L’austerità? Una sciocchezza, parola della BCE

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di Roberto Pecchioli

L’austerità? Una sciocchezza, parola della BCE

Fonte: Ereticamente

Consultare i giornali stranieri allarga l’orizzonte. Lontani dal giornalismo di casa nostra, occupato a frugare nei curricula o alimentare le cacce al fascista -adesso tocca al ministro della famiglia Lorenzo Fontana – si riescono a leggere notizie interessanti a noi accuratamente celate. Un esempio è il rapporto della Banca Centrale Europea dal titolo “Sulle fonti dei cicli economici. Implicazioni per i modelli DSGE.” L’acronimo significa Equilibrio Generale delle Dinamiche Stocastiche. Nel gergo iniziatico degli economisti, stocastico sta per probabilistico, e parlare di scenari probabili è già un bel bagno di umiltà da parte degli spocchiosi maestrini degli istogrammi e dei modelli matematici. Gli economisti sono abilissimi a spiegare a posteriori come le cose non sono andate come avevano previsto. Il report della BCE segue una strada opposta, un lodevole esempio di realismo e ricerca concreta. Continua a leggere

VATICANO AMMESSO AL CLUB BILDERBERG

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Risultati immagini per Vaticano al BilderbergAl di là delle legittime disquisizioni teologiche contano i fatti. Da oggi il Vaticano occupato dai conciliari è un satellite ufficiale dei poteri sovranazionali a tutti gli effetti. Non può essere la Chiesa Cattolica! (n.d.r.)

di Roberto PECCHIOLI

Aria nuova alla Santa Sede. Negli stessi giorni di giugno, due eventi vedono protagonista la bimillenaria Chiesa fondata da Gesù Cristo ( non la Chiesa Cattolica, ma la Chiesa occupata dai modernisti! n.d.r.). Nessuna spiritualità, tanto meno cura delle anime. Mentre Bergoglio riceve in Vaticano i vertici delle Sette Sorelle, i giganti dell’energia fossile come Exxon, Royal Dutch, la famiglia Rockefeller, tutti signori di assai incerta devozione ma certissimo potere, il suo collaboratore più importante, il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin è ammesso all’annuale riunione del Club Bilderberg.

L’allegra brigata si riunisce a porte chiuse e nella consueta ostentata riservatezza da ben 66 anni. Quest’anno l’onore di ospitare l’evento spetta a Torino, la città degli Agnelli. I membri del circolo sono i più cospicui rappresentanti delle oligarchie al potere: banchieri, finanzieri, azionisti e dirigenti di vertice di multinazionali, i loro maggiordomi politici e i chierici del giornalismo embedded. Gli argomenti trattati, come sempre, sono l’agenda politica, economica, culturale da imporre a gran parte del mondo.  Dopo decenni, l’invito di questa loggia esclusiva, tutt’altro che versata in affari religiosi, si è esteso al ministro degli esteri vaticano. Continua a leggere

Fermate l’Italia, voglio scendere

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di Roberto Pecchioli

Fermate l’Italia, voglio scendere

Fonte: Ereticamente

Fermate l’Italia, voglio scendere. Uno dei problemi, invecchiando, è non riuscire più a comprendere ciò che vediamo. Sfuggono dalle mani i codici per decifrare la realtà nuova, ci si sente estranei, inadeguati e si finisce per rinchiudersi in se stessi. Se la vedano “loro”, noi rimaniamo spettatori di fatti che accadono nostro malgrado e di cui non sappiamo individuare senso o direzione. Come assistere a un film bengalese in lingua originale. Per questo siamo in tanti a voler scendere.

L’Italietta è diventata Italiaccia. Per un paio di giorni abbiamo avuto tre governi. Quello in carica “per il disbrigo degli affari correnti”, come recita la formula ampollosa e sottilmente umoristica del protocollo ufficiale, quello “del presidente” di Carlo Cottarelli, funzionario del Fondo Monetario Internazionale, nonché quello sgradito a tutte le oligarchie, capitanato dal professor Conte con la partecipazione del bieco bolscevico, fascista e anti europeo Paolo Savona. La formazione gesuitica del capo dello Stato ha permesso di riesumare una categoria teologica caduta nell’oblio, quella dei peccati commessi con pensieri, parole, opere e omissioni. Il processo alle intenzioni del diabolico ottuagenario Savona, pronto ad uscire dall’euro in 48 ore nette (?!) ha tuttavia consentito agli italiani di vederci più chiaro.

Il buon Mattarella si è presentato al popolo per rivendicare lo stop a Savona nel nomedei Mercati, rivelando – santa ingenuità – di chi è garante e presidente. Il commissario europeo con passaporto tedesco, HerrOettinger, colto anch’egli da un attacco di sincerità, ha ringhiato che ci penseranno i Mercati (sempre con la maiuscola!) a insegnare agli italianuzzi, piccoli, neri, sporchi e fetenti a votare come si deve. Persino Juncker, forse tradito dalla birra belga, ha rivelato apertisverbis quanto gli stiano sulle scatole gli abitatori dello Stivale, fannulloni, mantenuti, corrotti (verissimo, ma in affollata compagnia) e tante altre cose. Continua a leggere

Il Quinto Stato

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di Roberto Pecchioli

Il Quinto Stato

Fonte: Ereticamente

Ho incontrato il Quinto Stato. E’ accaduto stamattina, sul presto, nel mio quartiere. In meno di mezz’ora e nel raggio di poche decine di metri, ho verificato l’esistenza del Quinto Stato. E’ qui, l’ho incontrato e perfino toccato. Conosciamo l’antica divisione della società in tre ordini, risalente al Medioevo. Il primo ordine, o Stato, era costituito dal clero; il secondo dai nobili. Il terzo, teoricamente, da tutti gli altri. La sua rappresentanza, negli Stati Generali francesi, fu affidata ai membri della nascente borghesia, che fece la Rivoluzione e seppellì per sempre il passato. Il suo vate fu l’abate Sieyès, autore di un fortunatissimo libello che incendiò la Francia all’inizio del fatidico 1789. Con il lessico di Gyorgy Lukàcs, potremmo dire che fu l’ecclesiastico di Fréjus a dare al Terzo Stato una coscienza di classe, a partire dalla celeberrima frase “che cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell’ordinamento politico? Nulla. Che cosa desidera? Diventare qualcosa“. La borghesia tagliò la testa del Re e inaugurò la modernità.

Nel corso dell’Ottocento, la polemica socialista iniziò a parlare di Quarto Stato, ovvero del proletariato contadino e operaio le cui file si ingrossavano all’ombra della rivoluzione industriale, dell’urbanizzazione forzata, della nascita delle grandi fabbriche. La sua rappresentazione artistica è il grande dipinto del 1901 del piemontese Giuseppe Pellizza da Volpedo: una folla compatta e ordinata che incede verso il futuro, fiduciosa nella Storia, con alla testa una giovane madre con il figlioletto al collo e due uomini, i contadini più combattivi. Vi è in questo quadro di grandi dimensioni e gigantesche ambizioni, il senso di una composta dignità, una sobria eleganza pur nella semplicità popolana degli abiti e degli atteggiamenti, un avanzare irrevocabile, inevitabile di uomini e donne che si sentono comunità in marcia decisi a cambiare la loro condizione tutti insieme. Continua a leggere

La frustrazione dell’uomo binario

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di Roberto Pechioli

La frustrazione dell'uomo binario

Fonte: Ereticamente

Leggere Vittorino Andreoli è sempre una stimolante avventura intellettuale. Lo psichiatra veronese, con quella sua aria da scienziato pazzo, i radi capelli lunghi, spettinati, simili a fili elettrici senza direzione, è un testimone importante del nostro tempo. La sua lunga esperienza clinica, unita a una sorprendente umanità e all’acuta sensibilità di studioso fanno riflettere. Un suo recente intervento si è focalizzato sull’uomo contemporaneo che non ragiona più ed è schiavo della frustrazione. Due condizioni che Andreoli considera complementari, legate da una trama invisibile quanto persistente.

L’uomo postmoderno vive a imitazione della macchina, il suo ragionamento si fa binario, stimolo e risposta immediata, sì o no, giusto o sbagliato. Tutto è cotto e mangiato immediatamente, evapora il tempo dell’attesa, che è anche quello della speranza, del sogno, del progetto. Inadeguato per natura a sostenere il paragone con l’apparato tecnico, vive di scosse, clicca continuamente su se stesso, perde la gioia dell’obiettivo raggiunto, la soddisfazione di chi si attarda a contemplare l’esito, assaporare gli effetti dell’agire dopo averli immaginati e costruiti. Perde anche la capacità di accettare le sconfitte o le semplici inadeguatezze, frutto dell’accettazione di sé, della condizione di creatura imperfetta, fino ad attribuirle ad una sorta di malfunzionamento della macchina personale.

Dilaga la frustrazione, ovvero la delusione profonda non elaborata, in ciascuno dei suoi tre significati, ovvero il sentimento di chi ritiene vano il proprio agire; la tensione psichica determinata dall’inappagamento di un desiderio; l’effetto della mancata soddisfazione di una pulsione. Continua a leggere

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