Dell’incapacità degli intellettuali di dire qualcosa di intelligente
di Antonio Catalano
Fonte: Antonio Catalano
di Antonio Catalano
Fonte: Antonio Catalano
QUINTA COLONNA
di Matteo Castagna
Conosco da tanti anni il Prof. Martino Mora. E’ persona colta e distinta, elegante e molto determinata nell’argomentare ciò che ritiene giusto. Abbiamo opinioni differenti su alcune cose e che c’è di male? Non siamo tutti uguali (per Grazia di Dio!). Ho sempre avuto il piacere di un confronto schietto con lui, negli ultimi anni solo epistolare, ovvero social. E’ un cattolico sempre alla ricerca della verità, con passione e tenacia, è un ottimo insegnante (così mi dicono amici milanesi, ma io non ne dubito, perché è molto preparato e persona mite ed affabile). Abbiamo sempre avuto simili simpatie politiche, con quella capacità critica e vis polemica che ci rende antipatici agli “yes men”, ai disonesti, ai carrieristi ed ai paraculi, che non hanno, per forza, un colore politico. Anche in politica non la pensiamo sempre allo stesso modo; lui fervido autonomista, convinto legittimista e controrivoluzionario, io, certamente autonomista e controrivoluzionario, ma con modelli più vicini alla storia politica della destra italiana. Siamo sempre stati dalla stessa parte della barricata nel difendere etica e morale, intese sia come diritto naturale che come diritto divino. Oggi, si potrebbe dire che difendiamo, ciascuno con i suoi mezzi, la società naturale e, con essa, per forza, siamo dalla parte del decoro e del buon senso. Ciò che gli è capitato non può avermi stupito, altrimenti dimostrerei di vivere su Marte. Ma mi ha sconvolto perché egli è stato cacciato da scuola per non aver accettato, in classe, tre alunni travestiti da donna. Ai miei tempi (anni ’80) non solo nessun ragazzo sarebbe riuscito a uscire di casa con la gonna, ma se anche fosse accaduto, il mio direttore didattico o preside l’avrebbe subito mandato a casa a cambiarsi con una nota sul libretto personale. E, a casa, mamma e papà avrebbero proseguito col resto…
Perciò, nell’abbracciarlo, gli rivolgo la piena solidarietà mia e di tutto il Circolo “Christus Rex-Traditio” che rappresento, con una promessa: se avrai ripercussioni lavorative e se non ti arrecheremo ulteriori problemi, verremo noi a renderti il merito che, fino a qualche anno fa era la normalità per un insegnante. Nicola Porro e il Prof. Mora spiegano bene le motivazioni nell’articolo che segue, che non sono né bigotte né reazionarie…
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Qualche tempo fa, non ci saremmo neppure posti il problema. A scuola si va per imparare a far di conto, a leggere e a scrivere. Non per combattere battaglie per questo o per quel motivo. Il luogo merita il giusto contegno, anche nel vestirsi. Sarà per questo che un professore del liceo scientifico “Bottoni” di Milano s’è rifiutato di fare lezione a tre studenti vestiti “in modo inappropriato”. Cioè con la gonna.
Il “sit-in” è stato messo in atto in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, lo scorso 25 novembre. I maschietti si sono vestiti con la gonna perché – dicono – “troppo spesso” viene usata come “scusante di molestie, discriminazioni, stupri”. Il prof di storia e filosofia, però, appena li ha visti agghindati da signorine (uno con gonna lunga, il secondo con un tutu, il terzo con le unghie dipinte di rosso) li ha cacciati dall’aula per vestiario “inappropriato”.
Il caso è esploso – manco a dirlo – sui social network. E tanto tuonò che alla fine piovve. Gli altri studenti si stanno ribellando alla scelta del prof Martino Mora, uscendo dall’aula non appena il malcapitato tenta di fargli entrare in testa qualcosa sulla Critica della ragion pura di Kant. Non solo. Gli alunni si sono pure rivolti alla preside, Giovanna Mezzatesta, che ha preso in mano la questione. “Sto redigendo la relazione con i fatti accaduti – dice a La Stampa – che sono due: il fatto che Mora non abbia assolto al compito di vigilanza poiché ha cacciato dalla classe tre alunni e, poi, che si sia rifiutato di fare lezione. Aggiungerò anche le varie schifezze che ha scritto su Facebook contro di me e contro la scuola. E appena sarà pronta la consegnerò all’ufficio scolastico provinciale, che prenderà provvedimenti nei suoi confronti”. Per il prof appare scontata ormai la sospensione, che potrebbe arrivare già prima di Natale.
Il diretto interessato dal canto suo, resta fermo sulle sue posizioni. “Quel vestiario era inaccettabile, totalmente inadeguato al contesto. E avrei avuto la stessa reazione se fossero venuti vestiti da clown o da Babbo Natale“. Il bello è che dopo essersi rivolti alla preside, i tre giovani sono riusciti ad ottenere che il professore venisse “cacciato” dalla scuola. “La dottoressa Mezzatesta ha dato un ordine che non poteva dare – ribadisce il Mora – quello di allontanarmi da scuola, sono quindi io la parte lesa”. Anche perché, dice con qualche ragione il professore, “per solidarizzare con le donne non c’è bisogno di vestirsi da donne“. Si possono fare cortei, dichiarazioni sui social, iniziative varie: ma tra i banchi ci si presenta ben abbigliati. “Io a scuola – conclude il prof – vado in giacca e cravatta non perché voglio fare l’elegantone ma perché considero la scuola un santuario di coltura e educazione che merita un vestiario adeguato. E voglio che gli alunni facciano lo stesso: non siamo al Carnevale di Viareggio”. Come dargli torto?
Fonte: https://www.nicolaporro.it/gonnelle-a-scuola-ha-ragione-il-prof-di-milano/
Per esemplificare, affinché tutti i lettori comprendano, quando si parla di scuole cattoliche e vescovi si sottintende “ufficiali” ovvero conciliari. Sottintendiamo che la Chiesa Cattolica non ha nulla a che fare col Concilio vaticano II e con le sue gerarchie che non sono cattoliche ma apostate, ipso facto, et sine ulla declaratione, perché professano principi contrari a ciò che Cristo e la Chiesa hanno sempre insegnato e da tutti sempre è stato creduto nel mondo (n.d.r.)
L’EDITORIALE DEL LUNEDI
di LEONARDO MOTTA
I cattolici canadesi si augurano che venga tolto dalle diocesi coinvolte il nome “cattolico” alle scuole ribelli.
Il delirio dell’assurdo domina il politicamente corretto. Ci vien da ridere, ma ci sarebbe da piangere…(N.d.r.)
di Giulio Meotti per il Foglio
Intervista a Victor Davis Hanson, autore di “Who killed Homer”: “Il creatore dei valori occidentali oggi è solo un altro maschio bianco”
“Sono molto orgogliosa di dire che quest’anno abbiamo rimosso l’Odissea dal curriculum!”, dichiara Heather Levine, che insegna alla Lawrence High School di Lawrence, nel Massachusetts. E’ il Wall Street Journal a raccontare la più grottesca follia della cancel culture americana. Sotto lo slogan #DisruptTexts, ideologi della teoria critica, insegnanti, burocrati scolastici e agitatori via Twitter stanno purgando i classici, da Omero a Francis Scott Fitzgerald. Si invoca la proibizione di ogni capolavoro letterario non conforme su genere e razza. “Le sottili complessità della letteratura vengono ridotte al rozzo clangore di lotte di potere ‘intersezionali’”, commenta Meghan Cox Gurdon, che si occupa di libri al Wsj. Così l’insegnante di inglese di Seattle, Evin Shinn, scrive che “preferirebbe morire” piuttosto che portare in classe “La lettera scarlatta”, a meno che il romanzo di Nathaniel Hawthorne non sia usato per “combattere la misoginia”. Quando l’“insegnante antirazzista” Lorena Germán si è lamentata del fatto che molti classici risentono del proprio tempo, la scrittrice Jessica Cluess ha ribattuto: “Se pensi che Hawthorne fosse dalla parte dei puritani, allora sei un’idiota e non dovresti fregiarti del titolo di educatrice”. Un’orda online ha accusato Cluess, l’autrice della popolare serie “Kingdom of Fire”, di “razzismo” e “violenza” e ha chiesto alla Penguin Random House di rescinderne il contratto. L’editore non ha obbedito, forse perché Cluess si è autodenunciata in tempo: “Mi assumo la piena responsabilità della mia rabbia non provocata verso Lorena Germán”. Ma non ha impedito all’agente letterario di Cluess, Brooks Sherman, di porre fine alla loro relazione professionale. Secondo questa logica, Omero sarebbe solo il capostipite della “mascolinità tossica”, la manliness di Harvey Mansfield (che Liberilibri riporterà in Italia a primavera). “E’ una tragedia che questo movimento anti intellettuale stia guadagnando terreno tra gli educatori e l’industria editoriale”, afferma lo scrittore di fantascienza Jon Del Arroz. E non è certo la prima volta.
CONTINUA IN ABBONAMENTO SU https://www.ilfoglio.it/cultura/2021/01/05/news/-omero-razzista-in-america-una-scuola-elimina-l-odissea-1629049/
Segnalazione del Centro Studi Federici
Il leader di Hong Kong, Carrie Lam, che non è democraticamente eletta, ma è nominata dal Partito Comunista Cinese, ha scatenato proteste annunciando ieri che le elezioni dell’assemblea legislativa, che dovevano tenersi il 6 settembre prossimo, sono rinviate ad almeno al 5 settembre 2021. Tutto questo il giorno dopo che 12 leader dell’opposizione sono stati esclusi dalla partecipazione alla contesa elettorale, per motivi ovviamente di carattere politico.
“La situazione epidemica di Hong Kong è entrata nella fase più grave da gennaio, poiché si prevede che l’epidemia continuerà a diffondersi”, ha detto Lam, mentre la città ha riportato un decimo giorno consecutivo di oltre 100 nuove infezioni. “Il voto, che coinvolge raduni di massa e contatti sociali, potrebbe comportare un rischio molto grave per la salute pubblica”.
Naturalmente, dato che l’assemblea legislativa è scaduta, vi è un vuoto di potere, per cui il potere esecutivo della LAM si consulter tutte le volte in profondità con il Comitato per gli affari di Hong Kong del Parlamento Nazionale, quello di Pechino, fino all’elezione del nuovo parlamento. Quindi tutta la vicenda si conclude con l’appoggio reciproco ed il sostegno di tutte le parti: Il Comitato del Popolo del Partito Comunista fa i complimenti alla Lam e le assicura il proprio appoggio, e questa afferma che quindi continuerà a governare in modo legittimo. Tutti vissero felici e contenti, tranne, ovviamente, gli abitanti di Hong Kong.
Giuseppi ha imparato bene dalla Cina: si procura la prosecuzione o l’intensificazione dell’allarme Covid, poi si chiede alla Commissione degli esperti, quella le cui deliberazioni sono tenute sotto segreto, di pronunciarsi, quindi , per il pericolo di un’epidemia di Covid-19, si fa quello che si vuole, praticamente esautorando il parlamento. Tutti vissero felici e contenti, tranne, ovviamente gli italiani. Però Conte ha l’appoggio degli Esperti, sempre più simili al “Gran Consiglio dei dieci assenti” di fantozziana memoria, ha l’appoggio della Merkel e quindi di Mattarella. Alla fine se la Lam se ne può fregare degli abitanti di Hong Kong, lui può fare esattamente lo stesso con gli italiani.
“Continueremo a presidiare le scuole dei nostri figli contro la colonizzazione ideologica di progetti ispirati alla dittatura gender”, dicono i cattolici.
La teoria gender troverà degli enormi ostacoli all’interno della scuola italiana. Attraverso una nota del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), dicastero guidato dal leghista Marco Bussetti, è stato riconosciuto il diritto al consenso informato dei genitori su tutti i progetti extracurricolari.
Diventa così obbligatorio per le scuole, di ogni ordine e grado, l’esonero degli alunni che lo richiedono (attraverso il diniego da parte dei genitori, espresso con il mancato consenso informato) dai progetti che non fanno parte delle discipline obbligatorie.
In base alla nota ministeriale, che riguarda in particolare il Piano triennale dell’offerta formativa di ogni istituto, il cosiddetto Ptof (che deve essere approvato e comunicato alle famiglie), si stabilisce che “le famiglie devono esprimere il consenso, ove occorra, al fine della partecipazione degli alunni e studenti alle attività extra-curricolari” e, inoltre, che ogni scuola “deve promuovere i necessari rapporti con tutti i portatori di interesse”, prendendo in considerazione “le proposte e i pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori” e, per le scuole secondarie di secondo grado, dagli studenti. Continua a leggere
Segnalazione del Centro Studi Federici
L’ARENA DI VERONA DEL 16/03/2018
TRADIZIONALISTA CONTRO LA SCUOLA <<NERI E RITI AFRICANI NELLE CLASSI>>
di Maria Vittoria Adami e Luigi Grimaldi
Maschere africane, riti tribali, banchi di scuola e un pizzico di integralismo cattolico. Un mix esplosivo innescato alle scuole elementari Vittorio Locchi di Dossobuono dove Gianni Toffali, cinquantenne impiegato alla scuola di polizia di Peschiera, non ha gradito la lezione sulle tradizioni e la cultura africana impartita alla figlia e alle tre classi terze e a una quinta. Quattro ore, in due lezioni, e visita conclusiva, a fine mese, al Museo africano di Verona, per 6 euro a bambino, è il progetto organizzato a scuola dalla cooperativa mantovana Olinda di Medole, che si occupa dell’accoglienza dei migranti. Alcuni ragazzi nigeriani, accompagnati dagli operatori, hanno insegnato ai bambini le tradizioni e i riti tribali. Hanno fatto disegnare i mascheroni indossati nelle danze africane, guidandoli anche in qualche passo a ritmo musicale. Apriti cielo. Toffali, autore di diversi blog contrari alla «modernità laicista, sinistra, anticlericale e gayfila» e di contributi su siti internet degli iper cattolici di Agere contra o Christus rex, diplomato alla scuola di teologia e firmatario di petizioni come quella per far dimettere Bergoglio definito «falso Papa profeta» reo di «relativismo ed errori dottrinali» come il «discorso sull’omosessualità», ha chiesto conto al dirigente scolastico Vito Solieri. «Hanno fatto disegnare le maschere che gli africani usano per invocare gli spiriti. È indottrinamento», attacca. «È un progetto approvato a inizio anno dal Consiglio di istituto che è composto anche dai genitori. Si spiega la cultura africana, in questo caso dei profughi, anche in virtù dell’articolo 9 ministeriale sull’intercultura», replica Solieri: «Quella africana è la meno conosciuta e la più lontana dalla nostra cultura», conclude il preside, «i ragazzi, dopo l’introduzione delle maestre, hanno spiegato che nella loro tradizione esistono determinati riti. Come accade nelle lezioni di religione in cui si spiegano le altre forme di culto». Continua a leggere
Segnalazione Redazione BastaBugie
(LETTURA AUTOMATICA)
Educare non è indottrinare, bensì trasmettere agli studenti gli strumenti critici e la capacità di ragionamento perché imparino a pensare con la propria testa. A leggere certi testi adottati nelle scuole italiane, però, sembra che questa missione sia stata soppiantata dalla propaganda a favore dell’Europa, della moneta unica, dell’immigrazione e del multiculturalismo.
Si pensi a un testo di geografia destinato alle scuole medie. Geo Green 2 di Carlo Criguolo, edito da Paravia. È stato un consigliere regionale friulano di Forza Italia. Roberto Novelli, ad additare pubblicamente un passaggio del libro in cui, dopo una serie di allarmi sull’«invecchiamento medio» e la diminuzione dei «giovani europei», si legge: «Gli immigrati extraeuropei (africani, asiatici, sudamericani) rappresentano già oggi una parte consistente della popolazione giovane d’Europa. La vera sfida sociale e demografica del continente consiste nel “passare il testimone”: gli immigrati devono poter entrare nella società e nell’economia europee a ogni livello professionale e civile: solo accettando gli immigrati l’Europa anziana (che detiene la ricchezza economica e le radici culturali europee) permetterà l’esistenza dell’Europa futura».
Pare di sentire la «presidenta» della Camera Laura Boldrini, che nel marzo 2016, a Palermo, aveva invocato l’arrivo di 300-400.000 immigrati all’anno per impedire che la popolazione italiana scenda «al di sotto dei 45 milioni».
IUS SOLI
Molto simili i toni del volume In prima! che fa parte della collana Zoom. Geogrqfia da vicino dell’editore Loescher. Ai ragazzi di prima media il testo spiega che «gli immigrati sono una presenza indispensabile, soprattutto in alcuni settori lavorativi come l’edilizia, il lavoro domestico, l’assistenza a bambini e anziani». Per dirla con Emma Bonino: senza gli immigrati, chi raccoglierebbe i pomodori?
Nel libro non manca il tema dello ius soli: gli autori Luca Brandi. Guido Corradi e Monica Morazzoni lamentano che «i figli di stranieri nati in Italia continuano a non aver diritto alla cittadinanza italiana».
Non è un caso che i più piccoli siano il bersaglio privilegiato dei tentativi di manipolazione: è più facile deformare la mentalità di chi non ha ancora una personalità ben strutturata. E gli effetti nefasti della geografia «militante» si fanno sentire. Continua a leggere
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