La condanna del modernismo sociale in nome di Cristo Re

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Sabato 7 ottobre 2023 presso l’hotel La Cartiera di Vignola (MO), Via Sega 2, si svolgerà la XVI edizione della GIORNATA PER LA REGALITÀ SOCIALE DI CRISTO, col seminario di studi tenuto don Francesco Ricossa, direttore della rivista Sodalitium, dal tema:
“IL MODERNISMO SOCIALE: DALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ALLA SUA NEGAZIONE. DA SAN PIO X A J.M. BERGOGLIO”.
Programma
ore 10,00 Arrivo dei partecipanti e apertura dell’esposizione di libri e riviste.
ore 10,45 Inizio dei lavori.
ore 11,00 Prima lezione: “DAL MODERNISMO DOGMATICO” AL “MODERNISMO SOCIALE” E RITORNO.
ore 12,30 pranzo.
ore 14,30 Seconda lezione: AUTORITÀ, CAPITALE E LAVORO, STATO E CHIESA, RELIGIONE E PATRIA. IDEE CHIARE PER UN CATTOLICESIMO INTEGRALE E NON LIBERALE.
ore 16,00 Terza lezione: J. M. BERGOGLIO, E L’APOLOGIA DI GIUDA, CAPOSTIPITE DEI NEMICI INTERNI (“Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri”, 1 Jo 3,19).
ore 17,30 Conclusione dei lavori.
PRANZO: quota di 28,00 euro a persona, prenotazione obbligatoria entro giovedì 5/10/2023 sino a esaurimento dei posti (gradita una caparra di 10,00 euro che verrà trattenuta in caso di mancata partecipazione).
Anche coloro che non si fermano a pranzo sono invitati a segnalare la loro partecipazione, per poter predisporre nella sala conferenza i posti sufficienti.
Non è permessa la distribuzione di materiale informativo senza l’autorizzazione dell’organizzazione.
Come raggiungere l’hotel la Cartiera a Vignola (MO)
– Per chi arriva da Firenze/Padova/Bologna in autostrada: uscita al casello di Valsamoggia, poi prendere la Via Bazzzanese/SP569 in direzione di Vignola (dal casello: 12,9 km).
– Per chi arriva da Piacenza/Milano/Verona in autostrada: uscita al casello di Modena-Sud, poi prendere la strada provinciale SP623 in direzione Spilamberto – Vignola (dal casello: 9,8 km).
Organizzatori della Giornata: la rivista “Sodalitium” e il Centro Studi “Giuseppe Federici”.
Per informazioni e iscrizioni:
tel. 0541.758961 – info.casasanpiox@gmail.com

Sulla questione del merito

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di Davide D’Intino

Fonte: Davide D’Intino

Sulla questione del merito, tornata in voga in questi giorni, destra e sinistra fondano le rispettive posizioni sull’individuo e non, come invece va fatto, sulla comunità. L’obiettivo non dovrebbe infatti essere quello di elevare il singolo, ma quello di elevare la comunità, realizzando un sistema educativo e sociale capace di mettere i cittadini nelle condizioni migliori per creare valore aggiunto alla comunità, elevando la Patria.
Da un lato, c’è la destra, orientata giustamente alla valorizzazione di chi si contraddistingua per la capacità di mettere a frutto i propri talenti, con impegno e dedizione. Ma questa destra vorrebbe farlo senza rimuovere o limitare gli ostacoli economico-culturali che impediscono a chi nasca e cresca in condizioni oggettivamente inidonee alla sue propensioni innate – rispetto alle quali, come ci ha insegnato Platone, non c’è una necessaria corrispondenza tra genitori e figli – di esprimere le proprie potenzialità.
Dall’altro, c’è la sinistra, orientata giustamente a rimuovere le disuguaglianze a monte, le condizioni di iniquità oggettive che, a seconda della estrazione socio-economico-culturale, quindi anche territoriale, in una parola di ambiente, penalizzano o premiano il singolo in maniera aprioristica, quindi ingiusta. Ma questa sinistra vorrebbe farlo eliminando la gerarchia di qualunque ordine e grado, cioè livellando verso il basso la comunità, soffocando i talenti, quali che siano a seconda degli ambiti, secondo la logica – altrettanto iniqua – del sei politico.
A ciò una postilla: leggo, da una parte e dall’altra, che la madre delle questioni sarebbe l’elevazione culturale del singolo, la quale passerebbe attraverso un’istruzione necessariamente teoretico-intellettuale. Ma perché mai si dovrebbe, ad esempio, soffocare il talento di chi abbia una propensione per la manualità e scarsa attitudine all’astrazione, costringendolo a sgobbare sui libri?
L’obiettivo di una società equa e con una corretta gerarchia sociale, non è quello di realizzare una società di intellettuali, per usare un’iperbole, ma quello di mettere ciascuno nelle condizioni migliori – e non mi parlate delle borse di studio, l’equivalente di un cerotto per arrestare l’emorragia di un’arteria – per esprimere le proprie potenzialità a beneficio di sé e, soprattutto, della comunità.

Matteo Castagna a La7: “Dio, Patria, Famiglia resta il miglior programma di governo!”

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INTERVISTA ESCLUSIVA

di Lucia Rezzonico

Ieri sera è proseguita la maratona mediatica d’ottobre del nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna, iniziata con Telenuovo l’11 e proseguita con il Corriere del Veneto, inserto del Corriere della Sera del 15, con l’intervista a “L’Aria che tira”, su La 7 alle 12.30 circa del 17, con La Zanzara su Radio24 il 18, con l’intervento a Piazzapulita condotta da Corrado Formigli, sempre su La7 in prima serata: https://www.la7.it/piazzapulita/video/dentro-il-mondo-ultracattolico-di-lorenzo-fontana-20-10-2022-456662 e che proseguirà con un articolo-intervista di Gad Lerner per il Fatto Quotidiano dei prossimi giorni. In studio erano presenti il Vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo, Laura Boldrini e Alessandro Zan, mentre in collegamento esterno c’era lo storico Franco Cardini. 

Impressioni a caldo. Stamattina, abbiamo voluto sentire il Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio Matteo Castagna.

Matteo, ti aspettavi tutta questa attenzione mediatica? Sai che a livello nazionale, quando si parla dei tradizionalisti escono sempre fuori tre nomi, tra cui il tuo?

“Come tutti sanno, sono abituato da circa 25 anni a frequentare il mondo giornalistico, soprattutto locale. Dal 1996, solamente come uomo pubblico interpellato e dal 2012 anche come pubblicista e poi Comunicatore Pubblico certificato. Ciclicamente, è sempre accaduto che, in particolari occasioni, l’attenzione nazionale si focalizzasse sul Circolo Christus Rex-Traditio, che ho fondato ed ho l’onore e l’onere di rappresentare. E’ evidente che i media ti cerchino se hai qualcosa di interessante da dire, al di là delle opinioni differenti. Stavolta l’occasione è stata l’elezione di Lorenzo Fontana a Presidente della Camera dei Deputati, ovvero la terza carica dello Stato, che è per tutti i veronesi un fatto storico, perché nessun nostro concittadino era mai arrivato a ricoprire una carica così importante e prestigiosa nella storia repubblicana. La stampa arriva da me perché Lorenzo è un cattolico tradizionalista veronese, va alla Messa more antiquo, non è annoverabile tra i cattolici omologati alla secolarizzazione. Sui principi etici, quali il diritto alla Vita, dal concepimento alla fine naturale, il diritto alla libertà educativa e la Famiglia quale cellula fondamentale della nostra civiltà, formata da mamma, papà e figli è sempre stato una garanzia. Quanto al fatto del mio nome, che a livello religioso, politico e mediatico, venga tirato in ballo quando si tratta di Tradizione Cattolica, l’ho saputo ieri da un illustre esponente della categoria giornalistica. Credo sia perché il Circolo Christus Rex è una realtà viva, sempre sul pezzo e in vista, con una costanza che, magari, altri non hanno, e che perdura nel tempo, nonostante abbiano cercato in vari modi di distruggerci o metterci a tacere. Ce ne siamo fatti una ragione, abbiamo gli anticorpi e guardiamo sempre avanti per la Regalità Sociale di Cristo.

Ma questa ulteriore esposizione mediatica come la vive? (a lato Santa Messa tradizionale “non una cum” celebrata da un sacerdote dell’Istituto Mater Boni Consilii, in una chiesa di proprietà privata a Verona)

“Oggi ho il telefono bollente. Tanti sono rimasti soddisfatti della faccia incupita della Boldrini e delle paure (in realtà eccessive) espresse dall’On. Zan quando parlavo a Piazzapulita… Se fossi completamente in forma, probabilmente la vivrei con maggior serenità, ma alcuni problemi fisici fastidiosi, non mi aiutano. Comunque si fa tutto “ad maiorem Dei gloriam”, quindi sempre col sorriso e con la determinazione necessaria a far passare il Pensiero forte del Cattolicesimo romano, l’amore vero per il Papato, in un mondo dominato dal pensiero unico, che è forte solo numericamente ma è estremamente debole perché falso. Mi piace ricordare che non sono i numeri a fare la Verità. Basta Cristo, che è Via, Verità e Vita, che ci ha lasciato in questa valle di lacrime, da poveri peccatori, perché abbiamo aderito a troppi “non serviam” rispetto ai Suoi divini insegnamenti. Ora dobbiamo rimediare. Ci sforziamo di vivere da cattolici come Dio comanda, fruendo di tutti i mezzi di purificazione e santificazione che Egli ci ha donato tramite la Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, a partire dai Sacramenti. Non accettiamo una dottrina adulterata, che ha rotto con la Tradizione, anche apostolica, a causa dell’invalidità degli ordini Sacri scaturiti dalle riforme del 1968-70′. Papa Pio XII non voleva indire un Concilio Ecumenico, perché sentiva un grave pericolo per la Chiesa. Conosceva l’infiltrazione modernista nei Sacri Palazzi, che già lavorava da almeno due secoli e che era stata duramente combattuta dai suoi predecessori, in particolare da San Pio X. Il suo successore, Roncalli, aprì porte e finestre al mondo ed al suo Principe indicendo il Conciliabolo Vaticano II (1962-1965). Là, avviene il colpo da maestro di Satana: sotto l’inganno della pastoralità, si approvano documenti che trasformano, annacquano o rendono ambiguo il dogma, soprattutto nella dichiarazione Nostra Aetate, ma anche nella Lumen Gentium, nella Unitatis Redintegratio, nella Gaudium et Spes, nella Dei Verbum, si mettono sullo stesso piano la verità ed errore e si nega la missione evangelizzatrice quale peculiarità dei successori di Pietro e degli Apostoli. Abbiamo assistito ad un’opera di sostituzione, in Vaticano e nelle diocesi. La Chiesa è stata cacciata dai Suoi luoghi sacri e sostituita da una “Contro-Chiesa” che opera al servizio dei nemici di Cristo e del Suo Corpo Mistico, abbracciando l’umanesimo, distruggendo il sacro, girando gli altari, rendendo ambigue le formule dei riti, Gradualmente, in questi sessant’anni si è tolto tutto ciò che è soprannaturale. La “Contro-Chiesa” si presenta come un Consiglio di Amministrazione, laddove il “papa” è il presidente dell’assemblea, assistito da un presidente emerito; il collegio cardinalizio è appunto il CdA, che ha come commissioni permanenti le Conferenze Episcopali, che danno le direttive ai comitati territoriali, che sarebbero le diocesi, ove giungono le indicazioni nelle parrocchie. Il denaro, il potere, la ricerca spasmodica di piacere al mondo e ai peggiori peccatori, ha fatto della Contro-Chiesa conciliare la nuova ideologia post-cattolica: buonista, immigrazionista, ecologista, pacifista, amica delle massonerie e delle lobby sovranazionali, a-morale e, a tratti, persino, immorale, ad esempio nel tollerare le benedizioni alle coppie omosessuali o le convivenze more uxorio, oppure nel dar la comunione ai pubblici peccatori”.

Dunque la Chiesa Cattolica dove si trova?

“Ovunque vi siano chierici ordinati o consacrati validamente con le formule ante-68′ che celebrino solo la Messa cattolica, cioè quella tridentina, detta di S. Pio V, che esprime in maniera certa e evidente la Fede cattolica ed esprime l’Eucarestia come rinnovamento incruento del Santo Sacrificio di Cristo, che è presente realmente, in corpo, anima e divinità, nell’ostia consacrata dal sacerdote, che è “alter Christus” non un assistente sociale. Nel diffondere la sana dottrina così come sempre insegnata in ogni luogo, sempre e a tutti prima del Conciliabolo, pur non avendo piena giurisdizione, perché non hanno vescovi residenziali ma di supplenza, fungono da Chiesa docente ai fedeli ed alle famiglie rimasti ancorati al Magistero Perenne, alla morale ed alla disciplina tradizionali. Gesù mantiene sempre le promesse. Quella del “non prevalebunt” è già in atto da decenni. L’indefettibilità della Sua Chiesa viene perpetuata da questi eroici vescovi e sacerdoti, dispersi nel mondo, cui non fa mancare la Sua Grazia, premiando la fedeltà con frutti meravigliosi in termini di vocazioni e conversioni. Certo, va aggiunto che nessuno di noi può leggere nei cuori, solo Dio lo può fare. Pertanto non me la sento di giudicare come di escludere dalla Chiesa tutti coloro che, pur non essendo legati alla Tradizione in maniera costante e perfetta, cercano la Verità. Credo che esistano tante vittime inconsapevoli di questa secolarizzazione e della “Contro-Chiesa”  e che Dio, nella sua infinita bontà, saprà usare la giusta misericordia con tutti, a seconda dei singoli casì. Non vorrei, però, essere nei panni della “Contro-Chiesa” cosciente e docente, perché porta volontariamente alla perdizione delle anime. Il Signore è stato chiarissimo nei confronti di costoro, novelli farisei, come coi mercanti nel Suo Tempio”.

Ci sono persone, anche ai massimi livelli che sostengono il “diritto all’aborto” e, allo stesso tempo si dichiarano “cattolici”…

“Mi pare che il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sia tra costoro. Ha persino promesso che se vincerà le elezioni di metà mandato, l’aborto tornerà legale ovunque negli States. L’omicidio volontario legalizzato non può essere giustificato, soprattutto se effettuato nei confronti di soggetti innocenti, ancora nel grembo della madre. Senza concepimento, non inizia la Vita. Se si sopprime un ovulo fecondato si ammazza deliberatamente un essere umano. L’aborto è, per questo, forse il più grande genocidio della storia, che, peraltro continua, negli anni, perché consentito dalle leggi positive di Stati che non dovrebbero avere alcuna potestà su questi temi. Ne consegue che chi è abortista non possa essere anche cattolico, perché contravviene ad un Comandamento con pieno assenso e deliberato consenso. Visto come gli abortisti vengono accolti e giustificati dalla “Contro-Chiesa” modernista conciliare che occupa i Sacri Palazzi, possiamo dire che si può essere abortisti e conciliari. La recente nomina effettuata da Bergoglio di una scienziata italo-americana dichiaratamente abortista alla Pontificia Accademia per la Vita sembra andare, inequivocabilmente verso una direzione, che dovrebbe mettere in allarme chi ancora ritiene che a Roma sieda il legittimo Sovrano Pontefice”.

Cosa potrà fare Lorenzo Fontana per i principi cattolici?

“Conosco Lorenzo dal 1996. Abbiamo fatto un percorso assieme,  prima politico e dal 1999 anche spirituale nell’ambito della tradizione cattolica. Abbiamo partecipato agli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, assieme, nel 2000. L’anno dopo, portò il bouquet da sposa a casa di mia moglie, quando mi sposai in rito antico, con officiante don Giorgio Maffei. Siamo rimasti sempre amici perché ci accomuna anche la passione per l’Hellas Verona, che per anni siamo andati a vedere nello stesso luogo, in Curva. Poi abbiamo condiviso anche la militanza politica. Mia moglie fu sua vice, a Verona, nei Giovani Padani. Quando ero il più giovane Consigliere e capogruppo veronese in Terza Circoscrizione, nell’Amministrazione 1998-2002, abbiamo condotto tante battaglie insieme, soprattutto per la sicurezza e la vivibilità dei nostri amati quartieri. Ci divertivamo ad attaccare i manifesti, eravamo attivissimi coi gazebo e giovani idealisti. Successivamente al 2002 decidemmo di intraprendere strade differenti: Lorenzo scelse la carriera istituzionale, partendo dalla gavetta in Terza Circoscrizione e scalando tutti gli incarichi a livello locale, poi come eurodeputato, parlamentare, Ministro della Famiglia e poi agli Affari Esteri, vicepresidente della Camera e ora Presidente della Camera. Si è sempre espresso, in pubblico, coerentemente con i suoi principi religiosi, etici e personali, quindi saprà, vista anche l’esperienza maturata, svolgere al meglio il prestigioso ruolo di garanzia che gli è stato affidato. Credo anche, che potrà, nei contesti appropriati, far valere il suo credo, che, in buona parte, è anche il mio. Io, nel 2002 conobbi a Milano in Via Bellerio, l’On. Mario Borghezio, che con Max Bastoni, poi divenuto consigliere comunale e oggi al secondo mandato come consigliere regionale lombardo, mi lanciò nel mio primo comizio contro l’invasione islamica in Piazza Duomo. C’era anche l’On. Federico Bricolo. Quanta emozione per me… Borghezio è la figura cui debbo di più, in termini di insegnamenti in merito a come funziona la politica e come sono i meccanismi dell’Europarlamento e la presenza dei poteri forti. Mi nominò coordinatore di “Padania Cristiana” e mi fece condurre una trasmissione ogni venerdì in Radio (RPL) nello spazio dei suoi Volontari Verdi. Tante furono le conferenze, i volantinaggi, le presentazioni librarie, le trasmissioni televisive cui partecipai con entusiasmo e sempre tutto per l’idea dell’apostolato cattolico in questo mondo di tiepidi o anticrisi. Mettemmo per la prima volta il Presepe al Parlamento Europeo di Bruxelles nel 2008, scandalizzando non poche persone. La nostra stretta collaborazione durò 7 anni, fino al 2009, quando lasciai ogni incarico, riconsegnai la tessera e mi dedicai esclusivamente alla vita associativa, lavorativa e familiare. Ho letto i nomi degli eletti e ce ne sono parecchi, soprattutto in Fratelli d’Italia e nella Lega con cui ci conosciamo da tempo ed abbiamo valori comuni. Più di quanto mi aspettassi. In politica, l’impegno dei conservatori, del mondo pro-life, di donne e uomini da sempre schierati coraggiosamente a destra, coincide coi nostri principi e, quindi, come già accaduto con il ddl Zan, faremo un’unica rete d’intesa su scala nazionale, per aggiustare il possibile e frenare la Sovversione. Il ruolo dell’ ottimo amico Avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, con cui abbiamo da poco scritto il libro “Patria e Identità” (ed. Solfanelli) sarà fondamentale in questo consesso”.

Quindi ti aspetti che il nuovo governo cambi le leggi sulle unioni civili e abroghi la legge 194?

“La mia formazione tomista mi fa essere molto realista. Salvo un miracolo, non credo vi siano le condizioni per abrogare la legge sulle unioni civili. I numeri ci dicono, comunque, che ad accedervi sono quattro gatti. Si trattò di una bandiera ideologica perché anche tra le coppie dello stesso sesso la legge Cirinnà è stata un flop. Accanirsi su una legge raramente applicata potrebbe esser preso come darle un’importanza che, nei fatti concreti, non ha. Ovviamente, se alzassero il tiro, pretendendo l’adozione dei bambini, saremo in prima linea con le barricate perché i bambini non si toccano, hanno per necessità naturale bisogno di mamma e papà e che non si azzardino a volerli indottrinare a poter cambiare sesso, a seconda di come gli gira al mattino, fin dall’asilo! Guai a chi scandalizza i piccoli – dice Gesù – e vale per tutti, in ogni contesto. I minori sono della famiglia, non dello Stato! Magari pensiamo a come riformare le leggi sulle adozioni, rendendole più semplici e snelle. Pensiamo ad incentivi per la natalità e per le nozze alle giovani coppie! Torniamo ad una generale cultura della Vita. Tocchiamo Caino, stando sempre dalla parte di Abele! Quanto alla 194, sebbene noi cattolici ripetiamo sempre che andrebbe abolita, non credo che questo sarà fatto da alcun governo, in queste circostanze. Ogni passo importante che fa la Sovversione chiamando bene il male e male il bene ovvero “diritti” i desideri, troppo spesso disordinati e peccaminosi, più passa il tempo e più sedimentano come acquisizioni indiscutibili. Sul fronte internazionale e sovranazionale stanno tutti dalla parte della Sovversione. Non credo che nell’attuale centrodestra vi siano tutti antiabortisti. Purtroppo non siamo in Ungheria. Se, sul piano dei numeri, la vedo molto dura, è anche vero che i parlamentari pro-life sono parecchi e la sensibilità di tutta la nostra area, per quanto variegata, non possa essere scontentata completamente. Spero che si riesca a salvare il maggior numero di vite possibile, attraverso il potenziamento e il miglioramento di ciò che già c’è. E che questo trovi il primo input in una mamma, come Giorgia Meloni. Ricordiamo anche che la storia l’hanno sempre fatta donne e uomini cosiddetti “divisivi” a partire da Gesù Cristo, che si definì “pietra angolare” tra Bene e Male, non minestrone ecumenista”.

E sul tema dell’accoglienza dei migranti?

“Mi aspetto il pugno di ferro contro le organizzazioni criminali che fanno dell’immigrazione un business sulla pelle degli immigrati. L’invasione va fermata. Chi scappa dalla guerra è profugo e va accolto nei modi e nei termini stabiliti dal diritto internazionale. La sostituzione etnica, finanziata dai Soros di turno, per destabilizzare l’Europa bianca e cristiana, dovrà essere una priorità da scardinare una volta per tutte. Fermare l’immigrazione e aiutare con trattati internazionali i bisognosi a casa loro, farà il bene degli extracomunitari e produrrà una pace sociale in Italia ed Europa, che mancano da troppi anni. Ricordo che Berlusconi fermò i barconi con un accordo con Gheddafi e, quindi, il Mediterraneo non fu più un cimitero di disperati della tratta d’esseri umani in mano alla criminalità organizzata o di altri enti solo apparentemente benefici, in realtà molto lucrativi. Per questo, quando leggo dell’insistenza con cui Bergoglio parla dell’accoglienza dei migranti a tutti i costi, mi chiedo il motivo di tanta ossessione. Risolviamo il problema alla radice. Nessun “migrante economico” deve più muoversi da casa sua e le coste siano presidiate con accordi internazionali. Gli italiani tornino a sposarsi e vengano messi in condizione di mantenere dignitosamente famiglie numerose. Questo è il bene comune del prossimo: aiutarlo in Patria a rendersi autonomo in una vita dignitosa. Ius soli, ius culturae, ius scholae  sono parte dell’ideologia mondialista massificatrice e distruttiva, che va completamente rigettata. Per “ius sanguinis” ciascuno è figlio della sua terra e dei suoi genitori”.

Sulla guerra in Ucraina vuoi dirci il tuo pensiero?   

“Sono molto preoccupato. Si stanno scontrando due mondi, che, a causa della Sovversione sinistra, esplicitata in mille modi, rischiano la guerra atomica pur di rifiutare la collaborazione multipolare. E’ una guerra economica, certo. L’Ucraina non è il motivo, ma la goccia che ha fatto traboccare un vaso che si stava riempiendo dal 2014, in Donbass. Credo che la questione fondamentale riguardi la Cina e gli USA ed il rapporto di forza che, eventualmente, dovranno equilibrare. Di certo stiamo assistendo al crollo della globalizzazione, come l’abbiamo conosciuta finora. Mi piacerebbe un’Italia protagonista in Europa, che faccia gli interessi nazionali, dunque che rifletta sulle sanzioni a Putin, se esse si ripercuotono tramite la speculazione sulle tasche degli italiani. Ci sono organizzazioni internazionali che, a mio avviso sono superate dalla storia. Come in Italia non darei più finanziamenti pubblici all’ANPI, dopo 80 anni dalla fine del fascismo, allo stesso modo rivedrei l’Alleanza atlantica. La NATO poteva essere utile dopo Yalta e fino al crollo del Muro di Berlino nel 1991. Oggi, andrebbe chiusa e ripensata, coinvolgendo le nuove realtà e, magari, cercando di includere la Russia, che è Europa, molto più della Turchia. Ma questi sono cambiamenti lenti, che vorrebbero, in primis un’Europa politica, un’Europa dei Popoli, che riscopra la comune identità classico-cristiana, non dell’alta finanza che schiaccia i popoli tramite una fetida usurocrazia, che parte dall’annullamento della sovranità monetaria. Mi pare semplicistico e proprio della mania di affrontare le problematiche tra opposte tifoserie, dividere la gente tra putiniani ed atlantisti. Occorre che la diplomazia faccia sintesi e nuovi accordi con l’Oriente del mondo, prima di rimanerne travolto”.

 

 

 

 

 

L’inarrestabile ascesa dell’ipocrita morale progressista

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Riceviamo per la pubblicazione questo articolo, che contiene spunti interessanti e di sicura attualità, coi nostri ringraziamenti all’autore (n.d.r.)

di Riccardo Sampaolo

Jean Gabin (1904 – 1976) è stato un grande attore francese, che non ha avuto difficoltà a giganteggiare in molti ruoli che gli sono stati conferiti.

Tra i suoi film è bene ricordare “Il clan degli uomini violenti”, datato 1970.

In tale film Gabin impersona un rude campagnolo, che nonostante una delle figlie gli ricordi che il mondo è cambiato, lui risponde lapidariamente: “Si, ma io no”.

L’uomo di campagna sopracitato, radicato in un suolo, che coltiva la terra  da cui ritrae gran parte del suo sostentamento, è un francese dalle convinzioni solide, pragmatico, poco influenzato, e quindi poco dipendente, dal mondo esterno in rapido aggiornamento.

La risposta più significativa il rude agricoltore la rivolge però a un magistrato, che nel chiedergli la professione, risponde senza esitazioni, proprietario, al che il magistrato sconcertato gli dice che “proprietario” non è una professione, e Gabin precisa, “per me si”; sta tutto qui il nemico attuale della odierna Unione Europea a sfondo progressista, l’uomo proprietario di un luogo e in larga misura autonomo; tale uomo è molto meno dipendente, rispetto ad altri, dallo Stato e dall’opinione pubblica e basa le sue convinzioni non su principi astratti, prima che vengano dimostrati, ma sulla solida esperienza di vita che lo fa diffidare delle mode passeggere del buonismo modaiolo della modernità.

L’ecologismo che fa frequentemente capolino dalle parti di Bruxelles è di matrice chiaramente urbana, ossia nasce nella mente degli uomini delle città, ed ha quasi sempre una profonda ostilità verso il mondo rurale, intriso di senso del sacro e  composta unità familiare. Non è un caso che l’ipotesi, circolata un po’ di tempo fa negli ambienti politici dell’UE, di mettere fuori mercato le abitazioni energeticamente dispendiose, avrebbe colpito prioritariamente i vecchi, ariosi e dimensionalmente generosi manufatti colonici agricoli, a favore delle piccole, anguste ed energeticamente efficienti anonime case cittadine.

L’ecologismo di moda negli ambienti progressisti europei a matrice urbana, punta alla colpevolizzazione dell’uomo e del suo operato, in uno stile fortemente antirurale che vede l’agricoltore come una figura marginale nella migliore delle ipotesi, e quindi non come un riferimento da cui poter ottenere il governo del territorio e cibi salutari; l’ambientalismo urbano e progressista è quindi in larga misura una serie di “buoni propositi” in cui gli adepti, dalle città vogliono intervenire su ciò che gli è esterno, dimenticando che l’urbanesimo è una delle principali cause del degrado ambientale, e il loro stile di vita è solo cosmeticamente allineato con gli elementi base della naturalità.

Mentre l’agricoltore vive sulla terra e della terra, ha come obiettivo il mantenimento della fertilità dei suoli nel corso del tempo, da cui ricava il proprio sostentamento, l’uomo delle città, irreligioso, cosmopolita, progressista, si limita a imporre al bifolco le sue certezze delle buone intenzioni, volendo difendere l’ambiente dal punto di vista delle città, ma non stringendo alcun reale rapporto con la natura, intesa come base da cui ritrarre l’utile per poter vivere. Il capitalismo internazionale dopo aver vinto sul marxismo, ne ha assorbito alcune componenti compatibili con esso, e non sono poche.

Ecco quindi che si fa strada anche grazie alla digitalizzazione, all’urbanesimo, alla liberalizzazione dei rapporti sessuali, al disfacimento della famiglia, un sotterraneo e subdolo attacco alla proprietà diffusa e all’uso dei contanti, per denudare l’individuo, privarlo di “area di protezione” e porlo indifeso alla mercé di uno Stato, che assume atteggiamenti di fastidio verso l’esistenza di un tessuto comunitario dotato di autonomie economiche e valoriali, che ostacolano la riduzione di un popolo a somma di individui standardizzati su cui applicare efficientemente leggi, continuamente sfornate, non tanto per migliorare la qualità della vita di un popolo, ma per orientarlo al perseguimento di principi astratti in linea con il bene del pianeta e dell’umanità; si fa strada in sostanza una dimensione messianica della politica, genericamente rivolta, più che a uno specifico popolo, con le sue caratteristiche, a una indistinta umanità, priva di radici e storia, ma proiettata a comportarsi secondo regole ritenute appropriate dalla elitaria classe dirigente.

La riduzione di un popolo a somma di liberi individui nudi di fronte allo Stato e alla Legge ,(che garantiscono l’efficienza del sistema anche grazie alla montante digitalizzazione dei processi, la quale se da un lato ha il merito di velocizzare e efficientare il sistema, dall’altro rischia di spersonalizzare e inaridire i rapporti umani), non può che passare attraverso l’ attacco alla famiglia, quella che un tempo era considerata la cellula fondamentale della società e oggi rischia di divenire un intralcio alla libera espressione degli individui, presi come sono, dal loro io ipertrofico a guardarsi l’ombelico, e a gareggiare nel mercato dei rapporti affettivi, sempre più votati all’efficienza prestazionale e sempre meno alla profondità relazionale. La famiglia preesiste allo Stato, e nel passato la struttura pubblica è sempre stata piuttosto discreta nell’intromettersi nelle questioni coniugali e affettive, salvo ovviamente i casi di rilevanza penale. Oggi non è più così e lo Stato moderno guarda con sospetto comunità che si autoregolano; gli attuali poteri pubblici anziché considerare la Legge come il perimetro all’interno del quale potersi muovere, tentano di alzare l’asticella, arrivando a concepire la Legge come l’unico strumento regolatore dei rapporti tra persone; da ciò ne deriva ovviamente un altro aspetto tipico della modernità ossia la normazione ossessiva in ambiti un tempo non presi in considerazione.

In Italia il partito più agguerrito nel normare gli aspetti più intimi della vita delle persone è sicuramente stato il Partito Radicale, i cui modesti risultati elettorali non hanno impedito l’imporsi delle sue tematiche anche grazie all’aiuto che ha sempre ricevuto dalle altre e più grandi formazioni politiche, soprattutto della sinistra.

I radicali hanno sempre messo in atto battaglie apparentemente per la liberazione dell’individuo, ma ad una analisi più attenta si evince che la liberazione è avvenuta dai legami comunitari e dalle sensibilità di chi ti stava più vicino, per sostituire ciò, con l’ ossessivo e continuo ricorso a tribunali e leggi sotto l’egida dello Stato.

Lo stesso Marco Cappato, esponente di punta di +Europa, nella sua considerevole esposizione mediatica, non si risparmia di certo nel ricorso ai tribunali per le sue iniziative politiche.

Il risultato di tali azioni porta progressivamente al ridimensionamento di tutti i legami umani intermedi tra la persona e la comunità, e il denudamento dell’individuo così indebolito di fronte allo Stato, definito “il più freddo di tutti i mostri” da Friedrich Wilhelm Nietzsche, per derimere le sue intime questioni, senza il filtro del “dialogo profondo” con i membri della sua comunità.

Una delle prime battaglie radicali, di cuii si può tentare un’analisi, data oramai la piena maturazione dei suoi amari frutti, è sicuramente quella sul divorzio, dato l’oltre mezzo secolo raggiunto di diffusa applicazione.

Orbene come precedentemente ricordato, la famiglia è antecedente alla nascita dello Stato, e questo è un elemento che “il più freddo di tutti i mostri”, nella definizione alla Nietzsche, ha dovuto tenere conto, evitando per molto tempo di mettersi al buco della serratura, se non giustamente, per motivazioni di carattere penale. Tuttavia ad un certo punto della Storia, la decadenza della comunità, l’inurbamento, il declino della religiosità, l’avanzare del femminismo e dell’individualismo, fecero si che i tempi fossero maturi per tentare un intervento dall’alto, su quella che era la cellula fondamentale della società e da lì a breve lo sarebbe stata sempre meno; ecco pronta a partire dunque la macchina divorzista, che si presentava come strumento di scioglimento dei rapporti problematici tra coniugi, ma in realtà si dimostrerà essere qualcosa di ben più sofisticato e deleterio.

Per prima cosa lo Stato e la Legge non si accontenteranno di mediare tra i coniugi, garantendo la parità di trattamento tra i genitori, ma attraverso l’ideazione di artifici giuridici che vanno dall’affido del minore al concetto di casa coniugale, tenderanno a “sostituirsi” ad uno dei genitori (nella maggior parte dei casi al padre), statalizzando di fatto questo ultimo, che a tutti gli effetti diventerà un “concorrente perdente per legge”, estromettendolo dalla piena genitorialità e dalla fruizione della propria abitazione, anche quando di sua esclusiva proprietà.

In cinquant’anni si è verificato in Italia, per mezzo dello Stato e della Legge un vero e proprio scippo della genitorialità maschile, con il colpevole silenzio dei principali media.

L’utilizzo del principio astratto dell’esclusivo/superiore interesse del minore, grondante ipocrisia a livelli altissimi, dato che il massimo interesse del minore è quello di mantenere rapporti con entrambi i genitori, è stato il grimaldello con cui poter giustificare l’opinabilissima disparità di trattamento tra i genitori, come se una persona fosse titolare non di pieni diritti ma residuali; tutto ovviamente perfettamente in linea con il montante femminismo rancoroso della modernità.

Il Sistema divorzista non è neanche scevro da palesi iniquità, grazie all’astuzia giuridica di disgiungere l’affido del minore dalla colpa del naufragio coniugale, facendo verificare l’aberrante  scenario, che il genitore a cui è attribuita la colpa del naufragio familiare possa comunque ottenere l’affido del minore e beneficiare dell’affidamento della casa, anche se proprietario è l’altro.

Nonostante in oltre 50 anni, il divorzismo abbia dimostrato una forte ostilità nei confronti del padre, portata avanti con un impegno degno di miglior causa, il Sistema non si preoccupa delle ombre misandriche che rischiano di calare su di esso, forse confortato dallo spirito femminista dei tempi e dal sostegno, piuttosto acritico dei media conformisti, ma è proprio per questo che le persone è ora che guardino al di là della maschera divorzista e inizino a decifrarne il vero volto, che non è particolarmente rassicurante, soprattutto se si è il genitore marginalizzato dall’Istituto giuridico dell’affido, che guarda caso è quasi sempre di sesso maschile.

Il personaggio impersonato da Jean Gabin, (depurato da tutti gli “eccessi cinematografici”, nel film “Il clan degli uomini violenti”), il padre, proprietario di un vecchio casale di campagna, è il nemico principale del modaiolo progressismo odierno, e nel contempo, una delle poche figure credibili, di quotidiana, ostinata e pervicace resistenza al Sistema Mondialista.

Riccardo Sampaolo per www.agerecontra.it 

Ateismo e mondialismo sono dirette conseguenze di liberalismo, comunismo, illuminismo e massoneria

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/09/26/ateismo-e-mondialismo-sono-dirette-conseguenze-di-liberalismo-comunismo-illuminismo-e-massoneria/

GIUSTIZIA E PACE SONO DUE INTIME AMICHE

Il giornalista e scrittore cattolico francese Henri Lasserre (1828-1900) scrisse delle bellissime opere di filosofia politica, che andrebbero rilette e meditate, perché mantengono un’attualità formidabile, caratteristica tipica del pensiero cattolico tradizionale. “La giustizia e la pace sono due intime amiche” – scrisse Lasserre nell’esordio del suo Notre-Dame de Lourdes. Con entrambe, il nuovo governo dovrà confrontarsi, date le evidenti circostanze nazionali ed internazionali. L’assunto che, troppo spesso si dimentica, per interesse e/o mancanza di preparazione è che la giustizia sia la madre della pace. Dove regna la giustizia, la pace stabilisce la sua dimora. Allo stesso tempo, la pace fugge, quando è stata scacciata la giustizia.

Continua Lasserre: “La pace falsa e instabile dura talvolta per qualche tempo. L’abilità di una politica, la mano di ferro di un despota, le combinazioni ingegnose di una costituzione possono crearla. Resiste a questo o a quell’incidente, ma finisce sempre per accaderne uno che rovescia tutto. L’edificio era costruito sulla sabbia, sull’ intelligenza, sulla forza, vale a dire sull’uomo”.

Oggi, potremmo aggiungere che siffatto edificio sia costruito anche sull’ateismo di Stato, sul globalismo, sul mondialismo, che sono le dirette conseguenze del materialismo liberale e comunista, illuminista e massonico, nelle sue radici più profonde, giacobino nei metodi e soggettivista, ipocrita e buonista, intrinsecamente perverso nella morale e nell’ideologia che chiama bene il male e viceversa.

Il primato dell’economia sulla politica è figlio di queste idee malsane che erigono il loro Vitello d’Oro e vivono per adorarlo nelle loro stanze maledette da Dio, imponendo la tirannia dell’assolutismo del profitto come fine ultimo e principale della vita. Senza scrupoli. Col cinismo proprio dello psicopatico, alle volte. Sempre sulla pelle dei popoli. La tirannide dell’Alta Finanza globale è disumana o transumana, come scrive qualche intellettuale contemporaneo.

“La pace promessa alla giustizia è, al contrario, una pace stabile. Nulla la scuote nel suo interno, all’esterno nulla può rovesciarla. E’ edificata sulla roccia, sulla verità, su Dio […]” – scrive con lungimiranza, sempre Henri Lasserre, aggiungendo che “per averlo dimenticato ed avere confidato semplicemente nella loro abilità e nella loro forza, gli abili e i forti hanno perso il mondo. Sono i giusti che lo salveranno”.

Ecco perché il programma di governo “Dio, Patria e Famiglia” rischia di svuotare il loro sacro significato ideale e pratico se si sfuma su Dio e sul diritto naturale. Dai diritti di Dio discendono i doveri degli uomini. Non il contrario. Nel 1872 il filosofo cattolico Lasserre è turbato e preoccupato di fronte al suo popolo che doveva scegliere la Costituzione di cui dotarsi. Sappiamo come l’influsso delle idee sovversive dell’ordine naturale e divino fosse predominante, in quel tempo, e come si sia evoluto in forme sempre peggiori, fino ai giorni nostri. già allora, scrisse: “Il mondo sociale sarà rovesciato bruscamente e legalmente”.

Ma non finisce qui, enuncia parole drammatiche ma realistiche, che paiono scritte anche per questo secolo: “Quelli che hanno bisogno di essere governati, governeranno e governeranno soli. Quelli che avrebbero la capacità necessaria per governare non avranno più esistenza politica. Voteranno nelle elezioni; ma, essendo ovunque inferiori di numero, il loro voto non avrà alcun effetto da nessuna parte, non condurrà nessuno di loro nelle assemblee dirigenti. Saranno praticamente inesistenti. Scompariranno sotto le immense ondate dell’alta marea; saranno sommersi sotto le masse, come in fondo al mare i vascelli affondati”.

Quando si intraprende un’azione politica vedo solo due vie possibili: o ci si lascia trascinare dalla corrente dominante, cosa che garantisce grossi vantaggi personali, o, convinti dei pericoli verso i quali il politicamente corretto ed il Pensiero Unico progressista conducono la società, si decide di andare controcorrente e si tenta di invertire il corso. Ciò è sempre possibile. La Storia, infatti, cammina al passo degli uomini che la fanno. E inoltre, bisogna farlo.

Non basta, dunque, pensare la Storia, bisogna agire. D’accordo con la diplomazia. D’accordo con le enormi difficoltà che il Nemico di sempre pone di fronte all’umanità. Ma al governo che nascerà chiediamo coraggio per il bene comune. Noi, per quanto possibile, saremo sempre lì, vigili, propositivi ma inflessibili sui principi, perché è ora di invertire la rotta. O la barca affonda assieme all’inflazione economica, all’incapacità politica, all’immoralità dilagante, all’orrore del decadentismo post-moderno.

Dio, Patria e Famiglia: è il programma di governo che ci attendiamo da chi si dichiara cristiano

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/09/05/dio-patria-e-famiglia-e-il-programma-di-governo-che-ci-attendiamo-da-chi-si-dichiara-cristiano/

QUANDO LA CHIESA INTERVIENE SU QUESTIONI POLITICHE, I GRANDI MEDIA GRIDANO ALL’INDEBITA INGERENZA, ORA CHE TACE VORREBBERO CHE PARLASSE…

Il 21 Agosto scorso, il quotidiano La Repubblica titolava in prima pagina: “Voto, il silenzio della Chiesa“. Dunque, il più importante media d’area progressista pare lamentarsi del fatto che la Chiesa non intervenga nella campagna elettorale. Generalmente, quando la Chiesa interviene su questioni politiche, i titoloni gridano all’indebita ingerenza. Insomma a ‘sti laicisti non va mai bene niente! Se la Chiesa tace vorrebbero che parlasse per poterla accusare di intromettersi e, se parla, la aggrediscono perché si è pronunciata.

Non fa meraviglia che i nemici della Chiesa abbiano, in ogni tempo, osteggiato la sua missione, negandole le Sue divine prerogative e i suoi poteri. San Luca (19,14) scrive, riferendosi a Gesù Cristo, che contro di Lui si gridò: “Nolumus hunc regnare super nos!” (Non vogliamo che quest’uomo regni su di noi). Dal canto suo, la Chiesa replica nell’Ufficio dell’Epifania: “Non eripit mortalia qui regna dat caelestia” (“non usurpa i regni mortali chi li dà celesti” ).

Col timore di essere accusati di voler tornare al Medioevo, alcuni politici, intellettuali, scrittori, giornalisti temono di mantenere vive le posizioni dottrinali che sono state costantemente affermate nelle encicliche, come appartenenti alla vita e al diritto della Chiesa di ogni tempo. Sopravviene la logica del compromesso o quella del silenzio per non urtare le altrui sensibilità. In tal modo, viene meno l’azione dei cattolici in politica ed il campo è lasciato largo per tutti gli anticristi della Terra.

Leone XIII raccomanda espressamente la concordia e l’unità nel combattere l’errore stando “bene in guardia di non lasciarsi andare ad essere conniventi nell’errore, o ad opporgli più debole resistenza, che la verità non comporti” (Enciclica Immortale Dei, 1° novembre 1885).

Si tratta di Magistero Ordinario infallibile, che implica l’obbedienza dei cattolici. Papa Pecci del resto continua precisando che “gli Stati non possono, senza empietà, condursi come se Dio non fosse o passarsi della Religione come di cosa estranea e di nessuna importanza“. Tutta la Dottrina Sociale della Chiesa si basa su tale principio, indicando con estrema chiarezza quali siano le regole, i principi, le posizioni che, sull’esempio evangelico, devono essere messe in pratica nel governo di una Nazione.

Contro l’agnosticismo morale e religioso dello Stato e delle sue leggi, Pio XII ribadì il concetto dello Stato cristiano nella sua lettera per la XIX Settimana Sociale dei cattolici italiani del 19 ottobre 1945: “ben riflettendo sulle conseguenze deleterie, che una costituzione la quale, abbandonando la “pietra angolare” della concezione cristiana della vita, tentasse di fondarsi sull’agnosticismo morale e religioso, porterebbe in seno alla società e alla sua labile storia, ogni cattolico comprenderà facilmente come ora la questione che, a preferenza di ogni altra, deve attirare la sua attenzione e spronare la sua attività, consiste nell’assicurare alla generazione presente e alle future il bene di una legge fondamentale dello Stato, che non si opponga a sani principi religiosi e morali, ma ne tragga piuttosto, vigorosa ispirazione, e ne proclami e ne persegua sapientemente le alte finalità“.

Papa Pacelli si appella alla giustizia e alla ragione, perché non è giusto attribuire gli stessi diritti al bene e al male, alla verità e all’errore. Il primo diritto di un popolo è quello alla Verità nella fermezza dei principi, così come, sempre Papa Pio XII, illustra nell’Enciclica Mystici Corporis del 29 giugno 1943.

Ecco che il motto “Dio, Patria, Famiglia” è cristiano prima che mazziniano e poi fascista. E’ il programma di governo che ci attendiamo da chi si dichiara cristiano.

Marcello Veneziani scrisse un libro con analogo titolo e, a ben vedere, il commento che fa è sempre più attuale: “mi sono spinto a vedere oltre, ho scrutato dove conduceva il pensiero critico di voi “aggiornati” e non ho trovato nulla: ho trovato il Nulla. Criticato ogni esito storico, non ha preso corpo nulla di nuovo, perché dallo zero non nasce qualcosa, e “non riuscite a congedarvi dal vostro congedo”. Così ho notato che le ultime tracce di vita risalivano a quelle giacenti tra le rovine. Allora, per stare alla realtà, meglio partire da ciò che viveva, piuttosto che da ciò che non è mai nato e non accenna a nascere. È un solido punto di partenza, almeno, un punto vero da cui salpare, anche se non è un approdo o un punto di arrivo“.

Il noto giornalista e scrittore aggiungeva quindi: “la religione addomestica la morte e la vecchiaia, il dolore e la solitudine. La modernità atea, tramite la tecnica, li addormenta, li alleva e li protrae; e, tramite lo svago, simula, eccita e distrae. Non muta il verdetto ma il tipo di consolazione. […] Patria non è solo cannoni, bandiere e monumenti ai caduti. E non è solo un valore politico o militare. E non attiene solo alla cittadinanza, non è solo Costituzione e virtù repubblicana. Patria è nostalgia delle origini, dell’infanzia, dei sapori nostrani. Patria è dove ti senti a casa, dove i cinque sensi percepiscono il mondo come familiare. […] Famiglia è la comunità originaria più devastata in Occidente ma è l’unica struttura portante intorno a cui ruota la vita pubblica e privata e la principale mediazione tra l’individuo e la società“.

Verso le elezioni: agenda gender o agenda identità?

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI 

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/08/29/verso-le-elezioni-agenda-zan-o-agenda-identita/

I PRIMI PUNTI DEL PROGRAMMA ELETTORALE DEL PD RIGUARDANO L’AGENDA GENDER ANCOR PRIMA DI QUELLA DI DRAGHI…

I primi punti del programma elettorale del Pd riguardano l’”agenda gender” ancor prima di quella di Draghi. Per la moderna sinistra la priorità è costituita dal ddl Zan e dal matrimonio egualitario, con utero in affitto, eutanasia e indottrinamento dei bambini attraverso la teoria secondo cui ogni fanciullo possa scegliere la sua sessualità, al di là del proprio sesso biologico.

Il diritto al lavoro in tempi di crisi giunge secondariamente, nello stupore di molti operai, che, per questo, smetteranno di votare Letta e compagni. Le persone che, nel corso della vita, si sono sentite attratte sessualmente da una persona del loro stesso sesso sono il 5,9% (uomini) e il 6,6% (donne) (Fonte: Neodemos, 2019).

L’ISTAT dice che il numero dei lavoratori dipendenti è pari a 18.063.000. La sinistra italiana cambia, allora, il suo elettorato principale e, di fatto, non ne rappresenta più le istanze, in favore della politica dei desideri di una minoranza, facendosene paladina ed assurgendoli, addirittura a “diritti”.

La spiegazione plausibile, riferita a questa radicale trasformazione è nell’essenza delle sinistre globaliste. La loro missione è quella di creare un mondo nuovo, quindi una nuova antropologia fluida che, attraverso la moda, i media, e a partire dagli insegnanti, condizioni la maggioranza, fin dalla tenera età. I fini sono due: confondere i minori per aumentare il numero degli allineati alla scelta di genere e far accettare al popolo la “nuova normalità”, pena il reato della post-modernità, che è la cosiddetta omofobia.

La sovversione dell’ordine naturale si muove sempre per gradi e nel tempo, con una macchina propagandistica totalitaria, che inizia all’asilo e non finisce più. Quando negli anni ’50 Claude Lévy Strauss (1908-2009) e Michel Foucault (1926-984) iniziarono a differenziare il “sesso” dal “genere”, essi riprendevano teorie già note da almeno un secolo, espresse da studiosi che, sempre a livello accademico, individuavano una nuova antropologia sociale del vestito e del genere, che si identifica nel cosiddetto unisex. “Gli abiti non rispecchiano più la propria identità biologica, di classe sociale, età, mestiere“. Tutti allineati allo stesso livello, con pantaloncini corti e jeans.

Negli anni ’70, i Gender Studies americani mettono al centro del loro approccio concettuale la negazione di una reale differenza fra uomo e donna. Il “genere” non è più un dato biologico e reale, ma una costruzione sociale fluttuante e soggettiva. Con lo stile unisex la donna si mascolinizza mentre l’uomo tende all’effeminatezza. In Italia, Giorgio Armani inizia la sua carriera con l’inversione dei codici maschili e femminili, effeminando l’uomo e mascolinizzando la donna.

Oggi si giunge all’interscambiabilità “uomo-donna”, tramite la medicina e la chirurgia. La corruzione della gioventù deve iniziare subito dai bambini, per avere dei servi del potere globale e della sua nuova antropologia, convinti lungo gli anni della “bellezza” del transumanesimo che è più bello chiamare “amore”, così da ingannare i più semplici con l’utilizzo di un vocabolario positivo.

Le Sinistre seguono primariamente quest’ agenda perché alle forze che fin dalla Rivoluzione francese furono baluardo della Sovversione, è stato assegnato il compito di procedere con l’agenda “gender-fluid”. Solo una destra con una classe dirigente all’altezza di fronteggiare attraverso l’Ordine naturale e divino, si potrà condurre una battaglia per la salvezza dell’umanità, per il suo bene, per vero Amore di essa.

Nel discorso ai partecipanti al I Congresso Internazionale di Alta Moda dell’8 novembre 1957, Papa Pio XII richiama il cristiano a fare molta attenzione ai pericoli e alle rovine spirituali “seminate dalle mode immodeste, specialmente pubbliche, per quella coerenza che deve esistere tra la dottrina professata e la condotta anche esterna” (cit. in “La moda cristiana nell’insegnamento della Chiesa“, Edizioni Fiducia, Roma 2022, p. 98).

Uno sguardo sulla politica, un’occhiata sulla società e sulla Chiesa

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LA RECENSIONE

di Angelica La Rosa

ARRIVA “PATRIA E IDENTITA’”, IL NUOVO LIBRO DELL’AVVOCATO GIANFRANCO AMATO E DI MATTEO CASTAGNA

Per le Edizioni Solfanelli di Chieti è uscito ieri “PATRIA E IDENTITÀ” (152 pagine, € 12), il nuovo libro dell’avvocato Gianfranco Amato. Presidente dei Giuristi per la Vita, e di Matteo Castagna, Responsabile nazionale del Circolo “Christus Rex”.

Gianfranco Amato e Matteo Castagna sono due cattolici militanti che, con lo studio, la preghiera e l’azione, vogliono contribuire a mantenere viva la fiaccola della Tradizione e rilanciare l’Identità classico-cristiana dell’Europa contro i dogmi del Pensiero Unico.

Nella Primavera del 2021 è nata l’idea di questo libro che si divide in tre parti: “Uno sguardo sulla Politica”, “Un’occhiata sulla Società”, “Una sbirciata sulla Chiesa”.

Gianfranco Amato e Matteo Castagna alternano i capitoli inerenti le tre parti, firmando ciascuno il suo. Ne esce un testo controcorrente rivolto a tutti, credenti e non, per riflettere sull’attualità, sul ruolo della Religione, sulla fondamentale necessità del pensiero integralmente cattolico per smontate i falsi miti di una post-modernità che ha sostituito Dio con il denaro, la patria con il mondialismo globalista contro l’interesse dei popoli e la famiglia con la società fluida, priva di identità.

Accessibile a tutti, per scorrevolezza e semplicità, “Patria e identità” è un testo controcorrente, politicamente scorretto, che nelle sue 152 pagine, che si avvalgono della presentazione dell’avvocato Andrea Sartori, offre saggi snelli e chiari dei due pensatori cattolici italiani controcorrente.

I due autori, come detto, si alternano nei capitoli che compongono le tre parti del testo. Pur essendo entrambi cattolici, fedeli alla Tradizione, in questo modo hanno voluto sottolineare la differenza di sensibilità su temi importanti, lasciando al lettore la piacevolezza della meditazione su tematiche non ancora definite o definitive, ma anche la concordanza di vedute sulla maggioranza degli aspetti trattati.

Amato e Castagna, talvolta con ironia e talvolta con implacabili stoccate, tipiche loro caratteristiche, smontano i falsi miti della post-modernità e cercano di fornire anche la medicina ai mali del tempo presente, che non si compra in farmacia ma si costruisce pian piano attraverso il metodo di San Filippo Neri…

Il testo, fino al 15 Agosto, è disponibile su ordinazione presso il sito web della casa editrice o tramite la mail della stessa edizionisolfanelli@yahoo.it  Poi sarà ordinabile anche presso le migliori librerie, sulle piattaforme internet o contattando gli autori.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2022/08/06/uno-sguardo-sulla-politica-unocchiata-sulla-societa-e-una-sbirciata-sulla-chiesa/

L’Avv. Luigi Bellazzi: “non mi piego al pensiero unico”

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Sono Gigi. Sono un uomo. Sono un fascista.
So da un grande comunista che “la verità è sempre rivoluzionaria” e mi oppongo al pensiero unico. Dunque non criminalizzo il “nemico”, come fa abitualmente la fabbrica protestante e anglosassone delle bugie.
Per limitarmi alle guerre che hanno reso il mondo ciò che è, ricordo che nel 1914 l’Impero britannico sosteneva che i tedeschi, invasori del Belgio, tagliassero le mani ai bambini. Ci credettero in tanti, ma non era vero.
Ricordo che, nel 1915, il transatlantico “Lusitania”, con molti passeggeri americani, viaggiava verso la Gran Bretagna carico di armi. Lo si fece sapere ai tedeschi, proprio perché essi l’affondassero; Londra ci rimise le armi, ma quella strage favorì l’ingresso in guerra degli Usa dalla loro parte.
Ricordo che, nel 1941, gli Stati Uniti bloccarono il flusso del petrolio indonesiano verso il Giappone, obbligando quest’ultimo ad attaccarli (ancor oggi i più credono che siano stati i giapponesi gli aggressori…).
Ricordo che gli Stati Uniti “dimenticarono” nel 1950 di includere la Corea del Sud nella lista dell’area asiatica di loro protezione, illudendo così i sovietici di poter unirla a quella del Nord; ne derivò un conflitto di tre anni e l’armistizio tuttora vigente…
Ricordo che, avendo imposto al Vaticano la morte innaturale di un papa italiano e l’avvento di un bellicoso papa polacco, dal 1978 gli Stati Uniti (con soldi del Banco Ambrosiano) sovvertirono proprio la Polonia, esponendo la Francia a pesanti rappresaglie. Infatti, nella Nato, la Francia corrispondeva gerarchicamente a ciò che, nel Patto di Varsavia, era la Polonia…
Ricordo Saddam Hussein, già agente della Cia negli anni ’50 contro il presidente nazionalista Qassem, che nel 1990 chiese il placet agli Usa per completare l’unità irachena col Kuwait, a risarcimento della guerra contro l’Iran del 1980-88. Il Kuwait era stato infatti una provincia dell’Impero ottomano per vari secoli, tutt’uno col resto della Mesopotamia. A proposito: l’Ucraina per secoli non è stata tutt’uno con Russia e Bielorussia? Ma resto per ora a Saddam Hussein. Egli ottenne il silenzio-assenso dalla ambasciatrice Usa a Bagdad, April Glaspie, peraltro almeno lei in perfetta buonafede. Saddam Hussein abboccò. Il resto è storia, atroce, con la strage, oltre che per guerra, per embargo di circa mezzo milione di iracheni, bambini poveri soprattutto.
Indico altre località di stragi “made in Nato” per completare il quadretto. Se la Cecoslovacchia, creatura francese col trattato di Versailles nel 1919, fu demolita pacificamente nel 1992, mentre la Jugoslavia, altra creatura francese col trattato di Versailles, venne frantumata dal 1991 in poi dalla micidiale cooperazione Usa/Vaticano + Austria/Germania. E il modello dell’Ucraina, domani, sarà la Bosnia. oggi: una triste confederazione di popoli nemici:
Quanto a macelleria bellica, rammento quella perpetrata, ogni tot anni, a Gaza, città egiziana abitata da palestinesi e bombardata dagli israeliani. Ma chi piange mai per Gaza nei tg Rai, Mediaset o de La 7, questo prestanome di Mediaset?
Ricordo la Siria, devastata inizialmente da “milizie islamiche”, di origine irachena (ex militari del disciolto esercito, messesi per disperazione al servizio degli israeliani e di chi ne tira i fili).
Via via di questo passo, gli USA trascinano l’Europa nella quarta guerra mondiale (la terza essendo la Guerra fredda). Siamo al suo prologo ucraino, come nel 1939 eravamo al prologo polacco. Un caso? Il 2022 è gemello del 1939. Tutto si volge nella stessa area geografica, tra polacchi diventati ucraini nell’Urss del 1945, ma rimasti cattolici; e russi o russofoni di fede ortodossa.
C’è ora un conflitto per procura, con gli ucraini lì a morire per conto di interessi polacchi, lituani, léttoni, éstoni, finlandesi… Tutti già sudditi dei russi e poco ansiosi di tornarlo. Ma questo è solo il guscio della vicenda. Il fine geopolitico vero degli angloamericani è rompere il nuovo patto di non aggressione tra Germania e Russia.
I guai di domani dei tedeschi di oggi possono anche giovarci, brevemente. Però piangeremo presto anche noi italiani. Non scrivo dunque in nome del torto e della ragione. Scrivo in nome dell’interesse nazionale. All’interrogativo retorico francese del 1939, “Mourir pour Danzig?”, con implicito “no” di allora, fa eco oggi il gesto dell’ombrello che mi suscita il falso dilemma “Pace o condizionatori d’aria?” di un presidente del Consiglio, nominato e non eletto, che così ha ammesso di aver portato l’Italia in guerra senza averla dichiarata.
Poiché sono un fascista in età, ma non un cretino, non volerò a Mosca, come faceva, per affari malcondotti, il duo Salvini & Savoini. Né volerò a Washington a farmi benedire dagli epigoni di Trump, alla maniera di come “Sono Giorgia-sono-una-donna” Meloni il 24 febbraio scorso, proprio il giorno di apertura di previstissime ostilità in Ucraìna.
Sono stato nostalgico di Benito Mussolini. Non sono mai stato nostalgico di Bettino Craxi, pur con i meriti che gli riconosco. Dunque non miagolerò parole sagge, come fa il socialista Alessandro Orsini.
Concludo quindi da temerario. Apprezzo l’esempio della Chiesa ortodossa russa e dello Stato russo nel sostegno alla famiglia tradizionale, con quanti più figli sia naturalmente possibile. Esorto i giovani russi, in Italia e non, a essere fieri della Grande Madre Russia. Mi addolora vederli morire, anche se mi è stato insegnato da ragazzo che “Dulce et decorum est pro Patria mori” (Orazio). Da vecchio so però anche che “non bisogna perdere le guerre” (Hermann Bickler).
Giovani russi, prevedo che in questa rossa [di sangue] primavera i vostri nemici vedranno crescere l’erba. Dalla parte delle radici.
Gigi Bellazzi
P.S. Amate la Vostra Patria, non disprezzate mai i Vostri Nemici. Rispettateli e trattateli con L’Onore che si deve al combattente nemico.I vinti di oggi potranno essere i migliori alleati di domani. Il male americano è la metastasi da estirpare. Il Battaglione Azov e il gruppo Wagner hanno gli stessi simboli e lo stesso mito indo europeo.

Perché non festeggiamo il 25 Aprile come festa della Liberazione

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Il Circolo Cattolico Christus Rex-Traditio si riconosce nell’analisi fatta da Marcello Veneziani e la fa propria. Sono questi i motivi per cui noi, pur pregando in suffragio di tutti i caduti, celebriamo pubblicamente solo quelli che rimasero fedeli alla Patria, fino alla fine (n.d.r.)

QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Non celebro il 25 aprile per sette motivi.
-Uno, perché non è una festa inclusiva e nazionale, ma è sempre stata la festa delle bandiere rosse e del fossato d’odio tra due italie.
-Due, perché è una festa contro gli italiani del giorno prima, ovvero non considera che gli italiani fino allora erano stati in larga parte fascisti o comunque non antifascisti e dunque istiga alla doppiezza e all’ipocrisia.
-Tre, perché non rende onore al nemico ma nega dignità e memoria a tutti coloro che hanno dato la vita per la patria, solo per la patria, pur sapendo che si trattava di una guerra perduta.
-Quattro, perché l’antifascismo finisce quando finisce l’antagonista da cui prende il nome: il fascismo è morto e sepolto e non può sopravvivergli il suo antidoto, nato con l’esclusiva missione di abbatterlo.
-Cinque, perché quando una festa aumenta l’enfasi col passare degli anni anziché attenuarsi, come è legge naturale del tempo, allora regge sull’ipocrisia faziosa e viene usata per altri scopi; ieri per colpire Berlusconi, oggi Salvini.
-Sei, perché è solo celebrativa, a differenza delle altre ricorrenze nazionali, si pensi al 4 novembre in cui si ricordano infamie e orrori della Grande Guerra; invece nel 25 aprile è vietato ricordare le pagine sporche o sanguinarie che l’hanno accompagnata e distinguere tra chi combatteva per la libertà e chi voleva instaurare un’altra dittatura.
-Sette, perché celebrando sempre e solo il 25 aprile, unica festa civile in Italia, si riduce la storia millenaria di una patria, di una nazione, ai suoi ultimi tempi feroci e divisi. Troppo poco per l’Italia e per la sua antica civiltà.
Quando avremo una memoria condivisa? Quando riconosceremo che uccidere Mussolini fu una necessità storica e rituale per fondare l’avvenire, ma la macelleria di Piazzale Loreto fu un atto bestiale d’inciviltà e un marchio d’infamia sulla nascente democrazia. Quando riconosceremo che Salvo d’Acquisto fu un eroe, ma non fu un eroe ad esempio Rosario Bentivegna con la strage di via Rasella. Quando ricorderemo i sette fratelli Cervi, partigiani uccisi in una rappresaglia dopo un attentato, e porteremo un fiore ai sette fratelli Govoni, uccisi a guerra finita perché fascisti. Quando diremo che tra i partigiani c’era chi combatteva per la libertà e chi per instaurare la dittatura stalinista. Quando distingueremo i partigiani combattenti sia dai terroristi sanguinari che dai partigiani finti e postumi, che furono il triplo di quelli veri.
Quando onoreremo con quei partigiani chiunque abbia combattuto lealmente, animato da amor patrio, senza dimenticare “il sangue dei vinti”. Quando celebrando le eroiche liberazioni, chiameremo infami certi suoi delitti come per esempio l’assassinio del filosofo Giovanni Gentile, dell’archeologo Pericle Ducati o del poeta cieco Carlo Borsani.
Quando celebrando la Liberazione ricorderemo che nel ventennio nero furono uccisi più antifascisti italiani nella Russia comunista che nell’Italia fascista (lì centinaia di esuli, qui una ventina in vent’anni); che morirono più civili sotto i bombardamenti alleati che per le stragi naziste; che ha mietuto molte più vittime il comunismo in tempo di pace che il nazismo in tempo di guerra, shoah inclusa. Quando sapremo distinguere tra una Resistenza minoritaria che combatté per la patria e la libertà, cattolica, monarchica o liberale, come quella del Colonnello Cordero di Montezemolo o di Edgardo Sogno, e quella maggioritaria comunista, socialista radicale o azionista-giacobina che perseguiva l’avvento di un’altra dittatura. I comunisti, che erano i più, non volevano restituire la patria alla libertà e alla sovranità nazionale e popolare ma volevano una dittatura comunista internazionale affiliata all’Urss di Stalin.
Da italiano avrei voluto che la Resistenza avesse davvero liberato l’Italia, scacciando l’invasore. Avrei voluto che la Resistenza fosse stata davvero il secondo Risorgimento d’Italia. E avrei voluto che il 25 aprile avesse unito un’Italia lacerata. Sarei stato fiero di poter dire che l’Italia si era data con le sue stesse mani il suo destino di nazione sovrana e di patria libera. In realtà l’Italia non fu liberata dai partigiani ma dagli alleati che ci dettero una sovranità dimezzata. Il concorso dei partigiani fu secondario, sanguinoso ma secondario. La sconfitta del nazismo sarebbe avvenuta comunque, ad opera degli Alleati e dei Sovietici.
I partigiani non agirono col favore degli italiani ma di una minoranza: ci furono altre due italie, una che rimase fascista e l’altra che si ritirò dalla contesa e ripiegò neutrale e spaventata nel privato o si rifugiò a sud sotto le ali della monarchia.
Il proposito di unire gli italiani non rientrò mai nelle celebrazioni in rosso sangue del 25 aprile. Fu sempre una festa contro: contro quei morti e i loro veri o presunti eredi. Chi ha provato a unirsi alla Festa da altri versanti è stato insultato e respinto in malo modo. Accadrà quest’anno pure ai grillini ignari?
Non vanno dimenticati gli italiani che restarono fascisti fino alla fine, combatterono, morirono senza macchiarsi di alcuna ferocia, pagarono di persona la loro lealtà, la loro fedeltà a un’idea, a uno Stato e a una Nazione; la futura classe dirigente dell’Italia fu falcidiata dalla guerra civile. Sia tra gli antifascisti che tra i fascisti vi furono patrioti e mazziniani che pensarono, credettero e combatterono nel nome della patria. L’antifascismo fu una pagina di dignità, fierezza e libertà quando il fascismo era imperante; ma non lo fu altrettanto l’antifascismo a babbo morto, cioè a fascismo sconfitto e finito. Era coraggioso opporsi al regime fascista, non giurargli fedeltà, ma fu carognesco sputare sul suo cadavere e oltraggiarlo. E infame è farlo ancora oggi, 74 anni dopo. Distinguiamo perciò tra gli antifascisti che rifiutarono di aderire al regime fascista, pagandone le conseguenze; e gli antifascisti del 25 aprile da corteo postumo e permanente.
MV, La Verità 24 aprile 2022

 

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