Dittatura sanitaria? Occhio anche a certe fake
di Redazione
La questione del dibattito inerente i vaccini è stato affrontato in una riunione del nostro Circolo Christus Rex. Al termine ci è stato chiesto di farne un articolo, che ha creato un po’ di discussione. In realtà, chi ci conosce bene, sa quale sia la nostra posizione, fin dal 2020, composta da una pars destruens sulla gestione della pandemia e di una pars che si definisce “free vax”. Chi, invece, è meno informato o fazioso ci attribuisce anche ciò che non diciamo, ma va bene lo stesso perché stimola il dibattito. Curioso notare come da oltre due anni Matteo Castagna scriva tutte le settimane per InFormazione Cattolica, anche articoli provocatori e piccati in materia di Fede e morale. Su quelli, però, non ha mai ricevuto commenti scritti di critica. Sul tema vaccini, divenuto per qualcuno un precetto della Chiesa o un undicesimo comandamento, il prototipo della categoria “fanatici no vax” si è scatenato nei consueti sproloqui fantascientifici….
Per leggere quelli (e le risposte, ironiche e sarcastiche del nostro Matteo Castagna) potete cliccare sul link qui sotto e guardare i commenti all’articolo. E’ sempre bene ricordare che l’invidia è una brutta bestia, soprattutto quando si accusa una persona di essersi autoproclamata “uno dei pensatori cattolici più in vista”, laddove sono almeno tre i media ad averla definita così o in maniera simile… Interpellato sul tema, Matteo Castagna ha risposto, sorridendo, suggerendo alla stampa: “Ci conosciamo dagli anni 90′, non mi interessa prendermi la scena, non ne ho bisogno. Sappiate che a Villafranca Padovana esiste un pensionato che vorrebbe, probabilmente, essere annoverato tra i pensatori cattolici più in vista. Poiché non so se sia un pensatore, ma sicuramente so che non è in vista, andate a sentire cosa ha da dire, magari è più interessante di ciò che dico io”. (N.d.r.)
L’EDITORIALE DEL LUNEDI per https://www.informazionecattolica.it/2023/01/16/dittatura-sanitaria-occhio-anche-alla-controinformazione/
di Matteo Castagna
LA PANDEMIA NON È FINITA. E CON ESSA LE POLEMICHE
La pandemia non è finita. E con essa le polemiche. In un’ottica generale possiamo osservare quanto la discussione faccia riempire quotidiani che già vendono poco e rilanciare trasmissioni televisive prive di argomenti accattivanti.
Anche la galassia di internet ha trovato nell’argomento vaccinale una vocazione che tramite alcuni canali a pagamento è divenuta un business, così come la letteratura in materia ha consentito ad esperti improvvisati di gonfiare i loro conti correnti.
Personalmente, non ho mai sentito l’argomento. Ho sempre tenuto un atteggiamento distaccato, che evitasse quell’approccio da tifoso, che anche in alcuni ambienti religiosi fa distinguere tra vaccinati = satanassi e non vaccinati = santi subito o, viceversa, vaccinati = santi subito, non vaccinati = diavolo…
Le motivazioni di diffidenza verso i sieri, fin dal 2020, sono state parecchie. Si è partiti con “l’abbraccia un cinese” per proseguire col “tutti chiusi in casa”, a distanza di sicurezza. La gestione del governo Conte II e Draghi è apparsa, a tratti, improvvisata da una situazione nuova e sconosciuta e, a tratti, grottesca. Il famoso detto del “migliore”: “Non ti vaccini, ti ammali, muori” è stato uno slogan completamente fuori luogo, dal momento che i vaccini, peraltro non sperimentati, non hanno dimostrato l’efficacia dell’immunità nei confronti del Covid-19, semmai il contrario.
Kafkiano è stato il trattamento verso tutte le voci autorevoli fuori dal coro. Penso al Premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, al prof. Giuseppe De Donno, al giornalista controcorrente Mario Giordano, ma anche a tutti coloro (come ha fatto, per esempio, Informazione Cattolica) che hanno documentato situazioni drammatiche, figlie di scelte politiche scellerate o cervellotiche, che hanno prodotto morte e menomazioni, anche permanenti o semplici disagi, evitabili con il solo retto utilizzo della ragione.
Assurdo è stato impedire, de facto, di lavorare a chi non voleva farsi inoculare un prodotto che, oggi, lo possiamo dire, apertis verbis, non ha difeso dal contagio ma forse, come sostiene il mainstream, semplicemente protetto alcune categorie di persone dalle forme più gravi.
Ora, i casi sembrano tornare in salita, ma non c’è più tutta quella pressione e quella corsa alla mascherina ed al chiudere tutto, che ricordiamo bene con Draghi e che ha messo in ginocchio tanti lavoratori, soprattutto autonomi.
Perché? Forse perché non c’è più uno Speranza che voleva curarci con tachipirina e vigile attesa. Forse ci attenderanno nel prossimo futuro, ma il governo ha abrogato, sostanzialmente, tutte le restrizioni. La percezione è che nella ricerca di una via d’uscita dalla malattia si sia prodotta, non certo per accidens, la fortuna delle case farmaceutiche, ma non quella dei malati e si sono trattati i sani da malati e viceversa.
Si potrebbe continuare con molti esempi di mala gestio, di impreparazione, di inadeguatezza gestionale, di consigli cervellotici e assurde iniziative, che nel complesso hanno creato una nuova categoria (professionale?) rappresentata dalle virostar e una materia un po’ accantonata negli ultimi decenni, costituita dalla fede nel “Dio-Scienza”, addirittura a scapito del buon senso comune.
Fin qui è difficile non concordare. Parliamo di fatti acclarati e sotto gli occhi di tutti, dai quali abbiamo imparato che affidarsi in maniera acritica non è un modo corretto di vivere.
Occorre utilizzare il retto discernimento e la propria esperienza per prendere le decisioni che includono la salute, così come il lavoro, le attività quotidiane, ottimizzando le priorità e scartando le idiozie, da qualsiasi parte vengano.
La narrazione pandemica è diventata un’autentica telenovelas. Anni di sbrodolamenti di ogni genere a canali unificati. Internet stracolmo di tutto e di più.
Ho notato, ma potrei ovviamente sbagliare, che pare essere nata anche una nuova narrazione a scopo di lucro, costituita da una sorta di anti-mainstream che nel tempo ha fatto credere che sarebbe giunto il momento dell’Apocalisse, la fine del mondo, la certezza della morte o giù di lì…
Alcuni hanno diffuso la convinzione che ogni virgola che provenga dalla bocca della Bill Gates Foundations oppure da altre lobby internazionali o dal World Economic Forum sia, automaticamente, legge e programma dello Stato, che ci vorrebbe tutti al cimitero. Su certe affermazioni molti canali YouTube ci hanno guadagnato, come ci hanno guadagnato certi scientisti.
“Dittatura sanitaria” attrae e spaventa. Ricorda tempi bui. Sbandierarla fa sentire ribelli… anche certi terrapiattisti e ufologi, sètte e psicotici, ipocondriaci e analfabeti funzionali, complottardi cronici o indo-buddisti, persone che vedono massonerie anche sotto la tazzina del caffè…
Certe affermazioni hanno fatto pigliare anche qualche voto a chi sa giocarsi queste categorie umane con maggior intelligenza…
Riflettendo sulla vaccinazione obbligatoria storicamente in Europa, l’obbligo è nato all’inizio dell’Ottocento, dopo che Edward Jenner (1749-1823) scoprì il vaccino contro il vaiolo. In Italia, le vaccinazioni obbligatorie sono quelle contro la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991).
Il re di Napoli Ferdinando IV di Borbone fu tra i primi ad applicare un programma di vaccinazioni di massa tra le popolazioni di Palermo e Napoli, nel 1801. Nello Stato Pontificio, il card. Ercole Consalvi emanò un decreto datato 20/06/1822 in cui istituì una Commissione di Vaccinazione per l’inoculazione del vaccino in tutto il territorio. Il Papa Leone XIII la rese facoltativa, ma mai la considerò immorale.
L’equilibro, dunque, è l’elemento essenziale per ovviare sciocche esagerazioni scientiste e imbrogli propagandistici a scopo di lucro, mantenendo la calma ed ovviando all’isteria collettiva di questi ultimi anni.
A proposito, sapete chi ha inventato il green pass? Fu Papa Gregorio XVI (1831-1846) a seguito di una epidemia di colera che dilagò nel 1830, prima dell’invenzione del vaccino. Egli organizzò quella che alcuni chiamerebbero oggi una “severa dittatura sanitaria” a base di sbarramenti sanitari controllati da militari, che impedivano di oltrepassare i confini. C’era la quarantena di almeno 14 giorni e c’erano i “passaporti sanitari” per poter circolare. Furono sospese tutte le feste religiose e ogni tipo di assembramento. Venne istituita una “Commissione straordinaria di pubblica incolumità”, che potremmo paragonare all’odierno CTS (Comitato Tecnico Scientifico), presieduto, non dal prof. Franco Locatelli, ma dal card. Giuseppe Sala. La violazione delle norme prevedevano fino all’ergastolo e alla pena di morte. Naturalmente, è corretto rilevare che non possiamo paragonare la percentuale di mortalità dovuta al colera con quella legata al Covid. Quest’ultimo è stata almeno trenta volte inferiore…