Draghi tenta la fuga per la seconda volta: in alternativa, i pieni poteri
di Redazione
Quando in Italia si prospetta una crisi di governo, generalmente diventiamo tutti politologi. Tutti vorrebbero dire la loro per essere i primi ad aver azzeccato il pronostico. E’ la solita mentalità da tifoseria, che ci caratterizza e rende, anche un po’ macchiette, come quelle che ben scimmiottava Alberto Sordi. Onde evitare il toto-governo e le paventate elezioni che servono a far scrivere i giornali d’estate, con l’editoria già in crisi perenne, riteniamo opportuno affidarci a una analisi equilibrata. Ricordiamo che la data del 24 Settembre è fondamentale per i parlamentari, in quanto è quella che garantisce loro il vitalizio. Infine, sappiano bene i nostri lettori che in Italia non ci può essere vera crisi finché essa non produce effetti di radicale cambiamento. A nostro avviso, non c’è alcun partito, oggi, che dia garanzie di questa intenzione.
di Musso
Rispetto alla prima volta situazione più grave: rischio crollo del Btp e l’ora delle scelte ultime. A Chigi un Draghi con pieni poteri, o un premier sacrificabile
La crisi di governo è stata assai ben inquadrata da Federico Punzi: Sua Competenza ha “fin dall’inizio inteso questa esperienza di governo come un’anticamera, un dazio da pagare prima di salire con tutti gli onori al Colle”, mentre invece era una trappola giacché “al Quirinale il piano era dall’inizio la riconferma di Mattarella, e la sua chiamata a Chigi un modo elegante per mettere fuori gioco un titolato pretendente”. Cioè, il nostro aveva già tentato la fuga da Chigi.
Visto che quel primo tentativo di fuga era andato male, continua Punzi, Sua Competenza ne sta tentando un secondo: “coglierebbe al volo l’occasione di una fuoriuscita dei 5 Stelle per sfilarsi anche lui”.
Infatti, egli oggi usa esattamente le stesse parole che usava l’altra volta che ha tentato la fuga: martedì egli “ha rivendicato che tutti gli obiettivi del Pnrr sono centrati … ricordiamo che già mesi fa, poco prima dell’apertura delle votazioni per il Quirinale, fu lo stesso Draghi ad affermare in conferenza stampa di ritenere compiuta la missione assegnatagli”.
E però, pure stavolta i suoi carcerieri cercano di impedirgli la fuga. Conclude Punzi: “ha provato ad andarsene, ma accettando di essere rimandato davanti alle Camere per la verifica, di fatto ha concesso ai suoi carcerieri, Mattarella e Pd, altri cinque giorni, che questi useranno per inchiodarlo alla croce che dovrà portare fino a fine legislatura”.
Differenze fra i due tentativi di fuga
I due tentativi di fuga sono diversi fra loro, per quanto riguarda la crisi energetico-ucraina: perché allora Biden ed i suoi alleati erano persuasi di poter vincere la Russia con le sanzioni e le armi a Kiev, mentre oggi tale esito è tutto meno che scontato.
E sono diversi fra loro, per quanto riguarda la crisi del Btp: perché allora Bce aveva annunciato che avrebbe smesso di comprare titoli di Stato, mentre oggi ha smesso per davvero e, anzi, sta per aumentare i tassi ufficiali di interesse.
Se, fin dal primo tentativo, la situazione appariva a Sua Competenza abbastanza compromessa da spingerlo a puntare tutte le proprie carte su una fuga al Quirinale … figurarsi oggidì che le cose si son fatte molto più gravi.
E non è tutto, perché presto potrebbero farsi ancora più gravi: giovedì 21 luglio, il giorno dopo il previsto reddere rationem al Parlamento italiano, Bce si riunirà e dovrebbe scoprire le carte sul fantasmagorico scudo anti-spread salva-Btp.
Se quest’ultimo confermerà le attese rivelandosi un accrocchio inservibile … e tanto più se esso coinvolgerà strutturalmente il MES (cioè la Troika), allora il Btp crollerà. E con esso le residue speranze di Chigi in un decisivo indebolimento tedesco nel contesto dello scontro in corso fra Usa e Germania. Nonché la residua legittimazione magico-politica di Sua Competenza. L’Iceberg sarebbe infine giunto.
Quindi, se è vero che i due carcerieri son riusciti a tenerlo in gabbia a Chigi quella prima volta, non è detto ci riescano questa seconda volta.
Lo Stato Italiano di fronte alle scelte ultime
Per intanto, Sua Competenza ed i suoi carcerieri hanno guadagnato un vantaggio tattico: i cinque giorni bastano ad anticipare parte di quel crollo del Btp che avverrebbe comunque dopo la presentazione dello scudo anti-spread.
E servono a trovare una scusa per il carattere inservibile di quest’ultimo. Addossandone la colpa su Giuseppe Conte e scaricandola dalle spalle di Bce e di Sua Competenza (che pure il Parlamento tutto pensava avrebbe esercitato una magica influenza su Francoforte).
Un vantaggio tattico, appunto, ma tutt’altro che strategico visto che, se lo scudo anti-spread si presenterà davvero come inservibile, allora la caduta del Btp non potrebbe far altro che proseguire come e peggio di prima. Reuters già scrive che il Btp crollerà comunque, perché il problema è la crescita del Pil: “la situazione fiscale non è la causa, è la conseguenza di quella debolezza” e specifica che Sua Competenza non la ha risollevata.
Sicché, chiunque siederà a Chigi, la Repubblica Italiana si troverà presto di fronte alle scelte ultime: la ristrutturazione del Btp, o l’esproprio di massa di una quota degli immobili, o la mega-patrimoniale sui conti correnti, seguite da un bail-in di massa ed accompagnate dal controllo dei movimenti dei capitali; oppure, meglio, il solo controllo dei movimenti dei capitali … garantendo così il finanziamento del Btp.
Da notare, che il controllo dei movimenti dei capitali sarebbe comunque necessario anche se inevitabilmente avvia la dissoluzione dell’Euro. Esito che è comprensibile non ecciti l’amor proprio di Sua Competenza: trovarsi lui, che firmava le banconote dell’€unico, a firmare quelle dell’€sud o, meglio ancora, della Nuova Lira Italiana.
Un premier sacrificabile, o una mano forte
Orbene, tali scelte ultime non possono essere consensuali: troppi gli interessi ed i diritti (anche costituzionali) in gioco, troppo forti le proteste che verrebbero scatenate, troppa la gente che ha troppo da perdere. Per vararle, servirà un primo ministro sacrificabile, o una mano forte.
Sua Competenza preferirebbe la prima soluzione: andarsene, passando la mano ad un primo ministro sacrificabile (tipo Fernando de la Rúa), per poi magari ricomparire come salvatore della patria ma a cose fatte. Solo, egli non accetta di essere lui il sacrificato.
In subordine, Sua Competenza potrebbe accettare di essere lui la mano forte. Forte, per poteri a disposizione: i poteri di un primo ministro che gode della obbedienza assoluta della larghissima maggioranza del Parlamento, come al principio di questo governo, magari pure oltre la scadenza prevista della legislatura.
A meno di non voler ricorrere ai poteri speciali di uno stato di eccezione, come pure è stato fatto col Covid ed è pure stato immaginato di istituzionalizzare ma, sin qui, senza esito definitivo.
Sicché, sarebbe sbagliato interpretare le preoccupazioni di Sua Competenza come un fatto caratteriale. Non di capriccio si tratta, ma di seri argomenti di una seria trattativa: se davvero i suoi carcerieri preferiranno tenerlo incatenato a Chigi, ebbene in cambio gli dovranno dare tutti i poteri che egli pretende. In difetto, entrerà in scena il primo ministro sacrificabile.