Verso le elezioni: agenda gender o agenda identità?

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI 

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/08/29/verso-le-elezioni-agenda-zan-o-agenda-identita/

I PRIMI PUNTI DEL PROGRAMMA ELETTORALE DEL PD RIGUARDANO L’AGENDA GENDER ANCOR PRIMA DI QUELLA DI DRAGHI…

I primi punti del programma elettorale del Pd riguardano l’”agenda gender” ancor prima di quella di Draghi. Per la moderna sinistra la priorità è costituita dal ddl Zan e dal matrimonio egualitario, con utero in affitto, eutanasia e indottrinamento dei bambini attraverso la teoria secondo cui ogni fanciullo possa scegliere la sua sessualità, al di là del proprio sesso biologico.

Il diritto al lavoro in tempi di crisi giunge secondariamente, nello stupore di molti operai, che, per questo, smetteranno di votare Letta e compagni. Le persone che, nel corso della vita, si sono sentite attratte sessualmente da una persona del loro stesso sesso sono il 5,9% (uomini) e il 6,6% (donne) (Fonte: Neodemos, 2019).

L’ISTAT dice che il numero dei lavoratori dipendenti è pari a 18.063.000. La sinistra italiana cambia, allora, il suo elettorato principale e, di fatto, non ne rappresenta più le istanze, in favore della politica dei desideri di una minoranza, facendosene paladina ed assurgendoli, addirittura a “diritti”.

La spiegazione plausibile, riferita a questa radicale trasformazione è nell’essenza delle sinistre globaliste. La loro missione è quella di creare un mondo nuovo, quindi una nuova antropologia fluida che, attraverso la moda, i media, e a partire dagli insegnanti, condizioni la maggioranza, fin dalla tenera età. I fini sono due: confondere i minori per aumentare il numero degli allineati alla scelta di genere e far accettare al popolo la “nuova normalità”, pena il reato della post-modernità, che è la cosiddetta omofobia.

La sovversione dell’ordine naturale si muove sempre per gradi e nel tempo, con una macchina propagandistica totalitaria, che inizia all’asilo e non finisce più. Quando negli anni ’50 Claude Lévy Strauss (1908-2009) e Michel Foucault (1926-984) iniziarono a differenziare il “sesso” dal “genere”, essi riprendevano teorie già note da almeno un secolo, espresse da studiosi che, sempre a livello accademico, individuavano una nuova antropologia sociale del vestito e del genere, che si identifica nel cosiddetto unisex. “Gli abiti non rispecchiano più la propria identità biologica, di classe sociale, età, mestiere“. Tutti allineati allo stesso livello, con pantaloncini corti e jeans.

Negli anni ’70, i Gender Studies americani mettono al centro del loro approccio concettuale la negazione di una reale differenza fra uomo e donna. Il “genere” non è più un dato biologico e reale, ma una costruzione sociale fluttuante e soggettiva. Con lo stile unisex la donna si mascolinizza mentre l’uomo tende all’effeminatezza. In Italia, Giorgio Armani inizia la sua carriera con l’inversione dei codici maschili e femminili, effeminando l’uomo e mascolinizzando la donna.

Oggi si giunge all’interscambiabilità “uomo-donna”, tramite la medicina e la chirurgia. La corruzione della gioventù deve iniziare subito dai bambini, per avere dei servi del potere globale e della sua nuova antropologia, convinti lungo gli anni della “bellezza” del transumanesimo che è più bello chiamare “amore”, così da ingannare i più semplici con l’utilizzo di un vocabolario positivo.

Le Sinistre seguono primariamente quest’ agenda perché alle forze che fin dalla Rivoluzione francese furono baluardo della Sovversione, è stato assegnato il compito di procedere con l’agenda “gender-fluid”. Solo una destra con una classe dirigente all’altezza di fronteggiare attraverso l’Ordine naturale e divino, si potrà condurre una battaglia per la salvezza dell’umanità, per il suo bene, per vero Amore di essa.

Nel discorso ai partecipanti al I Congresso Internazionale di Alta Moda dell’8 novembre 1957, Papa Pio XII richiama il cristiano a fare molta attenzione ai pericoli e alle rovine spirituali “seminate dalle mode immodeste, specialmente pubbliche, per quella coerenza che deve esistere tra la dottrina professata e la condotta anche esterna” (cit. in “La moda cristiana nell’insegnamento della Chiesa“, Edizioni Fiducia, Roma 2022, p. 98).

Spagna: Vox contro il gender

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L’EDITORIALE DEL VENERDÌ
di Matteo Orlando

 

In Spagna è scontro aperto tra Santiago Abascal, il leader del partito cattolico di destra Vox e il governo rosso-viola guidato da Pedro Sanchez, il più a sinistra della storia recente spagnola.
L’ultimo terreno di lotta è il cosiddetto “pin parental” voluto da Vox per contrastare il gender nelle scuole ed altre iniziative educative non ritenute adeguate alla tradizione spagnola.
Vox, durante le ultime elezioni, ha infatti insistito molto sulla proposta di vincolare l’approvazione dei bilanci cittadini nelle comunità alla possibilità, indirizzata ai direttori dei centri educativi, di riferire preventivamente, attraverso un’autorizzazione esplicita, su qualsiasi argomento, discorso, seminario o attività scolastica che possa influire su questioni morali socialmente controverse o sulla sessualità, che possano essere invadenti per la coscienza e l’intimità dei bambini, “in modo che i genitori possano analizzarli in anticipo”, ha affermato Abascal, per “riflettere su di essi e in base a ciò dare o meno il proprio consenso”.
La coerenza di Vox ha fatto scattare l’allarme da parte dei laicisti al governo e delle lobby che lo sostengono.
Dal ministero dell’istruzione hanno minacciato di ricorrere all’azione giudiziaria per bloccare qualsiasi iniziativa di “pin parental”, e per farlo dichiarare “illegale”.
Ma da Vox hanno dichiarato che faranno di tutto per difendere il “pin parental” a fronte “dell’evidente indottrinamento all’ideologia di genere a cui sono destinati i bambini spagnoli nei centri educativi, contro la volontà e contro i principi morali dei genitori, attraverso contenuti curriculari in materie, attività di esercitazione, seminari e lezioni basati sull’ideologia gender”.
Inutile sottolineare che i gruppi omosessualisti, tutti schierati a sinistra, hanno criticato Vox arrivando a sostenere che questa misura priverebbe “i minori del loro diritto di conoscere la realtà”.

Texas, padre si oppone a cambio di sesso del bimbo. E il giudice minaccia di portarglielo via

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Dallas, (Texas), 28 ott – Un giudice del tribunale di Dallas (Texas) ha stabilito che un bambino può decidere autonomamente di cambiare sesso se presenta i sintomi della disforia di genere, ovvero il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso o nel genere assegnatogli alla nascita. Il padre, in questo caso, non solo non può fare niente per opporsi e anzi, secondo il giudice, se egli non accetterà la transizione sessuale del proprio bambino, gli sarà tolto l’affidamento della prole con l’obbligo di non interferire nell’iter di cambio sesso. E’ successo al texano Jeffrey Younger e suo figlio James, di 7 anni. Continua a leggere

Carta d’identità, Salvini: “Basta con genitore 1 e 2, si torna a madre e padre”

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Risultati immagini per maschio e femmina Dio li creòSegnalazione di F.F.

“Utero in affitto e orrori simili assolutamente no, difenderemo la famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna”, ha detto Salvini in un’intervista…

In un’intervista alla testata cattolica online Nuova bussola quotidiana, il ministro dell’Interno Matteo Salvini è intervenuto su numerose questioni che riguardano i rapporti tra politica e mondo religioso.

Salvini, tra le altre cose, ha chiarito di voler modificare la dicitura con cui attualmente vengono indicati i genitori sulla carta d’identità. Non più “genitore 1” e “genitore 2”, ma un ritorno al più classico “madre” e “padre”.

“La settimana scorsa mi è stato segnalato che sul sito del ministero dell’Interno, sui moduli per la carta d’identità elettronica c’erano ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione ‘madre’ e ‘padre’. È una piccola cosa, un piccolo segnale, però è certo che farò tutto quello che è possibile al ministro dell’Interno e che comunque è previsto dalla Costituzione” Continua a leggere

Si insedia il “governo del cambiamento” alla prova dei fatti

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di Matteo Castagna

Si insedia il governo Lega-Movimento 5 Stelle. Molti non ci speravano più. Anzi, dopo la remissione del mandato da parte di Giuseppe Conte e la salita al Colle di Cottarelli, i più vedevano all’orizzonte l’ennesimo governo tecnico. Forse alcuni avevano già iniziato a consigliare ai due leader l’assai più comodo e meno responsabilizzante ruolo di tribuni della plebe.

Invece qualcosa è cambiato, proprio in quella fase. A dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che nella politica della cosiddetta “Terza Repubblica” sono saltati tutti gli schemi, oltre ai consolidati rapporti e prassi istituzionali. Ieri il Prof. Avv. Giuseppe Conte è tornato al Quirinale con la squadra dei Ministri e c’è stato il giuramento. La prossima settimana ci sarà l’ultimo passaggio della fiducia parlamentare, che non riserva particolari preoccupazioni e sarà maggiore alla Camera e più ristretta al Senato.

Cos’è cambiato nell’arco di una settimana? C’è stato un compromesso con l’Europa per poter governare. Abbiamo toccato con mano che chi prova a formare un esecutivo, con tanto di premier, programma e maggioranza riceve il “niet” dell’ Ue tramite le figure istituzionali di garanzia, se non rassicura i mercati, ovvero l’asse Parigi-Berlino che comanda a Bruxelles attraverso le sue banche, le sue lobby e le sue agenzie di rating. Salvini, ma non solo, ha, quindi,  concluso che siamo un Paese “a sovranità limitata”. E’ oggettivo. Se non trovi almeno un metodo di convivenza, anche da divorziati in casa, con loro, vai a casa. Tutto il resto è sterile propaganda da rosiconi. Quanto accaduto ne è la prova evidente, anche per coloro che, eventualmente, avessero voluto non vedere. Il nuovo governo ha rassicurato in merito alla permanenza nell’Eurozona, in cambio di una politica sovranista in tema di immigrazione e fisco. Già ieri, però, autorevoli esponenti del governo hanno detto che l’Italia farà anche quelle cose che qualcuno nell’ Ue potrebbe non gradire. Sarà vero? Parleranno i fatti e su quelli giudicheremo, perché un conto è la diplomazia, un conto è la realtà. Un conto sono le frasi di circostanza, un conto sono le politiche effettive. Continua a leggere

Verona, Ass. Cultura Briani gay-friendly? Castagna chiede le dimissioni e Briani fa retromarcia

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A lato Il Corriere di Verona di oggi, inserto del Corriere della Sera
di Lucia Rezzonico
COMUNICATO STAMPA DI IERI:
Questa sera al teatro COMUNALE Camploy si svolgerà lo spettacolo di cui alla locandina allegata, il cui regista è Tommaso Rossi, noto promotore di teorie LGBT sui gay e la “coppia“ (chiamata da loro anche famiglia) omosessuale. Spettacolo che tratta di omosessuali, che, a quanto pare, ha avuto il benestare da parte dell’assessore alla Cultura Francesca Briani  che pare sempre di più fuori luogo in questa Amministrazione. Ci riesce difficile credere che l’ Assessore non abbia letto il programma di questa Amministrazione che sostiene il Sindaco Sboarina, che non ricordi certe sue battaglie, finite su tutti i giornali, anche recentemente. I veronesi, piaccia o non piaccia, hanno votato Sboarina anche per queste posizioni.
In ogni caso, Briani appare una progressista, che, a livello culturale non ha portato nulla o molto poco ai cittadini dell’area di centro-destra che l’hanno votata. Una gay-friendly col vestitino di destra ma la testa a sinistra, di cui chiediamo formalmente le immediate dimissioni perché non è in linea con il programma dell’Amministrazione comunale. Le saranno recapitati un S. Rosario e una copia del Catechismo laddove si spiega che la sodomia è tra i peccati impuri contro natura che gridano vendetta al cospetto di Dio, seconda in gravità, solo all’omicidio volontario. Speriamo, così, in un inizio di percorso di conversione al Cattolicesimo.
Matteo Castagna, Responsabile Nazionale del Circolo Cattolico Christus Rex

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4 azioni per fermare i Gay Pride

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): trans nelle quote rosa, il ritratto di Oscar Wilde che la vulgata gay nasconde, in Belgio la Chiesa (conciliare, n.d.r.) dà l’ok agli atti gay

di David Botti

(LETTURA AUTOMATICA)

Dopo una serie di incontri con diverse amministrazioni comunali, è partita la macchina organizzativa dei vari gay pride, che sposteranno qualche migliaio di attivisti LGBT da una città all’altra della penisola.
Tuttavia, dopo i primi permessi, i sindaci di Genova e Trento hanno fatto opportune precisazioni: non potendo negare il permesso per l’occupazione dello spazio pubblico, la provincia di Trento ha negato il patrocinio al gay pride perché, secondo il suo presidente Ugo Rossi (autonomista, centro sinistra), «non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina».
Niente patrocinio anche dal Sindaco di Genova, Marco Bucci (civico, centro-destra) che ricorda come la propria amministrazione abbia fin da subito dichiarato di voler patrocinare solo «iniziative non divisive per la cittadinanza o comunque non offensive per qualsiasi fascia della popolazione genovese, avendo questa scelta anche un onere economico per la collettività».
È evidente che qualcosa sta cambiando: gli esponenti dei partiti hanno probabilmente capito che i voti della galassia LGBT sono minimi (a Bologna, nel 2017, soltanto 109 donatori) e fanno perdere voti, specialmente nelle piccole città di provincia.
Pertanto, le dichiarazioni dei due sindaci citati possono fornire indicazioni sul come fermare l’annuale caravanserraglio di bestemmie, oscenità, porcherie e irrisione della religione cattolica. Continua a leggere