Scrivere pericolosamente: lettera aperta ad un Giovane Russo dimorante in Italia. Parte seconda

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Riceviamo e pubblichiamo la seconda parte della Lettera del Lettore che abbiamo ricevuto dall’Avv. Luigi Bellazzi di Verona:

dell’Avv. Gigi Bellazzi

Scrivere pericolosamente:
Lettera aperta ad un Giovane Russo dimorante in Italia. Parte seconda
Sconosciuto ma prezioso Amico,
nella vicenda dell’Ucraina c’è una vendetta della Storia. Nel 1945 le sue frontiere si spostavano a ovest di 500 km, ai danni della Polonia, mentre quelle della Polonia si spostavano di altri 500 km ai danni della Germania.
L’Ucraìna, da allora, non era più omogenea, russa per lingua, ortodossa per cristianesimo. Era diventata il polpettone etnico che conosciamo oggi, una sorta di super Bosnia, fonte di ogni possibile conflitto, nutrita di ricordi (olocausto per fame del 1934 come mito anticomunista per i russofoni; nostalgie asburgiche come mito fondatore per i polacchi diventati, senza volerlo, russi). Ebbene quell’Ucraìna sovietica collaborava dal 1945 con gli anglosassoni alla damnatio memoriae degli eroici tedeschi vinti e dei loro collaboratori ucraìni, criminalizzandoli.

 

Oggi, vigente la dittatura del Pensiero Unico, la Csi – vulgo Russia – subisce analoga sanzione propagandistica. Diventati artificialmente atroci, i simboli dei vinti del ’45 sono riabilitati da agenti degli Usa perché gli ucraini servono – come carne da macello – contro i Russi.

 

Se questo il testo, veniamo al contesto. L’Entità Sionista scatena la fabbrica delle bugie a qualsiasi costo e con qualsiasi simbolo. Torna in auge perfino la Croce Uncinata, vietata nei modellini in scatola di montaggio e sulle gradinate degli stadi. Anch’essa serve, pur di condurre passo a passo, se non al conflitto mondiale in territorio europeo, a incoraggiare come negli anni ‘30/’40 del ‘900 l’emigrazione di ogni cittadini ucraìno che abbia un solo avo ebreo e, più determinante per ottenere accoglienza, un titolo di studio scientifico superiore.

 

Così l’Entità sta ottenendo che il perno geopolitico mondiale torni dall’Estremo Oriente al Medio Oriente. Ovvero che al perno segua l’”attenzione” della Us Navy e quella finanza internazionale(BlackRock), che investiva sui mercati cinesi, non più su quelli europei. E poi, comunque finisca, una parte di Ucraìna sarà da ricostruire. E l’Entità riavrà il ruolo di cuneo tra una Europa ancora ricca di tecnologie, ma sempre povera di risorse energetiche. Cuneo che, alimenti l’integralismo islamico, impedendo la collaborazione con l’Europa cristiana, che si sta tagliando le vene del gas con la Russia.
Ciò che accade da tre mesi pare un telefilm della serie americana The Twilight Zone (in Italia nota come Ai confini della realtà). Solo nella persecuzione contro i negazionisti storici (Irving, Rassinier, Garaudy, Harwood, Butz, Leuchter, Faurisson, Mattogno…) si era vista la quasi totalità della propaganda – stampa, tv, radio, cinema, teatro, fumetti, libri – schierata contro il “Male Assoluto” di turno.

 

Con gli stessi mezzi mediatici, però oggi il battaglione (?) Azov viene elogiato per riproporre la figura del soldato politico. Da dove scaturisce, dalle trincee del Carso? Dall’epopea del Baltico 1919-21? Dalla guerra di Spagna, evidente modello per internazionalizzare e ideologizzare quella di Ucraina oggi?

 

No, sono i figli dei reduci di Terza Posizione o gli ormai maturi scampati delle bande mercenarie al servizio dei croati (contro i serbi). Ed è grottesco ritenerli gli eredi delle gesta militari delle Waffen Ss. Offrire loro, per la resa, l’onore delle armi, è la speranza ( per i Sognatori?) che i peggiori nemici di oggi diventino i migliori alleati di domani contro il male americano. Magari certe illusioni sono come le promesse elettorali: impegnano solo chi ci crede.

 

Poiché il mondo è ormai piccolo, ricordiamo la Cina, con la quale per la Russia potranno esservi intese tattiche, non strategiche. La Mongolia esterna per i cinesi (per i russi è Siberia), tredici milioni di kmq e trenta milioni di abitanti, è il punto di instabilità che ha finora consentito la stabilità tra Russi e Han (etnia prevalente in Cina). Alle megalopoli serve che le industrie pericolose siano poste fuori dai confini: la Siberia sarebbe la loro auspicata collocazione. Ma la Csi – che, come tutti gli Imperi, vive prima di immagine e poi di forza – non può cedere un solo centimetro di quei milioni di kmq, pena il rischio dello sgretolamento degli altri diciotto milioni di kmq, quelli già nella Csi.

 

Gli Usa, che cercano di staccare Pechino dall’Asse con Mosca (da quello con Berlino ce l’hanno quasi fatta), potrebbero presto immolare Taiwan, con una formula analoga a quella che dal 1997 si applica a Hong Kong, detta “una bandiera, due sistemi”. Può funzionare anche in Europa, come funzionò per mezzo secolo anche alle nostre frontiere, con la Jugoslavia.

 

Belgrado – che per decenni ha fatto manovre militari nel Mediterraneo con la Marina britannica, era alleata di Ankara (che era nella Nato) – aveva attriti scintillanti con l’Albania (alleata della Cina) per il Kosovo e divergenze con l’Italia (anch’essa nella Nato) per Trieste, Istria e Adriatico tutto. Emerse più avanti, ma già prima del trattato di Osimo, che Slovenia e Croazia erano, informalmente, anch’esse nella Nato, mentre il resto della Jugoslavia era col… Patto di Varsavia.

 

Parevano trucchi da magliari, eppure hanno tenuto insieme la Jugoslavia per mezzo secolo e di conseguenza salvato la pace in Europa. La tregua che forse verrà in Ucraìna, dopo le elezioni di medio termine negli Stati Uniti a novembre, potrebbe essere connessa a una soluzione “bosniaca” per l’Ucraina. Solo una tregua. Per la pace si dovrà aspettare un futuro Presidente USA affrancato dal ruolo di burattino dell’Entità Sionista( ad impossibilia…).

 

A forza di continuare a sostenere con armi e bugie l’Ucraina, stiamo rischiando una terza (quarta?) guerra mondiale. E’ l’esito del “sonnambulismo” dei popoli Europei che si lasciano scivolare consapevolmente e di buon grado nella imminente catastrofe bellica.

 

San Marco 2022

 

Luigi Bellazzi