AMIA Verona: Esposto dell’Avv. Luigi Bellazzi al Sindaco Tommasi

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dell’Avv. Luigi Bellazzi – VERONA

Mi è gradito farvi conoscere il mio Esposto indirizzato alle Autorità cittadine sulla pluriennale illegalità operativa di Amia: il linguaggio è tecnico e, dunque, lontano da quello stile che dovrebbe far sollevare l’indignazione e far gridare “Vergogna!!!”.

Vergogna per tutte le Amministrazioni di Destra come di Sinistra che in questi ultimi decenni hanno rubato , rubano e di questo passo, continueranno a rubare, sperperando denaro pubblico per appaltare lavori inutili ad imprese legate alla Sinistra (Lega delle Cooperative), così come alla Destra (Mazzi), imprese che in realtà sono cadaveri viventi.

Ma, fatto ancora più allarmante, per chi oltre ai principi etici guarda alla realtà più concreta, spese, bilanci, insomma ai soldi sperperati.

Non ho dubbi: sono spese  folli che porteranno il bilancio della Città al fallimento. Sto esagerando? Prima di rispondere permettetemi di segnalarvi  queste  cifre a spanne:

 Amia costa 15 milioni di euri per acquisirla dal gruppo AGSM AIM; altri  60 milioni in 5 anni serviranno per ricapitalizzare la Nuova Amia, la Filovia/ Rubovia costa al Comune al momento 46 milioni,(a cui si dovranno aggiungere tutti gli interventi di contorno) senza tener conto delle spese di gestione.

È vergognoso sottolineare che per la “Rubovia” 90  milioni di euri li tira fuori lo Stato( siamo sempre noi, noi italiani, mica i marziani…), ragion per cui questa Amministrazione sperpera complessivamente non meno di 121 milioni ( 15+60+ 46) di Euri.

Quale l’alternativa? È presto detto: Amia potrebbe essere affidata ai privati, per i danni della Filovia/Rubovia dovrebbe essere  chiamati a risarcirli tutti gli amministratori che l’hanno pervicacemente voluta, nonostante l’inutilità e i costi stratosferici.

Ricordiamoci anche che il danno nei confronti di noi cittadini è doppio: infatti sperperare 121 milioni significa che non avremo soldi per gli asili nido, per anziani non autosufficienti , per i disabili. Tutti questo per me è delinquenza politica… nel significato etimologico latino: de liquere, venir gravemente meno ai propri doveri.

Con questo spirito e tutta la mia e la vostra indignazione,vi auguro buona lettura,

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Al Sindaco del Comune di Verona

Damiano Tommasi

Ai Consiglieri comunali di Verona

Segretario generale del Comune di Verona

dott. Luciano Gobbi

Sindaco di Vicenza

Giacomo Possamai

Segretario generale del Comune di Vicenza

dott.ssa Stefania Di Cindio

Ai Consiglieri comunali di Vicenza

E p.c.                    Presidente del Gruppo Agsm-Aim Spa

Federico Testa

Presidente di Amia Verona Spa

Bruno Tacchella

Procura Regionale Veneta della Corte dei Conti

Presidente dell’ANAC

Egregio Sindaco,

nei giorni scorsi la stampa locale ha dato notizia di un «rallentamento» nel processo che dovrebbe portare alla creazione della «nuova» Amia «in house» del Comune di Verona, finalizzata a legittimare la gestione in via diretta e senza gara del servizio rifiuti e della manutenzione del verde pubblico.

La stampa ha riferito che la nuova Amia (AmiaVr, di proprietà del Comune di Verona) dovrebbe acquistare tutte le quote societarie di Amia Verona Spa al costo di 15 milioni di euro, ma l’operazione è stata rinviata sine die perché i consiglieri di minoranza vicentini di Agsm-Aim Spa (di centrodestra, a differenza del sindaco, che è di centrosinistra) avrebbero messo in dubbio la valutazione societaria chiedendo nuove, ulteriori garanzie.

Con il presente esposto intendo documentare che un siffatto rinvio non è frutto di un banale disguido o ritardo procedurale, ma si configura quale condotta omissiva illegittima foriera di un danno erariale certo, attuale, concreto e determinabile a carico del Comune di Verona.

A fondamento di tale assunto espongo le seguenti considerazioni, dalle quali emerge che il Comune ha abusato dello strumento societario utilizzando Amia Verona Spa in aperto contrasto non solo con la vigente normativa in materia, ma anche con i più elementari principi di buon governo e di sana gestione della cosa pubblica.

Con un processo di fusione per incorporazione attuato nell’anno 2012 il Comune ha conferito Amia Verona Spa in Agsm Verona Spa, e per effetto di tale operazione è venuto meno il rapporto di delegazione interorganica tra Amia e la Pa, il quale costituisce il presupposto di legittimità per la gestione dei servizi pubblici locali in via diretta e senza gara.

Nonostante la perdita della qualifica di società pubblica articolazione organizzativa della Pa, Amia Verona Spa dal 2012 fino ad oggi è rimasta (incredibilmente) concessionaria diretta del servizio rifiuti e della manutenzione del verde pubblico nel territorio comunale, in aperto contrasto con la normativa in materia (art. 16 del Tusp, art. 5 del dlgs 50/2016, ecc.).

Soggiungo, al riguardo, che l’affidamento diretto di servizi pubblici senza gara, oltre a risultare lesivo dei principi nazionali e comunitari in tema di mercato e di libera concorrenza, è foriero di un danno erariale pari alla differenza tra il maggior costo sostenuto dal Comune per oltre 10 anni (dal 2012, appunto), rispetto al costo che l’Ente locale avrebbe sostenuto dando corso una gara pubblica per l’affidamento dei servizi in ottemperanza alle vigenti disposizioni di legge in materia.

D’altra parte, è fuori discussione che Amia Verona Spa – da sempre società in mano pubblica – sia un’azienda fuori mercato, operante secondo condizioni economiche tutt’altro che competitive e concorrenziali.

La stessa Corte dei Conti nelle relazioni annuali in materia ha ripetutamente contestato con durezza le pessime prestazioni economiche delle società pubbliche, definendole, di fatto, le peggiori imprese del tessuto produttivo italiano.

In poche parole, le società pubbliche al 100 per cento, per quanto beneficiarie di affidamenti in regime di monopolio sono quelle meno efficienti, con maggiori perdite, più sbilanciate verso il debito e meno in grado di usare le tecnologie laddove queste possano supplire all’impiego di risorse umane.

È il caso di ricordare che la giurisprudenza contabile ha più volte chiarito che la nozione “danno da concorrenza” ricomprende tanto il nocumento subito dall’amministrazione per non aver conseguito il risparmio di spesa che sarebbe stato possibile ottenere mediante il confronto in gara tra più offerte (“danno alla concorrenza in senso stretto”: cfr. ex multis Sez. II Centr. App. 20 aprile 2011 n. 198), quanto quello corrispondente all’esborso dell’intero corrispettivo pagato all’impresa, al netto dell’utiliter datum, in esecuzione di un contratto nullo per violazione delle norme imperative (“danno alla concorrenza in senso ampio” o “atecnico”).

La circostanza che la Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale e di controllo del Veneto, e l’Anac – benché a suo tempo informate dallo scrivente della gestione illegittima dei servizi locali da parte del Comune di Verona – non siano finora intervenute presso l’Ente locale per porre un argine agli sprechi pubblici e ripristinare la legalità violata, non può certo costituire un “lasciapassare” al Comune di Verona per violare la legge con impunità.

Eppure a fronte della situazione deteriorata sopra descritta il Comune ha ulteriormente peggiorato lo stato delle cose grazie alla fusione per incorporazione di AIM Vicenza Spa in AGSM Verona Spa, con la costituzione dal 1° gennaio 2021 del gruppo AGSM – AIM Spa a capitale interamente pubblico, partecipato dal Comune di Verona con la quota del 61,2 % e dal Comune di Vicenza con la quota del 38,8%.

Va considerato, sul punto, che negli anni 2017 e 2018 AIM Vicenza Spa ha dato corso all’emissione di un prestito obbligazionario mediante quotazione presso il mercato regolamentato della Borsa di Dublino, con la conseguenza che – in base alla disposizione transitoria ex art. 26, comma 5, del dlgs n. 175/2016 – AIM Spa ha potuto acquisire lo status di “società quotata”, trasmettendo (chissà come) questo status all’intero gruppo intersocietario neocostituito.

In seguito alla fusione, la pagina relativa all’”Amministrazione trasparente” del nuovo gruppo AGSM-AIM Spa ha subito un totale cambiamento rispetto al corrispondente regime in vigore per società a controllo pubblico non quotate.

Oggi il sito del gruppo reca il seguente messaggio:

“A seguito dell’operazione di fusione per incorporazione, dal 1° gennaio 2021 la Capogruppo AGSM AIM S.p.A. ha conseguito lo status di “società quotata” ed è, pertanto, sottoposta alla normativa di disclosure applicabile alle società emittenti strumenti finanziari”.

Dopo il messaggio, le informazioni relative alla gestione sociale sono divenute parziali, lacunose o addirittura inesistenti, lasciando intendere che una società “quotata” non sarebbe tenuta all’osservanza degli obblighi di trasparenza, ma deve solo preoccuparsi di evitare la divulgazione di dati potenzialmente dannosa, per l’influenza sull’andamento del titolo e gli effetti nocivi sulla quotazione e/o sul rating della società.

Per effetto della suddetta fusione AMIA Verona Spa – già teatro di infiltrazioni mafiose e losche manovre tuttora al vaglio della magistratura penale* – da un lato è stata sottratta al regime di trasparenza in vigore per le società in controllo pubblico, ma dall’altro non ha cessato di operare come società pubblica (grazie alla collusione dell’Ente affidante) continuando a gestire senza gara servizi pubblici di utilità generale sul territorio, come se fosse ancor oggi un’articolazione organizzativa della Pa.

Da ultimo, con un ritardo marchiano e paradossale il Comune di Verona ha tentato di sanare una situazione radicalmente illegittima con l’adozione della delibera consiliare n. 20 del 13 aprile 2022, con oggetto “Partecipate – provvedimenti in merito alla costituzione di una new.co per la gestione in house del servizio di igiene urbana e del servizio di manutenzione delle aree verdi”.

Il progetto di ristrutturazione societaria contenuto nella delibera puntava a ricondurre l’esercizio dei servizi pubblici di cui sopra alla gestione in via diretta e senza gara, attraverso un percorso a ostacoli estremamente complicato e macchinoso.

In sintesi, la delibera comunale di cui sopra prevede quanto segue.

  1. È decisa la costituzione immediata, da parte del Comune di Verona, di una New.Co (poi denominata AmiaVr) dotata di un capitale sociale di 1 milione di euro;
  2. tale società provvederà all’acquisizione del 100% della partecipazione in AMIA Verona S.p.A., dopo che questa sarà stata depurata dalle attività e dalle partecipazioni non necessarie allo svolgimento del servizio igiene ambientale e manutenzione del verde nel Comune di Verona;
  3. la “depurazione” di AMIA Verona Spa avrà luogo mediante scissione parziale e trasferimento del ramo d’azienda residuale ad altra società, costituita da AGSM AIM S.p.A. e mantenuta sotto il suo controllo.

Si tenga presente che:

–         La società scissa AMIA Verona S.p.A. non si estinguerà, ma proseguirà i propri servizi senza la parte di attività/passività trasferite alla società beneficiaria;

–         Una volta acquisito il 100% di AMIA Verona S.p.A. da parte della New.Co comunale (= AmiaVr), si procederà a una fusione inversa, attraverso cui la NewCo stessa confluirà in AMIA, la quale a sua volta dovrà adeguare lo Statuto per avere le caratteristiche di società in house providing;

–         AMIA proseguirà la propria attività senza soluzione di continuità, e conseguentemente, senza la necessità di espletare procedure di carattere burocratico, consentendo altresì di evitare i relativi costi di trasferimento delle autorizzazioni e dei cespiti, stimati in quasi 1,5 milioni di euro;

–         alla Società così ridefinita potranno essere affidati direttamente, con successivi provvedimenti motivati:

  1. a)da parte dell’Autorità di Bacino Verona Città i servizi di igiene ambientale;
  2. b)da parte del Comune di Verona la manutenzione del verde (fatto salvo il trascinamento di alcuni affidamenti in corso a favore di terzi, comunque nei limiti della quota inferiore al 20% consentita dalla normativa in materia di “in house providing”).

L’operazione consente di mantenere inalterata la quota di partecipazione del Comune di Verona in AGSM AIM S.p.A.

Al di là della complessità (ripeto: artificiosa e non giustificata) dell’operazione programmata, il vero nodo della questione sta nella mancanza di sostenibilità finanziaria per dare corso all’intervento deliberato.

È evidente che la neo-costituita New.Co comunale, con un capitale sociale di un milione di euro e senza la dotazione di ulteriori risorse (né di attività sociali remunerative) non potrà mai realizzare un investimento avente per oggetto l’acquisto di Amia Verona Spa.

E questo non solo per il fatto che, dopo la scissione, il patrimonio di Amia potrebbe assestarsi intorno a un valore di 15 milioni di euro, ma anche perché a tale valore aziendale dovrà aggiungersi un piano di investimenti che, secondo lo studio allegato alla delibera consiliare n. 20/2022, dovrebbe ammontare a circa 60 milioni di Euro nell’arco del periodo 2022-2036, ma soprattutto nei primi 4 esercizi (quasi 22 milioni di euro).

Si tratta di impegni finanziari impraticabili per una scatola vuota, qual è la neo-costituita New.Co comunale, inopinatamente designata quale soggetto acquirente.

A fronte di un siffatto disegno, perfino il prof. Stefano Pozzoli – il cui parere professionale è stato addotto a fondamento e giustificazione dell’intervento programmato – non ha potuto sottrarsi dall’osservare quanto segue:

“Risulta evidente, alla luce di quanto detto in merito agli investimenti, che i maggiori rischi per la NewCo nascono proprio sotto il profilo finanziario (…). Occorre rilevare che il livello molto modesto di capitalizzazione della NewCo, abbinato all’elevato fabbisogno finanziario determinato da necessità correnti e di investimento, rendono gli equilibri particolarmente delicati. È auspicabile, pertanto, che si proceda presto a una ricapitalizzazione della NewCo, e questo sia per evitare che il rischio di perdita, sempre possibile e comunque elevato nei primi esercizi di vita, sia quello di tensione finanziaria, creino difficoltà gestionali alla Società e comportino un rallentamento nel processo di investimento”.

Queste pesanti criticità (desunte dal provvedimento stesso che ha approvato il disegno di riorganizzazione societaria!) si commentano da sole, e spiegano perché la delibera consiliare n. 20/2022 non sia stata ancora eseguita con l’acquisto di Amia Verona Spa da parte della New.Co e con il risultato di ripristinare la gestione senza gara dei servizi pubblici locali interessati.

È singolare che il Documento unico di programmazione (DUP) per gli anni 2024-2027 approvato dal Comune di Verona con la delibera di Giunta n. 766 del 4 agosto 2023, nella Sezione strategica con orizzonte temporale di riferimento pari a quello del mandato amministrativo, veda ancora Amia Verona Spa (e non AmiaVr) titolare del servizio rifiuti e di manutenzione del verde pubblico sul territorio, e si limiti ad annotare meccanicamente  che “AmiaVr S.p.A. è stata costituita in data 01/12/2022, con atto del Notaio Casalini (ns. P.G. n. 438251 del 01/12/2022). Una volta acquisito il 100% di AMIA Verona S.p.A. da parte della NewCo comunale, si procederà ad una fusione inversa, attraverso cui la stessa NewCo confluirà in AMIA, la quale a sua volta dovrà adeguare lo Statuto per avere le caratteristiche di società in house providing”.

Una pura annotazione di stile che non indica date certe, ma che rimanda ancora una volta a un futuro imprecisato il cambiamento della gestione che dovrebbe mettere in regola il Comune davanti alla legge.

Resta il fatto che nel frattempo:

  1. a)in ottemperanza alle indicazioni del piano industriale approvato con la suddetta delibera consiliare n. 20/2022, la tassa sui rifiuti 2023 ha subito un aumento complessivo del 4,68% su tutte le utenze; quelle domestiche costeranno il 3,65% in più rispetto al 2022, quelle non domestiche il 5,67% in più. L’aumento delle tariffe vale circa 1.600.000 euro, su un totale di 52.600.000 euro del costo del servizio;
  2. b)in esecuzione della delibera consiliare di cui sopra la New.Co è stata prontamente costituita, con dovizia di costi e risorse pubbliche (per consulenze, costi di funzionamento della società, perizie di stima, ecc.), senza che il disegno ideato dal Comune di Verona sia stato portato a compimento, dopo ormai più un anno e mezzo dalla sua approvazione.

Oltretutto, la neo-costituita Società comunale rientra tra quelle “società che risultano prive di dipendenti o hanno un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti” (art. 20, comma 2, lett. b) del Tusp) e tra quelle “che, nel triennio precedente, abbiano conseguito un fatturato medio non superiore a un milione di euro” (art. 20, comma 2, lett. d) del Tusp).

Di conseguenza, ove l’acquisto di Amia Verona Spa non dovesse aver luogo da parte della Newco entro l’anno corrente, in sede di piano di razionalizzazione da approvarsi a cura del Consiglio comunale entro il 31 dicembre 2023, la nuova società dovrebbe essere posta in liquidazione dall’ente socio, stante l’assenza dei requisiti di legittimità previsti dal Tusp per essere mantenuta tra le partecipazioni comunali.

Resta il fatto, come si è già detto e ripetuto mille volte, che Amia ha operato e sta operando da oltre un decennio contra legem, non avendo alcun titolo giuridico per beneficiare di affidamenti diretti da parte del Comune di Verona.

Al quadro di criticità sopra descritto debbono essere aggiunte ulteriori dolorose note.

Se è vero che oggigiorno i nodi vengono al pettine perché con la delibera consiliare dell’aprile 2022 il Comune di Verona ha escogitato il disegno della New.co al solo fine di retrocedere Amia Verona Spa al patrimonio comunale cercando di evitare (maldestramente) lo stanziamento delle risorse pubbliche occorrenti per dare corso all’operazione, è altrettanto vero che nel settembre 2023 – a distanza di poco più di un anno dal provvedimento di cui sopra – la situazione economica del Comune è precipitata nel baratro, rendendo ormai impossibile e inimmaginabile un intervento di soccorso finanziario a favore di AmiaVr per l’acquisto di Amia Verona Spa.

Questo perché con la sopraggiunta delibera consiliare n. 35 del 22 giugno 2023 il Comune ha approvato l’accordo di contribuzione tra l’Ente locale, Amt3 Spa e la Bei, nonché il nuovo piano economico finanziario per la realizzazione dell’infrastruttura.

In base al nuovo accordo, il Comune si è impegnato al versamento di un contributo a favore di Amt3 Spa pari a 46,653 milioni di euro articolato su un arco temporale di 20 anni, andando a gravare sulla spesa corrente.

Come ha scritto il responsabile finanziario nel parere allegato alla delibera di cui sopra, “gli importanti impegni assunti con la presente proposta di deliberazione renderanno oltremodo necessario mantenere sotto controllo negli anni futuri la spesa del Comune senza alcun incremento di servizi e semmai con una razionalizzazione degli stessi, in ragione anche delle attuali spinte inflazionistiche, oltre ad attuare politiche di ottimizzazione delle entrate”.

Tutto ciò significa, in parole povere, che le avventure di grandezza lanciate dal Comune andranno a falcidiare le risorse (già scarse e ridotte) destinate all’assistenza sociale, all’istruzione scolastica, alle mense, asili nido e a sostegno alle categorie più fragili della popolazione, tra cui in primis gli anziani, le famiglie numerose e/o indigenti, i disabili e i cittadini meno fortunati.

In questa strettoia in cui si è addentrata l’Amministrazione comunale, resta pur vero che la strategia avviata per la ristrutturazione dei servizi pubblici locali deve essere comunque portata a compimento, per evitare il danno erariale conseguente all’impiego di risorse che non siano state messe a frutto.

TUTTO CIÒ PREMESSO

LO SCRIVENTE DIFFIDA IL COMUNE DI VERONA

 

1)    A ULTIMARE ENTRO IL 31.12.2023 L’ESECUZIONE DELLA DELIBERA CONSILIARE N. 20/2022 CON L’ACQUISTO DI AMIA VERONA SPA DA PARTE DI AMIAVR (NEW.CO) E LA MESSA IN ESERCIZIO DI QUEST’ULTIMA SOCIETÀ NEI TERMINI PREVISTI CON LA DELIBERA STESSA;

2)    IN CASO CONTRARIO, A PORRE IN LIQUIDAZIONE AMIAVR (NEW.CO) CON IL PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE DA APPROVARSI ENTRO IL 31.12.2023;

3)    DI RISERVARSI L’ADOZIONE DEI RIMEDI DI LEGGE IN CASO DI ULTERIORE INERZIA DA PARTE DEL COMUNE DI VERONA;

4)    DI INVITARE SIN D’ORA LA CORTE DEI CONTI E L’ANAC AD ATTIVARE LE INDAGINI DEL CASO E MONITORARE L’OPERATO DELL’ENTE LOCALE, NELL’ESERCIZIO DELLE LORO RISPETTIVE COMPETENZE.

 

Resto in attesa di cortese sollecito riscontro in ordine a quanto sopra esposto, chiedendo fin d’ora al Comune di Verona di poter essere costantemente e periodicamente aggiornato al riguardo.

Distinti saluti.

luigi bellazzi( bellazzi.luigi@bellazzi.it)

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* È il caso di ricordare che recentemente la Corte d’Appello di Venezia ha confermato l’impianto accusatorio delineato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Venezia in ordine alla c.d. operazione “Isola scaligera” e ha condannato l’ex Presidente di Amia Verona Spa per corruzione a una pena di 2 anni e 8 mesi.

Secondo i giudici, si tratta di un segnale che varie organizzazioni di stampo mafioso collegate all’ndrangheta calabrese si sono infiltrate nel circuito dell’economia e delle istituzioni locali, alimentando il malaffare con i reati di estorsione, truffa, riciclaggio, corruzione, turbativa d’asta, fatture false e traffico di droga.

Come ha anche riferito la Direzione investigativa antimafia nella relazione presentata al Parlamento in tema di fenomeni mafiosi del primo semestre 2022, la criminalità organizzata sembra aver messo radici anche nella provincia di Verona e nel Veneto, dove “la presenza delle organizzazioni criminali di tipo mafioso è stata evidenziata da numerose investigazioni, che hanno dimostrato come nel corso degli anni il territorio sia stato infiltrato da esponenti di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra”.

 

Schei! Farli tornare e investirli è la sfida della prossima amministrazione

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di Matteo Castagna per Verona news del 3/6/2022

Gian Antonio Stella intitolava un famoso ritratto del Veneto degli anni d’oro, ovvero il ventennio ’80 e ’90 del secolo scorso con un emblematico: SCHEI! Quelli che hanno reso felice l’intero Nord-Est grazie alla laboriosità ed all’iniziativa imprenditoriale, ad una visione politica d’insieme che mirava, da un lato a valorizzare le migliori offerte del territorio e, dall’altro, a trarne anche un profitto personale, non privo d’avidità ed egoismo.

All’epoca la finanza veronese era tra le più importanti del Belpaese e “i schei” erano davvero tantissimi. Dal 2000 in poi la città è rimasta silenziosa di fronte ad un declino terribile: Verona ha perso la direzione della Cassa di Risparmio e della Banca Popolare, mentre Cattolica Assicurazioni andava incontro a perdite rovinose, come sanno bene anche i piccoli risparmiatori della Popolare. I nostri storici gioielli finanziari e il bancomat per gli investimenti di pregio come la Fondazione Cariverona sono andati alla malora, assieme al turismo, all’ente lirico ed al terzo settore, mentre la politica pensava a cimiteri verticali e alle coppole sull’arena.

Due anni di Covid ed una comunicazione pubblica non proprio all’altezza di una città come Verona non hanno agevolato il sindaco uscente, Federico Sboarina, che è apparso, in troppe occasioni, assente, tanto che dal solito bar Liston 12, in Brà, un capannello di persone di mezza età si ferma e dice: “va ben, ma, insomma, sa alo fato sto’ Federico in sinque ani? L’è un bon butèl, ma èlo bon de far politica?” L’impegno non è mancato, ed il coraggio di fare scelte importanti, anche se inizialmente impopolari, potrebbe essere il frutto positivo dei prossimi 5 anni, delle polemiche che lo hanno investito in questo primo mandato.

Se poi ci si sposta nelle zone in cui i lavoratori, spesso devono prendere l’aereo per viaggiare, non si sono sentite solo le lamentele per le problematiche relative alle restrizioni governative contro la pandemia. “E sto’ qua sarésselo n’aeroporto? Al massimo i te porta fin a Zevio co’ un volo scancanà, na olta al mese…” 

Poi, dopo, se si passeggia in Corso Porta Nuova, all’altezza del bar “Ai Duchi”, c’è gente in giacca e cravatta che si chiede che differenza passi tra i 22 anni di incontrastato potere assoluto di Paolo Biasi e il suo successore, il cardiochirurgo Alessandro Mazzucco, indicato, a tal ruolo, proprio da Biasi. Si parlò di “continuum tosiano” perché tale operazione fu benedetta dall’allora sindaco Flavio Tosi. Vicepresidente vicario resta l’avvocato Giovanni Sala, uomo molto vicino a Biasi. Ma Mazzucco dirà ad Alessio Corazza sul Corriere di Verona del 5/11/2017 che “la Fondazione cui guarda è un ente che vuole dire quel che fa e vuol dire quel che dice” perché non deve essere un centro di potere (come poteva sembrare prima) ma un’azienda che realizza profitti e li investe in operazioni senz’altro virtuose, ma destinate a rendere profitti.

Il periodo di queste elezioni amministrative non è dei migliori. Se, da un lato, stanno pian piano scomparendo le restrizioni, dall’altro il clima estivo favorisce la voglia di uscire e di viaggiare, di andare al mare, piuttosto che in montagna o sul lago. Si ricordi che il partito dell’astensionismo è una sciocchezza, perché non c’è quorum alle elezioni amministrative: chi va a votare decide anche per chi sceglie di andare in spiaggia. Invece, il quorum del 50%+1 degli aventi diritto al voto è indispensabile per i 5 Referendum sulla Giustizia, che dobbiamo votare per iniziare una riforma del sistema giudiziario, che in Italia manca da troppo tempo.

Verona è una città piccolo-borghese e conservatrice. Non ha troppa simpatia per i cambiamenti repentini, ma pretende risposte concrete ai problemi di tutti i giorni: dal traffico ai parcheggi, dai servizi alla tutela dell’ambiente, dalla sicurezza al decoro. In fondo, si aspetta una visione di città in prospettiva, senza tentennamenti, che superi l’atavico provincialismo e alzi il livello alla portata che merita, facendo rinascere i suoi gioielli finanziari e storico-culturali, che debbono tornare a luccicare fino ad abbagliare, con progetti fattibili ma molto attenti al sociale. La ricchezza di Verona è la sua gente, che va amata, pregi e difetti, e messa in condizione di risorgere dagli anni bui delle crisi e della “città fantasma” alle nove di sera.

Damiano Tommasi, in questa campagna elettorale è sembrato un pesce fuor d’acqua. La politica non pare il suo ambiente. Il Palazzo non è l’oratorio. Le partite per il bene comune non si giocano in uno stadio, ma nel confronto con le categorie, sapendo trovare una sintesi, che è il miglior assist per il più bel gol. Ascoltatolo, non appare un candidato da nazionale, quanto da campionato dilettanti: sempre i soliti slogan, tre frasette in croce per compiacere i catto-progressisti, gli ambientalisti e poi? Dio ha dato a ciascuno dei talenti, siamo sicuri che questo sia il suo o lo vedremmo meglio al Coni?

Flavio Tosi è una eccellente macchina da voti. Non avendo mai lavorato, se non per il consenso personale, è quello che ha più esperienza di tutti. Però, ha già dimostrato in un doppio mandato e con una clamorosa sconfitta quanto sia bravo a fare il barbecue, producendo tantissimo fumo e un po’ di arrosto, da dividere con gli amici e i benefattori. L’impressione è che la sua grande spinta sia dovuta maggiormente ad un isterico spirito di rivalsa rispetto alla fila dei suoi fallimenti politici, dalla cacciata dalla Lega in poi nel 2015, piuttosto che all’amore per la città. Ma, qualcuno, a distanza di 7 anni, nel partito di Salvini pare sentirne, inspiegabilmente, la mancanza. Chissà…

Infine, ci sono gli outsider. Con buona pace di Paolo Berizzi, non si presenta alcuna lista di “estrema destra” nella città “laboratorio-fantasma” del neo-fascismo. Ci sono, però, ben tre liste della galassia “no vax” o “free vax” che, disgraziatamente per loro, si presentano divise. Sarebbe stato curioso vedere una civica unica e compatta sui diritti costituzionali e le libertà individuali quale risultato avrebbe potuto dimostrare a tutt’Italia. Fra di esse, colpisce il coraggio e la determinazione di Paola Barollo che si candida sindaco per la civica Costituzione Verona Libero Pensiero. Alla luce dell’incidente che ha subito 20 anni fa, Barollo si propone come sindaco per rimettere al centro le esigenze delle persone più fragili, come disabili e anziani e per costruire una Verona più inclusiva e accessibile per tutti. Io sono vaccinata e quindi non mi considero assolutamente una No Vax. Non voglio essere assolutamente citata in questo senso, perché non lo sono. La nostra lista è a favore della libertà di pensiero e bisogna rispettare chi non vuole vaccinarsi perché siamo un Paese civile e democratico e quindi è giusto che ogni persona decida cosa fare nella sua vita”. 

Anna Sautto per il Movimento 3 V sembrerebbe più decisa sulla questione “no vax”, mentre Alberto Zelger, ex consigliere comunale uscente della Lega, si presenta con Verona per le libertà e altre due civiche sempre della galassia “no vax, no green pass”. Con lui, Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia e alcune frange minoritarie del mondo cattolico conservatore, che, forse, hanno fatto venire qualche mal di pancia al vescovo Giuseppe Zenti.

E’ d’uopo ricordare che si può esprimere il voto disgiunto, ossia barrare il nome di un candidato sindaco e dare la preferenza ad una lista ed un candidato consigliere comunale di un partito o civica che ne sostiene un altro.

Ad esempio, chi volesse votare Fratelli d’Italia potrebbe scrivere, che so, Daniele Polato, accanto al simbolo e, se non gli piace Sboarina, mettere una “X” sul nome di Paola Barollo. Alle amministrative, è importantissimo guardare alle persone ed esprimere la preferenza. Se non piace Sboarina, ma si vuol votare la Lega, si può scrivere, ad esempio, Damiano Buffo accanto al simbolo e apporre una “X” su un altro candidato sindaco, mentre se si lascia solo la preferenza, il voto va direttamente anche a Federico Sboarina. Sono molte le donne che si mettono in gioco in questo agone elettorale, ma un giovane, promettente ristoratore e agricoltore veronese, che desta particolari attenzioni per l’entusiasmo di questi giorni. Lui è Achille Carradore e si presenta per la civica Verona Domani a sostegno di Sboarina. I sondaggi danno per vincente la riconferma di Sboarina. La lista del sindaco, per i più affezionati di Federico Sboarina, vede in campo un volto noto come Riccardo Caccia, che si candida col centrodestra in dissenso col suo partito, Forza Italia, che ha deciso di spaccare la coalizione e di sostenere Flavio Tosi con le sue civiche, ove spicca il nome di De’ Manzoni, fratello di Massimo, caporedattore del quotidiano La Verità.

I veronesi scelgano con retto discernimento il loro destino dei prossimi 5 anni, siano esigenti, pretendendo progettualità e concretezza, visione politica di medio e lungo periodo, rinascita del meglio di questo territorio. L’esperienza di Polato, la tenacia di Buffo e l’entusiasmo di Carradore potrebbero essere molto utili in questa prospettiva.

Pensateci su e non delegate le scelte agli altri: andate a votare!

Fonte: https://www.veronanews.net/schei-farli-tornare-e-investirli-e-la-sfida-della-prossima-amministrazione/

Come le multinazionali fanno piovere montagne di soldi sulle lobby Lgbt

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Ormai è risaputo che ci siano degli stretti legami tra alcune multinazionali e le lobby gay. Peraltro non si spiegherebbe diversamente come una così ristretta minoranza sia riuscita in pochi anni a dominare di fatto la scena politica, economica e mediatica di gran parte del globo.

La Arcus Fondation è una delle multinazionali in questione, che si fa passare per ente di beneficenza e che, di fatto, sostiene la causa LGBTQ.

Fondata da Jon Stryker, dichiaratamente gay, nipote di Homer Stryker, chirurgo ortopedico, a sua volta fondatore della Stryker Corporation che ha sede a Kalamazoo, nel Michigan. Nel 2018, la Stryker Corporation ha venduto $ 13,6 miliardi di forniture chirurgiche e software. Jon è diventato erede di questa immensa fortuna.

Così ha pensato bene di fondare l’organizzazione in questione e metterla a servizio della comunità LGBT, sfruttando la sua fama. Solo per fare alcuni esempi, Arcus, tra il 2016 e l’aprile 2021 ha investito quasi 74 milioni di dollari in “promozione della giustizia sociale”. In realtà si trattava semplicemente di iniziative dirette alla promozione dell’ideologia gender.

Infatti, già nel 2015, Stryker aveva ideato niente meno che un movimento politico per promuovere l’ideologia gender nel mondo, donando milioni a piccole e grandi realtà. Tra cui, degna di menzione, è sicuramente ILGA, un’organizzazione LGBT impegnata nella diffusione del “verbo” della fluidità di genere, in Europa e in Asia Centrale; ma va citata anche Transgender Europe, che dà voce alle comunità trans in Europa e in Asia. A sua volta, Transgender Europe avrebbe finanziato gruppi più piccoli come TENI, Transgender Equality Network Ireland.

E sì, perché, secondo uno schema “a pioggia”, diversi beneficiari di Arcus sarebbero riusciti a loro volta ad erogare denaro ad altre associazioni, fingendo semplicemente di fare squadra.

Un classico è quando i promotori dell’ideologia trans fingono un’alleanza con alcuni movimenti affini, piuttosto affermati, in modo da sfruttare la loro fama: per esempio i movimenti gayfriendly.

Ma sciami di denaro si muovono anche in direzione dei media, in particolare, verso le organizzazioni coinvolte nel giornalismo o nella produzione di film documentari, ovvio che lo scopo di Arcus, in questo caso è quello di assicurarsi una copertura mediatica adeguata.

Tutto questo per dire che non siamo di fronte ad una “minoranza perseguitata”, come vorrebbe farla passare il mainstream, ma ad un vero e proprio colosso finanziario e ad un’operazione culturale letteralmente “chirurgica”, in quanto studiata, con precisione, nel dettaglio, che si basa su veri e propri meccanismi di manipolazione da parte di un elite, per promuovere una concezione del sesso totalmente ascientifica e talmente falsa, da aver bisogno di ingenti quantità di denaro per essere imposta.

Fonte: https://www.provitaefamiglia.it/blog/come-le-multinazionali-fanno-piovere-montagne-di-soldi-sulle-lobby-lgbt

Arrivano i soldi ma lo Stato non c’è

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di Marcello Veneziani

Tutta la commedia intorno ai soldi europei, tutta la pantomima dei premier e degli eurocrati, tutte le promesse di rilancio ruotano intorno a un asse che non c’è: lo Stato. Dov’è lo Stato che dovrebbe pompare sangue al paese, ai paesi, ai popoli, all’economia stremata dopo la pandemia? Dov’è lo Stato-Cuore che dovrebbe rimettere in moto la società, dare ossigeno ai settori boccheggianti, colpiti dall’emergenza, incentivare l’iniziativa e la ripresa, aiutare i bisognosi e coloro che possono poi far fruttare gli aiuti, renderli produttivi? Lo avete visto voi, in questi anni, in questi mesi, lo identificate in qualcosa, in qualcuno, in un ceto? Non dico statisti, ma almeno apparati, procedure funzionanti, sistema consolidato.

Manca lo Stato con la sua gerarchia e la sua solida intelaiatura e vengono fuori le task force, ovvero le task-farse, fabbricate direttamente a Forcella. Solo fumo per poi gestire il potere indisturbati. Manca lo Stato e a occuparsi della redistribuzione sociale ed economica dovrebbe essere il ceto politico meno attrezzato e meno formato al senso dello Stato di sempre, quel circo equestre di grillini più fondi di magazzino della sinistra. Avete presente?

Non solo in Italia, ma in Europa, lo Stato è diventato da anni un participio passato. Lo Stato ci manca ormai da tempo come idea, come cultura, come struttura, come motore, come classe dirigente, come scuola di pubblica amministrazione, come statisti. Il paradosso europeo è che da decenni pensiamo la società con lo Stato ridotto ai minimi termini, un modesto agente che lavora per un’impresa di pulizie e vigilanza al servizio di una società chiamata Capitale o Mercato Globale. Lo Stato fu smantellato nella mente e nei cuori, oltre che nelle prerogative e nelle strutture, perché i paesi e i popoli non hanno confini, perché il mercato non ha confini, perché viviamo nella società globale, perché il turboliberismo è stato per anni l’ideologia travestita da non-ideologia che ha dominato e ha trovato negli statalisti di ieri, la sinistra marxista e socialista di un tempo, i suoi nuovi guardiani. Continua a leggere

Un atto di guerra civile

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Un atto di guerra civile

Mai avrei pensato di  postare un giorno un twwet di Daniele Capezzone: Daniele Capezzone‏Account verificato @Capezzone SeguiSegui @Capezzone Dimenticate di essere pro o contro @matteosalvinimi, simpatizzanti o antipatizzanti della @LegaSalvini. Ma #sequestro #fondi è atto grave. 1. Dirigenza Lega è diversa da quella sotto processo 2. Responsabilità penale è personale 3. Processo a Bossi-Belsito è ancora in appello Non  ho voglia di …

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«I soldi destinati ai bambini africani finiti nei conti di familiari di Renzi»

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Risultati immagini per conti di RenziSegnalazione di G.B.

Per la Procura di Firenze oltre 6 milioni di dollari sarebbero stati dirottati in altre società

di Valentina Marotta

Unicef, Fondazione Pulitzer e altre onlus australiane e americane credevano di finanziare con dieci milioni di dollari i progetti dell’associazione Play Therapy Africa destinati ai bambini affamati in Africa. In realtà, secondo la ricostruzione della Procura fiorentina, solo una piccola parte di quella colossale somma sarebbe stata impiegata per scopi umanitari. Quasi 6,6 milioni di dollari sarebbero transitati sui conti privati riconducibili, a vario titolo, ai fratelli Andrea, cognato dell’ex premier Renzi, Alessandro e Luca Conticini per l’acquisto di una casa in Portogallo e per finanziare Eventi6, Quality Press Italia e Dot Media, società riconducibili alla famiglia Renzi o a sostenitori della prima ora dell’ex premier.

Ma non tutto quel denaro, ritiene la Procura, può essere considerato un compenso per l’attività svolta da Alessandro Conticini, titolare della Play Therapy Africa Limited ed ex direttore dell’Unicef di Addis Abeba, e i suoi collaboratori. Da oltre due anni, Alessandro e i suoi fratelli sono sotto inchiesta, a vario titolo, per riciclaggio, auto riciclaggio e appropriazione indebita. Ma la vicenda giudiziaria si è arricchita ora di nuovi capitoli. I tre, nell’autunno 2017, avrebbero voluto chiarire la vicenda agli inquirenti. Un primo interrogatorio fissato a dicembre fu annullato dalla Procura, spiega il difensore Federico Bagattini. Così quando, il 14 giugno scorso, sono stati nuovamente convocati dai pm Giuseppina Mione e Luca Turco, nessuno di loro si è presentato. «I tempi della difesa li decide la difesa», ha detto Bagattini. E c’è di più. L’inchiesta è partita da una segnalazione della Banca d’Italia che aveva notato trasferimenti di ingenti somme di denaro da un conto a un altro. Ma si è sviluppata anche per i sospetti sollevati da Monika Jephcott, ex responsabile della sede centrale di Play Therapy Londra su come impiegasse i soldi Play Therapy Africa, consociata fondata da Alessandro Conticini che aveva ottenuto il permesso di usare lo stesso nome e a cui successivamente, però, la direttrice revocò l’autorizzazione. Ma ciò ora non basta. In base a una modifica del codice penale (entrata in vigore ad aprile) è possibile avviare un’indagine per appropriazione indebita aggravata solo se vi è la denuncia delle parti offese. Così, la Procura ha avvisato Unicef, Fondazione Pulitzer e altre sette organizzazioni umanitarie internazionali della riforma legislativa, invitandole a sporgere denuncia: solo così il procedimento potrà andare avanti.

CONTINUA SU: https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/18_agosto_09/i-soldi-destinati-bambini-africani-finiti-conti-familiari-renzi-35b06fc2-9ba8-11e8-8ab2-79782f76ba72.shtml Continua a leggere

Per soldi, agenzia matrimoniale conciliare apre a coppie Lgbt

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Segnalazione Corrispondenza Romana

Si è arresa al mondo: pur di continuare a ricevere fondi pubblici, l’agenzia di consulenza matrimoniale «Accord», dipendente dai Vescovi irlandesi, accetterà anche coppie Lgbt.

In cambio di questo compromesso riceverà da «Tusla», il Dipartimento governativo preposto, ben 408 mila euro per i propri servizi a Dublino e 1.184.500 euro per i suoi corsi, promossi su scala nazionale. È questo, oggi, il prezzo della coscienza, l’equivalente dei trenta denari, aggiornato evidentemente ai nuovi importi.

Finora «Accord» non si era occupata di coppie Lgbt per motivi religiosi e per lo stesso motivo teneva corsi di educazione sessuale nelle scuole, senza promuovere la contraccezione e le relazioni omosessuali, in linea con la Dottrina cattolica. La Conferenza episcopale irlandese si è rifiutata di commentare l’accaduto. Che, in ogni caso, non necessita di commenti. Continua a leggere

Italia, così non va: un Paese di giovani poveri che sopravvivono coi soldi degli anziani

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Segnalazione Linkiesta

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Italia, così non va: un Paese di giovani poveri che sopravvivono coi soldi degli anziani

I dati Eurostat ci dicono che 1 italiano su 3 è a rischio povertà, sempre più famiglie dipendono dalla pensione di qualche over 65 e aumentano i “working poors”. Una situazione di miseria diffusa che rende difficile qualsiasi politica di welfare. L’unica soluzione sono investimenti e (buon) lavoro. (di Gianni BalduzziLEGGI)

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Aiuto, i Comuni hanno finito i soldi (e anche così si spiega il voto ai Cinque Stelle)

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Segnalazione Linkiesta

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Aiuto, i Comuni hanno finito i soldi (e anche così si spiega il voto ai Cinque Stelle)

Dalle amministrazioni costrette a vendere pezzi di strade a quelle in cui i dipendenti vengono impiegati come spazzini: anni di tagli hanno portato migliaia di comuni sul lastrico. Un’austerità che ha colpito soprattutto il Mezzogiorno, con evidenti conseguenze sull’ultimo voto. (di Gianni BalduzziLEGGI)

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