Radical-chic e ignoranti-pop

Condividi su:

di Marcello Veneziani

Mezzo secolo fa furono avvistati in Italia i primi radical chic, espressione coniata a New York da Tom Wolfe. Conoscevamo già il loro antenato, lo snob di cui sparlava Panfilo Gentile, notando che snob sta per sine nobilitate, finto nobile che si atteggia a tale. Oltre che supponenti, i radical chic e gli snob diventano detestabili quando si fanno intolleranti verso chi non appartiene alla loro razza.

Ma non ci piace per nulla neanche il loro rovescio, gli ignorantoni pop. Ovvero chi disprezza tutto ciò che odora d’arte, pensiero, cultura e lettura, spara giudizi sprezzanti quanto dementi in rete senza capire, senza sapere; odia il mondo ed erutta e scoreggia contro l’universo e ogni grandezza nel nome della libertà e dei diritti. Chi soffre d’invidia egualitaria vuol far patire chi sta meglio di loro e far loro confiscare quel che hanno meritato e conquistato. Fanno valere la loro ignoranza enciclopedica come un diritto e una virtù. A volte è gente anche di destra, anche se di solito l’homunculus-tipo è al di sotto della destra e della sinistra. Non saprei dire quale sia peggio tra i radical-chic e i cafonal-pop. O meglio, saprei: i peggiori sono quelli che fanno ricadere sul prossimo la loro spocchia o la loro ignoranza.

C’è un nesso tra le due categorie, e non solo perché l’una funge da alibi dell’altra. Il nesso risale al ’68 che tenne a battesimo da una parte i radical chic, i borghesi che amano i proletari “ma a casa loro”, distanti dai loro salotti, i figli di papà con la puzza sotto il naso che contestavano il mondo nel nome dei dannati della terra; i borghesi da corteo e da salotto, col cuore a sinistra e il portafogli a destra. Ma dall’altro verso il ’68 decretò il diritto di tutti ad avere tutto e a giudicare tutto, indipendentemente da meriti, titoli e qualità; e stabilì il valore rivoluzionario, costituente, dell’ignoranza, fino a elevarla a virtù. Confesso il disagio, che è poi il disappunto di una vita, di trovarsi in mezzo ai due e subire l’ostracismo dei primi, l’incomprensione dei secondi e il disprezzo di ambedue. È triste dover combattere due avversari, uno potente e l’altro numeroso; uno forte di detenere il codice del tempo, l’altro forte di parlare e vomitare col favore delle masse. Tom Wolfe visse probabilmente un disagio simile, trattandosi di un’intelligenza libera e di un uomo elegante in un mondo d’intellettuali cialtroni e allineati e di volgarità diffusa e rampante. Capite poi il conseguente, speciale disagio di vivere ora nell’epoca in cui gli uni detengono l’egemonia culturale e gli altri conquistano la maggioranza politica? Noi ci troviamo in quel punto di passaggio. Preferivo i comunisti operai e proletari di poca cultura e di grande integrità, preferivo gli analfabeti di una volta, timorati di Dio e di chi sa più di loro. Preferivo quelli che conoscevano il valore della cultura ottenuta coi sacrifici, e la rispettavano. E preferivo i borghesi d’una volta, conservatori dalle buone maniere, rispettosi della cultura anche se non colti, che non avevano magari il senso dell’onore ma almeno quello del decoro e della decenza. Rimpiango sopra tutti le vere aristocrazie che sono autorevoli senza essere sprezzanti e il popolo genuino che ha buon senso e insieme senso del limite. Poi, per carità, il mondo è sempre stato abitato da una maggioranza schiacciante di ignoranti e da minoranze che abusano dei privilegi. A volte ti verrebbe voglia di alzare il ponte levatoio e limitare i contatti col prossimo agli stretti conoscenti, ai grandi del passato e al mondo in natura, arte e bellezza, disabitato dalle masse. Scostanti ma con garbo. Gentilmente senza strappi al motore, per cantarla con Lucio Battisti.

Fonte: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/radical-chic-e-ignoranti-pop-2/

Si insedia il “governo del cambiamento” alla prova dei fatti

Condividi su:

di Matteo Castagna

Si insedia il governo Lega-Movimento 5 Stelle. Molti non ci speravano più. Anzi, dopo la remissione del mandato da parte di Giuseppe Conte e la salita al Colle di Cottarelli, i più vedevano all’orizzonte l’ennesimo governo tecnico. Forse alcuni avevano già iniziato a consigliare ai due leader l’assai più comodo e meno responsabilizzante ruolo di tribuni della plebe.

Invece qualcosa è cambiato, proprio in quella fase. A dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che nella politica della cosiddetta “Terza Repubblica” sono saltati tutti gli schemi, oltre ai consolidati rapporti e prassi istituzionali. Ieri il Prof. Avv. Giuseppe Conte è tornato al Quirinale con la squadra dei Ministri e c’è stato il giuramento. La prossima settimana ci sarà l’ultimo passaggio della fiducia parlamentare, che non riserva particolari preoccupazioni e sarà maggiore alla Camera e più ristretta al Senato.

Cos’è cambiato nell’arco di una settimana? C’è stato un compromesso con l’Europa per poter governare. Abbiamo toccato con mano che chi prova a formare un esecutivo, con tanto di premier, programma e maggioranza riceve il “niet” dell’ Ue tramite le figure istituzionali di garanzia, se non rassicura i mercati, ovvero l’asse Parigi-Berlino che comanda a Bruxelles attraverso le sue banche, le sue lobby e le sue agenzie di rating. Salvini, ma non solo, ha, quindi,  concluso che siamo un Paese “a sovranità limitata”. E’ oggettivo. Se non trovi almeno un metodo di convivenza, anche da divorziati in casa, con loro, vai a casa. Tutto il resto è sterile propaganda da rosiconi. Quanto accaduto ne è la prova evidente, anche per coloro che, eventualmente, avessero voluto non vedere. Il nuovo governo ha rassicurato in merito alla permanenza nell’Eurozona, in cambio di una politica sovranista in tema di immigrazione e fisco. Già ieri, però, autorevoli esponenti del governo hanno detto che l’Italia farà anche quelle cose che qualcuno nell’ Ue potrebbe non gradire. Sarà vero? Parleranno i fatti e su quelli giudicheremo, perché un conto è la diplomazia, un conto è la realtà. Un conto sono le frasi di circostanza, un conto sono le politiche effettive. Continua a leggere

Radical-chic e ignoranti-pop

Condividi su:

di Marcello Veneziani

Lunedì scorso è morto in America Tom Wolfe e io vorrei dire qualcosa sui radical chic, di cui lui fu scopritore e brillante stroncatore. Li critico anch’io da quando li conobbi, lessi da ragazzo il libro di Wolfe contro di loro che aveva pubblicato Alfredo Cattabiani nel ’73 da Rusconi. Anzi, prima dei radical-chic conobbi il loro antenato, lo snob di cui sparlava Panfilo Gentile, notando che snob sta per sine nobilitate, finto nobile che si atteggia a tale. Oltre che supponenti, i radical chic e gli snob diventano detestabili quando si fanno intolleranti verso chi non appartiene alla loro razza.

Ma non mi piace per nulla neanche il loro rovescio, la rozza ignoranza pop. Quella di chi detesta ogni lettura e disprezza tutto ciò che odora d’arte, pensiero e cultura, quella di chi spara giudizi sprezzanti quanto dementi in rete senza capire, senza sapere; quella di chi odia il mondo ed erutta e scoreggia contro l’universo e ogni grandezza nel nome della libertà e dei diritti. Quella di chi soffre d’invidia egualitaria, vuol far patire chi sta meglio di loro e far loro confiscare quel che hanno meritato e conquistato. Insomma quelli che fanno valere la loro ignoranza enciclopedica come un diritto e una virtù. A volte è gente anche di destra, anche se di solito l’homunculus-tipo è al di sotto della destra e della sinistra. Non saprei dire quale sia peggio tra i radical-chic e i cafonal-pop. O meglio, saprei: i peggiori sono quelli che fanno ricadere sugli altri la loro spocchia o la loro ignoranza. Continua a leggere