Il Papa va in difesa dell’islam. Ma cala il silenzio sui cristiani

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Fanno discutere le parole di Francesco sugli uiguri in Cina. C’è chi reclama più attenzione per i cristiani perseguitati

Papa Francesco è anche il pontefice dei popoli che abitano le “periferie economico-esistenziali”. E tra queste popolazioni possiamo annoverare gli uiguri, minoranza islamica che risiede nello Xinjiang, una regione della Repubblica popolare cinese. Qualche giorno fa, Jorge Mario Bergoglio ha usato questo aggettivo nei confronti dei fedeli islamici che abitano il nord ovest della Cina: “perseguitati”.

Pechino – come ripercorso dall’agenzia Nova – ha risposto attraverso le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian. E la replica non può essere inserita nell’elenco dei “buoni uffici” che hanno accompagnato in questi anni le due realtà geopolitiche protagoniste di questa vicenda.

Le parole del Santo Padre sono state considerate infondate: le autorità cinesi hanno voluto sottolineare con l’ufficialità del caso la loro contrarietà. La questione è complessa, se non altro perché tutto questo avviene mentre Santa Sede e Cina si apprestano a firmare, a meno d’improvvisi ripensamenti, il rinnovo dello storico accordo per la nomina dei vescovi (e per il riconoscimento della legittimità spirituale del vescovo di Roma nella nazione asiatica). Come spiegato da Emanuel Pietrobon, non siamo comunque dinanzi ad una crisi diplomatica tra Vaticano e Repubblica popolare. Francesco è il pontefice che ha speso parole al miele per Pechino, ammettendo di sognare un viaggio nella capitale della nazione governata da Xi Jinping. Una visita apostolica che costituirebbe un unicum. Bergoglio, soprattutto per via della pandemia e delle sue conseguenze, non ha per ora potuto esaudire il progetto, che non è tuttavia stato riposto.

Quel patto – l’accordo tra Cina e Vaticano – è il fiore all’occhiello della strategia del multilateralismo diplomatico. Papa Francesco e il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin hanno difeso l’accordo con la Cina dalle critiche biennali dei tradizionalisti: il Vaticano è convinto che il patto serva a tutelare i milioni di cattolici cinesi; la destra ecclesiastica avrebbe preferito evitare la creazione di qualunque sinergia, e legge la novità come una mossa geopolitica poco ragionata. La presa di posizione di Papa Francesco sugli uiguri, a ben vedere, rientra nella tipiche scelte pastorali di questo regno: nel 2017, il vescovo di Roma si schierò in difesa dei Rohingya, un’altra minoranza di fede islamica che abita nel Myanmar.

I “popoli” cui guarda Papa Francesco

Stando alla interpretazione data dal vaticanista Sandro Magister, Jorge Mario Bergoglio non cita popoli a caso, ma li sceglie: “Il papa li identifica con la moltitudine dei reietti da cui il papa vede prorompere ‘quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino del pianeta’”. Bergoglio andrebbe in cerca dunque di un “popolo mitico”, che sarebbe composto da tante singole esperienze identitarie e che per il Santo Padre è vittima di quella che chiama “economia dello scarto”. Un atteggiamento – questo dello “scarto” – che oltrepasserebbe l’economia, per tangere macro-problemi bioetici quali l’aborto. Un’altra interpretazione che i conservatori criticano, perché alimenterebbe la “confusione” tra i cattolici, confondendo appunto il piano del pratico, ossia quello economico, con quello dei valori non negoziabili.

Insomma il Papa – annotano dal fronte dei critici – , sulla scia di queste sue “preferenze”, si dimenticherebbe dell’Occidente ormai secolarizzato, ma non delle minoranze religiose e non, come quella degli uiguri. Qual è l’argomentazione che viene sollevata dagli “anti-bergogliani”? In genere, i critici affermano che il Papa si interessa poco di cristiani perseguitati: il vescovo di Roma si concentrerebbe di più su queste popolazioni, per quanto appartengono a confessioni religiose diverse rispetto a quella cristiano-cattolica. Il problema sarebbe tutto interno alle priorità della pastorale. In realtà, il primo pontefice sudamericano della storia ha in più circostanze citato nei suoi discorsi il dramma dei cristiani perseguitati ma, pure in questo caso, gli oppositori vorrebbero più chiarezza comunicativa, oltre che una crescente attenzione sul “prossimo”, che per i conservatori è in primis il “cristiano” e poi tutto il resto.

Quanti sono i cristiani perseguitati nel mondo

Presentare un computo preciso dei cristiani perseguitati nel mondo non è un’operazione semplice. Ogni anno, alcuni report, si occupano di fotografare la situazione mondiale. Alcune delle nazioni in cui avvengono le persecuzioni, del resto, non sono giornalisticamente accessibili con facilità. E allora bisogna affidarsi al lavoro delle associazioni, degli enti o delle realtà che si occupano nello specifico di come chi professa la fede cristiana venga trattato sul globo terrestre. Silvio Dalla Valle, interpellato da IlGiornale.it, fa parte dell’associazione Luci sull’Est, che ha costruito un vero e proprio “Osservatorio sulla cristianofobia“. ” É difficile – esordisce Dalla Valle – essere certi del numero di cristiani perseguitati nel mondo”. Sì, perché anzitutto bisogna operare attraverso qualche distinguo: ” Secondo l’autorevole rapporto di Open Doors, l’agenzia americana di aiuto ai cristiani perseguitati, nel mondo sarebbero oltre 260 milioni i cristiani perseguitati. Bisogna comunque distinguere tra i diversi tipi di persecuzione. Quella cruenta – secondo Open Doors nel 2019 sono stati uccisi per la fede 2.983 cristiani – e quella incruenta”. La persecuzione dei cristiani va dunque ripartita per tipologia, ma i numeri raccontano in ogni caso un dramma.

Le ultime evidenze pubblicate da Aiuto alla Chiesa che Soffre sono molto più che preoccupanti. Stando a quei dati, i cristiani non sono mai stati perseguitati come in questo periodo storico. Si pensi alle giovani donne costrette al matrimonio dopo un processo altrettanto forzato di conversione: quante sono? Difficile esibire numeri precisi. Sappiamo che il fenomento esiste, come in Pakistan, dove la questione delle “spose bambine” però è emerso. Esistono nazioni in cui hanno attecchito tragedie sommerse? In Pakistan a volte si arriva a processo, ma la sensazione è che il dramma dei cristiani perseguitati sia più esteso di come appare: “Quest’ultima – ci dice Dalla Valle, riferendosi alla persecuzione “incruenta” – colpisce, secondo la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, oltre 300 milioni di cristiani che vivono in terra di persecuzione. Questi cristiani patiscono l’umiliazione, le vessazioni, in tanti casi sono ingiustamente accusati del cosiddetto crimine di blasfemia e messi in prigione. Tante volte hanno le loro case distrutte e costretti a andare via dai loro villaggi. Più grave ancora sono le ragazze rapite e fatte sparire, tante di loro obbligate a “convertirsi” e sposare il loro aguzzino”. Le statistiche non hanno la capacità di essere esaustive.

Chi sono gli uiguri

Il popolo cui Bergoglio si è riferito da ultimo con la qualifica di “perseguitati” non è uno dei tanti: è particolare. C’è, nella mossa del Papa, una componente storica, cioè un vero e proprio strappo con quello che ci si sarebbe aspettati in virtù delle rinnovate relazioni tra Santa Sede e Cina. E il gesuita è di certo un vescovo capace di stupire, come ha dimostrato più volte durante questi sette anni e mezzo di permanenza sul soglio di Pietro. Nessun pontefice prima dell’argentino aveva portato alla ribalta la vicenda degli uiguri del nord ovest cinese. Bergoglio in passato si è detto preoccupato per la situazione di Hong Kong, ma per i tradizionalisti, gli avvertimenti del successore di Pietro su quello che accade da quelle parti del mondo non sono mai sufficienti. La domanda diviene allora retorica, oltre che spontanea: perché gli uiguri sì e la repressione cristiana ad opera dei cinesi – quella che viene ventilata per esempio dal cardinale conservatore ed ex arcivescovo di Hong Kong Joseph Zen – no?

Padre Abbè Guy Pagès, sacerdote francese esperto d’islam, e oggi impegnato nel fronte dei cattolici che chiedono a gran voce la libertà di culto all’interno del quadro delle restrizioni imposte Oltralpe per via della diffusione del Sars-Cov2, ci ha aiutato a focalizzare l’annoso problema degli uiguri, spiegando: “Per lo più – ha dichiarato, tenendo conto del punto di vista del consacrato, che è ritenuto un conservatore – musulmani sunniti, gli uiguri sono un popolo di lingua turca di 25 milioni di persone, di cui la metà vive in Cina. Il loro progetto separatista è oggi sostenuto dal Partito islamico del Turkestan (PIT), classificato come ‘organizzazione terroristica’ dall’Onu nel 2003, che mira a creare uno Stato islamico, che non impedisce ai suoi jihadisti di combattere a migliaia in Siria, con l’aiuto di kamikaze e bambini soldato. La Cina li sta rieducando per prevenire i loro numerosi attacchi”. Quindi la Cina starebbe in realtà prevenendo. E questa sensibilità del pontefice, ancora una volta, potrebbe essere interpretata come una mano allungata nei confronti della religione islamica, nello spefico verso l’emisfero sunnita.

La scelta di Francesco

Come mai allora Francesco ha optato per una scelta così inusuale rispetto al contesto diplomatico avviato con il colosso cinese? Il segretario di Stato degli Stati Unti Mike Pompeo si è affrettatto nel dirsi “grato” al Santo Padre per la sua presa di posizione sugli uiguri.

Pompeo è fortemente contrario all’accordo tra Cina e Vaticano. Quando si è recato in Italia l’ultima volta, il membro dell’amministrazione guidata da Donald Trump, che dopo i risultati delle presidenziali è ormai uscente, ha persino chiesto alla Santa Sede di non rinnovare quel patto per mantenere l’ “autorità morale” che il Vaticano può vantare sul consesso globale. Tutto suggerisce come questo strappo sugli uiguri non sia destinato ad inficiare sui buoni uffici che intercorrono tra i sacri palazzi e Pechino, ma certo la strategia di Francesco sulla minoranza islamica ha fatto discutere anche coloro che si occupano di cristiani perseguitati.

Come Silvio Dalla Valle, che sul punto ci ha detto quanto segue: “Non sono in grado di rispondere al perché Papa Francesco ha ricordato la minoranza islamica perseguitata in Cina e si mostra poco attento, al meno in apparenza, alla persecuzione dei cristiani nel mondo. Questo atteggiamento di Papa Francesco è comunque sconcertante e sorprendente, speriamo ci venga fornita una spiegazione”.

DA

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/papa-ricorda-minoranza-islamica-non-i-cristiani-perseguitati-1905539.html

Nigeria, decapitato Andimi. I cristiani sono carne da macello per gli islamisti

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Aveva chiesto a sua moglie di prepararsi ad essere paziente e di avere cura dei loro figli se non fosse riuscito a rivederli, «non piangete, non preoccupatevi, siate sempre grati a Dio per tutto». Così Lawan Andimi, guida locale della Christian Association of Nigeria (Can), nel filmatogirato dai suoi rapitori, diffuso tra gli altri dal giornalista Ahmad Salkida. Ieri il reporter ha diramato l’atroce notizia: «Il reverendo Andimi è stato decapitato ieri pomeriggio (20 gennaio, ndr), il video della sua spaventosa esecuzione con quella di un soldato è stato diffuso alle 14:42. Mi sono assicurato che la famiglia, le autorità e la chiesa fossero debitamente informate prima che la notizia fosse diffusa al pubblico questa mattina».

L’ESECUZIONE DEL REVERENDO ANDIMI

Andimi era scomparso a Michika, nello stato di Adamawa, il 3 gennaio scorso, durante l’ultimo di una serie di attacchi sferrati da Boko Haram dalla foresta Sambisa, roccaforte dei jihadisti, contro le comunità confinanti. Dopo aver confermato di essere stato rapito e di essere stato trattato con riguardo dai rapitori, nel suo accorato appello il reverendo si era rivolto a famigliari e amici, pregandoli di essere forti e di confidare nella volontà di Dio, e ai colleghi della Can e al governatore Ahmadu Umoru Fintri, chiedendo loro di intervenire al più presto per il suo rilascio. Alla durissima esortazione rivolta dalla Christian Association of Nigeria al governo federale per salvare tutti i cristiani ostaggio di Boko Haram e dello Stato islamico (il reverendo Samson Ayokunle, presidente Can, aveva definito il rapimento di Andimi come l’ultima prova della violenta e sistematica persecuzione in atto nei confronti dei cristiani della Nigeria), il presidente Muhammadu Buhari aveva risposto: «Non vedere i terroristi per quello che sono significa fare esattamente ciò che vogliono, dividere i nigeriani».

Assicurando piena collaborazione del governo al rilascio degli ostaggi, Buhari aveva rigettato ogni riferimento a una persecuzione in atto verso i cristiani, «questo governo non tollererà mai l’intolleranza religiosa. Riaffermiamo in modo chiaro e inequivocabile il nostro sostegno alla libertà di praticare qualunque credo si desideri. La politicizzazione della religione – come vietato dalla costituzione – non ha posto in Nigeria».

IL SEMINARISTA PICCHIATO E ABBANDONATO

Poi Andimi è morto. È stato invece picchiato selvaggiamente e poi abbandonato dai suoi aguzzini sul ciglio della temutissima superstrada Kaduna-Abuja, uno dei quattro seminaristi del Buon pastore rapiti l’8 gennaio scorso da uomini non ancora identificati. È stato raccolto con le ossa fracassate da due automobilisti di passaggio e trasportato presso l’ospedale cattolico di Kaduna, dove è stato ricoverato in terapia intensiva. La sua identità e l’entità delle ferite subite non sono stati ancora rivelati, ma secondo una fonte di Aci Africa vicina al seminario si tratta del ragazzo «più testardo e resistente», e potrebbe essere stato liberato proprio «perché i rapitori pensavano che non sarebbe sopravvissuto nelle loro mani».

LA SPOSA DECAPITATA

Il ritrovamento è avvenuto il 18 gennaio, dieci giorni dopo l’irruzione nel campus di un commando armato: Pius Kanwai (19 anni), Peter Umenukor (23 anni), Stephen Amos (23 anni) e Michael Nnadi (18 anni) stanno pagando il prezzo di una situazione che a dispetto di quanto afferma il presidente Buhari è degenerata in tutta la Nigeria dopo il 26 dicembre, quando è stato diffuso il video della brutale esecuzione di 11 cristiani, decapitati da Boko Haram. Rapimenti e violenze si sono inasprite negli ultimi mesi, bande criminali hanno preso di mira i cristiani, sequestrati e assassinati senza pietà. Martha Bulus è stata decapitata nello Stato di Borno con le sue damigelle il 26 dicembre, cinque giorni prima delle nozze: i terroristi di Boko Haram hanno bloccato l’auto su cui viaggiava sull’autostrada che collega Maduguri e Yola e l’hanno massacrata con le amiche solo perché cattolica.

I RAGAZZI DI GORA-GAN

Il 17 gennaio una banda di pastori fulani – spietati islamisti che nei primi sette mesi del 2019 avevano già massacrato 1.400 persone – ha fatto irruzione nel villaggio di Gora-Gan, nello stato di Kaduna, sparando a chiunque incontrassero nella piazza in cui si erano riunita la comunità evangelica: Briget Philip, 18 anni, e Priscilla David, 19 anni, sono morte crivellate dai colpi, Henry Jonathan, 18 anni, Benjamin Peter, 19 anni e Goodluck Andawus, di appena 12 anni, sono stati feriti gravemente.

AIUTATE TEMPI AD ANDARE IN NIGERIA

L’11 gennaio gli aguzzini dei seminaristi si sono messi in contatto con le famiglie per discutere il loro riscatto: su queste notizie l’arcidiocesi mantiene il più assoluto riserbo. Del loro destino e di quello di centinaia di cristiani, come la piccola Leah Sharibu, oggi nelle mani di gruppi estremisti islamici in tutto il paese non si nulla. Per questo rinnoviamo ancora una volta il nostro appello ai lettori: stiamo organizzando un reportage in Nigeria, vogliamo raccontare la tremenda quotidianità della comunità cristiana nell’indifferenza pressoché totale del mondo. Ma per farlo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Qui trovate tutte le modalità per aderire al Fondo che abbiamo creato per sostenere le iniziative di utilità sociale di Tempi, cioè le battaglie che stanno a cuore al nostro giornale. A cominciare dalla libertà per Leah, per i ragazzi del Buon Pastore, per tutti i cristiani in Nigeria.

Da https://www.tempi.it/nigeria-decapitato-andimi-i-cristiani-sono-carne-da-macello-per-gli-islamisti/?fbclid=IwAR1VWGvifVpnwakngOTYtcMnPmmRGU7JQTJaGzFlpsEUG72_hrkkTAS6APE

Nigeria: Boko Haram massacra un intero villaggio di cristiani

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La carneficina è durata per oltre 5 ore: la terribile testimonianza di una superstite ci porta direttamente dentro la dura realtà quotidiana dei cristiani in Nigeria.

Altro massacro in Nigeria, altra testimonianza agghiacciante che – purtroppo – non è né la prima né l’ultima nel paese primo in classifica per la violenza usata contro i Cristiani. Continua a leggere

Allarme persecuzione: sempre di più i cristiani uccisi nel mondo

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La World Watch List 2019 mostra una crescita spaventosa in fatto di persecuzione. Aumentano gli arresti e le condanne senza processo, sale il numero degli uccisi, tornano in lista paesi dove il problema sembrava debellato.

La persecuzione anti cristiana nel mondo è in netta crescita, così come si allunga la lista dei paesi in cui questo fenomeno è all’ordine del giorno. I dati divulgati a gennaio dalla World Watch List di Porte Aperte, relativi al periodo che va dall’1 novembre 2017 al 31 ottobre 2018, ritraggono uno scenario drammatico e a dir poco straziante, di cui i telegiornali spesso riferiscono solo brevi e sporadici cenni. Continua a leggere

Nigeria, la denuncia del vescovo (conciliare): “Così vogliono islamizzarci”

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In fuga da Boko Haram“C’è un piano per islamizzare la Nigeria”, è il grido di allarme del vescovo (conciliare, n.d.r.)  Wilfred Chikpa Anagbe della diocesi di Makurdi alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

“Vogliono islamizzare la parte centrale del Paese, conosciuta anche come Middle Belt nigeriana, che è abitata per la quasi totalità da cristiani. Nel recente attacco del 24 aprile sono morti due preti della mia diocesi assieme ad altri 17 fedeli ma il numero esatto delle vittime non è ancora accertato”, denuncia il vescovo (conciliare, n.d.r.).

Purtroppo non è un caso isolato. Sin dall’inizio del 2018, ben 11 parrocchie della diocesi nigeriana sono state attaccate. Nello Stato del Benue ci sono stati innumerevoli atti di violenza contro la popolazione che è per il 99% cristiana.

Il 18 gennaio è stata persino ritrovata una fossa comune con 72 cadaveri. Non si tratta di Boko Haram, segnala il vescovo che si trovava in Vaticano per un incontro con papa Francesco.

“Le violenze sono perpetrate da mandriani islamisti di etnia Fulani che in passato hanno avuto rapporti, anche stretti, con gruppi terroristi e che sono uniti dal loro obiettivo finale: islamizzare la parte cristiana della Nigeria!”, continua il vescovo. Continua a leggere