Da Spadaro ai gesuiti: perché Bergoglio tifa Draghi

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di Gianfranco Amato

Che cosa lega il peronista Bergoglio al mondialista Mario Draghi, tanto da nominarlo alla Pontifica Accademia delle Scienze Sociali? Le simpatie di Spadaro e della rivista dei gesuiti che gli ha riservato elogi sperticati. Fino ad auspicare per lui un impegno in politica

Cosa può legare il peronista (di simpatie giovanili) Jorge Mario Bergoglio con il mondialista Mario Draghi? Cosa possono avere in comune il campione argentino degli ultimi, degli oppressi, dei poveri con il rappresentante italiano dei poteri forti, dell’oligarchia finaziaria, della plutocrazia globalista? Cosa ha da spartire il Pontefice dei poveri con uno che si è reso responsabile della macelleria socio-economica europea, cosa c’entra il Vicario di Cristo con un esponente di rilievo del Pensiero Unico, dell’ideologia del politicamente corretto, del nuovo umanesimo europeo?

La domanda è più che lecita visto che il Papa in persona ha voluto nominare Draghi membro della Pontifica Accademia delle Scienze Sociali, e visto che lo ha incontrato solo un paio di volte in vita sua.

La prima occasione è stata il 19 ottobre 2013, durante un’udienza personale concessa a Mario Draghi e famiglia, mentre la seconda si è presentata il 6 maggio 2016, quando il Papa ricevette il prestigioso internazionale Premio Carlo Magno – il massimo riconoscimento europeo – nella Sala Regia del Palazzo Apostolico. In quel caso Mario Draghi era seduto tra i massivi livelli politici ed economici dell’Unione, insieme ad Angela Merkel, Jean Claude Junker, Martin Schultz e Donald Tusk. Fu proprio in quell’occasione che Bergoglio, nel discorso di ringraziamento per il premio ricevuto, disse espressamente di «sognare un’Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare». Chi scrisse il discorso al Papa si dimenticò di citare Gesù Cristo, ma sono molti, ormai, nei Sacri Palazzi a ritenere che il nuovo concetto di “umanesimo” possa anche prescindere dalla figura del Figlio di Dio. Continua a leggere

Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti spiazza il Meeting di Cl

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“Populisti siete voi”: il sottosegretario Giorgetti spiazza il MeetingSegnalazione di F.F.

Cl non ha invitato Salvini ma il suo braccio destro si è preso la scena costringendo Vittadini a una lunga replica

Il titolo della kermesse “è sbagliato”, ha esordito Giancarlo Giorgetti. “Oggi il vero nemico della democrazia e della politica è l’ideologia globalista”. Nei confronti del governo “avete un atteggiamento perplesso”. Stoccate a Berlusconi e al Pd. “La Lega è premiata perché ha un capo che è riuscito a creare un collegamento diretto col popolo”.

Non è stato invitato Matteo Salvini al Meeting. Il leader della Lega e ministro dell’Interno non piace alla Cdo a guida Vittadini e le sue battaglie suonano stonate alle orecchie dei vertici della kermesse di Cielle, non certo benevola verso il governo gialloverde. Il pezzo da novanta della Lega invitato oggi nei saloni della fiera è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il cui intervento era stato posto nel “recinto” dell’intergruppo per la sussidiarietà. Ma Giorgetti, pur con toni pacati, dal recinto è subito uscito e le ha cantate e suonate anche a Vittadini. Esternando tutta la forza d’urto del “Salvini pensiero”.

“Partirei dal titolo del Meeting”, ha esordito. “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Sorrisino furbetto. “Voglio fare una provocazione. Secondo me il titolo è sbagliato“. Qualche secondo di silenzio. “C’è una citazione di Dostoevskij che a me piace tantissimo: se fai scegliere al popolo tra libertà e felicità, il popolo sceglierà sempre la felicità. Se mi permettete, il titolo dovrebbe essere ‘le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo libero e felice‘. Altrimenti a chi mi accusa di populismo (ha proseguito rivolgendosi con lo sguardo verso Vittadini) io dico attenzione, perché se vogliamo fare il popolo felice la via più rapida è quella del populismo“. Continua a leggere

Salvini: «Questo governo fa paura. I poteri forti proveranno a stroncarci»

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Wall Street Journal: «L’Italia un pericolo per l’euro». Salvini: «I poteri forti vogliono stroncarci»

Secondo il quotidiano il «pericolo» è rappresentato dalle «scosse di mercato rivissute la scorsa settimana sul debito italiano e i nuovi attacchi contro l’establishment europeo da parte dei politici a Roma»

di Paola Di Caro

Il primo era stato Giancarlo Giorgetti una decina di giorni fa: «L’attacco io me lo aspetto, i mercati sono popolati da affamati fondi speculativi che scelgono le loro prede e agiscono». Parole, quelle del sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, che avevano scosso la scena politica, e che erano state subito raccolte da altri esponenti del governo. Come Luigi Di Maio, che si era subito detto pronto a reagire nel caso in cui la tanto temuta tempesta sui mercati dovesse arrivare: «Se qualcuno vuole usare i mercati contro il governo, sappia che non siamo ricattabili. A Palazzo Chigi non c’è Berlusconi che rinunciò per le sue aziende».

L’articolo del Wall Street Journal
L'articolo del quotidiano americano
L’articolo del quotidiano americano

Il 19 agosto a riprendere il tema di un possibile assalto al governo e «all’esperimento italiano» da parte dei «poteri forti» internazionali è stato Matteo Salvini, con un duro avvertimento: «Cercheranno di stroncarci, ma non arretreremo di un millimetro. Quasi ad aprire un fronte polemico preventivo, anche — forse — per reazione ad un articolo del Wall Street Journal secondo il quale la fine della «lunga maratona» per salvare la Grecia segnerà «la chiusura della crisi dell’Eurozona», se non fosse però «per l’Italia e il fastidioso timore che l’euro non sia dopo tutto così stabile». Un «pericolo», quello italiano, rappresentato dalle «scosse di mercato rivissute la scorsa settimana sul debito italiano e i nuovi attacchi contro l’establishment europeo da parte dei politici a Roma», che potrebbero portare ad una «destabilizzante fuga dei capitali». Il giornale finanziario spiega che il banco di prova decisivo sarà in autunno, quando « il governo populista italiano dovrà presentare la legge di bilancio e spiegare come coprirà le sue costose promesse agli elettori».

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https://www.corriere.it/politica/18_agosto_19/salvini-questo-governo-fa-paura-poteri-forti-proveranno-stroncarci-beb70a00-a3c4-11e8-9b60-adccaa96935d.shtml Continua a leggere

Il no di Mattarella? Tra scelte politiche e poteri forti

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Risultati immagini per Mattarella e i poteri fortiScritto e segnalato da Marco Milioni

I motivi per cui il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha de facto detto no ad un esecutivo composto da Lega e M5S con Paolo Savona all’Economia e Giuseppe Conte premier sono oggetto di uno scontro durissimo. E lo saranno a lungo. E come succede in casi del genere i motivi di scelte tanto drastiche scatenano reazioni di ogni tipo: ci sono gli insulti sul web. C’è la critica dura e meditata di un costituzionalista di rango come Massimo Villone, sino a giungere ai j’accuse di Massimo Fini e Ugo Mattei. Il tutto lascia intuire che la posta in gioco sia altissima.

Ora sarebbe importante riuscire a capire se il niet del capo dello Stato abbia davvero solo delle generiche correlazioni con la necessità di tutelare i risparmiatori o se sotto ci sia dell’altro. Anzitutto chi sono i risparmiatori cui si riferisce Mattarella? Sono i signor Bianchi e le signore Rossi che hanno messo via un po’ di Btp? Sono i grandi stake-holder che di mestiere fanno profitto col debito pubblico delle nazioni? Per cercare di fare un po’ di luce in questo antro occorre dare conto di una indiscrezione che gira da diverse ore tra i parlamentari veneti eletti di recente tra palazzo Madama e Montecitorio. Una indiscrezione secondo cui persone vicinissime a Mattarella avrebbero sconsigliato al capo dello Stato di permettere che un ministro considerato poco incline ai desiderata dei grossi investitori sui titoli di Stato mettesse gli occhi sul bauletto che al dicastero dell’Economia contiene uno dei segreti meglio custoditi e più oggetto di polemiche degli ultimi anni: quello dei derivati sottoscritti dallo Stato a garanzia del debito pubblico. Continua a leggere