Lo spirito di “Destra” e quello di “Sinistra” davanti alla Pandemia
QUINTA COLONNA
di Matteo Castagna
Il decreto-aperture sta generando molte polemiche perché troppe serrande resteranno comunque abbassate, soprattutto nell’ambito della ristorazione, e per la permanenza del cosiddetto coprifuoco serale. Per analizzare la situazione in maniera realistica e pragmatica occorre abbandonare quella forma di “autismo ideologico”, che pare muovere i ragionamenti di alcuni commentatori, e giungere serenamente ad esprimere un punto di vista scevro di fanatismi e privo della fissazione cospirazionista, che raggiunge il solo scopo di sopravvalutare l’incompetenza.
All’interno di un governo di unità nazionale, ossia un governo di scopo, ci sono sostanzialmente tutte le forze politiche, che con un premier considerato autorevole, deve raggiungere, in un tempo limitato, la finalità di portare il Paese fuori dalla pandemia e dalla crisi economica. Ogni altro argomento è, ovviamente, divisivo e non può avere priorità di fronte alla popolazione che non lavora e alla gente che muore. Resta il fatto che, comunque, le donne e gli uomini al governo hanno visioni antropologiche agli antipodi e stanno assieme per raggiungere, appunto, un obiettivo comune, che non ha colore partitico: salvare l’Italia dalla crisi, guarendola dal virus. Il governo è diviso dalle modalità con cui raggiungere questi obiettivi. Tale divisione è lo specchio di quello che il grande Gustave Thibon chiamava “lo spirito di sinistra e lo spirito di destra”. Anche se sono categorie politiche superate dalla storia e dall’evidenza, lo spirito dell’una e dell’altra sono percepibili, oggi, come se vivessimo nel XIX o XX secolo.
In Diagnosi, Thibon scrive che “è facile definire l’uomo di sinistra come un invidioso o un utopista e l’uomo di destra come un soddisfatto o un “realista” . Il grande uomo di destra (Bossuet, de Maistre, Maurras, ecc.) è profondo e stretto, il grande uomo di sinistra (Fénelon, Rousseau, Hugo, ecc.) è profondo e torbido. Ambedue possiedono tutta l’apertura umana: portano nelle loro viscere il male e il bene, il reale e l’irreale, la terra e il cielo. Ciò che li distingue è questo: l’uomo di destra, lacerato tra una visione chiara della miseria e del disordine umano e il richiamo di una purezza impossibile a confondersi con qualsiasi cosa di inferiore ad essa, tende a separare con forza il reale dall’ideale; l’uomo di sinistra, il cui cuore è più caldo e lo spirito meno lucido, tende piuttosto a confonderli. Il primo, preoccupato di conservare all’ideale la sua altezza e la sua difficoltà di accesso, fiuterà volentieri odore di disordine negli “ideali” che corrono il mondo; il secondo, spinto dalla fretta di realizzare i suoi sogni e forse un po’ disgustato delle ascese severe, sarà portato a idealizzare il disordine. Qui si mescola, là si taglia”. Ergo da un lato si vorrebbe aprire le attività, in sicurezza, per far tornare a vivere, dall’altro si vorrebbe chiudere tutto per paura di sbagliare e senza rendersi conto di cadere, nel migliore dei casi, nel grottesco.
“Imbavaglia e disciplina i demoni che sono in te e nel mondo”, dice lo spirito di destra. “Fanne degli angeli”, ci sussurra lo spirito di sinistra. il guaio è, in quest’ultimo caso, che è infinitamente più facile travestire che trasformare. Continua G. Thibon: “l’ascetismo è a destra, il quietismo a sinistra. La corruzione quietista equivale sul piano religioso alla corruzione democratica sul piano politico: l’una e l’altra sono il frutto di quell’ affanno febbrile dell’essere impotente il quale, non avendo più forze per lottare né riserve per attendere, si affretta – al fine di realizzare senza ritardi né fatica il suo sogno di pienezza e felicità – a confonderlo con qualsiasi cosa. il quietismo e la mistica democratica consistono nel bruciare le tappe…in sogno! La febbre è a sinistra…” Per questo non ci deve essere Speranza! Non vogliamo passare l’estate con la febbre. Draghi è ancora in tempo per intervenire.
Foto dall’archivio de “Il Corriere delle Regioni”
del 23 Aprile 2021
Non complottismo ma realismo
di LUCIANO FUSCHINI
C’è un complottismo che fantastica e vaneggia, senza curarsi di fare i conti con la realtà. C’è d’altra parte l’atteggiamento di quanti sono convinti che molto di ciò che viene martellato quotidianamente da governi e grandi media è propaganda che nasconde le vere motivazioni. Costoro tentano di dedurre le ragioni profonde attenendosi ai fatti noti e cercando di interpretarli e connetterli. Questo non si chiama complottismo: è realismo. I primi 20 anni del millennio sono stati scanditi da eventi epocali, presentati all’opinione pubblica sotto una veste tanto incredibile da configurarsi come fake news sistematiche. Proviamo a individuarne qualche linea riconoscibile e coerente.
La prima enormità che ha aperto il millennio è stato l’evento dell’11 Settembre. Sono riusciti a farci credere che 19 beduini, dopo un corso di pilotaggio di pochi giorni, abbiano sequestrato alcuni grandi Boeing usando come arma dei taglierini, poi abbiano guidato quei mastodonti contro il muro di recinzione del Pentagono, tanto basso da richiedere di guidare il Boeing a pochi metri da terra, e contro due grattacieli. Gli aerei che li hanno colpiti sono stati due ma i grattacieli collassati sono risultati tre. Del terzo si è parlato pochissimo perché avrebbe insinuato dubbi sull’intera storia. Nel giro di poche ore sono stati individuati tutti gli attentatori perché uno strano caso ha fatto ritrovare intatti i documenti di uno di loro nell’inferno di braci e ceneri fumanti. Quello che è successo poi fa comprendere come sono andate presumibilmente le cose. Si cercava un pretesto per invadere Afghanistan e Iraq. L’obiettivo era quadruplice e strategicamente assai rilevante: impadronirsi di un’area decisiva per i rifornimenti di materie prime energetiche; circondare l’Iran; collocare altre basi militari vicino ai confini di Russia e Cina; favorire i disegni di Israele. Questo non è complottismo, è realismo basato sui fatti. Benintesi: l’estremismo islamico esiste, ma non è mai stato una minaccia seria per il resto del mondo, a causa delle sue divisioni interne e della sua debolezza. La conferma è venuta da un altro grande evento di questo inizio di millennio: nel 2014 improvvisamente un’armata internazionale islamica, Isis, faceva la sua apparizione nel vicino oriente, travolgendo ogni difesa in una avanzata che sembrava irresistibile. In realtà quei guerrieri fanatici si spostavano in colonne di automezzi non attraverso la jungla del Viet Nam ma in mezzo a deserti. Erano facilmente individuabili e i cacciabombardieri o i droni della NATO ne avrebbero fatto ferraglia fumante nel giro di poche ore se avessero voluto. Lasciarono fare. Del resto l’internazionale islamica era stata utilizzata da USA e NATO già in Afghanistan contro i sovietici, in Jugoslavia contro i serbi e in Libia contro Gheddafi. In quel 2014 doveva servire a rovesciare il governo iracheno troppo amico dell’Iran, a minacciare l’Iran stesso e a spodestare Assad in Siria, già sotto attacco. La cosa non funzionò per la reazione dell’Iran e l’intervento russo a sostegno di Assad. I terribili e invincibili guerrieri di Allah furono spazzati via in tempi brevi. Questa ricostruzione non è complottismo: è realismo.
Un’altra stranezza è stata la folgorante apparizione di Greta. Ci hanno raccontato che questa ragazzetta svedese ha commosso il mondo piazzandosi davanti a scuola con un cartello che denunciava il riscaldamento globale. In breve è diventata una star, ha parlato all’ONU, ha interloquito con i grandi del mondo puntando il ditino accusatore e spianando la grinta. Doveva essere chiaro a tutti che questo personaggio è stato volutamente creato dal nulla dai media asserviti ai poteri transnazionali, per un fine che evidentemente era il lancio del nuovo grande affare della green economy. Dedurlo non è complottismo: è realismo.
La più gigantesca messinscena della storia dell’umanità è la risposta globale all’epidemia di Covid. Il virus esiste, è molto contagioso e può essere mortale. Negarlo significa collocarsi fra i complottisti deliranti. Tuttavia si tratta di una malattia che uccide lo zero virgola qualcosa per cento della popolazione nel suo complesso. Una percentuale che sostanzialmente non muta sia nei Paesi che hanno imposto clausure rigorose sia in quelli i cui governi si sono limitati a raccomandazioni. L’enfasi data alle centinaia di migliaia di morti negli USA di Trump è tutta propaganda di regime. I nostri 70.000 morti valgono quanto le centinaia di migliaia di americani, perché la popolazione degli USA è di 330 milioni, quindi le percentuali sono analoghe. L’Italia è forse il Paese che ha imposto sacrifici e isolamenti più di ogni altro, eppure è uno dei Paesi che hanno il più alto numero di morti. Si può concludere che museruole e distanziamenti servono a quasi nulla. Allora perché questo massacro di piccole e medie imprese, questa devastazione del settore del turismo, queste reclusioni di bambini e ragazzi che danneggiano o compromettono la loro crescita? Perché questa volontaria distruzione di un’economia e di una società? Per provare a rispondere bisogna riesumare un altro grande evento di questi cruciali 20 anni: la crisi finanziaria del 2008 che ha innescato una profonda crisi economica. Allora non si fece nulla per ovviare alle storture che avevano prodotto il disastro. Ci si limitò, sull’esempio di Obama, a tamponare la frana puntellando le banche con i soldi dello Stato, quindi dei contribuenti, senza che lo Stato entrasse nella direzione degli istituti di credito che aveva salvato. In realtà ora si può capire che i poteri transnazionali (giganti del web, grandi imprese multinazionali, grandi banche, responsabili dei maggiori servizi segreti, talvolta in competizione fra loro ma alla fine capaci di trovare una linea comune nelle conventicole più o meno massoniche) avevano compreso che un tipo di economia era ormai insostenibile e che si doveva operare un totale riassetto. Greta era servita a rendere popolare il tema della green economy, ma ci voleva ben altro. L’occasione è stata offerta da Covid. Bisognava terrorizzare la popolazione mondiale per fare accettare profondi e dolorosi cambiamenti, camuffando il fallimento di un sistema dietro la motivazione sanitaria: la colpa delle difficoltà è del terribile virus ma noi facciamo tutto per il vostro bene. I poteri transnazionali, che controllano governi e grandi media, hanno probabilmente compreso, dopo il crollo del 2008, che il vecchio mondo non funzionava più. I debiti pubblici non più sanabili, il consumismo, il turismo di massa, la pressione eccessiva sull’ambiente, lo spreco di energia, una demografia in continua crescita, la tendenza alla caduta del saggio del profitto, tutto ciò avrebbe condotto a breve termine a un collasso la cui responsabilità sarebbe stata attribuita proprio ai poteri che quel sistema avevano instaurato. Hanno elaborato un piano che è già in pieno svolgimento, anche grazie al Covid. Indulgenza sui debiti pubblici, dopo tanto rigorismo; riduzione della mobilità di massa; green economy; smart working; abbandono dei luoghi deputati ai grandi spettacoli e ai grandi raduni, a favore della fruizione in streaming; digitalizzazione integrale, robotizzazione; controllo di ogni individuo del pianeta attraverso gli strumenti informatico-sanitari e la repressione poliziesca; progressivo abbandono della democrazia parlamentare rappresentativa; reddito di cittadinanza per i milioni di disoccupati che l’automazione creerà; distruzione dei piccoli esercizi commerciali e delle piccole e medie imprese, a favore delle grandi concentrazioni. Per la piena realizzazione del progetto occorre un rafforzamento del ruolo dello Stato, che dovrà regolare i mercati, reperire i fondi per il reddito di cittadinanza e organizzarne la distribuzione, salvare le banche che rischiano nuovi crolli per i crescenti crediti inesigibili. Non a caso serpeggia una certa ammirazione per il sistema cinese, quello di maggiore successo in questo inizio di millennio.
Questa trasformazione è in atto e viene ormai dichiarata apertamente. Si sta svolgendo sotto i nostri occhi un grandioso esperimento che per ora ha pieno successo. Le masse del pianeta sono state facilmente inquadrate in un gregge che segue docilmente il pastore. Il progetto in corso non ha alternative. Non esiste una forza politica di una certa consistenza che abbia un disegno strategico diverso. I cosiddetti sovranisti “di destra” non sono veri sovranisti perché si limitano a qualche critica dell’UE, sono fedelissimi a USA e NATO, i loro capi si affrettano a rendere omaggio a Israele con lo zucchetto in testa, sono proni al dio dei Mercati e alla libera iniziativa privata. Il sovranismo “di sinistra” è ideologicamente inconsistente e ha percentuali paragonabili a quelle delle vittime di Covid.
Tuttavia non è detto che la grande trasformazione già iniziata vada in porto. La green economy è solo uno slogan perché la digitalizzazione e la robotizzazione esigono una quantità crescente di energia, che non potrà essere pulita come si illudono i sognatori della decrescita felice; computer e robot utilizzano materiali come le terre rare, che sono chiamate così proprio perché la loro quantità è molto limitata; i problemi ambientali e demografici sono ormai senza soluzione; le masse di senza lavoro ridotte a vivacchiare con un misero reddito di cittadinanza si aggiungeranno ai bivacchi degli emigrati sfilacciando un tessuto sociale già lacerato; la richiesta di cancellare in tutto o in parte i debiti pubblici non sarà ben accolta dai creditori, tanti e potenti. Al fondo di tutto c’è poi la contraddizione fra un progetto che è improntato a un capitalismo estremo che mette tutto il potere e tutte le ricchezze in poche mani e la necessità di uno Stato forte, non solo fiancheggiatore del capitale ma anche regolatore. La tentazione di imitare il modello cinese è illusoria. In Cina prospera l’iniziativa privata ma vige ancora un piano economico fissato dai poteri pubblici, che orienta e regola l’economia; il credito è pressoché interamente gestito dal potere politico, il commercio con l’estero è diretto dallo Stato, circa la metà delle grandi imprese sono statali o a partecipazione statale. Inoltre la Cina non ha conosciuto la democrazia parlamentare pluripartitica; da 70 anni domina la dittatura di un partito unico; sulla mentalità cinese ha ancora un peso notevole la tradizione confuciana e taoista, a noi estranea. Il modello cinese non è esportabile da noi per tutte queste ragioni.
In conclusione, non c’è una forza politica organizzata che possa ostacolare la trasformazione in corso, ma la forza delle cose è tale che il Grande Reset potrebbe fallire. Ne scaturirebbe non la liberazione dei popoli oppressi ma una barbarie di cui sono già evidenti i segni e che lascerà soltanto macerie. Su quelle ricostruiranno i sopravvissuti.
L’atteggiamento giusto del cattolico davanti alla pandemia Covid-19
di Matteo Castagna
L’EQUILIBRIO È LA MISURA DEL BUON CATTOLICO: CI DISTINGUIAMO PER LA FIDUCIA NELLA SCIENZA CHE NON CONTRADDICA LA RAGIONEVOLEZZA E SANTIFICHIAMO IL MOMENTO PRESENTE!
Possibile che l’atteggiamento del cattolico del Terzo Millennio sia identico a quello del litigioso “no vax” o “no mask”, che passa compulsivamente le giornate da un telegiornale all’altro, da un social al sito che la spara più grossa, quasi a voler far la gara a chi spara per primo la sentenza più roboante e catastrofica, da autentico “profeta” dei nostri tempi? (abbiamo già avuto modo di scrivere sui media e dire in TV che il negazionismo è una posizione idiota! Chi nega l’esistenza del virus, nega la realtà, è un alienato che provoca inquietudine e rischi alla stregua del Pensiero Unico, di cui è il maldestro risvolto della medaglia)
Siamo, davvero, chiamati a fare i cavalieri dell’Apocalisse “de noantri”, senza renderci conto di quanto abbassiamo il livello donatoci dalla fede e di quanto, in tal modo, voliamo basso?
D’altro canto, siamo tenuti, forse, a berci tutto ciò che i media mainstream ci propinano, con lo spirito acritico dell’ebete? Certamente no.
L’equilibrio è la misura del buon cattolico: ci distinguiamo per la fiducia nella scienza che non contraddica la ragionevolezza, che viene dopo l’analisi dei fatti alla luce ed in una prospettiva di fede.
Sant’Agostino insegnava: “Concedimi, Signore, di essere perseverante nel Bene, semplice, ma non incline alla stupidità. Fa’ che non giudichi sulla base di soli sospetti e mantenga una pace sincera, senza indulgere al male”.
Il discepolo prediletto di Gesù, San Giovanni diceva: “Nos ergo diligamus Deum!” (noi, dunque, amiamo Dio!). Anche noi, per poter amare Dio dobbiamo sforzarci di santificare il momento presente.
Non preoccupiamoci, inutilmente, del passato e del futuro, ma concentriamo tutta la nostra buona volontà sul momento presente, il solo che Dio ci accorda, sul quale possiamo appoggiarci e di cui dobbiamo disporre per assicurare il nostro avanzamento, nel cammino che conduce a Dio, nostro fine ultimo, meditando su quanto tutto il resto sia effimero.
Perché queste inquietudini per l’avvenire, a detrimento delle sollecitudini per il presente? Non vedete che a tormentare così la vostra anima, si perde tempo? Santificare il momento presente, vuol dire identificare in qualche maniera la nostra volontà con quella di Dio. Continua a leggere