MODALITA’ SETTARIE IN UNA SCUOLA VERONESE: INDOTTRINAMENTO E COERCIZIONE

Condividi su:

Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo questa lettera di protesta ricevuta a seguito di quanto accaduto al bambino di 13 anni costretto a salire le scale arcobaleno per seguire la logica LGBT

di Anna Baldassari

La divulgazione della notizia relativa alla punizione scolastica e all’ etichettamento subiti da un minorenne all’Educandato Statale “Agli Angeli” di Verona ha scoperchiato il “vaso di Pandora”, facendo emergere aspetti ben più inquietanti della serpeggiante propaganda LGBT. Sono seguite varie testimonianze di varie categorie scolastiche, le quali hanno esposto le esperienze negative e traumatiche, durante il periodo lavorativo alla guida del Preside M. Bonini.

Il dirigente era già stato segnalato da un sindacato scolastico per maltrattamento del personale scolastico, ma non risulta alcun provvedimento a suo carico da parte dell’USR Veneto. Dalle segnalazioni giunte dal personale scolastico traspare un atteggiamento dispotico e modalità coercitive che escludono l’ascolto e il diritto di contraddittorio. Imposizioni anche assurde, in una scuola frequentata da
bambini, come quelle dell’assoluto silenzio nei luoghi comuni e l’obbligo ai docenti di non personalizzare assolutamente il proprio armadietto. Inoltre, rigide sanzioni e un clima del controllo e del sospetto che stridono con l’immagine millantata di una scuola accogliente e inclusiva. Sorvolando su questioni, comunque abbastanza gravi, quali la rischiosa propaganda ideologica filo ucraina in pieno periodo bellico con la bandiera della nazione estera esposta dalla balconata della scuola, appare interessante focalizzarsi sul clima e le modalità oppressive introdotte dal dirigente fin dall’inizio del suo incarico.

Innanzitutto, sull’atteggiamento compulsivo a imporre l’ideologia gender a scuola tramite un sito istituzionale con lo sfondo arcobaleno, la bandiera arcobaleno esposta in facciata, anche stavolta, camuffata con la scritta “pace”, le circolari e addirittura attività formative irriverenti proposte ai rappresentanti di classe del Liceo come la proiezione durante l’a.s. 2022/2023 del film “Pride”, sul movimento di liberazione gay, in un convento di Valeggio. Infine, l’allestimento nei piani di percorsi iniziatici ed esoterici alla Harry Potter, accompagnati dai manifesti su carta intestata con la rappresentazione della Maga
Magò. Come se ciò non bastasse, il preside ha iniziato a fare propaganda politica anche nei corridoi, affiggendo bandiere dell’Ucraina con l’iscrizione “I stand with Ucraina” e commissionando la realizzazione di felpe per studenti con un logo similare a quello del battaglione Azov. Verrebbe da chiedersi chi autorizzi un dirigente a parlare in nome di tutta la comunità scolastica de “agli Angeli” con siffatte direttive dottrinali e come sia possibile che in una scuola pubblica vengano introdotte modalità coercitive e di indottrinamento analoghi a quelle dei gruppi settari. Continua a leggere

California, scatta obbligo scaffali di giocattoli di “genere neutro”

Condividi su:

Il provvedimento non richiede l’eliminazione delle sezioni per maschio o femmina ma solo un’aggiunta. Chi non si adegua sarà soggetto al pagamento di una multa di 250 dollari la prima volta e fino a 500 dollari per le volte successive

 

In California entra in vigore la legge che obbliga i principali rivenditori di giocattoli ad avere una sezione dedicata al “genere neutro”, cioè a chi non si identifica nella tradizionale divisione dei sessi.

In particolare il provvedimento interessa i rivenditori dello Stato con almeno 500 dipendenti e la nuova sezione dovrà avere quella che è stata definita una “reasonable selection”, ossia una scelta ragionevole di giocattoli che possono essere commercializzati per i bambini di entrambi i sessi. La legge fu approvata nel 2021 dopo essere sponsorizzata dal deputato democratico dello stato, Evan Low.

Lo stesso Low fu ispirato da una bambina di 8 anni che chiese “perché un negozio deve dirmi se una maglietta o un giocattolo è per una ragazza?”. “La legge – spiegò Low – aiuterà i bambini ad esprimersi liberamente e senza pregiudizi”.

Il provvedimento non richiede l’eliminazione delle sezioni per maschio o femmina ma solo l’aggiunta di una sezione neutra. Chi non si adegua sarà soggetto al pagamento di una multa di 250 dollari la prima volta e fino a 500 dollari per le volte successive.

Fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/california-obbligo-scaffali-giocattoli-genere-neutro_75253804-202402k.shtml?utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1Dl2qHLHkokH1U4sBesnaiaC3Nftt70npT4PlgZhOHIQwVP-E1bRH7qQE#Echobox=1704298101

Assicurazione casa: si va verso l’obbligo per le catastrofi naturali

Condividi su:

Il mondo scristianizzato si “assicura” contro i castighi divini…(n.d.r.)

Segnalazione di Wall Street Italia

di Pierpaolo Molinengo

Serve un’assicurazione obbligatoria per le catastrofi naturali? Secondo gli esperti sì, dato che meno del 5% delle abitazioni degli italiani è coperta da una polizza contro le catastrofi. Per comprendere meglio la situazione che caratterizza l’Italia, è bene prendere in considerazione un altro dato: il 75% degli immobili è esposto ad un rischio significativo quando si parla di catastrofi.

A mettere nero su bianco questi dati allarmanti è l’Ania, che torna nuovamente a sollecitare l’introduzione di un’assicurazione obbligatoria. Il nostro paese è a rischio: per questo diventa sempre più importante che le famiglie italiane provvedano a proteggere i propri immobili. Lo Stato, anche alla luce delle crescenti difficoltà con i conti, difficilmente potrà intervenire in caso di danni particolarmente gravi, come è spesso accaduto in passato.

Assicurazioni, come si muove il mercato

Le famiglie stanno diventando sempre più sensibili su questo argomento. 11,9 milioni di assicurazioni legate alla casa erano attive a fine marzo 2022: una crescita del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2021. I numeri appaiono ancora migliori se confrontati con lo stesso periodo del 2020, rispetto al quale è stata registrata una crescita del 14,4%. A condizionare il comportamento dei consumatori è stato il clima di generale fragilità causato dalla pandemia e dagli eventi catastrofali, che hanno suggerito a molte persone di utilizzare una maggiore prudenza.

La metà delle assicurazioni – il 49% per essere più precisi – sono delle polizze multirischio. Questo tipo di prodotto, comunque, è in diminuzione di cinque punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2021. Il 39% delle polizze assicurano il solo rischio incendio (in questo caso la tendenza è in aumento del 5%). Il 10% delle assicurazioni è costituito da polizze globale fabbricati, mentre lo 0,4% sono delle polizze che coprono unicamente il rischio terremoto, senza la copertura dal rischio incendio.

I contratti di assicurazione preferiti

Secondo la ricerca dell’Ania, stanno crescendo le assicurazioni che coprono il rischio terremoto, collegato ai danni da alluvione. Dando un’occhiata, invece, alle somme assicurate, il 47% degli immobili ad uso abitativo sono coperti da polizze globali fabbricati. Il 33% delle assicurazioni è una polizza multirischio, mentre oltre il 19% è monorischio.

Indipendentemente dal tipo di copertura, che si andrà a scegliere, è particolarmente importante che all’interno del contratto sia indicato il valore che si ha intenzione di proteggere. Quando la polizza è a valore d’uso, il risarcimento sarà pari al valore che la cosa ha nel momento in cui è avvenuto il danno. Se, invece, l’assicurazione è a valore a nuovo, l’indennizzo sarà pari al valore di riacquisto della cosa assicurata ha nel momento in cui avviene il danno, senza nessun deprezzamento.

Assicurazione obbligatoria contro le catastrofi

Probabilmente è il momento di una vera e propria svolta. Maria Bianca Farina, presidente dell’associazione delle imprese assicuratrici operanti in Italia, afferma:

“La nostra proposta è di allineare la legislazione italiana a quella di gran parte degli altri Paesi europei. Dotarci finalmente di uno schema assicurativo obbligatorio pubblico-privato contro le catastrofi naturali. L’obiettivo è stimolare la protezione sostenibile dei nostri cittadini e assicurare omogeneità di garanzie fra i Paesi europei”.

Ovviamente questa proposta non piace alle associazioni dei consumatori, che sottolineano che non è possibile obbligare i cittadini a stipulare polizze contro i cambiamenti climatici, anche e soprattutto in considerazione che la cura del territorio e gli interventi contro il dissesto idrogeologico sono a carico dello Stato, che deve garantire la sicurezza delle abitazioni private.

Green pass, i portuali sfidano Draghi: “Blocchiamo tutto”

Condividi su:

Comunque la si pensi, i portuali dimostrano di essere una categoria di lavoratori compatta e coraggiosa, in grado di trattare, proprio grazie a questo binomio di caratteristiche, direttamente col Governo, avendo anche la forza di poter dettare le condizioni. Un loro comunicato spiega come stiano arrivando loro migliaia di messaggi di sostegno da parte di lavoratori e famiglie italiane che ritengono ingiusto il Green Pass. Le azioni concrete di seria protesta sono queste, e si differenziano di gran lunga da proclami, libelli, scontri e raduni, facilmente strumentalizzabili e/o palesemente inutili (N.d.R.)

Se le trattative non andranno in porto, saranno guai seri. Non solo per il sistema portuale italiano, che non può certo fare a meno di Trieste. Ma anche per l’economia nostrana, in un periodo in cui la filiera della logistica mondiale è in subbuglio. E soprattutto per il governo, che si trova sul piatto una grana enorme che rischia di esplodere nel giorno del battesimo del green pass obbligatorio.  I lavoratori portuali di Trieste lo hanno detto chiaro e tondo: il 15 ottobre ci sarà il “blocco delle operazioni del porto” se “non sarà tolto l’obbligo“ del lasciapassare verde, non solo per loro “ma per tutte le categorie di lavoratori”.

Un ultimatum a Draghi in cui non sembrano esserci spazi di mediazione. Ieri il Viminale aveva provato a trovare una soluzione, chiedendo alle aziende di pagare i tamponi ai dipendenti sprovvisti di green pass. Una sorta di “privilegio” rispetto al resto dell’Universo mondo, visto che la linea Draghi è sempre stata quella di non avvallare le tesi “no vax” a suon di test molecolari gratuiti. Infatti, i portuali hanno respinto al mittente pure questa ipotesi. Niente da fare. Neppure le paventate dimissioni del presidente dell’Autorità, Zeno d’Agostino, li ha scalfiti. I 950 operai triestini non scendono a patti: se anche un solo lavoratore italiano dovesse essere escluso dal lavoro, si metteranno a braccia conserte fermando – di fatto – l’intera macchina organizzativa del porto. Il 40% di loro non è vaccinato, e dunque è sprovvisto del pass, in una città in cui il movimento 3V dei No Vax ha sfiorato il 5% dei consensi. In città le manifestazioni anti green pass vanno avanti da settimane. Mentre gli occhi d’Italia erano puntati sugli assalti romani alla Cgil, qui sfilavano 15mila persone capitanate proprio dai portuali. “Siamo venuti a conoscenza – ha scritto il leader della protesta  Stefano Puzzer – che il Governo sta tentando di trovare un accordo, una sorta di accomodamento riguardante i portuali di Trieste, e che si paventano da parte del Presidente Zeno D’Agostino le dimissioni. Nulla di tutto ciò ci farà scendere a patti fino a quando non sarà tolto l’obbligo di green pass per lavorare. Non solo noi, ma tutte le categorie di lavoratori”.

Una guerra senza esclusione di colpi, che dimostra come il governo si sia presentato impreparato all’appuntamento col green pass. Non solo i portuali, infatti. I poliziotti da giorni sono sul piede di guerra perché la possibile esclusione dal servizio di 15-19mila divise non vaccinate rischia di paralizzare il sistema di sicurezza italiano. Chi occuperà i turni dei colleghi rimasti a casa, vista la cronica mancanza di organico? E se la durata del tampone dovesse “scadere” in mezzo al servizio, il poliziotto che fa: lascia scappare il ladro? Draghi ora dovrà trovare una soluzione. Non semplice. I portuali triestini gli hanno lanciato il guanto di sfida. E per ora hanno loro il coltello dalla parte del manico: la ripresa italiana non può permettersi di perdere un porto. Col rischio che la protesta contagi anche gli altri scali. A partire da Genova.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/green-pass-i-portuali-sfidano-draghino-green-pass-o-blocchiamo-tutto-i-portuali-sfidano-draghi/ 

L’erba voglio e la società dell’obbligo

Condividi su:

Fonte: Marcello Veneziani

di Marcello Veneziani

Indovina indovinello, cosa mancava all’appello e alla filiera dopo i diritti omo-trans, l’utero in affitto, le applicazioni gender, l’aborto, l’eutanasia, lo ius soli? Ma la droga, perbacco. Mancava un grano al rosario progressista della sinistra, e in particolare al Pd che è un partito radicale a scoppio ritardato; e puntualmente è arrivato a colpi di firme sulla cannabis.
Riciccia per l’ennesima volta la battaglia per la sua legalizzazione, ora in forma di referendum. Una proposta proteiforme e reiterata che si modifica di volta in volta secondo le circostanze e le opportunità del momento, ponendo l’accento ora su uno ora su un altro aspetto. Stavolta l’ariete per sfondare la linea è la coltivazione di canapa o marijuana a scopo terapeutico. Chi è così disumano da opporsi al caso limite di un malato che usa la droga e se la fa crescere in giardino per lenire le sue sofferenze e curare i suoi mali? Poi sotto la pancia delle greggi, come fece Ulisse con Polifemo, passa di tutto: non solo leggi per malati e sofferenti e ben oltre le rigorose prescrizioni e certificazioni mediche sull’uso terapeutico di alcune sostanze o erbe.
Curioso questo paese che non consente i minimi margini di libertà e di dissenso nelle cure e nei vaccini per il covid, anzi perseguita e vitupera chi non si allinea e poi permette che ciascuno sia imprenditore farmaceutico di se stesso e si fabbrichi e si coltivi la sua terapia lenitiva direttamente a casa sua… L’autoritarismo vaccinale si trasforma in autarchia terapeutica se di mezzo c’è la cannabis. È il green pass al contrario: il pass per consumare green, cioè  erbe “proibite”.
Ma non è di questa ennesima battaglia, a cui ci siamo già più volte dedicati in passato, che vorrei parlarvi; bensì di quella filiera, di quel presepe di leggi, referendum e diritti civili di cui fa parte e che compone un mosaico dai tratti ben precisi. Ogni volta ci fanno vedere solo un singolo caso di un singolo problema portato all’estremo e noi dobbiamo pronunciarci come se fosse un fatto a sé, o un caso umano, indipendente dal contesto. E invece bisogna osservarli tutti insieme, perché solo così si compone la strategia e l’ideologia e prende corpo il disegno che ne costituisce il motivo ispiratore, l’ordito e il filo conduttore. È solo cogliendo l’insieme che si vede più chiaramente dove vanno a parare questi singoli tasselli o scalini, verso quale tipo di società, di vita, di visione del mondo ci stanno portando.
Qual è il filo che le accomuna, la linea e la strategia che le unisce? Per dirla in modo allegorico e favoloso, è l’Erba Voglio. Avete presente la favola dell’erba voglio del principino viziato che vuole continuamente cose nuove e si gonfia di desideri sempre più grandi? Ecco, l’erba voglio è la nuova ideologia permissiva, soggettiva e trasgressiva su cui è fondato tutto l’edificio di leggi, di proposte, di riforme. Il filo comune di queste leggi è che l’unico vero punto fermo della vita, l’architrave del diritto e della legge è la volontà soggettiva: tu puoi cambiar sesso, cambiare connotati, mutare stato, territorio e cittadinanza, liberarti della creatura che ti porti in corpo o viceversa affittare un utero per fartene recapitare una nuova, puoi decidere quando staccare la spina e morire, decidere se usare sostanze stupefacenti e simili. Tu solo sei arbitro, padrone e titolare della tua vita e del tuo mondo; questa è la libertà, che supera i limiti imposti dalla realtà, dalla società, dalla natura, dalla tradizione. E non importa se ogni tua scelta avrà poi una ricaduta sugli altri e sulla società, su chi ti è intorno, su chi dovrà nascere o morire, sulla tua famiglia, sul tuo partner, sulla tua comunità, sulla tua nazione. Il tuo diritto di autodeterminazione è assoluto e non negoziabile, e viene prima di ogni cosa.
Ora, il lato paradossale di questa società è che lascia coltivare, in casa, l’Erba Voglio ma poi dà corpo a un regime della sorveglianza e del controllo ideologico, fatto di censure, restrizioni e divieti. Liberi di farsi e di disfarsi come volete, non liberi però di disubbidire al Moloch del Potere e ai suoi Comandamenti pubblici, ideologici, sanitari, storici e sociali.
Anarchia privata e dispotismo pubblico, soggettivismo e totalitarismo, Erba Voglio e Pensieri scorretti proibiti, Erba voglio e divieto di libera circolazione.
Ma le due cose non sono separate, estranee l’una all’altra e solo casualmente e contraddittoriamente intrecciate. La libertà nella sfera dell’io fa da contrappeso, lenitivo e sedativo della coazione a ripetere e ad allinearsi al regime della sorveglianza. Ci possiamo sfogare nel privato di quel che non possiamo mettere in discussione nella sfera pubblica. Porci comodi nella tua vita singola in cambio di riduzione a pecore da gregge nella vita global. Puoi sfasciare casa, famiglia, nascituri, te stesso e i tuoi legami ma guai se attenti all’ordine prestabilito e alle sue prescrizioni tassative. Liberi ma coatti.
La droga libera è oppio dei popoli e cocaina degli individui, narcotizza i primi ed eccita i secondi; aliena entrambi nell’illusione di renderli più liberi, li rende schiavi mentre illude di renderli autonomi. Benvenuti nella società dell’erba voglio e dell’obbligo di massa.

Vaccino, obbligo per i sanitari? Il giurista Mattei: E’ incostituzionale

Condividi su:

Scritto e segnalato da Antonio Amorosi

Mattei: il primo a non promulgare la legge dovrebbe essere Mattarella. Obbligo incostituzionale. Il vaccino è sperimentale e non si conoscono tutti gli effetti

di Antonio Amorosi

Fonti ministeriali sostengono che il premier Mario Draghi abbia intenzione di adottare una norma ad hoc per rendere obbligatoria la vaccinazione del personale sanitario italiano. Palazzo Chigi starebbe coinvolgendo il ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia per verificare se è possibile giuridicamente. Nei giorni scorsi la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ha invocato l’obbligatorietà. Abbiamo chiesto un parere al professor Ugo Mattei, socio ordinario della International Academy of Comparative Law e membro del comitato esecutivo della American Society of Comparative Law di diritto civile e di diritto internazionale e comparato all’Università della California, professore di diritto internazionale e comparato all’Hastings College of the Law dell’Università della California a San Francisco, di diritto civile all’Università di Torino e per due volte patrocinatore di un

referendum presso la Corte Costituzionale italiana.

Nel mio modo di vedere l’obbligo non è costituzionale perché i vaccini sono ancora in fase sperimentale e non si conosce con ragionevole certezza scientifica l’impatto verso l’esterno.

Nel caso il governo aprisse uno scenario del genere che cosa accadrebbe?

Le ripeto, se il governo rendesse obbligatorio il vaccino per il personale sanitario, in queste condizioni di oggi, secondo me sarebbe incostituzionale e sarebbe incostituzionale per due ragioni fondamentali: primo, perché si tratta ancora di terapie sperimentali e non si conoscono ancora tutti gli effetti; secondo, perché non è noto quanto la vaccinazione effettivamente impatti su terzi, cioè se il vaccinato sia ancora contagioso oppure no

Chiarissimo, abbiamo anche scritto diversi articoli su questo tema… Continua a leggere

Verona, giudici ordinano al sindaco di riconoscere i due padri di un bimbo

Condividi su:

Un padre gay (Ansa)In foto a lato un “padre” omosex. La Famiglia, però, la crea la Natura! (N.d.r.)

Segnalazione di Gianni Toffali

Il piccolo è nato in Canada con la maternità surrogata. Secondo la Corte di appello di Venezia (competente sul caso) il fatto che non sia consentita in Italia non può rappresentare una ragione per negare la tutela del bambino

di Elena Tebano

Il sindaco di Verona dovrà trascrivere l’atto di nascita con due padri di un bimbo nato in Canada con la maternità surrogata: lo ha stabilito la Corte di appello di Venezia (competente per la città scaligera) a cui si erano rivolti i genitori del piccolo. «Ancora una volta dei giudici affermano che l’ordinamento italiano è tenuto a recepire i provvedimenti stranieri con cui si riconoscono entrambi i padri — dice l’avvocato di Trento Alexander Schuster, che ha assistito la coppia —. Non solo, stabiliscono anche che non costituisce un problema se i due genitori sono dello stesso sesso perché l’ordinamento italiano già contempla l’omogenitorialità nel caso dei genitori che cambiano sesso. E infine rimarcano che il ricorso a tecnica di fecondazione assistita lecite all’estero ma non consentite in Italia non può rappresentare una ragione per negare la tutela del bambino che da queste tecniche è nato».

CONTINUA SU:

https://www.corriere.it/cronache/18_luglio_19/verona-giudici-ordinano-sindaco-riconoscere-due-padri-un-bimbo-5941723c-8b2d-11e8-9286-fc73853597eb.shtml Continua a leggere

Obbligo etichetta sul grano pasta e il bando del glifosato..

Condividi su:

Scritto e segnalato da Antonio Amorosi

Rivoluzione nella pasta. L’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del grano crea 20mila nuovi posti di lavoro con il no al glisofato.

Coldiretti: "20mila nuovi posti di lavoro con il no al glisofato"

Continua a leggere