di Marcello Veneziani
Li aspettano al varco, coi fucili spianati. In Rai, nei Ministeri, nel settore pubblico, ovunque ci saranno nomine. E già cominciano a miscelare minacce e vittimismo. Riprendono, come accade almeno da 24 anni, dal primo breve governo Berlusconi, a parlare di liste di proscrizione, di teste tagliate, appena qualcuno si azzarda a parlare di cambiamento.
Prendete per esempio la Rai. Un tempo seguiva un criterio deprecabile chiamato lottizzazione, ovvero si spartivano gli incarichi tra i partiti. Poi arrivò Renzi e fece l’asso pigliatutto; e non ebbe come alibi, io però ci metto i migliori; no, mise scartine, servette, lecchini ad personam ai posti di comando. E adesso, appena qualcuno accenna dal governo alla necessità di cambiare, adottano un sistema sperimentato: alzano il tiro contro il governo, marcano di più tutto ciò che lo contrasta, perché così se li buttano fuori, diranno che è per la censurare la loro notoria indipendenza. E non perché sono inadeguati, perché il ricambio è previsto in democrazia, perché hanno fatto flop, e perché erano lì non per meriti e qualità ma solo perché erano al servizio della ditta. No, si protesteranno discriminati, vittime dei populisti, sovranisti, fascisti, razzisti, nazisti, dunque caduti per la libertà. Continua a leggere