Cospito, il plico segreto in moto o via mail? Siamo un Paese ridicolo

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QUINTA COLONNA
Una storia clamorosa che mi ha fatto sorridere e incazzare allo stesso tempo

3 Febbraio 2023, 16:30

Stamani ho letto il famoso documento per cui Repubblica sostiene che in Italia abbiamo come parlamentare e come sottosegretario delle persone dedite a mentire. Vabbè. Ma sulla vicenda Cospito e il documento del Dap c’è una storia clamorosa che mi ha fatto sorridere e incazzare allo stesso tempo e che quindi vi voglio raccontare.

I fatti sono questi. Il ministro Carlo Nordio aveva bisogno delle carte per capire la situazione di Cospito, allora il carcere di Sassari redige una relazione riguardo ai rapporti tra questi mafiosi e l’anarchico. Per consegnare queste carte al Ministro, però, incaricano un motociclista che da Sassari deve arrivare a Roma.

Io mi immagino il motociclista che mette questo rapporto segreto nello zaino, prende il traghetto per la Toscana e scende giù per l’Aurelia arrivando stanco da Nordio. È un’immagine tanto esilarante quanto ridicola tant’è che per un momento ho pensato che fossimo piombati nel Medioevo.

Per approfondire

Tuttavia Nordio ha fretta: ha bisogno di leggere la relazione per capire che cosa sta succedendo in carcere e non può aspettare che il motociclista arrivi a Roma. Quindi, mentre il motociclista è sulla sua motocicletta, il carcere manda una mail allegando il rapporto richiesto dal ministro. Geniale!
Peccato però che, per le leggi straordinarie di questo Stato, i documenti, una volta inviati per mail, non sono più segreti.

Avete capito bene. In tutto il mondo si possono mandare mail segrete, ma in Italia evidentemente no. E non c’è Pec che tenga: i documenti inviati tramite posta elettronica passano infatti da essere segreti a riservati.

Ragazzi, questa è l’Italia: mentre tutto il mondo è alle prese con l’intelligenza artificiale, noi non siamo in grado di mandare una mail segreta e dobbiamo ricorrere ad un poliziotto motociclista per portare dei documenti segreti. Cazzo, esisterà una via di mezzo?

Nicola Porro, 3 febbraio 2023

L’ombra della Cia dietro i social network

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Il presidente uscente del Brasile ha detto che intende “riposare per un mese o due” a Mar-a-Lago nella residenza in Florida di Donald Trump.

Argentina: Fernández denunciato per “sedizione ”e “tradimento”.

Il motivo è che il presidente si è rifiutato di attenersi alla sentenza della Corte Suprema di Giustizia che lo costringerebbe a restituire fondi sottratti a Buenos Aires. “Disobbedire alla sentenza della Corte Suprema significa disobbedire all’ordine costituzionale, devono andare in prigione. Così ieri i deputati Fernando Iglesias e Sabrina Ajmechet hanno presentato una denuncia per il reato di “sedizione e tradimento”, ha reso noto ieri su Twitter la leader di Proposta repubblicana (PRO) — la principale coalizione di opposizione —, Patricia Bullrich.

La CIA si è intromessa nella moderazione dei contenuti di Twitter per anni

Lo ha rivelato l’altro ieri l’ultima puntata dei “Twitter files”. I documenti interni dei social media rilasciati sabato dal giornalista indipendente Matt Taibbi, documentando come la piattaforma si sia spesso piegata alle pressioni della CIA. Stacia Cardille, un alto dirigente legale di Twitter, ha scritto al suo collega ed ex consigliere capo dell’FBI-James Baker: “Ho invitato l’Fbi e anche la Cia”. Baker, una delle dozzine di ex agenti dell’FBI e dirigenti nelle file di Twitter all’epoca, è stato licenziato questo mese per aver interferito nello sforzo di Musk di rivelare gli illeciti passati della società.

Da allora in poi, riunioni regolari della multi-agenzia Foreign Influence Task Force – a cui hanno partecipato Twitter e “praticamente tutte le principali aziende tecnologiche [tra cui] Facebook, Microsoft, Verizon, Reddit, persino Pinterest –  “avevano “personale dell’FBI e uno o due partecipanti della CIA”. Attraverso il FITF, l’intelligence statunitense incaricava gli analisti di Twitter di laboriose indagini su account nazionali presunti di avere nefaste connessioni straniere, rivelano i documenti-aumentando man mano che le elezioni presidenziali del 2020 si avvicinavano, ma continuando fino al 2022.

I monitor dei contenuti di Twitter hanno analizzato i dati IP degli utenti, i numeri di telefono e persino valutato se i nomi utente fossero “Russiansounding” per confermare le accuse del governo, ma spesso non sono riusciti a farlo. Taibbi ha dimostrato anche come i rapporti dell’intelligence nel 2022 si sono sforzati di dare forma a narrazioni di notizie relative all’Ucraina e all’invasione russa. Un rapporto che elenca gli account presumibilmente legati alla “Propaganda neonazista ucraina” ha spinto Twitter a posizionare i siti che sottolineavano il ruolo lucrativo di Hunter Biden nel consiglio di amministrazione di Busima, la compagnia energetica ucraina, sotto blacklist. Altri rapporti, tra cui uno dell’agosto 2022, comprendevano “lunghe liste di giornali, tweet o video di YouTube” che l’intelligence statunitense riteneva colpevoli di “narrazioni anti-ucraine”. “Le informazioni sull’origine oscura di questi account potrebbero essere vere. Ma così potrebbero esserle almeno alcune delle informazioni al loro interno sui neonazisti, le violazioni dei diritti nel Donbass e persino sul nostro stesso governo – si chiede Taibbi – Dovremmo bloccare questo materiale?”.

Una persona su 40 a San Francisco vive in strada

Boom di senza casa nella notoriamente costosa San Francisco quest’anno a Natale, circa 1 ogni 40 residenti, secondo il San Francisco Chronicle, ovvero almeno 20mila. Molti i video sulla disastrata situazione a San Francisco che sono diventati virali proprio a Natale.

Tutta la famiglia di Pelé ha passato il Natale nell’ospedale dove è ricoverato da 27 giorni O Rei

Ieri notte Kely Nascimento, figlia di Edson Arantes do Nascimento ha pubblicato un nuovo post sui suoi social network in cui appare con i suoi fratelli. L’erede del re del calcio ha ringraziato i professionisti dell’ospedale Albert Einstein, a San Paolo, per le cure che suo padre ha ricevuto sinora.

Paolo Manzo, 26 dicembre 2022


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Caro Porro, caccia al tesoro: Carofiglio, Murgia e Saviano non mancano

Caro Nicola,

sono un assiduo lettore della Zuppa e guardo tutte le tue trasmissioni del lunedì. Oggi mi sono recato dalla Feltrinelli di Salerno per acquistare il tuo libro e senza sorprese ti rappresento che, a mia richiesta, ho notato che l’addetto era un poco stupito, oltre a dirmi che in libreria era rimasta una sola copia e non sapeva se era stata trattenuta in lettura né se ne erano sprovvisti.Non serve aggiungerti trattandosi della Feltrinelli, che in bella mostra vi erano i libri dei fenomeni Carofiglio, Murgia e Saviano. Che altro aggiungere? Ritornerò in libreria, intanto ti auguro una buona serata ed un Buon Natale.

A presto, Francesco. Adda turnà BAFFON (zio Stalin).

Caro Porro,

trovato!!!! Libreria Cerutti e Pozzi di Luino (VA) Mondadori Bookstore, scaffale dei saggi, vicino al libro di Renzi, rimaste ancora due copie. La gentile commessa mi ha proposto l’incarto o il sacchetto, rifiutato entrambi ho tenuto in bella mostra il libro mentre camminavo in Luino, me lo leggerò con calma dopo l’intervento di cataratta a cui verrò sottoposta a breve. Io vedo poco e male a causa di un problema agli occhi ma quelli di sinistra oltre che “ciechi” sono violenti, presuntuosi e supponenti.

Ti seguo sempre anche se non sono d’accordo al 100% con tutto quello che dici.
Con affetto Silvana

Ciao Nicola,

ho trovato e acquistato tre copie del tuo libro esposte in bella vista nella graziosa cartolibreria Minatelli, in quel piccolo scrigno che è Polcenigo (citato anche da Sgarbi nell’ultima puntata di Quarta Repubblica).
Buon Natale,
Luigi

Gas, quello che non vi dicono: le 6 fregature del price cap

Il meccanismo del tetto al prezzo del gas è una successione di supercazzole

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Si sarebbe potuta cercare una soluzione vera, intervenendo sui meccanismi di funzionamento dei mercati interni del gas e dell’elettricità. Ma il governo Meloni ha preferito non scontentare chi in Italia, ormai da due decenni, specula liberamente sui prezzi dell’energia. Ha invece sposato acriticamente la posizione assunta mesi fa dal governo Draghi: è l’Unione Europea che deve porre un limite all’aumento del prezzo del gas (e quindi dell’elettricità, che in Italia è prodotta per il 45% con il gas). E così, la (non)soluzione del “price cap” approvata dalla Commissione Europea dopo mesi di indecisioni e contrasti (Austria e Olanda si sono astenute e l’Ungheria ha votato contro) è stata presentata alla pubblica opinione nazionale come “il trionfo della posizione dell’Italia”. Un “trionfo” che non servirà a porre gli italiani al riparo dagli aumenti ma che, in compenso, lascia intatti gli interessi di chi specula sull’energia.

Se si tenta di approfondire (capire sarebbe troppo…) il meccanismo di funzionamento del price cap introdotto dall’Ue ci si trova di fronte ad una applicazione magistrale della supercazzola di tognazziana memoria, per la prima volta in edizione multilivello.

Supercazzola di primo livello. L’Ue ha introdotto un price cap sul prezzo del gas naturale a 180 euro/MWh. Chi sa un po’ d’inglese pensa che si tratti di un prezzo che non dovrà essere superato. Invece no: è un prezzo che deve essere necessariamente superato. Infatti, il meccanismo di controllo del prezzo del gas scatta solo se la quotazione del gas TTF alla borsa di Amsterdam supera il price cap per almeno tre giorni lavorativi consecutivi.

Per approfondire

In tal caso, entra in gioco la supercazzola di secondo livello. Superato per tre giorni il price cap, il prezzo del gas deve essere confrontato anche con il prezzo del gas naturale liquefatto (GNL): quello che non arriva via tubo ma via nave, e che dovrebbe costare meno (ma non è detto che sia così) di quello che arriva via tubo.

Se la quotazione del gas TTF (via tubo) alla borsa di Amsterdam supera di 35 euro/MWh anche il prezzo del GNL (per tre giorni lavorativi consecutivi), allora scatta il cosiddetto “limite di offerta dinamica”, ovvero la supercazzola di terzo livello.

Una volta che si siano verificati contemporaneamente i due sforamenti del prezzo del gas (sopra i 180 €/MWh e 35 €/MWh sopra il prezzo del GNL) gli operatori del mercato (ovvero chi vende o compra gas in borsa) sono obbligati a concludere ogni transazione ad un prezzo superiore al price cap ma inferiore ad un “limite di offerta dinamica” pari al price cap più 35 €/MWh. Quest’obbligo permane per almeno 30 giorni lavorativi ma si disattiva automaticamente se il prezzo TTF del gas torna (per tre giorni lavorativi consecutivi) sotto il livello di 180 €/MWh.

In particolare, una volta entrati nel limite di offerta dinamica, possono accadere due cose: 1) il prezzo del gas scende sotto i 180€/MWh entro i 30 giorni lavorativi, oppure 2) il prezzo del gas resta sopra i 180 €/MWh per più di 30 giorni lavorativi. Nel primo caso il sistema torna ai normali meccanismi di contrattazione. Nel secondo caso (supercazzola di quarto livello) l’Ue prende atto della situazione e sposta il price cap e il limite di offerta dinamica ai nuovi livelli di prezzo imposti dall’offerta.

Per approfondire

Esiste infine la possibilità che, durante il regime di prezzi “bloccati” (si fa per dire), chi fornisce il gas, non trovando remunerativo il limite di offerta dinamica, cessi di vendere il gas ai paesi dell’UE (ovvero, interrompa le forniture) e lo dirotti verso i mercati non regolati. Il meccanismo ideato per gestire quest’ultima eventualità è la quinta supercazzola, la più divertente: se durante i 30 giorni del regime controllato si verifica un’interruzione delle forniture, chi ha bisogno di gas naturale può acquistarlo a valere sugli stoccaggi dei paesi Ue. Ma per prevenire l’interruzione delle forniture l’Ue si riserva la possibilità di disattivare immediatamente il price cap e il limite di offerta dinamica: abbiamo scherzato; amici come prima…

Non manca, infine, la supercazzola di sesto livello. Il price cap e il limite di offerta dinamica si applicano solo alle transazioni concluse attraverso le borse del gas; non si applicano alle transazioni effettuate al di fuori delle borse; modalità, quest’ultima, che normalmente interessa circa il 40% del gas acquistato nei paesi dell’Ue. Il price cap non può inoltre valere per i contratti già stipulati, che ovviamente non lo prevedono. A tale proposito, occorre ricordare che quasi tutti i contratti di fornitura di gas oggi attivi in tutta Europa sono stati stipulati negli anni scorsi con durata pluridecennale: oltre l’85% dei contratti di fornitura oggi attivi nei paesi europei ha un orizzonte temporale di fornitura che va dai 5 ai 35 anni.

La conclusione evidente è che il meccanismo introdotto dalla Commissione Europea non può funzionare e che, anche qualora funzioni, 1) non è in grado di limitare efficacemente i prezzi e 2) espone li paesi europei a rischi concreti di interruzione delle forniture. Un vero trionfo, non c’è che dire.

Ugo Spezia, 26 dicembre 2022

Manovra, orgia di bonus: ora basta mammella di Stato

Dalla destra alla sinistra, sono tutti lì a discutere di come spendere in bonus i soldi. Che però sono i nostri

bonus legge bilancio

Quella del governo Meloni è una manovra che non fa entusiasmare. Al suo interno, i 2 terzi dei fondi sono destinati agli aiuti sulle bollette. Augusto Minzolini dice che manca una riduzione fiscale. Figuratevi voi se non sono d’accordo, ma il punto non è soltanto questo: bisogna ridurre la spesa pubblica.Siamo dei drogati attaccati alla mammella dello Stato. Ognuno di noi percepisce qualche piccola elemsosina di spesa pubblica. A fronte di 1.700 miliardi di PIL, 2.700 sono i miliardi del debito pubblico e 1.100 quelli della spesa pubblica.

Da Berlusconi al Pd, tutti vogliono finanziare le proprie proposte: dalle pensioni, ai sostegni per cultura e per le imprese, passando per la pubblica istruzione e per gli ospedali. Ma chi li paga tutti questi soldi?

Nicola Porro, 25 dicembre 202

Ecco il meglio della Zuppa di Porro di questa settima

L’invidia è la molla più potente delle rivoluzioni

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di Rino Cammilleri

Nicola Porro ha giustamente elogiato il fondamentale libro di Helmuth Schoeck L’invidia e la società, oggi riedito da Liberilibri ma anticipato negli anni Settanta da Rusconi per la regia del compianto Alfredo Cattabiani (l’editor che fece conoscere in Italia Il Signore degli Anelli, mentre Adelphi in sordina pubblicava Lo Hobbit). Eh, letteratura di nicchia, in quegli anni, «fascista» insomma. Ma l’extrasinistra era troppo ignorante per accorgersene.

Tanto per far capire ai più giovani il clima: il sottoscritto era uno studente a Scienze Politiche di fatto apolitico, nel senso che alla politica preferivo la chitarra e le ragazze. Ma l’università era quella di Pisa, e lì regnava Lotta Continua. Per la quale valeva il detto evangelico «chi non è con me è contro di me», perciò non potevi nemmeno fare il qualunquista. E non si scherzava, erano mazzate. Ovviamente, in tanti contro uno, perché quelli amavano il collettivo.

Così, ogni giorno mi recavo in Facoltà ma non entravo: da lontano, il bidello, che mi aveva in simpatia, mi faceva cenno, sì o no. Cioè, oggi non è cosa perché c’è l’ennesima assemblea o occupazione. Oppure, ok, oggi è tranquillo. I professori, data la situazione, fecero presto a trasformarsi da baroni in tribuni della plebe. Io, che senza riflettere avevo messo nel piano di studi «Storia del movimento operaio e sindacale», dovetti dare tre volte l’esame perché la mia esposizione non era abbastanza marxista. Tanto per dire. Da qui l’attrazione fatale verso i libri Rusconi.

Paradossalmente, quel che sono adesso lo devo a Lotta Continua. Ebbene, per il contenuto del libro di Schoeck andate a vedere quel che ne scrive Porro. Il fulcro è questo: l’invidia è la molla più potente delle rivoluzioni. In effetti, a ben pensarci, ogni rivoluzione si può sintetizzare così: togliti dal trono ché mi ci metto io. Ovviamente, le ideologie – a partire da quella giacobina, madre di tutte le altre che seguirono – sono solite avvolgersi con nuvole di parole. Pensiamo ai molti volumi di Marx. O allo stesso Robespierre, capace di concionare per sei ore di fila. Augustin Cochin descrisse benissimo il processo in Meccanica della rivoluzione, anche questo letto grazie al solito editore nei Seventies.

Altro fondamentalissimo libro, per capire bene di che cosa stiamo parlando, è il negletto Il socialismo come fenomeno storico mondiale di Igor Safarevic, riedito da Effedieffe e prefato non a caso da Aleksandr Solženicyn. Che era ingegnere. Safarevic era un matematico e scrisse il saggio perché quelli più qualificati di lui erano tutti nel Gulag. Il tema è lo stesso: perché il socialismo (o il comunismo, la differenza sta, appunto, nella anzidetta nuvola di parole) è inestirpabile? Perché dilaga così velocemente? Perché rispunta sempre? La spiegazione è proprio psicologica, anche se si nasconde dietro locuzioni come «giustizia sociale». Se ne rese conto proprio uno psichiatra, Viktor Frankl, che era ebreo e perciò finì nei lager nazisti. Fu qui che vide, tra gli sventurati di cui condivideva la sorte, gli odi furibondi nei confronti di chi aveva un pezzo di patata in più o la “fortuna” di avere un kapò un po’ più umano.

La sua esperienza ad Auschwitz gli ispirò Uno psicologo nei lager (Ares). A lui in fondo andò bene: viennese, padre della logoterapia, fu docente in mezzo mondo, Harvard compresa, i suoi libri sono tradotti pure in cinese, 27 lauree honoris causa. Lui, che sapeva a memoria i Salmi in latino, dissentiva in toto dal suo compaesano Freud: «In realtà, non è Dio un’immagine del padre, bensì il padre è un’immagine di Dio».

Rino Cammilleri, 12 settembre 2022 –

Paracetamolo e vigile attesa: le linee guida cambiano, le colpe di Speranza restano

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Dall’altro ieri sono state aggiornate le linee guida, ma rimangono forti ombre sulla gestione covid di Speranza e del Cts. Ecco perché

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Il Tar del Lazio, con sentenza n. 419 del 15 gennaio 2022, aveva annullato la circolare ministeriale del 26 aprile 2021 nella parte in cui questa prescriveva ai medici l’utilizzo del protocollo “tachipirina e vigile attesa”, ritenendo che i medici debbano essere lasciati liberi di prescrivere la terapia secondo il principio di “scienza e coscienza”, assumendosene la relativa responsabilità.

Quattro giorni più tardi, il 19 gennaio, la terza sezione del Consiglio di Stato ha sospeso con effetto immediato la decisione del Tar, salvando gli effetti della Circolare ministeriale. L’atto con cui il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del Tar è stato emanato in via cautelare, mentre ieri – 9 febbraio – il Consiglio di Stato si è pronunciato nel merito annullando la sentenza del Tar, motivando la decisione sulla base del fatto che la Circolare ministeriale contiene “mere raccomandazioni e non prescrizioni cogenti e si collocano, sul piano giuridico, a livello di semplici indicazioni orientative, per i medici di medicina generale, in quanto parametri di riferimento circa le esperienze in atto nei metodi terapeutici a livello internazionale”.

La sentenza del Consiglio di Stato apre però un’autostrada su molteplici valutazioni da fare.

La prima è se sia sensato rivolgersi al Tar per queste cose. Se il Tar, come nel caso di specie, interviene per una volta contro il governo, c’è comunque il Consiglio di stato che gli dà comunque ragione. Tanta fatica per niente. Anzi il risultato è alla fine controproducente. Eppure, nonostante tutto, noi vogliamo insistere sul punto, sollevando alcuni problemi, che presentano, a nostro avviso, risvolti di natura persino penale. Quello che ci interessa capire, in buona sostanza, è se il comportamento del ministro Speranza e dei suoi collaboratori del Cts abbiano o meno creato danni tanto nella gestione dell’emergenza pandemica quanto nell’efficacia delle cure domiciliari. Andiamo per gradi.

Bergamo, primi di marzo 2020. Le terapie intensive vanno presto in affanno e i medici sono costretti a decidere chi deve vivere e chi morire. E molti, troppi muoiono. Ma su che basi scientifiche vengono curati quei primi malati? In realtà all’inizio si va a tentoni, tanto è vero che il Comitato tecnico scientifico istituito con decreto del presidente del consiglio dei ministri n. 371 del 5 febbraio 2020 – coordinato all’epoca dal dott. Agostino Miozzo – è scettico in questa prima fase sull’utilizzo degli anti-infiammatori, mentre qualche mese più tardi nelle cure domiciliari contro il Covid-19 il protocollo adottato prende il nome di uso comune “tachipirina e vigile attesa”, cioè proprio un semplice anti-infiammatorio.

Ancora il 16 marzo 2020 Repubblica, l’organo di propaganda del governo, scriveva: “Coronavirus, non prendete antinfiammatori per proteggervi”. Ma è proprio il Comitato tecnico scientifico di allora a fare i danni più grossi. Dal verbale del 28/2/2020 emerge che il Cts si oppose alla chiusura di altre zone rispetto agli undici Comuni già in zona rossa: “Non sono necessarie altre misure restrittive”, eppure il virus circolava ad un ritmo tale che dopo dieci giorni Conte dovrà chiudere tutto il Paese in lockdown.

Ancora il 4 marzo 2020, pochi giorni prima che la situazione precipitasse, con riferimento alla scuola il Cts scriveva: “le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali al contagio […], non esistono dati che ne indichino la inconfutabile utilità”, salvo poi – dopo qualche giorno – chiudere tutte le scuole per l’intera durata dell’anno scolastico, mettendo milioni di famiglie davanti al fatto compiuto. Il 13 marzo, con l’intero Paese in lockdown totale dal giorno precedente, il Cts affermava “non vi è evidenza per raccomandare indiscriminatamente ai lavoratori di indossare le mascherine. Anzi. Al contrario è stringentemente raccomandato solo per gli operatori sanitari e per chi ha sintomi respiratori”. Visto che oggi, dopo due anni, le mascherine sono obbligatorie ovunque (addirittura quelle ffp2), con una variante meno pericolosa rispetto all’infezione del 2020, le indicazioni del Cts sarebbero da sottoporre al vaglio in sede giurisdizionale penale. Delle due l’una: o aveva ragione il dottor Miozzo e allora tutto quello che è stato fatto dopo è sbagliato o aveva torto e allora dovrebbe renderne conto.

Ma torniamo a Speranza. Con la Circolare ministeriale del 30 novembre 2020 n. 0024970, solo parzialmente modificata con successiva circolare del 26 aprile 2021, le principali indicazioni sono: vigile attesa, paracetamolo, non utilizzare routinariamente corticosteroidi, non utilizzare eparina, non utilizzare antibiotici e non utilizzare idrossiclorochina. Insomma, “curare” il meno possibile. Si tratta certo di “indicazioni”, non di obblighi (la dicitura esatta è “si forniscono le seguenti indicazioni di gestione clinica”), ma in campo medico la violazione di un’indicazione ministeriale potrebbe comportare l’avvio di un procedimento disciplinare, quantomeno da parte dell’ordine dei medici che valuta le contro-indicazioni e l’opportunità della scelta eventualmente contraria all’indicazione ministeriale. E dunque molti medici, sia di famiglia sia soprattutto ospedalieri (i più esposti di tutti), si sono sentiti costretti a rispettare le indicazioni del ministro Speranza.

La Circolare ministeriale del 26 aprile 2021 (n. 0008676), rispetto a quella precedente del 30 novembre, si è soltanto limitata ad aggiungere altri farmaci unitamente al paracetamolo (tachipirina), come i Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) in caso di dolori articolari o muscolari. Anche il protocollo Aifa nel setting domiciliare (datato 20 dicembre 2020) non si discosta molto dalle Circolari ministeriali, limitando l’uso delle eparine e dei corticosteroidi solo in specifiche condizioni, escludendo gli antibiotici (tra i farmaci non raccomandati). Il tutto sempre a titolo di “indicazioni”.

Da ultimo, finalmente, il 10 febbraio 2022, il dicastero ha aggiornato le linee guida, con indicazioni specifiche per i bambini e le donne in gravidanza, alla luce della “sopravvenuta disponibilità di nuovi farmaci antivirali e anticorpi monoclonali”. Peccato che i monoclonali esistano già da quando, a ottobre 2020, Aifa snobbò l’offerta di scorte di quei farmaci da parte della multinazionale Eli Lilly a scopi di sperimentazione. E che, con gli antivirali, si fosse già curato, ad esempio, Donald Trump, sempre nell’autunno del 2020. In realtà, come dimostra l’esistenza di protocolli terapeutici affidabilissimi (basti pensare a quello sviluppato dal professor Giuseppe Remuzzi), ben prima del 10 febbraio 2022 sarebbe stato possibile ampliare le scarne indicazioni ministeriali.

Ma soprattutto, la verità che viene nascosta dalla decisione del Consiglio di Stato è che finora ai medici è stata di fatto vietata – sotto il ricatto di essere cacciati dall’ordine professionale, quindi un obbligo mascherato – la possibilità di agire secondo “scienza e coscienza”. Un medico che volesse curare la Covid con un antibiotico, tanto per fare un esempio, si assume una responsabilità non da poco al cospetto delle autorità competenti gerarchicamente superiori (struttura ospedaliera, ordine dei medici, ministero della salute).

Ma c’è anche un’altra domanda da porsi: quanti decessi si sarebbero potuti evitare se i medici avessero avuto sin da subito indicazioni precise dal Ministero su come curare i malati di Covid? L’eparina, ad esempio, è un farmaco utilizzato dai medici ospedalieri a partire dalla terza settimana di marzo 2020 ed ha salvato molte vite, per quale motivo non ne viene autorizzato l’utilizzo anche per le cure domiciliari? E che dire degli antibiotici? Alcuni salvano la vita, ma il Ministro e i suoi tecnici si sono ben guardati dal consigliarne la somministrazione, anzi l’ hanno sconsigliata.

Continuare sulla strada di “paracetamolo e vigile attesa” ha portato parecchie persone al ricovero in terapia intensiva, e in tanti non sono più tornati. Se sin dall’inizio si fossero date indicazioni più aperte i medici di famiglia si sarebbero sentiti liberi di prescrivere quantomeno gli antibiotici (alcuni funzionano con notevoli risultati) e ci sarebbero stati meno morti. Ci sono studi, inoltre, che dimostrano come la tachipirina in caso di Covid sia addirittura dannosa, dal momento che aumenta il consumo di glutatione da parte dell’organismo, compromettendone la risposta antiossidante e antinfiammatoria. Se questi studi fossero confermati risulterebbe evidente che il Ministro ha indicato e continua ad indicare l’uso di un farmaco non solo sbagliato, ma addirittura dannoso per quei malati.

Per quale motivo il Ministro non ha indicato, per le cure domiciliari, l’uso quantomeno degli antibiotici? Per paura che alcuni di questi funzionassero a tal punto da rendere irragionevole l’adozione dell’obbligo vaccinale? Non tocca certo a noi rispondere, ma crediamo che un giudice dovrebbe far luce sull’operato del Ministro, nonostante la decisione a lui favorevole del Consiglio di Stato.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/paracetamolo-e-vigile-attesa-le-linee-guida-cambiano-le-colpe-di-speranza-restano/

Clamoroso: per giocare al Quirinale, Di Maio diserta la riunione sull’Ucraina

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di Nicola Porro

Mentre siamo qui a pensare a quale sarà il prossimo presidente della Repubblica, e a vedere che il parlamento dopo quattro votazioni è ancora nel pantano, ci sono forse altre questioni di cui dovremmo discutere. Le bollette? La crisi un Ucraina? Ecco: vorrei far presente che Di Maio ultimamente, per stare dietro al caos Quirinale, non ha partecipato ad un vertice sulla tensione a Kiev. E su questo avrei due cosette da dire…

Nicola Porro, da Stasera Italia del 26 gennaio 2022

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Ecco il documento segreto su Grillo che nessuno vi farà leggere

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di Nicola Porro

IL FONDATORE DEL M5S, INDAGATO PER TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE, FINITO NELL’ELENCO DEI LOBBISTI DI MOBY

Qual è il colmo per un movimento nato dal Vaffa Day, cresciuto maledicendo “la casta” e diventato adulto combattendo le lobby di Stato? Finire nell’elenco dei “lobbisti” finanziati da una grande azienda a rischio bancarotta. Se non fosse scritto nero su bianco nella “relazione tecnica” sul bilancio della Moby Spa, società dell’armatore Vincenzo Onorato indagato assieme a Beppe Grillo per traffico di influenze illecite, potrebbe apparire uno scherzo. O una barzelletta. Invece è tutto vero.

Non entreremo nel merito dell’inchiesta, delle presunte pressioni che Grillo avrebbe fatto su ministri e parlamentari grillini per sostenere le istanze di Onorato. Siamo e restiamo garantisti, anche quando c’è il comico di mezzo. E poi il “traffico di influenze illecite” è un reato così fumoso che solo il M5S e il suo dj Fofò potevano pensare di aumentarne le pene previste. Baggianate: non ci sarà nulla di penalmente rilevante. Il punto qui è politico. E cioè il fatto che Grillo e sodali, quelli che denunciavano i legami tra politica e finanza, quelli che si sono scagliati contro i Benetton, sono caduti negli stessi peccatucci che hanno sempre sbandierato come grandi scandali.

Per capirlo basta prendere l’analisi redatta dai commercialisti della Chiaruttini&associati su Moby Spa e scorrere fino a pagina 183, parte sesta, quella riferita agli “ulteriori trasferimenti” di denaro nel quinquennio 2015-2019. Sotto la dicitura “Dazioni a partiti politici, influencer e lobbisti” (esatto: influencer e lobbisti) compaiono proprio la società del fondatore del Movimento Cinque Stelle e quella di Casaleggio.

Il contratto con la Beppe Grillo srl

“Per quanto attiene i rapporti contrattuali con la Beppe Grillo S.r.l. – si legge – il verbale della seduta consiliare del 16 gennaio 2020 riporta che ‘con questa v’era in essere un accordo volto ad acquisire visibilità, con finalità pubblicitarie per il proprio brand sul blog presente nel sito www.beppegrillo.it nonché attraverso i canali redazionali social della Beppe Grillo S.r.l. avvalendosi del loro supporto redazionale, il tutto per un corrispettivo di 120mila euro annui””. Per la precisione, Moby aveva sottoscritto “un contratto di servizi, efficace dal 1^ marzo 2018 al 1^ marzo 2020, con riferimento al quale veniva versato l’importo complessivo di 200mila euro”. Non proprio spiccioli.

I rapporti con la Casaleggio Associati

I rapporti conIn data la società di Casaleggio invece prendono corpo il 7 giugno 2018, con lo scopo di “sensibilizzare le istituzioni sul tema dei marittimi” e “raggiungere una community di riferimento di 1mln di persone”. Il tutto, pagando alla Associati “un corrispettivo annuo pari ad 600mila, oltre alla previsione di goal fee legate al raggiungimento anticipato dei suddetti obbiettivi tra 50mila e 150mila euro”. Cosa strana, va detto, il contratto viene “approfondito” solo due anni dopo la sottoscrizione, ovvero il 16 gennaio del 2020, quando alla Moby si accorgono che “a fronte di un corrispettivo di € 50.000 mensili” la Casaleggio si era occupata di tre questioni:

1) “della creazione del sito internet www.marittimi.com e della gestione e produzione dei suoi contenuti, attività quest’ultima tutta consultabile on line e direttamente ricollegabile al Presidente di questo Consiglio di Amministrazione e con evidenti richiami al brand della Società”;

2) “della creazione e gestione della pagina Facebook […] marittimiofficial/ movimento a tutela dei diritti di quella categoria di lavoratori che sono anche i dipendenti di questa Società;

3) “della creazione e gestione della pagina Instagram […] marittimiofficial/ anche in questo caso servizi volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tematica della limitazione dei benefici fiscali del Registro internazionale alle sole navi che imbarcano equipaggi italiani o comunitari, il tutto con evidente ritorno d’immagine per la Società potenziando la connessione tra il brand Moby ed il concetto di italianità”.

Il tutto alla “modica” cifra di 1,2 milioni di euro “sino alla risoluzione consensuale del contratto, intervenuta a partire dal 1 marzo 2020”.

Gli altri partiti finanziati da Onorato

Vero è che Grillo e Casaleggio non sono gli unici due ad essere stati finanziati dalle società di Onorato. Nel calderone compare un po’ tutto l’arco costituzionale. Tra il 2014 e il 2015  la federazione Val di Cornia-Elba del Partito Democratico ha incassato 30mila euro, altri 50mila sono andati ad Ernesto Carpone (sempre del Pd) e ulteriori 10mila hanno sostenuto la campagna elettorale della dem Silvia Velo. Inoltre, tra il 2015 e il 2016, ben 200mila euro sono finiti alla Fondazione Open riconducibile a Matteo Renzi. E non fanno eccezione Fratelli d’Italia (10mila euro) e il Comitato Change “facente capo” a Giovanni Toti (100mila euro).

La domanda però è una sola: se le cifre versate e Grillo e Casaleggio avessero riguardato un qualsiasi altro partito e se queste carte fossero finite nelle mani dei grillini, cosa sarebbe successo oggi? Ve lo diciamo noi: gogna mediatica, titoloni sul Fatto Quotidiano, accuse di favoritismi. In fondo, nella sua carriera politica Grillo se l’è presa con le lobby del tabacco (2017), con le lobby in Rai (2013) e con le lobby in generale. Per poi finire nell’elenco dei lobbisti di una società privata. Anche questa, una nemesi grillina.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/ecco-il-documento-segreto-su-grillo-che-nessuno-vi-fara-leggere/

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Tamponi e quarantena: il governo trucca ancora le carte

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OGGI CABINA DI REGIA PER CAMBIARE (DI NUOVO) LE REGOLE SU TAMPONI E QUARANTENA. ED È CAOS

Quindi, fateci capire. In principio, a inizio pandemia, i tamponi andavano fatti a gogo per “scovare il virus”. Poi sono diventati un problema perché trasformavano l’Italia nel lazzaretto d’Europa. Poi abbiamo capito che il contact tracing era utile per frenare la catena di trasmissione e più se ne facevano, meglio era. Poco dopo lo avete trasformato nello strumento del demone no vax, che col tampone negativo poteva girare liberamente al pari di un vaccinato. Avete spiegato (Burioni dixit) che è uno strumento pericoloso in grado pure far uscire liquido cefalorachidiano. Infine, quasi per magia, lo avete riabilitato per complicare la vita ai vaccinati europei, che neppure con doppia dose possono entrare tranquillamente nel Belpaese. E ora? Adesso, dopo aver scatenato la corsa al test, non volete che venga fatto neppure per accertare la guarigione/negativizzazione di un positivo. Ci sta sfuggendo qualcosa?

Sì, e non solo a noi. Il punto è che sulle regole del Covid si è scatenato un vero e proprio caos. Generato non tanto dalla mutevolezza del virus, ma delle insensate scelte dei vari governi, che prendono decisioni e poi si smentiscono pochi giorni dopo. Che prima mitizzano i tamponi, poi li demonizzano, infine li riabilitano. Per non parlare della quarantena. Nei giorni pre-natalizi gli italiani si sono messi in fila per farsi un test in vista del cenone di Natale. C’è chi l’ha fatto per precauzione, chi per necessità. A parte le code infinite di auto ai drive-in, l’effetto logico e atteso era quello di un rialzo del numero dei contagi: più test fai, più asintomatici scovi. E così centinaia di migliaia di italiani si sono ritrovati in quarantena perché positivi o perché “contatti stretti” di un infetto. Un milanese su 18 se ne sta rinchiuso in casa. Le stime parlano, per il prossimo futuro, di “milioni di persone isolate e in quarantena”. Una sorta di “lockdown di fatto”, che ha messo sul chi va là il governo.

Quindi? Quindi oggi si riunirà la cabina di regia per cambiare (di nuovo) le regole a 5 giorni dall’ultimo Consiglio dei ministri. Al centro della bagarre politica, oltre alla possibile estensione dell’obbligo vaccinale a tutti i lavoratori, ci sono proprio le incognite quarantena e test. Ad oggi chi ha la sfiga di essere un “contatto stretto di positivo” deve restare in casa 7 giorni (se vaccinato) o 10 giorni (se non vaccinato). Alla fine del periodo si sottopone a un test e, se negativo, è libero. Le Regioni hanno chiesto al Cts di valutare la possibilità di eliminare l’isolamento fiduciario per i vaccinati con terza dose (o con seconda da meno di 4 mesi), permettendo loro di uscire se in assenza di sintomi. Il Cts ritiene la proposta “irricevibile”, vorrebbe anzi una nuova stretta, ed è probabile che alla fine il periodo di “reclusione” venga ridotto da 7 a 5 giorni per i vaccinati con booster o con doppia dose da pochi mesi. E qui la domanda sorge spontanea. Scusate: all’alba del 28 dicembre 2021 vi svegliate e scoprite che i vaccinati possono restare in quarantena di meno? Pensarci prima, no?

La verità è che a dettare i tempi delle normative sembrano essere più motivazioni organizzative che l’effettivo tempo di incubazione del virus. Per poter impegnare il personale nelle vaccinazioni della dose di richiamo, infatti, le Regioni vorrebbero mandare al diavolo il tracciamento, considerato “non più gestibile”. Troppi positivi e troppo “contatti”: la macchina non regge, dunque meglio “liberare” chi non ha sintomi, ridurre le quarantene e ridurre i test. Bene così, sia chiaro. Ne siamo felici. Ma la strategia è sempre la stessa: quando servirebbero più risorse, anziché investire fondi sul sistema sanitario, si preferisce cambiare le norme in base alla situazione del momento. Certificando, così, quello che noi sosteniamo da tempo: ovvero che non siamo prigionieri del virus, ma delle regole del governo.

Ecco il manuale contro l’antiscientifico Gretinismo

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di Nicola Porro

Qualunque cosa l’uomo voglia realizzare – dallo stuzzicadenti al sommergibile – ha bisogno di usare materiali adatti allo scopo. Nel suo ultimo volume – Il Segreto delle Cose (Carocci, 2021) – Silvano Fuso, docente di chimica, ci offre una panoramica storico-scientifica sui vari tipi di materiali che hanno caratterizzato lo sviluppo delle società umane.

L’autore parte dalla preistoria, quando l’uomo iniziò a lavorare e a utilizzare i materiali che trovava in natura, ossia legno, pietra e osso. Una cosa curiosa, in proposito, si apprende dal libro: anche alcuni animali lo fanno. Dopo quella della pietra, le età del rame, del bronzo, e del ferro sono state tappe fondamentali della storia della civiltà. Anche la scoperta che un impasto di argilla, opportunamente plasmato e successivamente cotto, poteva consentire la realizzazione di oggetti utilissimi rappresentò un notevole progresso.

Queste antiche operazioni manuali, se vogliamo, rappresentano i primordi di quella che oggi si chiama scienza dei materiali, disciplina giovane ma con antichissime radici. Alcuni dei materiali illustrati da Fuso hanno un che di fantascientifico. Ad esempio, le leghe metalliche mantengono la memoria della loro forma: se deformate – apparentemente in modo permanente – riassumono la forma prima della deformazione se si cambia la temperatura. E ancora: in due parchi pubblici di Tokyo sono stati installati servizi igienici pubblici con pareti completamente trasparenti. Il sogno del voyeur? No, perché quando qualcuno si chiude dentro, le pareti diventano opache e la privacy è garantita. Il vantaggio? Si può vedere a distanza se il bagno è libero.

Leggendo Fuso si scoprono sempre cose interessanti. In questo libro, ad esempio, si scopre che già Plinio il Vecchio nella sua celebre Naturalis Historia del 78 d.C., denunciava l’eccessivo sfruttamento delle montagne per ricavarne materiali lapidei. Denuncia che dovrebbe essere letta dagli ambientalisti d’oggi che rimpiangono i bei tempi antichi… E si scoprono poi vere curiosità archeologiche, come il vaso di Licurgo, una coppa di vetro romana del IV secolo, che assume colorazioni diverse a seconda di come la si guarda: in trasparenza è rossa, ma appare verde con una sorgente di luce dalla stessa parte di chi osserva. Questo insolito comportamento è detto tecnicamente «dicroico».

Il testo di Fuso ha un taglio storico e divulgativo e non didattico, anche se qualche riferimento a concetti di base di chimica e fisica è inevitabile. Con l’ausilio delle note esplicative e del sintetico glossario, tuttavia, chiunque potrà facilmente comprendere quei riferimenti. Posso garantire che il libro è un ottimo regalo, soprattutto ai ragazzi, bombardati, oggi come non mai, da antiscientifico Gretinismo.

Nicola Porro per Il Giornale

Fonte: https://www.nicolaporro.it/ecco-il-manuale-contro-lantiscentifico-gretinismo/

“La scienza ormai è diventata una religione”

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IL POTERE SALVIFICO DATO AI VACCINI E LA LENTA QUANTO IESORABILE PERDITA DELLE LIBERTÀ. PORRO PARLA ALLA VERITÀ

Intervista a Nicola Porro di Federico Novella per La Verità del 27 dicembre 2021

«Vi prego: trattateci da adulti». Questo lo sfogo di Nicola Porro, dopo l’ennesima stretta sanitaria del governo. Il conduttore di Quarta Repubblica, che tornerà in onda su Rete4 il 10 gennaio, rilancia l’appello contro il paternalismo spinto di chi gestisce la pandemia.

Con il mega green pass la musica non è cambiata?

«La mia rispettosa richiesta di essere trattati da adulti nasce da un principio sul quale sono un po’ fissato. Lo diceva Piero Calamandrei, non certo un pericoloso sovversivo: la libertà come l’aria, ti accorgi di quanto vale solo quando viene a mancare».

Una deriva lenta ma inesorabile?

«All’inferno si scende a piccoli passi. Abbiamo accettato dal governo Conte le certificazioni per uscire di casa. Abbiamo accettato i dpcm. Abbiamo accettato le regole sui nostri comportamenti declamate la sera alla televisione. Abbiamo accettato il lockdown per due mesi. Abbiamo accettato il coprifuoco per sei mesi. Abbiamo accettato le mascherine all’aperto. Abbiamo accettato la guerra mediatica contro quelli che, pur vivendo insieme, si scambiavano un bacio sul pontile di Forte dei Marmi. Insomma, abbiamo accettato tutto e, quel che peggio, siamo pronti a farlo di nuovo. Se domattina il governo dicesse che dopo la terza dose bisogna mangiare più verdura, lo accetteremmo senza proteste».

Tutti i provvedimenti che hai citato vengono dimenticati dalla massa con una velocità impressionante. Insieme con la durata del green pass, si è accorciata anche la memoria collettiva?

«Si, torniamo al principio di partenza: vorrei che il governo ci trattasse da adulti, e non da bambini con la memoria corta. Io non sono preoccupato delle piccole misure in sé, quanto piuttosto dalla tendenza generale che si sta imponendo. I governi servono tutto sommato a mettere un po’ d’ordine nella convivenza sociale, siamo noi che ce li scegliamo. I governi nascono per essere al servizio dei cittadini, mentre oggi sono i cittadini a essere al servizio di un bene supremo che solo i governanti hanno il privilegio di conoscere».

Il fatto che ogni settimana spuntino nuove misure implica che quelle vecchie non hanno funzionato?

«Esatto, e ogni volta la nuova misura non viene giustificata in modo serio. Mi aspetto che qualcuno dica: ragazzi, questa e una malattia che non sappiamo come sconfiggere, non abbiamo certezze, andiamo per tentativi. Questo sarebbe un comportamento “adulto”».

Invece?

«Invece vengono a dirti anche stavolta che la nuova misura è necessaria, fondamentale, indispensabile e sicura. E poi tutte e quattro queste categorie dell’assoluto vengono puntualmente smentite. Parliamoci chiaro: io sono un deciso vaccinista, ma sono anche convinto che, a causa di questa comunicazione vaccinale sbagliata, in Italia ci sono milioni di persone favorevoli al vaccino che, spaventate, decidono di non farlo».

Intendi dire che i no vax sono figli degli errori comunicativi del governo?

«Mettendo da parte i terrapiattisti, se oggi esistono i no vax è semplicemente colpa delle false certezze della comunicazione ufficiale sui vaccini. Se ci avessero detto, come si era capito fin dall’inizio, che i vaccini sono semplicemente uno strumento per aiutarci a non crepare, probabilmente sarebbe andata meglio. Invece hanno reso il vaccino un dio in terra. Quando tu rendi la scienza una religione, sbagli in partenza: e non lo dice Porro, ma Karl Popper. Quando la scienza è affidata alle prediche di Roberto Burioni e non al pragmatismo di Francesco Vaia, finisci per alimentare quella zona grigia di persone che pur non avendo pregiudizi sul vaccino, restano paralizzate dai dubbi».

É la famosa eterogenesi dei fini di Giambattista Vico: conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali. Allora il green pass a cosa a servito?

«Al green pass è solo un esercizio burocratico volto ad affermare un potere. É una scelta puramente politica, che non ha nulla a che vedere con la sanità. Che il green pass fosse inutile sul piano sanitario, lo sapevano tutti prima ancora che venisse varato. Allo stesso modo, tutti sapevano che era inutile chiudere le frontiere con il Sudafrica, perché la variante omicron sarebbe arrivata comunque. Stesso discorso per la decisione di Roberto Speranza di chiudere i voli tra Londra e con il sogno di fermare la variante Delta. Ecco, tutte queste scelte politiche arbitrarie sono state prese con arroganza, senza verifiche, e soprattutto senza conseguenze. E questo perché ogni decisione viene elevata a Verbo della grande religione sanitaria, quella dei sommi sacerdoti che ci guidano da due anni».

Forse ti aspettavi che nella conferenza stampa di fine anno Mario Draghi ammettesse gli errori di comunicazione sul lasciapassare verde?

«Probabilmente errori ne ha fatti, ma credo che Draghi riesca comunque a surclassare il suo predecessore. Molto meglio i consigli comunicativi di Paolo Cirino Pomicino a Draghi, rispetto a quelli di Rocco Casalino a Conte. Ma il problema serio è un altro».

Cioè?

«Se il capo del governo arriva in conferenza stampa e la stragrande maggioranza dei giornalisti presenti si alza per applaudirlo, allora il problema non è Draghi, ma la stampa che non sta svolgendo il suo ruolo. Ed è complice da tempo di questa liturgia del terrore».

Il presidente Sergio Mattarella ha detto che il problema dei media è quello d’aver dato troppo spazio ai no vax.

«Non ho mai dato spazio ai no vax, ma penso che il problema dei media sia esattamente l’opposto: non aver mai avuto un atteggiamento critico nei confronti delle misure governative. Senza che Mario Monti lo esplicitasse, i media hanno somministrato un’informazione molto poco democratica».

Draghi è stato già mediaticamente incoronato presidente della Repubblica?

«A scegliere il presidente sono soprattutto gli stipendi dei parlamentari. Nella mancanza totale di partiti strutturati, l’unica cosa che interessa oggi a deputati e senatori è avere un capo dello Stato che garantisca la fine della legislatura».

É prematuro, ma cosa prevedi per il Quirinale? Per ora i nomi veri in campo sono Draghi e Berlusconi.

«Io penso che Berlusconi al Quirinale sarebbe la vera grande novità. Vorrebbe dire rompere finalmente quel sistema politicamente corretto che dura da tanti anni. Rappresenterebbe una rivincita per tutti quelli che si sono sentiti di serie B rispetto al pensiero dominante. Ed è un’eventualità che mi farebbe godere come un riccio».

Di certo supereremmo quel veto ideologico che impedisce alla metà di italiani che vota centrodestra di vedere un proprio rappresentante sul colle più alto.

«Esatto, ritrovarsi un altro personaggio di sinistra al Quirinale sarebbe assurdo. Se Berlusconi diventasse capo dello Stato ci sarebbe un’altra conseguenza: chiunque vinca le prossime elezioni non subirà i soliti giochetti di ostracismo. E quando parlo di giochetti intendo quelli portati avanti dagli ultimi presidenti della Repubblica nei confronti di vincitori elettorali che non rientravano nel gradimento quirinalizio».

E se non ci fossero le condizioni per Berlusconi?

«Non vedo perché non dovrebbero esserci, visto che il centrodestra a maggioritario tra i grandi elettori. Se così non fosse, mi risulterebbe difficile pensare a una bocciatura di Mario Draghi, che vanta solidi agganci con l’establishment europeo, e che ha pronto l’appoggio degli americani e della Santa Sede».

Ultimamente ti sei occupato spesso di disastri giudiziari. Nel caos delle correnti e delle vendette tra magistrati, il prossimo inquilino del Colle dovrà giocoforza fare ordine?

«Oltre all’omologazione sanitaria, oggi la piaga principale la strage, il fallimento della giustizia, in tutti i campi. Il capo dello Stato è anche il presidente del Csm, e da questo punto di vista le garanzie che mi da Berlusconi sono superiori a quelle che fornisce Draghi, circa la possibile rivoluzione dei rapporti».

I rapporti con la magistratura non sono forse un punto debole di Berlusconi sulla strada del Colle?

«No, sono un punto debole per chi ne subirebbe le conseguenze. Invece è ovvio che Draghi sarebbe molto più conservatore di Berlusconi nella gestione della giustizia. Insomma tu pensi che lo stato della giustizia italiana sia cosi rovinoso da richiedere un presidente decisionista?

«Togliamoci dalle scatole l’idea del presidente della Repubblica super partes. Noi abbiamo avuto esclusivamente presidenti della Repubblica perfettamente calati “nella” parte: tutti inclinati verso governi di sinistra, e attentissimi a non rompere gli equilibri del potere giudiziario. Meglio un capo dello Stato che prende posizioni alla luce del sole, rispetto a uno che lo fa sottobanco».

Fonte: https://www.nicolaporro.it/la-scienza-ormai-e-diventata-una-religione/

 

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È arrivata la tassa occulta: siamo nei guai

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SALE L’ALLARME SUL BOOM DEI PREZZI, IL MINISTRO GIORGETTI ANNUNCIA IL RISCHIO BLACKOUT EUROPEO

di Nicola Porro

Adesso non lo nega più nessuno: i prezzi stanno aumentando. Per mesi si è fatto finta di nulla. E tra poco capiremo perché. Ma insomma l’inflazione al 3,8 per cento in Italia, quasi al 5 per cento in Germania, sopra al 6 negli Stati Uniti, è un elefante nella cristalleria. E di quelli che rischiano di fare un bel casotto. L’inflazione non è un banale aumento dei prezzi. Esso deve essere generalizzato e duraturo. Nel mercato libero, il prezzo di un prodotto e di un servizio fluttua liberamente, è nelle cose. Ma se il livello della marea si alza per tutti e non mostra di scendere, beh allora sono guai.

Negli Stati Uniti si sono accorti che qualcosa non andasse per il verso giusto prima dell’estate, e per questo ne scrivemmo proprio su questo giornale, di quei tempi. Succedeva che il prezzo delle auto usate a maggio aveva fatto un balzo cospicuo. I prezzi erano ancora sotto controllo, ma l’usato andava a ruba e l’offerta non teneva il passo con la domanda. Furono i primi ad accorgersi di una strozzatura nel mercato dei microchip. A ciò si aggiungeva l’aumento dei prezzi dell’energia e di alcune materie prime alimentari. La Banca centrale americana continuava a stampare moneta e dunque inondava il mercato di carta e teneva i tassi vicini a zero: c’erano in circolazione un mucchio di banconote e credito facile che rincorrevano prodotti sempre più scarsi. Micidiale. In mancanza di altro questa gigantesca liquidità ha continuato a gonfiare i valori delle Borse e alimentato acquisti originali: pensate alle opere d’arte digitali. Vabbè, l’ondata è arrivata anche da noi, in Europa. Con un aggravante: la nostra Banca centrale ha una politica monetaria ancora più rilassata di quella americana.

In molti sostengono che un po’ di inflazione sia utile. Forse. Ma se questa montagna di liquidità aumenta il livello dei prezzi e gonfia i mercati finanziari, il rischio che deflagri è elevatissimo. È come un fiume in piena, che la diga degli acquisti sulle attività finanziarie può fermare, ma non per sempre. E quando cede, cede di brutto.

Ma dicevamo, c’è anche un motivo «politico» per cui si finge che questo aumento generalizzato dei prezzi non sia così preoccupante. Dipende da chi guadagna davvero dall’inflazione: i debitori. Chi ha un debito di duemila miliardi a tasso fisso del due per cento, fa i salti di gioia se il capitale che deve restituire perde valore. Insomma, in genere la politica che ha fatto spesa pubblica e accumulato debito ha una comoda via d’uscita alla sua scelleratezza finanziaria. Si possono promettere programmi di spesa a tutti, tanto si sa che il mercato e la Bce finanzia a tassi bassissimi e che al momento della restituzione si conferirà un capitale il cui potere di acquisto non era quello di quando si è contratto il debito.

C’è però chi ci perde. Soprattutto di questi tempi, in cui ci siamo disabituati all’inflazione. Oltre ai creditori, ovviamente. E cioè i percettori di reddito fisso, gli stipendiati, quella classe media che non può scaricare sul consumatore l’aumento dei costi e quella grande impresa che subisce la concorrenza di Paesi più virtuosi. Tutti a rischio. L’inflazione mangia il loro reddito e prima che possa adeguarlo al maggior costo della vita, hanno perso un bel po’ di terreno finanziario. È il gioco dell’inflazione.

Seguite il debito e non i soldi, per trovare il colpevole. Se l’inflazione sale, i debitori godono. I politici di mezzo mondo hanno speso vagonate di risorse che non avevano durante la pandemia, e le banche centrali li hanno finanziati a tassi mai così bassi, e ora devono rimediare.

L’inflazione non è altro che una tassa occulta. Non c’è un decreto o una legge che la introduca, eppure ci impoverisce allo stesso modo. Non c’è un politico che la vota e se ne assuma la responsabilità. Anzi il medesimo politico cercherà di mitigare l’effetto dell’aumento dei prezzi per una particolare categoria di cittadini che gli sta a cuore (oggi le imprese energivore, domani i dipendenti pubblici e così via). E così l’economia si avvita in un circolo vizioso. Ci auguriamo non sia questo il caso. Tocca che l’informazione non si faccia «somministrare» troppe favole su questi prezzi che ballano.

Nicola Porro, Il Giornale 1° dicembre 2021

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