Del Debbio e Giordano finiscono in castigo. Ecco come la tv silenzia le voci contro il green pass

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A Mario Giordano e Paolo Del Debbio va la nostra incondizionata solidarietà. Siamo persone che seguono i vostri programmi con interesse. Non è necessario esser sempre d’accordo con i contenuti, ma le domande e i ragionamenti che avete condotto in questi mesi sull’applicazione del green pass e sui vaccini sono, a nostro avviso, il minimo sindacale per chi ha un cervello che non serva solo a sostenere gli occhiali. Questa censura è, a nostro avviso, incredibile perché pietra tombale sulla libertà d’informazione. Finché c’è chi sogna modelli comunicativi che restringano la democrazia, chi è fuori dal coro è destinato al bavaglio. E’ questa l’Italia nata dalla Resistenza? Sentiti alcuni “toni rossi” particolarmente entusiasti per controlli e restrizioni, non c’è da stare allegri…(N.d.R.)  

A proposito, questo pezzo è sul sito di Gianluigi Paragone. Ci è parso scritto bene, in linea col nostro pensiero. Ma non siamo “no vax” né seguaci di Paragone. In Italia è sempre bene specificare per evitare fraintendimenti di menti un pochino disturbate che, poi, fanno danni…(N.d.R.)

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Mario Giordano e Paolo Del Debbio in ‘castigo’ per cinquanta giorni. Sia Fuori dal coro e Dritto e rovescio andranno infatti in paura rispettivamente il 7 e il 9 dicembre per rientrare solo il 25 e 27 gennaio 2022. In sostanza è un mese e mezzo di stop che sappiamo bene come in tv corrisponda più o meno a due secoli e che corrisponde ‘casualmente’ con l’entrata in vigore del ‘super green pass’ e con quella che, in teoria, dovrebbe essere la fine della validità del certificato verde. Non solo: né Giordano né Del Debbio potranno, questo modo, commentare le fasi propedeutiche all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Piazzapulita, al contrario, saluterà il pubblico il 16 dicembre ma tornerà onda in onda, con molta probabilità, il 13 gennaio (stando a quanto riferisce TvBlog). Stesso calendario varrà per Cartabianca e Di MartedìQuarta Repubblica di Nicola Porro si congederà il 6 dicembre, e il 10 gennaio sarà di nuovo operativo.

Controcorrente terminerà il 19 dicembre per riprendere il 9 gennaio, con Veronica Gentili. Prima ancora riapparirà in schermo Gianluigi Nuzzi con Quarto Grado (17 dicembre – 7 gennaio). Zona Bianca di Giuseppe Brindisi, invece, non conoscerà soste: dall’aprile scorso, non ha saltato neanche una settimana, e intende mantenere questo record. Restano comunque da capire le cause dei due esclusi eccellenti: certo è che visto il periodo ‘prescelto’ per la pausa a pensar male si fa peccato, ma raramente ci si sbaglia …

Fonte: https://www.ilparagone.it/attualita/del-debbio-e-giordano-finiscono-in-castigo-ecco-come-la-tv-silenzia-le-voci-contro-il-green-pass/

No pass a Trieste: una spy story con ombre cinesi

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di Luigi Bisignani
COSA POTREBBE STARCI DIETRO LE PROTESTE CHE INFIAMMANO TRIESTE

No vax no pax: ma siamo proprio sicuri che i manifestanti che infiammano Trieste siano così pacifici? E perché proprio Trieste, ora tallonata anche da Gorizia, è diventata tutt’a un tratto la capitale europea della protesta anti-vaccini? Molti indizi portano a conclusioni allarmanti, come sta approfondendo la Commissione parlamentare antimafia che ha già sentito in loco Autorità e investigatori in merito a un dossier su possibili infiltrazioni di frange estreme, e non solo, di stampo mafioso.

Il porto è considerato da sempre strategico e alla regione Friuli-Venezia Giulia dovrebbero essere destinati, dal Pnrr, quasi due miliardi di euro di finanziamenti. La Dia, Carabinieri e Guardia di Finanza stanno potenziando i propri presidi, così come Aise e Aisi. I nostri Servizi di sicurezza monitorano il via vai a Trieste e Gorizia di russi e cinesi che, sotto la crescente pressione degli Stati Uniti di Biden, potrebbero avere interesse a tenere vivo nel cuore industriale dell’Europa un focolaio di protesta. Trieste, proprio in quanto priva di ostacoli naturali su terraferma, rappresenta da sempre la naturale porta di ingresso e di uscita verso i paesi del Sud-Est europeo (Balcani, Grecia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Turchia). È attraversata dal cosiddetto “Corridoio V” che unisce Lisbona a Kiev, una delle principali direttrici di traffico per linee ferroviarie dell’Alta Velocità previste dalla Ue. Con il suo porto, primo per traffico di merci in Italia costituisce, inoltre, uno snodo fondamentale sia dei traffici marittimi del Sud-Est del Mediterraneo con direttrici verso il Canale di Suez e il Mar Nero sia di quelli terrestri verso il Centro-Nord d’Europa (Austria, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia) con sbocco finale nel Mare del Nord e nel Baltico.

Fu l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, nel 700, che trasformò Trieste nel porto di Vienna per i traffici marittimi del suo Impero. A seguito di ciò, la città si sviluppò rapidamente, con la nascita di un importante polo bancario-assicurativo-industriale costituito nel tempo da Generali, Ras e Fincantieri. Ecco perché l’immagine della Trieste di oggi come la “Woodstock dei no vax” è poco convincente e i primi a non crederci sono gli stessi triestini. Chi paralizza la città mette in ginocchio l’intera regione “Alpe-Adria” in un momento storico in cui l’immigrazione dall’Afghanistan, e non solo, rischia di invadere l’Europa e in cui il leader bielorusso Lukashenko parla di blocco dei rifornimenti energetici. Dal porto di Trieste, infatti, passano l’energia diretta in Austria e Baviera e le merci destinate a nord verso i porti anseatici. Trieste, insomma, riproduce, in miniatura e per delega, il confronto tra cinesi e angloamericani.

Gli indizi non mancano.

1. Il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale è Zeno D’Agostino, il cui vero tallone d’Achille sono proprio le “ombre cinesi”. Sua, infatti, la firma dell’accordo-chiave sulla Via della Seta e cinesi erano le bandiere sventolate dai portuali quando D’Agostino venne temporaneamente rimosso dall’incarico per ordine dell’Anac. Vessilli adesso arrotolati e sostituiti da striscioni no vax.

2. La misteriosa morte di Liu Zhan, un alto funzionario dell’apparato cinese che ogni settimana faceva la spola tra la capitale e Trieste, seppellito al Verano dopo una cerimonia funebre alla presenza dell’ambasciatore cinese a Roma e di molti “colleghi” venuti appositamente dal Friuli-Venezia Giulia.

3. La Polizia postale – soprattutto dopo la denuncia del Governatore Fedriga, secondo la quale i manifestanti più facinorosi con esperienze da black bloc non sono triestini – sta indagando sulle sofisticate forme di reclutamento che passano dal dark web, oltre che dalla tanto discussa app “Telegram”, e sull’occupazione paramilitare della rete dei radioamatori le cui frequenze sono assegnate dal Ministero dell’Interno.

4. L’indizio finale, per cercare di capire cosa c’è sotto, sono le visite sempre più frequenti dei diplomatici americani a Trieste. Quella del console Robert Needham a luglio, peraltro, è stata particolarmente “vigorosa” ed un suo rapporto è finito dritto al Dipartimento di Stato nei desk dedicati a Italia e Balcani.

Attivi anche i servizi di sicurezza francesi che hanno bloccato alla frontiera alcuni pseudo manifestanti no vax, già noti per aver creato disordini ai tempi della Tav. L’Eliseo, infatti, non vuole alcun intoppo  provocato da cittadini francesi in Italia prima della firma del cosiddetto Trattato del Quirinale tra Parigi e Roma, a cui stanno lavorando in queste ore – non si sa bene a quale titolo  il consigliere economico di Palazzo Chigi, l’onniscente  e onnipresente Francesco Giavazzi e il Ministro dell’Innovazione, l’ex Vodafone Vittorio Colao. Gli articoli 2 e 7 che riguardano la Difesa e lo Spazio vengono scritti tenendo all’oscuro i ministri di competenza, Lorenzo Guerini (Difesa) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), nonché gli alti Stati maggiori militari.

Il solito “one-man-show” di Mario Draghi che ha ormai esautorato il Parlamento o una strategia a tutto vantaggio di potenze straniere, come sembra confermare la possibile vendita del campione nazionale Oto Melara ai franco-tedeschi di Knds anziché a Fincantieri, la più dinamica azienda pubblica italiana? Misteri a cui forse non è estraneo il segretario del Pd Enrico Letta che, non a caso, ha trascorso gli ultimi anni nei bistrot, e non solo quelli, parigini. Ah, les italiens…

Luigi Bisignani, Il Tempo 14 novembre 2021

Piazze del Popolo

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dell’ Avv. Gianfranco Amato

Sono diversi gli indicatori dello stato di salute di una democrazia. Tra questi vi sono, senza dubbio, gli atti di sindacato ispettivo parlamentare. Sono quegli atti che la gente comune conosce come interrogazioni e interpellanze presentate da deputati e senatori. Rappresentano la voce critica dei rappresentanti del popolo rispetto all’azione di governo, e testano il livello di libertà e democrazia del Paese, come il termometro misura la febbre nel corpo umano. Per comprendere che in Italia si sia già superata da un pezzo la soglia minima dei 37° centigradi, basta leggere gli atti di sindacato ispettivo che sono stati presentati sull’ormai nota  vicenda del portuale triestino Stefano Puzzer.

Prendiamo, ad esempio, l’atto n. 3-02916 pubblicato il 3 novembre 2021, nella seduta n. 374 del Senato, a firma Granato, Angrisani, Crucioli, Giannuzzi, Lanutti, rivolto al ministro Luciana Lamorgese. Questo il testo:

«Al Ministro dell’interno,

premesso che:

– come riportato in numerose notizie di cronaca, nei confronti di Stefano Puzzer, leader triestino dei manifestanti portuali di Trieste “no green pass”, sono state emesse le misure restrittive della circolazione del foglio di via obbligatorio e del divieto di soggiorno a Roma, per la durata di un anno;

– secondo quanto riportato dalla stampa, il leader triestino, come atto di protesta contro le limitazioni governative, si era recato a piazza del Popolo, nell’attesa di un incontro per dialogare con le autorità: grazie alla sua notorietà, in seguito, era stato raggiunto da moltissime persone, contrarie alle misure a parere degli interroganti draconiane e liberticide imposte con l’obbligo della certificazione verde;

– come riporta una nota della Questura capitolina emessa nella tarda serata del 2 novembre 2021, nei riguardi di Puzzer, è stato emesso un foglio di via obbligatorio con divieto di soggiorno per 12 mesi da Roma, con provvedimento motivato, e gli è stato contestualmente intimato di fare rientro a Trieste entro le ore 21 di mercoledì 3 novembre 2021;

– inoltre, sempre secondo fonti di stampa, sarebbe intenzione della Questura capitolina denunciare alla Procura della Repubblica Puzzer e chi abbia preso la parola durante il sit-in di protesta ai sensi dell’articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto n. 773 del 1931, per il reato di manifestazione non autorizzata, con l’aggravante, per Puzzer, di “esserne stato promotore”;

valutato che, a giudizio degli interroganti, le misure di prevenzione (foglia di via e divieto di soggiorno a Roma) comminate dalla Questura appaiono palesemente eccessive e irragionevoli, come anche la volontà di denunciare Puzzer e tutti coloro che abbiano preso la parola in piazza per manifestazione non preavvisata. Puzzer, difatti, non ha promosso in alcun modo l’adesione alla sua protesta pacifica, alla quale hanno partecipato moltissime persone spontaneamente richiamate solamente dal “tam tam” social, senza che vi sia stata alcuna forma, anche embrionale, di organizzazione pregressa;

considerato che, nonostante il progressivo clima di terrore e le crescenti restrizioni alla libertà di circolazione e manifestazione del pensiero, Puzzer ha dimostrato l’immane “forza” di una forma di protesta genuina e pacifica, rispetto alla quale l’unica risposta scelta dalle autorità e dal Governo, in luogo del dialogo e del confronto, è stata una risoluzione “autoritaria”,

si chiede di sapere:

– quale sia la valutazione del Ministro in indirizzo in merito alle misure comminate dalla Questura di Roma nei confronti di Stefano Puzzer;

– se nei confronti del leader triestino sia stata comminata la misura del divieto di soggiorno in uno o più comuni, diversi da quelli di residenza o di dimora abituale, di cui all’articolo 6, comma 2, del codice antimafia (decreto legislativo n. 150 del 2011) (la quale, tuttavia, può essere solamente aggiunta, salvo eccezioni, alla sorveglianza speciale), oppure quella di cui all’articolo comma 2 del decreto-legge n. 17 del 2017, il “Daspo urbano”, secondo la cui disciplina, tuttavia, l’emissione del provvedimento restrittivo può avvenire nei casi di “reiterazione delle condotte di cui all’articolo 9, commi 1 e 2” del medesimo decreto (in violazione, quindi, dei divieti di stazionamento o di occupazione di “spazi afferenti aree interne delle infrastrutture, fisse e mobili, ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, e delle relative pertinenze”), ipotesi che non appare plausibile nel caso riferito».

Se si omettessero nomi e luoghi, chiunque leggesse questa storia sarebbe naturalmente indotto ad ambientarla in uno stato di polizia. O, come usa dire oggi in modo più elegante e moderno, in un Security State. Più che alla Piazza del Popolo di Roma, si penserebbe all’altrettanto famosa Piazza del Popolo di Shangai.

Fonte: https://gianfrancoamato.it/piazze-del-popolo/

Due Italie e due mobilitazioni: per la libertà di lavorare e per la libertà di processare le idee

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2021/11/01/due-italie-e-due-mobilitazioni-per-la-liberta-di-lavorare-e-per-la-liberta-di-processare-le-idee/

I POTERI FORTI CONTINUANO IL LORO LAVORO DI PREPARAZIONE DELLA SOCIETÀ CHE VERRÀ, BASATA SU TRE CARDINI: LO SCIENTISMO, LA TECNOCRAZIA E IL GLOBALISMO

In Italia assistiamo a due mobilitazioni differenti: una contro il green pass e l’altra contro la bocciatura del ddl Zan. La prima, capitanata dai portuali di Trieste, rivendica il diritto al lavoro per tutti, senza obblighi di natura sanitaria, quali il vaccino o il tampone. La seconda, capitanata dalle associazioni LGBT, protesta contro il Senato, che ha respinto la votazione su una proposta di legge pansessualista, che mirava a sanzionare duramente i pubblici sostenitori del diritto naturale.

Mentre il popolo viene distratto da queste questioni, i poteri forti continuano il loro lavoro di preparazione della società che verrà, basata su tre cardini: lo scientismo, ovvero la divinizzazione della scienza come bene assoluto e supremo, al posto di Dio; la tecnocrazia, ovvero il primato delle macchine e della tecnologia sull’uomo, in nome del profitto; il globalismo, ovvero il “socialismo della povertà”, in nome di una transumana uguaglianza universale, governata dal primato dell’economia sulla politica, del materialismo sull’etica. “Il potere economico in mano a poche persone”, oggi i padroni delle multinazionali e i grandi speculatori dell’alta finanza internazionale, viene condannato già nell’Enciclica Quadragesimo Anno di S.S. Pio XI, promulgata il 15 maggio 1931, che appartiene alla dottrina sociale della Chiesa, perenne e immutabile.

Troviamo, allora, un nesso comune tra le due mobilitazioni degli italiani: la difesa di una libertà da parte di chi segue l’esempio di Stefano Puzzer e la difesa di una parvenza di libertà da parte degli LGBT e da coloro che sono stati ingannati dalla martellante propaganda arcobaleno. Forse, non è un caso che chi è favorevole al ddl Zan, tendenzialmente, sia anche strenuo sostenitore dell’obbligatorietà vaccinale e del green pass…

Chi ha la consapevolezza di lottare contro un lasciapassare sanitario che potrebbe divenire, già nel 2022, anche uno strumento di controllo fiscale, sostiene il diritto al lavoro, così come lo abbiamo sempre conosciuto e, come garantito dall’art. 1 della Costituzione. Principio sacrosanto di libertà, come diritto e come dovere.

La teologia morale cattolica sta dalla parte di queste persone. Il lavoro “è un diritto di giustizia sociale che ha come corrispettivo il dovere dello Stato di promuovere il bene comune e quindi di combattere la disoccupazione (non di indurla! n.d.r.) aprendo vie al lavoro”, non di chiuderle! (P. Pavan, Libertà di lavoro e diritto al lavoro, in “Atti della XX Settimana Sociale di Venezia”, Roma 1947) Si può obiettare che anche il diritto alla salute vada perseguito dallo Stato, in nome del bene comune. E’ assolutamente vero in via generale, ma vacilla nel caso di specie, perché i vaccini, che vengono proposti, attualmente, come unica forma di cura del Covid-19, non garantiscono l’immunizzazione delle persone, perché chi è vaccinato può prendere e trasmettere il virus, tanto quanto un non vaccinato.

I casi Israele e Regno Unito ne sono le prove provate. Perciò, paradossalmente rispetto a quanto sostiene il governo Draghi, l’obbligo del green pass per lavorare (di cui l’Italia è capofila e unico Paese europeo) appare misura eccessiva e sproporzionata, soprattutto perché chi fa il tampone ogni 48 ore dà più garanzie di essere negativo all’infezione rispetto a chi detiene il lasciapassare da vaccinato, che è un potenziale contagiato e trasmettitore del virus, ma non più controllato. Ne deduciamo che il bene comune che lo Stato deve garantire resta il lavoro, ponendo in essere tutte le politiche necessarie per implementarlo, così da consentire una vita normale al maggior numero di persone, nonché la libertà di coscienza in merito all’inoculazione del vaccino.

E’ bene sfatare un’altra sciocchezza, che è quella di sostenere che il vaccino sia gratis mentre il tampone sia a pagamento. Sono entrambi a pagamento, solo che il primo viene saldato, ab origine, con le nostre tasse ed il secondo viene, di fatto, pagato due volte dal lavoratore: con le tasse alla fonte e, poi, con l’esborso in farmacia. Quindi, nessuno grava economicamente sulle spalle di un altro. Anzi, chi si tampona ogni due giorni dà più sicurezze a se stesso e agli altri, nonché paga pure di tasca sua.

La parvenza di libertà è costituita dal ddl Zan, bocciato al Senato, più per le defezioni delle sinistre (Pd e Movimento 5 Stelle) che per una volontà espressa del centrodestra. Il diritto naturale è superiore ad ogni desiderio personale. La confusione tra diritto e desiderio ha portato ad una proposta di legge ideologica che dava piena facoltà ai gruppi LGBT di propagandare la teoria gender nelle scuole (art. 7 ddl Zan) e la totale discrezionalità ai magistrati nell’attribuire pene detentive pesanti nei confronti di coloro che “istigano alla discriminazione per motivi fondati sul sesso, genere, orientamento sessuale…”, estendendo così l’art. 604bis del codice di procedura penale. Vero che Zan prevedeva un “pericolo concreto” di istigazione alla discriminazione e alla violenza, ma chi l’avrebbe deciso e su che base o fatto non ancora compiuto si sarebbe dovuta esprimere oggettivamente la giustizia ordinaria? Ciò che viene fatto passare come una libertà ed una tutela, in realtà è un bavaglio nei confronti del comune buon senso, della nostra cultura, dei cattolici, dei politici che difendono il diritto naturale, di tutti coloro che dicono che i bambini hanno bisogno di mamma e papà.

Fosse passato il ddl Zan, avremmo potuto ancora scrivere, senza rischiare una denuncia, che, come recita il Catechismo di San Pio X, “la sodomia è peccato impuro contro-natura”, iscritto tra quelli che “gridano vendetta al cospetto di Dio”, dalla cui pratica peccaminosa occorre rifuggire, tramite l’astinenza? Oppure, sulla scia di altre opere e statue abbattute dai Black Lives Matter, si sarebbe dovuta sbianchettare la Bibbia, laddove dice: “La sodomia è un peccato abominevole (Gen. 13,13; Lev. 18,22; 20,13; Rom. 1, 26-27; 1 Cor. 6,9; 1 Tim. 1,10); “ripugna intrinsecamente alla natura e al fine primario dell’atto sessuale: è lussuria contro natura (v. Lussuria)” (cfr. Dizionario di Teologia Morale, Card. Roberti – Mons. Palazzini. Vol. II, Ed. Effedieffe, 2019, pag. 709, I edizione Editrice Studium, 1955)?

Ecco, chi crede che il ddl Zan avrebbe difeso dalle discriminazioni le persone con inclinazioni omosessuali, sappia che le leggi esistono già, così come le aggravanti dei “futili motivi”, che vanno a perseguire le violenze, ma non prevedono, grazie a Dio, di processare né i principi morali né coloro che li professano pubblicamente. I talebani del gender hanno sbagliato residenza…almeno per ora.

Lamorgese era accondiscendente all’assalto alla CGIL

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La ministro Lamorgese ha affermato che a Roma non c’è stata trattativa con i manifestanti violenti che hanno assaltato la CGIL. Tutto sarebbe avvenuto contro la volontà della polizia e del ministro. Peccato che esista ampia documentazione che dimostra l’esatto contrario: la marcia verso la CGIL di Forza Nuova è avvenuta con l’accordo della Polizia.

Ecco la cronologia confermata dai documenti trovati da Fuori dal Coro:

  • 15.30 Castellino annuncia l’assalto alla CGIL
  • 17.30 Il documento della questura, dice che viene permesso “Un percorso dinamico” verso la CGIL , su richiesta dei manifestanti, Il tutto confermato nelle carte dell’arresto di Roberto Fiore;
  • 17.30 Sempre da un altro documento si attesta che “Si è tenuta una mediazione”.
  • La Lamorgese non è intervenuta sulla piazza di fronte alla CGIL perché la “Situazione rischiava di degenerare”. Quindi se sei violento fai quello che vuoi, se sei non violento e ti metti a pregare davanti alla Polizia ti riempio di botte.

Quindi la trattativa fra Forza Nuova e la Questura c’è stata  e l’assalto verso la CGIL è stato permesso dalla polizia.

Poi c’è il famoso caso dell’agente, supposto infiltrato, appoggiato al furgone della polizia con gli altri agenti, che “Stava verificando la forza ondulatoria”, secondo la Lamorgese… Lo ha detto davvero!

 

 

Per non parlare di Castellino, uno dei leader di Forza Nuova a Roma, che delinque impunito dal 1996, su ammissione delle stesse forze dell’ordine. Tre Daspo, ha iniziato un percorso delinquenziale da quando aveva meno di 20 anni e che ha sempre mostrato un totale disprezzo delle leggi. Una persona del genere era “Ignota alle forze dell’ordine”? Solo nell’ultimo anno è stato denunciato ben tre volte. Tra l’altro ha una bella fedina, con anche spaccio di droga e truffa. Nessuno lo ha notato.

Ecco la testimonianza video dal programma:

Il Cdx ha preso una batosta

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di Redazione

Dopo una seria analisi della sconfitta nelle grandi città, la Lega potrebbe, a nostro avviso, pensare all’opportunità di lasciare il governo, di indire i congressi provinciali, regionali e federale (tutto entro fine anno) per un attento rinnovo della classe dirigente, stabilire una “carta dei valori non negoziabili”: diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, difesa, sempre, senza se e senza ma, del diritto naturale, politiche a favore della famiglia e della natalità, sovranismo e autonomia, flat tax, no globalismo, no immigrazione, no green pass. Restano gli umili consigli di un piccolo circolo culturale, i cui componenti, però, si occupano di politica da almeno trent’anni…

di Alfio Krancic

Analisi controcorrente: parto dal presupposto che parte dell’elettorato di cdx sia no vax e/o no green pass e visto l’orientamento ondivago del trio Lescano sulla questione vaccinale ( eccetto FI che predica l’obbligo vaccinale e magari l’internamento per coloro che non vogliono essere pungiuti ), ha fatto sì che milioni di voti del cdx siano finiti nell’alveo del grande fiume astensionista. In più il fatto che la Lega e FI siano diventati due partiti valletti del presidente Draghi, di Letta, Speranza e dei moribondi 5S, non ha certo giovato al terzetto centrodestrorso. Prova ne sia il risultato disastroso di Salvini che ha visto molte città governate da lungo tempo dal Carroccio, passare alla sinistra.

Fonte: https://alfiokrancic.com/2021/10/18/perche-il-cdx-ha-preso-una-batosta/

 

“Tecnocrate argine al sovranismo”: Draghi l’atlantista incoronato nuovo leader Ue

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di Adolfo Spazzaferro

Roma, 19 ott – “Tecnocrate argine al sovranismo”: gli Usa incoronano Mario Draghi candidato leader Ue ideale, anche perché l’ex numero uno della Bce è filo americano. E proprio questo potrebbe essere il problema per la Ue, per stessa ammissione dell’agenzia economica Bloomberg. Sì, perché a differenza della Merkel, l’attuale presidente del Consiglio incarna il multilateralismo spudoratamente atlantista. Ciò detto, Draghi incassa il plauso degli States per una serie di ragioni tutt’altro che rassicuranti. Infatti il motivo principale per cui il premier italiano è ben visto come possibile guida della Ue è perché è un argine efficace al sovranismo e ai movimenti di destra. Ma non solo, è l’uomo giusto per gestire i miliardi Ue del Recovery fund in chiave green. Nonché – e questo preoccupa più di tutto – ha dimostrato fermezza contro i no green pass, non cedendo di un millimetro.

Il plauso alla fermezza contro i no green pass

L’esito delle elezioni amministrative in Italia, con la sconfitta dei “sovranisti”, secondo Bloomberg è una ulteriore prova del successo politico del presidente del Consiglio in chiave moderata. Nell’editoriale dedicato a mister “Whatever It Takes”, in cui appunto di lui si dice che “ha salvato l’euro con tre parole”, si fa riferimento alla situazione in Italia. L’agenzia Usa plaude al pugno di ferro di Draghi nei confronti di chi ha manifestato contro l’obbligo del green pass, citando il caso dei portuali di Trieste. Fermezza riverberata anche nell’esito delle amministrative, dove chi strizzava l’occhio alle proteste è stato penalizzato. E dove invece si sono affermati grigi burocrati, una “sorta di esercito di mini Mario”.

La “fedeltà” agli States

Tuttavia, avverte l’editoriale, “sarebbe un errore considerare Draghi una figura intercambiabile a quella di Merkel o di Macron”. Il premier italiano infatti è molto più vicino agli States. A tal proposito, Bloomberg ricorda il passato di Draghi al Massachusetts Institute of Technology, alla Banca mondiale e a Goldman Sachs. Secondo l’editoriale, il presidente del Consiglio italiano esprime la visione di un multilateralismo nel quale “gli Stati Uniti sono i principali azionisti”. Prova ne è la brusca franata che Draghi ha impresso alla politica italiana di appeasement della Cina. Così come il fatto che sia rimasto in silenzio circa la frattura diplomatica tra Stati Uniti e Francia innescata dall’accordo di sicurezza Aukus.

Un tecnocrate con un problema di legittimità

Infine, pone giustamente in risalto l’editoriale, Draghi è un tecnocrate messo alla guida del governo del Paese dal presidente della Repubblica a causa del fallimento della politica. Ma non è stato eletto da nessuno. Quindi gli manca quella legittimità che ha avuto la Merkel per 16 anni di potere. Ciononostante va da sé che gli States Draghi se lo tengono stretto, come alleato e come potenziale successore della Merkel alla guida della Ue.

Adolfo Spezzaferro

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/tecnocrate-argine-sovranismo-draghi-atlantista-incoronato-nuovo-leader-ue-211269/

Draghi e Lamorgese spietati solo con i no pass

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di Max Del Papa

Draghi ha mandato a reprimere una protesta già sconfitta, quella dei portuali di Trieste. Ha mandato la forza pubblica con gli idranti e Mattarella ha rilasciato la sua improvvida dichiarazione sui disordini inaccettabili. Quali? La Cgil contro i lavoratori, i sindacalisti carrieristi saranno contenti: volevano la repressione e l’hanno avuta, la repressione di chi non ce la fa e non capisce perché la sua vita sia diventata un inferno. Non servivano gli idranti a Trieste, sono stati quella che il questore Pascalino negli anni di piombo definiva “operazione di parata”: mostrare i muscoli, far vedere che l’Italia quanto a durezza non scherza, che i tempi sono cambiati, adesso c’è il superburocrate della Bce che del dissenso ha un’idea chiarissima e i sindacati sono d’accordo, i partiti pure: nessuno ha manifestato solidarietà ai portuali e ai cittadini triestini, che si arrangiassero, non ci provassero più e tutti gli altri prendano nota. Armata Brancaleone quella dei portuali, portavoce stordito quel Puzzer, siamo d’accordo, ma proprio per questo non era il caso di schierare la forza bruta come piace a Prodi il quale dice quello che la dittatura cinese vuol sentire.

Draghi e Lamorgese scortano i rave party, i violenti ufficialmente impediti alle manifestazioni pubbliche come Castellino di Forza Nuova, non si azzardano a toccare i centri sociali che sono focolai di sovversione, ma sui no greenpass sono spietati, applicano il monopolio della violenza teorizzato da Max Weber. Dopo gli idranti, che cosa? Questo regime, ormai è chiaro, lo scontro sociale lo cerca e gli va bene anche il caduto in piazza. Secondo antica consuetudine dello Stato italiano. Non ha tutti i torti Giorgia Meloni a evocare la strategia della tensione, i prodromi ci sono tutti. Ma allora che aspetta l’unica opposizione a farsi sentire?

La differenza rispetto agli anni di piombo è questa, che allora c’erano forze contrapposte, infine saldatasi nella fermezza sulla pelle di Aldo Moro; oggi sono tutti dentro o a lato e non c’è nessuno che sappia o voglia davvero rappresentare la protesta civile, coagularla in un senso politico. Tutti pro vaccini e greenpass a oltranza, come annuncia Draghi: “Fino a che servirà”. Cioè fino a quando parrà a lui. Che manca ancora per concludere che la democrazia in Italia è ampiamente sospesa? Gli Arlecchini di regime insinuano che il lasciapassare “potrebbe” venire ritirato a Natale, omettendo di aggiungere che potrebbe avvenire in concomitanza con nuovi coprifuoco. Ma vogliamo vedere il presente che ci avvolge? Gas + 30%, luce + 40%, benzine + 30%, gas e metano + 30/50%, alimenti + 30/50%; una famiglia su 4 sotto la soglia di povertà, cioè impossibilitata a far quadrare il mese; ci si cura di meno, ci si nutre con alimenti meno sani; nel 2020 oltre trecentomila attività saltate, nel 2021 l’inizio della frana sociale. A fronte di tanto sfacelo, non sei autorizzato a protestare. Se ti azzardi, Draghi ti manda gli idranti e i manganelli e lo fa volendo dare un preciso segnale: il Paese è schiacciato, grecizzato, la UE e la Cina ne dispongano come meglio credono. Ma la Corte dei Conti europea ha appena ammesso che i primi 130 miliardi della transizione verde si sono rivelati inutili, cioè sono andati bruciati. La risposta di Bruxelles è stata esemplare: avanti così, nel 2030 i miliardi da bruciare saranno 1000. Intanto i soldi del recovery, che sono soldi nostri concessi a debito, arrivano col contagocce e a condizioni umilianti che investono sia le riforme strutturali che le forme di regime.

Ma avanti così e per chi non ce la fa c’è la tassazione punitiva, il controllo totale e la polizia in assetto di guerra. Con la claque dei servi e dei provocatori che si esalta, disumanizza chi non si adegua, gode nel “tirare fuori” il greenpass. Ma cosa è questo esibizionismo da feticisti del regime, che cosa ha a che fare con l’informazione? Draghi confida nella propaganda e finirà male come tutti quelli che spezzano la corda a forza di tirarla. Ma per il Paese non andrà meglio. Non va meglio già ora. La stampa mondiale è allarmata per la situazione italiana, una situazione repressiva che non si era mai vista neppure nella fase terroristica. Presto non si potrà più dire, ma siamo allo Stato concentrazionario. Il dissenso schiacciato, le punizioni esemplari, il conformismo fanatizzato, gli artisti e i personaggi pubblici normalizzati, i diritti fondamentali cancellati. La democrazia strozzata.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/draghi-e-lamorgese-spietati-solo-con-i-no-pass/

Violenza manifestazione No Green Pass, “sembrava preordinata”: cosa non torna

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di Redazione

Da sabato, anziché parlare dell’oggetto della manifestazione, ovvero le motivazioni di protesta contro questo utilizzo del Green Pass, l’attenzione generale è stata deviata su un presunto 2pericolo fascista2 che non esiste nell’Italia di oggi. A fascismo morto da 76 anni, viene riesumata l’ammuffita e bolsa retorica “fascismo-antifascismo”, che fa il gioco della Sinistra e produce solamente un effetto: l’inasprimento della repressione di Stato nei confronti di tutti e la predisposizione di un decreto che limiti le manifestazioni è già pronto. Osserviamo come, da un lato vi sia un’azione “intellettuale” portata avanti, solitamente, da personaggi in cerca d’autore, visibilità o vendita di prodotti editoriali che soffiano sul fuoco della protesta e dall’altro un braccio “movimentista”, in parte sicuramente in buona fede, che non ha capito cosa sia effettivamente il Sistema e quanto potente possa essere e diventare la sospensione dei diritti costituzionali, durante il periodo di emergenza, soprattutto se oggetto di continue provocazioni. Certo, 10.000 persone e più possono apparire tante, in Piazza del Popolo, e fanno notizia e rumore, ma la realtà è che oltre l’80% degli italiani si è vaccinato e la maggioranza della popolazione italiana è d’accordo con le misure prese dal governo e col decisionismo di Draghi. Premesso questo, ci appare interessante il pezzo sottostante, con foto e video correlati, inoltratoci da Antonio Amorosi.

Scritto e segnalato da Antonio Amorosi

Quella di sabato scorso, 9 ottobre a Roma, contro il Green Pass può essere derubricata a manifestazione violenta o fascista ma c’è qualcosa ce non torna nella gestione dell’ordine pubblico. Con tutto il rispetto per chi doveva farlo rispettare, colpiscono le incongruenze di troppi eventi, così come le immagini singolari riprese dai videomaker del gruppo Local Team e dai manifestanti.

Primo fra tutti la posizione di uno dei leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, tra gli arrestati il giorno dopo l’assalto alla sede della Cgil in Corso Italia.

Il 30 gennaio di quest’anno Castellino finisce su tutti i giornali perché diventa un sorvegliato speciale, in seguito alla degenerazione delle manifestazioni in Italia contro la gestione della pandemia. Il Tribunale, nell’applicare la misura di prevenzione per 2 anni con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, gli impone il divieto di partecipare a pubbliche riunioni senza il preventivo assenso dell’autorità competente. I sorvegliati speciali si ritrovano i diritti politici principali sospesi eppure Castellino era sul palco nella manifestazione di sabato scorso, a parlare, sotto gli occhi di tutti, e di fianco (fatto ancora più grave per un sorvegliato speciale) davanti all’ingresso della Cgil, poi invasa, anche ad altri pregiudicati (come Roberto Fiori e Luigi Aronica anche loro poi arrestati). Sono state emesse misure preventive per evitare la sua partecipazione alle manifestazioni o la si è consentita? E perché? Come è possibile sia accaduto, con tutta l’organizzazione dell’evento che si è mossa? Chi ne ha la responsabilità?

Secondo. In una delle riprese trasmesse si vede distintamente un infiltrato delle forze dell’ordine o presunto tale che partecipa al “blocco” di un blindato della polizia, in transito tra i manifestanti. O almeno non si oppone al “blocco” (è un uomo alto, calvo, con una maglia grigia e occhiali neri). Poco dopo, forse in seguito ad una caduta perché colpito, picchia a terra con brutalità un manifestante o presunto tale. Il manifestante viene portato via anche da altri agenti, tra cui una con una camicia a quadrettoni bianchi e neri (si scoprirà dopo essere un’agente donna).

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Il manifestante trattenuto da più poliziotti scompare dietro dei blindati. In serata lo stesso manifestante, lo stesso volto, gli stessi vestiti, le stesse scarpe, rispunta nella folla e viene fermato una seconda volta dalla stessa agente con la camicia a quadrettoni bianchi e neri (se ne sente la voce). I due accadimenti avvengono a distanza di 100 metri. E’ improbabile che un manifestante fermato con tanta brutalità venga immediatamente rilasciato e rifermato dallo stesso agente poco dopo. Inspiegabile ma va così.

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Terzo. Si vedono diverse aggressioni a manifestanti inermi, colpiti anche alle spalle, che scatenano arresti o di punto in bianco risse che improvvisamente alzano la tensione su una piazza in quei momenti pacifica. Poi ci sono altre immagini di manifestanti o presunti tali che armati di mazze inseguono persone nella folla e poi ritornano in mezzo a questa, circondati da altri personaggi muscolosi e “palestrati”. Tutti eventi che apparentemente sembrano non avere senso ma che sicuramente alzano la tensione, inscenano o scatenano scontri.

 

 

Quarto. Diversi manifestanti con i quali abbiamo parlato descrivono i fatti relativi alla Cgil in modo diverso da quanto si sostiene sui media mainstream.

Dopo il concentramento in Piazza del Popolo parte una lunga trattativa con le forze dell’ordine. Ai manifestanti veniva impedito di uscire dalla piazza. Poi cambia il quadro. Una parte dei manifestanti si muove e arriva fin sotto la sede della Cgil in Corso Italia, dopo aver superato un cordone dei carabinieri che la presiedeva. Chiedono a chi è lì un incontro con il segretario Maurizio Landini che essendo sabato pomeriggio non è in sede. La richiesta dei manifestanti, tra provocazione e rivendicazione simbolica è di far annunciare alla Cgil lo sciopero generale contro il Green Pass. Improvvisamente mentre questi eventi si sviluppavano alcuni dei presenti, senza apparente motivo, rompono le finestre ed entrano nella struttura, aprendo le porte alla folla. La Cgil verrà poi invasa e sottoposta a danneggiamenti.

Chi sabato è venuto a Roma per protestare contro il Green Pass, aveva in mente un’altra capitale, Washington, ha scritto qualche giornale, adombrando un rifacimento dell’assalto a Capitol Hill negli Usa. Ma parlando con alcuni manifestanti la ricostruzione sembra del tutto deformata e pro governativa. I responsabili dell’ordine pubblico hanno più volte detto che si aspettavano a Roma solo un migliaio di manifestanti quando anche da una superficiale navigazione in rete si capiva che ne sarebbero arrivati almeno 10 o 20 volte tanti.

Tra questi Silvana Adami, una impiegata con due figli della provincia di Verona, che ha accettato di testimoniare quanto accaduto. Adami: “Non ho mai partecipato a manifestazioni in vita mia ma quello che ho visto a Roma è indescrivibile. Prima siamo stati presi in ostaggio dalla polizia in Piazza del Popolo. Non ci facevano uscire. Ma c’erano famiglie con bambini nei passeggini, persone anziane, donne inermi. Gli scalmanati sono ovunque ma non erano lì con noi. Se vuoi fare delle violenze non ti porti i bambini nei passeggini. Ho visto lacrimogeni sparati contro mamme spaventate che stringevano i loro bambini o contro anziani. Poteva succedere l’irreparabile e le persone calpestarsi. Purtroppo era impossibile trasmettere in diretta video e foto perché non partivano, forse per eccesso di persone collegate o per un qualche blocco della rete. Eravamo pacifici. Se tutte quelle persone fossero state violente ci sarebbero stati danni immani. Non era così. Siamo stati ripetutamente aggrediti, senza motivo in varie zone della città. Era come se tutto fosse preordinato ad alzare lo scontro. I manifestanti No Green Pass non sono violenti. Il racconto fatto dai media è totalmente deformato”.

Come mai il Viminale, dopo chiusure di ogni tipo, ha permesso al corteo di assaltare i blindati della polizia, le irrazionali aggressioni di piazza e di arrivare anche alla sede della Cgil? Che potessero prendere le redini della manifestazioni i pochi di Forza Nuova non è una novità ma come mai ci sono riusciti così facilmente su una massa di persone tanto estesa, senza che le forze dell’ordine abbiano fatto nulla per impedirlo?

I quesiti restano aperti.

Qualche anno fa nella sua sottile strategia di disvelamento del funzionamento del potere l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga spiegò come andavano gestite le manifestazioni più pericolose“La gente deve odiare i manifestanti”. Bisogna cioè creare situazioni in cui cresca fra la gente “la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti”. “Per il consenso serve la paura… Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti”.

“L’ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita”. Come “vittima” o trappola predestinata la sede della Cgil sembra un obiettivo perfetto.

Acquistano un valore rilevante, nella condanna all’assalto alla Cgil e per le immediate critiche al Viminale nella gestione dell’ordine pubblico, le parole della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “È sicuramente violenza e squadrismo poi la matrice non la conosco. Sarà fascista, non sarà fascista non è questo il punto. Il punto è che è violenza, è squadrismo e questa roba va combattuta sempre”.

Fonte: https://www.affaritaliani.it/politica/roma-cosa-non-torna-nelle-violenze-della-manifestazione-no-green-pass-761712.html

No green pass, cosa ci dicono davvero le piazze piene

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DENTRO LA NOTIZIA

Il commento pubblicato sui social da parte del Responsabile Nazionale di Christus Rex Matteo Castagna:

RISPETTO PER PIAZZA DEL POPOLO
È incredibile come certa comunicazione possa diventare faziosa nel distorcere la realtà e come, certa politica istituzionale si dimostri priva di capacità d’analisi e suddita del mainstream di sinistra.
È assurdo che oggi i principali quotidiani non titolino: “A ROMA, UNA MAREA UMANA, COME DA ANNI NON SI VEDEVA, SI È RITROVATA SPONTANEAMENTE PER DIRE NO AL GREEN PASS”. Invece, il leitmotiv si è trasformato in una nenia per riesumare un anacronistico antifascismo, che serve solo a deviare l’attenzione dall’oggetto di una protesta, che non andrebbe snobbato ma ascoltato e rispettato, prima che, alla lunga, possa diventare un problema sociale ingestibile.
La politica non sia miope ed ipocrita, inseguendo bolse retoriche o questioni funzionali allo status quo, ma dia risposte serie e concrete alla rabbia e disperazione di tantissime persone.

di Eugenio Palazzini

10 Ott. – Da Milano a Roma, ieri migliaia di persone sono scese in piazza contro il green pass. Una mobilitazione impressionante condita da pesanti scontri, soprattutto nella capitale. Tentare però di bollare la protesta semplicemente come violenta è sciocco e riduttivo, perché non corrispondente al vero. Si rischia insomma di distorcere la realtà senza ottenere alcun risultato effettivo se non quello di acuire una rabbia sempre meno latente. Non sappiamo con esattezza quante persone abbiano gridato la propria netta contrarietà al certificato verde reso obbligatorio dal governo anche sui posti di lavoro – darsi al gioco dei numeri esatti in questi casi lascia il tempo che trova –, ma le foto di Piazza del Popolo piena ci dicono che erano più di 10mila a urlare “no green pass“.

Piazze no green pass: ma quale “fascismo”

Viceversa è chiaro a tutti che chi ha devastato la sede della Cgil e si è scontrato con la polizia ha fatto più rumore – come sempre accade quando vanno in scena gli scontri – ma rappresentava una netta minoranza dei manifestanti. Chi ha interesse a stroncare sul nascere le montanti proteste ricorre allora al solito metodo comunicativo: fare di tutta l’erba un fascismo montante. Eppure basterebbe osservare attentamente immagini e video delle manifestazioni di ieri per capire che quelle piazze erano intergenerazionali e politicamente inclassificabili. Lo erano perché  insolitamente riunivano giovani e meno giovani, Forza Nuova e centri sociali, nuovi e vecchi cittadini disillusi dalla politica. Un magma del tutto insolito.

La campanella della rabbia

La campanella del disincanto diffuso era già suonata e per sentirne il suono sarebbe stato sufficiente soffermarsi sul dato più emblematico delle elezioni amministrative dello scorso fine settimana: l’astensionismo. Quasi il 50% degli italiani ha scelto di disertare le urne, segno di un distacco totale dalla proposta politica. Stavolta quindi non servirà etichettare la piazza con i soliti termini tirati fuori dal cilindro dello sdegno. Non sarà lo spauracchio “squadrista” a riportare la palla al centro del confronto civile, perché quel confronto è stato troppo a lungo negato alla gran parte di coloro che protestano e si sentono abbandonati dalle istituzioni.

Lo ha parzialmente compreso anche il Corriere della Sera, che stamani apre così: “Manifestazioni no green pass, i timori di un’escalation. Volti mai visti tra i «soliti noti»: chi era in piazza”. Quei volti “mai visti” sono l’emblema di un’inafferrabile contestazione, a cui gettare addosso un colore piuttosto che un altro è un’operazione ben poco utile a contenerla. Il governo lo sa bene, ma ritiene che per stringere le maglie della repressione del dissenso, sia più funzionale negare l’evidenza.

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/no-green-pass-cosa-ci-dicono-piazze-roma-milano-210262/

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