IL FINE DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA SIA IL BENE COMUNE: NESSUNO TOCCHI ABELE!

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L’EDITORIALE

di Matteo Castagna*

La questione della riforma della Giustizia, in Italia, è annosa e costante. Ora, sembrerebbe che vi fosse un’accelerata verso qualcosa che appare necessario, se non indispensabile. Sarebbe, però, riduttivo, se non addirittura fuorviante, dividersi tra “giustizialisti” e “garantisti”. 
Non possiamo giungere ad una “giustizia giusta” se non partiamo con le idee chiare sul concetto di bene comune. Il Prof. Danilo Castellano, dell’Università di Udine, col quale ho avuto il piacere di discutere a lungo nei giorni scorsi, è un maestro in materia, perché nel suo “Politica. Parole chiave” (collana De Re Publica – Edizioni Scientifiche italiane, 2019) al Capitolo IV ci dà una risposta ad una domanda fondamentale, che può divenire la radice di una vera e strutturata riforma.
 
Siamo davanti a tre modi di intendere il bene comune, che sono diversi tra loro ed erronei. Due di questi sono accomunati pur nella loro opposizione: il bene comune come bene pubblico e il bene comune come bene privato, infatti, fanno propria la “libertà negativa” anche se il primo ne assegna l’esercizio allo Stato, il secondo all’individuo (proletariato). Il terzo modo di intendere il bene comune è dato da una mancanza di chiarezza anche se si continua a riconoscere che la giustizia è il fine e la regola della politica. Già Sant’Agostino insegnava che fine e regola della politica è la giustizia, ma senza consentire l’accoglimento della “libertà negativa”, sotto nessuna forma e in nessun settore, perché propria del liberalismo, che va rifiutato in toto, perché relativista e anticattolico. La “libertà negativa” indica la possibilità che qualcuno abbia di agire senza che nessuno intervenga a ostacolarlo o anche la decisione di rimanere passivo, senza che nessuno lo costringa a non agire. La stessa situazione vale, se uno dei due soggetti contrastanti (chi agisce o chi vuole fermarlo), o ambedue, non sia rappresentato da esseri umani come quando, per esempio, si dica di essersi liberati dal timore delle forze della natura o quando un ente naturale come un fiume è libero di seguire il proprio corso, quando non ne è impedito da sbarramenti o dighe.
Il bene è ciò che cui ogni cosa tende per natura. La comunità politica è naturale; non può, quindi, che avere un fine naturale. Dunque, un bene da conseguire che è sottratto alla scelta, vale a dire all’opzione, alla disponibilità degli esseri umani. La loro stessa vita associata è un dato naturale e necessario, che non dipende da valutazioni, calcoli, decisioni. E’ evidente che ci deve essere, come c’è, un bene proprio della comunità politica. Con Aristotele potremmo rispondere che il bene politico è lo stesso bene del singolo uomo, seppur il bene della polis è manifestatamente qualcosa di più grande e di più perfetto rispetto al bene del singolo, perché perseguire e salvaguardare quello comune è più bello e più divino (Etica a Nicomaco, I, 1094b). Il bello è inteso come lo splendore della forma, che rivela l’essenza perfetta di una cosa. Divino è ciò che è dato dagli dei e agli dei solamente appartiene. Quindi è da comprendere, da rispettare e, nel caso politico, da assecondare. Per giungere all’organizzazione migliore della comunità politica serve conoscere la sua natura ed il suo fine (Aristotele, Etica a Nicomaco, X, 1181b).
Perciò si può concludere che il bene comune è il bene proprio di ogni uomo in quanto uomo e, perciò, bene comune a tutti gli uomini. Si tratta di un bene intrinseco alla natura dell’essere umano e inalienabile. Esso è anche il bene proprio della comunità politica, poiché questa è costituita da uomini e da altre società umane naturali (famiglia e società civile) che esistono in funzione dei beni dell’uomo ma che non sono nella condizione di aiutare l’uomo (cosa che la comunità politica fa principalmente con l’ordinamento giuridico giusto) a conseguire il bene che, per quel che riguarda il tempo, è la vita autenticamente umana, cioè la vita condotta in conformità all’ordine naturale proprio dell’essere umano. 

Ci si ricordi che il bene comune si raggiunge attraverso una giustizia giusta, ovvero costruita affinché nessuno tocchi Abele, non Caino!
*Responsabile Nazionale del “Circolo Christus Rex-Traditio” – articolo messo a disposizione di riviste e giornali

“Christus Rex” oggi a Milano contro il DDL ZAN

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di Redazione

Oggi una delegazione del Circolo Christus Rex-Traditio parteciperà alla manifestazione di Pro Vita e Famiglia contro il ddl Zan, che si terrà a Milano, in piazza Duomo, nel pomeriggio.

Il nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna commenta: “ho letto che a teatro è previsto uno sconto, ma solo per chi sostiene il ddl Zan. subito credevo si trattasse di uno scherzo, invece è proprio vero. I paladini dell’ anti-discriminazione che compiono un atto discriminatorio verso chi non la pensa come loro? Beh, è grottesco, ma non stupisce perché è in linea con lo spirito del ddl: discriminare i cattolici e tutti coloro che sono contrari a indottrinamento gender nelle scuole, utero in affitto e adozioni a coppie dello stesso sesso. Mi chiedo cosa succederebbe se vi fossero dei negozi che applicassero sconti solo a chi è contrario all’ideologia arcobaleno: credo che chiederebbero la deportazione in un gulag…. 

A maggior ragione, oggi saremo migliaia di persone a manifestare per la libertà – continua Castagna. Noi per la libertà religiosa di poter continuare ad insegnare ai nostri figli che la famiglia è fatta da mamma, papà e figli, senza che nessuno abbia a soffrire “per colpa” della biologia e perché altre forme di unione non sono diritti ma desideri, che il cattolicesimo chiama peccati. Sicuramente, c’è un punto che mi pare non sia stato ancora sollevato pubblicamente da nessuno e, quindi, lo faccio io – conclude il Responsabile Nazionale di Christus Rex-Traditio: sostenere che il sacerdozio debba continuare ad essere solo maschile costituirà “un’istigazione alla discriminazione” oppure sarà ancora concesso vedere solo preti maschi e suore femmine? Ci sarà qualcuno che pretenderà la figura del “suoro” nei conventi delle clarisse o delle benedettine? Assurdo quanto distopico o prospettiva realistica? 

 

Sanremo come Sodoma?

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COMUNICATO STAMPA del 6/3/2021

“Non ho mai guardato Sanremo perché non mi piace, però leggo i giornali. E’ scandaloso che il servizio pubblico pagato con prelievo forzoso dalla bolletta della luce da parte dello Stato mandi in onda uno spot omosessualista, in prima serata, in cui oltre al bacio sodomita si aggiunge il dileggio della religione cattolica, addirittura nel venerdì di Quaresima! Fiorello scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi. Se poi, questa disgustosa pagliacciata avesse lo scopo ideologico di proporre indirettamente al premier Draghi di mettere da parte le reali priorità del Paese, in favore dell’approvazione della “legge-bavaglio” dell’On. Zan, oppure avesse la finalità di aumentare, l’audience per sopperire alla carenza di vere grandi forme artistiche, saremmo di fronte alla decadenza più totale della civiltà occidentale” – dice Matteo Castagna, Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio. Il quale continua: “pare che qualcuno abbia pensato bene di strumentalizzare il teatro di Sanremo, trasformandolo in uno show di “Sodoma e Gomorra”, perché a causa del Covid non si possono tenere le sfilate nelle strade. E’ assordante il silenzio di chi dovrebbe difendere per primo la sacralità della Religione e il pubblico pudore. Con l’Avv. Andrea Sartori del foro di Verona stiamo approntando una denuncia/querela nei confronti di chiunque si sia reso responsabile, anche con proprie omissioni, della diffusione di quanto apparso, a tutela del Cattolicesimo vilipeso e della difesa dei più deboli, che sono esposti ad una comunicazione plastica, senza alcun filtro o critica”.

Matteo Castagna, Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio

Avv. Andrea Sartori, del Circolo Christus Rex-Traditio  

Scontri in USA: avanza il “deep State”, ma chi lo combatte?

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L’EDITORIALE

di Matteo Castagna

Il 2021 si apre con il botto: stavolta non è il Covid a spadroneggiare ma la notizia, incontrovertibile, per cui il popolo americano si è, per la prima volta, reso conto di non essere nella democrazia perfetta in cui ha sempre creduto di vivere. Milioni di persone, nel giorno dell’Epifania, si sono riversate nelle strade di Washington, hanno sonoramente protestato contro quella che riconoscono come una palese violazione della loro libertà: la vittoria di un presidente con l’imbroglio.

Ebbene, anche negli USA, si può sedere alla Casa Bianca, grazie a dei brogli elettorali. E’ questo concetto che gli statunitensi hanno in testa e non riescono proprio a digerire. Trump è la vittima di un raggiro e di un’ingiustizia ordita e preordinata dal deep State, per farlo fuori. Quindi non è il fautore di un tentato golpe – come cialtronescamente hanno fatto intendere alcuni dei soliti allineati, leccaculo dei potenti di turno – ma colui che lo subisce. Intollerabile, inaccettabile, immorale per un repubblicano americano, innamorato della sua democrazia. Da ieri, non sarà più come prima, perché la vittoria con voto, considerato farlocco, non è minimamente nelle more della mentalità di almeno la metà degli americani. Ieri, il popolo USA ha sancito la morte del mainstream e gli ha dichiarato guerra. Quanto durerà non possiamo saperlo, ma sappiamo che la figura di Trump è uscita comunque vincitrice, perché ha dimostrato d’avere un seguito, che non ha precedenti e che i Dem non si aspettavano, fin dai tempi dei sondaggi. Cosa farà il miliardario tycon nelle prossime settimane non possiamo saperlo, ma possiamo immaginare che avrà tutto il tempo ed i mezzi per tirar fuori dal cilindro delle sorprese poco piacevoli per gli avversari. I quali non sono, però, né sprovveduti né privi di potere. 

In Italia, invece, ai brogli ed agli imbrogli siamo assuefatti da troppo tempo. I “plebisciti truffa” del periodo risorgimentale hanno annesso al Regno d’Italia Stati che volevano rimanere fedeli ai loro legittimi sovrani. Nel 1866 il Veneto è stato annesso con l’inganno. Ma anche il Regno delle due Sicilie e lo Stato Pontificio ebbero di che recriminare. Secondo buona parte della storiografia contemporanea anche il Re sarebbe stato deposto a seguito di un referendum taroccato. Il 2 giugno 1946 avrebbe vinto la monarchia di oltre due milioni di voti. Ma alcune manine avrebbero cambiato il risultato e, di conseguenza, la storia d’Italia. Ad ogni elezione si leggono cronache di scatoloni di schede elettorali trovate qua e là, di matite copiative che si cancellano, di schede bianche “che si possono colorare” – come direbbe Cetto Laqualunque. Sembra che per l’italiano medio non vi sia più nulla di cui scandalizzarsi e per cui protestare. Neanche se gli mettono le mani nel conto corrente, di notte, come fece nel 1992 l’esecutivo guidato dal socialista Giuliano Amato. In compenso sa ragliare bene sui social, nei bar (fino alle 18.00) e di nascosto da orecchie indiscrete. I governi, anche i peggiori, come quello attuale, possono dormire sonni tranquilli perché non ci sarà nessun impellicciato con elmo cornuto che gli guasterà la festa, né persone comuni che si riuniranno sotto il palazzo del potere a gridare “Libertà” issando la croce e pregando, a migliaia, il Padre nostro come avvenuto fuori dal Campidoglio di Washington.  Continua a leggere

Cavalieri senza cavallo…e forchette più che spade…

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di Matteo Castagna

“Il Circolo Cattolico Christus Rex – Traditio, di cui sono fondatore e responsabile nazionale, ritiene che le argomentazioni di don Francesco Ricossa contenute nell’articolo della rivista Sodalitium 70-71/2020 in merito ai giudizi espressi su “Radio Spada” siano condivisibili e molto argomentati. Nel “piccolo” mondo tradizionalista ci sono sempre stati motivi di acceso dibattito. Ma a tutto c’è un limite. Questo viene superato quando l’oggettività di fatti e comportamenti, di scritti e atteggiamenti escono dai binari del pur legittimo dibattito su tematiche aperte o questioni non ancora definite dalla Chiesa, per avvicinarsi a derive pericolose per l’integrità della Fede. Credo che sia per un eccesso di carità che don Ricossa abbia ritenuto opportuno soffermarsi così tanto su una realtà, che ai miei occhi, non meriterebbe sì tanto spazio. Ma, si sa, io ragiono da “politico” e alle volte mi sfugge che anche una sola anima va messa in guardia da una forma di proselitismo intrisa di opacità e contraddizioni. Perciò rilancio la segnalazione del Centro Studi Federici (che si occupa anche di molti altri argomenti interessanti, di un libro utilissimo per i nostri tempi sul matrimonio cristiano e di altri articoli). Ringrazio per quanto ho letto sulla Magione di Poggibonsi, ove fui ospite, un anno fa, per presentare il mio libro, perché non ero a conoscenza di nulla dei particolari descritti. Avessi saputo, non sarei andato.” 

E’ disponibile il numero doppio (70-71) della rivista Sodalitium 
 
Novità libraria: P. Noël Barbara, Catechesi cattolica del matrimonio 
 

Steve Bannon: “Popoli, sollevatevi contro le élite”

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steve bannon atrejuOratore che incanta ed esalta, parla pochissimo l’italiano, ma il nostro amico romano che parla inglese a menadito l’ha incontrato ed ha aperto un dialogo con lui. Che non ci ha lasciati privi di interrogativi per il lungo termine. Nel breve termine, come dargli torto? (n.d.r.)

Accoglienza da star per l’ex capo stratega di Trump alla festa di Fratelli d’Italia, in procinto ad aderire alla sua rete sovranista ‘The Movement’

di Paolo Molinari

I patrioti, il partito di Davos, le radici giudaico-cristiane da difendere, la tradizione di Atene e Roma contro le élite che producono zombie: è un repertorio noto ma pur sempre efficace quello che l’ex stratega di Donald Trump porta ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia.

Ad accoglierlo, sotto un tendone intitolato a Carlo Magno (a cui segue quello che porta il nome del re di Sparta, Leonida) circa trecento militanti estasiati, che saltano in piedi ad applaudire ogni qual volta il ‘guru’ pronuncia la parola ‘patriots’.

Termine vasto che comprende lo stesso Bannon (“ho servito il mio Paese nel Golfo e nell’Oceano Indiano”) ma anche Putin, Farage, Salvini e Meloni, tutti coloro che si oppongono al partito di Davos, quello delle élite economiche che mirano a creare in occidente una “nazione di zombie, come in Cina”. Continua a leggere

Left: “A Verona, nel laboratorio dell’intolleranza dove si è formato il ministro Fontana”

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Dopo l’inchiesta de L’Espresso dal titolo “Governo Crociato” (dove si è formato il Ministro Fontana),

CONTINUANO LE “TRAME NERE” su “LEFT”

di Checchino Antonini

All’estrema destra del padre. A Verona è così: cerchi i fascisti e trovi i cristiani tradizionalisti. Il veronese ministro della famiglia Lorenzo Fontana, classe 1980, a volte si sente perseguitato «perché – dice – sono cristiano». Quel tipo di cristianità che si impasta con l’aria della Curva Sud del Bentegodi (quelli della “squadra a forma di svastica”, dei manichini impiccati contro i calciatori neri) dove nemmeno un esorcista saprebbe dire dove finisce l’”ira di dio” e dove inizia lo squadrismo. Antirisorgimentali, anticonciliari, sentinelle in piedi o naziskin, gente che crede che i giganti siano esistiti davvero, che i terremoti siano castighi di dio, che non esiste il buco nell’ozono, che rivorrebbe l’imperatore così che non si votasse più ma intanto vota Lega. Ma, più di tutto, gente che crede che «gli dei pagani sono demoni». Basta pescare nei loro siti, Traditio, Agerecontro o Christus Rex, per leggere i consigli di Franco Freda: «È clamorosamente il momento delle destre (…) stringere la cinghia, e i denti, e marciare. Uniti, spavaldi, decisi!». I locali di Traditio sono stati benedetti dal benedettino Romualdo Maria Lafitte per il quale la messa in italiano «non ha validità sacramentale».

Matteo Castagna, ex tosiano, è l’articolista di punta: ci spiega che l’immigrazionismo non è cristiano, che il buonismo fa male, che da quando la Chiesa ha sposato la dottrina dei diritti umani (Pacem in Terris di Giovanni XXIII, 1963) «il risultato è il caos». Bergoglio «il luterano che protestantizza la Chiesa», la Caritas e le Ong sono tra i suoi bersagli: «Può Dio volere che l’Europa di Lepanto possa soccombere davanti al Saraceno, sempre più spesso braccio armato e violento di quel sistema mondialista e globalizzato che ha la sua regia nell’alta finanza internazionale in mano a dei poteri sovranazionali? Possiamo dirci dei buoni samaritani se accogliamo chi minaccia di distruggerci e non vogliamo difendere la nostra tradizione in nome di un cosmopolitismo suicida?». Continua a leggere

Bacciga: il saluto diventa un caso nazionale

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https://www.repubblica.it/politica/2018/07/27/news/saluto_romano_destra_verona_consiglio_comunale-202795134/

E’ salita agli onori della stampa nazionale la bagarre, con saluto fascista, scoppiata a Palazzo Barbieri durante l’ultima seduta prima della pausa estiva. Un lungo articolo è stato dedicato dal “caso” dall’edizione online del Corriere della Sera.

Casus belli la mozione antoabortista del leghista Zelger che era attesa sulle balconate da un nutrito gruppo di contestatori, in particolare le attiviste di “Non una di Meno” che si sono presentate vestite da suore. Un clima teso, insomma, che è precipitato quando due consiglieri (Bertucco e Gennari) hanno visto Andrea Bacciga rivolgersi al pubblico delle attiviste con il saluto romano. A quel punto è scoppiata la bagarre sui banchi del consiglio comunale con rissa sfiorata, mentre dal pubblico volavano insulti. Alla fine la mozione Zelger non è stata discussa a causa del pandemonio scatenato. Ora le polemiche continuano con le attiviste di Non una di meno che chiedono le dimissioni del consigliere Bacciga e minacciano esposti in Procura e all’Ordine degli Avvocati.

Dal canto suo Bacciga nega “stavo solo salutando con la mano destra”.

Fonte: TGVerona di TeleNuovo

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Condannato Danilo Quinto, promossa Emma Bonino?

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imageSabato 17 alle 17.30 Danilo Quinto sarà ospite del nostro Circolo Christus Rex – Traditio a Verona presso la sede G.S.V.V. in Via Albere 43 e sarà a disposizione della stampa per rispondere ad eventuali domande anche inerenti il suo calvario giudiziario.

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Il 22 febbraio, se non ci saranno ulteriori rinvii, Danilo Quinto, sarà processato per diffamazione a mezzo stampa. Quinto, ex tesoriere del Partito Radicale, è autore di un libro dal titolo Da servo di Pannella a figlio libero di Dio (Fede e Cultura, Verona 2012, con una prefazione di S. E. mons. Luigi Negri), in cui racconta dettagliatamente i retroscena del potere del Partito radicale, nelle cui fila ha trascorso una parte significativa della propria vita.

Dopo essere già stato condannato per avere sottratto al Partito radicale gli stipendi che non aveva riscosso, ora è stato rinviato a giudizio per decreto (senza essere mai stato ascoltato, quindi) dopo 4 anni dalla pubblicazione del suo libro, per 2 parole scritte in corsivo (servo sciocco), riferite ad un ex deputato radicale.

Una metafora, scritta in un libro in cui egli stesso si definiva servo di Pannella e che conteneva dure e documentate accuse nei confronti dei radicali e di molti personaggi – che si autodefiniscono cattolici – a loro ancora attualmente collegati. Marco Tosatti, sul suo blog Stilum Curiae giustamente osserva: «Nel 2018 in Italia è possibile dover subire un processo per aver scritto frasi del genere, e forse anche essere condannati, quando ogni giorno sui giornali, sui social e in televisione siamo testimoni di accuse a attacchi di ben altra gravità? Purtroppo temiamo di essere buoni profeti se diciamo che i mass media mainstream, quelli che si stracciano le vesti su ogni ombra di – ismo possibile, specialmente se di realtà assai flebile, non se ne occuperanno; e certamente non in maniera critica, dal momento che la controparte è l’area Radicale, che come sappiamo ha permeato giornali, classe politica e ha allungato le sue propaggini anche sotto il Cupolone. Così come tacerà certamente – speriamo di sbagliarci – l’Ordine dei Giornalisti, che ben dovrebbe riconoscere in accuse del genere un serio attentato alla libertà di espressione e opinione». Continua a leggere