Dopo le proteste di nazionalisti e ortodossi, la Serbia non ospiterà l’Euro Pride 2022

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Roma, 27 ago – Non sempre i governi e le nazioni europee si sottomettono ai capricci della dominante e viziata cultura progressista. Proprio in queste ultime ore, l’ennesimo strappo con le discusse organizzazioni Lgbt arriva ancora una volta dal popolo serbo. Nella capitale serba si sarebbe infatti dovuta svolgere la prossima edizione dell’Euro Pride 2022. Preceduta però da ben più nutrite manifestazioni di protesta con migliaia di famiglie, giovani nazionalisti e cristiano ortodossi serbi, scesi in strada contro la parata arcobaleno. Il governo di Belgrado ha fatto quindi marcia indietro annullando la manifestazione gay.

La Serbia deve concentrarsi su problemi più importanti

Questa mattina il presidente serbo Aleksandar Vucic ha dichiarato che la parata dell’EuroPride di settembre a Belgrado non si svolgerà. Anche se, a suo dire, non soddisfatto della decisione, il presidente ha detto che la Serbia deve concentrarsi su questioni ben più importanti, compresi i legati alla crisi energetica, alimentare e ai problemi in Kosovo. “Semplicemente, a un certo punto, non puoi gestire tutto”, ha detto Vucic. “In altri tempi, più felici, l’evento potrebbe aver luogo”. Pensando alla situazione di grave crisi economica che sta attraversando anche il nostro Paese, magari anche solo un decimo dei nostri politicanti arrivasse a ragionare in tal senso. Ma per una nazione completamente lobotomizzata dalle sinistre, come la nostra, è cosa sempre più improbabile.

Lgbt contro il popolo serbo

In risposta, l’organizzatore di EuroPride 2022, Marko Mihailovic, ha affermato che “lo stato non può cancellare EuroPride” e qualsiasi tentativo in tal senso sarebbe una “chiara violazione della costituzione”. Gli organizzatori della parata lesbo-gay-trans-gender, ribadiscono dunque che la manifestazione si farà comunque, “con qualsiasi divieto illegale”. Oltre a chiedersi cosa ci possa essere di “illegale” in un governo che ascolta e accetta lo sdegno dei suoi cittadini, anzichè assecondare le viziose isterie internazionali, resta adesso il pericolo di duri scontri se i militanti Lgbt intendano proseguire la loro marcia. Kristine Garina, presidente della European Pride Organizers Association e responsabile EuroPride – ha insistito sul fatto che l’evento non può essere cancellato. Ha aggiunto che il primo ministro serbo Ana Brnabic – prima premier donna e apertamente gay della Serbia – ha promesso il pieno sostegno del governo serbo durante la procedura di candidatura per EuroPride 2022.

L’unico Pride di Belgrado è l’orgoglio serbo

All’inizio di questo mese, migliaia di persone hanno marciato a Belgrado contro Euro Pride, esponendo cartelli con la scritta: “proteggere la famiglia” e “tenete le mani lontane dai nostri figli”. In aperta polemica agli attacchi del mondo Lgbt alla famiglia naturale e alla continua diffusione dell’ideologia gender in tutto l’Occidente. I partiti della destra radicale serba hanno condannato l’evento e il vescovo di Banat, Nikanor, della Chiesa ortodossa serba, ha detto che avrebbe “maledetto tutti coloro che organizzano e partecipano a qualcosa del genere”. Non certo un atteggiamento paragonabile al governo papale Bergoglio, sempre più in declino e caricatura di se stesso. Solo 12 anni fa, nel 2010, i manifestanti contro il Gay Pride serbo avevano ingaggiato duri scontri contro la polizia nel tentativo di interrompere la marcia arcobaleno su Belgrado.

Ma tanti gay detestano il Pride e le sue politiche di sinistra

Partite decenni fa dagli Stati Uniti d’America, ad oggi, le manifestazioni Lgbt si svolgono regolarmente in quasi tutti i paesi membri della Ue. Rimane però il fatto che una fortissima resistenza di popolo, in diverse nazioni, continua a non accettare le imposizioni dettate dalle associazioni arcobaleno, complementari alla sinistra. Com’è ben risaputo, infatti, i Pride sono eventi ad uso e consumo di una ben precisata area politica, con messaggi espliciti volti alla sovversione familiare e sociale, e comizi contro uomini e aree politiche colpevoli di difendere la famiglia tradizionale. Migliaia sono anche i gay che non accettano la strumentalizzazione delle organizzazioni Lgbt e rifiutano di essere dipinti di arcobalenoQuesti ultimi insistono con forse la più datata delle formule sessuali secondo la quale, la sessualità di una persona, dovrebbe rimanere cosa intima e rispettosa. Senza invadere città e nazioni con episodi di sgradevole malcostume e slogan politici volgari e rappresentanti il degrado delle nuove ideologie progressiste.

Andrea Bonazza

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/dopo-le-proteste-di-nazionalisti-e-ortodossi-la-serbia-non-ospitera-leuro-pride-2022-242543/

Invito tutti a stare a orecchie ben tese sulle provocazioni contro la Serbia

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di Franco Cardini

Fonte: Franco Cardini

Invito tutti a stare a orecchie ben tese e a diffondere al massimo la notizia delle provocazioni kosovare (quindi albanesi) contro la Serbia. Lo schema è esattamente ed evidentemente lo stesso e la NATO è al solito la protagonista della provocazione. Come per l’Ucraina, se i serbi esasperati per la provocazione contro la loro minoranza in Kosovo si muovessero al fine di tutelarla, l’assordante silenzio su quel che sta accadendo alla frontiera serbo-kosovara si trasformerebbe in immediato clamore mediatico: gli occidentali non informati avrebbero l’impressione di un attacco serbo al Kosovo analogo a quello russo all’Ucraina nel febbraio scorso. La NATO sta allargando il conflitto russo-americano a Occidente colpendo al Serbia, solo spazio aereo di accesso all’Europa ancora consentito alla Russia; e tra le forze NATO presenti in Kosovo gli italiani sono in primissima linea. Bisogna cominciar a parlarne SUBITO, prima che lo facciano gli altri: bisogna impedire che di nuovo i provocati finiscano col far la figura degli aggressori, e gli aggressori effettivi quella delle vittime.

Crisi demografica, l’Europa dell’Est non cede ai ricatti: “Immigrazione non è soluzione”

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Roma, 2 ott – L’immigrazione di massa è la vera soluzione alla crisi demografica dell’Europa? Ammesso che di soluzione si tratti, questa “grande sostituzione” applicata alla realtà è inutile e dannosa. Per tutta una serie di motivi, a partire dal fatto che gli immigrati invecchiano come tutti gli altri e quindi il problema di ripresenterebbe ex novo negli anni a venire. Senza poi considerare tutti gli altri costi, ivi compresi quelli previdenziali (altro che il “pagano le nostre pensioni”). Dati e circostanze che, laddove dalle nostre parti la sinistra continua a battersi in preda ad un disturbo ossessivo-compulsivo, nell’Europa dell’Est sembrano ancora essere di buon senso.

La conferenza di Budapest: meno immigrazione, più politiche di aiuto alla natalità per sconfiggere la crisi demografica

Pochi giorni fa a Budapest si è tenuta una conferenza proprio sull’inverno demografico del vecchio (potremmo dire in tutti i sensi) continente, alla quale hanno preso parte i capi di Stato e di governo delle nazioni dell’Europa dell’est. Raggiungendo un’intesa che sbugiarda la narrazione dominante e fatta propria, tra gli altri, anche dall’Unione Europa.

Leggi anche: Sostenere la natalità, non l’integrazione degli immigrati. La Ue cambi prospettiva

I leader di Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Serbia e Slovenia hanno infatti firmato una dichiarazione in cui rifiutano categoricamente di usare l’immigrazione per risolvere la crisi demografica. Impegnandosi al contrario a promuovere politiche attive per favorire la natalità. A spingere di più su questa proposta sono stati il primo ministro magiaro Viktor Orban e il suo omologo ceco Andrej Babis, i quali stanno già facendo una campagna elettorale basata su una forte opposizione all’immigrazione in vista delle elezioni che si terranno nei prossimi mesi.

Giuseppe De Santis

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/europa-est-rifiuta-grande-sostituzione-immigrazione-crisi-demografica-209091/

LE VERITÀ SULLA RIVOLTA DI BELGRADO

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Riceviamo e pubblichiamo da parte di un nostro appassionato lettore:

Sulla rivolta in atto a Belgrado contro il governo di Aleksandar Vucic (leader del cosiddetto Partito Progressista Serbo) viene detto e scritto in Italia tutto e il contrario di tutto.

L’attuale ribellione popolare non è un fulmine a ciel sereno; essa sale sulle spalle delle proteste politicamante trasversali dell’inverno scorso scattate per condannare la politica di capitolazione sulla questione del Kosovo-Metohja.

Tra le tante sciocchezze, abbiamo ad esempio letto che i rivoltosi contestavano il governo per la sua scelta di ammorbidire la quarantena. Niente di più grottesco.

Come ben spiega questo reportage le radici della sollevazione sono ben più profonde ed i motivi politici ben diversi.

Malgrado noi si sia lontani dalle opinioni politiche dell’autore (riconducibili ad un nazionalismo serbo-ortodosso radicale) abbiamo tradotto e pubblichiamo la sua corrispondenza poiché getta un diverso ma illuminante fascio di luce su quello che bolle in pentola in Serbia, ovvero nel cuore stesso dell’area balcanica.

Non è del resto esatto che la rivolta in corso abbia, come scrive il corrispondente, un univoco segno. Essa raccoglie, per quanto quella nazionalistica sia quella dominante, diverse correnti d’opinione contrarie al governo.

* * *

di Goran Kadijević

I mezzi di informazione occidentali dipingono l’attuale rivolta serba come una sollevazione causata per lo più dalle bugie del Governo Vucic sui dati del contagio. Ciò è falso.

La rivolta serba contro la biosorveglianza totalitaria globalista e progressistica dell’elite del Deep State ha avuto inizio nel momento stesso in cui il progressista Vucic impose mesi fa il cosiddetto lock down all’intera Serbia.

La rivolta serba, essendo una rivolta politica conservatrice, non è iniziata una settimana fa, ma mesi fa. Bosko Obradovic, guida carismatica dell’Opposizione nazionalista serba, occupando per due settimane di sciopero della fame i gradini di fronte alla Camera dell’Assemblea Nazionale, era di fatto il primo uomo politico della storia contemporanea, ben prima del presidente statunitense Donald Trump, ben prima del presidente Bolsonaro, ben prima dell’irruzione sulla scena del BLM e di antifa americani e ben prima delle varie voci di scienziati alternativi al progressismo totalitario sanitario, a contestare la Rivoluzione colorata planetaria in atto.

E’ tipico del nazionalismo Serbo precorrere i fatti e le grandi tendenze storiche: Gavrilo Princip Draza Mihajlovic Ratko Mladic, guerrieri puri andati al martirio per essere stati troppo in anticipo sui tempi, strateghi politici, prima che militari, antagonisti totali, irriducibili, ai rivoluzionari colorati della loro epoca, hanno perso, sono stati demonizzati nella memoria eterna di più generazioni ma hanno però aperto una nuova epoca storica e spirituale come veri e propri eroi cosmici. Continua a leggere