La bolla

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di Andrea Zhok

Fonte: Sfero

L’argomento principale di Immanuel Kant a proposito della necessità morale di non mentire era che la menzogna non era una pratica sostenibile, mentire non era una massima universalizzabile, in quanto un mondo in cui tutti mentissero era un mondo in cui la parola, il pensiero e la legge avrebbero perduto ogni valore.
Oggi siamo piombati nel mondo prefigurato da quella riflessione kantiana.
Oggi sui grandi media, sui veicoli della visione del mondo che tutti siamo tenuti ad avere in comune, imperversano i fabifazi e le michelemurgie, le concite e i parenzi, un’intera ubertosa selva di ripetitori con variazioni-dillo-con-parole-tue di ciò che è gradito ai detentori del potere. Non bisogna pensar male e ritenere che questa sterminata accolita di ripetitori con variazioni siano volgarmente stipendiati a cottimo per ciascuna menzogna. Niente affatto. Si tratta di soggetti il cui solo talento umano consiste nell’innamorarsi perdutamente delle idee di chi può pagarle. Ma così, per caso, spontaneamente, una seconda natura.
E quanto alle libere praterie della rete, per capirne il funzionamento odierno basta dare un’occhiata ai Twitter Files che un imprevisto cambio di padrone in un social ha fatto trapelare. Catene di comando dirette che portano dalle agenzie di sicurezza americane alle operazioni di oscuramento e selezione manipolativa sui social. I grandi social sono una tonnara, dove dapprima si sono fatti entrare gratuitamente centinaia di milioni di utenti, come nel paese dei balocchi, con l’illusione di dare corpo ad una nuova forma di democrazia reale, solo per poi chiudere le reti e condurre i tonni alle scatolette di destinazione. (Con il plauso degli imbecilli terminali che “sono-privati-possono-fare-quello-che-gli pare”).
Ma a prescindere dagli intercambiabili e dimenticabili protagonisti di questa stakanovista produzione di menzogne, ciò che bisogna affrontare è il risultato sistemico, che è esattamente quello prefigurato sopra: viviamo tutti in una bolla, un mondo irreale e derealizzato, che è l’unico mondo che io e il mio vicino abbiamo davvero in comune, e che si divide tra semplicemente inaffidabile e intenzionalmente manipolato. Cosa “si” sa? Di cosa possiamo parlare in comune, su cosa possiamo accapigliarci e dibattere politicamente con gli altri cittadini, se non su questo mondo fittizio, modellato da catene di filtri a monte, che ci arriva confezionato in casa su qualche schermo?
Certo, esiste la possibilità di una lotta di minoranza che si affatica a trovare le incongruenze, a sfruttare gli occasionali errori e le imperfezioni di un sistema che, come tutti i sistemi di potere quasi onnipotenti, tende a diventare sciatto. Però la semplice verità è che questo tipo di lotta richiede energia, intelligenza, coraggio, capacità di resistere all’isolamento e alle frustrazioni, tutte qualità che sono e saranno sempre patrimonio di esigue minoranze.
Il maggior risultato di questa costruzione di un edificio costante di menzogne non è tanto la ferrea persuasione ideologica dei più, ma la caduta in discredito della realtà (di quella che viene fatta passare per tale). Tolta la minoranza dei combattenti, grosso modo la popolazione sottoposta a questa “cura Ludovico” king-size si divide in due grandi gruppi.
Da una parte ci sono i conformisti arrabbiati, i nuovi bigotti del politicamente corretto, i progressisti fobici, i benpensanti militanti che, forse perché percepiscono la fragilità del loro mondo di credenze ufficiali, vi si aggrappano in modo virulento e cercano di obliterare e screditare e azzannare chiunque vi si opponga anche marginalmente. Per rifarsi ad una vecchia categorizzazione di Umberto Eco, questi sono al tempo stesso apocalittici e integrati: sono completamente integrati nel sistema e lo sostengono con la ferocia apocalittica dei millenaristi. Sono gente che sembra aver già inserito nella propria corteccia il microchip dell’indignazione morale permanente, e che la applica rigorosamente al solo catalogo approvato dai datori di lavoro. Questi “Guardiani dell’Illusione” probabilmente avvertono ad un qualche livello che la finzione è tale, ma è proprio solo la finzione a dargli conforto, calore, intrattenimento, denaro e come per la zecca il mondo si conclude dove essa può annidarsi e succhiare sangue, così questi si attestano nella loro nicchia ecologica che gli consente di passare dalla culla alla tomba senza troppi grattacapi.
Dall’altra parte esiste una grande massa scettica, che ha capito abbastanza da non credere a ciò che passa il sistema, o a crederci con mezzo cervello, ma che non ha l’energia, o la preparazione o il coraggio per cercar di ottenere un diverso accesso alla realtà. Questi rappresentano la più grande vittoria del sistema, che facendone degli scettici disillusi senza speranza ne disinnesca ogni potenziale pericolosità. Nelle nuove generazioni questa vittoria tende ad essere totale: rinchiusi in piccoli mondi pret-a-porter, brandizzati, la parte più sveglia della gioventù riesce solo a credere fermamente che non si possa credere a niente, e in nulla (quella meno sveglia sogna unicorni fluidi ecosostenibili).
Siamo nuotando in una boccia di pesci rossi, con i vetri dipinti di colori sgargianti, in caduta libera, contando sul fatto che il pavimento non arrivi mai.
Ma la realtà non cessa di esistere per il fatto di essere rimossa. Semplicemente come sempre avvenuto nella storia, quando ci si allontana troppo e troppo a lungo da essa, farà sentire la sua voce spezzando la schiena al nostro mondo di filtri e schermi, di millenaristi a gettone, di solipsisti enervati.  Non illudiamoci però, nessuna Rivelazione, nessuna confortevole Illuminazione ci aspetta. Ci sono rare epoche in cui la verità prova a filtrare come un messaggio (la “buona novella”), ma di solito essa si fa spazio nella sua forma originaria e primitiva, come schietta catastrofe. (E peraltro anche la buona novella dovette attendere il collasso di un impero per diffondersi).

La libertà al di là della retorica della libertà

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di Andrea Zhok

Fonte: Sfero

Ieri, stremato dall’ennesimo scempio argomentativo ascoltato nell’ennesima discussione su Green Pass e dintorni avevo pensato di provare a redigere (di nuovo) una sorta di vademecum con domande e risposte, magari solo per un senso di ordine mentale. Tuttavia ho l’impressione che siamo oramai andati oltre il livello in cui questo livello di ragioni poteva avere preminenza. Se non hanno attecchito a sufficienza da due mesi a questa parte, oramai siamo arrivati ad un livello ulteriore.

Sul piano di merito al di là dei mille argomenti di dettaglio in cui ci si può perdere, per stabilire l’illegittimità del Green Pass nella sua versione italiana bastavano due argomenti, semplici, e che chiunque avesse fatto un minimo sforzo di approfondimento poteva acquisire subito.

Per definire sul piano scientifico l’illegittimità del GP basta stabilire che:

1) anche i vaccinati contagiano;[1]

2) nessuno è nella posizione di garantire la piena sicurezza dei preparati da inoculare ora in uso.[2]

Non ci voleva assolutamente niente altro. Ed entrambi i punti sono accertati al di là di ogni possibile dubbio (vedi un po’ di riferimenti in nota).

Il primo punto elimina alla radice la presunzione di dover “tenere alla larga” il non inoculato in quanto potenzialmente lesivo (in effetti non godendo della protezione del farmaco il non inoculato è più facilmente la parte lesa.)

Il secondo punto fornisce ragioni per lasciare agli individui il compito di soppesare pro e contro dell’inoculazione – per sé o per le persone su cui si esercita la podestà – in quanto non ci sono da considerare solo benefici.

Sotto condizioni di ragionevolezza la discussione si sarebbe dovuta concludere qua, anzi non sarebbe neanche dovuta nascere.

Ma la scelta fatta dal governo è stata diversa. Nella crescente incredulità di chi ha seguito dall’inizio quella scelta all’opposizione, il governo è andato avanti in perfetta impermeabilità come un rullo compressore. Perché lo ha fatto? Due opzioni sembrano possibili.

A) Se l’idea era quella di creare un’astuta forma di obbligo mascherato a vaccinarsi senza assumersene la responsabilità, in tal caso possiamo pacificamente concludere che il governo ha fatto un disastro, irrigidendo le posizioni di chi non voleva cedere a un ricatto, esasperando il clima sociale, danneggiando l’economia, e riuscendo nel suo intento principalmente verso chi era inutile vaccinare, cioè le fasce giovanili – desiderose di una qualche normalità. Una catastrofe. Se questo era il governo dei competenti, la fantasia non basta ad immaginare gli incompetenti.

B) In alternativa il Green Pass non sarebbe stato inteso mai con finalità sanitarie ma principalmente come forma di controllo sociale destinata a durare; esso opera già in effetti una selezione tra ‘concilianti’ e ‘contestatori’, e con piccoli aggiornamenti funzionali può divenire uno strumento di sorveglianza e condizionamento potentissimo (una volta introdotta la pratica sociale, qualunque ‘buona ragione’ approvata dal governo può divenire criterio per sospendere elementari diritti di vita associata, emarginando il dissenziente). Questo scenario è più machiavellico, ma molto più coerente con il comportamento effettivo del governo.

Quale sia lo scenario effettivo personalmente non lo so. Potrebbe di principio anche essere una combinazione dei due (per alcuni, i più sprovveduti tra i nostri governanti, varrebbe la prima motivazione, mentre altri, giovandosi della loro dabbenaggine, starebbero mettendo in campo un’agenda di più ampio respiro.)

Ma questo quadro manca di un aspetto più radicale, profondo, e duraturo, un aspetto che non è chiaro se sia stato previsto neppure sotto l’ipotesi più malevola.

Che sia accaduto per caso o che sia stato preparato, di fatto questa crisi ha portato in luce qualcosa che prima era inapparente: un allineamento di tutti i ‘poteri’ nazionali, inquadrati a sostegno di un unico progetto, di cui il GP è un tassello. Governo, Parlamento e Confindustria, multinazionali farmaceutiche e multinazionali del digitale, sistema mediatico e magistratura, tutti i poteri che contano si trovano in una sorta di armonioso allineamento planetario, concorde nel rigettare ogni forma di resistenza all’imposizione di questa “cittadinanza per i meritevoli”.

Certo, in ciascuno di questi ambiti ci sono singoli individui che sfuggono dal flusso principale, ma il loro impatto è irrilevante.

Ora, è importante comprendere quale sia il quadro che viene percepito da chi contesta il GP, perché esso è inedito e sconcertante, e si presenta con questi tratti:

• Si assiste ad un governo che, nonostante (o forse proprio per) la sempre minore rappresentatività democratica delle forze che lo compongono, si accoda obbediente alle volontà di un “uomo della provvidenza”, un tecnico sostenuto dai vertici UE, incoronato dai media come l’Ultima Spiaggia, l’ultima occasione di redenzione di un paese immeritevole. Il governo procede per decreti, senza nessuna opposizione degna di nota, attuando un programma definito dalle condizionalità del PNRR che nessuno ha mai discusso o spiegato, figuriamoci sottoposto al voto.

Simultaneamente Confindustria utilizza i sindacati nazionali come stuoino, imponendosi come unico interlocutore effettivo del capo del governo.

• Il sistema sanitario, snodo fondamentale nella recente vicenda pandemica, ne esce stremato e ulteriormente ridotto nella sua dimensione pubblica. Dopo gli innumerevoli cicli di ‘razionalizzazione’ passata, ora si trova di fronte ad una parziale privatizzazione di fatto, per manifesta incapacità di far fronte alle liste d’attesa, mentre il problema pandemico viene consegnato ad una soluzione ‘cost-effective’ come la vaccinazione di massa, che non lascia tracce strutturali nel SSN. Il meccanismo della vaccinazione di massa si presenta come un modo per rendere abile e arruolata una parte maggioritaria della popolazione, costi quel che costi, attraverso un’operazione che trasferisce risorse dallo stato alle case farmaceutiche, senza rinforzare un sistema terapeutico pubblico.

In questo contesto si è ‘scoperta’ anche l’influenza straordinaria dell’industria farmaceutica, da cui una medicina sempre più affidata a finanziamenti privati, anche e soprattutto sul piano della ricerca, dipende oramai in modo preponderante. In questo contesto si sono viste pressioni, denunce, sanzioni mai viste prima, verso quella minoranza di medici che si è opposto alla narrativa pandemica dominante e a protocolli di cura fallimentari (e che siano fallimentari non è opinabile, avendo l’Italia i peggiori dati di letalità Covid al mondo). Nonostante quasi due anni di balletti imbarazzanti, di dichiarazioni e smentite e giravolte, gli organismi sanitari alle dipendenze del governo esigono l’assoluta acquiescenza dell’intero comparto sanitario. Questa obbedienza letteralmente perinde ac cadaver è stata richiesta da chi nel corso di un anno ha sostenuto: immunità di gregge con il 70% di vaccinati, anzi no con l’80%, anzi no obiettivo impossibile; efficacia dei vaccini al 97%, anzi al 67%; copertura dei medesimi di 6, anzi 9, anzi 12, o forse 3-4 mesi; loro conservabilità a meno 80°, anzi no anche in un frigo normale; loro scadenza estendibile di 3 mesi che manco lo yogurt; inoculazioni di cocktail di vaccini diversi mai sperimentati insieme, che mia zia ha detto che fan benissimo; protocolli sanitari congelati per mesi su ‘tachipirina e vigile attesa’, senza considerare nessun trattamento con farmaci riconvertiti (ampiamente usati all’estero); ecc. ecc. E sulla base di questa performance cristallina poi li vediamo minacciare di radiazione, sanzioni o morte professionale chiunque non si allinei con posizioni che – del tutto incidentalmente ça va sans dire – sono le più gradite alle multinazionali del farmaco.

• Nel frattempo, l’altro grande vincente del periodo Covid accanto all’industria farmaceutica, cioè le multinazionali che manovrano le reti di comunicazione telematica scatenano presunte “cacce alle fake news” manipolando i motori di ricerca, bloccando siti sgraditi con la più completa opacità sui criteri, reindirizzando ricerche di informazioni a fonti governative, cambiando gli algoritmi di diffusione e condivisione in modo da ridurre lo spazio a tesi ritenute improvvide, facendosi insomma garanti privati della verità pubblica da loro insindacabilmente dichiarata tale. Accadono così cose paradossali, come il fatto che la semplice menzione del sito VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System: il sito americano ufficiale per i rapporti sugli eventi avversi da vaccinazione) possa comportare la sospensione di una pagina sui social. (E questo mentre, all’insegna della massima trasparenza, l’Aifa decide di non fornire più i dati nazionali sugli eventi avversi con cadenza mensile, ma solo trimestrale.)

• Infine, ma più importante di tutti, il ruolo dei media di portata nazionale, giornali e televisioni, che hanno fatto a gara nell’omettere, distorcere e manipolare ogni informazione che potesse in qualche modo minacciare la narrazione governativa. Nella quasi totalità i giornali, che hanno perso negli ultimi quindici anni due terzi dei lettori, oramai fanno da mera cassa di risonanza retorica delle opinioni di direttori che sono emanazioni dirette del grande capitale. Non parliamo delle televisioni di portata nazionale. Chi si è ritrovato in questo periodo dalla parte “sbagliata” della barricata ha visto continuamente, ogni giorno, sistematicamente distorte od omesse tutte le informazioni rilevanti per capire qualcosa della protesta nel paese e delle sue motivazioni. Mentre si potevano vedere trasmesse (su canali alternativi e privati) manifestazioni estese, partecipate, reiterate, in tutte le città italiane, queste venivano trasformate televisivamente in nulla, salvo quando occasionalmente c’era un tafferuglio da stigmatizzare. Si è assistito a ondate martellanti di trasmissioni di “approfondimento” (Dio li perdoni) dove una vittima sacrificale (eterodossa) era chiamata a fare da bersaglio per le tirate bullistiche e ignoranti di veri e propri plotoni di esecuzione mediatica. E quando non si poteva tacere si è proceduto con metodici atti di character assassination nei confronti dei dissenzienti più autorevoli.

Ecco, il risultato di questo processo, per la parte di popolazione, non piccola, che l’ha vissuto è molto semplice.

Si è compreso, si è capito nel modo più diretto ed intuitivo che la propria collocazione di liberi cittadini in una democrazia è oggi sostanzialmente illusoria.

Se e nella misura in cui le nostre azioni e opinioni sono funzionali a specifici interessi (nella fattispecie gli interessi di autoriproduzione del capitale  implementati dallo stato neoliberale) possiamo avere una qualche voce, ma nella misura in cui ciò non accada possiamo essere ridotti in un istante alla più perfetta impotenza politica, sociale e culturale.

La rappresentanza democratica è inesistente, giacché le opzioni politiche tra cui possiamo effettivamente scegliere sono solo varianti cromatiche del Partito Unico Neoliberale.

Tutti i diritti acquisiti, tutte le pretese costituzionali ci possono essere sottratti in un momento senza colpo ferire. Le nostre ragioni possono essere silenziate e spezzate.

Per fare tutto ciò non c’è nessun bisogno di modificare formalmente il funzionamento dello stato e delle istituzioni, non c’è bisogno di sospendere le elezioni, né di chiudere i sindacati o i giornali, non c’è bisogno di inviare squadracce punitive. Niente di tutto ciò. Tutto è già predisposto a poter produrre gli stessi effetti di quegli interventi roboanti e onerosi con modalità quiete e pressoché inavvertite ai più.

Ecco, ed è a questo punto che – nella mia esperienza per la prima volta – l’invocazione di piazza alla “libertà” acquista un senso chiaro e condivisibile. “Libertà” è di per sé termini generico e ambiguo come pochi, e la sua invocazione in forma di slogan, come ogni slogan, è affetto da una costitutiva astrattezza che lo può rendere buono per mille usi, anche discutibili. È discutibile l’idea di libertà come arbitrio (“faccio quel che mi pare”), è assai discutibile l’idea di libertà liberale (“faccio gli affari miei, caschi il mondo”), ma nessuno di questi significati è qui in discussione.

In questo momento, in questo contesto, l’appello puro e semplice alla “Libertà” acquista un significato potente e indispensabile: è sia la libertà personale di autodeterminazione, sia la libertà come partecipazione democratica, entrambe ora calpestate e obliterate.

L’appello elementare alla “libertà” ora appare come qualcosa di eloquente, non perché abbia dietro una chiara elaborazione, ma perché il contesto ne chiarifica il senso: in una situazione che mostra la possibilità già in atto di mettere a tacere ogni istanza pubblica sgradita, in una realtà che evidenzia la capacità di un blocco di interessi consolidati di plasmare il giudizio pubblico e di guidare questo simulacro di democrazia in qualunque direzione desideri, in questo contesto chiedere “libertà” significa dare voce a una richiesta di senso che è innanzitutto umana, necessaria e preliminare ad ogni altra.

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[1] • Benjamin S. Bleier, et al., COVID-19 Vaccines May Not Prevent Nasal SARS-CoV-2 Infection and Asymptomatic Transmission, in Otolaryngology–Head and Neck Surgery, 2021, Vol. 164(2) 305–307.

• Talia Kustin, et al., Evidence for increased breakthrough rates of SARS-CoV-2 variants of concern in BNT162b2-

mRNA-vaccinated individuals, in Nature-Medicine, 14 June 2021.

• Subramanian S.V., Kumar, A., Increases in COVID‑19 are unrelated to levels of vaccination across 68

countries and 2947 counties in the United States, in European Journal of Epidemiology, September 2021.

• Subbaraman, N., How do vaccinated people spread Delta? What the science says, Nature, 12 August 2021

https://www.nature.com/articles/d41586-021-02187-1

• Griffin, Sh., Covid-19: Fully vaccinated people can carry as much delta virus as unvaccinated people, data indicate, in British Medical Journal,2021, 374, n. 2074

https://www.bmj.com/content/374/bmj.n2074?fbclid=IwAR1RfrBGtGkQlf_gxHLUzjCkVBlQNPrHiVsPoDcqXeQ49A9nggHyEBv07as

[2] • Pomara C., et al. Post-mortem findings in vaccine-induced thrombotic thombocytopenia https://haematologica.org/article/view/haematol.2021.279075

• Perry et al., “Cerebral venous thrombosis after vaccination against COVID-19 in the UK: a multicentre cohort study”, in The Lancet

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01608-1/fulltext

• Jane Woo, et al., “Association of Receipt of the Ad26.COV2.S COVID-19 Vaccine With Presumptive Guillain-Barré Syndrome – February-July 2021”,  JAMA, October 7, 2021, doi:10.1001/jama.2021.16496

https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2785009

• Saif Abu Mouch, et al., Myocarditis following COVID-19 mRNA vaccination, in Vaccine (https://doi.org/10.1016/j.vaccine.2021.05.087);

• Supriya S. Jain et al., COVID-19 Vaccination-Associated Myocarditis in Adolescents, in Pediatrics, 2021 – doi: 10.1542/peds.2021-053427 https://pediatrics.aappublications.org/content/early/2021/08/12/peds.2021-053427

• George A. Diaz et al., Myocarditis and Pericarditis After Vaccination for COVID-19

https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2782900

• Montgomery et al., Myocarditis Following Immunization With mRNA COVID-19 Vaccines in Members of the US Military, https://jamanetwork.com/journals/jamacardiology/fullarticle/2781601

• Rose et al., A Report on Myocarditis Adverse Events in the U.S. Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) in Association with COVID-19 Injectable Biological Products, in Current Problems in Cardiology, https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0146280621002267?via%3Dihub

• Bakir M, Almeshal et al., Toxic Epidermal Necrolysis Post COVID-19 Vaccination – First Reported Case, in Cureus 13(8): e17215. doi:10.7759/cureus.17215

https://www.cureus.com/articles/68051-toxic-epidermal-necrolysis-post-covid-19-vaccination—first-reported-case?fbclid=IwAR2CoiEiCY3-7Yv3dzhPC8Id3lbERhZTYmAYPd6nicNKPctQ2RNXEHlYawE

• Darrell, O. Ricke, Two Different Antibody-Dependent Enhancement (ADE) Risks for SARS-CoV-2 Antibodies, in Front. Immunol. 12:640093. doi: 10.3389/fimmu.2021.640093

• Nouara Yahi et al., Infection-enhancing anti-SARS-CoV-2 antibodies recognize both the original Wuhan/D614G strain and Delta variants. A potential risk for mass vaccination?, in Journal of Infection

https://www.journalofinfection.com/article/S0163-4453(21)00392-3/fulltext?fbclid=IwAR2At6Gy3AnLPHY4pWtKpJb3SmeQ1RljYplRz_oVopGew_YepQQLecA9X0Q

• Cheng et al., Factors Affecting the Antibody Immunogenicity of Vaccines against SARS-CoV-2: A Focused Review

https://www.mdpi.com/2076-393X/9/8/869

• Watad et al, Immune-Mediated Disease Flares or New-Onset Disease in 27 Subjects Following mRNA/DNA SARS-CoV-2 Vaccination. https://www.mdpi.com/2076-393X/9/5/435

• Talotta, R., Do COVID-19 RNA-based vaccines put at risk of immune-mediated diseases? In reply to “potential antigenic cross-reactivity between SARS-CoV-2 and human tissue with a possible link to an increase in autoimmune diseases. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1521661621000024?via%3Dihub

[2] Correa e al., “Neurological symptoms and neuroimaging alterations related with COVID-19 vaccine: Cause or coincidence?” https://www.ijidonline.com/article/S1201-9712(20)32506-6/fulltext

[2] Hernandez et al., “Safety of COVID-19 vaccines administered in the EU: Should we be concerned?”, in Toxicology Reports, 8 (2021) 871–879.

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2214750021000792

La vera natura di noi italiani

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di Matteo Brandi 

Fonte: Sfero

Ci fu un periodo storico in Italia, lungo almeno tre secoli, durante il quale vissero personaggi come Leonardo, Michelangelo, Borromini, Raffaello, Bernini, Donatello, Brunelleschi, Caravaggio…
Ora, non stiamo parlando di semplici “esperti di settore”, ma di geni assoluti. Uomini con capacità straordinarie, dal gusto estetico divino e dall’estro unico. Artisti in grado di coniugare lo studio dell’anatomia umana nella pittura a quello dell’armonia nell’architettura, con l’ambizione di lasciare un segno indelebile.
Sono personalmente fiero di essere stato tra i primi ad aver posto con forza l’accento sul problema dell’autorazzismo, ma ciò che a molti non è ancora chiaro è l’aspetto decisamente pratico della faccenda. I momenti in cui l’Italia ha brillato sono stati quelli in cui il genio italico è stato esaltato, non soffocato. L’ultimo di questi periodi lo abbiamo vissuto nel dopoguerra, con il fiorire dei grandi marchi italiani e del Made in Italy nel mondo.
Perché oggi il nostro paese sta vivendo nella decadenza? Perché gli italiani sono umiliati. Perché una vocina sempre accesa sussurra al loro orecchio le parole d’ordine dell’esterofilia e dell’autocommiserazione. Questo getta secchiate d’acqua su ogni fiammella di rinascita, ed è voluto.
Siamo un popolo che non conosce mezze misure: o si esalta o si deprime. Leggete i grandi commentatori e pensatori della nostra Storia, da Machiavelli ai giorni nostri, e troverete sempre la stessa analisi sugli italiani. Siamo la terra dell’io e non del noi. Ma questa caratteristica può essere un punto di forza, se ben indirizzata. Gli evergeti hanno reso immortali le nostre città al pari dei grandi imprenditori e dei sinceri uomini di Stato, coniugando la ricerca della gloria personale a quella della collettività.
Curiosamente, questo sistema fu collaudato anche dall’Antica Roma. Le varie gentes romane, come le famiglie rinascimentali dei secoli successivi, contribuirono al successo di Roma con la propria sete di immortalità. Gli Scipioni come i Colonna, i Fabi come gli Sforza, i Giulio-Claudi come i Medici. Battaglie vinte e palazzi costruiti, province conquistate ed opere compiute.
Ambizioni personali per la grandezza collettiva e nessun sentimento di inferiorità verso il resto del mondo. Questo, in Italia, funziona. E funziona talmente bene dal cambiare ogni volta la Storia del globo.
Forse, prima di chiederci cosa dovremmo fare per risorgere, noi italiani dovremmo iniziare a domandarci chi siamo e cosa, da sempre, ci contraddistingue davvero.

L’autorazzismo e lo scimmiottamento dello straniero sono erbacce che celano la nostra vera natura.