“Le donne non hanno il pene”. E lo censurano

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L’OVVIO SOTTO ATTACCO NELLA SOCIETA’ FLUIDA E DISTOPICA DEL III° MILLENNIO (N.D.R.)
IL CASO A EDIMBURGO
Graham Linehan escluso dal Fringe di Edimburgo per le sue opinioni sul gender. Il locale: “Non in linea coi nostri valori”. La protesta dei fan

Il dibattito sulla libertà di espressione nella comicità è arrivato ai livelli più alti in seguito alla cancellazione dell’evento del famoso scrittore di Father TedGraham Linehan, al Fringe festival di Edimburgo. Come riportato dal Daily Mail, l’evento è stato interrotto a causa delle sue visioni critiche sulla questione di genere, scatenando indignazione tra i fan e critiche verso il festival stesso. Il locale che doveva ospitarlo, il Leith Arches, ha detto di aver annullato l’evento perché le opinioni dell’artista sulle questioni transgender non erano “in linea con i nostri valori generali”. “Non supportiamo questo comico o le sue opinioni e non gli sarà permesso di esibirsi nella nostra sede”.

La posizione di Linehan sulle questioni di genere

Linehan è famoso per la sua ferma credenza che le donne non possono avere un pene e “chiunque sostenga il contrario è un estremista”. Una posizione molto netta contro la possibilità di “autoidentificazione” del genere. Le sue opinioni però hanno portato all’annullamento del suo spettacolo al Leith Arches di Edimburgo, decisione che Linehan ha deciso di sfidare con una performance all’aperto davanti al Parlamento scozzese a Holyrood. Questa iniziativa ha attirato un considerevole numero di fan e ha suscitato molti commenti, tra cui quello di una spettatrice che ha dichiarato: “È osceno che sia stato cancellato per opinioni che la maggioranza della popolazione ha”.

Linehan contro gli attivisti trans

Nonostante le paure di possibili scontri con gruppi trans, lo spettacolo si è svolto senza intoppi. Linehan ha energicamente dichiarato alla stampa che “gli attivisti per i diritti dei trans devono essere completamente sconfitti”, elogiando i suoi fan per il loro sostegno e rivelando come la pressione su di lui e la sua famiglia l’abbia fatto ricorrere ai farmaci per l’ansia.

La libertà di espressione comica sotto attacco?

Il dibattito sulla libertà di espressione comica si è inasprito quando Andrew Doyle, organizzatore dello spettacolo Comedy Unleashed di Linehan, si è rivolto a Twitter annunciando che anche il locale alternativo aveva cancellato l’evento. Tuttavia, Linehan ha deciso di svolgere comunque lo spettacolo di fronte al parlamento scozzese, dichiarando al termine della performance: “Non ho mai visto nulla di così folle come gli ultimi due giorni”.

Linehan, attraverso le sue azioni, non ha solo sfidato le decisioni del festival, ma ha anche sollevato nuove domande sulla libertà di espressione nel mondo della comicità, mettendo in evidenza la tensione tra le opinioni personali degli artisti e le sensibilità del pubblico.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/le-donne-non-hanno-il-pene-e-lo-censurano/

Il ddl Zan & C. produrrebbe l’effetto di rovesciare l’ordine etico della società

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In Parlamento si discute sul testo unificato che contiene il Ddl contro l’omotransfobia. Quali saranno le ricadute se dovesse diventare legge? Cosa si potrà dire e cosa no? Avremo ancora un diritto d’opinione o questo segnerà la fine del libero pensiero? Ne abbiamo parlato con Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita.

di Ida Giangrande

Il quotidiano Avvenire ha ospitato l’onorevole Alessandro Zan per spiegare che il testo unificato delle proposte di legge in materia di omotransfobia non sono liberticide e che per i cattolici non c’è nessun problema per quanto riguarda il diritto d’opinione e di credo religioso. L’hanno convinta le rassicurazioni dell’on. Zan?

In effetti l’on. Zan ha precisato che l’estensione dell’attuale art.604 bis del Codice penale non riguarderebbe la «propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico». Sembrerebbe, quindi, che in caso di approvazione delle modifiche proposte, ai cattolici sarà possibile affermare che gli eterosessuali sono superiori agli omosessuali o, se si preferisce, che gli omosessuali sono inferiori agli eterosessuali. Sarebbe inoltre consentito, sempre secondo Zan, affermare pubblicamente che l’omosessualità è una «grave depravazione», come sancisce il punto 2357 del Catechismo della Chiesa cattolica. Bene, questo ci tranquillizza. Ciò che, invece, ci lascia alquanto perplessi è il secondo aspetto del ragionamento di Zan. Secondo il deputato del PD, infatti, ciò che verrebbe punito è la discriminazione o l’istigazione alla discriminazione basata su motivi di genere, orientamento sessuale e identità di genere, e la violenza o la provocazione alla violenza basata sempre sui predetti motivi.

Quali sono gli elementi che la lasciano perplessa circa la discriminazione e la violenza?

Ci sono due obiezioni che subito mi vengono in mente. La prima riguarda la definizione del concetto di discriminazione che la proposta di legge non chiarisce. E non è un problema da poco se si formulano alcune ipotesi che certamente interessano cattolici e relativa Chiesa. Se, per esempio, il Rettore di un Seminario diocesano decidesse di non ammettere o di espellere un seminarista perché pratica l’omosessualità, integrerebbe evidentemente un atto di discriminazione sanzionabile ai sensi dell’art. 604 bis, lett. a) del Codice penale, secondo la riforma voluta da Zan. Stessa cosa se un parroco decidesse di non dare un incarico pastorale ad un omosessuale convivente e militante per i diritti LGBT, o decidesse di non affidare i ragazzi dell’oratorio per un campo estivo ad un responsabile scout che si trovasse nelle stesse condizioni. Nell’identica situazione di troverebbe un parroco che rifiutasse la provocazione di due lesbiche conviventi e militanti per i diritti LGBT che chiedessero, per la strana coppia, una benedizione in chiesa.  Discriminazione sarebbe considerata anche quella di un pasticciere cattolico che si rifiutasse di confezionare una torta “nuziale” per la cerimonia di un’unione civile tra due omosessuali. O un fotografo cattolico che rifiutasse di prestare il proprio servizio fotografico per un’analoga cerimonia. Le ipotesi potrebbero proseguire fino all’esclusione di un uomo che si “sente” donna dall’accesso ai bagni riservati alle donne, o dall’accesso agli spogliatoi femminili di una piscina. In questo caso la discriminazione avverrebbe sulla base dell’identità di genere. Sempre rispetto a questo tema, un istituto scolastico non potrebbe imporre un codice di abbigliamento ad un insegnante transessuale o persino ad un docente Drag Queen, perché il variopinto trucco e l’eccentrico costume costituirebbero un’espressione dell’identità di genere tutelata per legge. La scuola non potrebbe porre in essere una discriminazione nei confronti dell’insegnante come i genitori non potrebbero rifiutarsi di mandare i propri bimbi a scuola con una simile maestra. Raccogliere, poi, le firme per protestare contro l’istituto scolastico integrerebbe un’istigazione alla discriminazione. Né sarebbe, ovviamente, consentito ai genitori impedire che i propri figli partecipino ai cosiddetti “corsi gender”, quelli appunto basati sul concetto di identità di genere.  Continua a leggere