata da tutto l’arco costituzionale e tutti si dichiarano liberali, liberisti e libertari.
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Per cui sfumano le differenze tra le due parti, soprattutto sul piano economico (tutti liberisti) e morale (tutti libertari). Questa situazione si è creata perché il modello imposto dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale, è stato quello anglo-americano, con una decisiva accelerata dopo il crollo del muro di Berlino, nel 1989. Possiamo, dunque, parlare di evoluzioni e involuzioni nel tempo, del pensiero e dell’azione di entrambe le parti. Le crisi, generalmente, sono le cause dei cambiamenti. Le guerre sono i mezzi con cui si impongono i nuovi ordini/disordini. Il maggior potere possibile sul mondo è il grande Vitello d’Oro, il fine degli avidi e dei corrotti.
Oggi, osserviamo una politica fluida come la società, ove tra i conservatori prendono posizione tre corpi estranei, che ne riducono l’efficacia subordinando lo schieramento ai paradigmi dei progressisti, ridimensionando l’orizzonte valoriale: i liberali, gli anticattolici, gli opportunisti globalisti, che potrebbero tranquillamente cambiare casacca, senza colpo ferire. Anche tra i globalisti, buona parte della componente liberale e ex democristiana, figlia del modernismo, è trasformista per stipendi e privilegi, ma a livello culturale e sociale si sta imponendo una nuova ideologia che, progressivamente costituirà il bagaglio elettorale dei globalisti, ovvero del partito Radicale di massa.
Al momento, dalla parte opposta, si notano le pesanti infiltrazioni di questa wéltanschauung che oscura il sovranismo e l’identità e affievolisce la Tradizione, che dovrebbe costituire la solida roccia sulla quale basare la filosofia, l’economia e l’azione politiche. “La destra è sempre tradizione – ha scritto recentemente Marcello Veneziani – ho un’idea diversa da quella irregimentata nell’establishment italo-euro-atlantico, che include anche la destra di governo”.(cfr. Barbadillo, 7/4/2023)
Dunque, a fronte di una galassia conservatrice fiacca un po’ confusa, ha gioco più facile la nuova ideologia, costola del globalismo, che, come per il movimento sovversivo del 1968 muove i primi passi nelle Università francesi ma giunge dagli Stati Uniti. Si definisce “cultura woke“.
“La woke culture è inoltre il substrato della call-out culture (molto vicina alla più nota cancel culture) – scrive il giornalista ed esperto di comunicazione Andrea Zanini su Formiche del 06/12/2021 –  ossia la minacciosa e spesso violenta censura nei confronti di soggetti ritenuti colpevoli di idee e comportamenti disallineati da valori considerati progressisti e, più in generale, politicamente corretti; sono infatti molteplici i casi in cui attivisti woke hanno ostracizzato professori e accademici impedendogli di parlare ad eventi pubblici, manipolandone le dichiarazioni e proscrivendoli sui social e sui media tradizionali, fino ad arrivare, in alcuni casi, a provocarne le dimissioni”.
La nuova “ghigliottina woke” è l’isolamento assoluto dell’uomo della tradizione, che non avrà mai alcuna difesa da parte di quei Conservatori bolsi, che pensano solo agli affari e si vendono al miglior acquirente. Questo fenomeno sta pericolosamente dilagando nelle università americane, laddove woke è sinonimo di vigile allerta nella lotta contro le “ingiustizie della maggioritaria e prepotente cultura dei maschi bianchi”, che penalizzerebbero gli afroamericani, le donne, le identità sessuali diverse da quelle categorizzate biologicamente e via dicendo. Nelle teorizzazioni più estreme gli ideologi della woke culture affermano addirittura l’inutilità della lettura di testi o della fruizione di opere di autori non conformi ai canoni woke.

Zanini prosegue nello spiegare questo inquietante scenario: “Un altro requisito di questo totalitarismo culturale è la pretesa che siano gli studenti a decidere che cosa studiare. E’ la negazione della fondamentale figura del maestro, colui che per studi ed esperienza ha titolo ad insegnare…”. E’ evidente a tutti che, nel mondo dominato dai social media, qualsiasi mitomane possa, grottescamente, laurearsi su Facebook. Al voto si sostituirebbe il numero di like…

C’è infine un elemento che rappresenta il vero il cavallo di Troia della woke culture, ossia la pretesa di voler difendere dalla cultura dominante dei maschi bianchi le culture oppresse, ghettizzate e negate, un obiettivo sul quale liberali progressisti non possono che concordare. Peccato che gli assunti e i metodi della woke culture portino alla società dell’assurdo, del caos e della follia. Il problema è che di fronte a questa minaccia, una società dalla pancia piena, quasi totalmente apatica e paurosa come quella occidentale, non riesca a reagire.

I conservatori, troppo spesso appiattiti su questa decadenza o in altre faccende affaccendati, dovrebbero riflettere sulle loro responsabilità verso i figli d’Europa, che non possono avere come modello i Ferragnez, Bello Figo o i Maneskin, senza cadere nella peggiore decadenza, mai vista nella storica culla della Civitas Christiana.

 

Rosso&Nero – Telenuovo Castagna. “basta guerra, società multipolare”

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Circa una volta al mese il nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna viene invitato alla trasmissione Rosso&Nero su Telenuovo dal conduttore Mario Zwirner.

Ecco l’ultima volta, lunedì 5 Giugno 2023, conduttrice Antonella Manna in sostituzione temporanea di Mario Zwirner. Ospiti con Castagna collegato tramite Skype: Etta Andreella (Pd), Marcello Bamo (Lega, sindaco di Noventa Padovana) Qualche piccolo sfottò ironico con Andreella, che avendo presagito cosa io avrei potuto dire sul ruolo delle donne nella loro dimensione domestica, si è beccata la battuta d’esser la “maga Circe” di Telenuovo, che legge nel pensiero altrui… e un rimbrotto all’esponente della Lega sulla guerra in Ucraina, che gli fa fare marcia indietro…

la registrazione: https://play.telenuovo.it/rosso-e-nero/tit-13282314

L’Occidente liberale è anestetizzato, succube di un potere che può fare ciò che vuole

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di Matteo Castagna

 

L’articolo è stato pubblicato anche su Arianna Editrice di ieri e su “Il 2 di Picche” di oggi.

 

TRE MILIONI DI FRANCESI SI SONO RIVERSATI NELLE STRADE E HANNO MESSO A FERRO E FUOCO LE CITTÀ

Tre milioni di francesi si sono riversati nelle strade e hanno messo a ferro e fuoco le città, incendiando il municipio di Bordeaux, in un moto rivoluzionario che, per numeri, durata e modalità, non si hanno ricordi. Tutti contro Macron ed il governo che ha innalzato di due anni l’età pensionabile. Sappiamo bene che l’Occidente liberale è anestetizzato, succube di un potere che può fare ciò che vuole, imporre regole assurde, rubare e metterci le mani nel conto corrente, imporre leggi folli e giustificare i rincari spaventosi delle bollette e dei beni di prima necessità con una grottesca richiesta di sacrifici a pensionati e lavoratori già oberati dalla pressione fiscale più alta d’Europa.

Riescono, addirittura, con un abile utilizzo della comunicazione pubblica, a propinarci che l’energia ed il cibo abbiano costi da capogiro per colpa di Putin, che ha chiuso i rubinetti e voluto la guerra. Sappiamo, invece, che la responsabilità è delle sanzioni che l’Ue ha imposto alla Russia, ma che, di fatto, pagano i cittadini dei Paesi membri, tramite inflazione e rincari. Noi siamo sempre pronti a cedere. Ci fanno andare in pensione a 67 anni e non a 62 come in Francia, ma da noi i sindacati cosa fanno e a cosa servono? Noi italiani ce lo confidiamo al bar, oppure lo scriviamo sui social. I francesi si spingono oltre. Si ribellano. E noi, sempre con quello spirito disincantato e malinconico, siamo, subito, pronti al confronto piagnone: perché nel Belpaese le persone tartassate ed umiliate stanno sul divano, pur subendone di ogni sorta da una Ue sanguisuga, che ci sta indebitando e dettando un’agenda spaventosa?

Il problema è antropologico. Non abbiamo alle spalle quei secoli di monarchia unitaria e di abitudine a vivere insieme che formano, secondo Renan, la base psichica di una nazione. “Nei “paesi della fiducia”, la critica può spingersi fino a bruschi trapassi e terremoti elettorali. I “paesi della sfiducia” sono immobili, stagnanti, il loro voto è lento, “vischioso”, come si dice da noi. Li spazzano a tratti ondate di furore nichilista, meglio vi prospera il disordine. A un Nord di libera iniziativa e democrazia fondamentalmente sana, si contrappone un Sud perpetuamente in bilico tra miasmi anarchici e tentazioni autoritarie, con economie zoppicanti e le più basse percentuali di popolazione attiva: l’Italia, la Spagna, il Portogallo, il carnevale dell’America Latina. […]

La riflessione di Leopardi, “Gl’italiani non scrivono né pensano sui loro costumi”, resta, per la nostra classe politica, attualissima. A differenza dai colleghi francesi, nessuno dei nostri capi di Stato, di governo o di partito, sembra preoccuparsi profondamente, al di là dei discorsi ufficiali ed elettorali, dell’Italia come motivo di riflessione, di indagine, di affetto. Alla nave dello Stato in pericolo, Orazio si rivolgeva come ad una persona cara. Mentre i nostri capi di governo e ministri non dedicano all’Italia una indagine, uno studio, un pensiero. Se sono docenti, scrivono trattati scolastici, dispense. Andreotti, il solo ministro con la fama di uomo “colto”, ha gl’interessi di un canonico dell’Ottocento. Un ministro socialdemocratico scrive romanzetti per coprire di immondizie la sua giovinezza fascista. E basta.

Non voglio dire che i ministri francesi scrivano e siano colti, e i nostri no. Poco m’importa di queste gare. Dico che là c’è gente che pensa, e studia, e soffre e s’interroga sulle sorti di quella che, incontestabilmente, e per tutti, è la Patria. E qua, dove nessuno adopera questo nome obsoleto, tutti parlano sciattamente di un “Paese”, che sarà laboratorio di nuove formule, arengo di chiacchiere, forziere da saccheggiare, ma a nessuno viene in mente di farne oggetto di studio di riflessione, di cura affettuosa.

Se è vero (è sempre Leopardi) che “il popolaccio italiano è il più cinico dei popolacci”, è vero anche che gli corrisponde la più cinica delle classi dirigenti che mai si siano viste in Europa. E ciò spiega tante cose”. Questo virgolettato che sembra scritto oggi, è stato pubblicato su “Il Giornale” del 18 gennaio 1980 e firmato da Piero Buscaroli. Abbiamo avuto anche noi gente che pensava e amava la Patria. Ora, stretti dalla svogliatezza borghese o indifferenti per il nichilismo strisciante, oppure perché “tanto non cambia nulla” siamo tutti più o meno consapevolmente un po’ Fantozzi e un po’ Tafazzi. E il Sistema ride, mentre noi che guardiamo solo al nostro piccolo orticello, siamo troppi ad esser convinti che agisca per il nostro bene.

 

Per la lettura completa: https://www.informazionecattolica.it/2023/04/03/loccidente-liberale-e-anestetizzato-succube-di-un-potere-che-puo-fare-cio-che-vuole/

L’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/03/13/loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina/

SECONDO LO STORICO AMERICANO BENJAMIN ABELOW SONO GLI STATI UNITI E LA NATO A ESSERE I PRINCIPALI RESPONSABILI DELLA CRISI UCRAINA

Venerdì 10 Marzo 2023 il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato al programma Big Game di Channel One: “… Contro la Russia si stanno usando un linguaggio, una retorica e delle azioni estremamente aggressive, soprattutto sotto forma di sanzioni illegali e senza precedenti. L’Occidente lo ha deciso da solo che questa è una guerra all’ultimo sangue. […] La filosofia “con noi o con la Russia” è stata alimentata dall’Unione Europea fin dall’inizio della situazione geopolitica, dopo la scomparsa dell’URSS“.

Quando c’è di mezzo una guerra di potere geopolitico, la propaganda di parte domina, perciò sono necessarie letture il più possibile super partes, perché in tali frangenti e, soprattutto, quando qualcuno vincerà, scriverà la storia a modo suo, imponendo un pensiero unico, che, molto spesso è lontano dalla verità. La filosofia “o con noi [Occidente], o con la Russia” non è un’invenzione di Lavrov ma la realtà che viviamo tutti i giorni. L’impressione è che si tratti di un espediente per impedire di ricercare e raccontare i fatti, senza la mediazione della propaganda. Ma non tutti si piegano a questa superficialità, non per essere dei “bastian contrari”, ma perché se i fatti diventano crimini e le menzogne vengono scoperte, il giudizio diventa più realistico.

Nonostante un consenso generale in ascesa, il governo Meloni non trova il sostegno del 57% del popolo italiano, secondo un sondaggio condotto da Iai e Laps, in merito al sostegno militare in Ucraina. Con un debito ormai al 150% del Pil, servito interamente dal risparmio privato mondiale, l’Italia non può permettersi una politica come quella ungherese di Victor Orban, che, invece, ha un debito sovrano al 75% del Pil e vanta la possibilità di praticare una politica monetaria indipendente col 20% di inflazione annuo.

Secondo lo storico americano Benjamin Abelow sono gli Stati Uniti e la NATO a essere i principali responsabili della crisi ucraina. Attraverso una storia trentennale di decisioni politiche sbagliate e di provocazioni, iniziate durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Washington e i suoi alleati europei hanno posto la Russia in una situazione considerata insostenibile da Putin e dal suo staff militare. Attraverso il libro “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” (Fazi Editore, Febbraio 2023 eu. 10,00) all’autore bastano 70 pagine per mostrare in modo chiaro e convincente come l’Occidente abbia innescato il conflitto ucraino, mettendo i propri cittadini e il resto del mondo di fronte al rischio reale di una guerra nucleare. Abelow dà voce ad autorevoli analisti politici, militari e funzionari governativi degli Stati Uniti – tra questi John J. Mearsheimer, Stephen F. Cohen, George F. Kennan, Douglas Macgregor – che ci fanno comprendere le ragioni più profonde, mistificate o taciute, della tragedia in corso.

Tutti questi esperti di politica estera sull’ espansione della NATO in Europa orientale dissero al loro grande e superpotente Paese che tale politica avrebbe commesso un pericoloso errore strategico. George Kennan, che si può ritenere il più insigne statista americano del secolo scorso, mise in guardia già nel 1997: “L’allargamento della NATO sarebbe l’errore più fatale della politica americana in tutta l’era post guerra fredda”. Kennan aggiungeva poi, l’anno successivo, in un’intervista a Thomas Friedman: “Ma davvero non lo capiamo? Le nostre divergenze durante la guerra fredda erano con il regime comunista sovietico. E adesso stiamo voltando le spalle proprio alle persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime”. Fiona Hill, ben inserita negli ambienti di Washington e convinta antirussa, in una intervista pubblicata di recente sulla rivista online “Politico” ammette che gli Stati Uniti hanno commesso dei terribili errori.

Quanto a Putin, la Hill ha specificato: “Penso ci sia un piano razionale e metodico che risale a molto tempo fa, almeno al 2007, quando [Putin] mise in guardia il mondo, e certamente l’Europa, che Mosca non avrebbe accettato un’ulteriore espansione della NATO. E poi, nel giro di un anno, nel 2008, la NATO ha aperto le porte alla Georgia e all’Ucraina. Risale certamente a quel frangente”. Ciò dimostra che già nel lontano 2007, sette anni prima dell’annessione della Crimea, l’intelligence americana era consapevole che esisteva “un rischio reale e concreto” che, in risposta all’espansione della NATO, la Russia annettesse la Crimea, così come sapeva che questa espansione ad est avrebbe potuto innescare una vasta azione militare russa, molto più ampia, estesa all’Ucraina ed alla Georgia.

Abelow analizza, di fatto, una storia controfattuale, ma molto utile a comprendere la situazione: “Se gli Stati Uniti non avessero esteso la NATO fino ai confini con la Russia; se non avessero schierato sistemi di lancio di missili con capacità nucleare in Romania e non li avessero messi in cantiere in Polonia e forse anche in altri Paesi; se non avessero contribuito al rovesciamento del governo ucraino democraticamente eletto nel 2014; se non si fossero ritirati dal trattato ABM e dal trattato sui missili nucleari a raggio intermedio, e non avessero poi ignorato i tentativi russi di negoziare una moratoria bilaterale su tali dispiegamenti; se non avessero condotto esercitazioni a fuoco vivo in Estonia per addestrarsi a colpire obiettivi all’interno della Russia; se non avessero raccordato l’esercito americano con quello ucraino, se gli stati Uniti e i loro alleati NATO non avessero fatto tutte queste cose, la guerra in Ucraina probabilmente non sarebbe scoppiata”. Penso sia una affermazione ragionevole. In una recente intervista, il professore emerito di Politica russa ed europea all’Università del Kent Richard Sakwa ha asserito che Zelensky avrebbe potuto ricercare la pace con la Russia pronunciando solo cinque parole: “L’Ucraina non aderirà alla NATO”. Ha, altresì, fatto il contrario a causa della continua ingerenza di USA e NATO.

“Oggi – conclude Benjamin Abelow – i leader politici di Washington e delle capitali europee, assieme ai mezzi di informazione allineati e codardi che riportano acriticamente le loro sciocchezze, cercano di tirarsi fuori dal fango ma ci sono dentro fino al collo. E’ difficile pensare come coloro che sono stati talmente sciocchi da infilarsi in quel fango possano trovare la saggezza per uscirne prima di affondare del tutto e portare giù con sé tutti noi”.

Il gender legalizzato distrugge la famiglia

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per Informazione Cattolica, tradotto in spagnolo e pubblicato su Info Hespania

IL CONTENUTO DI CERTE LEGGI SOVVERTE COMPLETAMENTE IL DIRITTO E L’ORDINE NATURALI

In Spagna, giovedì scorso, sono entrate in vigore le nuove leggi su trans e aborto. Ora, i minori di 16 anni possono cambiare nome e autodeterminare la propria identità di genere nel Registro civile attraverso una semplice dichiarazione, senza la certificazione medica che attestava la «disforia di genere». Non saranno più necessari i due anni di trattamento ormonale: le persone trans potranno scegliere se prendere ormoni o farsi operare. E vuol dire anche che le ragazze di 16 e 17 hanno la libertà di decidere di interrompere la gravidanza senza l’autorizzazione dei genitori.

La legge trans proibisce le terapie di conversione e consente a donne sole, lesbiche e bisessuali di poter accedere a tecniche di riproduzione assistita all’interno del Sistema nazionale di salute spagnolo. Le madri lesbiche e bisessuali sono considerate madri biologiche anche se non hanno partorito. Ovviamente, nel pacchetto non potevano mancare le sanzioni per chi non è d’accordo, ovvero dimostra odio verso queste persone o le discrimina, magari negando l’affitto di un appartamento: da 10.001 a 150mila euro di multa. Oltre alla pillola del giorno dopo gratuita nei centri di salute sessuale e riproduttiva ed altre amenità, evidentemente c’è la necessità dell’indottrinamento della gioventù, tramite l’introduzione dell’educazione sessuale diventa materia d’insegnamento nelle principali tappe educative.

Il contenuto di queste leggi sovverte completamente il diritto e l’ordine naturali, perciò divine, in materia di bioetica. Leggiamo nel Vangelo di San Matteo (18, 1-20) parole dure e impietose da parte di Gesù Cristo nei confronti di coloro che corrompono la purezza dei ragazzini: “chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! Perché è necessario che avvengano gli scandali, ma guai a quell’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”. Il premier italiano Giorgia Meloni, in una intervista al settimanale Grazia, uscito da qualche giorno, ha usato parole forti contro queste pratiche, condannando sia l’utero in affitto che la teoria gender. Ha definito l’utero in affitto “la schiavitù del terzo millennio”, poi sulla cosiddetta “teoria gender” ha sottolineato che “le donne sono le prime vittime”: “è la legge italiana a dire che questa pratica non è lecita, non io. Non credo che commercializzare il corpo femminile e trasformare la maternità in un business possano essere considerate delle conquiste di civiltà […]”. Il Presidente del Consiglio ha aggiunto che “…i bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà”. Se dalle parole seguiranno i fatti, con questo governo l’Italia dovrebbe scongiurare leggi come quella approvata in Spagna.

Papa Leone XIII diceva che “la famiglia è la cellula della società; se essa è sana, tutto l’organismo prospera; se essa è malata l’intera comunità deperisce e muore”. Vi sono esorcisti che sostengono apertamente il desiderio espresso dal demonio di distruggere la famiglia naturale per ribaltare l’ordine divino e attraverso la perversione portare a sé il maggior numero di anime. possibile. “San Tommaso d’Aquino sostiene che a causa di tutte le dipendenze, soprattutto a causa della dipendenza dall’impurità, gli uomini sono allontanati da Dio. Il peccato di impurità viene chiaramente definito nella sua perversa ossessione come continuativo nell’accumulo di essi, in pensieri, parole, sguardi, per compiacenza, per atti fisici. Secondo San Gregorio, dall’impurità deriva la cecità della comprensione, della distruzione dell’odio verso Dio e della disperazione per la vita eterna. Sant’Agostino dice che anche se gli impuri invecchiano, la dipendenza dall’ impurità non invecchia in loro. Per questo il demone si diletta su questo peccato più di tutti gli altri: perché l’appetito per i piaceri carnali è insaziabile” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, omelia della XVI domenica dopo Pentecoste).

Esiste, oramai platealmente, un’aggressione culturale, politica e giuridica alla famiglia, cominciando dal Sessantotto e in particolare dall’introduzione della legge sul divorzio, per arrivare al gender e alle unioni civili, grazie alle quali si permette di definire famiglia ciò che famiglia non può essere. Uno dei compiti del laicato è quello di preservare il diritto naturale, di non cedere alle aberrazioni indotte dalla Sovversione, riconoscendo nel globalismo voluto dalla galassia sinistra globale, il male che progressivamente distrugge l’uomo e lo usa per i suoi fini che non hanno mai avuto caratteri di nobiltà, quanto di decadenza.

 

Snobbare la Cina è oggi un grande errore geopolitico

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Continua già da un mese la fruttuosa collaborazione con i giornalisti professionisti d’area cattolica dell’America Latina, che traducono in spagnolo gli editoriali settimanali di Matteo Castagna e li fanno pubblicare su media online in America Latina, Spagna e alcune volte sul sito del filosofo russo Alexander Dugin. Nel caso di questo articolo, è stato pubblicato, in versione un po’ diversa, anche da Arianna Editrice:

L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna

GLI ANNI DI GUERRA IN UCRAINA SONO 9 E NON 1…

All’ultima seduta dell’ONU, il Ministro degli Esteri ucraino ha chiesto un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’aggressione russa del suo Paese. A stretto giro, gli ha risposto il rappresentante permanente all’ONU della Russia, Nebenzya: “vi chiediamo di onorare la memoria di tutte le vittime in Ucraina, dal 2014 in avanti!”. La memoria corta è, infatti, uno dei principali vizi dell’Occidente liberale, che non fa parte, invece, di quello sincero, che ama sempre la verità storica.

Gli anni di guerra sono 9 e non 1. Un anno fa, dopo aver riconosciuto ufficialmente le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, la Federazione Russa diede il via ad un’ operazione militare speciale per salvaguardare la popolazione del Donbass, che l’Ucraina attaccava da oltre otto anni e impedire all’esercito ucraino di costituire una minaccia per la sicurezza della Russia. Putin chiedeva colloqui con l’Occidente per delineare un piano di sicurezza europeo, rifiutato ad ottobre e dicembre 2021. Intendeva proporre di negare la richiesta di Kiev di entrare nella NATO, di bloccare la richiesta di Kiev di tornare ad avere armi nucleari, di porre fine al massiccio bombardamento della linea di contatto in Donbass. All’operazione speciale, l’Occidente rispose con una serie di misure e dichiarazioni già preparate: condanne, sanzioni, aiuti militari all’Ucraina.

L’Occidente ha gettato la maschera: ha ammesso di avere utilizzato, in questi anni, l’Ucraina e il conflitto in corso in Donbass dal 2014 come un cavallo di Troia in funzione antirussa. Ha ammesso di aver addestrato i soldati e miliziani ucraini. Ha ammesso di aver garantito il rispetto (si fa per dire) degli accordi di Minsk solo per preparare meglio l’Ucraina ad una guerra più grande contro la Russia che l’Occidente voleva già combattere, quasi nove anni fa. Ha dato il via alla più grande campagna russofoba dalla Seconda Guerra Mondiale.

Non serve essere “osservatori speciali” per notare che reali e concreti tentativi diplomatici, da parte della NATO per porre fine a questo conflitto non sono neppure all’orizzonte. I pacifisti nostrani tacciono e osservano i bombardamenti in televisione, esponendo fuori dalle sedi del Pd le bandiere ucraine. La linea assolutamente appiattita sugli Stati Uniti e la liason con Zelensky del premier Giorgia Meloni preoccupano parecchio, sembrano almeno imprudenti e così smaccate da rendersi grottesche. Nella maggioranza, sono poche e marginalizzate le voci di dissenso. I media sembrano quasi tutti allineati con Biden e Von der Leyen, in una propaganda che potrebbe rivelarsi un boomerang nel prossimo futuro.

Incredibilmente, è la Cina comunista, che politici italiani miopi, nani e ballerine non guardano colpevolmente come fattore fondamentale nell’attuale contesto, a proporre un piano di pace in 12 punti che mette al centro il dialogo e i negoziati come unica via d’uscita dalla crisi. La proposta appare molto equilibrata e da sviluppare nei contenuti più generici, assieme agli altri Stati. Particolarmente importante il punto 8: le armi nucleari non devono essere utilizzate e le guerre nucleari non devono essere combattute. La minaccia o l’uso di armi nucleari dovrebbe essere contrastata. La proliferazione nucleare deve essere prevenuta e la crisi nucleare evitata. il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa a Tallin ha detto che «la Cina non ha credibilità perché non ha mai condannato l’invasione della Russia e ha firmato qualche tempo prima dell’invasione russa un accordo per una partnership senza limiti con Mosca». Gli USA non hanno preso neppure in considerazione il piano cinese. Anzi, la CNN informa che gli USA hanno informazioni per cui la Cina fornirà alla Russia droni e munizioni.

E’, perciò, estremamente difficile, intravvedere, umanamente, una soluzione pacifica. Perciò “ogni vero cattolico deve ricordarsi sopra ogni cosa di essere in ogni circostanza e di apparire veramente cattolico, accedendo agli Uffici pubblici ed esercitandoli con il fermo e costante proposito di promuovere a tutto potere il bene sociale ed economico della patria e particolarmente del popolo, secondo le massime della civiltà spiccatamente cristiana e di difenderne insieme gli interessi supremi della Chiesa che sono quelli della Religione e della giustizia” (San Pio X, Enciclica “fermo proposito” ai Vescovi d’Italia, 11/06/1905).

Fonte: Informazione Cattolica.it

Despreciar a China es, hoy, un gran error geopolítico

 

Por Matteo Castagna

En la última sesión de la ONU, el canciller ucraniano pidió un minuto de silencio en memoria de las víctimas de la agresión rusa en su país. Por su parte, el representante permanente de Rusia ante la ONU, Nebenzya, respondió brevemente: “¡Le pedimos que honre la memoria de todas las víctimas en Ucrania, desde 2014 en adelante!”.

La poca memoria es, en efecto, uno de los principales vicios del Occidente liberal, que no forma parte, sin embargo, del sincero Occidente que siempre ama la verdad histórica.

Los años de guerra son 9 y no 1. Hace un año, tras reconocer oficialmente las Repúblicas Populares de Donetsk y Lugansk, la Federación Rusa puso en marcha una operación militar especial para salvaguardar a la población de Donbass, que Ucrania atacaba desde hacía más de ocho años y evitar que el ejército ucraniano represente una amenaza para la seguridad de Rusia. Putin pidió conversaciones con Occidente para delinear un plan de seguridad europeo, que fue rechazado en octubre y diciembre de 2021. Moscú pretendía proponer negar la solicitud de Kiev de unirse a la OTAN, bloquear la solicitud de Kiev de volver a tener armas nucleares, poner fin al bombardeo masivo de la línea de contacto en Donbás. Occidente respondió a la Operación Militar Especial con una serie de medidas y declaraciones ya preparadas: sentencias, sanciones.

Occidente se ha quitado la máscara: ha admitido que en los últimos años ha utilizado Ucrania y el conflicto en curso en Donbass desde 2014 como un caballo de Troya con una función antirrusa. Admitió haber entrenado a soldados y milicianos ucranianos. Admitió que solo garantizó el cumplimiento de los acuerdos de Minsk (por así decirlo) para preparar mejor a Ucrania para una guerra más grande contra Rusia que  el Occidente liberal ya quería pelear hace casi nueve años e Inició la mayor campaña rusofóbica desde la Segunda Guerra Mundial.

No es necesario ser un “observador especial” para darse cuenta de que los esfuerzos diplomáticos reales y concretos de la OTAN para poner fin a este conflicto ni siquiera están en el horizonte. Nuestros pacifistas locales guardan silencio y observan los atentados por televisión, mostrando banderas ucranianas frente a la sede del Partido Demócrata. La línea absolutamente plana sobre los Estados Unidos y el enlace de la primera ministra de Italia, Giorgia Meloni, con Zelensky preocupan mucho, parecen, al menos, imprudentes y tan descarados como para volverse grotescos.

En su mayoría, las voces disidentes son pocas y marginadas. Los medios parecen casi todos alineados con Biden y Von der Leyen, en una propaganda que podría convertirse en un boomerang en un futuro cercano.

Increíblemente, es la China comunista, a la que los miopes políticos italianos no la ven como un factor fundamental en el contexto actual, la que propone un plan de paz de 12 puntos que apuesta por el diálogo y la negociación como única salida a la crisis.

Esta propuesta parece muy equilibrada y debe desarrollarse en términos más generales, junto con los demás Estados. El punto 8 es particularmente importante: no se deben usar armas nucleares y no se deben librar guerras nucleares. Se debe resistir la amenaza o el uso de armas nucleares.

Se debe prevenir la proliferación nuclear y evitar la crisis nuclear. el secretario general de la Alianza Atlántica, Jens Stoltenberg, en una conferencia de prensa en Tallin, dijo que “China no tiene credibilidad porque nunca condenó la invasión de Rusia y firmó, un tiempo antes de la invasion rusa, un acuerdo de asociación ilimitada con Moscú” Estados Unidos ni siquiera ha considerado el plan chino. De hecho, CNN informa que EE. UU. tiene información de que China suministrará a Rusia drones y municiones.

Es, por tanto, extremadamente difícil vislumbrar, humanamente hablando, una solución pacífica. Por lo tanto, “todo verdadero católico debe recordar, sobre todas las cosas, que, en toda circunstancia, debe promover el Bien social y económico de la patria y particularmente el del pueblo” con todo su poder, según las máximas de la civilización netamente cristiana y para “defender juntos los supremos intereses de la Iglesia que son los de la religión y la justicia” (San Pío X, Encíclica “Firme Propósito” a los obispos de Italia, 11/ 06/1905).

Fonte: La Voce del Periodista

Despreciar a China es, hoy, un gran error geopolítico

Photo of Matteo Castagna Matteo Castagna

En la última sesión de la ONU, el canciller ucraniano pidió un minuto de silencio en memoria de las víctimas de la agresión rusa en su país. Por su parte, el representante permanente de Rusia ante la ONU, Nebenzya, respondió brevemente: «¡Le pedimos que honre la memoria de todas las víctimas en Ucrania, desde 2014 en adelante!».

La poca memoria es, en efecto, uno de los principales vicios del Occidente liberal, que no forma parte, sin embargo, del sincero Occidente que siempre ama la verdad histórica.

Los años de guerra son 9 y no 1. Hace un año, tras reconocer oficialmente las Repúblicas Populares de Donetsk y Lugansk, la Federación Rusa puso en marcha una operación militar especial para salvaguardar a la población de Donbass, que Ucrania atacaba desde hacía más de ocho años y evitar que el ejército ucraniano represente una amenaza para la seguridad de Rusia. Putin pidió conversaciones con Occidente para delinear un plan de seguridad europeo, que fue rechazado en octubre y diciembre de 2021. Moscú pretendía proponer negar la solicitud de Kiev de unirse a la OTAN, bloquear la solicitud de Kiev de volver a tener armas nucleares, poner fin al bombardeo masivo de la línea de contacto en Donbás. Occidente respondió a la Operación Militar Especial con una serie de medidas y declaraciones ya preparadas: sentencias, sanciones.

Occidente se ha quitado la máscara: ha admitido que en los últimos años ha utilizado Ucrania y el conflicto en curso en Donbass desde 2014 como un caballo de Troya con una función antirrusa. Admitió haber entrenado a soldados y milicianos ucranianos. Admitió que solo garantizó el cumplimiento de los acuerdos de Minsk (por así decirlo) para preparar mejor a Ucrania para una guerra más grande contra Rusia que el Occidente liberal ya quería pelear hace casi nueve años e Inició la mayor campaña rusofóbica desde la Segunda Guerra Mundial.

No es necesario ser un «observador especial» para darse cuenta de que los esfuerzos diplomáticos reales y concretos de la OTAN para poner fin a este conflicto ni siquiera están en el horizonte. Nuestros pacifistas locales guardan silencio y observan los atentados por televisión, mostrando banderas ucranianas frente a la sede del Partido Demócrata. La línea absolutamente plana sobre los Estados Unidos y el enlace de la primera ministra de Italia, Giorgia Meloni, con Zelensky preocupan mucho, parecen, al menos, imprudentes y tan descarados como para volverse grotescos.

En su mayoría, las voces disidentes son pocas y marginadas. Los medios parecen casi todos alineados con Biden y Von der Leyen, en una propaganda que podría convertirse en un boomerang en un futuro cercano.

Increíblemente, es la China comunista, a la que los miopes políticos italianos no la ven como un factor fundamental en el contexto actual, la que propone un plan de paz de 12 puntos que apuesta por el diálogo y la negociación como única salida a la crisis.

Esta propuesta parece muy equilibrada y debe desarrollarse en términos más generales, junto con los demás Estados. El punto 8 es particularmente importante: no se deben usar armas nucleares y no se deben librar guerras nucleares. Se debe resistir la amenaza o el uso de armas nucleares.

Se debe prevenir la proliferación nuclear y evitar la crisis nuclear. El secretario general de la Alianza Atlántica, Jens Stoltenberg, en una conferencia de prensa en Tallin, dijo que «China no tiene credibilidad porque nunca condenó la invasión de Rusia y firmó, un tiempo antes de la invasión rusa, un acuerdo de asociación ilimitada con Moscú» Estados Unidos ni siquiera ha considerado el plan chino. De hecho, CNN informa que EE. UU. tiene información de que China suministrará a Rusia drones y municiones.

Es, por tanto, extremadamente difícil vislumbrar, humanamente hablando, una solución pacífica. Por lo tanto, «todo verdadero católico debe recordar, sobre todas las cosas, que, en toda circunstancia, debe promover el Bien social y económico de la patria y particularmente el del pueblo» con todo su poder, según las máximas de la civilización netamente cristiana y para «defender juntos los supremos intereses de la Iglesia que son los de la religión y la justicia» (San Pío X, Encíclica «Firme Propósito» a los obispos de Italia, 11/ 06/1905).

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Matteo Castagna

Analista geopolítico, escritor y líder del movimiento italiano Christus Rex, organización que defiende la Enseñanza Tradicional de la Iglesia Católica, el Orden Natural y la Soberanía de los Estados Nacionales.
Fonte: Info Hispania

DESPRECIAR A CHINA ES, HOY, UN GRAN ERROR GEOPOLÍTICO

01.03.2023

En la última sesión de la ONU, el canciller ucraniano pidió un minuto de silencio en memoria de las víctimas de la agresión rusa en su país. Por su parte, el representante permanente de Rusia ante la ONU, Nebenzya, respondió brevemente: “¡Le pedimos que honre la memoria de todas las víctimas en Ucrania, desde 2014 en adelante!”.

La poca memoria es, en efecto, uno de los principales vicios del Occidente liberal, que no forma parte, sin embargo, del sincero Occidente que siempre ama la verdad histórica.

Los años de guerra son 9 y no 1. Hace un año, tras reconocer oficialmente las Repúblicas Populares de Donetsk y Lugansk, la Federación Rusa puso en marcha una operación militar especial para salvaguardar a la población de Donbass, que Ucrania atacaba desde hacía más de ocho años y evitar que el ejército ucraniano represente una amenaza para la seguridad de Rusia. Putin pidió conversaciones con Occidente para delinear un plan de seguridad europeo, que fue rechazado en octubre y diciembre de 2021. Moscú pretendía proponer negar la solicitud de Kiev de unirse a la OTAN, bloquear la solicitud de Kiev de volver a tener armas nucleares, poner fin al bombardeo masivo de la línea de contacto en Donbás. Occidente respondió a la Operación Militar Especial con una serie de medidas y declaraciones ya preparadas: sentencias, sanciones.

Occidente se ha quitado la máscara: ha admitido que en los últimos años ha utilizado Ucrania y el conflicto en curso en Donbass desde 2014 como un caballo de Troya con una función antirrusa. Admitió haber entrenado a soldados y milicianos ucranianos. Admitió que solo garantizó el cumplimiento de los acuerdos de Minsk (por así decirlo) para preparar mejor a Ucrania para una guerra más grande contra Rusia que  el Occidente liberal ya quería pelear hace casi nueve años e Inició la mayor campaña rusofóbica desde la Segunda Guerra Mundial.

No es necesario ser un “observador especial” para darse cuenta de que los esfuerzos diplomáticos reales y concretos de la OTAN para poner fin a este conflicto ni siquiera están en el horizonte. Nuestros pacifistas locales guardan silencio y observan los atentados por televisión, mostrando banderas ucranianas frente a la sede del Partido Demócrata. La línea absolutamente plana sobre los Estados Unidos y el enlace de la primera ministra de Italia, Giorgia Meloni, con Zelensky preocupan mucho, parecen, al menos, imprudentes y tan descarados como para volverse grotescos.

En su mayoría, las voces disidentes son pocas y marginadas. Los medios parecen casi todos alineados con Biden y Von der Leyen, en una propaganda que podría convertirse en un boomerang en un futuro cercano.

Increíblemente, es la China comunista, a la que los miopes políticos italianos no la ven como un factor fundamental en el contexto actual, la que propone un plan de paz de 12 puntos que apuesta por el diálogo y la negociación como única salida a la crisis.

Esta propuesta parece muy equilibrada y debe desarrollarse en términos más generales, junto con los demás Estados. El punto 8 es particularmente importante: no se deben usar armas nucleares y no se deben librar guerras nucleares. Se debe resistir la amenaza o el uso de armas nucleares.

Se debe prevenir la proliferación nuclear y evitar la crisis nuclear. el secretario general de la Alianza Atlántica, Jens Stoltenberg, en una conferencia de prensa en Tallin, dijo que “China no tiene credibilidad porque nunca condenó la invasión de Rusia y firmó, un tiempo antes de la invasion rusa, un acuerdo de asociación ilimitada con Moscú” Estados Unidos ni siquiera ha considerado el plan chino. De hecho, CNN informa que EE. UU. tiene información de que China suministrará a Rusia drones y municiones.

Es, por tanto, extremadamente difícil vislumbrar, humanamente hablando, una solución pacífica. Por lo tanto, “todo verdadero católico debe recordar, sobre todas las cosas, que, en toda circunstancia, debe promover el Bien social y económico de la patria y particularmente el del pueblo” con todo su poder, según las máximas de la civilización netamente cristiana y para “defender juntos los supremos intereses de la Iglesia que son los de la religión y la justicia” (San Pío X, Encíclica “Firme Propósito” a los obispos de Italia, 11/ 06/1905).

Fonte: Geopolitika.ru – sito di Alexandr Dugin

 

Articolo in versione un po’ differente su Arianna Editrice:

Gli anni di guerra sono 9 e non 1: un errore rigettare la proposta di pace della Cina

di Matteo Castagna – 26/02/2023

Gli anni di guerra sono 9 e non 1: un errore rigettare la proposta di pace della Cina

Fonte: Matteo Castagna

All’ultima seduta dell’ONU, il Ministro degli Esteri ucraino ha chiesto un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’aggressione russa del suo Paese. A stretto giro, gli ha risposto il rappresentante permanente all’ONU della Russia, Nebenzya: “vi chiediamo di onorare la memoria di tutte le vittime in Ucraina, dal 2014 in avanti!”. La memoria corta è, infatti, uno dei principali vizi della propaganda, che si contrappone, sempre, alla verità storica.
Gli anni di guerra sono 9 e non 1.
Un anno fa, dopo aver riconosciuto ufficialmente le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, la Federazione Russa diede il via ad un’ operazione militare speciale per salvaguardare la popolazione del Donbass, che l’Ucraina attaccava da oltre otto anni e impedire all’esercito ucraino di costituire una minaccia per la sicurezza della Russia. Putin chiedeva colloqui con l’Occidente per delineare un piano di sicurezza europeo, rifiutato ad ottobre e dicembre 2021. Intendeva proporre di negare la richiesta di Kiev di entrare nella NATO, di bloccare la richiesta di Kiev di tornare ad avere armi nucleari, di porre fine al massiccio bombardamento della linea di contatto in Donbass. All’operazione speciale, l’Occidente rispose con una serie di misure e dichiarazioni già preparate: condanne, sanzioni, aiuti militari all’Ucraina.
L’Occidente ha gettato la maschera: ha ammesso di avere utilizzato, in questi anni, l’Ucraina e il conflitto in corso in Donbass dal 2014 come un cavallo di Troia in funzione antirussa. Ha ammesso di aver addestrato i soldati e miliziani ucraini. Ha ammesso di aver garantito il rispetto (si fa per dire) degli accordi di Minsk solo per preparare meglio l’Ucraina ad una guerra più grande contro la Russia che l’Occidente voleva già combattere, quasi nove anni fa. Ha dato il via alla più grande campagna russofoba dalla Seconda Guerra Mondiale.
Non serve essere “osservatori speciali” per notare che reali e concreti tentativi diplomatici, da parte della NATO per porre fine a questo conflitto non sono neppure all’orizzonte.
I pacifisti nostrani tacciono e osservano in pantofole i bombardamenti trasmessi nei tg, esponendo fuori dalle sedi del Pd le bandiere ucraine.
La linea assolutamente appiattita sugli Stati Uniti e la liason con Zelensky del premier Giorgia Meloni preoccupano parecchio, sembrano almeno imprudenti, e politicamente inutili perché l’Italia, in tutto questo contesto, conta zero. Nella maggioranza, sono poche e marginalizzate le voci di dissenso. La comunicazione sembra quasi tutta il megafono di Biden e Von der Leyen, in una propaganda che potrebbe rivelarsi un boomerang, nel prossimo futuro, sulla pelle dei popoli europei, già col conto corrente alleggerito dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita.
Incredibilmente, è la Cina comunista, che politici italiani miopi, nani e ballerine non guardano, colpevolmente, come attore fondamentale nell’attuale situazione, a proporre un piano di pace,  in 12 punti, che mette al centro il dialogo e i negoziati come unica via d’uscita dalla crisi. La proposta appare molto equilibrata e da sviluppare nei contenuti più generici, assieme agli altri Stati. Particolarmente importante il punto 8: le armi nucleari non devono essere utilizzate e le guerre nucleari non devono essere combattute. La minaccia o l’uso di armi nucleari dovrebbe essere contrastata. La proliferazione nucleare deve essere prevenuta e la crisi nucleare evitata. il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa a Tallin ha detto che «la Cina non ha credibilità perché non ha mai condannato l’invasione della Russia e ha firmato qualche tempo prima dell’invasione russa un accordo per una partnership senza limiti con Mosca». Gli USA non hanno preso neppure in considerazione il piano cinese, sottovalutando la più grande superpotenza economica e nucleare del mondo. Anzi, la CNN informa che gli USA hanno informazioni per cui la Cina fornirà alla Russia droni e munizioni.
E’, perciò, estremamente difficile, intravvedere, umanamente, una soluzione pacifica. Occorre prepararsi ad una guerra dagli esiti incerti. In questi momenti difficili torna in mente la saggia frase di Fedor Dostoevskji, secondo il quale “il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive”. Ovvero, quello che la società fluida vorrebbe far dimenticare.

 

Robot con la coscienza? L’ultima sfida dello scientismo contemporaneo

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/02/13/robot-con-la-coscienza-lultima-sfida-dello-scientismo-contemporaneo/

L’INGEGNERIA SOCIALE È UN PILASTRO ESSENZIALE DELLA METAPOLITICA DELL’OPEN SOCIETY DI GEORGE SOROS

Tutti concordano sul fatto che stiamo vivendo un periodo di cambiamenti epocali, sul piano economico e politico, ma soprattutto sul piano sociale ed antropologico. Non si tratta di mutamenti fisiologici, dovuti al progresso o a naturali processi di trasformazione delle abitudini e del sentire comune. E’ un progetto che viene prodotto nei circoli delle élites sovranazionali da persone che hanno un nome ed un cognome nonché un fine, che è fatto di arricchimento e potere. Tale programma ha un nome: “società aperta”. Il padre nobile è Karl Popper, che inizia ad elaborare il suo pensiero negli anni quaranta del secolo scorso.

Secondo Popper, nelle società aperte, si presume che il governo sia sensibile e tollerante, i meccanismi politici trasparenti e flessibili al cambiamento, permettendo a tutti di partecipare ai processi decisionali. Nella convinzione che l’ umanità non disponga di verità assolute, ma solo approssimazioni, la società dovrebbe dare così massima libertà di espressione ai suoi individui e l’autoritarismo non è giustificato. Egli sostenne che solo la democrazia liberale offrirebbe un meccanismo istituzionale per evolvere ed essere riformata o subire cambi di potere senza il bisogno di spargimenti di sangue.

Il miliardario e attivista politico George Soros, autodefinitosi discepolo di Popper, sostiene che l’uso sofisticato di tecniche persuasive ed ingannevoli come la moderna pubblicità e le scienze cognitive, attuato da politici come Frank Luntz e Karl Rove, ponga dubbi sulla originale concezione popperiana di società aperta. Poiché la percezione della realtà dell’elettorato può essere facilmente manipolata, il discorso politico democratico non porta necessariamente ad una migliore comprensione della realtà.

Soros sostiene che, oltre alla separazione dei poteri, libertà di espressione e di pensiero, è necessario anche rendere esplicita una forte devozione alla ricerca scientifica della verità. L’ingegneria sociale diviene un pilastro essenziale della metapolitica dell’Open Society di Soros, attraverso, soprattutto, l’influenza di Popper, dell’antropologo e psicologo Gregory Bateson, padre della cibernetica. Con essa si inseriscono il controllo mentale e la riprogrammazione psicosociale delle masse.

Lo scrittore Lucien Cerise diede questa definizione di ingegneria sociale: “è il nome dato ad un approccio interventista e meccanicista dei fenomeni sociali. Si tratta di lavorare alla trasformazione della società come se si trattasse di un edificio, di un’architettura, facendo ad esempio “demolizioni controllate”, o utilizzando una sorta di “caos controllato” per provocare cambiamenti che altrimenti non si produrrebbero da soli. […] L’ingegneria sociale è la trasformazione furtiva e metodica dei soggetti sociali (individui o gruppi).” Di fronte ad un programma così inquietante, che include l’intelligenza artificiale ed annulla l’anima con la religione, azzerando il pensiero e demandando tutto alle macchine, mi sono imbattuto in un articolo di Giorgia Audiello su l’Avanti.it del 10/02/2023, dal titolo: “Robot con la coscienza? L’ultima sfida del razionalismo scientista”.

Esordisce la giornalista: “Indagare, simulare e “creare” la coscienza attraverso la robotica: è l’ultima frontiera del culto del progresso tecno-scientifico materialista e meccanicista che pervade la modernità.

Tentare di conferire autocoscienza alle macchine è il paradosso più estremo del razionalismo positivista che vorrebbe ridurre il pensiero – compresi la creatività, le emozioni e la sensibilità – a mero processo meccanico attraverso l’uso di algoritmi e deep learning.

L’obiettivo è conferire alle macchine autocoscienza per mezzo di quella che viene chiamata auto-simulazione artificiale e arrivare utopisticamente alle “macchine coscienti”: una contraddizione in termini in quanto macchina e coscienza risultano di per se stesse incompatibili, essendo la prima materiale e programmata e la seconda – in quanto collegata al pensiero e all’anima – immateriale e, per questo, sommamente libera e non programmabile.

Se indagare i grandi misteri della vita, dell’universo e della coscienza è da sempre oggetto della filosofia, oggi è diventato soprattutto interesse dell’ingegneria, delle neuroscienze e della biochimica, poiché esse cercano il modo di riprodurre questi processi artificialmente in un impulso prometeico che porta l’uomo non solo a voler dominare la realtà, ma direttamente a crearla, nella velleitaria illusione di dimostrare – attraverso la tecno-scienza – che non vi sono “misteri” e che tutto è riducibile a leggi meccaniche e materiali, compresa la vita stessa.

È quanto afferma implicitamente Hod Lipson, ingegnere meccanico che dirige il Creative Machines Lab alla Columbia University con lo scopo di creare macchine dotate di autocoscienza. Con riferimento a quest’ultima, Lipson ha affermato che «è quasi una delle grandi domande senza risposta, al pari dell’origine della vita e dell’origine dell’universo. Cos’è la sensibilità, la creatività? Cosa sono le emozioni? Vogliamo capire cosa significa essere umani, ma vogliamo anche capire cosa serve per creare queste cose artificialmente».

Conclude, a ragione, la Audiello: “Se da un lato, dunque, si assiste sempre più al tentativo di snaturare l’uomo riducendolo a meri processi biochimici, dall’altro, paradossalmente, vi è la volontà di attribuire caratteristiche intrinsecamente umane come la coscienza alle macchine, nella vana illusione di elevare l’uomo al rango di “creatore”. Tuttavia, questa volontà di potenza che ha a che fare con l’orgoglio umano di imitare goffamente “Dio”, non solo rischia di allontanare sempre più l’uomo dalla comprensione di concetti che sono già stati indagati profondamente e magistralmente dalla filosofia antica, ma anche di alterare e mettere a rischio la libertà umana sempre più in balia del controllo digitale e dell’IA che può dare vita ad un vero e proprio reticolato di sorveglianza ineludibile, rendendo l’umano schiavo delle sue stesse “creazioni””.

Voces del Periodista: La tecnología que usan los hombres: o cambias o “¡viva el hombre de las cavernas!”

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Con l’editoriale di lunedì inizia la traduzione e la divulgazione in America Latina degli Editoriali di Matteo Castagna da parte di uno staff di professionisti locali. Gli articoli saranno pubblicati su alcuni media. Oggi su “La Voce del Periodista”

Por Matteo Castagna

La inteligencia artificial (AI, por sus siglas en inglés), es una tecnología informática que revoluciona la forma en que los humanos interactúan con las máquinas y las máquinas entre sí. Gracias a la inteligencia artificial es posible (al menos este es el objetivo final) hacer que las máquinas sean capaces de realizar acciones complejas y “razonar”, aprender de los errores y realizar funciones hasta ahora exclusivas de la inteligencia humana.

Hoy en Italia y en todo el mundo, la inteligencia artificial se utiliza en empresas y más allá, para llevar a cabo tareas que llevarían mucho tiempo a los humanos. A menudo, cuando las personas hablan o escriben sobre inteligencia artificial, uno de los componentes se denomina aprendizaje automático. Para lidiar con la IA se requieren componentes de hardware y software especializados para escribir y entrenar algoritmos de aprendizaje automático. Los lenguajes de programación, por otro lado, no son sinónimos de inteligencia artificial, pero están involucrados en la construcción de sistemas informáticos y están muy extendidos, como Python, R y Java. La programación de IA requiere tres habilidades cognitivas: aprendizaje, razonamiento y autocorrección.

La Inteligencia Artificial se está volviendo cada vez más decisiva en la vida de la sociedad del siglo XXI. Y esto es un hecho. Al mismo tiempo, ¿provoca problemas éticos? ¿Hasta dónde puede llegar la tecnología? ¿Tenemos que hacernos a la idea de vivir con máquinas sensibles? ¿Se puede confiar en la Inteligencia Artificial?

En el siglo XXI estas serán las preguntas que deberíamos hacernos, en una sociedad donde el poder está preparando el terreno para este nuevo modelo de vida. Un potente algoritmo de Inteligencia Artificial es capaz de emular las capacidades cognitivas humanas de forma auténtica, casi imperceptible. Llegados a este punto, la pregunta del siglo podría ser: ¿se puede confiar en la Inteligencia Artificial?

Hay implicaciones notables que conciernen a los sistemas sociales, económicos y políticos ya las personas que forman parte de ellos, tales como el respeto a los derechos humanos fundamentales en cuanto a la libertad, tanto individual como colectiva, la igualdad y las relaciones interpersonales; salvaguardar el bienestar emocional y profesional de los trabajadores de acuerdo con el desarrollo de algoritmos cada vez más eficaces, incluso para tareas complejas; la moralidad declinó a nivel religioso, por ejemplo católico; la personalidad subjetiva, que, en este punto, iguala a todas las IA.

La centralidad de la cuestión ética en el uso de la Inteligencia Artificial es, pues, palpable desde varios puntos de vista. La Agencia ANSA informa, el día 17 de enero de 2023, el comentario del músico y compositor, Nick Cave,  quien, luego de escuchar una canción compuesta por una Inteligencia Artificial, expresó  “Una schifezza” y “una burla grotesca de lo que significa ser humano”.

Los de Sperling & Kupfer han editado un libro muy interesante de Francesco Borgonovo, titulado “ ¡Parad las máquinas! Cómo nos están robando el trabajo, la salud y hasta el alma ”

El autor indaga en el lado oscuro de la revolución digital, con las consecuencias en el mundo laboral, en materia de salud, en la sociedad y explica las razones para empezar a dudar de un sistema que está convirtiendo el mundo en un paraíso para los robots y una pesadilla para los humanos.

Por eso, esta frase que extraemos del prefacio de Mario Giordano impacta y nos hace reflexionar: “Detener la máquina no es un acto ludita. Es un acto que devuelve al hombre a su verdadera naturaleza, que ciertamente no será perfecta, pero no puede reducirse a una cadena matemática manejada por una computadora. Ya puedo escuchar las voces críticas: ¿quieres volver a la caverna? No me gustaría vivir en un mundo sin tecnología, de la que soy, además, un abundante consumidor. Pero tengo la impresión de que, ahora, la relación se está invirtiendo: ya no son los hombres los que usan la tecnología, sino que es la tecnología la que usa a los humanos. Así que cambiemos de dirección y demos vuelta la mesa. O mejor las cavernas”.

¡Sí, o cambiamos, o vítores para los cavernícolas!

www.infomazionecattolica.it

NdR: el autor es un escritor, analista geopolítico y conferencista italiano. Sus puntos de vista, son solicitados por la prensa comercial y alternativa de Italia y de otros países

La tecnologia che usa gli uomini: o si cambia oppure “evviva i cavernicoli!”

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/01/30/la-tecnologia-che-usa-gli-uomini-o-si-cambia-oppure-evviva-i-cavernicoli/

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ DETERMINANTE NELLA VITA DELLA SOCIETÀ DEL VENTUNESIMO SECOLO. E QUESTO È UN FATTO. AL CONTEMPO, ESSO SOLLEVA PROBLEMI ETICI

L’intelligenza artificiale (AI, Artificial intelligence) è una tecnologia informatica che rivoluziona il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina, e le macchine tra di loro. Grazie all’intelligenza artificiale è possibile (almeno questo l’obiettivo ultimo) rendere le macchine in grado di compiere azioni e “ragionamenti” complessi, imparare dagli errori, e svolgere funzioni fino ad oggi esclusive dell’intelligenza umana.

Oggi in Italia e nel mondo l’intelligenza artificiale viene utilizzata in azienda e non solo, per svolgere compiti che all’uomo richiederebbero molto tempo. Spesso quando si parla o si scrive di intelligenza artificiale ci si riferisce a una delle componenti come l ‘apprendimento automatico. Per avere a che fare con l’AI è necessario che siano presenti sia componenti hardware sia software specializzati per la scrittura e l’addestramento degli algoritmi di apprendimento automatico. I linguaggi di programmazione, invece, non sono sinonimo di intelligenza artificiale ma intervengono a costruire sistemi informatici e sono molto diffusi come Python, R e Java. La programmazione dell’intelligenza artificiale necessita di tre abilità cognitive: apprendimento, ragionamento, autocorrezione.

L’Intelligenza Artificiale sta diventando sempre più determinante nella vita della società del ventunesimo secolo. E questo è un fatto. Al contempo, esso provoca problemi etici? Fin dove può spingersi la tecnologia? Dobbiamo abituarci all’idea di convivere con macchine senzienti? Ci si può fidare dell’Intelligenza Artificiale?

Nel XXI secolo saranno queste le domande che dovremmo porci, in una società ove il potere sta preparando il terreno a questo nuovo modello di vita. Un algoritmo di Intelligenza Artificiale forte è capace di emulare le capacità cognitive umane in modo autentico, quasi impercettibile. A questo punto, la domanda del secolo potrebbe essere: ci si può fidare dell’intelligenza Artificiale?

Ci sono implicazioni notevoli che riguardano sistemi sociali, economici e politici e le persone che ne fanno parte, come il rispetto dei diritti umani fondamentali riguardanti la libertà, sia individuale sia collettiva, l’uguaglianza e i rapporti interpersonali; la salvaguardia del benessere emotivo e professionale dei lavoratori in funzione allo sviluppo di algoritmi sempre più performanti, anche per mansioni complesse; la moralità declinata sul piano religioso, ad esempio cattolico; la personalità soggettiva, che, a questo punto rende le IA tutte uguali.

La centralità della questione etica nell’uso dell’Intelligenza Artificiale è dunque palpabile sotto diversi punti di vista. L’ANSA del 17/01/2023 riporta il commento del musicista e compositore Nick Cave, dopo aver ascoltato una canzona composta da una Intelligenza Artificiale: “Una schifezza” e “una grottesca presa in giro di ciò che significa essere umani”.

Quelli di Sperling & Kupfer hanno editato un libro molto interessante di Francesco Borgonovo, dal titolo “Fermate le macchine! Come ci stanno rubando il lavoro, la salute e perfino l’anima” (€ 17,50).

L’autore indaga il lato oscuro della rivoluzione digitale, con le conseguenze sul mondo del lavoro, sulla materia della salute, sulla società e spiega le ragioni per cominciare a dubitare di un sistema che sta trasformando il mondo in un paradiso per i robot e in un incubo per gli esseri umani. Perciò colpisce e fa riflettere questa frase tratta dalla prefazione di Mario Giordano: “Fermare le macchine non è un atto luddista. E’ un atto che restituisce all’uomo la sua vera natura, che non sarà di certo perfetta, ma non può essere ridotta a una stringa matematica gestita da un computer. Sento già le voci critiche: vuoi tornare alla caverna? Io non vorrei vivere in un mondo senza tecnologia, di cui sono, per altro, un abbondante consumatore. Ma ho l’impressione che oramai il rapporto si stia invertendo: non sono più gli uomini a usare la tecnologia. e’ la tecnologia che usa gli uomini. E allora o cambiamo verso e ribaltiamo il tavolo. Oppure, meglio le caverne”. Già, o si cambia, oppure evviva i cavernicoli!

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