Omosessualità e droga: diritti o desideri?

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EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/omosessualita-e-droga-diritti-o-desideri/

QUANDO L’IDEOLOGIA PREVARICA SULLA LOGICA E AZZERA IL BUON SENSO SI TRASFORMANO I SIGNIFICATI DEI TERMINI E LA SOCIETÀ FINISCE PER PAGARNE TUTTE LE CONSEGUENZE…

Quando l’ideologia prevarica sulla logica e azzera il buon senso comune, si trasformano i significati dei termini. Spesso la cosa è voluta per motivi propagandistici. Ma l’italiano è bello perché, come lingua neo-latina, dà significati precisi alle parole. Nella società a-morale o im-morale, il diritto è la legalizzazione della facoltà di fare ciò che si vuole. Rousseau sarebbe felice nel veder realizzato uno dei suoi sogni: l’abolizione del dovere, considerato come pratica oscurantista e retrograda, per lasciar posto al desiderio che si trasforma in diritto, ovvero il vizio che si confonde con la virtù o addirittura sostituisce la virtù diventando diritto.

Per un cattolico vero, che non fa distinzione tra morale pubblica e privata né si piega alle mode del mondo, le parole devono tornare ad avere un loro significato preciso. Nel caso delle unioni tra persone dello stesso sesso, non possiamo parlare di amore, perché è attrazione fisica disordinata rispetto al Creato ed al suo fine riproduttivo. La sodomia è un vizio, dovuto a mille fattori, che alcuni vorrebbero veder confermato dalla Chiesa e dallo Stato, per giustificare uno status differente rispetto a quanto stabilito dalla natura e praticato dalla maggioranza della popolazione. Lo chiamano “diritto”, ma è un “desiderio”.

La sentenza n. 4184/2012 della I Sez. Civ. della Cassazione stabilisce che, in Italia, debba essere riconosciuto ai «componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto» «il diritto alla vita familiare» e ad «un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata», in conformità con quanto già stabilito dalla Corte di Strasburgo – con sentenza del 24 giugno 2010. Infatti, aggiunge la Cassazione, in base all’art.12 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, bisogna considerare «radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire “naturalistico”, della stessa esistenza del matrimonio».

L’Europa, insomma, sembra chiedere all’Italia non solo “lacrime e sangue” in materia economica, ma anche di mutare radicalmente l’«esprit des lois» del proprio diritto di famiglia: passare da un diritto che disciplina la famiglia ad un diritto che “costruisce” la famiglia, che forma cosa sia, o non sia, “famiglia”. Quest’ultimo, formalmente, è un compito del diritto positivo? A questo riguardo, l’art. 29 della nostra Costituzione, stabilisce chiaramente che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»: 1) Con il verbo “riconoscere” si afferma che il diritto positivo riconosce la famiglia come qualcosa che gli pre-esiste e, per questo, si limita a disciplinarla secondo le linee poste dalla natura: prima viene la famiglia, poi il diritto di famiglia; 2) La famiglia è una “società naturale”, sia nel senso di unione tra uomo e donna come previsto dalla natura, sia nel senso di attenere all’ambito del diritto naturale che, in quanto tale, non può essere contraddetto dal diritto positivo.

La sentenza sembra sancire, a livello giuridico, ciò che Marcel Gauchet ha definito la «de-istituzionalizzazione della famiglia» (Il figlio del desiderioEdizioni Vita e Pensiero, Milano 2010, p. 58). «La prodigiosa novità della nostra situazione – ha scritto il sociologo francese – sta nel fatto che la famiglia non detta più legge a nessun livello. Non le si chiede più di produrre il legame sociale; l’imperativo della riproduzione non è più un imperativo sociale. La “de-istituzionalizzazione della famiglia” si realizza in due direzioni: la famiglia non è più il luogo di socializzazione dei soggetti e non è più interpretata a partire dalla sua funzione generativa a servizio della società. La famiglia è diventata la realizzazione della coppia in quanto coppia, è la formalizzazione di un legame privato, fine a se stesso; anche la scelta di fare un figlio si colloca tutta nell’ambito del privato: il compito genitoriale non ha più una ragione sociale, non è più vista a vantaggio della comunità sociale».

Se la famiglia è «de-istituzionalizzata» nella sua dimensione privata, e il compito genitoriale non ha più una ragione sociale, qual è l’unica motivazione che può condurre una coppia a sposarsi e a generare? Non potrà essere che il solo desiderio della coppia di realizzare se stessa: i figli di questa epoca – scrive Gauchet – sono «i figli del desiderio» e, per estensione, diciamo che anche le famiglie di questa epoca sono “le famiglie del desiderio”.

La famiglia dovrebbe restare il luogo per venire al mondo, per accogliere l’Altro, e lasciarlo andare nel mondo come altro da sé. La famiglia realizza i desideri dell’Altro, non fa dell’Altro la realizzazione dei propri desideri; nella famiglia ci si sacrifica per la realizzazione dell’Altro, non si usa l’Altro per la realizzazione di sé: «l’arte ci consegna un’immagine altissima di questa autentica genitorialità nella Pietà di Michelangelo Buonarroti. Nel dolore di una madre che abbraccia il corpo defunto di suo figlio si realizza una maternità inedita. A quel figlio Ella è stata sempre vicina e distante allo stesso tempo, lasciandolo essere ciò che non poteva immaginare o prevedere per lui. […] Nel suo stare, tenace e poderoso, sotto la croce – rappresentato dal corpo gigantesco e stabile, mascolino nella muscolatura e nelle dimensioni – la Madre torna a offrire dal proprio grembo, a partorire al mondo il suo figlio. La Vita è così ridonata al mondo. In questa figura suprema della Pasqua, in cui morte e vita coesistono nella fede della Vergine Maria, risplendono le vicende di tante donne e tanti uomini, che con il loro permanere e con la loro premura consentono ancora oggi ad un uomo di venire al mondo». (Stefano Cucchetti, Ho acquistato un uomo grazie al SignoreLa Scuola Cattolica, gennaio-marzo 2012, pp. 145-146)
«La famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio», un luogo che attende la vita per consegnarla al mondo: non lasciamola diventare una coppia, che reclama diritti dalla società, per soddisfare desideri privati.

Alfredo Mantovano, tramite il Centro Studi Livatino di cui è vicepresidente ha sostenuto: “con la sentenza n. 51/2022 la Corte Costituzionale ha dichiarato non ammissibile il quesito referendario che puntava a rendere legale la coltivazione di piante da cui ricavare qualsiasi tipo di stupefacente, inclusi papavero da oppio e coca, e ad abolire la reclusione per il traffico e lo spaccio delle droghe c.d. leggere”. Tuttavia lo sforzo per liberalizzare la droga prosegue: in tale direzione all’ordine del giorno dell’Aula della Camera dei Deputati, dopo l’approvazione in Commissione Giustizia, vi è un testo che riunisce varie proposte di legge. Con il volume Droga. Le ragioni del no (Edizioni Cantagalli) che si inserisce nel solco dei precedenti curati sempre dal magistrato cattolico sull’eutanasia e sul DDL Zan, Mantovano intende offrire un quadro d’insieme che:

– illustra gli effetti delle principali sostanze stupefacenti, in particolare dei derivati della cannabis, sul fisico, sul sistema neurologico e sull’equilibrio psichico;

– riassume l’evoluzione del quadro normativo dalla prima legge di disciplina della materia fino alle più recenti sentenze costituzionali e di legittimità, e al testo unificato all’esame del Parlamento,- descrive il profilo criminologico del traffico, della diffusione e del consumo delle droghe in Italia;

– replica ai più frequenti luoghi comuni che si usano per sostenere la legalizzazione di quelle c.d. leggere, anche alla luce di quanto accaduto negli ordinamenti che hanno introdotto leggi permissive;

– apre la prospettiva sul pieno recupero della persona, sul quale sono impegnate da tempo le Comunità.

La similitudine tra “famiglia di desiderio” e “sballo di desiderio” è presto fatta dall’egoistico bisogno di alcuni di soddisfare la propria debolezza, giustificandola tramite la legalizzazione delle droghe, allo scopo di far passare come normale la necessità di alienazione. La distruzione dell’ordine naturale passa dalla sovversione della Famiglia e dalla legalizzazione dell’alienazione. Domine salva nos, perimus!

“Siamo contrari all’aborto, in ogni sua forma”: Signorini finisce nel tritacarne progressista

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Augurandoci che le pressioni di un determinato ambiente non lo costringano a una clamorosa retromarcia, come Circolo Christus Rex ci complimentiamo per la frase pronunciata da Alfonso Signorini davanti a milioni di telespettatori. Quando una persona dice cose giuste va applaudita, al di là del fatto che siamo e restiamo divisi su moltissime cose.

di Cristina Gauri

Roma, 16 nov — «Siamo contrari all’aborto, in ogni sua forma»: ieri sera un temerario (o suicida?) Alfonso Signorini si è così pronunciato contro la pratica dell’interruzione della gravidanza durante la diretta di lunedì sera del Grande Fratello Vip. La frase ha scatenato un polverone social infernale: il conduttore ha toccato uno degli argomenti più spinosi e difesi — spesso con la bava alla bocca — da tutto l’establishment politicamente corretto di tv e spettacolo.

Signorini temerario contro l’aborto

Il contesto nasce da uno scherzo architettato ai danni di Giucas Casella, a cui gli autori del programma stanno facendo credere che la sua cagnolina potrebbe essere rimasta incinta. Eventualità rifiutata dal mago e mentalista, che è contrario a una eventuale gravidanza del suo animale da compagnia. Da qui la presa di posizione del conduttore («Siamo contrari all’aborto, in ogni sua forma tra l’altro. Anche quello dei cani»), che ha fatto rizzare i capelli a tutto il mondo progressista.

La pasionaria Lucarelli alla riscossa

Alla Lucarelli, ad esempio, non è parso vero di poter risfoderare le vesti della pasionaria dei diritti femminili. «Caro Alfonso Signorini, non so a nome di chi credi di parlare, ma NOI abbiamo votato a favore dell’aborto con un referendum che ha la mia età, quindi fammi questo favore: parla per te e per il tuo corpo, visto che non rappresenti né il Paese né il corpo delle donne».

Così ha scritto su Instagram invitando Signorini a ripetere la frase incriminata «a chi è costretto all’aborto terapeutico, alle vittime di stupri etnici, alle donne che scelgono in piena libertà e a chiunque abbia una storia un po’ più complessa da raccontarti che “Bettarini ha bestemmiato al Grande Fratello, espulso!”». Poi chissà per quale motivo, la correttissima Lucarelli sente il bisogno di sottolineare l’omosessualità di Signorini, come se questo avesse qualcosa a che fare con l’argomento dibattuto. «Il moralismo ortodosso urlato al megafono del reality dal conduttore omosessuale pro life, ci mancava solo questo».

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/siamo-contrari-allaborto-in-ogni-sua-forma-signorini-finisce-nel-tritacarne-progressista-214662/

L’On. Zan risponde indirettamente a Castagna: “dire che l’omosessualità è peccato è libertà d’opinione”

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APPROFONDIMENTI

Primo maggio e polemiche: Fedez difende Ddl Zan, attacca la Lega e cita il veronese Zelger

Il rapper si è anche detto vittima di un tentativo di censura preventiva, poi smentito dalla Rai

 

«Qualcuno come Ostellari ha detto che ci sono altre priorità in questo momento di pandemia rispetto al Disegno di Legge Zan, e allora vediamole queste priorità: il Senato non ha avuto tempo per il Disegno di Legge Zan perché doveva discutere l’Etichettatura del vino, la riorganizzazione del Coni, l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano e per non farsi mancare niente il reintegro del vitalizio di Formigoni». Con queste parole il rapper italiano Fedez, dal palco del concertone del primo maggio, ha sostenuto, al contrario, la necessità della discussione sulla proposta di legge a firma del deputato padovano Alessandro Zan, esponente del Pd, che al centro vede le modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.

Il senatore Andrea Ostellari non è stato l’unico esponente della Lega cui ha più volte fatto riferimento con toni polemici il cantautore Fedez. Al contrario, nel mirino è finito anche il consigliere comunale a Verona Alberto Zelger, in particolare per una sua vecchia frase utilizzata nel corso di un’intervista rilasciata alla trasmissione la Zanzara su Radio 24. Si era nel lontano ottobre 2018 ed il consigliere veronese, rispondendo a una domanda di Cruciani sui «rapporti omosessuali» disse che «sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie» (qui sotto il video, al min. 2.05.15).

Le polemiche dopo il concertone del primo maggio non sono così mancate, sostanzanzialmente su due fronti distinti. Il primo:  Fedez vs Rai, con il cantautore che ha accusato il servizio pubblico di volerlo censurare preventivamente e la stessa Rai che ha invece seccamente smentito tale ipotesi. L’altro fronte aperto è ovviamente quello tra favorevoli e contrari alla proposta di legge Zan. La deputata dem veronese Alessia Rotta ha scritto su Facebook: «Sono convinta che il Paese abbia bisogno di voci indipendenti e che Fedez avesse tutto il diritto di pronunciare il suo discorso. Stia solo attento sempre a distinguere bene chi quella legge la sostiene e chi quei diritti li difende ogni giorno da chi fa l’esatto contrario. Avanti con il Disegno di legge Zan per la tutela dei diritti di tutti i cittadini contro ogni discriminazione. L’Italia si colloca 35esima in Europa per accettazione sociale delle persone Lgbtq+. La Polonia, che ha appena vietato l’aborto, è 40esima. Approvare la legge significa fare un passo avanti verso l’Europa dei diritti e delle libertà».

Il leader della Lega Matteo Salvini ha replicato alle accuse di ostruzionismo nei confronti del Ddl Zan mosse da Fedez, sottolineando che una legge per tutelare i diversi orientamenti sessuali e le discriminazioni in Italia già esiste: «Adoro e difendo la libertà di pensare, di scrivere, di parlare, di amare. Ognuno può amare chi vuole, come vuole, quanto vuole. – ha scritto in un post Facebook Matteo Salvini – E chi discrimina o aggredisce va punito, come previsto dalla legge. È già così, per fortuna. Chi aggredisce un omosessuale o un eterosessuale, un bianco o un nero, un cristiano o un buddhista, un giovane o un anziano, rischia fino a 16 anni di carcere. È già così. Reinvito Fedez a bere un caffè, tranquilli, per parlare di libertà e di diritti».

Ben altri toni ed altre preoccupazioni sono invece giunte da Verona, dove il Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio Matteo Castagna, citando il caso di Paivi Rasanen (ex ministro dell’Interno in Finlandia che, ricorda Castagna, «è attualmente sotto inchiesta per aver difeso la visione della Bibbia sull’omosessualità»), ha dichiarato apertamente: «Di fatto, si può pensare che l’insegnamento pubblico della Bibbia o del Catechismo in materia di orientamento sessuale potrebbe essere oggetto di sanzione penale o civile. Vogliamo che, anche in Italia, sia così? La domanda che si pone spontanea ai sostenitori del Disegno di Legge Zan, che potrebbe approdare in aula al Senato nel corso del mese di maggio, è questa: chi esprime pubblicamente la bimillenaria dottrina cattolica sull’omosessualità istiga o meno alla discriminazione di genere? Se una persona chiedesse, in televisione, di non compiere “il peccato impuro contro natura”, perché lo insegna San Pio X, nel Catechismo Maggiore, rischierà la galera per “istigazione alla discriminazione”? Qualora la risposta fosse affermativa, i primi discriminati sarebbero i cristiani, – conclude Matteo Castagna – che non potrebbero professare la loro Fede. La libertà religiosa e la libertà di chiunque pensasse che l’omosessualità sia pratica immorale rischiano di essere in serio pericolo». Al momento, invece, non sono note eventuali altre prese di posizione ufficiali da parte degli esponenti veronesi della Lega.

Alle preoccupazioni espresse, tra gli altri, anche da Matteo Castagna, lo stesso promotore del Ddl Alessandro Zan aveva indirettamente già risposto in altra sede, spiegando che la libertà di espressione resterà «garantita purché non sia idonea a creare una condizione di pericolo o violenza. Se io dico che l’omosessualità è un peccato è un’opinione, se dico che la vera famiglia è formata da mamma e papà è un’opinione, – chiarisce il deputato Zan – dire che i gay devono morire tutti, non è più una opinione». Su un altro versante della politica locale veronese è infine intervenuto il consigliere comunale di minoranza a palazzo Barbieri Tommaso Ferrari, capogruppo per il movimento civico Traguardi, il quale ha commentato così la vicenda: «Avrei sognato che la città col più importante teatro all’aperto del mondo venisse citata al concerto del primo maggio come esempio virtuoso di tutela degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo. Invece, ancora una volta, agli “onori” della cronaca nazionale Verona finisce per opera del consigliere Zelger e di una sua incommentabile affermazione sugli omosessuali. Non penso che al consigliere e a larga parte dell’attuale maggioranza la citazione di Fedez abbia dato fastidio, anzi. – aggiunge il consigliere Tommaso Ferrari – È da tempo che a Verona l’attività politica si gioca tutta sul tentativo di finire in prima pagina con affermazioni estreme per la gioia di un piccolo gruppo di fan. Ma penso che siano la città, e l’intero Paese, a uscire sconfitti e umiliati da quella lista di citazioni di uomini e donne che pretendono di rappresentare le istituzioni. I temi del Ddl Zan – conclude Tommaso Ferrari – sono una battaglia di civiltà».

Fonte: https://www.veronasera.it/cronaca/fedez-primo-maggio-lega-zelger-omosessualita-ddl-zan-2-maggio-2021.html

Il DDL Zan mette in pericolo la libertà

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Rilanciamo lo scritto pubblicato ieri da “Verona News” del nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna, che sta avendo un gran successo e molta condivisione, in vari ambienti, sia cattolici che politici. In serata è giunta la notizia che il capogruppo al Senato della Lega Sen. Massimiliano Romeo ha preparato una nuova proposta di legge in materia…

LETTERE ALLA REDAZIONE

di Matteo Castagna

Paivi Rasanen è stata ministro dell’Interno in Finlandia dal 2011 al 2015. E’, attualmente sotto inchiesta per aver difeso la visione della Bibbia sull’omosessualità.
La polizia sta conducendo quattro diverse indagini penali contro di lei. In tutte è accusata di “agitazione criminale contro un gruppo minoritario”.

Il 20 dicembre dello scorso anno a “YlePuhe” le è stato chiesto cosa penserebbe Gesù degli omosessuali. “Ho sottolineato che tutti gli uomini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, sono sullo stesso piano di fronte a Dio. Sono tutti preziosi, seppur peccatori e bisognosi dell’opera redentrice di Gesù per ottenere la vita eterna”, ha detto Rasanen a LifeSiteNews.

Secondo il Codice penale della Finlandia, l’ex ministra rischia una condanna ad una multa o alla reclusione in carcere per un massimo di due anni.

Di fatto, si può pensare che l’insegnamento pubblico della Bibbia o del Catechismo in materia di orientamento sessuale potrebbe essere oggetto di sanzione penale o civile. Vogliamo che, anche in Italia, sia così?

La domanda che si pone spontanea ai sostenitori del DDL Zan, che potrebbe approdare in aula al Senato nel corso del mese di Maggio, è questa: “chi esprime pubblicamente la bimillenaria dottrina cattolica sull’omosessualità istiga o meno alla discriminazione di genere?”

Se una persona chiedesse, in televisione, di non compiere “il peccato impuro contro natura”, perché lo insegna San Pio X, nel Catechismo Maggiore, rischierà la galera per “istigazione alla discriminazione”?

Qualora la risposta fosse affermativa, i primi discriminati sarebbero i cristiani, che non potrebbero professare la loro Fede. La libertà religiosa e la libertà di chiunque pensasse che l’omosessualità sia pratica immorale rischiano di essere in serio pericolo.

La legge non può lasciare le risposte alla discrezionalità dei magistrati.

Ne tenga conto il legislatore, di ogni colore politico.

Fonte: https://www.veronanews.net/il-ddl-zan-mette-in-pericolo-la-liberta/

 

Ungheria. Orban mette in costituzione che il matrimonio è tra un uomo ed una donna

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«Hungary’s government intensified its battle against what it called “modern” thinking by proposing legal amendments on marriage and adoption that cited divine creation»
«Marriage must be between man and woman, and only people in such a union would be allowed to adopt children, according to legislation submitted to parliament on Tuesday by Prime Minister Viktor Orban’s government»
«Though same sex couples have already been limited to civic partnerships and excluded from marriage, the proposed changes would take the European Union member state further into conservative territory»
Orban has spent his decade in office fighting the EU over the rule of law and what he portrays as liberal attacks on Hungary’s Christian values»
«While “Hungarians are patient and tolerant” toward homosexuality, Orban said on public radio last month, the role of children remains a “red line that can’t be crossed.”»
«The latest constitutional proposal also cites “children’s right to an identity conforming to their birth gender.”»
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Il problema sarebbe giuridicamente facilmente risolvibile se la nuzialità omosessuale non fosse una delle bandiere dei liberal socialisti, che la sostengono a spada tratta: non vogliono trattare con quanti non la riconoscano e non la applichino. Li trattano come se fossero dei viziosi degenerati.
Assieme alla Polonia, non è l’unica nazione a questo mondo.
Russia, Putin: finchè ci sarò io matrimonio solo tra uomo e donna.
Già. Sembrerebbe essere cosa strana, ma di questi tempi un concetto così naturale deve essere scritto a chiare lettere nella costituzione.
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Hungary to Enshrine Religious Gender Doctrine Into Constitution.
– Bill cites ‘creation’ in defining marriage between man, woman
– Government seeks to exclude same-sex couples from adoptions

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La pratica omosessuale è sbarcata in Vaticano?

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Leonardo Motta

Poco più di un anno fa aveva fatto molto rumore – sulla stampa laicista mondiale e purtroppo anche su una parte di quella che si dichiara cattolica – il libro di Frédéric Martel dal titolo Sodoma:
Enquête au coeur du Vatican, testo tradotto in circa 20 lingue.
Il cinquantunenne storico e sociologo omosessuale francese nella sua discutibile opera, scritta in quattro anni con l’aiuto di decine assistenti, appoggiandosi sulle testimonianze di 41 cardinali (Martel ha ottenuto l'accesso ad alcuni di loro sotto false pretese, come hanno spiegato concordemente i cardinali Gerhard Müller e Walter Kasper, che certo non sono vicini dal punto di vista spirituale e teologico, www.lifesitenews.com/news/cardinals-from-left-and-right-homosexual-author-of-vatican-book-met-with-us-under-false-pretenses), 52 vescovi e monsignori, 45 Nunzi Apostolici e Ambasciatori stranieri, 11 guardie svizzere e oltre 200 tra sacerdoti e seminaristi (e,complessivamente, intervistando quasi 1.500 persone in Vaticano e in 30 Paesi diversi), ha sostenuto nelle 570 pagine del libro (supportato da quattrocento ore di registrazioni, ottanta quaderni di appunti di colloqui e diverse centinaia di foto e di selfie di cardinali) che una grande maggioranza dei sacerdoti e dei vescovi in Vaticano, compresi quelli che Martel accusa d’essere tradizionalisti (e che avrebbero espresso considerazioni pubbliche legate alla morale sessuale, a detta dell’autore), sarebbero omosessuali, praticanti o meno, e avrebbero instaurato convivenze con segretari, assistenti o inventati.

Scommettiamo che le voci sulla omosessualità dei cardinali non progressisti sono state diffuse dai loro oppositori, dai sostenitori della gnosi omosessualista nella Chiesa. Così, nell’elenco dei
cardinali, conservatori, e per questo monsignori omofobi, Frédéric Martel ha inserito i nomi di Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner, Gerhard Ludwig Müller, Walter Brandmüller, Mauro Piacenza, Velasio De Paolis, Tarcisio Bertone, George Pell, Angelo Bagnasco, Antonio Cañizares, Kurt Koch, Paul Josef Cordes, Willem Eijk, Joseph Levada, Marc Ouellet, Antonio Rouco Varela, Juan Luis Cipriani, Juan Sandoval Iñiguez, Norberto Rivera, Javier Errazuriz, Angelo Scola, Camillo Ruini, Robert Sarah e altri. Guarda caso si tratta di alti prelati che nel mondo cattolico sono considerati conservatori e non progressisti… La tecnica Lgbt è sempre la stessa: cercare di silenziare le voci di dissenso, in particolare le voci non progressiste. E come si fa questo? Con l’ intimidazione, o ridicolizzando, o tramite azioni legali, utilizzando tutti i metodi per evitare il vero dialogo. Coloro che si oppongono alla gnosi omosessualista devono essere demonizzati, stigmatizzati, emarginati e messi a tacere, anche attraverso l’utilizzo dei mass media, evitando per esempio che tali persone propongano sui media le loro idee basate sulla Bibbia o utilizzando i media per stravolgere la verità come è accaduto in Italia durante il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie che si era tenuto nella città veneta di Verona. Solo le idee Lgbt sono degne di diffusione e i dissidenti devono essere bloccati in tutti i modi, a volte anche violenti. Quegli stessi concetti di “tolleranza”; “accettazione” e “diversità”, che sono diventati i termini chiave della propaganda Lgbt sono invece esclusi per coloro che non accettano l’agenda Lgbt. Ma i cristiani sanno che più saranno odiati e calunniati, più dovranno rispondere con amore e verità perché l’oscurità non riuscirà mai a spegnere la Luce.
Inoltre Martel ha scritto che nella Chiesa la lobby gay è così pervasiva che l’omosessualità è oramai tollerata, almeno finché non conduca alla pedofilia, cercando di non cadere nelle malattie veneree.
Martel, infatti, sostiene che la sieropositività e l’Aids avrebbero imperversato nella Santa Sede e nell’episcopato italiano negli anni Ottanta e Novanta e che molti tra sacerdoti, monsignori e
cardinali, ne sono morti. Secondo Martel alcuni sacerdoti avrebbero ricevuto la diagnosi durante l’annuale esame del sangue, obbligatorio per il personale del Vaticano. In realtà questo obbligo dell’esame annuale del sangue non si applica ai monsignori, ai nunzi, ai vescovi e ai cardinali. Inutile sottolineare che Martel ha trovato alcune porte aperte nei palazzi vaticani, tanto che lo stesso omosessuale francese non ha nascosto i suoi incontri ripetuti con padre Antonio Spadaro, direttore della rivista mondiale dei gesuiti “Civiltà Cattolica”, considerato una delle eminenze grigie dell’attuale pontificato, un siciliano che si mostra sui social abile comunicatore. Continua a leggere

Film con Gesù Gay, giudice ordina la sospensione delle proiezioni

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«È più appropriato e benefico concedere l’ingiunzione, non solo per la comunità cristiana ma per la società brasiliana prevalentemente cristiana, fino a quando i meriti dell’infrazione non saranno giudicati, usando la cautela del caso».

Così il giudice Benedicto Abicair dello Stato di Rio de Janeiro, a proposito del film L’ultima tentazione di Cristo, presente sulla piattaforma Netflix e con protagonista un Gesù omosessuale (e non solo). In pratica, è stata ordinata la sospensione della proiezione del film ideato dal gruppo ‘comico’ Porta dos Fundos.

Il giudice ha aggiunto: «La mia valutazione, a questo punto, è che le conseguenze della diffusione e dell’esposizione del film abbiano maggiori probabilità di causare danni più gravi e irreparabili rispetto alla sua sospensione».

Per il giudice c’è stato un conflitto tra «da un lato, il diritto alla libertà di espressione artistica come corollario della libertà di espressione e di pensiero, e dall’altro, il diritto alla libertà religiosa e alla protezione dei luoghi di culto e delle loro liturgie incarnate nel sentimento religioso».

Abicair ha preso questa decisione per calmare gli animi in attesa del prossimo processo. Di sicuro, una saggia scelta.

LEGGI ANCHE: Film con Gesù gay, bomba molotov contro gli autori ‘Porta Fundos’.

Da https://vocecontrocorrente.it/gesu-gay-sospensione-proiezioni/

Una poesia: “il Mondialismo”

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di Francesco Mazzuoli

Il Mondialismo

Fonte: www.comedonchisciotte.org

Fa rima con americanismo
europeismo
“multiculturalismo”
violenza e conformismo.

Con la privatizzazione della sanità
e quella della pensione
col controllo dell’opinione
e la promozione dell’omosessualità.

Con l’eutanasia anche per i figli di Maria
l’utero in affitto
le tasse sulla casa di proprietà
l’abbassamento del salario
i bambini che si chiamano Abdul e non Mario.

Con la disoccupazione fino all’età della non pensione
il precariato a tempo indeterminato
il politicamente corretto
la fine della nostra cultura
e tra un po’ anche del caffè ristretto. Continua a leggere