Chi sono gli 007 che “spiano” la Meloni

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Chi sa leggere tra le righe, capirà cosa il prossimo premier dovrà fare, perché le fonti di intelligence dell’autore sono reali. Sottolineiamo il “dovrà” perché almeno dalla crisi economica del 2008 ogni Presidente del Consiglio dell’Unione Europea deve obbedire all’agenda sovranazionale. Non esiste movimento che si presenti alle elezioni ed ottenga risultati, che possa fermarla, se non “la mano di Dio”. Tutto il resto è propaganda. (.n.d.r.)

 

Missione: “ritorno al futuro”. All’estero, Giorgia premier non lascia indifferenti: entusiasma, inquieta, incuriosisce. Per questo le più influenti intelligence – dalla Cia americana all’inglese MI6 fino alla Siaz, la struttura dei servizi russi che risponde direttamente al presidente Putin e perfino i cinesi del Guojia – sono in Italia in “visita turistica”, in attesa delle elezioni politiche che in prospettiva potrebbero anche terremotare il placido Quirinale di Sergio Mattarella.

L’obiettivo è monitorare innanzitutto Fratelli d’Italia e quei partiti e quei candidati che gravitano nelle zone sensibili dove sono presenti le basi Nato, da Aviano a Sigonella, o nelle piattaforme di trasmissione dati di Tim Sparkle di Catania e di Crotone.

Ma ad analizzare gli orientamenti per capire lo scenario in Italia dopo il 25 settembre ci sono anche i cosiddetti “Centri per le strategie preliminari”, la cui esistenza è nota solo a pochi, e che Cossiga non esisterebbe a definirli la versione “millennial” della nostra Gladio, l’organizzazione paramilitare clandestina aderente a ‘Stay behind’, messa su negli anni ‘50 per prevenire eventuali attacchi sovietici. Si tratta di strutture ascose, sovranazionali e presenti in città strategiche del mondo, tra cui Washington, Mosca, Pechino, Gerusalemme, Teheran, Edimburgo, Berlino. I nostri Servizi, dal Dis all’Aise, da anni cercano di saperne di più.

Creare stati d’emergenza

All’interno di queste unità, personale altamente qualificato (militari, scienziati, economisti, politologi, religiosi, imprenditori, informatici, ecc.) raccoglie informazioni, le analizza e stila strategie per i governi, in stretto coordinamento con vari deep state, grazie anche all’utilizzo di tecnologia avanzata, con potenti server forse già in parte beneficiati dai traguardi della ricerca quantistica. Le loro analisi certificano un sistema di gestione globale (finanziario, politico, sociale, tecnologico) al collasso, non più capace di produrre risultati, quindi da sostituire con un vero e proprio cambio totale di paradigma. Ma come e a quale prezzo? Gli ingredienti sembrano quelli delle teorie definite complottiste: nelle visioni finora trapelate, ancora molto teoriche, si dice infatti che bisogna rompere le regole del “contratto”, creando degli “stati di emergenza”. Ed ecco che, in uno scenario distopico, pandemie, carestie e guerre possono diventare le cause migliori per orchestrare manovre “speciali”.

Il “Great reset”

Già Karl Schwab, patron del forum economico di Davos, come anche il principe Carlo d’Inghilterra, tra gli altri, hanno parlato del “Great reset” e di come realizzarlo attraverso una nuova infrastruttura globale politica, economica, sociale, tecnologica, persino religiosa. Le analisi descrivono la creazione di una piattaforma unica di Stati democratici occidentali (Usa, Europa, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e di tutti quelli che vi vorranno aderire) con una sola governance compatta a dettare la linea. Senza farneticare, già Papa Bergoglio, nell’enciclica Laudato sí, evidenzia che “è arrivato il momento di costituire un organismo globale che abbia potere economico e politico sui singoli Stati”. Sempre Francesco ha parlato della proprietà privata come di un bene non più indispensabile e ha auspicato un reddito universale per tutti gli abitanti della terra. E ancora: togliere il cash per combattere l’evasione fiscale, il terrorismo e la criminalità e rendere tutto digitale; sì a una valuta digitale unica con cui controllare tutto e tutti e contribuire al progetto di globalizzazione e interconnessione. Le criptovalute private saranno bandite come già stanno facendo alcuni Stati, Cina in testa, dove si ritiene più funzionale controllare e contribuire al processo di globalizzazione, rendendo tutto e tutti interconnessi, manipolabili e orientati dagli algoritmi. Del resto, come si è visto su Raiuno, nel servizio dalla Cina di Marco Clementi per l’innovativa trasmissione “Codice”, le prove generali sono già in corso nella città di Chongqing. D’altro canto, Microsoft ha già preparato la sua valuta digitale così come Amazon, che tra l’altro, con il recente acquisto del robot per le pulizie domestiche Rumba, acquisirà anche le mappe delle nostre case e accelererà i pagamenti biometrici con la semplice scansione del palmo della mano. Con buona pace della nostra privacy.

Esecutori in Italia

Mario Draghi è ancora considerato il diligente esecutore di questa agenda ed il Pd il partito prescelto per eseguire il programma in Italia ma, a parte il Governatore Bonaccini in Emilia-Romagna con il suo Tecnopolo che ospita il Supercomputer europeo, il Nazareno di Enrico Letta naviga nell’inconsapevolezza più totale. Ormai i singoli Paesi contano sempre di meno, non hanno futuro, così come la politica parlamentare: si segue solo un’agenda sovranazionale, cioè globale, come quella Onu 2030.

Ma se in Italia dovesse vincere la destra, come riuscirà questo nuovo sistema orwelliano a rimanere a galla? Una cosa è certa: questa volta, per dirla con Sorrentino, ci vorrà davvero la ‘mano di Dio’ per sistemare le cose. Ed il piccolo mondo antico italiano, con le sue camarille, appare sempre più anacronistico e, nonostante Super Mario Draghi, ancora non si riesce neppure a fare una rete unica. Se il possibile non lo stiamo facendo, almeno per i miracoli di solito sappiamo attrezzarci.

Luigi Bisignani, Il Tempo 14 agosto 2022

Psicoreato, ci siamo. Ecco il programma per individuare gli “estremisti”. In base a “sensazioni”

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di Aldo Maria Valli

Signore e signori, lo psicoreato, previsto da George Orwell nel suo romanzo distopico 1984, sta diventando realtà.

Orwell immagina che il thoughtcrime (crimethink nella neolingua) sia il reato che consente di applicare lo strumento repressivo per eccellenza nel sistema totalitario descritto nel libro. In 1984 commette infatti psicoreato chiunque osi anche solo pensare qualcosa che non sia in linea con le teorie del Grande Fratello. A tal scopo il Partito ha istituito un apposito reparto di controllo e repressione, la Psicopolizia. In genere lo psicoreato è segnalato alla Psicopolizia dagli onnipresenti teleschermi, ma si può anche essere scoperti direttamente da un agente della Psicopolizia in incognito oppure essere traditi da colleghi, amici e perfino parenti. I responsabili, una volta individuati e arrestati, vengono condotti nel ministero dell’Amore, dove, dopo apposito trattamento (torture, umiliazioni) il cervello viene ripulito, in modo che al posto di strane idee contenga solo amore incondizionato: ovviamente per il Partito e per il Grande Fratello.

Ebbene, oggi, nella realtà, la polizia britannica ha lanciato un programma, già operativo, per denunciare persone (anche conoscenti, amici e parenti) colpevoli di “visioni estremiste”, così che possano essere opportunamente rieducate.

Il programma si chiama Prevent e viene presentato così: “Può essere difficile sapere che fare se sei preoccupato che qualcuno vicino a te stia esprimendo opinioni estremiste o odio estremo, qualcosa che potrebbe portare queste persone a danneggiare loro stesse e gli altri”. Pertanto, ecco che “la polizia protegge le persone vulnerabili dallo sfruttamento da parte degli estremisti”. Lo fa, appunto, mediante Prevent, programma del ministero degli Interni, dove si possono leggere esortazioni di questo tipo: “Agisci presto e comunicaci le tue preoccupazioni in confidenza. Non sprecherai il nostro tempo e non rovinerai vite, ma potresti salvarle”.

Non troppo diversamente dalla Psicopolizia orwelliana, Prevent “aiuta” le persone che coltivano idee strane. Per dimostrarlo, il sito propone alcune storie che descrivono interventi di correzione di cittadini “affetti” da visioni vagamente definite di “estrema destra” e da altre caratterizzate da estremismo islamico. Curiosamente, non è descritto nemmeno un caso di persone “affette” da idee di estrema sinistra.

La prima storia descritta parla di uno studente di nome John che “ha iniziato a condividere post di estrema destra sui social media e a partecipare a manifestazioni”. Proprio “dopo aver invitato un insegnante a una manifestazione estremista, John è stato indirizzato al programma Prevent dal suo college”. Continua a leggere

Fascistometro, il sondaggio (ridicolo) ma contro la privacy, de L’Espresso

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Scritto e segnalato da Antonio Amorosi

Fascistometro sondaggio de L’Espresso. Da ridere e utenti rischio tracciamento

L’Espresso e la scrittrice Michela Murgia fanno sondaggio: Quanto gli italiani sono fascisti. Comicità involontaria e gli utenti rischiano di essere tracciati

Fascistometro sondaggio de L'Espresso. Da ridere e utenti rischio tracciamento

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Facebook: Obama violò senza problemi la privacy degli americani, ma se lo fa Trump…

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

PERCHE’ DUE PESI E DUE MISURE? (N.D.R.)
Ad Obama fu permesso di rubare i dati dei cittadini americani e di utilizzarli per la campagna elettorale, ma quando lo ha fatto Trump si è gridato allo scandalo
di Giampaolo Rossi

(LETTURA AUTOMATICA)

Carol Davidsen è stata il capo Dipartimento “Media Targeting” dello staff di Obama nelle elezioni del 2012 ed è considerata un’esperta di campagne elettorali online in America. In una conferenza pubblica, tre anni dopo l’elezione di Obama, rivelò qualcosa che allora passò sotto silenzio ma che oggi è dirompente alla luce dello scandalo Cambridge Analityca: “Noi siamo stati capaci di ingerire l’intero social network degli Stati Uniti su Facebook”.
Nello stesso intervento affermò che i democratici acquisirono arbitrariamente i dati dei cittadini americani a cui i Repubblicani non avevano accesso; e questo avvenne con la complicità dell’azienda americana che lo consentì tanto che la Davidsen è costretta ad ammettere che “ci fu uno squilibrio di acquisizione informazioni ingiusto”

FACEBOOK CONSENTÌ AD OBAMA DI RUBARE I DATI DEI CITTADINI
Nei giorni scorsi su Twitter, la Davidsen è tornata sulla questione confermando che a Facebook furono sorpresi quando si accorsero che lo staff di Obama aveva “succhiato l’intero social graph” (vale a dire il sistema di connessioni tra gli utenti) “ma non ce lo impedirono una volta capito cosa stavamo facendo”. Continua a leggere