Antifascismo

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di Alfio Krancic

Lei è anticomunista? No perchè lei non sa che il Parlamento Europeo nel 2019 ha parificato il comunismo al nazismo…” Con queste parole il ministro meloniano Sangiuliano ha risposto ad un giornalista che gli poneva la solita liturgica domanda:” Lei è antifascista?“. Premetto: il dibattito sull’ antifascismo che sta agitando la sinistra non mi appassiona più di tanto. Pare più una mossa disperata della sinistra tesa a ricompattare e dare una scossa ai propri elettori, traumatizzati dal linguaggio ermetico-cabalistico della Schlein, e a dimostrare di essere ancora viva, agitando lo stanco spettro dei fascisti dietro l’angolo. Una mossa che cerca di nascondere, dietro una cortina fumogena, l’incapacità dell’opposizione piddina di dare risposte alla nuova e drammatica realtà, fatta di guerre,genocidi, stravolgimenti geopolitici etc. e che ha colto la sinistra totalmente impreparata. Da qui l’evocazione spiritica, del fascismo e lo sbandieramento conseguente dell’antifascismo. Se poi a qualcuno venisse in mente di ricordare che il comunismo è stato anche responsabile di purghe, eccidi, massacri di massa e di milioni di morti, ecco che gli illibati dem alzerebbero indignati il ditino e sosterrebbero, la trita e ritrita favoletta che il comunismo italico, grazie alla Resistenza, riportò in Italia la democrazia dotandola di una Costituzione antifascista e democratica che tutti ci invidiano. La risposta a questa pietosa asserzione dem che tenta di nascondere la dura realtà sarebbe semplice: l’Italia dal 1945 è occupata militarmente ed è un paese a sovranità controllata, era ovvio che il PCI calmasse i suoi bollenti spiriti rivoluzionari – Togliatti non era un deficiente e sapeva benissimo di vivere nel blocco occidentale nato da Yalta – e che la Costituzione, sintesi mirabile di ingeneria politica della Costituente liberal-comunista-democristiana, ricevesse il placet delle forze alleate di occupazione. Poiché no placet no Constitution. Ma l’osservazione che taglia la testa al toro è: qualcuno della sinistra può oggi sostenere che il PCI dal 1945 al 1956 (data della Rivolta d’Ungheria) non fosse totalmente staliniano? Risulta forse che dopo il 1945 il PCI abbia rotto i rapporti con Mosca e il Comintern come fece Tito nel 1948? No. Il PCI era intimamente filo-sovietico, staliniano e quindi anti-democratico. Tant’è che fino al 1949 era dotato di organizzazioni militari clandestine e non. Una di queste agiva alla luce del sole (dell’Avvenire): la Volante Rossa, responsabile di decine di omicidi e attentati. I capi di tale organizzazione una volta indagati (1949) furono fatti fuggire, grazie alla rete segreta del PCI nell’Europa dell’Est.
Altro che antifascismo democratico! Quello al massimo era roba da ascrivere alle formazioni di Giustizia e Libertà, alle formazioni “bianche” democristiane o liberali, ma si tratta in termini percentuali di gruppi e schieramenti marginali,forse il 10/15% dei resistenti. Il resto era antifascismo sovietico che con la democrazia non aveva niente a che vedere.

SEMPRE ANTICOMUNISTI

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Il cattolico deve seguire la dottrina sociale della Chiesa e rifiutare sia il sistema liberale e laicista sia i sistemi che si rifanno al socialismo e al comunismo. 
Sull’argomento segnaliamo l’enciclica “Divini Redemptoris” di Pio XI e un seminario di studi organizzato dalla rivista “Sodalitium” e dal nostro centro studi “Giuseppe Federici”.
 
Enciclica “Divini Redemptoris” 
 
Seminario di studi: “INTRINSECAMENTE PERVERSO. I cento anni del comunismo in Italia (1921 – 2021). Perché il comunismo e il socialismo sono incompatibili con la dottrina sociale della Chiesa”. Docente: don Francesco Ricossa (Vignola, MO, 9/10/2021, XV giornata per la regalità sociale di Cristo). 
 
Prima lezione: A cent’anni dalla fondazione del Partito Comunista d’Italia. “Il Socialismo come fenomeno storico mondiale”.
 
Seconda lezione: Omicida e menzognero fin dall’inizio. Socialismo e Comunismo nel magistero della Chiesa.
 
Terza lezione: Infiltrazioni social-comuniste nel mondo cattolico. L’ateismo in Gaudium et Spes. 
 

1956: l’Ungheria si ribella ai sovietici

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LA RICORRENZA

di Redazione

Il PCI e i suoi eredi politici non si sono mai pronunciati con parole di ritrattazione o di scuse per aver sostenuto i carri armati sovietici contro il popolo ungherese.

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La Rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come insurrezione ungherese o semplicemente rivolta ungherese, fu una sollevazione armata di spirito anti-sovietico scaturita nell’allora Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10 – 11 novembre 1956. Inizialmente contrastata dall’ÁVH(1), venne alla fine duramente repressa dall’intervento armato delle truppe sovietiche. Morirono circa 2652 Ungheresi (di entrambe le parti, ovvero pro e contro la rivoluzione) e 720 soldati sovietici(2). I feriti furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell’Ungheria) furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del sostegno alle idee del comunismo nelle nazioni occidentali.

CONTINUA SU: https://www.ungheria.it/rivoluzione-1956/

 

 

Muro di Berlino, il Pd scorda “la matrice”: non cita mai il comunismo

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IL POST SUL CROLLO DEL MURO CHE DIVIDEVA LA GERMANIA. I DEM NON NOMINANO MAI L’URSS

di Giuseppe De Lorenzo

Hai voglia a ripetere a Giorgia Meloni che non ha ancora fatto i conti col fascismo. Hai voglia a chiedere a Lega e Fdi di non avere “ambiguità” sulla dittatura nera. Perché se poi, quando si presenta l’occasione, perdi il treno per condannare l’orrore comunista, beh: un minimo di ipocrisia la dimostri.
Succede che oggi sarebbe, anzi è, la ricorrenza della caduta del muro di Berlino costruito nel 1961. Il 9 novembre di 32 anni fa i tedeschi lo presero a picconate ponendo fine prima alla Ddr, un regime comunista, e poi a valanga all’intera Unione Sovietica. Momento storico di portata colossale. Che infatti oggi viene giustamente ricordato da tutti gli schieramenti politici in parlamento. Gli occhi, ovviamente, sono puntati sul Pd. Voglio dire: sono o non sono gli eredi più o meno diretti di quel Partito Comunista Italiano che va da Togliatti in giù? Bene. Uno va sulla pagina Facebook dei dem e si trova questo post qui, corredato da una delle foto più iconiche di fine anni ’80: un berlinese intento ad abbattere il muro che divideva la città in due. State a sentire:
“Lungo 156 km e alto quasi 4 metri, il muro di Berlino, costruito nel 1961, impedì la libera circolazione delle persone verso la Germania dell’Ovest. Simbolo tangibile di una divisione territoriale e politica, non solo tedesca, la sua caduta segnò la fine della Guerra Fredda e della divisione in due dell’Europa e del mondo, e anticipò la riunificazione della Germania. Furono migliaia i berlinesi che presero parte alla demolizione di quel muro che li tenne in ostaggio per quasi trent’anni. La caduta, nel 9 novembre 1989, divenne così espressione del bisogno di autodeterminazione da parte di chi non accettò più divisioni forzate e conflitti. La fine del bipolarismo tra Oriente e Occidente aprì le porte alla riunificazione necessaria e all’Unione europea. La storia insegna che il desiderio di libertà è più forte di ogni muro. Ieri come oggi.
Notate qualcosa di strano? Vi sembra mancare qualcosina? Provate a fare una ricerca per parole e cercate di capire se il Pd è davvero riuscito a non nominare mai la parola comunismo nelle quasi 800 battute del post. Ebbene sì, ce l’hanno fatta. Si sono dimenticati di specificare che quei mattoni furono messi per impedire ai berlinesi dell’Est di scappare dal presunto “paradiso comunista”. C’entra poco “l’autodeterminazione” contro le “divisioni forzate e i conflitti”. È solo fuffa la storia del “bipolarismo tra Oriente e Occidente”. Il “desiderio di libertà” non era generico, ma un anelito di liberazione dal regime sovietico. Non specificarlo, volutamente, significa tradire le 140 vittime dei Vopos, gli agenti della Polizia del popolo che sparavano contro chiunque tentasse di raggiungere l’Ovest. Scusi, Letta, ci spieghi: di che matrice era quel muro?

 

 

Perché il comunismo e il socialismo sono incompatibili con la dottrina sociale della Chiesa

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Il Circolo Christus Rex parteciperà con una sua delegazione all’importante convegno organizzato dall’Istituto Mater Boni Consilii ed invita a partecipare tutti coloro che desiderano ascoltare quello che non si insegna più, ma che rimane scolpito nella roccia del Magistero Perenne della Chiesa Cattolica:

 

Segnalazione del Centro Studi Federici

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
 
Vignola (MO), 9/10/2021: XV giornata per la regalità sociale di Cristo
 
Rivista “Sodalitium” – Centro Studi “Giuseppe Federici”
 
Sabato 9 ottobre 2021si svolgerà la XV edizione della giornata per la regalità sociale di Cristo presso l’hotel La Cartiera di Vignola (MO), Via Sega 2, col seminario di studi tenuto don Francesco Ricossa, direttore della rivista “Sodalitium”. Tema della XV edizione:
 
“INTRINSECAMENTE PERVERSO. I cento anni del comunismo in Italia (1921 – 2021). Perché il comunismo e il socialismo sono incompatibili con la dottrina sociale della Chiesa” 
 
PROGRAMMA
 
 ore 10,00 Arrivo dei partecipanti e apertura dell’esposizione di libri e riviste.
 
ore 10,45 Inizio dei lavori.
 
ore 11,00 Prima lezione: A cent’anni dalla fondazione del Partito Comunista d’Italia. “Il Socialismo come fenomeno storico mondiale”.
 
ore 12,30 pranzo (25,00 euro), prenotazione obbligatoria entro il 2/10/2021.
 
ore 14,30 Seconda lezione: Omicida e menzognero fin dall’inizio. Socialismo e Comunismo nel magistero della Chiesa.
 
ore 16,00 Terza lezione: Infiltrazioni social-comuniste nel mondo cattolico. L’ateismo in Gaudium et Spes.
 
ore 17,30 Conclusione dei lavori.
 
ATTENZIONE: per partecipare ai lavori è necessario segnalare la propria presenza agli organizzatori, anche se non si partecipa al pranzo, per poter predisporre la sala in base al distanziamento. Il lasciapassare sanitario è richiesto unicamente per il pranzo.
 
Non è permessa la distribuzione di materiale informativo senza l’autorizzazione dell’organizzazione.
 
Come raggiungere l’hotel la Cartiera a Vignola (MO)
Per chi arriva da Firenze/Padova/Bologna in autostrada: uscita al casello di Valsamoggia, poi prendere la Via Bazzzanese/SP569 in direzione di Vignola (dal casello: 12,9 km).
Per chi arriva da Piacenza/Milano/Verona in autostrada: uscita al casello di Modena-Sud, poi prendere la strada provinciale SP623 in direzione Spilamberto – Vignola (dal casello: 9,8 km).
 
Per informazioni e iscrizioni: info.casasanpiox@gmail.com
 

A Praga i cari amati sovietici

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QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Come oggi, nella notte tra il 20 e il 21 agosto di cinquant’anni fa, i carri armati sovietici invadevano la Cecoslovacchia e stroncavano il sogno di libertà della primavera di Praga. Ne parleranno adeguatamente in tv e nei giornali? Ricorderanno anche questo versante in ombra del ’68? Ricorderanno l’infamia di chi li difese e si schierò dalla loro parte, come fecero i comunisti italiani? O diranno che ormai è passato troppo tempo, e dunque si può parlare ogni giorno di fascismo e nazismo, morti 73 anni fa, ma non si può più parlare di comunismo, che è ben più recente e presente?

Va ricordato poi che una parte dei comunisti italiani si dissociò dal Pci e condannò l’invasione russa, come fece il gruppo del Manifesto. Ma con un piccolo particolare: non dissentirono per abbracciare il socialismo dal volto umano ma per inseguire un socialismo ben più disumano, quello cinese, con Mao che con la sua rivoluzione culturale fu assai più sanguinario di Stalin e di Brezhnev. In un dibattito in un salone della Camera aperto da Napolitano, qualche anno fa ricordai l’omertà del Pci sulla rivolta, il disprezzo verso gli insorti e il silenzio del partito e de L’Unità sui dissidenti, come Jiri Pelikan, che fu poi “adottato” dal Psi di Craxi. Fassino mi fece notare che, al contrario, il Pci aveva sostenuto il premier Dubcek e il socialismo dal volto umano. Certo, fino a quando Dubcek fu al potere, tollerato dall’Unione Sovietica… Ma dopo, quando arrivarono i carri armati, e ci fu la rivolta, calò l’imbarazzato silenzio e prevalse la tesi ortodossa, sostenuta proprio dalla destra comunista di Amendola e Napolitano, che chi solidarizza con gli insorti fa il gioco della solita reazione in agguato. I comunisti italiani si allinearono ai sovietici, come a Budapest prima, nel ’56, e a Danzica e Stettino dopo, nel ’70. Non dobbiamo del resto dimenticare che fino al ’78 i finanziamenti al Pci e all’Unità continuavo a provenire dall’Urss, e continuavano ad arrivare i contributi dell’Associazione italo-cecoslovacca. Fu così che nel ’68, i carri armati sovietici persero qualche erre e per i comunisti nostrani restarono i cari amati sovietici… Continua a leggere