Non si può tacere sul Donbass e sulle responsabilità di Stati Uniti e Nato sull’Ucraina

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Questo articolo è stato ripreso dal blog del vaticanista Marco Tosatti “Stilum Curiae” il 10/03/2022:

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra interessante portare alla vostra attenzione e rilanciare questo commento di Matteo Castagna su InFormazione Cattolica, che ringraziamo per la cortesia, Buona lettura e riflessione. 

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/03/07/solo-i-moderni-farisei-possono-tacere-sul-donbass-e-le-responsabilita-di-usa-e-nato/ 

È SINISTRA UNA MORALE CHE VEDE MORTI DI SERIE A E MORTI DI SERIE B

A emergenza sanitaria non ancora conclusa, è iniziata una guerra dalla portata incerta, i cui venti sembrano minacciare tutto l’Occidente, che ha ragioni profonde. E’ l’implosione del liberal-capitalismo, nichilista e ateo.

In questo periodo è difficile orientarsi, soprattutto perché l’informazione è viziata dalla propaganda, come sempre è avvenuto nel corso della storia. La tendenza dei media mainstream è quella consueta che mira a avvelenarla al fine di creare due opposte tifoserie. In tale contesto, dove le responsabilità sono maggiori, l’ipocrisia viene amplificata da un sinistro pacifismo pieno di retorica, cui segue il destro opportunismo del pensiero debole, pieno di sudditanza culturale e politica, che si traduce nell’ignoranza della verità dei fatti, funzionale agli interessi del più forte. La cosiddetta Destra vive nella cappa, per dirla con Marcello Veneziani, senza avere una propria visione organica e strutturata della geopolitica.

La persona ragionevole dovrebbe trovare un punto di equilibrio nell’analisi degli avvenimenti, sapendo inserirli in una visione del mondo chiara e precisa. E’ superficiale ritenere che questa guerra sia solamente frutto di questioni economiche. E’ fuorviante guardare all’oggi con i parametri del secolo scorso, perché il terzo millennio ha cambiato ogni paradigma. E’ sciocco esaltare la guerra per il carico di morte e sofferenze che provoca ma è miope schierarsi senza conoscere, affidandosi ad artefatti stereotipi, figliastri della peggior falsificazione della realtà per accreditarsi ai tavoli che contano. I vassalli e i servi rimarranno sempre tali, anche se sposano la causa di una Superpotenza.

In ambiente cattolico si sente la mancanza della lungimiranza e della saggezza di Pio XI e di Pio XII. In alcuni luoghi di culto sono tornate le bandiere della pace a primeggiare sugli stendardi di Cristo Re. C’è un diffuso adeguamento alle logiche del Pensiero Unico perché, nel breve termine, è sempre più comodo. Ma davvero il Magistero Perenne ci insegna ad essere pacifisti? Dalla Bibbia, dalla Tradizione e da alcuni documenti della Chiesa risulta senza dubbio che un cattolico non può ritenere che la guerra come tale è contro la legge di Dio e cattiva in se stessa.

La questione morale è ottimamente proposta da Sant’Agostino e chiaramente elaborata da San Tommaso d’Aquino. Affinché sia lecita è richiesto: 1) che sia fatta dalla persona che detiene la massima autorità nello Stato. 2) che non sia condotta per motivi personali cattivii (vendette, conquiste, ambizioni ecc.) ma, 3) per salvaguardare i propri diritti contro il popolo che li viola o li ha violati. Lo scopo della guerra moralmente buona è il mantenimento della giustizia e, quindi, la pace.

L’errore più grande è credere che sbagli chi dichiara guerra perché disturba la pace. La colpa è di colui che ha commesso delle violazioni dell’ordine giuridico e così ha reso necessario che l’altro dichiari la guerra. Come riconosce, però, il Dizionario di Teologia Morale dei cardinali Roberti e Palazzini “la pace è basata sulla giustizia. Chi sconvolge la base, sconvolge l’edificio che poggia su di essa” (Editrice Studium 1955, riedizione Effedieffe 2019).

A tal proposito, solo i moderni farisei possono aver taciuto la terribile situazione del Donbass per ben 8 anni e le grandi responsabilità di Stati Uniti e NATO nel conflitto. E’ sinistra una morale che vede morti di serie A e morti di serie B. La guerra giustamente dichiarata impone delle regole a tutela dei civili, dei bambini, dei prigionieri, obbligando i belligeranti di ogni grado all’obbligo severo di non recare a qualsiasi persona, anche al nemico, danni inutili. I trattati internazionali perdono molto valore ed efficacia quando non tutti i governanti hanno lo stesso sentimento morale riguardo al rispetto del diritto. Esso non può essere grande ove non esiste pietas e soprattutto ove non vi sia la fede soprannaturale in Dio.

Ha scritto il più importante intellettuale russo contemporaneo, Alexandr Dugin: “questa non è una guerra con l’Ucraina. E’ un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. E’ un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo – unipolarismo e atlantismo da un lato, liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia dall’altro. E’ chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista. E noi siamo in guerra esattamente con questo. […] L’Occidente moderno dove trionfano i Rothschild, Soros, Shwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né del Medioevo cristiano e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. E’ un cimitero di rifiuti tossici della civiltà, è anti-civilizzazione“.

Per Dugin è necessario tornare alle radici comuni del vero Occidente classico-cristiano, che sono rimaste in Russia e rigettate progressivamente nei secoli da questa Europa. Più in generale, traendo spunto dalle riflessioni dell’intellettuale russo, questa guerra non è la rottura con l’Europa, ma con questo Occidente scristianizzato e degenerato. Chi vuole un’Europa dei Popoli, libera, sovrana, indipendente, legata alla tradizione dovrebbe dunque contribuire a “rovesciare la giunta globalista antinazionale e costruire una vera casa europea, un palazzo europeo, una cattedrale europea“.

La contro-rivoluzione cattolica in un libro: “Le serate di San Pietroburgo, oggi”

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FRA GLI “IRREGOLARI” DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA DOBBIAMO ANNOVERARE SICURAMENTE IL CATTOLICO JOSEPH DE MAISTRE. LA “POLIZIA POLITICA” DELLA CULTURA ILLUMINISTA, PROGRESSISTA E LAICISTA NON L’HA POTUTO CANCELLARE DEL TUTTO PERCHÉ TROPPO FECONDO E PROFONDO NELL’ANALISI, MA HA FATTO DI TUTTO PER IGNORARLO A SCUOLA, ALL’UNIVERSITÀ E NELLE LIBRERIE. A DUE SECOLI DALLA SUA MORTE, PERÒ, L’AUTORE DELL’OPERA INDIMENTICABILE “LE SERATE DI SAN PIETROBURGO” (1821) TORNA ALL’ATTENZIONE E, FRA GLI ALTRI, NE PARLANO ANCHE MATTEO ORLANDO E GIUSEPPE BRIENZA IN UN LIBRO APPENA PUBBLICATO DALLE EDIZIONI SOLFANELLI

di Angelica La Rosa

Matteo Orlando e Giuseppe Brienza, giornalisti e studiosi di Dottrina sociale della Chiesa rispettivamente condirettore e direttore di inFormazione Cattolica, hanno presentato venerdì pomeriggio, in diretta nazionale su RPL-Radio Padania Libera, il libro “Le serate di San Pietroburgo, oggi. 56 frecce controrivoluzionarie” (pp. 272, euro 15), appena pubblicato dalle Edizioni Solfanelli di Chieti.  L’intervento è andato in onda durante la trasmissione “Potere al Popolo” di Sammy Varin, che può essere ascoltata in tutta Italia sul Canale 740 del digitale terrestre, sulla Radio DAB, in Radiovisione sul sito www.radiorpl.it o anche sul canale YouTube o pagina Facebook dell’emittente vicina alla Lega di Matteo Salvini.

Il dott. Brienza ha introdotto la conversazione sottolineando come, per molti aspetti, la riflessione storica ed il pensiero politico del filosofo cattolico Joseph de Maistre (1753-1821) stiano tornando d’interesse. Dopo due secoli di damnatio memoriae a partire dalla sua morte, infatti, non pochi lo riconoscono ormai come un vero maestro di saggezza intellettuale, di rigore morale e di acume politico. Nel libro “Le Serate di San Pietroburgo, oggi”, appena uscito in un secondo volume (il primo è uscito nel 2014 a cura dello stesso Brienza e di Omar Ebrahime, con una Presentazione di Marcello Veneziani), si riprende nel titolo una delle maggiori opere di de Maistre, pubblicata nel 1821, per attualizzarla con 56 contributi “contro-rivoluzionari”, arricchiti da una originale Presentazione a cura del deputato cattolico e vicesegretario federale della Lega Lorenzo Fontana, che è anche Responsabile del “Dipartimento Famiglia e valori identitari” del partito di Matteo Salvini. Nel suo scritto (pp. 5-6), fra l’altro, l’on. Fontana definisce quello curato da Brienza e Orlando «un testo che nasce nel solco della tradizione e, in un’epoca come quella attuale, rappresenta un’operazione di grande coraggio. Il coraggio sta innanzitutto nei contenuti espressi, decisamente oltre il mainstream, e che sta nell’autorevolezza di firme decisamente e fieramente non-allineate. Una raccolta del pensiero critico, la definirei. Onore al merito» (p. 5). Continua a leggere

La Quaresima non è l’attesa di un’altra grande abbuffata…

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EDUCAZIONE CATTOLICA

di Matteo Castagna

Mentre un tempo il periodo della Quaresima veniva vissuto dai cristiani come autentico momento di penitenza in preparazione all’evento più importante della storia, che è la Passione, morte e Resurrezione di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, per la nostra redenzione, oggi appare un periodo, per molti noioso, in cui si attende solo la seconda grande abbuffata dell’anno liturgico, dopo il Natale.

Questo atteggiamento è sicuramente figlio della secolarizzazione, che però non ci giustificherà al momento del giudizio, perché la Chiesa, Corpo mistico del Figlio di Dio, ha stabilito che tutta la vita su questa Terra debba essere vissuta come preparazione all’altra, nella visione beatifica della Santissima Trinità. Ecco che, allora, le prescrizioni e le leggi stabilite non possono e non devono essere delle forme estetiche o delle vuote e ripetitive consuetudini, quanto delle devote e convinte pratiche della Fede.

Mentre la dieta è di moda, il digiuno è considerato come una pratica oscurantista. E’ possibile che ormai il digiuno non abbia più valore per noi? Dire ciò sembrerebbe negare una cosa affermata e praticata per tanti secoli, sarebbe negare l’esempio di Gesù Cristo stesso nel deserto! Sarebbe bene, quindi, in questo tempo di Quaresima, riprendere in considerazione questa pratica, ancora considerata un pilastro di questo tempo forte, seguendo l’insegnamento di San Tommaso d’Aquino.

La prima cosa sorprendente dell’ insegnamento di San Tommaso sul digiuno è che esso viene considerato un precetto della legge naturale. Quando, quindi, il venerdì santo cominciamo a sognare una bella tagliata, questo non avviene solo perché la Santa Madre Chiesa ci obbliga a digiunare, ma per un motivo insito nella nostra natura. Ciò che la Chiesa fa, nel legiferare sul digiuno, è semplicemente precisare un precetto della legge naturale, per il bene dei fedeli. Questo spiegherebbe anche perché troviamo la pratica del digiuno in quasi tutte le religioni e culture del mondo. In più, ciò significa che il digiuno non è qualcosa riservata a monaci, ma è per tutti.

Per quale motivo uno deve digiunare? Se appartiene alla legge naturale, ci deve essere un buon motivo, un motivo ragionevole. San Tommaso ci indica 3 ragioni per del digiuno: Per reprimere le concupiscenza della carne; perché l’anima si elevi a contemplare le cose più sublimi; per riparare i peccati.

Guardiamo questi motivi più da vicino.

Reprimere la concupiscenza della carne. Cioè, i nostri appetiti naturali per le cose sensibili. La prima cosa da notare è che il nostro desiderio naturale di mangiare è un desiderio in sé buono: senza questo desiderio, moriremo di fame! San Tommaso in nessun modo si identifica con una filosofia che ritiene la natura o le cose corporali come cattivi in sé. Continua a leggere

La denuncia di Vox: come in un sistema totalitario vogliono estendere l’ideologia omosessualista

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L’EDITORIALE DEL VENERDI

di Matteo Orlando

“Vogliono imporre ai nostri figli un’educazione sessuale ideologica e settaria”. È questo l’allarme lanciato dalla deputata di VOX, il partito di destra spagnolo, Georgina Trías.

La Trías ha spiegato attraverso un appassionato discorso tenuto davanti al Congresso, i motivi per i quali il suo gruppo parlamentare ha presentato un emendamento all’intera legge Celaá, quelle norme sull’educazione, volute dal governo social-comunista spagnolo, per estendere quanto più possibile l’ideologia gender nella società, peraltro già sconquassata, spagnola.

La Trías ha avvertito che il progetto del governo delle sinistre mette in pericolo l’educazione dei bambini spagnoli. “La comunità educativa teme che oltre 8 milioni e mezzo di bambini e ragazzi spagnoli non frequentino la loro scuola da tre mesi e che, nel mezzo dell’estate, siano trascorsi sei mesi senza entrare nei centri. E voi vi preoccupate più di imporre il vostro programma ideologico che di risolvere i problemi reali della comunità educativa. In diverse città spagnole ci sono concentrazioni di cittadini per protestare contro l’elaborazione di questa legge”.

La portavoce di VOX ha affermato che nello Stato spagnolo prevalgono la neutralità e il principio del secolarismo positivo, e non la secolarizzazione promossa dal governo. “Vogliono imporre ai nostri figli, sin da piccoli, una presunta educazione sessuale, che invece è ideologica e settaria. E vogliono farlo in modo organizzato e curriculare, come si addice ad un buon sistema totalitario, con guide oscene che sono già state implementate in numerose comunità autonome”.

Nel suo intervento, di una dozzina di minuti, Georgina Trías ha spiegato i dieci motivi per cui Vox dice di no alla legge omosessualista Celaá. Continua a leggere

Il presidente-cacciatore dell’Uruguay vuole scoraggiare gli aborti

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L’EDITORIALE DEL VENERDI

di Matteo Orlando

Il presidente dell’Uruguay, Luis Lacalle Pou, sollecitato dalla domanda di un giornalista, Victor Hugo Acosta, della stazione radio Felicidad de Paysandú, che si è presentato non come “comunicatore ma come cristiano” (sarebbe da chiedere al giornalista il perché non da comunicatore: i giornalisti non posso fare domande sugli aborti?) è ritornato a parlare di aborto ed ha spiegato la sua politica in materia.

In varie precedenti dichiarazioni Lacalle si era espresso sul diritto alla vita. Stavolta la risposta del presidente uruguaiano è stata particolarmente completa. Continua a leggere

Timoner alla guida dell’ordine dei Domenicani

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di Matteo Orlando per www.agerecontra.it 

Dall’estate scorsa, per la prima volta nella storia, l’Ordine mendicante dei Predicatori (Domenicani), che ha diversi secoli di storia ed è stato fondato nell’Europa medievale da San Domenico di Guzman, è guidato da qualcuno nato nel sud-est asiatico.
Fra Gerard Francisco Timoner sarà il maestro dell’Ordine dei Predicatori fino al 2029. Intervistato qualche giorno fa dalla rivista spagnola ECCLESIA, Timoner ha spiegato di avere, come Maestro dell’Ordine “una responsabilità molto grande. Ma i miei fratelli mi hanno incoraggiato e mi hanno fatto capire che dovevo accettare”.
In Europa il numero delle vocazioni cattoliche alla vita consacrata sta diminuendo. In Asia, invece, la tendenza è in crescita. Nell’Ordine dei Predicatori, ha spiegato il Maestro, “la provincia in più rapida crescita è il Vietnam, che conta 400 frati e mille suore apostoliche domenicane. In un paese con il 7% di cristiani”.
Per gestire una tale quantità di vocazioni “la prima cosa dare fare è quella di dare la migliore formazione possibile a chi entra. È la stessa cosa che preoccupava i frati degli anni ’50 e ’60 in Spagna, quando c’erano così tante vocazioni”.
Secondo Fra Gerard Francisco Timoner in Europa “ci sono un numero significativo di persone trentenni, e anche più giovani, che non sono mai entrati in Chiesa da bambini perché i loro genitori non li hanno mai portati in Chiesa. Adesso si avvicinano da soli alla Chiesa e sono un’area da evangelizzazione”.
Le sfide più importante per i domenicani d’oggi, secondo il Maestro, sono “il rinnovamento della vocazione dei predicatori del Vangelo, integrando tutti gli aspetti della vita domenicana come la vita comune, le osservanze, lo studio, i servizi liturgici, e il costruire il Corpo di Cristo che è la Chiesa”.
Sulla politica il Maestro ha le idee chiare: “in tutto il mondo ci sono governi o capi di stato senza umanità di base. Vengono criticati questi leader, ma sono stati scelti dal popolo. Sono un riflesso, in una certa misura, di chi li ha scelti”.
In merito ad uno dei carismi dei Domenicani, lo studio, l’approfondimento del pensiero intellettuale,
Timoner ha spiegato che molti frati “sono nelle università” e che lo stesso Ordine ha un’università. “Sono luoghi dove si discutono tutti i problemi che emergono”.
Riguardo alla più grande sfida per la Chiesa oggi, il Maestro ritiene che essa sia, “ad intra, l’unione reale, perché ci sono divisioni. Il Corpo di Cristo è ferito da controversie. Penso che sia una perdita di tempo discutere quando c’è tanto lavoro da fare”.
Ad extra, “in nessun altro momento della storia mondiale ci sono state così tante persone che non hanno ascoltato il Vangelo. Il lavoro da fare per la Chiesa è eccezionale” mentre per i domenicani “la formazione non si ferma solo al seminario in vista dell’ordinazione, ma dura per tutta la vita”.

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Scienza: il dolore fetale

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In evidenza Scienza e bioetica
di Matteo Orlando per AGERECONTRA.IT

 

Il Journal of Medical Ethics ha pubblicato un importante articolo sul dolore fetale.
L’articolo espone le scoperte di due scienziati, Stuart WG Derbyshire e John C. Bockmann, che indicano che il feto può provare dolore già dalla 13a settimana di gestazione, a differenza delle 24 settimane su cui molti avevano precedentemente insistito.
Queste nuove indagini, quindi, suggeriscono che il feto può provare dolore molto prima di quanto si credesse in precedenza.
Il professor Stuart Derbyshire, che è stato consulente dell’organizzazione per l’aborto “Planned Parenthood”, nel 2006 aveva scritto sul British Medical Journal che le donne che chiedevano aborti non potevano parlare del dolore fetale dato che, a suo dire, c’erano “buone prove che i feti non possono provare dolore”. Ora, dopo diversi studi, lo stesso professor Derbyshire afferma qualcosa di completamente diverso.
Nel riassunto presentato dal Journal of Medical Ethics possiamo leggere quanto segue: “All’inizio degli anni ’90, sono emerse nuove tecniche per la chirurgia fetale e un gruppo che ha lavorato presso il Queen Charlotte’s Hospital ha sollevato una domanda da parte delle loro pazienti in gravidanza che non avevano precedentemente preso in considerazione: provocano dolore al feto? Ovviamente i chirurghi non potevano chiedere al feto quindi, dopo aver inserito un ago nel feto, avevano misurato se il feto rispondeva con i cambiamenti ormonali che ci si aspetta quando c’è dolore e hanno scoperto che il feto provava dolore. Tuttavia questa prova non era stata accettata come una dimostrazione di dolore perché le risposte ormonali sono troppo generali.
Era il 1994 e nei successivi 25 anni si è discusso ulteriormente su quando e se il feto diventa neurologicamente e psicologicamente abbastanza sviluppato da provare dolore”.
Così, a partire dal 2016 John Bockmann cominciò a dialogare sul dolore fetale con Derbyshire.
I 2 autori hanno sempre differito nelle loro opinioni sull’aborto, ma entrambi concordavano sul fatto che la questione del dolore fetale era interessante.
Derbyshire, in particolare, sosteneva che la corteccia (che è lo strato esterno ondulato del cervello associato ai livelli più alti di pensiero e sentimento) rimanesse immatura e disconnessa prima della gestazione di 24 settimane, quindi, se la corteccia è necessaria per il dolore, il dolore fetale non è possibile prima delle 24 settimane.
Tuttavia, recentemente, la necessità della corteccia è stata messa in discussione da uno studio che dimostra l’esperienza del dolore nei pazienti a cui manca la maggior parte delle aree corticali che si ritiene siano necessarie per il dolore. Un altro studio ha dimostrato l’attivazione di queste stesse aree corticali in pazienti che hanno ricevuto stimoli nocivi ma che non hanno potuto provare dolore. Pertanto, il dolore può essere sperimentato senza la corteccia e l’attivazione della corteccia non genera necessariamente dolore. Questi studi hanno permesso ai 2 autori di dire che strutture diverse dalla corteccia (come il tronco cerebrale, il mesencefalo e la placca), che maturano prima di 24 settimane, possono essere sufficienti per l’esistenza dell’esperienza del dolore.
I due scienziati hanno opinioni divergenti sull’aborto, dal momento che uno di loro considera l’aborto una necessità etica per le donne mentre l’altro considera l’aborto eticamente incompatibile con le buone pratiche mediche. Tuttavia, entrambi concordano sul fatto che opinioni diverse sull’aborto non dovrebbero influenzare la discussione, aperta e schietta, sulla possibilità del dolore fetale. Infatti, i risultati scientifici relativi alla questione del dolore fetale e la discussione filosofica sulla natura del dolore dovrebbero essere valutati indipendentemente da qualsiasi opinione sulla pratica dell’aborto.
I due medici hanno discusso di questi problemi dal 2016 e i recenti risultati hanno reso possibile una posizione comune. Il documento è il loro sforzo combinato per riconsiderare la possibilità di dolore fetale già dalla 13.a settimana, indipendentemente da qualsiasi preoccupazione legata al sostenere o al negare la pratica dell’aborto.

Anche in Italia si è ritornato a parlare pubblicamente di aborto.
Il leader della Lega Matteo Salvini, domenica 16 febbraio, ha dichiarato: “Non è compito mio dare lezioni di morale, è giusto che sia la donna a scegliere. Però non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita incivile per il 2020”. Così Matteo Salvini ha parlato dell’afflusso di donne “non italiane” che chiedono l’interruzione di gravidanza, nei pronto soccorso di Roma.

“Ci sono immigrati che hanno scambiato i pronto soccorso per l’anticamera di casa. Ci sono migliaia di cittadini che non pagano una lira. Io dico che la terza volta che ti presenti paghi”, ha detto il leader della Lega durante la manifestazione del Carroccio ‘Roma torna capitale’.
Poi ha continuato: “Delle infermiere del pronto soccorso di Milano mi hanno segnalato che ci sono delle donne che si sono presentate per la sesta volta per una interruzione di gravidanza. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale, è giusto che sia la donna a scegliere per sé e per la sua vita. Però non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita incivile per il 2020”.

Benvenuti in “Francistan”

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di Matteo Orlando per AGERECONTRA.IT
La Fraternità Sacerdotale San Pio X ha reso noto che ci sono stati diversi atti di violenza anticattolica perpetrati in Francia nei giorni scorsi ma sono passati quasi sotto silenzio, nell’indifferenza quasi generale.
Chiese e istituti privati ​​di educazione cattolica sono stati vandalizzati, dei pellegrini sono stati attaccati da militanti mascherati.
In particolare, nella diocesi di Bordeaux, in Francia, domenica 19 gennaio 2020, i parrocchiani di otto chiese della metropoli girondina hanno avuto la spiacevole sorpresa di scoprire la facciata del loro luogo di culto domenicale profanata da insulti e iscrizioni anticristiane.
Ancora, due presidi di scuole cattoliche private hanno trovato cose simili sui muri della propria scuola.
“I graffiti hanno la stessa firma”, hanno affermato ufficialmente dall’arcidiocesi di Bordeaux e Bazas.
A Caen, nel Calvados, un autobus di pellegrini che si recava a Pontmain per venerare la Vergine, è stato l’obiettivo di venti militanti incappucciati e armati di pistole a spruzzo di vernice.
Il portavoce del vescovo locale ha spiegato che “questo evento riflette la fragilità della società francese”.
Altro che fragilità! Si tratta di varie violenze che si sono già manifestate e dimostrano una cristianofobia in aumento, attuata da persone che non vogliono che i cristiani possano praticare la loro santa religione e far rispettare la loro fede!
“Sui social network, i gruppi LGBTQ hanno chiesto azioni di destabilizzazione e blocco. Hanno anche chiesto l’aiuto di antifa (gruppi anarco-comunisti ultra violenti) per impedire ai nostri simpatizzanti di raggiungere Parigi. Che si tratti di pellegrini, malati o attivisti di Manif pour tous, queste intimidazioni sono assolutamente inaccettabili”, ha dichiarato Ludovine de La Rochère, presidente di Manif pour tous, un’organizzazione per la difesa della famiglia e del matrimonio tradizionali.
Sempre in Francia, il 9 gennaio nove statue della Vergine Maria erano state vandalizzate nella diocesi di Bayonne. Il vescovo, Monsignor Marc Aillet, non aveva esitato a denunciare “un sacrilegio che offende profondamente la fede dei fedeli”.
Come giudicare i più di mille atti anticristiani che vengono perpetrati sul territorio francese ogni anno?
Le conseguenze del rifiuto di Cristo Re, il frutto del disordine e dell’anarchia di una società decadente e apostata, il risultato dell’avere cacciato dalle città la Santissima Trinità, la corruzione dei costumi e, non ultimi, l’ateismo sempre più evidente, il paganesimo sempre più pubblicizzato, l’islamismo sempre più imperante nelle banlieue.
Alcune autorità ecclesiastiche, che sono più veloci a impegnarsi nell’accoglienza dei migranti che a difendere la fede divina e la morale evangelica, certo non aiutano a difendersi da chi sta facendo di tutto per la distruzione del cattolicesimo.
In Francia una parte della Chiesa è stata screditata dai massmedia laicisti a causa di alcuni casi di pedofilia ed efebofilia, mentre si ridicolizzano le posizioni cattoliche su questioni bioetiche.
Tutto questo contribuisce ad alimentare il violento rifiuto del cattolicesimo nel paese e ad accettare supinamente l’islamismo sempre più diffuso in molti quartieri di decine di città.
Benvenuti in “Francistan”

I dati dell’aborto in USA

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di Matteo Orlando

 

Da quando l’aborto è stato legalizzato negli Stati Uniti (47 anni fa con la sentenza della Corte suprema nel caso Roe vs. Wade), si stima che siano stati abortiti oltre 61 milioni di bambini.
Per la precisione il sito Life Site News ha pubblicato una nuova analisi preparata dal National Right to Life Committee che stima un totale di 61.628.584 aborti dal 1973 ad oggi.
Il direttore del Comitato nazionale per il diritto alla vita, il dottor Randall K. O’Bannon, ha fornito le cifre basate sui dati dei Centers for Disease Control (CDC) e del Guttmacher Institute, un ex braccio di ricerca della multinazionale abortista pianificata Parenthood.
Secondo Life Site News, l’Istituto Guttmacher riceve numeri direttamente dai centri di aborto ed è la fonte principale di dati più attuali a differenza del CDC che si basa su dati provenienti dai dipartimenti sanitari statali, alcuni dei quali non hanno dati completi (con California e New Hampshire che non hanno fornito dati per più di un decennio).
“Grazie a questi diversi metodi di raccolta dei dati, l’Istituto Guttmacher ha ottenuto costantemente conteggi più elevati rispetto al CDC. I ricercatori del CDC hanno ammesso che probabilmente eseguono un conteggio inferiore del numero totale di aborti perché le leggi sulla segnalazione variano da stato a stato e alcuni abortisti probabilmente non riportano i dati correttamente”, ha spiegato O’Bannon.
Life Site News osserva che la cifra totale indica che ci sono più di 2.362 aborti giornalieri e 98 aborti ogni ora negli Stati Uniti.
In generale il numero totale di aborti negli Stati Uniti è più elevato perché alcuni stati, come California, New York e Colorado, hanno legalizzato gli aborti prima della sentenza Roe vs. Wade.
“È difficile ottenere tali dati, anche se alcuni stimano che almeno un milione di aborti si siano verificati in questi stati tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70”, ha aggiunto O’Bannon.
Tuttavia negli Stati Uniti ci sono buone notizie per i sostenitori della vita. Il numero di aborti è in declino.
Nel 2015, per esempio, è stato registrato il numero più basso di aborti eseguiti dal 2006.
Tra il 2006 e il 2015 il calo ha raggiunto il 24%, il che significa che nell’ultimo anno analizzato è stato registrato il numero più basso di aborti negli ultimi 10 anni.
“Dopo aver raggiunto un massimo di oltre 1,6 milioni nel 1990, il numero di aborti compiuti ogni anno negli Stati Uniti è tornato a livelli che non sono stati visti dalla fine degli anni ’70”, ha dichiarato il National Right to Life Committee.
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