BARUFFE NELLA “CONTRO-CHIESA” CONCILIARE? (N.D.R.)
Terremoto nella Chiesa: il sinodo tedesco approva il documento per la benedizione delle coppie omosessuali. Il Papa contrario
La rivoluzione è servita, o giù di lì. La Chiesa Cattolica tedesca ha aperto alla celebrazione di cerimonie per benedire le coppie di stesso sesso. Lo ha deciso l’Assemblea sinodale con 176 voti a favore, 14 contrari e 12 astensioni. Si inizia dal marzo del 2026.
Si tratta di una notizia importante, che farà sicuramente discutere, come già successo negli anni scorsi con scontri neppure troppo velati tra tradizionalisti e progressisti le cui tensioni sono riemerse in tutta la loro forza in occasione della morte di Benedetto XVI. Il sinodo tedesco ha superato la maggioranza dei due terzi dei vescovi che era necessaria per approvare il provvedimento (38 a favore, 9 contrari, 11 astenuti). I tre anni che dividono la decisione dalla sua applicazione saranno dedicati a definire il formato liturgico di questo tipo di cerimonia. La benedizione dell’unione riguarda sia le coppie gay chi si è risposato dopo un divorzio. Come si legge nel documento, rifiutare la benedizione di due persone “che vogliono vivere il loro amore nell’impegno e nella responsabilità reciproca verso Dio” sarebbe una sorta di discriminazione che “non può essere giustificata in modo convincente in termine di teologia della grazia”. E questo nonostante una nota esplicativa della Congregazione della dottrina della fede avesse nel 2021 precisato che la benedizione per le coppie omosessuali non fosse possibile.
La discussione sinodale era iniziata nel 2019. La preoccupazione del Vaticano per il percorso intrapreso dalla Chiesa tedesca non è certo un mistero. Il segretario di Stato Parolin, nel 2022 durante un incontro con Georg Bätzing, vescovo di Limburg e presidente della Conferenza Episcopale di Germania, aveva sottolineato il rischio di “riforme della Chiesa e non nella Chiesa”. Pochi giorni fa, anche Papa Francesco aveva lanciato il suo allarme: “Il pericolo è che trapeli qualcosa di molto, molto ideologico. E quando l’ideologia viene coinvolta nei processi ecclesiali, lo Spirito Santo torna a casa perché l’ideologia supera lo Spirito Santo”, aveva detto all’Associated Press. “L’esperienza tedesca non aiuta, perché non è un Sinodo, un cammino sinodale serio, è un cosiddetto cammino sinodale, ma non della totalità del popolo di Dio, ma fatto di élite”.
Sempre nell’incontro del novembre del 2022, il presidente dei vescovi tedeschi aveva già fatto capire che la chiesa di Germania non avrebbe tolto la possibilità di benedire le coppie omosessuali. “Noi siamo cattolici e lo restiamo cattolici – disse – ma vogliamo essere cattolici in modo diverso e sentiamo questa responsabilità”. Per il sinodo tedesco “non si può andare avanti come prima, si tratta di trasmettere il messaggio del Vangelo qui e ora, e non guardare sempre al passato, anche correndo il rischio di una Chiesa ammaccata”. Da più parti però si avanza l’ipotesi di un vero e proprio scisma. Nel luglio del 2022 la Santa Sede arrivò a pubblicare una nota ufficiale in cui “per tutelare la libertà del popolo di Dio” chiariva che “il cammino sinodale in Germania non ha la facoltà di obbligare i vescovi e i fedeli ad assumere nuovi modi di governo e nuove impostazioni di dottrina e di morale“.
Le novità intanto non finiscono qui. I vescovi hanno infatti approvato un testo che chiede a Bergoglio di “riesaminare il legame tra la concessione delle ordinazioni e l’impegno al celibato”. In sostanza, la possibilità per i preti di sposarsi. Quasi il 95% dei membri dell’Assemblea ha votato a favore del testo, come riporta infocattolica. Dei 60 vescovi presenti all’assemblea sinodale, 44 hanno votato a favore, 5 contrari e 11 si sono astenuti.
Riceviamo per la pubblicazione questo articolo, che contiene spunti interessanti e di sicura attualità, coi nostri ringraziamenti all’autore (n.d.r.)
di Riccardo Sampaolo
Jean Gabin (1904 – 1976) è stato un grande attore francese, che non ha avuto difficoltà a giganteggiare in molti ruoli che gli sono stati conferiti.
Tra i suoi film è bene ricordare “Il clan degli uomini violenti”, datato 1970.
In tale film Gabin impersona un rude campagnolo, che nonostante una delle figlie gli ricordi che il mondo è cambiato, lui risponde lapidariamente: “Si, ma io no”.
L’uomo di campagna sopracitato, radicato in un suolo, che coltiva la terra da cui ritrae gran parte del suo sostentamento, è un francese dalle convinzioni solide, pragmatico, poco influenzato, e quindi poco dipendente, dal mondo esterno in rapido aggiornamento.
La risposta più significativa il rude agricoltore la rivolge però a un magistrato, che nel chiedergli la professione, risponde senza esitazioni, proprietario, al che il magistrato sconcertato gli dice che “proprietario” non è una professione, e Gabin precisa, “per me si”; sta tutto qui il nemico attuale della odierna Unione Europea a sfondo progressista, l’uomo proprietario di un luogo e in larga misura autonomo; tale uomo è molto meno dipendente, rispetto ad altri, dallo Stato e dall’opinione pubblica e basa le sue convinzioni non su principi astratti, prima che vengano dimostrati, ma sulla solida esperienza di vita che lo fa diffidare delle mode passeggere del buonismo modaiolo della modernità.
L’ecologismo che fa frequentemente capolino dalle parti di Bruxelles è di matrice chiaramente urbana, ossia nasce nella mente degli uomini delle città, ed ha quasi sempre una profonda ostilità verso il mondo rurale, intriso di senso del sacro e composta unità familiare. Non è un caso che l’ipotesi, circolata un po’ di tempo fa negli ambienti politici dell’UE, di mettere fuori mercato le abitazioni energeticamente dispendiose, avrebbe colpito prioritariamente i vecchi, ariosi e dimensionalmente generosi manufatti colonici agricoli, a favore delle piccole, anguste ed energeticamente efficienti anonime case cittadine.
L’ecologismo di moda negli ambienti progressisti europei a matrice urbana, punta alla colpevolizzazione dell’uomo e del suo operato, in uno stile fortemente antirurale che vede l’agricoltore come una figura marginale nella migliore delle ipotesi, e quindi non come un riferimento da cui poter ottenere il governo del territorio e cibi salutari; l’ambientalismo urbano e progressista è quindi in larga misura una serie di “buoni propositi” in cui gli adepti, dalle città vogliono intervenire su ciò che gli è esterno, dimenticando che l’urbanesimo è una delle principali cause del degrado ambientale, e il loro stile di vita è solo cosmeticamente allineato con gli elementi base della naturalità.
Mentre l’agricoltore vive sulla terra e della terra, ha come obiettivo il mantenimento della fertilità dei suoli nel corso del tempo, da cui ricava il proprio sostentamento, l’uomo delle città, irreligioso, cosmopolita, progressista, si limita a imporre al bifolco le sue certezze delle buone intenzioni, volendo difendere l’ambiente dal puntodivistadellecittà, ma non stringendo alcun reale rapporto con la natura, intesa come base da cui ritrarre l’utile per poter vivere. Il capitalismo internazionale dopo aver vinto sul marxismo, ne ha assorbito alcune componenti compatibili con esso, e non sono poche.
Ecco quindi che si fa strada anche grazie alla digitalizzazione, all’urbanesimo, alla liberalizzazione dei rapporti sessuali, al disfacimento della famiglia, un sotterraneo e subdolo attacco alla proprietà diffusa e all’uso dei contanti, per denudare l’individuo, privarlo di “area di protezione” e porlo indifeso alla mercé di uno Stato, che assume atteggiamenti di fastidio verso l’esistenza di un tessuto comunitario dotato di autonomie economiche e valoriali, che ostacolano la riduzione di un popolo a somma di individui standardizzati su cui applicare efficientemente leggi, continuamente sfornate, non tanto per migliorare la qualità della vita di un popolo, ma per orientarlo al perseguimento di principi astratti in linea con il bene del pianeta e dell’umanità; si fa strada in sostanza una dimensione messianica della politica, genericamente rivolta, più che a uno specifico popolo, con le sue caratteristiche, a una indistinta umanità, priva di radici e storia, ma proiettata a comportarsi secondo regole ritenute appropriate dalla elitaria classe dirigente.
La riduzione di un popolo a somma di liberi individui nudi di fronte allo Stato e alla Legge ,(che garantiscono l’efficienza del sistema anche grazie alla montante digitalizzazione dei processi, la quale se da un lato ha il merito di velocizzare e efficientare il sistema, dall’altro rischia di spersonalizzare e inaridire i rapporti umani), non può che passare attraverso l’ attacco alla famiglia, quella che un tempo era considerata la cellula fondamentale della società e oggi rischia di divenire un intralcio alla libera espressione degli individui, presi come sono, dal loro io ipertrofico a guardarsi l’ombelico, e a gareggiare nel mercato dei rapporti affettivi, sempre più votati all’efficienza prestazionale e sempre meno alla profondità relazionale. La famiglia preesiste allo Stato, e nel passato la struttura pubblica è sempre stata piuttosto discreta nell’intromettersi nelle questioni coniugali e affettive, salvo ovviamente i casi di rilevanza penale. Oggi non è più così e lo Stato moderno guarda con sospetto comunità che si autoregolano; gli attuali poteri pubblici anziché considerare la Legge come il perimetro all’interno del quale potersi muovere, tentano di alzare l’asticella, arrivando a concepire la Legge come l’unico strumento regolatore dei rapporti tra persone; da ciò ne deriva ovviamente un altro aspetto tipico della modernità ossia la normazione ossessiva in ambiti un tempo non presi in considerazione.
In Italia il partito più agguerrito nel normare gli aspetti più intimi della vita delle persone è sicuramente stato il Partito Radicale, i cui modesti risultati elettorali non hanno impedito l’imporsi delle sue tematiche anche grazie all’aiuto che ha sempre ricevuto dalle altre e più grandi formazioni politiche, soprattutto della sinistra.
I radicali hanno sempre messo in atto battaglie apparentemente per la liberazione dell’individuo, ma ad una analisi più attenta si evince che la liberazione è avvenuta dai legami comunitari e dalle sensibilità di chi ti stava più vicino, per sostituire ciò, con l’ ossessivo e continuo ricorso a tribunali e leggi sotto l’egida dello Stato.
Lo stesso Marco Cappato, esponente di punta di +Europa, nella sua considerevole esposizione mediatica, non si risparmia di certo nel ricorso ai tribunali per le sue iniziative politiche.
Il risultato di tali azioni porta progressivamente al ridimensionamento di tutti i legami umani intermedi tra la persona e la comunità, e il denudamento dell’individuo così indebolito di fronte allo Stato, definito “il più freddo di tutti i mostri” da Friedrich Wilhelm Nietzsche, per derimere le sue intime questioni, senza il filtro del “dialogo profondo” con i membri della sua comunità.
Una delle prime battaglie radicali, di cuii si può tentare un’analisi, data oramai la piena maturazione dei suoi amari frutti, è sicuramente quella sul divorzio, dato l’oltre mezzo secolo raggiunto di diffusa applicazione.
Orbene come precedentemente ricordato, la famiglia è antecedente alla nascita dello Stato, e questo è un elemento che “il più freddo di tutti i mostri”, nella definizione alla Nietzsche, ha dovuto tenere conto, evitando per molto tempo di mettersi al buco della serratura, se non giustamente, per motivazioni di carattere penale. Tuttavia ad un certo punto della Storia, la decadenza della comunità, l’inurbamento, il declino della religiosità, l’avanzare del femminismo e dell’individualismo, fecero si che i tempi fossero maturi per tentare un intervento dall’alto, su quella che era la cellula fondamentale della società e da lì a breve lo sarebbe stata sempre meno; ecco pronta a partire dunque la macchina divorzista, che si presentava come strumento di scioglimento dei rapporti problematici tra coniugi, ma in realtà si dimostrerà essere qualcosa di ben più sofisticato e deleterio.
Per prima cosa lo Stato e la Legge non si accontenteranno di mediare tra i coniugi, garantendo la parità di trattamento tra i genitori, ma attraverso l’ideazione di artifici giuridici che vanno dall’affido del minore al concetto di casa coniugale, tenderanno a “sostituirsi” ad uno dei genitori (nella maggior parte dei casi al padre), statalizzando di fatto questo ultimo, che a tutti gli effetti diventerà un “concorrente perdente per legge”, estromettendolo dalla piena genitorialità e dalla fruizione della propria abitazione, anche quando di sua esclusiva proprietà.
In cinquant’anni si è verificato in Italia, per mezzo dello Stato e della Legge un vero e proprio scippo della genitorialità maschile, con il colpevole silenzio dei principali media.
L’utilizzo del principio astratto dell’esclusivo/superiore interesse del minore, grondante ipocrisia a livelli altissimi, dato che il massimo interesse del minore è quello di mantenere rapporti con entrambi i genitori, è stato il grimaldello con cui poter giustificare l’opinabilissima disparità di trattamento tra i genitori, come se una persona fosse titolare non di pieni diritti ma residuali; tutto ovviamente perfettamente in linea con il montante femminismo rancoroso della modernità.
Il Sistema divorzista non è neanche scevro da palesi iniquità, grazie all’astuzia giuridica di disgiungere l’affido del minore dalla colpa del naufragio coniugale, facendo verificare l’aberrante scenario, che il genitore a cui è attribuita la colpa del naufragio familiare possa comunque ottenere l’affido del minore e beneficiare dell’affidamento della casa, anche se proprietario è l’altro.
Nonostante in oltre 50 anni, il divorzismo abbia dimostrato una forte ostilità nei confronti del padre, portata avanti con un impegno degno di miglior causa, il Sistema non si preoccupa delle ombre misandriche che rischiano di calare su di esso, forse confortato dallo spirito femminista dei tempi e dal sostegno, piuttosto acritico dei media conformisti, ma è proprio per questo che le persone è ora che guardino al di là della maschera divorzista e inizino a decifrarne il vero volto, che non è particolarmente rassicurante, soprattutto se si è il genitore marginalizzato dall’Istituto giuridico dell’affido, che guarda caso è quasi sempre di sesso maschile.
Il personaggio impersonato da Jean Gabin, (depurato da tutti gli “eccessi cinematografici”, nel film “Il clan degli uomini violenti”), il padre, proprietario di un vecchio casale di campagna, è il nemico principale del modaiolo progressismo odierno, e nel contempo, una delle poche figure credibili, di quotidiana, ostinata e pervicace resistenza al Sistema Mondialista.
Il 16 luglio anche Verona, la vedrà il centro della città trasformarsi in “Sodoma” per qualche ora.
Il Responsabile Nazionale del Circolo Cattolico Christus Rex-Traditio, Matteo Castagna interviene sull’argomento:
“anche se preparata da tempo, la sfilata dell’orgoglio sodomita pare sentirsi galvanizzata da una nuova amministrazione, che come primo atto, addirittura prima dell’insediamento, dimostra che la sua priorità è farsi vedere vicina ai promotori della “normalizzazione” dei desideri impuri contro natura, che la comunità LGBT vorrebbe riconosciuti in forme parificate al matrimonio, con tanto di adozione di bimbi. Spacciando tutto questo per “diritti civili” (sic!)”.
“Fa sorridere – dice Matteo Castagna con ironia – sentir parlare ancora di discriminazione categorie che, oramai, sono più coccolate e tutelate dalle Istituzioni dei panda in via d’estinzione…”
“Ma ciò che appare curioso è il dato politico. Il neo-sindaco Damiano Tommasi, che parteciperà al carnevale estivo di “Sodoma e Gomorra” (auguriamoci non blasfemo come a Bergamo, Milano, Cremona ecc.), si dichiara cattolico e nello stesso tempo è favorevole alla città arcobaleno. Dunque vale anche per Tommasi il passo evangelico: “Non vi ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio” (1 Corinzi 6: 9, 10) ???
Oppure è esente dal rispetto del Cattolicesimo? Cattolico o gay friendly? Cattolico o favorevole a coloro che rappresentano “Gesù gay” e la “Santa Vergine Maria come una prostituta”?
Castagna conclude: “Ho letto che qualcuno ha parlato di cambio di passo rispetto al passato. Credo sia una speranza che fa almeno tenerezza, perché Verona è sempre la stessa, e non cambia per un errore di percorso della politica di Palazzo. La Famiglia è una sola; è quella che permette anche agli omosessuali di avanzare assurde pretese, ed è composta da mamma, papà e figli. La biologia è questa, o diventerà anch’essa “omofoba” per legge?”
Hanno ripreso parte del comunicato: Il Fatto Quotidiano, L’Arena, Il Corriere del Veneto e altri
Osservazioni etiche semplici sui vaccini (e tutti gli altri farmaci) studiati su cellule fetali, ovvero sulla responsabilità morale di definire illecito il lecito
di Domenico Sambataro, medico e bioeticista
L’epidemia da SARS-CoV-2 ha riaperto un dibattito in seno ai cattolici sulla liceità o meno delle vaccinazioni.
Pur non trattandosi certamente di argomento dogmatico, e quindi si può certamente essere nell’alveo della Chiesa Cattolica indipendentemente dalla propria convinzione in merito ai vaccini, è importante chiarire alcuni punti considerata la confusione generale che risulta evidente tra i cattolici. Questo per amor di Verità.
Tramite l’editto Consalvi del 20 Giugno 1822, il Santo Padre Pio VII ordinò la vaccinazione obbligatoria nel territorio dello stato Vaticano risultando dunque tra i primi in Europa ad applicare tale misura preventiva. Questo nonostante la pratica vaccinale di due secoli fa non avesse superato le prove di sicurezza cui invece sono sottoposti i moderni vaccini [1].
Il suo successore, Leone XII, consideratone la praticabilità nel territorio, ne tolse il carattere di obbligatorietà e ne mantenne la gratuità per chiunque ne facesse richiesta.
In effetti, la vaccinazione fu utilizzata anche dai missionari cattolici e dagli ordini sanitari, sempre della Chiesa Cattolica. Ai tempi, le critiche venivano mosse da chi avversava la Chiesa Cattolica.
La Chiesa Cattolica non ha mai avversato il progresso scientifico. Lo ha anzi ricercato e la storia della Scienza ha visto come protagonisti numerosi religiosi cui dobbiamo le basi della scienza moderna. La Chiesa Cattolica svolge inoltre il compito di regolare il vero progresso scientifico per evitarne le aberrazioni.
Non è con l’epidemia da SARS-CoV-2 che è stata aperta la questione vaccinale. Già nel 2017, con la vaccinazione obbligatoria nelle scuole, è emersa una ampia polemica sulla derivazione di questi vaccini sulla quale si intende far chiarezza.
Voglio dunque partire con un esempio.
Esempio 1. La rosolia è una malattia virale che, quando interessa le donne da poco prima del concepimento alle prime 10 settimane dello stesso, è responsabile di morte o di gravi malformazioni fetali in circa il 90% dei casi [2]. Come prevedibile, l’accesso all’aborto volontario è stata comunissima pratica nei casi di infezione da rosolia in donne gravide.
Il vaccino per la rosolia è stato prodotto da cellule derivate da aborti. Su questo punto si sono sollevate delle questioni etiche. Si è già già sancito la liceità morale dei questi vaccini [3-4].
Obiettivo di questo articolo è chiarire in termini semplici quello che la Chiesa Cattolica insegna, che il buonsenso suggerisce e che la Scienza (che risulta tra i doni dello Spirito Santo) dimostra.
Anzitutto va chiarito da dove nascono queste linee cellulari. Sono diverse. Le più note sono Wi-38, fibroblasti di polmone; MRC-5, fibroblasti di polmone; HEK-293, cellule renali.
In primis, gli aborti in nessuno di questi casi sono stati eseguiti al fine della produzione dei vaccini. Non solo non è lecito per la bioetica cattolica, ma nessun comitato etico al mondo consentirebbe ad una cosa del genere. Pur non essendoci certezze, sembra che Wi-38 sia originata da un aborto volontario da parte di una donna che riteneva di aver già troppi figli nel 1964, MRC-5 da aborto per motivi psichiatrici nel 1970. Non ci sono dati disponibili per HEK-293, se non l’origine del 1972. È sicuro che nessun bambino è stato sacrificato al fine di ottenere vaccini o altri farmaci.
Figura 1.L’embrione singola cellula è già persona umana. È il punto di partenza fino a diventare uomo adulto.
In riquadro, il fibroblasta, capace di produrre solo altri fibroblasti, non è persona umana
Nessuna di queste cellule è un embrione, ma cellule già differenziate. La differenza è cruciale. La figura 1 aiuta la comprensione di questo passaggio. L’embrione è vita umana. La Chiesa Cattolica, la Bioetica, la Scienza e il buonsenso insegnano che nel momento in cui lo spermatozoo feconda l’ovulo, nasce la vita umana, motivo per cui l’aborto volontario assume una gravissima responsabilità morale. Il fibroblasta, la cellula renale no. L’embrione è persona umana in atto (cioè, lo è già adesso) e bambino, adulto e anziano in potenza (cioè, può diventare un anziano, ma in atto, non lo è). Dall’embrione scaturiscono le cellule differenziate per tutti gli altri organi (polmone, rene, cuore, etc). Il fibroblasta, la cellula renale, che sono già cellule differenziate, non sono persona umana: possono riprodurre solo se stessi. Ne risulta che causare la morte dell’embrione ha un gravissimo impatto etico, quella del fibroblasta e della cellula renale no perché né il fibroblasta, né la cellula renale possono dare origine ad un essere umano.
Il destino del feto abortito è l’eliminazione. In questo caso, invece che finire nel cesto giallo dei rifiuti biologici, una parte è stata mantenuta per ottenere queste cellule. Le cellule oggi a disposizione non derivano da nessun aborto, ma è la replicazione innumerevoli volte della stessa cellula standardizzata. Ancora: la cellula renale sulla quale si studiano i farmaci oggi non deriva da nessun aborto, bensì da altre cellule renali ed è divisa dall’aborto iniziale da un enorme numero di generazioni.
Ora, su queste cellule sono stati prodotti i vaccini per poliomielite, morbillo, parotite, rosolia, varicella, herpes zoster, adenovirus, rabbia, epatite A e, più recentemente, covid-19. Per le prime 9 condizioni cliniche elencate, si stima che fino al 2017 i vaccini abbiano direttamente salvato circa10 milioni di bambini [5]. A questo numero, va certamente aggiunto un enorme numero di aborti (spontanei e volontari) evitati dovuti all’infezione della donna gravida da parte di questi agenti infettivi. Qui voglio aggiungere una provocazione: sulla comparazione tra quanti aborti sono stati evitati dalla predicazione dei sacerdoti cattolici e quanti, invece, sono stati evitati dalla vaccinazione non sono in grado di dare un numero, ma tendenzialmente, considerati i tempi attuali, sono in grado di farmi una idea sul lato verso cui tende la bilancia. Ma questi sono altri discorsi.
Al 2008, è stato stimato che il numero di morti evitato dai vaccini, tra le strategie sanitarie, è secondo solo alla potabilizzazione delle acque [6].
È importante capire che, se c’è una responsabilità morale nel definire eticamente lecito ciò che è illecito, è vero anche l’opposto. Cioè è molto grave definire eticamente illecito ciò che è lecito.
Riassumendo, per essere chiari, da un evento moralmente illecito (aborto), collateralmente (cioè, l’evento non è stato eseguito per questo fine), si è ottenuta la base per un intervento che ha salvato milioni di vite (e questo è indubbiamente un bene). La Chiesa Cattolica insegna la liceità morale di questi vaccini perché la collaborazione al male sarebbe molto remota e, dunque, non eticamente illecita.
Ora, trasportiamo in altro argomento lo stesso ragionamento.
Esempio 2.Friedrich Wegener (Varet 1907 – Lubecca 1990) fu un insigne patologo. La sua attività di ricerca ha portato ad importanti scoperte nel campo della fisiologia e della patologia. La più celebre fu quella legata ad una grave malattia autoimmune che lui descrisse nel 1936 [7]. Questa condizione clinica fu chiamata “Granulomatosi di Wegener” dal 1954 [8]. L’impatto delle ricerche di Wegener gli consentì di vincere prestigiosi premi per la carriera scientifica [9]. Wegener aderì al partito nazista nel 1932. Ci sono diverse segnalazioni che accusano Wegener di aver avuto parte attiva negli esperimenti sui detenuti nei campi di concentramento nazisti al fine di ottenere dati che hanno consentito le sue scoperte scientifiche, particolarmente nel 2008 su un articolo de “The New York Times” [10]. Dal 2012, questa malattia non porta più il nome del patologo, ma è chiamata “Granulomatosi con Poliangioite” [11].
Fig. 2. Schematica rappresentazione tra l’evento illecito e rapporto finale, collaterale (riquadro superiore) o diretto (riquadro inferiore) su evento finale moralmente buono.
Ora, ammesse le colpe del dr. Wegener, un evento moralmente illecito (sperimentazione su prigionieri), direttamente (ciò commessa proprio per questo scopo) permette oggi di curare i pazienti affetti da questa malattia. È dunque un male curare la Granulomatosi con Poliangioite perché il suo scopritore lo avrebbe fatto con metodi illeciti? Ovviamente no, anzi è un bene curare questi pazienti. In figura 2 provo a schematizzare questo esempio.
Torniamo dunque alle cellule. Queste cellule non sono utilizzate solo per i vaccini, ma per tutti i farmaci. Cerchiamo di essere più chiari: ogni farmaco che vedete in farmacia, molti integratori, finanche i cosmetici sono stati testati su queste cellule per stabilirne la sicurezza. Sia i farmaci sviluppati dopo gli anni 70 sia quelli sviluppati prima, per una migliore definizione della sicurezza.
Letteralmente qualsiasi farmaco. Farmaci per ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, malattie autoimmuni, gli antinfiammatori: tutti i farmaci. Nella referenza 12 trovate un elenco non esaustivo di farmaci testati su cellule HEK-293. Chiunque può verificarlo, è sufficiente una connessione ad internet, andare su pubmed, la banca dati delle ricerche scientifiche e scrivere “[nome in inglese del principio attivo ricercato] AND HEK-293”. E troverete studi su aspirina, ibuprofene, eparina, idrossiclorochina, azitromicina, levotiroxina, valsartan… qualsiasi farmaco.
È facile intuire che il rifiuto del vaccino per covid o per qualunque altro vaccino per la provenienza cellulare, renderebbe, per coerenza, sostanzialmente inutile rivolgersi ad un medico per qualsiasi condizione clinica da trattare farmacologicamente, non esistendo praticamente farmaco che non sia stato studiato su queste cellule.
Di rimando, la critica è verso tutti i “dottori della legge” che pontificano sull’illiceità morale dei vaccini per questa ragione e, di rimando, verso qualsiasi altro farmaco e che sembrano non essere particolarmente preoccupati dalla responsabilità morale di queste posizioni.
Esempio 3. Una persona assume un farmaco per regolarizzare la pressione arteriosa. Lo assume per evitare un infarto del miocardio. Le dicono che non deve assumere il farmaco perché sarebbe illecito moralmente in quanto studiato su cellule HEK-293. La persona sospende il trattamento e muore di infarto. Di chi è la responsabilità morale di questa morte?
Una cosa simile si trasla al vaccino per il covid. Una persona vuol vaccinarsi per evitare il covid. Le dicono che non deve assumere il farmaco perché sarebbe illecito moralmente in quanto studiato su cellule HEK-293. La persona si infetta e finisce in ospedale, terapia intensiva o peggio. Di chi è la responsabilità morale? Sono questi “dottori della legge”, per lo più scevri da qualsiasi nozione scientifica, capaci assumersi questa responsabilità?
Sia chiaro, in molti casi, non ho motivo di credere nella mala fede. Credo nella mancanza di prudenza nel rilasciare dichiarazioni ardite, credo nella superbia che impedisce ad ammettere gli errori e che infonde l’illusione sapienza tramite meccanismi di vero bias cognitivo. E inoltre credo nella mancanza di umiltà nel rifiutare ostinatamente l’opinione degli esperti e cercare il conforto di coloro che confermano la propria idea. La definizione è cherry picking, letteralmente “raccogliere ciliegie”: consiste in una fallacia logica di rifiutare ogni prova a confutazione della propria tesi e di ergere a verità ogni dettaglio a sostegno della stessa, indipendentemente dalla scarsa qualità dello stesso.
I vaccini attualmente disponibili contro covid-19 dimostrano una efficacia verso la malattia grave oltre ogni ragionevole dubbio, ma non è questo l’obiettivo di questo articolo. L’obiettivo di questo articolo è una considerazione etica.
Questo virus è stato in grado di travolgere i sistemi sanitari di tutto l’Occidente. I vantaggi della vaccinazione possono essere sintetizzati in 2 punti principali:
Il vaccino evita la forma grave di malattia. Quindi, l’infezione del vaccinato spesso non richiede ospedalizzazione. Questo ha un impatto etico sulla singola persona che mantiene la propria salute.
Il vaccino evita il sovraffollamento degli ospedali e delle terapie intensive. Questo ha un impatto etico su tutta la comunità, perché consente agli ospedali di allocare bene le risorse, di seguire i pazienti per tutte le patologie (non solo covid), di mantenere le attività dei reparti medici e di proseguire con gli interventi chirurgici in lista, nonché di trovare un posto di terapia intensiva libero per eventi diversi da covid come un incidente stradale o un infarto del miocardio.
Di rimando, al sottotitolo: vi è una responsabilità morale nel definire illecito il lecito. È un richiamo alla prudenza e all’umiltà nel chiedere consiglio. È un richiamo per il ritorno alla logica e al buonsenso.
Olshansky SJ, Hyfflick L. The role of the WI-38 cell strain in saving lives and reducing morbidity. AIMS Public Health 2017;4:127-138. DOI: 10.3934/publichealth.2017.2.127.
Plotkin SL, Plotkin SA. A short history of vaccination. Chapter one in Plotkin SL, Orenstein WA, Offit PA. Vaccine, 2008.
MATRIMONIO E FAMIGLIA COMPOSTI DA UOMO, DONNA E FIGLI NON SONO IL FRUTTO DI UNA CULTURA CHE PUÒ CAMBIARE, O DI UN PRECONCETTO SOCIALE IMPOSTO, PERCHÉ È VERITÀ ANTROPOLOGICA INCONTROVERTIBILE
Credere di aver vinto la guerra contro chi vuole sovvertire l’ordine naturale, attraverso sofismi o l’affermazione di presunti diritti, anche attraverso l’imposizione legislativa di norme liberticide ed anticristiane, sarebbe da ingenui.
L’affossamento del ddl Zan, avvenuto in un particolare contesto politico, non significa che in futuro non si ripresenteranno le stesse istanze, altre insidie e le stesse problematiche.
Il terreno dello scontro non va visto nel paravento della tutela dalle discriminazioni di persone di diverso orientamento sessuale, perché le leggi e le aggravanti per chi commette atti violenti verso un gay ci sono già e quindi, togliendo di mezzo questa “scusa”, troviamo la volontà di imporre per legge il cosiddetto diritto positivo, contro chi si fa difensore del diritto naturale.
L’ osannato Stato laico, ovvero ateo, si porrebbe, dunque, come unica fonte del diritto e della morale, in una rigida concezione positivistica. Anche se esso si professa privo di un fondamento morale che lo legittimi e lo trascenda, avendo messo nel cassetto la regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo tramite 300 anni di spirito liberale, pretende di poter entrare nelle questioni di ordine morale, secondo il criterio positivista, che proclama giusto tutto ciò che l’autorità stabilisce (iustum quia iussum e non più, invece, iussum quia iustum).
Il noto giurista austriaco Hans Kelsen (1881-1973) è uno dei maggiori interpreti di questa teoria, su cui si fonda il pensiero moderno e post-moderno: <<una qualsiasi norma, proprio perché posta (positiva) e imposta dall’autorità o dalla maggioranza è per ciò stesso valida, buona e diventa “diritto giusto”>>.
Si tratta della dittatura della maggioranza, che legittima legalmente qualsiasi arbitrarietà, sotto la categoria dei diritti umani. Si proclama, spesso in nome della libertà di coscienza, la libertà dalla legge divina e dalla legge naturale, scritta nel cuore stesso dell’uomo, per assoggettarsi alle leggi umane, fatte di maggioranze sempre più variabili e, quindi, inconsistenti. E’, probabilmente, questa l’essenza del liberalismo che troppi, per giustificare l’errore ed il proprio comodo sregolato, hanno portato in seno al cristianesimo, che ne è la negazione per antonomasia.
Nel contesto attuale, il Sistema globale impone una visione antropologica dell’uomo di tipo scientista e tecnicista, che non tiene minimamente conto della sua natura di essere chiamato alla trascendenza. Tale visione rinchiude l’uomo nell’immanenza, comprime o nega la legge naturale, perdendo ogni fondamento e riferimento metafisico, sia nel campo teoretico che in quello morale e pratico. Anche il diritto diventa autonomo dalla morale e si sposta nel positivismo scientista.
Dal diritto naturale (oggettivo, desunto dalla natura) che prevede una biologia chiara e netta, ove uomo e donna sono complementari e, al tempo stesso, indispensabili alla procreazione, si è passati al diritto positivo, che trova la sua giustificazione nelle pulsioni, negli istinti e nei desideri di alcune persone, senza avere più il suo fondamento nel creato così come voluto dal Creatore.
Il darwinismo è servito a mettere in discussione la Creazione per preparare il terreno al positivismo individualista anticristiano. La visione secolarizzata e immanentista dell’uomo fa perdere il senso della morale e smarrisce quello del diritto.
Traslando al matrimonio e alla famiglia il positivismo individualista moderno, troveremo sempre la sovversione del diritto in nome di un presunto bene, persino “contra naturam”, dell’essere umano.
Matrimonio e Famiglia composti da uomo, donna e figli non sono il frutto di una cultura che può cambiare, o di un preconcetto sociale imposto dalla Chiesa, perché è verità antropologica incontrovertibile in quanto naturale, elevata, semmai, dal cristianesimo a Sacramento indissolubile, finalizzato alla vita. Cercare di cambiare la legge naturale e divina con il diritto positivo significa pervertire la verità dell’uomo, barattandola subdolamente e brutalmente con surrogati svianti e lesivi della dignità della creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio-Amore. L’odio verso Dio-Amore cercherà sempre di creare un diritto positivo che giustifichi e legalizzi il peccato. L’ha già fatto col divorzio e l’aborto, con le “unioni civili” volte a parificare l’unione tra persone dello stesso sesso al matrimonino, e ora ci sta provando anche con utero in affitto ed eutanasia.
S. Ignazio di Antiochia, vescovo e martire, uno dei primi Padri della Chiesa (I/II secolo dopo Cristo) scrisse nella sua lettera agli Efesini: << Non illudetevi, fratelli miei, coloro che corrompono le famiglie non erediteranno il regno di Dio (cfr. Cor 6, 9-10). se coloro che così fecero secondo la carne furono puniti con la morte, quanto più non dovrà essere punito colui che con perversa dottrina corrompe la fede divina, per la quale Gesù cristo è stato crocifisso? Un uomo macchiatosi di un tale delitto andrà nel fuoco inestinguibile, e così pure chi lo ascolta>>. La lotta tra Bene e male continuerà finché Dio lo permetterà, perciò non facciamoci prendere da facili entusiasmi, ma stiamo forti nella realtà e saldi nel diritto naturale, protetto dallo stendardo di Cristo Re. Mettiamoci in gioco, con coraggio, perché i tempi che ci attendono saranno sempre più difficili e necessiteranno di coraggio e audacia.
Ci saranno utili dei rappresentanti che abbiano la volontà e i mezzi per combattere, almeno a difesa del diritto naturale, poiché le sirene del mondo, del denaro facile e della moda sono una forte tentazione, anche tra le fila di coloro che dovrebbero stare alla destra del Padre.
È inutile nasconderselo: le elezioni amministrative 2021, che già iniziavano sotto cattivi auspici, sono andate persino peggio del previsto. Al di là del premio di consolazione – la Calabria e, forse, qualche Comune che la coalizione riuscirà a conservare – il centrodestra viene stracciato al primo turno a Milano e Napoli, a Torino parte in svantaggio e a Roma, probabilmente, soccomberà al ballottaggio (mai dare nulla per scontato, ma all’alba del giorno dopo, questa è la proiezione).
I tre motivi della disfatta
L’analisi della sconfitta non può prescindere da tre elementi di riflessione. I tre vicoli ciechi che hanno eroso una squadra, fino a poco tempo fa, col vento in poppa e dai quali non è detto sia possibile uscire.
1.L’incapacità di offrire una classe politica all’altezza, unita alla paura di amministrare. Un fattore abbastanza sorprendente soprattutto nel caso della Lega, che tradizionalmente aveva nel buongoverno locale un suo punto di forza. L’indisponibilità di big da giocarsi nelle metropoli, in realtà, è stata solo uno dei fattori in gioco: sicuramente, a spingere verso la scelta di candidati estranei ai partiti e oggettivamente deboli e impreparati, sono stati il timore di raccogliere sfide pericolose come banco di prova nazionale (Roma), le liti e le fratture interne alla coalizione e la costituiva difficoltà del messaggio sovranista a penetrare nei grandi centri urbani (Milano). Anche se – valga come monito a quelli di scuola giorgettiana – non hanno scaldato i cuori degli elettori nemmeno candidati tutt’altro che radicali, come i borghesissimi Luca Bernardo nel capoluogo lombardo e Paolo Damilano sotto la Mole.
2. È indubbio, tuttavia, che sulla disillusione dei sostenitori della coalizione – è il secondo spunto – abbia pesato la sostanziale irrilevanza politica dei sovranisti. Gli uni (Fdi), in quanto ancorati a una scelta d’opposizione coerente quanto si vuole, ma alla fine improduttiva: il partito di Giorgia Meloni ha un’indiscutibile forza critica, però è inevitabilmente marginale rispetto alle decisioni che contano e che esso deve limitarsi a subire. Gli altri (il Carroccio), nonostante avessero scelto di entrare nell’esecutivo di Mario Draghi proprio “per incidere”.
La realtà è che anche l’ala moderata o governista, alimentata dai presidenti delle Regioni del Nord e capitanata da Giancarlo Giorogetti, non ha portato a casa nulla: non l’apertura delle discoteche, non i tamponi gratis per il green pass, non la propulsione alla produzione di vaccini italiani, mentre l’abbandono dei lockdown duri derivava prevalentemente da un’intima convinzione di Draghi, il quale di sicuro non si concepisce come un uomo chiamato a gestire un Paese fermo. Giorgetti, per adesso, ha solo l’onere di affrontare le crisi industriali al Mise. Un ministero che appariva un grande riconoscimento alla Lega e che, a ben vedere, potrebbe essere stato un trappolone. Nel frattempo, Draghi & company preparano un’imboscata fiscale già nel cdm odierno. Tutto ciò ha suscitato una sensazione di disempowerment e di scoramento nell’elettorato d’area: la gente ormai ha capito che, comunque vadano le elezioni, non cambierà nulla.
3. Questo ci porta al terzo, più buio vicolo cieco: l’inagibilità politica. Un centrodestra a trazione sovranista finirebbe in un cul de sac, quand’anche vincesse le elezioni 2023. Da un lato, resterebbe esposto, com’era già successo ai gialloverdi nel 2018-2019, alle imboscate dei mercati finanziari e dell’élite europea. Dall’altro, sarebbe comunque vincolato in partenza agli impegni sottoscritti col Pnrr e modellati sulla base delle “raccomandazioni” dell’Ue all’Italia. Cercare di sottrarsi alla tenaglia significherebbe, con ogni probabilità, perdere l’accesso alle fonti di finanziamento del debito pubblico e le risorse garantite dal Next generation EU.
Noi di “Christus Rex” aggiungeremmo un quarto motivo: la mancanza più assoluta di un orizzonte valoriale metapolitico chiaro e condiviso da tutto il centrodestra. Ricordiamo che Salvini faceva incetta di voti quando parlava da cattolico e proponeva principi con solide radici cristiane, senza timore di andare controcorrente. Ci sarà ancora posto, nel centrodestra, per incidere come cristiani? Crediamo che nei fatti, nelle aperture anche alle persone maggiormente rappresentative di quest’area conservatrice e tradizionalista, della quale si sente orfano di rappresentanza almeno un milione di “tradizionalisti” anonimi, si possa e si debba ragionare. Se si annacqua il tutto per paura del politicamente corretto e del Pensiero Unico, il centrodestra è destinato, a nostro avviso, a continue debacle. Le linee siano chiare fin da principio, senza tentennamenti, ricordando che, anche in politica, come nella vita, nella morale, nell’etica, due + due fa sempre e solo quattro. (N.d.R.)
Come scrivemmo già su questo blog, il Recovery fund commissaria la destra per i decenni a venire. Il che, peraltro, rende quanto mai incerte le geometrie parlamentari del 2023, fermo restando che, per formulare ipotesi, è necessario scoprire chi arriverà al Quirinale. Ad esempio, se Draghi restasse a disposizione di un incarico a Palazzo Chigi, mettereste la mano sul fuoco sul fatto che Forza Italia s’imbarcherebbe in un’impresa con leghisti e meloniani, anziché riproporre una grande coalizione, ovvero una conventio ad excludendum contro i sovranisti?
Era ieri, quando il caos immigrazione metteva il turbo alla Lega di Matteo Salvini. Eppure, è come se fosse passata un’eternità.
Ecco perché è utile leggere il libro ”La culla vuota della civiltà – All’origine della crisi” scritto dal ministro per la famiglia Lorenzo Fontana e l’economista Ettore Gotti Tedeschi (con prefazione di Matteo Salvini)
Lo scopo del recente saggio La culla vuota della civiltà – All’origine della crisi (Gondolin, Verona 2018, con prefazione di Matteo Salvini) di cui sono autori, l’attuale ministro per la famiglia Lorenzo Fontana e l’economista Ettore Gotti Tedeschi, è la dimostrazione del collegamento diretto fra incremento della natalità, tutela e incoraggiamento alla formazione della famiglia e sviluppo economico, in modo che l’economia possa ritrovare nella crescita demografica e nella famiglia «l’investimento degli investimenti», come lo definisce Fontana nell’introduzione.
Obiettivo non facile da raggiungere, visto che i “cattivi maestri” dell’economia globalizzata che si sono succeduti sulla cattedra di Malthus hanno sempre creduto vera l’equazione per cui il prodotto interno lordo di un Paese cresce col decrescere della popolazione: quando la popolazione cresce troppo, gli individui della stessa specie entrano in competizione l’uno con l’altro per lo sfruttamento delle risorse disponibili: da qui la presunta necessità del controllo (o inibizione) delle nascite.
Niente di più sbagliato sostengono gli Autori; basta vedere infatti i risultati dei Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che incrementando la popolazione sono diventati ricchi, mentre l’Occidente, diminuendola, si è impoverito.
Ma perché – si può domandare il lettore inesperto – è proprio necessario ripristinare questo rapporto di proporzione diretta fra incremento della popolazione e crescita economica? Perché – risponde Gotti Tedeschi – è l’incremento della natalità che provoca la formazione della famiglia e la famiglia produce ricchezza, anzi è il primo aggregato di società che produce ricchezza. Continua a leggere
Lo scopo del recente saggio La culla vuota della civiltà – All’origine della crisi (Gondolin, Verona 2018, con prefazione di Matteo Salvini) di cui sono autori, l’attuale ministro per la famiglia Lorenzo Fontana e l’economista Ettore Gotti Tedeschi, è la dimostrazione del collegamento diretto fra incremento della natalità, tutela e incoraggiamento alla formazione della famiglia e sviluppo economico, in modo che l’economia possa ritrovare nella crescita demografica e nella famiglia «l’investimento degli investimenti», come lo definisce Fontana nell’introduzione.
Obiettivo non facile da raggiungere, visto che i “cattivi maestri” dell’economia globalizzata che si sono succeduti sulla cattedra di Malthus hanno sempre creduto vera l’equazione per cui il prodotto interno lordo di un Paese cresce col decrescere della popolazione: quando la popolazione cresce troppo, gli individui della stessa specie entrano in competizione l’uno con l’altro per lo sfruttamento delle risorse disponibili: da qui la presunta necessità del controllo (o inibizione) delle nascite.
Niente di più sbagliato sostengono gli Autori; basta vedere infatti i risultati dei Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che incrementando la popolazione sono diventati ricchi, mentre l’Occidente, diminuendola, si è impoverito.
Ma perché – si può domandare il lettore inesperto – è proprio necessario ripristinare questo rapporto di proporzione diretta fra incremento della popolazione e crescita economica? Perché – risponde Gotti Tedeschi – è l’incremento della natalità che provoca la formazione della famiglia e la famiglia produce ricchezza, anzi è il primo aggregato di società che produce ricchezza. Continua a leggere
L’alleanza Putin-Salvini-Trump può rifondare l’Europa (titolo dell’autore, che non contiene il punto interrogativo del titolo redazionale, ma è un’affermazione)
Scritto e segnalato da Danilo Quinto
Oggi, Domenica 15 luglio, in tribuna dello stadio di Mosca, per la finale dei mondiali di calcio, siederà Matteo Salvini. Ci auguriamo di tutto cuore non debba assistere al trionfo della grandeur francese. Pensiamo che Salvini sia della stessa idea.
E’ naturale che Emmanuel Macron – il Re Sole, come l’ha chiamato Le Nouvel Observateur dopo la festa costata 286.000 euro che ha fatto organizzare a Versailles, per festeggiare il primo anno del suo mandato presidenziale – piaccia all’intellighentia post-comunista e radical-chic, quella, per intenderci, di Matteo Renzi ed Emma Bonino, che non a caso si preparano, secondo alcuni, a lanciare un partito insieme sull’onda del grande successo italiano di +Europa e dell’azzeramento del PD. Stessa arroganza. Stessa ansia per il potere. Stessa ambiguità, come quella che il presidente francese mostra dando una carezza e un bacio al papa qualche giorno dopo aver partecipato insieme a sua moglie Brigitte – divorziata e nonna di 6 nipotini – ad una “Festa della Musica” all’Eliseo, dove il dj Kiddy Smile si esibiva con una maglietta con sopra scritto «Figlio di immigrati, nero e pederasta». Sempre in quell’occasione, Brigitte e Emmanuel – che sembra abbia speso per il trucco la bellezza di 26.000 euro nei primi 3 mesi del mandato presidenziale, oltre a 34.000 euro per la costruzione di una piscina privata nella sua residenza di Fort de Brégançon e 500.000 euro per raffinatissimi e firmatissimi articoli da tavola per l’Eliseo – si facevano fotografare insieme ad omosessuali travestiti, perché quella festa era stata fatta per celebrare l’omosessualismo e la pederastia. Continua a leggere
Poiché nessun giornale o tv italiano ve lo dice, diciamolo: sui migranti, il governo italiano ha riscosso un grande successo internazionale. Un successo politico e morale, perché ha costretto tutti i governi che ci hanno accusato di disumanità e violazioni del codice dei salvataggi perché “l’Italia chiude i suoi porti”, a dichiarare che chiudono i lor Esemplare il caso della …