In guerra la verità è la prima vittima

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/10/31/in-guerra-la-verita-e-la-prima-vittima/

ELON MUSK HA ACQUISTATO TWITTER PER 44 MILIARDI DI DOLLARI. IL MAGNATE AMERICANO PROMETTE CHE IL SUO SOCIAL NON AVRÀ PIÙ PARTICOLARI CENSURE

Elon Musk ha appena acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari. Il magnate americano promette che il suo social non avrà più particolari censure. Detto, fatto: l’analista di guerra, sempre americano, Scott Ritter torna, dopo la sospensione, ricevuta in primavera, per aver messo in discussione la versione ufficiale sulla strage di Bucha. E il primo tweet è: “Sono tornato, test test test…Bucha è stato un crimine di guerra commesso dall’Ucraina“.

I progressisti vanno nel panico. Per Musk si prospetta il “trattamento Zuckerberg”, per portarlo dal “Lato Giusto della Storia”. Pare che le sinistre globali, quelle che a parole sono sempre paladine del pluralismo e della libertà di espressione, siano in preda ad un vero e proprio tracollo nervoso, con annesso travaso di bile. Abbiamo, dunque, l’opportunità di comprendere cosa le élite occidentali globaliste intendano effettivamente col termine “libertà di parola”. Ne hanno parlato il docente di giornalismo Jeff Javis e Brynn Tannehill con un articolo sul The New Republic.

La tesi di fondo è che un internet, ovvero Twitter, liberi, in cui le informazioni circolano in maniera non controllata, costituirebbero un ritorno alla dittatura fascista. Il timore è direttamente rivolto nei confronti di Donald Trump e suoi fiancheggiatori, che diffonderebbero menzogne, favorendo una disinformazione che, nel tempo, andrebbe a coprire la verità, compromettendo la democrazia. Eppure, Trump ha guidato per un intero mandato gli Stati Uniti d’America, che non appaiono minimamente come una forma di dittatura di estrema destra. Ma, tant’è. Secondo Tannehill le cattive idee non si combattono con le buone idee, ma con la censura. Perciò, il mondo progressista americano arriva a dire che sarebbe la libertà a portare alla dittatura. Non solo. Poche le rimostranze provengono tutte dalla galassia di sinistra, la libertà è propaganda di destra.

Il New York Times ha già etichettato Elon Musk come “un agente del caos geo-politico”, proprio per alcune sue posizioni lontane dalla narrativa mainstream e per lo spazio che ha dichiarato di voler dare a Donald Trump e a gente come Scott Ritter, ex ufficiale dei servizi segreti della Marina degli Stati Uniti, già nello staff del generale Schwarzkopf durante la Guerra del Golfo, e dal 1991 al 1998 ispettore delle Nazioni Unite.

Nel VI secolo a.C. il grande drammaturgo greco Eschilo scriveva che “in guerra, la verità è la prima vittima” perché domina la propaganda di parte. Il terribile video della dozzina di cadaveri legati a terra, mentre a Bucha passa un convoglio ucraino, ha sconvolto il mondo. Gli americani hanno immediatamente dato la colpa dell’assassinio dei civili alla Russia e detto che Putin va considerato un criminale di guerra. Il Cremlino ha fermamente smentito le responsabilità ma, oggi, tutti credono che Bucha sia il simbolo della ferocia dei russi sul popolo ucraino. La gente sta, dunque, “dal Lato Giusto della Storia” perché glielo ha assicurato il Presidente Joe Biden e tutti i leader occidentali.

Ma Ritter scrive, il 7/4/2022: “La verità su ciò che è accaduto a Bucha sta là fuori, in attesa di essere scoperta. Purtroppo, questa verità sembra essere scomoda per coloro che si trovano nella posizione di poterla perseguire in modo aggressivo attraverso un’indagine forense eseguita sul posto. Se alla fine emergesse che la Polizia Nazionale ucraina ha ucciso civili ucraini per il crimine di aver presuntivamente collaborato con i russi durante la loro breve occupazione di Bucha, e che le forze che rappresentano il diritto internazionale sono pronte ad agire contro i veri perpetratori di questo crimine, ogni vera ricerca della giustizia dovrebbe includere i governi sia degli Stati Uniti che del Regno Unito come cospiratori consapevoli dei crimini presi in esame”. Questa sarebbe la “disinformazione” che andrebbe censurata, secondo gli anglo-americani, Ue a traino. Vi ricorda nulla del passato?

Lo “Stato profondo” del Papa: ecco chi comanda in Vaticano

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Viganò ha parlato di Chiesa profonda. Un pezzo di Vaticano impegnato a disegnare il futuro e il trono di Pietro

di Francesco Boezi

Monsignor Carlo Maria Viganò, nella sua lettera a Donald Trump – quella che il presidente degli States ha rilanciato sui social – ha parlato di una “deep Church”, ossia di una “Chiesa profonda”. Un emisfero che potrebbe essere associato al Vaticano. Uno “Stato profondo” che si oppone, secondo l’analisi dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, anche alla riconferma del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Uno strato che guida i processi che incidono sul globo, nonostante non si palesi di fronte a tutto.

Il “deep State”, nella narrativa sovranista, è composto dai potentati che non accettano che un anti-sistema come Trump possa governare la nazione più importante del mondo. Lo stesso discorso varrebbe per la Santa Sede. In questo secondo caso, però, per “Stato profondo” o “Chiesa profonda” bisognerebbe intendere anche gli autori di una spinta ideologico-culturale che punterebbe a destrutturare la Chiesa cattolica per come l’abbiamo conosciuta in nome del progressismo.

Esiste una cerchia più o meno ristretta che influisce sulle posizioni di Papa Francesco e sull’avvenire del cattolicesimo: questa è la convinzione del “fronte tradizionale”. Carlo Maria Viganò, nella sua missiva, ha scritto quanto segue: “E non stupisce che questi mercenari siano alleati dei figli delle tenebre e odino i figli della luce: come vi è un deep state, così vi è anche una deep Church che tradisce i propri doveri e rinnega i propri impegni dinanzi a Dio. Così, il nemico invisibile, che i buoni governanti combattono nella cosa pubblica, viene combattuto dai buoni pastori nell’ambito ecclesiastico”. La Chiesa cattolica americana appare divisa in vista delle elezioni presidenziali: i conservatori sostengono apertamente The Donald, mentre i progressisti ed i cattolici democratici propendono per Joe Biden. Si tratta di una storia antica, ma la spaccatura interna adesso è più visibile che mai. Jorge Mario Bergoglio insiste nel dire che dividere è opera del diavolo. Gli appelli degli ecclesiastici progressisti in favore del candidato dei Dem, tuttavia, non si contano più. Così come quelli dei pro life in favore di Trump. Chi è, dunque, che sta alimentando le divisioni nella Ecclesia? Il quesito è attuale. Continua a leggere

Matteo Salvini e «La Bestia»: come catturare 4 milioni di fan sui social

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di Milena Gabanelli

«Il nome della Bestia l’ho copiato dalla campagna elettorale di Barack Obama («The Beast» era proprio la struttura creata, con un peso schiacciante di internet, per arrivare alla Casa Bianca)». Le similitudini però si fermano giusto al nome. Pochi giorni fa il 46 enne Luca Morisi, il noto consulente d’immagine di Matteo Salvini, lascia il bunker di Mantova da dove produce l’epica del Capitano, per una lezione a Torino a 50 giovani aspiranti spin doctor (organizzata da YouTrend). I documenti presentati in quell’occasione permettono a Dataroom di ricostruire il funzionamento della potente macchina social che dal 2014 sta dietro l’ascesa del leader della Lega, oggi il politico con più consenso in Italia (sabato a Roma in piazza San Giovanni c’erano oltre 100 mila partecipanti). Continua a leggere

L’ira del web contro Benetton e Toscani: “Metterete una maglietta rossa per le vittime di Genova?”

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Segnalazione di G.B.

La famiglia Benetton, che attraverso Atlantia controlla Autostrade per l’Italia, nel mirino dei social. Sotto attacco anche la campagne buoniste di Toscani

di Sergio Rame

Dal dolore alla rabbia. Il passaggio è immediato. Sui social network, e in particolar modo su Twitter, si sta sfogando in queste ore l’ira contro la famiglia Benetton.

Il linciaggio mediatico è, infatti, iniziato subito dopo le prime dichiarazioni dei ministri Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Danilo Toninelli contro la società Autostrade per l’Italia che, attraverso Atlantia, è appunto controllata dai Benetton“Adesso ti metterai una maglietta rossa per le vittime di Genova?”, scrive un utente sfidando Oliviero Toscani che lo scorso 7 luglio aveva manifestato contro le politiche del governo di chiusura dei porti ai barconi carichi di immigrati clandestini.

Svariate centinaia di tweet. Uno via l’altro. Tutti spuntati poche ore dopo il drammatico crollo del ponte Morandi sull’autostrada A10. I social network si stanno scatenando contro i Benetton postando, proprio mentre il computo delle vittime aumenta di ora in ora, diversi scatti che ritraggono una il gruppo familiare sorridente e al completo. In altri post è stato pubblicato un fotomontaggio in cui si vede Toscani che stringe nella sua mano una fotografia del ponte crollato. “Adesso ti metterai una maglietta rossa per le vittime di Genova?”, gli scrive un utente facendo riferimento alla manifestazione del 7 luglio scorso a sostegno degli immigrati clandestini che sbarcono sulle coste italiane. Continua a leggere

SULL’ORLO DELLA TOMBA DI INTERNET – ControRassegna Blu #18

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Risultati immagini per sull'orlo della tomba di internethttps://youtu.be/syae3upDnXg

Il video blog di Claudio Messora

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