Danimarca, guerra multietnica: 23 arresti. Media in silenzio

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Siamo in Danimarca. E’ possibile che un gesto provocatorio scateni una guerra multietnica? A quanto pare sì. Un libro caduto a terra. un Corano, sacro per qualcuno, logicamente meno importante per altri. Gesto provocatorio quello di Rasmus Paludan, avvocato e attivista di un partito di destra, Stram Kurs, che lotta dalla sua fondazione contro l’immigrazione di massa. Gesto magari criticabile, sicuramente un po’ sopra le righe.

Ma di violenza non c’è traccia. Quella la scatenano i “danesi di importazione”, mettendo a ferro e fuoco la città, incendiando 70 automobili, distruggendo vetrine. Naturali gli scontri con la polizia, che ha dovuto reagire in vari modi, utilizzando i lacrimogeni e arrestando 23 persone.

 

Guarda caso il luogo di questo meraviglioso teatro di pace tra popoli è un quartiere multiculturale: Nørrebro, nella capitale Copenaghen, in cui un abitante su 6 non possiede il passaporto danese. Niente di paragonabile a Malmoe o ad altre comunità della Svezia o del Belgio, ma diciamo che si stanno facendo significativi passi avanti.

In ogni caso, Paludan voleva ripetere il gesto, ma è stato frenato dalla polizia che lo ha intimato ad evitare ulteriori provocazioni. Ovviamente, silenzio totale sui media italiani, che tacciono sulla vicenda. Sarà il caso di Notre Dame a concentrare tutte le attenzioni? Può darsi, ma siamo convinti che qualche naufragio al di fuori delle acque di competenza italiane sarebbe stato lanciato sul web con una certa decisione.Danimarca, guerra multietnica: 23 arresti. Media in silenzio

FONTE – https://oltrelalinea.news/2019/04/16/danimarca-guerra-multietnica-23-arresti-media-in-silenzio/

Notre Dame, OPEN prova a smentire la gioia social degli islamisti: ma è un flop

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Chi legge il web conoscerà senz’altro quel fenomeno di David Puente. Il “debunkatore” ufficiale di Open, quello che sbufala anche situazioni insbufalabili, una firma che si posa come una pietra – o per meglio dire come un ape sovrappeso – su tutte le questioni più inutili della rete. Ebbene, a questo giro Puente se la prende con chi, come noi, ha riportato la notizia delle reazioni a dir poco agghiaccianti dei presenti di origine islamica all’incendio della cattedrale di Notre Dame. Ha la buona pace di non chiamarla “bufala”, perché i numeri sono talmente incontestabili da far rabbrividire i polsi (si parla di migliaia di reazioni divertite, espresse sia in commento che con faccina, ai video della cattedrale in fiamme), ma cerca comunque di dargli una giustificazione diversa da quella che tutti abbiamo immaginato, come vediamo nell’immagine sotto. Continua a leggere

Notre Dame, gli islamisti esultano sul web

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L’incendio di uno dei simboli della cristianità europea, Notre Dame, fa “godere” gli islamisti. Che sul web esultano impunemente e senza il minimo ritegno. Come conferma Il Messaggero, la notizia viene data da Site, dopo che aveva iniziato a rimbalzare da un social all’altro. È un copione che si ripete: quando l’Occidente soffre, come nel caso degli attentati terroristi di matrice islamista, arriva l’esultanza della parte più fondamentalista dell’Islam radicale.

Notre Dame, gli islamisti esultano sul web

Sono numerosi, secondo il Site, i profili collegati ad account di islamisti dai quali vengono condivise foto dei media che mostrano le fiamme e il fumo che si alza dalla cattedrale di Parigi, immagini accompagnate da commenti in cui si esprime gioia per la tragedia che ha colpito la capitale francese. Continua a leggere

Notre Dame in fiamme: altre chiese sono state incendiate nei giorni precedenti

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Incidente o attentato? A seguito dell’incendio che ha divorato la cattedrale di Notre Dame sono in molti a interrogarsi sulla natura del disastro che ha interessato il luogo simbolo della cristianità francese. Ci sono però dei precedenti, come riporta Le Parisien, altre chiese sono state incendiate nell’ultimo periodo. Di seguito riportiamo un fatto di cronaca accaduto domenica 18 marzo 2019 appositamente tradotto dal giornale francese.

L’incendio nella chiesa di Saint-Sulpice non è stato casuale

Per la polizia, secondo le prime fonti: le fiamme che hanno danneggiato l’ingresso alla chiesa di Saint-Sulpice a Parigi domenica pomeriggio non sono casuali. “Il fuoco viene da una pila di vestiti e gli abiti non si accendono da soli”, racconta una fonte della polizia.

L’origine dell’incidente è, secondo le prime conclusioni del laboratorio centrale del quartier generale della polizia, “doloso” e “volontario”. “Un individuo aveva acceso e gettato uno straccio pochi giorni prima su rue Palatine“, ha detto il sindaco  del VI Jean-Pierre Lecoq.

Insediamento o attacco?

Si tratta di una liquidazione dei conti tra senzatetto (gli abiti appartenevano a un senzatetto al momento del disastro) o un deliberato attacco all’edificio cattolico? Questo dubbio attanaglia gli utenti sui social network.

Diverse chiese sono state profanate nelle ultime settimane. L’indagine rimane nelle mani della stazione di polizia del 6 ° arrondissement e, per ora, non è stata affidata alla polizia giudiziaria.

La diocesi di Parigi, da domenica, rimane cauta e continua a non commentare.

“La chiesa di Saint-Sulpice è stata incendiata. Non sappiamo in questa fase le ragioni e aspettiamo i risultati delle indagini in corso. Abbiamo piena fiducia nella Prefettura di Polizia. Ringrazio personalmente i poliziotti e i vigili del fuoco per la loro professionalità”, ha detto l’arcivescovo di Parigi sul conto Twitter della diocesi.

Gli spettatori hanno dato l’allarme

Il risultato avrebbe potuto essere più serio visto che un concerto d’organo si svolgeva proprio nel momento degli eventi. “Sono stati gli spettatori a sentire le fiamme e a dare l’allarme”, dice Karen Taieb, vice sindaco di Parigi a capo del patrimonio.

Non ci sono vittime ma danni materiali. “All’interno, nessun danno è visibile. Ma la porta del XVIII secolo su Palatine Street, una vetrata e un bassorilievo sono state gravemente danneggiati dalle fiamme. Fortunatamente, la pesante porta di quercia ha svolto il suo ruolo di firewall, sospira Karen Taieb. Anche la tromba delle scale è scomparsa tra le fiamme.

“La città di Parigi pagherà tutti i costi di riparazione e restauro“, afferma Karen Taieb.

fonte – https://oltrelalinea.news/2019/04/15/1incendio-di-notre-dame-altre-chiese-sono-state-incendiate-nei-giorni-precedenti/

L’odio anglosassone per l’antica Roma

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L’ideale del politicamente corretto che spesso sfocia nell’odio, politico e non, per chi si allontana dal pensiero unico omologante ha inserito nel proprio mirino la gloria dell’impero romano.

La colpa originaria degli italiani resta l’esteromania che spesso sfocia in una vera e propria esterofollia. Sulla divulgazione scientifica e storica in particolare se si eccettua il grande lavoro di Alberto Angela (premiato dagli ottimi ascolti) i canali televisivi si affidano sempre più spesso a produzioni straniere dalle scarse attinenze storiche. Due gli esempi lampanti: la serie tv “Britannia” andata in onda su Rai 4 e il ciclo di documentari “Gli 8 giorni che fecero Roma” trasmesso da Focus.

Partendo dalla prima, conclusasi da poco sulle emittenti in chiaro della Rai, è facile riscontrare una banalità e confusione completa nell’impostazione della stessa. I 9 episodi che la compongono non chiariscono se si tratti di una serie storica, fantascientifica o solamente più romanzata. Quel che è certo è che la serie statunitense e britannica, co-prodotta dai colossi Amazon e Sky, descrive l’impero romano e le sue legioni sotto l’amministrazione di Claudio come intimorite dai druidi e dalle popolazioni che abitavano l’isola a nord dell’allora Gallia nonostante la superiorità militare.

Tralasciando la solita intromissione di attori di colore (un po’ troppi per essere tutti legionari romani con tanto di nomi latini) appare impossibile anche il benché minimo paragone con un’altra serie tv che dipinse al meglio un’epoca appena precedente a questa: Roma co-prodotta da Hbo, BBC e Rai Fiction e girata negli studi di Cinecittà tra il 2005 e il 2007.

Il ciclo di documentari è stato, invece, presentato come uno dei punti di forza del nuovo canale Mediaset gratuito dedicato alla divulgazione culturale il cui curatore dei contenuti è il noto Roberto Giacobbo, già conduttore di Voyager sulle reti Rai e ora di “Freedom- Oltre il confine” su Rete 4. Appena mandate in onda le prime puntate de “Gli 8 giorni che fecero Roma” hanno ricevuto così tante critiche di faziosità da costringere immediatamente alla sospensione del programma. Continua a leggere

Vietato criticare Soros: Roger Scruton licenziato

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Come riporta Gli Occhi della Guerra, il noto filosofo e scrittore Roger Scruton, 75 anni, professore all’Università di Buckingham, è stato licenziato con effetto immediato dalla presidenza della commissione “Building better, building beautiful”, dipendente dal ministero dei Lavori pubblici.

L’accademico è finito nella bufera per via di un’intervista rilasciata al NewStatesman. Roger Scruton ha spiegato che “chiunque non pensi che ci sia un impero di Soros in Ungheria non ha osservato i fatti” e che è “un’assurdità” accusare il primo ministro ungherese Viktor Orbán di antisemitismo. Lo stesso vale per le accuse di islamofobia rivolte a Orbàn. “Gli ungheresi erano estremamente allarmati dall’improvvisa invasione di enormi tribù di musulmani provenienti dal Medio Oriente”. L’islamofobia è, ha sottolineato, “una parola di propaganda inventata dai Fratelli Musulmani per fermare la discussione su un problema importante”.

Roger Scruton licenziato dopo un’intervista

L’accademico ha anche criticato l’ascesa della Cina: “Stanno creando dei robot dal proprio popolo, ogni cinese è una specie di replica del prossimo e questa è una cosa molto spaventosa”. E sulla globalizzazione e il libero mercato: “È scandaloso che Amazon non paghi alcuna tassa in questo Paese, o quasi nulla, ma operi dal Lussemburgo, che è un piccolo Paese di latta, che sembra avere sempre più potere su di noi. Si sarebbe potuto fare molto di più per disciplinare gli affari internazionali”.

A seguito dell’intervista, il governo inglese lo ha licenziato con effetto immediato dalla presidenza della commissione “Building better, building beautiful”, dipendente dal ministero dei Lavori pubblici. Ruolo che ricopriva a titolo gratuito. “Il professor Scruton – ha sottolineato un portavoce del ministero – è stato licenziato con effetto immediato per i suoi commenti inaccettabili”.

La dittatura del politicamente corretto è realtà.

FONTE – https://oltrelalinea.news/2019/04/13/vietato-criticare-soros-roger-scruton-licenziato/

Ungheria: linea dura, nessuna concessione a Soros

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L’Ungheria non ha alcuna intenzione di mediare con l’Ue e con il finanziere George Soros. Secondo un portavoce del governo, Budapest non allenterà le regole per le università internazionali nonostante le pressioni dell’UE e le offerte dalla Germania di mediare sull’Università fondata da Soros.

“Non c’è alcun cambiamento nella nostra visione principale”, ha detto alla Reuters il portavoce del governo Zoltan Kovacs. “Non cambieremo le leggi e i regolamenti che regolano l’istruzione superiore in Ungheria. Operiamo ancora su questa base”.
L’Università dell’Europa centrale, istituita da George Soros, trasferirà parte dei suoi corsi in Austria a partire da settembre a causa delle restrizioni introdotte dal governo ungherese.

La disputa fra Viktor Orbàn e Soros è uno dei temi principali che hanno portato alla sospensione di Fidesz da parte del Partito Popolare Europeo prima delle elezioni di maggio.

Come racconta IlGiornale.it, alla fine di dicembre Gerorge Soros e la sua università sono costrette ad abbandonare Budapest dopo le norme varate dal governo ungherese contro le attività dell’ateneo tanto criticato. Da settembre 2019 la Cue aprirà i battenti a Vienna, in Austria. E chissà come verrà accolta.

Da subito sono montate le proteste dei rappresentati dell’Università di Soros. “La Ceu è stata espulsa. Un’ istituzione americana è stata cacciata da un paese che è alleato della Nato. Un’ istituzione europea è stata estromessa da un paese membro dell’Ue”, ha urlato ieri Michael Ignatieff, presidente della Ceu, in un comunicato ufficiale pubblicato sul sito internet dell’ateneo.

fonte – https://oltrelalinea.news/2019/04/13/ungheria-linea-dura-nessuna-concessione-a-soros/

Emma Bonino flop? +Europa la cancella dal simbolo

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Emma Bonino non tira più. Tant’è che +Europa ha deciso di togliere il nome della fondatrice del movimento ultra-liberista e liberal dal proprio simbolo. Un dettaglio, notato da Italia Oggi e riportato anche da Libero. Nel simbolo di +Europa presentato per le prossime elezioni Europee è scomparso proprio il nome di Emma Bonino. Ma non solo: sparito anche il piccolo contrassegno del Centro democratico di Bruno Tabacci. La verità novità, però, è la cancellazione di “Emma Bonino”: forse se ne sono accorti pure loro che l’ex Ministro degli esteri non è così popolare?

In compenso,+Europa conta anche due nuovi ingressi: la sigla dello sconosciuto partito democratico europeo, il Pde di Francesco Rutelli, e la dicitura “Italia in comune”, il movimento di centrosinistra guidato da Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma ex grillino.

Ennesimo flop per l’ex leader radicale. L’ultimo tonfo dell’ex leader di +Europa era andato in scena recentemente in una scuola superiore della periferia romana. Come riporta Italia oggi, un gruppo di studenti è stato chiamato a rispondere alla domanda: «L’Italia ha bisogno di più o meno Europa?». Diciamo che l’esito non ha deluso le aspettative di Emma Bonino.

Ebbene, il primo voto ha visto prevalere la risposta «più Europa» (69 votanti contro 58), mentre il secondo, al termine dell’incontro, ha visto l’esito ribaltato a favore di «meno Europa» (80 votanti contro 58). Bonino aveva puntato su argomenti «molto pratici, e corredati da numeri», sempre stando al resoconto su La Stampa: «Se oggi potete telefonare senza il roaming da un Paese all’altro dell’Europa, è grazie all’Unione europea. Se potete andare a Barcellona con 19 euro, mentre io ai miei tempi al massimo potevo fare la tratta Bra-Torino, è sempre grazie all’Unione europea. E se in futuro ci saranno problemi ad andare in Gran Bretagna, è perché gli inglesi hanno detto no all’Unione europea».

fonte – https://oltrelalinea.news/2019/04/13/emma-bonino-flop-europa-la-cancella-dal-simbolo/

Prodi: “Invidio la piccola Greta Thunberg, Ue necessaria”

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Romano Prodi elogia la baby ambientalista Greta Thunberg e rimarca la necessità dell’esistenza dell’Unione Europea. Come riporta Libero, a margine di un convegno tenutosi al Cnel di Roma, Prodi ha dichiarato: «Ha tante battaglie da fare nella sua vita. C’è un po’ un senso di invida» ha spiegato a margine del convegno.

Thunberg «ha risvegliato improvvisamente un’attenzione che nessun altro strumento mediatico avrebbe mai svegliato», spiega Prodi. «Certamente non può essere lei a decidere ma, secondo me, ha dato un bel contributo. Adesso bisogna tradurlo in finanziamenti, tecnologie».

L’ex Presidente della Commissione Ue e fondatore dell’Ulivo attacca i sovranisti: «È chiaro che nessuno vuole abolire le nazioni, ma se uno dice l’Europa delle nazioni vuol dire che non c’è l’Europa. Invece, io credo che non dovremo mai essere come gli Stati Uniti d’America», perché quelli europei «sono Paesi con tradizioni diverse, lingue diverse, con una loro storia». L’unione, afferma il professore, è «sempre più necessaria perché due colossi», Usa e Cina, «continuano a crescere».

Di recente, in un’intervista a L’Espresso Mortadella aveva proposto Angela Merkel come prossima guida della Commissione europea. Secondo Prodi, «potrebbe essere lei la nostra Thomas Becket da uomo di potere alla corte del sovrano a vescovo convertito. Era considerata la custode degli interessi nazionali della Germania e la nemica dell’Europa, oggi ne può incarnare lo spirito».

(di Roberto Vivaldelli)

fonte -https://oltrelalinea.news/2019/04/10/prodi-invidio-la-piccola-greta-thunberg-ue-necessaria/

La fine dell’Occidente: come l’immigrazione di massa uccide culture e identità

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È stata dura, per me, lasciare il Partito Repubblicano, ma volevo tentare di costruire un partito che rappresentasse le mie vedute e i miei valori, perché sentivo che il Partito Repubblicano li rappresentava sempre meno. Tuttavia, alla fine della campagna elettorale del 2000, capii che il mio progetto non avrebbe avuto successo. Mentre la campagna elettorale andava avanti pensavo “non andrò granché, ma almeno raccoglierò qualche voto”. Temevo che sulla mia tomba avrebbero scritto: “Qui giace Pat Buchanan. Ha fatto eleggere Al Gore”.

Così ho iniziato a pregare: “Signore, non lasciare che scrivano questa cosa sulla mia tomba”. E sapete cosa accadde? Una voce uscì dalle nuvole e mi disse: “Patrick, dal momento che hai condotto una vita relativamente buona, ti farò un favore, solo per questa volta. Ti aiuterò a sconfiggere Al Gore e ad eleggere George W. Bush… sai quegli ebrei di Palm Beach County che ami così tanto? Tutti i sondaggi dicono che voteranno per Al Gore, ma in realtà voteranno te, e di conseguenza George Bush verrà eletto presidente”. Poi aggiunse: “Ma Patrick, se provi ancora a fare una cosa del genere, non ti aiuterò più”. E così, nel 2000, la mia avventura politica si è conclusa.

A quel punto, ho deciso che era giunto il tempo di dire tutta la verità sulla condizione del nostro paese e della civiltà occidentale. La tesi di “La morte dell’occidente” è semplicemente questa: l’occidente sta morendo. Non c’è un solo paese occidentale, un solo paese europeo, eccetto l’Albania musulmana, dove il tasso di nascite sia sufficiente per tenere il paese in vita. Entro la metà di questo secolo, la popolazione europea declinerà al punto che sarà come se tutti gli abitanti di Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca, Norvegia e Germania messi insieme sparissero completamente. La popolazione europea crollerà di 128 milioni di abitanti. Continua a leggere

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