Russia e Cina contribuiscono al rafforzamento del mondo multipolare

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di Giulio Chinappi

La visita di Xi Jinping in Russia mostra il cammino della giusta strada da intraprendere nelle relazioni internazionali, rafforzando il mondo multipolare in contrasto con le spinte egemoniche di altre potenze, e perseguendo la pace in luogo del conflitto.

La visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping in Russia rappresenta certamente un evento di grande importanza dal punto di vista delle relazioni internazionali, come dimostra l’attenzione mediatica che ha suscitato in tutto il mondo. L’incontro tra Xi e il suo omologo russo Vladimir Putin costituisce un fulgido esempio di come coltivare relazioni amichevoli tra Paesi, segnando un punto in favore del rafforzamento del mondo multipolare. Al contrario di altre potenze che vanno alla ricerca dell’egemonia, infatti, Russia e Cina promuovono relazioni volte al mutuo vantaggio e nel rispetto reciproco.

“Nel complesso, la nostra interazione sulla scena internazionale contribuisce indubbiamente a rafforzare i principi fondamentali dell’ordine mondiale e del sistema multipolare”, ha affermato Putin nel corso del suo incontro con il leader cinese.

“È per me un grande piacere mettere piede ancora una volta sul suolo della Russia, nostro vicino e amico, e fare una visita di Stato nella Federazione Russa su invito del presidente Vladimir Putin”, ha detto Xi Jinping al suo arrivo a Mosca. “A nome del governo e del popolo cinese, desidero porgere calorosi saluti e auguri al governo e al popolo russo”, ha aggiunto. “Cina e Russia sono vicini amichevoli e partner affidabili collegati da montagne e fiumi condivisi”, ha sottolineato ancora il presidente cinese.

“Negli ultimi dieci anni, i nostri due Paesi hanno consolidato e ampliato le relazioni bilaterali sulla base della non alleanza, del non confronto e del non prendere di mira terze parti, e hanno dato un ottimo esempio per lo sviluppo di un nuovo modello di relazioni tra i principali Paesi caratterizzato rispetto reciproco, convivenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti”, ha spiegato Xi Jinping nel corso del suo intervento.

In risposta alle ipocrite critiche occidentali, Xi Jinping ha spiegato che “consolidare e sviluppare positivamente le relazioni Cina-Russia è una scelta strategica che la Cina ha fatto sulla base dei propri interessi fondamentali e delle tendenze prevalenti nel mondo”. Un esempio che dovrebbero cogliere anche i Paesi europei, che invece preferiscono obbedire supinamente ai dettami provenienti dall’altra sponda dell’Oceano Atlantico, anche sacrificando i propri interessi nazionali.

Nonostante il difficile momento a livello internazionale e l’intricata situazione ucraina, le relazioni bilaterali tra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese sono oggi ai massimi storici. La visita dI Xi Jinping non potrà dunque che portare benefici ad entrambi i Paesi e ai rispettivi popoli, promuovendo la pace e lo sviluppo nella regione e nel mondo. Alla vigilia della sua partenza per Mosca, Xi Jinping ha pubblicato un articolo sulla stampa cinese, nel quale afferma che “Cina e Russia hanno trovato la giusta via delle interazioni tra Stato e Stato. Questo è essenziale affinché la relazione resista alla prova delle mutevoli circostanze internazionali, una lezione confermata sia dalla storia che dalla realtà”.

La Cina e la Russia stanno dando vita ad un nuovo modello per le relazioni internazionali, che respinge la mentalità del conflitto tipica delle potenze imperialiste occidentali, a partire dagli Stati Uniti. In coerenza con i fondamenti teorici della propria politica estera, Pechino si impegna a coltivare relazioni basate su rispetto reciproco, equità, giustizia e cooperazione vantaggiosa per tutti. “L’esperienza che Cina e Russia hanno sperimentato e accumulato in una cooperazione amichevole e reciprocamente vantaggiosa a lungo termine non sarà minata e disintegrata da pressioni esterne. Essa ha anche un significativo effetto dimostrativo positivo sull’esplorazione del modello delle relazioni tra i principali Paesi basate sulla coesistenza pacifica, sulla stabilità generale e sullo sviluppo equilibrato”, si legge in un editoriale pubblicato dal Global Times.

Dopo lo storico successo ottenuto nella mediazione per l’accordo tra Iran e Arabia Saudita, la Cina dimostra ancora di essere portatrice di pace, promuovendo la fine delle ostilità in Ucraina. Gli esperti hanno infatti affermato che il viaggio di Xi non mira solo ai legami bilaterali, ma cercherà anche di portare speranza per una soluzione pacifica della complicata crisi in corso. Neppure un mese fa, la Cina ha rilasciato la sua posizione sulla soluzione politica della crisi ucraina, suscitando le reazioni negative da parte degli Stati Uniti, che hanno immediatamente respinto la proposta di pace formulata da Pechino. Tuttavia, persino l’Ucraina, coinvolta direttamente nel conflitto, ha dimostrato di apprezzare la proposta cinese. In una telefonata con il consigliere di Stato cinese e ministro degli Esteri Qin Gang, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha affermato che il documento di posizione della Cina mostra la sua sincerità nel promuovere un cessate il fuoco e la fine del conflitto.

Li Haidong, professore presso l’Istituto di relazioni internazionali dell’Università Cinese degli Affari Esteri, ha messo in evidenza l’ipocrisia della posizione statunitense: “Il cessate il fuoco mira a fermare lo spargimento di sangue e porre fine al dolore sia per il popolo ucraino che per quello russo, nonché a porre fine alla paura che sta oscurando il continente europeo. Nessuno si aspetta che il cessate il fuoco metta immediatamente fine a ogni problema, ma è la precondizione affinché Mosca e Kiev risolvano i loro problemi con i colloqui, non con la guerra. A cosa si oppongono effettivamente gli Stati Uniti e perché?”. “L’opposizione degli Stati Uniti a un cessate il fuoco e la richiesta della Cina per esso dimostra la differenza più evidente tra l’intenzione egoista e viziosa degli Stati Uniti, che riflette solo l’interesse della forza che beneficia del conflitto mortale, e il comune desiderio di speranza condiviso dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale”, ha aggiunto l’accademico cinese.

Dopo il già citato successo dell’accordo tra Iran e Arabia Saudita, la Cina è oggi l’unica potenza che ha la credibilità internazionale necessaria per mediare tra Russia e Ucraina, in quanto Paese che ha mantenuto una posizione neutrale dall’inizio del conflitto. Certamente non si può dire lo stesso degli Stati Uniti, che continuano a sostenere spudoratamente Kiev, perdendo ogni tipo di credibilità agli occhi della comunità internazionale.

Pubblicato su World Politics Blog

 

Illusionismo

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di Daniele Dell’orco

Fonte: Daniele Dell’orco

Uno dei principi base dell’illusionismo è quello di ribaltare la verità di fronte all’osservatore incentivandolo a guardare altrove mentre la verità, con un trucco, gli passa sotto il naso.
In questo secolo, nulla è più illusorio della comunicazione: l’arma più potente che esista.
Ieri, mentre le ferrovie polacche erano costellate di mezzi corazzati occidentali, e mentre i Paesi europei scioglievano le riserve sull’invio di Leopard all’Ucraina, è successa una cosa: il governo ucraino ha comunicato ufficialmente di essersi ritirato da Soledar.
Lo schema comunicativo è funzionato alla perfezione. Un villaggio perso tecnicamente nel weekend della befana e fattivamente il 12 di gennaio, è stato dato per “conteso” per altre due settimane contro ogni logica e contro ogni evidenza, in attesa che l’attenzione del pubblico potesse spostarsi altrove per poi ammettere, senza contraccolpi, la semplice verità.
Mi ha ricordato tanto la vicenda di Peski.
Chi segue la pagina dall’estate lo saprà.
Ero in viaggio per Mosca dal Donbass quando il villaggio fuori Donetsk venne conquistato dalle Milizie popolari. Avevo aspettato qualche ora in più per dare la notizia come confermata giusto per sicurezza. Durante il mio tragitto verso Mosca, alcuni che erano con me in Donbass stavano andando proprio a Peski, dove sarei andato anch’io se fossi potuto rimanere qualche giorno in più.
Quando loro mi inviarono le loro foto da Peski, scrissi che il villaggio era caduto, senza più dubbio, perché la “pulizia” di alcune sacche di resistenza non costituisce di per sé alcun tipo di “contesa reale”.
Poiché i comandi militari ucraini negavano la caduta di Peski, commentatori e colleghi per niente super partes dicevano che Peski fosse ancora contesa.
Avevo le foto e i video.
Ma loro niente, era contesa perché l’Ucraina diceva che era contesa.
Fatto sta, Peski era caduta e difatti venne annunciato ufficialmente giorni dopo in qualche trafiletto mentre l’opinione pubblica parlava già d’altro. A Soledar è successa la stessa identica cosa.
La domanda è: a cosa serve avere 10mila (!!!) reporter inviati sul campo da quasi tutto il mondo se poi per dare una notizia vera, fattiva e verificata bisogna aspettare il via libera da Kiev ed essere quindi 10/15 giorni in ritardo rispetto alla cronaca?
Ma attenzione, la colpa non è del metodo di “comunicazione di guerra” ucraino.
L’Ucraina fa il suo lavoro.
La colpa è di chi non lo capisce.

E’ arrivato il tempo della rivolta?

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di Matteo Castagna

Gianluca Castro scrive su “Il Talebano” di oggi: “Mi domando – razionalmente – quali siano le aspettative di chi preconizza un seguito popolare alle spontanee ribellioni di Napoli e dintorni di queste ore. Potremmo già azzardare a definire tali rivolte come parzialmente spontanee perché, accanto a pochi cittadini che sono scesi in piazza a gridare la loro rabbia verso le restrizioni di De Luca, la visibilità se la sono presa coloro che si sono infiltrati nella mischia e si sono resi protagonisti di episodi di guerriglia urbana. Continua Castro: “La rivolta (quella vera) dei gilet gialli francesi che ha bloccato un’intera nazione, durata mesi con l’assalto a Parigi dei ministeri e repressa nel sangue non ha forse insegnato niente? Una protesta strutturata e presente ai quattro lati della Francia, più volte interamente bloccata, scatenatasi contro le riforme economiche ultraliberali di Macron, si è consumata nell’indifferenza generale dell’opinione pubblica internazionale, attenta a occuparsi solo dei temi scelti da chi gestisce la regia dell’informazione mondiale. Che tipo di speranze possono avere ora qualche centinaio (o migliaio) di giovani napoletani e campani che si oppongono a coprifuoco e confinamento di fronte ai milioni di pandementi, presenti in tutta Italia, terrorizzati ad hoc sulla pericolosità dei contagi dalla banda di Governo?

Dobbiamo stare molto attenti in questo periodo. Forse non a caso Mattarella, nel silenzio generale, ha convocato per l’ 11 novembre il Comitato di Difesa con un ordine del giorno controverso, in cui si correla il Covid con la protezione dal terrorismo. E’ sul sito della Presidenza della Repubblica, per cui pubblico e accessibile a tutti. Ad alcuni ricorda copioni già visti in passato, laddove il disagio sociale e le teste calde sono già parcheggiati all’interno di alcuni gruppi politici degli opposti estremismi al fine di essere monitorati e controllati con maggior facilità e potrebbero essere pronti a infiltrarsi nelle proteste per cavalcarle ai fini della loro visibilità, guidati da una manina oscura (ma non troppo), che ne manovra e paga i capi ma ne usa i militanti ingenui ed ignari come carne da macello per la repressione. Il tutto potrebbe essere prodromico ad una strategia della tensione che potrebbe trovare terreno fertile nella fragilità di questi giorni drammatici. Noi di “Christus Rex” non ci facciamo strumentalizzare e seguiamo gli eventi, ma non saremo mai al servizio di organizzazioni volte a finalità opache, con mezzi altrettanto nebulosi. Noi stiamo con le persone serie, per il bene comune e l’amore per la Patria per amor di Dio, stigmatizzando eventuali iniziative personali. Ciò non significa che staremo immobili. E’ necessario che le opposizioni parlamentari compiano azioni decise seguendo una linea chiara e condivisa a tutela delle nostre imprese, dei lavoratori, delle libertà individuali. Non si può essere tiepidi, in questo momento, anche per non dare il pretesto a formazioni extraparlamentari di fomentare inutile violenza e pericoli per la stabilità delle Istituzioni. Vorremmo meno selfie, meno gattini e più decisione nei provvedimenti. Vorremmo vedere alzare le barricate e guidare le piazze da voi e non da improbabili leader.

Sì, perché, sempre come dice Gianluca Castro, “la strada scelta dalle elites mondiali dovrebbe essere evidente per tutti: resettare l’economia e la società (almeno in quella parte di mondo definita ‘Occidente’) per imporre nuovi modelli di riferimento. Ecco quindi, come, dopo l’imposizione del culto laico immigrazionista caro alle bande di arcobalenati ‘restiamoumanisti’, voluto allo scopo di importare mano d’opera a basso costo (l’esercito industriale di riserva come lo definiva Karl Marx) per cancellare gli antieconomici benefit garantiti dallo Stato Sociale – frutto di decenni di conquiste e sacrifici di tutti i lavoratori – arrivare la ‘pandemia’ giunta dalla Cina e con essa il pretesto per distruggere le basi dei rapporti umani alla base della socialità.Casualmente è proprio il ‘modello cinese’ quello usato per combatterlo, mentre le susseguenti, automatiche, ipotesi di complotto non fanno altro che intorbidare le acque. Dalle accuse ai cinesi di essere mangiatori di topi e pipistrelli a quella di rappresentare uno Stato ‘comunista’ abbiamo assistito a un florilegio di esternazioni – a ogni livello – di desolante superficialità”. Continua a leggere