La condanna del modernismo sociale in nome di Cristo Re

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Sabato 7 ottobre 2023 presso l’hotel La Cartiera di Vignola (MO), Via Sega 2, si svolgerà la XVI edizione della GIORNATA PER LA REGALITÀ SOCIALE DI CRISTO, col seminario di studi tenuto don Francesco Ricossa, direttore della rivista Sodalitium, dal tema:
“IL MODERNISMO SOCIALE: DALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ALLA SUA NEGAZIONE. DA SAN PIO X A J.M. BERGOGLIO”.
Programma
ore 10,00 Arrivo dei partecipanti e apertura dell’esposizione di libri e riviste.
ore 10,45 Inizio dei lavori.
ore 11,00 Prima lezione: “DAL MODERNISMO DOGMATICO” AL “MODERNISMO SOCIALE” E RITORNO.
ore 12,30 pranzo.
ore 14,30 Seconda lezione: AUTORITÀ, CAPITALE E LAVORO, STATO E CHIESA, RELIGIONE E PATRIA. IDEE CHIARE PER UN CATTOLICESIMO INTEGRALE E NON LIBERALE.
ore 16,00 Terza lezione: J. M. BERGOGLIO, E L’APOLOGIA DI GIUDA, CAPOSTIPITE DEI NEMICI INTERNI (“Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri”, 1 Jo 3,19).
ore 17,30 Conclusione dei lavori.
PRANZO: quota di 28,00 euro a persona, prenotazione obbligatoria entro giovedì 5/10/2023 sino a esaurimento dei posti (gradita una caparra di 10,00 euro che verrà trattenuta in caso di mancata partecipazione).
Anche coloro che non si fermano a pranzo sono invitati a segnalare la loro partecipazione, per poter predisporre nella sala conferenza i posti sufficienti.
Non è permessa la distribuzione di materiale informativo senza l’autorizzazione dell’organizzazione.
Come raggiungere l’hotel la Cartiera a Vignola (MO)
– Per chi arriva da Firenze/Padova/Bologna in autostrada: uscita al casello di Valsamoggia, poi prendere la Via Bazzzanese/SP569 in direzione di Vignola (dal casello: 12,9 km).
– Per chi arriva da Piacenza/Milano/Verona in autostrada: uscita al casello di Modena-Sud, poi prendere la strada provinciale SP623 in direzione Spilamberto – Vignola (dal casello: 9,8 km).
Organizzatori della Giornata: la rivista “Sodalitium” e il Centro Studi “Giuseppe Federici”.
Per informazioni e iscrizioni:
tel. 0541.758961 – info.casasanpiox@gmail.com

Grande successo a Verona per la presentazione del libro “Patria e Identità” con G. Amato, A. Sartori e M. Castagna

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NOTIZIA FORNITA ANCHE DA TELENUOVO IL 3/11/2022: https://tgverona.telenuovo.it/attualita/2022/11/03/patria-ed-identita-presentazione-del-libro-a-villa-delser-manor-house E CONFERENZA TRASMESSA IN DIRETTA SU MONDOETICO.TV (https://twitch.tv/mondoeticotv ) E SUI PROFILI FACEBOOK DEL CIRCOLO CHRISTUS REX-TRADITIO E GIANFRANCO AMATO FAN PAGE. GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO E ALTO LIVELLO DEGLI INTERVENTI. Gli autori sono disponibili a presentare il libro su invito, scrivendo a c.r.traditio@gmail.com

SI STANNO CARICANDO GLI INTERVENTI SU YOUTUBE. INTANTO, IL PRIMO STRALCIO:

LA LIBERTA’ DI EDUCARE di Gianfranco AMATOhttps://m.youtube.com/watch?v=Vav2Cb2kocc&t=1s

Matteo Castagna: Ad Jesum per Mariam! La miglior formula per gli auguri di una Santa Festa dell’Immacolata: https://www.youtube.com/watch?v=SUZrtujBj1g&t=15s…

LA RECENSIONE di Angelica La Rosa

Libertà non è fare ciò che si vuole, ma ciò che si deve, con regole che evitino il caos

PRESENTATO A VERONA IL LIBRO “PATRIA E IDENTITÀ” DI GIANFRANCO AMATO E MATTEO CASTAGNA (EDIZIONI SOLFANELLI)

Gianfranco Amato e Matteo Castagna sono due cattolici militanti, che non temono di dire la verità. L’avvocato Amato, classe 1961, è autore di numerosi saggi e presidente dei Giuristi per la vita. Il conferenziere e comunicatore pubblico Matteo Castagna, classe 1976, da oltre vent’anni responsabile nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio, è un noto volto mediatico di alcune emittenti venete e, recentemente, anche di La7.

I due sono amici e collaborano al 2018. Quando li si sente tenere conferenze assieme, generalmente si tende a dire che sono complementari. Con stili diversi, dovuti a formazioni e storie personali differenti, hanno entrambi il coraggio di parlare da tomisti convinti, con realismo e una capacità di coinvolgimento su tematiche religiose e d’attualità, che lasciano l’ascoltatore attento e riflessivo.

Nel loro libro “Patria e identità” (Edizioni Solfanelli, Chieti 2022, pp. 152, €12 + eventuali € 1,70 di spese spedizione, acquistabile dall’editore e nelle librerie, anche online oppure scrivendo a c.r.traditio@gmail.com), introdotto dall’avvocato Andrea Sartori, i due firmano e alternano i loro capitoli, che si trovano all’interno di tre parti: “Uno sguardo sulla Politica”, “Un’occhiata sulla Società”, “Una sbirciata sulla Chiesa”. Ne esce un testo alla portata di tutti che serve, nell’intenzione degli autori, a riflettere sulle questioni principali dell’uomo d’oggi, che vanno dalla critica politica al pensiero identitario sulla società, dalla Dottrina Sociale della Chiesa alla rivendicazione delle verità morali senza peli sulla lingua.

Presentato, in anteprima nazionale lo scorso giovedì 3 Novembre 2022 a Verona, nello splendido contesto classico di Villa Delser Minor House, il testo offre vari argomenti di riflessioni. Di fronte alle crisi individuali, economiche, sociali, religiose, materialiste, individualiste, relativiste, liberali, social-comuniste, globaliste, gli autori spiegano, a tratti con guareschiana ironia, quale potrebbe essere la via d’uscita per una autentica libertà. “Libertà non è fare ciò che si vuole, ma ciò che si deve, con regole che evitino il caos” – afferma Castagna. “La libertà è Cristo, Via, Verità e Vita” – chiosa Amato, mentre l’avvocato Sartori ricorda al proposito che proprio Gesù disse “la Verità vi renderà liberi“.

“Ateismo, edonismo, scientismo, società fluida sono i virus della post-modernità – continua Matteo Castagna – per i quali vi è solo una dose di vaccino che crea gli anticorpi per tutta la vita: il Cattolicesimo che opera per il bene comune”. “ – aggiunge Amato – ma nella valle di lacrime che stiamo vivendo abbiamo l’obbligo morale di rendere sempre più visibile e militante questa lotta che ci vedrà vincitori perché l’hanno detto sia Gesù col ‘non praevalebunt‘, sia la Madonna con la garanzia che ‘il suo Cuore Immacolato trionferà‘”.

Due sono i motti degli autori: “Stat Crux dum volvitur orbis!” e “sub Christi Vexilli Regis militare gloriamur!”. Attraverso un apostolato di testimonianza pubblica della Fede, aperto a tutti coloro che vogliano contribuire, secondo le loro propensioni, alla maggior gloria di Dio, da soldati di Cristo, da discepoli, da ausiliarie, da persone di preghiera e contemplazione, i due autori si battono per l’affermazione del principio teologico della Regalità Sociale di Cristo.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2022/11/06/liberta-non-e-fare-cio-che-si-vuole-ma-cio-che-si-deve-con-regole-che-evitino-il-caos/

 

La recita del Rosario: come Davide contro Golia

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Segnalazione del Centro Studi Federici

All’inizio del mese del Santo Rosario segnaliamo un’enciclica di Pio XII del 1951, dove il papa parla anche delle persecuzioni dei regimi comunisti nei confronti della Chiesa. Sull’incompatibilità del comunismo e del socialismo con la dottrina cattolica: https://www.sodalitium.biz/giornata-la-regalita-sociale-cristo-2021/
Lettera Enciclica “Ingruentium Malorum” di Pio XII del 1951
 
Fin da quando siamo stati elevati alla suprema cattedra di Pietro, per disegno della divina Provvidenza, alla vista dei mali che avanzavano, non abbiamo mai cessato di affidare al validissimo patrocinio della Madre di Dio le sorti dell’umana famiglia, e a questo scopo, come ben sapete, più volte, abbiamo scritto lettere di esortazione. Vi è noto, venerabili fratelli, con quanto zelo e con quanta spontaneità e unanimità di consensi il popolo cristiano abbia risposto dappertutto ai Nostri inviti. Lo hanno magnificamente attestato ripetute volte grandiosi spettacoli di devozione e di amore verso l’augusta Regina del Cielo, e sopra tutto quella manifestazione di universale letizia che i Nostri occhi medesimi poterono in qualche maniera contemplare, quando lo scorso anno dalla Piazza S. Pietro, circondati da una moltitudine immensa di fedeli, abbiamo solennemente proclamato l’assunzione in corpo e anima di Maria vergine in Cielo.
Se il ricordo di queste cose torna a Noi gradito e Ci conforta a sperare fermamente nella misericordia divina, al presente, tuttavia, non mancano motivi di profonda tristezza che tengono in ansia e addolorano il Nostro animo paterno.
Conoscete, infatti, venerabili fratelli, le veramente tristi condizioni dei nostri tempi. L’unione fraterna delle nazioni, da tanto tempo infranta, non è stata ancora dappertutto ristabilita, ma da ogni parte vediamo gli animi sconvolti dall’odio e dalle rivalità, e incombono ancora sopra i popoli minacce di nuovi sanguinosi conflitti. A ciò si aggiunge quella violentissima tempesta di persecuzioni, che già da lungo tempo infierisce contro la chiesa, privata della sua libertà, affliggendola assai duramente con calunnie e angustie di ogni genere, facendo scorrere talvolta anche sangue di martiri. A quali e quante insidie vediamo sottoposte le anime di molti Nostri figli in quelle regioni, perché rigettino la fede dei loro padri, e spezzino con somma loro sventura il vincolo di unione che li lega a questa sede apostolica! Né infine possiamo in alcuna maniera passare sotto silenzio un nuovo misfatto, intorno al quale, con immenso dolore, desideriamo vivamente richiamare non solo la vostra attenzione, ma pure quella di tutto il clero, dei singoli genitori e delle stesse pubbliche autorità: Ci riferiamo a quella iniqua campagna che gli empi conducono a danno della candida innocenza dei fanciulli. Neppure l’età innocente è stata risparmiata, ma si osa, purtroppo, strappare con gesto temerario persino i fiori più belli nel mistico giardino della chiesa, che formano la meravigliosa speranza della religione e della società. Se a ciò si rifletta, non deve destare molta meraviglia il fatto, che tanti popoli gemano sotto il peso dei divini castighi, e vivano sotto l’incubo di calamità ancora maggiori.
Tuttavia la considerazione di uno stato di cose tanto gravido di pericoli non deve abbattere il vostro animo, venerabili fratelli; memori, invece, di quel divino insegnamento: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11, 9), con maggiore fiducia vogliate innalzare spontaneamente i vostri cuori verso la Madre di Dio, cui sentì sempre il bisogno di ricorrere il popolo cristiano nell’ora del pericolo, giacché ella «è stata costituita causa di salvezza per tutto il genere umano»(2)
Per tale motivo con gioiosa attesa e ravvivata speranza guardiamo al prossimo ritorno del mese di ottobre, durante il quale i fedeli sogliono accorrere con maggiore frequenza alle chiese, per innalzare le loro suppliche a Maria per mezzo del santo rosario. Questa preghiera, venerabili fratelli, desideriamo sia fatta quest’anno con maggiore fervore di animo come è richiesto dall’aggravarsi delle necessità. Ci è ben nota, infatti, la sua potente efficacia per ottenere l’aiuto materno della Vergine. Benché non vi sia certamente un unico modo di pregare per poter conseguire questo aiuto, tuttavia Noi stimiamo che il rosario mariano sia il mezzo più conveniente ed efficace, come del resto viene chiaramente suggerito dall’origine stessa, più divina che umana, di questa pratica e dalla sua intima natura.
Che cosa infatti di più adatto e più bello dell’orazione domenicale e del saluto angelico, che formano come i fiori di cui s’intreccia questa mistica corona? Aggiungendosi, inoltre, alle ripetute preghiere vocali la meditazione dei sacri misteri, ne deriva l’altro grandissimo vantaggio, che tutti, anche i più semplici e i meno istruiti, hanno in ciò una maniera facile e pronta per alimentare e custodire la propria fede. E invero, dalla meditazione frequente dei misteri, l’animo attinge e insensibilmente assorbe la virtù che essi racchiudono, si accende straordinariamente alla speranza dei beni immortali, e viene fortemente e soavemente spronato a seguire il sentiero battuto da Cristo medesimo e dalla sua Madre. La recita stessa di formule identiche tante volte ripetute, nonché rendere questa preghiera sterile e noiosa, quale mirabile virtù, invece, possiede, come si può sperimentare, per infondere fiducia in chi prega e fare dolce violenza al cuore materno di Maria!
Adoperatevi, dunque, venerabili fratelli, con particolare sollecitudine, perché i fedeli, in occasione del prossimo mese di ottobre, possano compiere questo fruttuoso ufficio con la maggior diligenza possibile, e il santo rosario sia da essi sempre più convenientemente stimato e diffusamente praticato. Per opera vostra principalmente il popolo cristiano possa comprenderne l’eccellenza, il valore e la salutare efficacia.
Ma soprattutto Noi desideriamo che in seno alla famiglia sia dappertutto diffusa la consuetudine del santo rosario, religiosamente custodita e sempre più sviluppata. Invano, infatti, si cerca di portare rimedio alle sorti vacillanti della vita civile, se la società domestica, principio e fondamento dell’umano consorzio non sarà diligentemente ricondotta alle norme dell’evangelo. A svolgere un compito così arduo, Noi affermiamo che la recita del santo rosario in famiglia è mezzo quanto mai efficace. Quale spettacolo soave e a Dio sommamente gradito, quando, sul far della sera, la casa cristiana risuona al frequente ripetersi delle lodi in onore dell’augusta Regina del Cielo! Allora il rosario recitato in comune aduna davanti all’immagine della Vergine, con una mirabile unione di cuori, i genitori e i figli, che ritornano dal lavoro del giorno; li congiunge piamente con gli assenti, coi trapassati; tutti infine li stringe, più strettamente, con un dolcissimo vincolo di amore, alla Vergine santissima, che, come madre amorosissima, verrà in mezzo allo stuolo dei suoi figli, facendo discendere su di essi con abbondanza i doni della concordia e della pace familiare. Allora la casa della famiglia cristiana, fatta simile a quella di Nazaret, diventerà una terrestre dimora di santità e quasi un tempio, dove il rosario mariano non solo sarà la preghiera particolare che ogni giorno sale al cielo in odore di soavità, ma costituirà altresì una scuola efficacissima di virtuosa vita cristiana. I grandi misteri della redenzione, infatti, proposti alla loro contemplazione, col mettere sotto i loro occhi i fulgidi esempi di Gesù e Maria, insegneranno ai grandi a imitarli ogni giorno, a ricavare da essi conforto nelle avversità, e, dagli stessi, verranno richiamati a umilmente volgersi verso quei celesti tesori «dove non giunge ladro, né tignola consuma» (Lc 12, 33); porteranno, inoltre, a conoscenza dei piccoli le principali verità della fede, facendo quasi spontaneamente sbocciare nelle loro anime innocenti la carità verso l’amorevolissimo Redentore, mentre essi, dietro il buon esempio dei loro genitori genuflessi davanti alla maestà di Dio, fin dai teneri anni impareranno quanto sia grande il valore della preghiera recitata in comune.
Non esitiamo quindi ad affermare di nuovo pubblicamente che grande è la speranza da Noi riposta nel santo rosario, per risanare i mali che affliggono i nostri tempi. Non con la forza, non con le armi, non con la umana potenza, ma con l’aiuto divino ottenuto per mezzo di questa preghiera, forte come Davide con la sua fionda, la chiesa potrà affrontare impavida il nemico infernale, ripetendo contro di lui le parole del pastore adolescente: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con lo scudo: ma io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti … e tutta questa moltitudine conoscerà che il Signore non salva con la spada, né con la lancia» (1 Re 17, 44.49).
Per la qual cosa vivamente desideriamo, venerabili fratelli, che tutti i fedeli, dietro il vostro esempio e il vostro incitamento, corrispondano con sollecitudine alle Nostre paterne esortazioni, unendo insieme i loro cuori e le loro voci, nello stesso ardore di carità. Se aumentano i mali e gli assalti dei cattivi, deve parimenti crescere e diventare sempre più vigoroso lo zelo di tutti i buoni; si sforzino costoro di ottenere dalla nostra amorosissima Madre, specialmente per mezzo di questa preghiera, senza dubbio a lei graditissima, che possano ritornare al più presto tempi migliori per la chiesa e per la società.
La potentissima Madre di Dio, mossa dalle preghiere di tanti suoi figli, ci ottenga dal suo Unigenito Figlio – noi tutti la supplichiamo – che coloro i quali hanno miseramente smarrito il sentiero della verità e della virtù, rinnovati nel loro animo, possano ritrovarlo; ci ottenga, che possano felicemente placarsi gli odi e le rivalità, fonti di discordia e di ogni genere di sventura; che la pace, quella vera, giusta e genuina, torni felicemente a risplendere sugli individui, sulle famiglie, sui popoli e sulle nazioni; che finalmente, assicurati, com’è giusto, i diritti della chiesa, quel benefico influsso che da essa deriva, penetrando senza ostacoli nel cuore degli uomini, fra le classi sociali e le arterie stesse della vita pubblica, congiunga fraternamente i popoli tra di loro e li conduca a quella prosperità che regoli, difenda e coordini i diritti e i doveri di tutti, senza ledere alcuno, affermandosi sempre maggiormente, per la vicendevole e comune collaborazione.
Non dimenticate, venerabili fratelli e diletti figli, mentre pregando fate scorrere la corona del rosario fra le vostre mani, non dimenticate, ripetiamo, coloro che languiscono miseramente in prigionia, nelle carceri, nei campi di concentramento. Tra di essi si trovano, come sapete, anche vescovi allontanati dalle loro sedi per avere eroicamente difeso i sacrosanti diritti di Dio e della chiesa; si trovano figli, padri e madri di famiglia, strappati dal focolare domestico e costretti a condurre lontano una vita infelice in terre sconosciute, sotto altri climi. Come Noi prediligiamo e circondiamo di un affetto paterno tutti costoro, così anche voi, animati da quella carità fraterna che la religione cristiana alimenta e accresce, insieme con le Nostre unite le vostre preghiere davanti all’altare della Vergine Madre di Dio, e raccomandateli al suo cuore materno. Essa senza dubbio, con dolcezza squisita, allevierà le loro sofferenze, ravvivando nei cuori la speranza del premio eterno, e non mancherà ancora, come fermamente confidiamo, di affrettare rapidamente la fine di tanti dolori.
Non dubitando che voi, venerabili fratelli, con lo zelo ardente che vi è solito, porterete a conoscenza del vostro clero e del vostro popolo, nella maniera che vi sembrerà più opportuna, queste Nostre paterne esortazioni; così pure nella certezza che i Nostri figli, sparsi ovunque sulla terra, corrisponderanno volentieri a questo Nostro invito, a voi tutti, al gregge affidato a ciascuno di voi – a quelli in particolare che specialmente reciteranno il rosario mariano secondo queste Nostre intenzioni – come segno della Nostra riconoscenza, auspice di celesti favori, con effusione di cuore impartiamo l’apostolica benedizione.
 
Roma, presso San Pietro, 15 settembre, festa dei Sette Dolori di Maria Vergine, nell’anno 1951, XIII del Nostro pontificato. PIO PP. XII
 

 

Qualche spunto per un “grande reset” identitario

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per Informazione Cattolica

DALLA MORTE DELLA BALENA BIANCA ALLA PEGGIOR SINISTRA, TUTTA GENDER E CAPITALE

‘La Democrazia Cristiana è contagiosa: il fascismo fu virile, la DC è virale’. Fu la sorella bigotta della fratellanza comunista. Il suo massimo ideologo fu Orietta Berti che teorizzò: Finché la barca va, lasciala andare“. Con queste frasi impietose quanto sarcastiche, Marcello Veneziani definisce la Balena Bianca, poi morta sotto la mannaia di Tangentopoli, fuori dal Parlamento e dagli strali politici della Lega Nord di Bossi, che ne erose il consenso e mise in guardia dalla peggior mala gestio.

Con il 1993 arrivò la cosiddetta Seconda Repubblica, ovvero un rimescolamento degli equilibri, che diede la parvenza di un cambiamento, in cui marchette e clientele, collusioni ed affarismo venivano messe al bando in favore di onestà e trasparenza, competenza e abbattimento della burocrazia.

Ma la DC non morì davvero, perché la “mens democristiana”, figlia del modernismo teologico e dell’italica ipocrisia di quegli odiosi baciapile arraffoni, alleati di chiunque sia speculare al mantenimento del potere fine a se stesso, si incistò in tutti i partiti.

Il maggioritario fu farlocco perché più si “divide” e più si “impera”, mentre due sole coalizioni avrebbero bloccato il sistema di spartizione ed il “magna magna” avrebbe subito un arresto per troppi soggetti.

Poi arrivò il grillismo a dare il colpo di grazia, perché, anziché aprire il Parlamento come una scatola di tonno, ha fatto la fine della rana bollita ed è stato risucchiato come garante del Sistema delle poltrone, dell’incompetenza come prassi di governo e di opposizione, della trasformazione dell’abbattimento degli sprechi con il qualunquismo dell’antipolitica, che ha abbattuto persino il nobile aristotelico concetto di Politica, per favorire il primato dell’economia global su di essa, soprattutto quella con gli occhi a mandorla. Alleato naturale è divenuta la peggior sinistra, tutta gender e capitale.

La seconda Repubblica è la dimostrazione pratica, riconoscibile in ogni ambito pubblico, della peggior “DC virale”. Un’opposizione a questi modelli c’è e si richiama ai movimenti o partiti identitari, che sono però in difficoltà, perché il Sistema è un moloch che si trascina ed un carrozzone che si autoricicla, che infiltra e seduce, che costringe ad accettare coperchi ideologici globalisti, che ricatta e pone veti incrociati, utilizzando, anche, una fetta di Magistratura: quella che leggiamo nel bel libro di Sallusti su Palamara.

 

Ma, allora, questa Seconda Repubblica è stata all’altezza delle aspettative del popolo o ne ha tradito le aspirazioni divenendo peggiore della Prima? Se guardiamo al livello medio, senza generalizzare troppo, mantenendo il giusto equilibrio tomista, sembrerebbe che nei Palazzi romani vi fossero colonie di personaggi in cerca d’autore, in mano ai burocrati, camerieri dei banchieri privi di idee e identità politica propria, che vivono di slogan perché i partiti mancano di una vera classe dirigente, preparata e attenta alla “civitas”, che faccia proposte realizzabili e concrete, in almeno due visioni antropologiche diverse, con culture politiche, etiche e socio-economiche definite e alternative, con alleanze internazionali definite ed alternative, ma in un contesto di pari legittimazione.

La guerra è finita da un pezzo e non possiamo continuare coi preconcetti e gli schemi degli anni di piombo, altrimenti saremo sempre impreparati di fronte al mondo che cambia. La gestione dell’emergenza Covid dovrebbe aver insegnato qualcosa… Va bene lasciare il “grande reset” della seconda repubblica ai globalisti? Oppure sarebbe ora di costruire la proposta della terza repubblica, osservando il tradimento delle élite, la collaborazione coi nemici storici della nostra identità occidentale, l’impunità e la promozione dell’anticattolicesimo, la sovversione della civiltà classico-cristiana, l’invasione dei “nuovi schiavi” della globalizzazione, il ceto medio in ginocchio, l’umiliazione della Chiesa e dei suoi bimillenari principi?

Sul testo più letto al mondo, che rimane la Bibbia, si può trovare la storia di Giuda Maccabeo, che ha saputo opporsi alle forze che minacciavano l’identità del suo popolo. Julien Langella osserva, giustamente, che “la prima cosa che ci colpisce tra i maccabei è la loro viva pietà (che andrebbe recuperata da moltissimi dei “nostri”, n.d.r.) e la buona conoscenza del loro Paese (anche in fatto di cultura, infatti, a partire dalla scuola, ma anche sulla lettura e sui media si potrebbe fare un salto di qualità, n.d.r.). Quei ribelli ci hanno dimostrato che non c’è riconquista senza radicamento geografico, senza riappropriarsi del territorio. Di fronte al Ball mondialista e a tutti i tentativi di appiattimento generale, l’unica risposta efficace consiste nel riappropriarsi della propria lingua (valorizzando ogni peculiarità locale, n.d.r.) delle tradizioni, dei paesaggi, della gastronomia“, del turismo, delle politiche demografiche, delle abitudini, del ritorno alla terra, del rispetto della natura e del senso comunitario perduto dalla vita frenetica.

Contro l’onda di questa subcultura da discount, scialba e incolore o, forse, per qualcuno, mono-subcultura arcobaleno, dobbiamo innalzare la diga identitaria. L’amore della piccola Patria non è d’ostacolo alla grande. Felix Gras, compagno di strada di Mistral, diceva: “amo il mio villaggio più del tuo villaggio, la mia Provenza più della tua provincia e la Francia più di tutto”. Dunque: io amo la mia Valpolicella più della tua Val Brembana, la mia Verona più della tua Vicenza e l’Italia più di tutto.

Le nostre appartenenze devono accumularsi l’una sull’altra in modo complementare e armonioso sotto il “giogo soave” del Regno sociale di Cristo Re delle cose visibili e invisibili. Farà il bene anche di chi non crede, poiché si fonda sull’Amore della Verità che rende liberi – come dice San Paolo – ed il rigetto dell’errore nichilista e relativista, che porta alla disperazione. E poi, perché abbiamo già provato e abbiamo sotto gli occhi cosa sia la “civiltà laicista”, ossia quella dell’odio verso Dio ed il Creato, la dittatura dei desideri sovversivi del diritto naturale, in un contesto di amebe prive di capacità critiche ed appiattite su mode irragionevoli, nel dominio dell’ignoranza e del brutto.

Come diceva Maurras: “lavorando alla ricostruzione della città o della provincia, si lavora a ricostruire la Nazione“, perché l’Italia integrale non può non dirsi cristiana – come sosteneva il miscredente Benedetto Croce – ed è l’Italia federale, dei campanili, delle arti e dei mestieri, degli operai e della piccola/media impresa che l’hanno resa una potenza invidiata da tutto il mondo.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2021/05/31/qualche-spunto-per-un-grande-reset-identitario/

25 Ottobre: Viva Cristo Re!

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La Festa di Cristo Re, che il calendario liturgico tradizionale pone l’ultima domenica di ottobre, è particolarmente sentita dal nostro Circolo Culturale, che prende il Suo nome, proprio perché la mission per cui è nato, nel gennaio 2007, è rivolta alla difesa ed alla promozione dei diritti di Dio Creatore, non solo nei cuori, nelle famiglie e nell’Aldilà, ma anche nella Politica e nella società, perché sono sue creature. A partire dall’umanesimo/rinascimento vi è stato un progressivo allontanamento dalla dimensione cristocentrica, fino a giungere alla grande apostasia dei giorni nostri che ha detronizzato Gesù Cristo da ogni dimensione pubblica. Noi vogliamo, con l’aiuto della preghiera, tramite lo studio e l’azione concreta nel mondo della politica, cercare, ove possibile, di limitare i danni del laicismo, del liberalismo, del social-comunismo e del nichilismo perché egli è Re: il Re dei re deve tornare a regnare per una vera Pace duratura. La Pax Christi in Regno Christi. (N.d.R.)

Segnalazione del Centro Studi Federici

Ultima domenica d’ottobre: festa di Cristo Re.

Consacrazione del genere umano al Sacratissimo Cuore di Gesù, da recitarsi ogni anno all’ultima domenica di ottobre.

O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostrati innanzi al vostro altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si consacra al vostro sacratissimo Cuore. Molti, purtroppo, non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al vostro Sacratissimo Cuore. O Signore, siate il Re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche dì quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Siate il Re di coloro che vivono nell’inganno e dell’errore, o per discordia da voi separati; richiamateli al porto della verità, all’unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni dell’Idolatria e dell’Islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno vostro. Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro, lavacro di redenzione di vita, il sangue già sopra essi invocato. Elargite, o Signore, incolumità e libertà sicura al la vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine. Fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: Sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Così sia.

Nel 18 luglio 1959 Roncalli, alias Giovanni XXIII fece omettere le seguenti parti: “Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni dell’Idolatria e dell’Islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno vostro. Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro, lavacro di redenzione di vita, il sangue già sopra essi invocato”. 

Fonte: http://www.centrostudifederici.org/festa-di-cristo-re/

I “grillioti” vorrebbero l’ateismo di Stato?

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di Matteo Castagna (pubblicato su Informazione Cattolica e su VoceControcorrente)
Il Cattolicesimo non è mondialista né globalista. Si rivolge a tutti ma, nel concreto, diviene per alcuni che lo professano con serietà, pur da peccatori.
Può essere la base del Sovranismo, se esso accetta la Regalità Sociale di Cristo come principio primo, che deve tradursi in azione. Ovvero, pur nella differenza tra potere spirituale e potere temporale, quest’ultimo deve convincersi di non poter ammettere leggi che contrastino con il diritto naturale.
Perciò, al maldestro e nefasto principio di laicità propugnato da qualche “grilliota”, che vorrebbe riformare l’art. 1 della Costituzione in senso laicista, uno Stato per cui “non possiamo non dirci cristiani” dovrebbe rispondere, con fermezza, la sua argomentata contrarietà.
Sappiamo, come scriveva dom Prosper Gueranger ne “Il senso cristiano della storia”, che esistono tre scuole di pensiero che hanno sfruttato, volta per volta, oppure simultaneamente, il corso della storia: quella fatalista, ovvero atea, che vede solo la specie umana alle prese con una invincibile concatenazione di cause brute cui seguono effetti inevitabili. Quella umanitaria, che si inginocchia davanti al genere umano, di cui proclama lo sviluppo attraverso le rivoluzioni, le filosofie, le religioni, lasciando l’umanità in una marcia totalmente libera ed indipendente. Quella naturalista, che è la più pericolosa delle tre, perché ha la parvenza del cristianesimo ma ne è solo l’inganno buonista.
Questa scuola prescinde, per principio, dall’elemento soprannaturale, per cui, un domani, potrebbe svelarsi qualsiasi forma di dio, che governi il mondo verso un futuro sempre migliore.
Poi c’è la scuola cristiana. Questa non cerca, non inventa, non esita. Il suo metodo è semplice: consiste nel giudicare l’umanità con lo stesso metro con cui giudica l’individuo. La sua filosofia della storia è la fede. Sa che il Figlio di Dio fatto uomo è il re di questo mondo e che “gli è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Matteo, XXVIII,18).
Nonostante la secolarizzazione e le numerose problematiche degli ultimi tre secoli, sono la concezione cristiana della storia e la sua filosofia politica ad avere forgiato la miglior identità del nostro Paese. Piaccia o non piaccia e con buona pace dei “grillioti” in cerca d’autore.
Possiamo affermare che le tre scuole di cui sopra vengono assorbite nel concetto di “Modernismo”, sotto ogni punto di vista. Forse l’autore che colto meglio queste derive, non certo nuove, come scrive il Prof. Danilo Castellano nel suo “De Christiana Republica” è Giovanni Gentile, il quale ritiene che il Modernismo sia caratterizzato dall’immanenza come filosofia: nella storia si manifesterebbe il divino ma il divino è l’uomo, o meglio: il pensiero dell’uomo.
Per la qualcosa, si potrebbe dire anche che il Modernismo si caratterizza per 5 (pseudo)principi:
1) Il soggettivismo. 2) Il primato assoluto della coscienza, che giunge al panteismo. 3) La filosofia che crea dio a sua immagine. 4) La vita come autodeterminazione. 5) la democrazia come autentica autodeterminazione dell’identità storico-sociologica dei popoli e/o degli individui.
Questi sono i principi che, consciamente o inconsciamente, stanno alla base delle affermazioni di coloro che vorrebbero un’Italia definita come atea. Un secolo fa, si sarebbe parlato di “Modernismo sociale”. Ma, oggi, il pensiero è limitato dalla decadenza o dalle “leggi speciali” in preparazione, per cui è opportuno limitarsi a dire che gli anticristiani sono semplicemente degli antitaliani, perché vorrebbero estirpare la primaria identità della Penisola, che è classico-cristiana.
Ad essi risponde, con attualità quasi profetica, Carlo Francesco D’Agostino, l’ “anti-De Gasperi” per antonomasia, quando attacca l’allora Democrazia Cristiana sulla separazione dello Stato dalla Chiesa. Questa separazione che non è – è bene sottolinearlo – distinzione, rappresenta la rivendicazione dell’assoluta autonomia del mondo temporale; meglio: della sua indipendenza.
Indipendenza da chi e da cosa? Indipendenza da Dio e dalla sua legge. Passaggio, cioè, dal cattolicesimo religione di Stato all’ateismo come religione di Stato. Questo comporta indipendenza anche dal diritto naturale, inscritto nell’ordine della creazione.
D’Agostino ha parlato di apostasia dello Stato dalla Fede e ha ricordato che tale autonomia ha portato lo Stato a sostituirsi in tutto alla Chiesa (Cfr. Per un’Italia da ricostruire. Savoia ed il Re! Roma, Ed. L’Alleanza Italiana, 1947, ristampa 1996, p. 38).
Se a noi cattolici è ancora consentito pensare, scrivere e confrontarci, credo che non possiamo tollerare, non solo per motivi storici e di costume, ma anche di tradizione socio-politica che qualcuno voglia prima imbavagliarci e, poi, annullarci. Ci siamo. Siamo un po’ disorganizzati perché in Vaticano ci manca un “quid”, ma la battaglia non ci fa paura.

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