Bergoglio sarà denunciato alle Nazioni Unite per aver nascosto il caso Próvolo

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Un gruppo rappresentativo, composto da vittime e avvocati che denunciano abusi sessuali da parte di religiosi a Mendoza, noto come “Caso Provolo”, denuncerà il Vaticano e la Chiesa cattolica davanti alla sede delle Nazioni Unite in Svizzera per aver coperto gli atti criminali e perché non collaborano durante le indagini giudiziarie. Inoltre, incontreranno vittime abusate in Italia, mentre l’intervista al Papa argentino richiesta dalla delegazione è ancora senza risposta.

Per Máximo Paz, per ANRed.

Le derivazioni dei casi enfatici verificatisi a Mendoza dai molteplici attacchi sessuali di preti su bambini sordi all’Istituto Cattolico Antonio Próvolo di Luján de Cuyo continuano il loro percorso di denuncia. Dopo che nel novembre dello scorso anno il reclamo ha raggiunto una marcata condanna nei confronti degli autori di abusi, le vittime, insieme ai loro avvocati, riveleranno all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) un documento contro il Vaticano che descriverà in dettaglio le accuse di azioni di occultamento nel processo di giudizio.

Gli avvocati Sergio Salinas e Lucas Lecour – membri dell’Associazione Xumek, una comunità dedicata alla promozione e alla difesa dei diritti dei bambini – e quattro vittime dirette, su invito di Ending Clergy Abuse (ECA), una ONG dedicata all’argomento degli abusi sessuali perpetrati da religiosi in tutto il mondo, sarà la delegazione che presenterà il mese prossimo presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, in Svizzera, un rapporto in cui Papa Francesco e la Chiesa cattolica saranno accusati di aver coperto gli atti criminali e la mancanza di collaborazione nel già storico processo noto come “Caso Provolo”. Denunce attraverso la relazione saranno formulate specificamente in seno al Comitato contro la tortura e al Comitato sui diritti dell’infanzia dell’organizzazione internazionale.

Sebbene tale strumento di imputazione sia in istanze preparatorie, le accuse nei confronti della Chiesa per insufficiente collaborazione nel famoso caso scoppiato a Mendoza è stata una costante che ha formato un cardine durante il processo giudiziario, che ha finito per condannare il sacerdote Nicola Corradi, il sacerdote Horacio Hugo Corbacho e il giardiniere Armando Ramón Gómez, rispettivamente a 44, 45 e 18 anni di prigione. Ancora di più: dopo la sentenza dello scorso novembre, il commissario apostolico Alberto Bochateyha pubblicato una dichiarazione intitolata “Se un membro soffre, tutti soffrono con lui”, dove cerca di negare la denuncia e di rendere conto, a modo suo, dell’effettiva collaborazione del chiostro cattolico, messo alle strette per le accuse contro di lui. Tale pubblicazione non è stata sufficiente per l’accusa che ha affrontato la causa chiamando a deporre Dante Simón – un inviato speciale di Papa Bergoglio per agire come informatore e amministratore dello scandaloso processo – partendo da una denuncia, in cui l’inviato è stato accusato di aver ostacolato il percorso probatorio, ostruzione alla giustizia, disobbedienza e falsa testimonianza.

In tal senso, si osserva che sebbene il processo penale abbia trovato la sua condanna in prima istanza, resta da sapere cosa si determinerà nei processi che saranno condotti nella giurisdizione civile, dove verrà stabilito il corrispettivo risarcimento economico per le vittime. Il procedimento civile è contro l’Opera di San José, il nome legale dell’Istituto Próvolo e, in solido, l’Arcivescovo potrebbe essere responsabile. In quella zona procedurale, in cui è posta in gioco l’aspetto monetario, oltre alla punizione, la Chiesa, come determinata dalla difesa degli abusi sessuali, passa anche a verdetti contorti basati sui loro interessi materiali. Senza andare oltre, all’inizio del mese in corso, un avvocato patrocinante – anche un membro dell’organizzazione di appartenenza di Salinas e Lecour -, mandò una lettera a Bergoglio stesso per denunciare la Chiesa sul suo atteggiamento nei confronti di ciò che ora si sviluppa attraverso la giurisdizione civile. Lì dice: «Solo pochi giorni fa e dopo che il tribunale penale ha condannato gli accusati per gli eventi accaduti, in una dimostrazione esemplare di attivismo giudiziario, una Camera civile ha convocato le parti per cercare di raggiungere un accordo in modo che le vittime abbiano un risarcimento. Tutti i tentativi non hanno avuto successo, da allora una Camera civile ha convocato le parti per cercare di raggiungere un accordo affinché le vittime ottengano un risarcimento. Tutti i tentativi non hanno avuto successo, da allora il dialogo con la controparte è stato come negoziare con una compagnia di assicurazioni. La priorità della controparte era compensare sempre al minor costo possibile. Va chiarito che con meno della metà del denaro ricevuto dall’Associazione per la vendita della proprietà in cui ha lavorato, è sufficiente a risarcire le vittime (in riferimento a dove ha lavorato l’Istituto Próvolo, che è stato chiuso e venduto). Bochatey, ipocritamente, fa dichiarazioni pubbliche di solidarietà con le persone colpite ma, privatamente, protegge meschino la tasca di un ordine i cui membri hanno abusato sessualmente di persone sordomute a Verona, La Plata e Mendoza

Le denunce in Europa si svolgeranno tra il 14 e il 22 febbraio. La delegazione, a nome di tutti gli abusati, terrà incontri con numerose entità internazionali e ONG, al fine di rendere visibile il caso pilota in Argentina a livello internazionale, che ha completamente svelato le azioni dei sacerdoti in relazione ai crimini sessuali verso minori e vulnerabili.

Va aggiunto che l’Onu quest’anno valuterà il Vaticano – come Stato – in relazione alle sue prestazioni in conformità con i regolamenti che emergono dalla Convenzione contro la tortura e dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, con l’antecedente negativo nella ultime decisioni dell’organizzazione internazionale prese nel 2014 , dove si è concluso che “la Santa Sede ha violato la Convenzione nei casi in cui è stata denunciata di abuso e ignorato le accuse, e che, per quanto ne sappiamo, è accaduto almeno cinquanta volte”, ha affermato il relatore del caso dalla commissione contro la tortura, Felice Gaer.

Il tour includerà anche un passaggio attraverso l’Italia, dove incontreranno le vittime che hanno subito gli stessi attacchi, abusi e crimini a Verona. Come atto conclusivo, il gruppo delegato ha richiesto una visita a Roma a Papa Francesco, oltre ad altre autorità ecclesiastiche, al fine di presentare di persona il problema trasformato in un paradigma sull’abuso sessuale religioso.

Il silenzio in risposta alla richiesta di incontri, fino ad oggi, da parte dello Stato della Chiesa cattolica e del suo leader, l’ex cardinale di Buenos Aires Jorge Bergoglio, ora Papa Francesco, è totale. Appare solo l’eco delle ultime notizie conosciute del mondo religioso: i 50 rosari benedetti dal più alto funzionario vaticano dato a militari condannati per crimini contro l’umanità.

Da https://retelabuso.org/2020/01/24/papa-francesco-verra-denunciato-alle-nazioni-unite-per-aver-nascosto-il-caso-provolo/?fbclid=IwAR1MPEJ7EvU0uo3o4B0iHhrSyRzY5URyv-on70bP90vinLm5wz1_vOJC2bI 

 

Prete omosessuale ricattato da rifugiato musulmano. Nuovo caso di “omoeresia”

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L’EDITORIALE DEL VENERDI

di Matteo Orlando

A Valencia (in Spagna) è finito nei guai un prete cattolico che, secondo quanto riporta Infovaticana, ha prima accolto, poi ha fatto sesso omosessuale con un rifugiato musulmano e, infine, è stato ricattato da quest’ultimo attraverso un video hard.
Il prete aveva accolto il rifugiato per un anno nella sua casa parrocchiale, instaurando con lui un legame anti-biblico. Poi,
terminata la convivenza, il migrante musulmano gli ha chiesto il pagamento di ben 100 mila euro in cambio della non diffusione di un video che lui stesso si era premurato di girare durante uno dei suoi incontri omosessuali col sacerdote, video che il rifugiato si era dichiarato pronto a diffondere “a tutti i suoi parenti e contatti” per parlare delle inclinazioni omosessuali del sacerdote.
Il sacerdote ha trovato il coraggio di denunciare il ricatto alla Polizia spagnola, fatto che ha portato all’arresto del suo ex amante. Continua a leggere

E’ reato definire Maometto un pedofilo

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Una sentenza vergognosa! (N.d.R.)

Corte UE: bisogna distinguere tra matrimonio con una bambina e pedofilia

di Magdi Allam

Cari amici, per la “Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”, di fatto la suprema istanza della magistratura in Europa, è reato definire Maometto un pedofilo. Non perché si contesta il fatto incontrovertibile che nel 620, all’età di 50 anni, sposò una bambina di sei anni, Aisha, anche se il matrimonio fu consumato tre anni, nel 623, quando la bambina aveva nove anni. Ma perché, spiega la sentenza, Maometto e Aisha rimasero sposati fino alla sua morte nel 632, cioè per nove anni, quando Aisha aveva 18 anni. Quindi, secondo la Corte Europea, si può dire che Maometto sposò una bambina ma non che sia stato un pedofilo perché “pedofilo è chi è attratto solo o principalmente da minorenni”. Insomma essendo stata Aisha l’unica moglie-bambina di Maometto, mentre le altre sue 14 mogli erano maggiorenni, ed essendo stato Maometto suo marito fino alla sua morte, non si può attribuire a Maometto l’orientamento sessuale del pedofilo. In conclusione per la Corte Europea se un uomo adulto sposa una sola volta una bambina e lei resta sua moglie fino alla sua morte, non è qualificabile come pedofilo.

Sulla base di questa argomentazione la Corte Europea ha dato torto a un’esperta di questioni islamiche, l’austriaca Elisabeth Sabaditsch-Wolff, che aveva presentato un ricorso dopo essere stata condannata in Austria nel 2011 per “incitazione all’odio” e “oltraggio ai simboli religiosi di una comunità religiosa riconosciuta”. La Corte Europea ha condiviso la sentenza della magistratura austriaca, secondo cui bisogna distinguere tra il matrimonio con una bambina e la pedofilia. La Corte Europea ha fatto propria anche la motivazione della magistratura austriaca sulla necessità di prevenire la reazione violenta degli islamici, sostenedo il “legittimo scopo di prevenire disordini salvaguardando la pace religiosa e rispettando il sentimento religioso”. Continua a leggere

La bomba di Silvana De Mari in Tv dalla Gruber

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

A 8 e mezzo su La7 la dottoressa cita il gay Mario Mieli che esaltava la pedofilia… Lilli Gruber rimane spiazzata e senza parole (VIDEO: Silvana De Mari e Lilli Gruber)
da Il Secolo d’Italia

(LETTURA AUTOMATICA)

La psicoterapeuta e scrittrice di romanzi fantasy Silvana De Mari ha fatto saltare sulla sedia Lilli Gruber durante la puntata di lunedì sera di Otto e mezzo su La7.
La De Mari, invitata per parlare di violenza del linguaggio in politica e sui social, ha condannato la dittatura del politicamente corretto e il suo esempio, relativo al circolo Mario Mieli di Roma, ha letteralmente stravolto la scaletta del talk show.
Silvana De Mari è nota per la sua tesi secondo cui l’omosessualità è una malattia psicologica ma non ha parlato di questo nel salotto della Gruber. Riferendosi all’impossibilità di manifestare liberamente le proprie opinioni che è uno dei tratti violenti delle società nelle quali impera il “pensiero unico” ha detto che esiste a Roma un circolo gay ispirato a una figura di intellettuale, Mario Mieli, appunto, morto suicida a 31 anni, il quale era “attratto dall’erotismo dei bambini”.
La De Mari ha riportato citazioni testuali da un libro di Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale. Ha inoltre ricordato che nel corso dei suoi spettacoli Mario Mieli, che costruiva il suo personaggio sulle provocazioni, mangiava i suoi escrementi  e quelli del suo cane per dimostrare che l’amore deve essere libero di manifestarsi in tutte le sue forme, e tra queste forme appunto erano incluse pedofilia e necrofilia. Continua a leggere

Quei 150mila euro di contributi al film sul leader gay. La Lega: “Se incita alla pedofilia, via i fondi”

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La Rai coproduce un film su Mario Mieli. I contributi stanziati dal precedente governo. Ma la leghista Borgonzoni blocca tutto. Nel mirino i contenuti pro pedofilia

di Giovanni Neve

“Vigilerò affinché vengano effettuate tutte le opportune verifiche”. Il sottosegretario alla Cultura, la leghista Lucia Borgonzoni, non è disposta a scucire un solo euro che possa finanziare un fil che incita alla pedofilia.

Per questo, come scrive il Corriere della Sera, è pronta a stralciare il contributo di 150mila euro che il ministero dovrebbe versare a Gli anni amari, il film di Andrea Adriatico che ripercorre la vita di Mario Mieli, attivista che negli anni Settanta teorizzò gli studi di genere e fu tra i leader del movimento omosessuale italiano. “Nel caso il film dovesse ospitare contenuti che promuovano o incitino alla pedofilia – ha messo in chiaro la Borgonzoni – sarà revocato il finanziamento”. Continua a leggere

Vi scrivo da giornalista l’incontro mondiale delle famiglie a Dublino

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Anche in questo caso, invitiamo il lettore a cogliere il vulnus dell’articolo e le riflessioni, che sono interessanti e condivisibili, in gran parte, tralasciando il sedeplenismo dell’autrice, comunque arguta nell’analisi.

Segnalazione di Redazione BastaBugie

La situazione è grave se anche nella Chiesa (conciliare, n.d.r.) la lobby gay riesce a dettare l’agenda così spudoratamente
di Costanza Miriano

(LETTURA AUTOMATICA)

L’articolo di James Martin nel suo miglior travestimento – la vittima – mi costringe a fare qualche riflessione su questa dolorosissima vicenda degli abusi di McCarrick: il sacerdote gesuita, sempre più esplicito nella sua militanza omosessualista, lamenta la caccia alle streghe contro i sacerdoti “gay” in un articolo ritwittato da Spadaro, che peraltro supponevo “fedelissimo” di quel Papa che dice che gli omosessuali in seminario al minimo sospetto manco ci devono entrare. Purtroppo la lamentela e il vittimismo sono i cavalli di battaglia dei militanti (non a caso un tratto più spesso femminile che maschile della personalità). A forza di lamentarsi e di fare le vittime, a forza di parlare di discriminazione e non accoglienza, le persone omosessuali hanno al contrario con estrema aggressività e violenza ideologica imposto la loro agenda a tutti i livelli.

NON CHIEDONO DI NON ESSERE DISCRIMINATI, VOGLIONO COMANDARE
Prima ci sono riusciti con diversi governi, imponendo il loro ruolino di marcia, bloccando parlamenti per mesi, tradendo le priorità della realtà, inventando un mondo in cui le persone omosessuali sono vittime di cattiverie e violenze quotidiane ed è urgentissimo in nome dei diritti civili occuparsi di questo, più urgente della povertà, della scuola, della disoccupazione. Perché come dice Bret Easton Ellis, loro non chiedono di non essere discriminati, loro vogliono comandare. Un’agenda presumibilmente dettata da una regia che non so decriptare, ma i cui effetti sono lampanti (come altrimenti spiegare, per esempio, le parole di commiato di Gentiloni, la sua eredità politica: “sono fiero di aver guidato un governo che ha fatto le dat, e di essere di un partito che ha fatto le unioni civili”?). Adesso lo stanno facendo – occupare il centro della scena oscurando il resto – nella Chiesa, con la conseguenza che in questo momento anche tanti uomini di fede santa e dottrina solidissima non hanno più il coraggio di dire sull’omosessualità la verità, cioè che è un disordine, e che i rapporti omosessuali sono un peccato. O magari la dicono, ma durante la giornata contro l’omofobia, dunque piegandosi ai diktat di un’agenda imposta alla Chiesa dall’esterno, e totalmente non reale rispetto alle vere necessità dei fedeli (io ho bisogno di qualcuno che mi ricordi che il mio problema sono io, non gli altri che mi trattano male).
Come al solito la Chiesa arriva a saldi finiti, e mentre i preti omosessuali sono consultori di Dicasteri, fanno corsi per insegnare la fedeltà omosessuale, e poi su su salendo di grado fanno carriera e gestiscono immobili e soldi e porpore cardinalizie, dettano la scaletta dei giornali, la Chiesa sembra ancora credere alla bufala della sofferenza di coloro che non si sentono accettati. Magari alcuni ci credono sinceramente, ma perché non conoscono la realtà. Le persone con attrazione verso lo stesso sesso soffrono perché soffrono, non perché non accettati, cosa peraltro sempre più falsa (sto ancora aspettando che ci raccontino una storia vera su questo, di qualcuno maltrattato nella Chiesa per la sua inclinazione). Il magistero è rimasta la loro unica speranza di uscire dalla loro sofferenza, che non passa se tutti fanno pat pat sulla spalla. Non passa finché non viene affrontata.

PSICHIATRIA, LA PAROLA CENSURATA
Il Papa lo ha accennato in aereo, da piccoli si può intervenire con la psichiatria. Lui poi ha aggiunto “intorno ai venti anni non più”, ma io conosco persone che hanno affrontato e vinto questa battaglia anche molto dopo i venti anni, perché hanno avuto al loro fianco qualcuno che ha detto loro la verità. Un cattolico. Perché il lavoro medico da solo non basta, serve anche quello spirituale.
La Sala Stampa nel bollettino ufficiale ha poi corretto l’affermazione, scrivendo “si possono fare tante cose” e togliendo la parola psichiatra. L’instancabile Martin arrampicandosi sugli specchi si è affrettato a spiegarci che il Papa intendeva dire che lo psichiatra serve ai bambini perché si sentono discriminati. Dopo i venti anni, allora, caro Martin, non c’è più discriminazione? Allora tutta la storia dell’omofobia dunque è falsa? Scegli. O ammetti che il Papa ha detto quello che ha detto – psichiatra, c’è la registrazione – proprio perché intendeva parlare di cura o ammetti che l’omofobia non esiste e quindi come dici tu non serve più lo psichiatra che serviva da bambini.
Non so perché questa correzione, e non so perché tutto questo avvenga, non sono brava con le trame. Forse il Papa nel mea culpa per gli abusi in Pennsylvania non ha nominato la parola omosessualità proprio per non offendere, non far sentire nessuno non accolto, per non gettare sale nella ferita dell’omosessualità che già fa male da sola. Forse voleva solo parlare degli abusi e non della piaga della Chiesa, perché non tutti gli omosessuali, certo, commettono abusi, e voleva evitare il rischio dell’identificazione dei due fenomeni. Certo, non tutti gli omosessuali commettono abusi, ma la stragrande maggioranza degli abusi è compiuta da omosessuali. E la pratica omosessuale tra preti adulti consenzienti è un abominio, indipendentemente dal consenso. E’ un abominio prima di tutto per chi la compie e un padre di quei sacerdoti deve condannarla, per il bene loro e della loro anima, per la loro salvezza eterna e per la loro vita qui. Se, come noi crediamo e annunciamo, l’omosessualità è un disordine, questo influisce su tutta la vita del sacerdote. Noi non siamo maschio o femmina solo a letto, lo siamo nel modo di guardare al mondo, nei giudizi, nell’affettività, nel modo di amare gli altri. Al sacerdote è richiesta una virilità persino superiore di quella che è richiesta a un laico, a uno sposato. Il sacerdote in confessionale ha bisogno di un sacco di testosterone. E anche nel suo darsi e morire per i fedeli come Gesù realizza la chiamata a essere profondamente uomo. Un sacerdote omosessuale che non combatte la propria inclinazione non può essere un buon sacerdote, e la Chiesa non deve avere paura di dirlo, e infatti il Papa lo dice: non devono neanche entrare in seminario. Non è che gli omosessuali non siano virili, è che si sentono feriti nella loro virilità, e vanno aiutati a tornare fieri di essere veri uomini, qualunque ferita abbiano subito. La vera accoglienza è dire la verità con dolcezza.

PERCHÉ TUTTA QUESTA CAUTELA?
Siamo tutti in un cammino di costante conversione. Siamo tutti peccatori e tutti ci confrontiamo con un disordine (magari uno solo!). I nostri disordini ci impediscono di essere uniti al Signore e di vivere in modo fecondo e ordinato la nostra vita. Quando per esempio si vive in una situazione di adulterio, tutta la vita entra in una sorta di schizofrenia, e non si riesce a fare nulla delle cose normali con il cuore indiviso. Tutta la vita diventa adultera, perché l’affettività è il nostro centro, e la Chiesa la custodisce con grande sapienza. Per questo il sesto comandamento, per questo Humanae Vitae, per questo l’indissolubilità.
Non so perché tutta questa cautela, ma se è per non allontanare nessuno, per far sentire tutti accolti, per non essere divisivi, forse vale la pena guardare cosa è successo a tutti i governi gayfriendly negli ultimi tempi. Sono stati quasi tutti cancellati, travolti, spariti. Una esilissima minoranza ha vinto risucchiando la scena, la maggioranza non l’ha sentita come una priorità, e ha votato di conseguenza. Comunque la si pensi, ciò che è chiaro nella percezione comune è che la causa omosessualista non può imporsi in questo modo ideologico e falso. Quindi, se l’obiettivo sono i consensi, mi pare che nella Chiesa stia un po’ succedendo quello che è successo negli scenari politici di molti paesi: Hollande, Cameron, Renzi, Zapatero, Hillary Clinton avevano tutti i media a favore, ma la percezione comune era molto lontana dalla loro narrazione imposta dall’alto. Nella Chiesa non si vota, e i suoi veri figli rimarranno amanti di questa madre per quanto sporche possano essere le sue vesti. Però tanti stanno attraversando uno smarrimento e una sofferenza: tante parole chiarissime e buone sono state dette, ma forse qualche gesto ha creato confusione.
Perché per esempio al posto di Martin a Dublino non è andato a parlare Fr. Mike Schmitz che ha scritto un meraviglioso libro sull’attrazione verso lo stesso, pieno di intelligenza e comprensione e delicatezza, ma in linea con il magistero? E’ lo stesso sacerdote che tiene corsi agli uomini sulla virilità, su come essere veri uomini cristiani, e che è amatissimo e seguitissimo, che sa infiammare i cuori con l’orgoglio di appartenere a Cristo, senza però mai attaccare nessuno. In più, come bonus, ha fatto anche due Ironman. Per me molti sacerdoti sono supereroi, ma se nuotano per 4 chilometri, pedalano per 180 e poi corrono una maratona, be’, lo sono anche di più.

Nota di BastaBugie: Lupo Glori nell’articolo seguente dal titolo “Non solo padre Martin, da Dublino indicazioni per una nuova pastorale LGBT” parla di ciò che è emerso dal recente incontro mondiale delle famiglie a Dublino… e non c’è da stare allegri.
Ecco l’articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 29 agosto 2018: Continua a leggere

Intervista a Viganò, dopo il suo dossier

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Alla defezione dalla Fede corrisponde quasi sempre una decadenza morale. Questo insegnamento della Chiesa è sempre valido. L’articolo è emblematico, scritto con la mens e i titoli ecclesiastici alla “Contro-Chiesa” come se fosse la Chiesa Cattolica da un buon giornalista, ma sedeplenista.
Segnalazione di Redazione BastaBugie
L’ex nunzio ha raccontato un piccolo tassello di un vasto fenomeno (non solo di questi ultimi anni) che mostra quanto la lobby gay abbia preso il controllo
di Aldo Maria Valli

(LETTURA AUTOMATICA)

Monsignore, come sta?
Grazie a Dio molto bene, con grande serenità e pace di coscienza: è il premio della verità. La luce vince sempre sulle tenebre, non può essere soppressa, specialmente per chi ha fede. Perciò ho molta fiducia e speranza per la Chiesa.
Come giudica le reazioni alla pubblicazione del suo memoriale?
Come lei sa, le reazioni sono contrapposte. C’è chi non sa più dove attingere il veleno per distruggere la mia credibilità. Qualcuno ha persino scritto che sono stato ricoverato due volte con trattamento obbligatorio (TSO) per uso di droga; c’è chi si immagina cospirazioni, complotti politici, trame di ogni genere, eccetera, ma ci sono anche molti articoli di apprezzamento e ho avuto modo di vedere messaggi di sacerdoti e fedeli che mi ringraziano, perché la mia testimonianza è stata per loro un barlume di speranza nuova per la Chiesa. Continua a leggere

Alcune domande inquietanti sul caso “Kim Davis”

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Mentre Bergoglio sembra aver convocato alcuni vaticanisti e canonisti, oltre a Francesco Coccopalmerio per studiare una formula per punire Viganò, sembra assai interessante leggere questo articolo, ove vengono attribuiti titoli ecclesiastici cattolici agli occupanti dei Sacri Palazzi, perché il sito è ufficialmente sedeplenista

Segnalazione di Corrispondenza Romana 

di Emmanuele Barbieri

La documentazione fornita dall’arcivescovo Viganò in merito al “caso Kim Davis” fa molto più che smentire la versione dei fatti presentata dall’omosessuale dichiarato Juan Carlos Cruz sul New York Times secondo il quale papa Francesco avrebbe licenziato il nunzio Viganò perché “colpevole” d’avergli sabotato il viaggio in USA nel 2015 organizzando un incontro, non voluto dal Papa, con la signora Davis, paladina della battaglia contro le “nozze gay”.

Secondo Cruz il nunzio Viganò avrebbe fatto incontrare papa Francesco con la signora Davis senza che il Papa lo volesse e allo scopo di sabotare la politica bergogliana di apertura alle istanze liberal dell’allora amministrazione Obama. Ne sarebbe seguita l’ira papale e la decisione di licenziare Viganò. Ora però monsignor Viganò fornisce documenti che attestano oltre ogni dubbio che: Continua a leggere

McCARRICK: IL PAPA SAPEVA TUTTO DAL 2013. L’HA “COPERTO” PER CINQUE ANNI. LA DENUNCIA DEL NUNZIO IN USA VIGANÒ.

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“FONDAMENTALE RICORDARE CHE IN QUESTO ARTICOLO SI PARLA DELLA “CONTRO-CHIESA” ECUMENISTA CONCILIARE, CHE OCCUPA I SACRI PALAZZI DAI TEMPI DEL CONCILIABOLO VATICANO II. QUESTA “NEO-CHIESA” NON E’ LA CHIESA CATTOLICA APOSTOLICA ROMANA FONDATA DA GESU’ CRISTO SU S. PIETRO PERCHE’ NON E’ NE’ UNA, NE’ SANTA, NE’ APOSTOLICA, NE’ ROMANA” (Il Circolo Cattolico Christus Rex)

MCCARRICK: IL PAPA SAPEVA TUTTO DAL 2013. L’HA “COPERTO” PER CINQUE ANNI. LA DENUNCIA DEL NUNZIO IN USA VIGANÒ.

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Sconcertante, la Francia sdogana la pedofilia

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Segnalazione Corrispondenza Romana

Incredibile. Un’immoralità perversa e demoniaca sta dilagando sempre più, come un virus mortifero, in un Occidente rimasto senz’anima.

L’ultima notizia in ordine di tempo giunge dalla Francia: una nuova normativa appena approvata dall’Assemblea Nazionale non fissa alcuna età minima per intrattenere relazioni sessuali consenzienti. Ciò significa che, anche qualora il “partner” fosse un minore, non è più possibile parlare di stupro. Questo spalanca le porte alla più bieca pedofilia, se l’atto avvenisse in assenza di «violenza, minaccia, coercizione o sorpresa», come se il consenso di un minore avesse, in termini di maturità, lo stesso valore di quello di un adulto.

Forte l’indignazione popolare verso tale sconcertante legge, soprattutto le organizzazioni, come il Consiglio francese delle associazioni per i diritti dell’infanzia, ed i genitori hanno espresso in merito la più ferma condanna, accusando il Parlamento ed il governo di aver tradito i minori. La magistratura si è, ad esempio, rifiutata di perseguire un 28enne ed un 30enne per lo stupro commesso su due bimbe di 11 anni, in quanto gli avvocati dell’accusa non sono riusciti a dimostrare l’assenza di consenso da parte delle piccole. Incredibile. Il che dimostra quanto sostenuto dall’ex-ministro per i diritti delle donne, Laurence Rossignol: benché la norma, per i ragazzi al di sotto dei 15 anni, caratterizzi come «vincolo morale o sorpresa» l’abuso «della vulnerabilità della vittima, che non ha il necessario discernimento per questi atti», categorie giuridiche come quelle di «vulnerabilità» e «discernimento» lasciano margini interpretativi troppo ampi ai pedofili, per sfuggire a qualsiasi pena o sanzione. Continua a leggere