FLASH – J.K. Rowling critica la polizia scozzese per aver registrato come donne degli stupratori trans

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Segnalazione ProVita 

J.K. Rowling, la nota scrittrice della saga di Harry Potter, è ormai da anni sotto attacco da parte degli attivisti transgender per il semplice fatto di aver difeso il sesso biologico. Nonostante gli insulti e le minacce di morte, la scrittrice ha deciso di rimanere coerente con le sue giuste convinzioni, denunciando le ingiustizie causate dall’applicazione dei principi dell’ideologia transgender.

“La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza. L’individuo dotato di pene che ti ha violentato è una donna”, ha twittato sardonicamente la Rowling il 12 dicembre scorso. Il suo tweet era accompagnato da un link a un articolo del Times, che osservava che la polizia scozzese “è stata criticata per aver affermato che registrerà stupri da parte di delinquenti con genitali maschili come commessi da una donna se l’aggressore “si identifica come una donna”.

Nel Regno Unito, solo la penetrazione con i genitali soddisfa la definizione legale di stupro, mentre la penetrazione con oggetti o parti del corpo diverse dai genitali è perseguita come “aggressione sessuale per penetrazione”. Ciò significava tradizionalmente che solo gli uomini potevano essere perseguiti e condannati per stupro nel Regno Unito.

Gli attivisti per i diritti delle donne hanno a lungo sottolineato che i cambiamenti nella definizione legale di chi può essere considerata una donna hanno avuto un impatto significativo sui dati sulla criminalità nel Regno Unito, con “436 stupratori maschi dichiarati donne […] tra il 2012 e il 2018”. Ciò indicherebbe che 436 stupratori maschi che dichiarano un’identità femminile sono stati registrati come donne in quel periodo.

Naturalmente anche questo tweet ha creato un’ondata d’indignazione nella community trans, con molti che prendono posizione per gli stupratori accusando l’autrice di “transfobia”.

FonteWomen are Human

https://www.provitaefamiglia.it/blog/flash-jk-rowling-critica-la-polizia-scozzese-per-aver-registrato-come-donne-degli-stupratori-trans

Arriva in Aula il Testo Unico sul Suicidio assistito. Si può ancora fare marcia indietro

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Segnalazione di ProVita & Famiglia

C’è una data che i pro life devono assolutamente segnare sul calendario: è quella di lunedì 13 dicembre. Quel giorno, infatti, salvo imprevisti, arriverà in Aula alla Camera il Testo Unico sul suicidio assistito. Si tratta di una norma elaborata con un testo base dei relatori Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s) e che, nelle intenzioni dei proponenti, recepisce i quattro criteri indicati dalla Corte per accedere al suicidio assistito: il richiedente deve essere in grado di intendere e volere; essere affetto da patologia irreversibile; dipendere da sostegno vitale; avere delle sofferenze fisiche o psichiche ritenute intollerabili.

Per l’arrivo in Aula della norma si è fissata la data del 13 dicembre dopo che, nel pomeriggio di mercoledì 1 dicembre, le commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera hanno iniziato ad approvare gli articoli del testo e dopo che tutti i gruppi hanno concordato di concludere l’esame del testo entro il giorno 9. Questo accordo sull’iter della norma, attenzione, non implica però che esso si rifletterà anche in Parlamento. Anzi, è più che probabile che assisteremo ad un dibattito piuttosto acceso sull’argomento.

Rispetto a questo, pare verosimile che il centrosinistra, dalle cui fila – come poc’anzi ricordato – provengono i citati relatori del testo, lo appoggerà convintamente. Non a caso il segretario del Pd, Enrico Letta, ha pubblicamente elogiato quest’iniziativa legislativa come «la soluzione più avanzata, in linea con la sentenza Corte costituzionale», dicendosi «fiducioso che si riesca a coprire un vuoto normativo». Il segretario dem considera questa partita fondamentale, a differenza invece del mondo radicale, che guarda con maggiore favore allo scenario referendario.

«Il referendum sull’eutanasia, se non passa, lascia un vuoto», ha invece dichiarato Letta, subito aggiungendo: «Noi cosa stiamo facendo? Noi siamo riusciti ad ottenere che il 13 dicembre vada in aula alla Camera il testo sul suicidio assistito e quel testo è, secondo me, la linea giusta». D’accordo, ma esisterà un’opposizione parlamentare a questo disegno di legge? La risposta, fortunatamente, è affermativa.

C’è infatti da immaginare che il centrodestra, sia di governo sia all’opposizione, non appoggerà con convinzione – o non appoggerà affatto – il testo unico sul suicidio assistito, che non viene visto come una priorità in questa fase di pandemia, campagna vaccinale, rincari di bollette e così via. Tuttavia, e questa è senza dubbio una nota dolente per il mondo pro life, difficilmente assisteremo a quel grande scontro che abbiamo visto sul ddl Zan. Per più motivi. Anzitutto, perché come pretesto per questa legge i loro promotori hanno un argomento forte, per così dire, ossia il pronunciamento della Consulta citato da Letta.

Inoltre, sappiamo che anche nel centrodestra esiste – per lo più, e non da oggi, in Forza Italia – una componente, per quanto minoritaria, liberal e che guarda con favore a molte battaglie del mondo radicale. Non solo. Se gli oppositori del ddl Zan hanno potuto contare sul supporto, più o meno esplicito, di tante anime interne allo stesso centrosinistra – dalle femministe guidate da Marina Terragni fino al senatore Pd Tommaso Cerno -, con la legge sul suicidio assistito le cose si fanno più complesse. Questo non vuol dire però che la battaglia sia già persa. Guai a pensarlo.

Significa però che sul mondo pro life grava, oggi più che mai, una enorme responsabilità, vale a dire quella di far comprendere tutte le pesanti insidie e i catastrofici scenari che si aprono in un Paese che introduca nel proprio ordinamento il cosiddetto “diritto di morire”. Basta raccontare quel che è accaduto e accade in Olanda, Belgio, Canada, ovunque il presunto diritto di farla finita sia stato codificato. Non occorre dunque inventare nulla, perché una società che perde di vista il dovere di tutelare la vita fino all’ultimo è già spaventosa di suo. Speriamo che se ne rendano conto anche i nostri parlamentari.




Firma la petizione per bloccare il testo unico sul suicidio assistito!

 

Fonte: https://www.provitaefamiglia.it/blog/arriva-in-aula-il-testo-unico-sul-suicidio-assistito-si-puo-ancora-fare-marcia-indietro

Un altro Stato legalizzerà l’omicidio dei bambini?

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Segnalazione di Antonio Brandi

il tempo stringe: il progetto di legge sul suicidio assistito in discussione alla Camera sarà tra poco in aula; sul fronte della vita prenatale, tra pochissimi giorni si terrà il referendum sull’aborto a San Marino per decidere o meno di legalizzarlo. Qui sono in ballo le vite di decine di migliaia di bambini nel grembo materno. In entrambi i casi, Pro Vita & Famiglia è in prima linea.

Immagina per un momento se in Italia non ci fosse stata la legge sull’aborto: immagina che i bambini in grembo fossero protetti ma che proprio ora si chiedesse al popolo di legalizzare la loro uccisione… cosa faresti? Quanto ti impegneresti nella lotta? Ecco, questa è la situazione a San Marino, e noi siamo lì.

Come annunciato, poco prima del giorno fissato per il referendum sulla legalizzazione dell’aborto, abbiamo “circondato” lo Stato fortificato di San Marino, dispiegando camion raffiguranti l’influencer Anna Bonetti e il messaggio: “Il corpo di mio figlio non è il mio corpo. Sopprimerlo non è la mia scelta. #StopAborto”

Qualche giorno fa il presidente Brandi ti ha detto dei molteplici fronti sui quali Pro Vita & Famiglia è impegnata (ho inoltrato la sua e-mail che puoi leggere sotto): si va dall’aborto, al suicidio e all’eutanasia, dalla ipersessualizzazione dei minori all’utero in affitto e la battaglia contro il ddl Zan.

Continua la campagna contro la sessualizzazione dei minori sui media: il docufilm (sconvolgente!) sull’azione di Don Fortunato e Meter contro la pedofilia e la pedopornografia è stato visto da decine di migliaia di persone; le maxi-affissioni di sensibilizzazione continuano a Milano e a Roma. È imminente, inoltre, il lancio della campagna per tutelare il diritto alla vita contro le derive del progetto di legge per incentivare il suicidio dei malati e contro il referendum sull’eutanasia (che in realtà è un referendum per legalizzare il massacro)…

Circolo Cattolico, tu puoi agire in prima persona per proteggere i bambini dall’ipersessualizzazione e la pedofilia, i bambini non nati dall’aborto, e la vita di tutte le persone fragili dall’eutanasia e dal suicidio di Stato.

Non immaginavo che, subito dopo le ferie estive, avremmo dovuto lottare su così tanti fronti…

Davvero! Ecco una lista delle attività appena realizzate e delle sfide che ci attendono…

– Abbiamo depositato una denuncia per il reato di pubblicizzazione dell’utero in affitto (art. 12 c. 6, L 40/2004), vergognosamente realizzata sulla Rai1 durante il programma “Amore in quarantena”. La televisione pubblica aveva presentato il reato dell’utero in affitto come una pratica “meravigliosa” che aveva avverato il sogno di una coppia omosessuale di avere dei bambini. Non potevamo rimanere indifferenti e allora abbiamo attivato la Procura della Repubblica.

– È partita la nostra campagna “Piccole Vittime Invisibili”, contro l’ipersessualizzazione dei minori sui media. Dopo l’inaugurazione al Senato, abbiamo diffuso un docufilm sull’azione di Don Fortunato Di Noto contro la pedofilia e la pedopornografia, e per diffondere il numero verde di assistenza delle piccole vittime. È ancora in corso poi una campagna di maxi affissioni in tutta Italia per sensibilizzare la cittadinanza sui pericoli del web per i minori.

– La Repubblica di San Marino sarà protagonista di un referendum per la legalizzazione dell’aborto, che si terrà il 26 settembre. A San Marino l’aborto è ancora illegale. Se il quesito referendario fosse approvato, sarà possibile abortire praticamente fino al nono mese! Non solo sarebbe un disastro per il piccolo Stato e per i bambini nel grembo ma sarebbe, sul piano simbolico e culturale, una enorme sconfitta per il fronte pro vita in tutta la penisola. Un nostro rappresentante (Maria Rachele) era presente all’inaugurazione della campagna referendaria per il NO.

– Le forze pro morte hanno lanciato un’enorme offensiva: un progetto di legge in discussione alla Camera per legalizzare il suicidio assistito e un referendum che vuole abrogare il reato di omicidio del consenziente per arrivare all’eutanasia “su richiesta” per tutti.

– Continua il nostro tour di sensibilizzazione contro il ddl Zan: in diverse città abbiamo srotolato la bandiera #RestiamoLiberi di 600 mq, organizzando contemporaneamente banchetti informativi, camion-vela e manifestazioni di protesta anche durante le vacanze. L’11 settembre ciò è avvenuto a Como. Grazie a Dio, le discussioni sul ddl Zan sono state rinviate a dopo le elezioni amministrative.

Circolo Cattolico, il lavoro da fare è incredibile: gli attacchi alla vita e alla famiglia provengono da ogni lato e Pro Vita & Famiglia sta mettendo tutte le sue forze in campo… ma rischiamo davvero di non farcela più senza una mano, senza il tuo prezioso aiuto!

A San Marino, Pro Vita & Famiglia sta sostenendo la campagna contro la legalizzazione: siamo già intervenuti in convegni e – tra poco – intendiamo circondare la “Serenissima Repubblica” con camion vela per sensibilizzare la popolazione, spesso disinformata riguardo l’aborto, che non è che un omicidio.

Sul fronte del suicidio assistito e dell’eutanasia, stiamo preparando una campagna di sensibilizzazione nazionale, per svelare le assurdità dell’incentivazione statale del suicidio e del referendum pro eutanasia (sapevi che l’approvazione del quesito legalizzerebbe l’omicidio persino di una persona sana “consenziente”, anche se realizzato in modi orribili come la decapitazione e lo squartamento?)

Sul fronte della campagna contro la sessualizzazione dei minori sui media, già ripresa da diverse televisioni e dalla stampa, il docufilm contro la pedofilia andrà in onda su diverse emittenti televisive e faremo pressione sul Ministro dello sviluppo economico, consegnandogli la nostra petizione, affinché possa essere attuata la legge (che già c’è!) che obbliga gli operatori di comunicazione a pre-installare su tutti i telefoni sistemi di controllo parentale ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori (potranno essere sbloccati solo da adulti). Continueremo a sensibilizzare sul territorio, mediante azioni nella scuola, a livello legislativo ed amministrativo, considerati tutti i mali che l’esposizione ad immagini e messaggi sessualizzati sta già causando da anni ai nostri figli.

Omotransfobia. PV&F: «Nel nostro Primo Report sulle violazioni delle libertà fondamentali centinaia di casi choc che si rischia di replicare qui in Italia»

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Segnalazione di ProVita & Famiglia

“Le leggi anti omotransfobia mettono in pericolo una serie di libertà fondamentali, quali la libertà di espressione del pensiero, di religione, di associazione e la libertà d’iniziativa economica privata. In questo documento abbiamo elencato centinaia di esempi di quello che accade nei Paesi dove vigono leggi anti omotransfobia simili a quella proposta in Italia. Si tratta, per esempio, di casi di violenza, abusi e altre violazioni dei diritti delle donne dovuti all’imposizione del transgenderismo. O ancora ci sono persone denunciate, censurate o attaccate per la loro contrarietà alla partecipazione di maschi trans alle competizioni sportive agonistiche femminili o all’ingresso di maschi biologici nei bagni o negli spogliatoi delle donne” ha dichiarato Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, che ha presentato oggi, al Senato, il primo Report sulle violazioni delle libertà fondamentali causate dalle leggi su l’omotransfobia insieme ai parlamentari Simone Pillon, Lucio Malan e Isabella Rauti e alla collega, membro del direttivo della onlus, Maria Rachele Ruiu.

Sono la scuola e i bambini a preoccupare e ad avere un’attenzione speciale nel Report: “Le scuole di Melbourne – ha sottolineato in conferenza stampa Maria Rachele Ruiu – sono state invitate a non esprimersi più con i termini “mamma” o “papà” in modo tale da essere più “inclusive di genere”. Così come bagni unisex, squadre sportive non-gendered e l’esposizione di bandiere arcobaleno sono tutti raccomandati per migliorare l’inclusività. L’Istituto scolastico Deanesfield Primary School – ha aggiunto – ha adottato la policy dei bagni gender-neutral. Le ragazze così si sono viste costrette a non andare a scuola per non condividere i bagni con i maschi. Qui in Italia già propongono Carriera Alias e bagni gender neutral,  progetti gender che decostruiscono il maschile e il femminile a beneficio della identità fluida, progetti che lodano l’utero in affitto, se io non volessi questo indottrinamento per i miei figli, sarei un’omofoba?”.

Esiste poi tutta una problematica relativa alle carceri e allo sport. “Karen White, maschio di 52 anni che si identifica come donna – ha continuato Coghe – incarcerato in una struttura per donne ha abusato sessualmente di due detenute donne. Ed è da sottolineare il caso di Boyd Burton, divenuto Fallon Fox “campionessa” di arti marziali, trans, che finora ha combattuto come donna e ha dichiarato in un recente tweet indirizzato anche alla Rowling, la scrittrice di Harry Potter, di aver fratturato con gioia il cranio di una sua avversaria, con una frase come «adoro pestare le TERF*» (Trans-Exclusionary Radical Feminist)”.

“Presenteremo oggi, con oltre 240.000 firme raccolte in poche settimane, la nostra petizione contro il Ddl Zan, la legge bavaglio anti omotransfobia, che sarà consegnata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio ed al Presidente del Senato” ha concluso Coghe.

Fonte: https://www.provitaefamiglia.it/blog/omotransfobia-pro-vita-famiglia-ecco-il-primo-report-sulle-violazioni-di-liberta-fondamentali-centinaia-di-casi-choc-allestero-che-si-rischia-di-replicare-in-italia

Vuoi cambiare sesso? Da oggi paga lo Stato

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Farmaci e terapie ai trans. Per i minori serve il consenso dei genitori. Esultano le associazioni gay. I ProVita: “Vergogna di Stato”

di Ettore Maria Colombo

Lo Stato passerà gratuitamente le cure ormonali ai trans. E così, se vuoi cambiare sesso, nessun problema: paga lo Stato. La notizia è clamorosa e ha un che di ‘rivoluzionario’. Volendo usare un freddo linguaggio tecnico-scientifico, si può dire che, a partire da oggi, i medicinali usati nella terapia ormonale per la virilizzazione di donne transgender o la femminilizzazione di uomini transgender saranno a totale carico del Servizio sanitario nazionale.

La decisione viene da due ‘determine’ (’determina’ vuol dire, in burocratese, atto amministrativo di tipo programmatico) dell’Aifa (Agenzia italiana del Farmaco, ente di diritto pubblico che opera sotto la stretta vigilanza del ministero della Salute e del Mef) pubblicate ieri in Gazzetta Ufficiale.

La prima ‘determina’ riguarda i farmaci “usati nel processo di virilizzazione di uomini transgender, previa diagnosi di disforia di genereincongruenza di genere formulata da una équipe multidisciplinare e specialistica dedicata”. Traduzione: l’accesso alla terapia per i farmaci usati per il passaggio da donna a uomo (testosterone e suoi derivati) sarà gratuita, ma potrà avvenire solo dopo una “diagnosi di disforia di genere”, termine scientifico che indica il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso o nel genere assegnatogli alla nascita.

CONTINUA SU: https://www.quotidiano.net/cronaca/vuoi-cambiare-sesso-da-oggi-paga-lo-stato-1.5565279 Continua a leggere

Se l’aborto è libertà e la maternità è schiavitù…

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Uno dei campi di battaglia, tanto per chi difende la vita, quanto per chi la combatte è senza dubbio quello della comunicazione. Lo dimostrano i tanti manifesti che, specialmente negli ultimi anni, sia gli abortisti che i pro life affiggono per sensibilizzare la popolazione.

Da Life News ci giunge ora la notizia di un nuovo grande manifesto comparso nella piccola città texana di Waskom con su scritto: «L’aborto è libertà» e l’indirizzo del sito needabortion.org. Si noti che, per via della Giornata dell’Indipendenza, quella strada sarà molto trafficata e il manifesto potrà essere visto da molti, specialmente per far pubblicità a chi, nella confinante Louisiana, vuole abortire e non può farlo, a causa della legislazione che vieta l’aborto dopo il primo battito cardiaco.

Bel business, quindi, per le cliniche abortiste di Waskom, che moltiplicherebbero, così, il loro “lavoro” e, soprattutto, le loro entrate, sulla pelle di donne e bambini. Guardando, però, al messaggio del manifesto, sorgono spontanee alcune domande. Anzitutto, se l’aborto fosse “libertà”, la maternità cosa sarebbe, una schiavitù? E poi, l’aborto è libertà da cosa? Un figlio è forse una minaccia, qualcuno da cui dover essere liberati?

Una donna che ricorre all’aborto per le più disparate difficoltà nel tenere con sé il bambino, se non viene aiutata da nessuno, sarebbe davvero “libera” di abortire? Non è, piuttosto, “costretta” all’aborto? È “libera” di abortire una donna che non viene informata sulle gravissime conseguenze che questa pratica può arrecare alla sua salute fisica e psichica?

In ultima analisi, resta una constatazione. A differenza di un manifesto abortista, come quello di cui abbiamo parlato, che esprime un’opinione, manifesti pro life come quello di ProVita, si limitano a mostrare una verità: «Tu eri così».

E se tale verità è stata tanto calunniata è per una sola ragione: perché è scomoda.

Luca Scalise

da: Life News

fonte – https://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/se-laborto-e-liberta-e-la-maternita-e-schiavitu/

CONFERENZA STAMPA DEL CONGRESSO DELLE FAMIGLIE. Gli organizzatori e il sindaco: «Accendere i riflettori sulla famiglia»

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COMUNICATO STAMPA

CONFERENZA STAMPA DEL CONGRESSO DELLE FAMIGLIE

Gli organizzatori e il sindaco:
«Accendere i riflettori sulla famiglia»

Verona, 15 marzo 2019

«Il XIII Congresso internazionale sarà uno straordinario laboratorio di idee e promuoverà azioni di sostegno concrete a favore della famiglia, che è e rimane il nucleo fondante della nostra società, secondo anche la Costituzione (articolo 29). Ecco perché il Comune di Verona ha deciso di coorganizzarlo, insieme all’associazione Wcf, concedendo gli spazi della Gran Guardia».

Nette e chiare le dichiarazioni del sindaco di Verona, Federico Sboarina, oggi alla Conferenza Stampa di presentazione del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, per la prima volta in Italia – a Verona – dal 29 al 31 marzo, a cui ha partecipato insieme a Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e vicepresidente del Congresso Mondiale delle Famiglie; Alberto Zelger, consigliere comunale a Verona; Elena Donazzan, assessore all’Istruzione e al Lavoro della Regione Veneto; Massimo Gandolfini, presidente del Family Day; Filippo Savarese, direttore delle campagne di CitizenGo Italia. Continua a leggere

Il trauma post aborto, la sofferenza dei padri che nessuno conosce

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elaborazione_lutto_post aborto

Se c’è un argomento legato all’aborto, di cui non si parla mai abbastanza, è quello del trauma psicologico che esso produce nei potenziali padri che spesso vedono svanire la possibilità e la gioia di avere un figlio, senza poter fare assolutamente niente per impedirne la  soppressione. L’insolito spunto sull’argomento arriva da dove non ce lo saremmo mai aspettati ovvero da Invece Concita, una rubrica quotidiana online e cartacea di Repubblica su cui risponde Concita De Gregorio, firma storica del quotidiano, alle lettere dall’argomento più disparato. Continua a leggere

Caso Corinaldo, parla Crepet: «Insultato perché critico il trap. I genitori sbagliano»

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A Corinaldo, in provincia di Ancona, cinque adolescenti e una giovane mamma di 39 anni sono morti mentre fuggivano da una discoteca piena zeppa di minorenni dove si doveva svolgere un concerto di Sfera Ebbasta, uno dei cantanti trap più in voga del momento.

Pare che a scatenare il panico sia stato un giovane teppista che, pur rubare una catenina a un coetaneo, avrebbe spruzzato uno spray urticante che in poco tempo avrebbe reso irrespirabile l’aria nel locale. Gli inquirenti stanno svolgendo le dovute indagini.

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