Prendere a pugni i ragazzi di destra non fa notizia: se lo meritano

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Ecco il video del pestaggio dei militanti di FdI avvenuto a Bologna nel maggio 2022. Nessuno ne parla. Perché?
Non siamo mica sciocchi: non ci aspettavamo certo che, dopo la nostra esclusiva sul pestaggio di alcuni studenti di destra a Bologna, i grandi giornali ci venissero dietro. Per carità, ci siamo abituati: se a prendere le botte, vere e documentate, sono i giovani di Fratelli d’Italia nessuno fa un frizzo. Ne parlano i quotidiani locali per qualche giorno, poi tutto finisce nel dimenticatoio. Se invece di fronte a un liceo fiorentino scoppia una rissa, subito la stampa democratica fa scattare le trombette dell’antifascismo militante, sgorgano editoriali sulla difesa della Costituzione e contro lo squadrismo fascista. Lo ripetiamo: ci siamo abituati. Però è pure giusto mettere a nudo l’ipocrisia del sistema mediatico italiano, oltre che di quello intellettuale e giornalistico.

Di casi da raccontare ce ne sarebbero a bizzeffe, senza dimenticare i collettivi che alla Sapienza hanno impedito a Daniele Capezzone di parlare. Ma limitiamoci agli episodi simili: prendiamo i fatti di Bologna, che risalgono al maggio del 2022, e quelli più recenti di Firenze.

La sera del 19 maggio, una decina di giovani di Azione Universitaria è in via Zamboni a Bologna per controllare i risultati delle elezioni universitarie. Escono dal portone tranquilli, chiacchierano, tutto fila liscio come l’olio. Finché non vengono circondati e malmenati da una ventina di persone. A confermarlo c’è l’avviso di conclusione indagini contro 8 ragazzi, in cui si parla di “pugni, calci e spintoni”, di un trauma toracico, di lesioni guaribili in 16 giorni e minacce tipo “vi uccidiamo”, “tornate nelle fogne”, “siete morti”. Un vero e proprio agguato, certificato anche dai video delle telecamere di sorveglianza che circondano l’ingresso della Facoltà di Lettere bolognese. Si vedono distintamente i ragazzi di Azione Universitaria aggrediti alle spalle da un gruppo militanti di sinistra. Le immagini non lasciano spazio all’immaginazione: botte, pugni, spintoni. Violenze, insomma. Gravi tanto quanto quelle emerse dai filmati della rissa di fronte al Michelangiolo. Se non di più.

E arriviamo a Firenze. Ogni violenza è deprecabile e su questo sito lo abbiamo detto e ridetto: gli alunni di Azione Studentesca hanno fatto male a reagire con i pugni. Però va pure ridimensionato il contesto: secondo alcuni testimoni, infatti, a far scattare la miccia sarebbero stati gli studenti dei collettivi infastiditi da un banale volantinaggio degli avversari “di destra” di fronte alla loro scuola. Un professore, intervistato dalla Nazione, l’ha detto chiaro e tondo: “C’era questo volantinaggio dei ragazzi della destra. Sono usciti quelli dei collettivi e hanno cominciato ad insultarli e strappare i volantini. Hanno tirato delle spinte e a quel punto quelli di Azione Studentesca hanno cominciato a picchiare”. Una rissa, insomma, e non quel “pestaggio squadrista” cui i media si sono aggrappati per giorni basandosi su un’unica versione dei fatti.

Per approfondire

Morale della favola. Domani a Firenze è prevista una grande manifestazione antifascista “in difesa della scuola e della Costituzione”. Il corteo protesterà “contro ogni forma di violenza” e per eprimere “solidarietà alla preside Savino”, quella della delirante lettera sul fascismo. Saranno presenti anche Elly Schlein e Giuseppe Contenella più classica delle farse. Ci permettiamo di dare un suggerimento: in piazza proiettate pure il video del pestaggio dei collettivi ai danni dei militanti FdI. Così magari anche Repubblica e gli altri giornali se ne accorgono e ne parlano un po’. Oppure ci volete dire che se sei di destra le botte te le meriti?

Giuseppe De Lorenzo, 3 marzo 2023

Prendere a pugni i ragazzi di destra non fa notizia: se lo meritano

Orban abolisce in Ungheria i corsi gender in tutte le Università

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Segnalazione di BastaBugie

Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): ciclista trans vince gara femminile, partito gay al via, i pasticceri possono dire di no a torte gay
da Radio Roma Libera

Finalmente una buona notizia: l’Ungheria ha definitivamente cacciato il gender da tutte le Università dello Stato, poiché, secondo quanto dichiarato dal Segretario per l’Educazione, Bence Rétvári, rappresenta, «come il marxismo-leninismo, un’ideologia e non una scienza».
Il relativo decreto, che renderà il provvedimento esecutivo a far data dal prossimo anno, è stato firmato dal premier Viktor Orbán. Non ve ne sarebbe stato bisogno, poiché le iscrizioni a tali corsi, a dir poco scarse, avrebbero già giustificato da sole la loro cancellazione. Ma l’esecutivo ha inteso esplicitamente spiegare come la decisione non sia stata assunta per una questione di numeri, bensì per una questione di buon senso, come specificato già lo scorso agosto dal Capo di Gabinetto, Gergely Gulyas: «Il governo ungherese non intende spendere soldi pubblici per l’istruzione in questo campo», ha specificato. In effetti, ha già ritirato ovunque il proprio sostegno finanziario.
Il provvedimento colpisce tutti gli Atenei in generale ed, in particolare due, quello di Eòtvòs Loránd con sede a Budapest, e l’altro, l’Università Centrale Europea di George Soros, che finora distribuiva anche diplomi a chi frequentasse tale “disciplina”.
A nessuno mancheranno.
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Svezia: vietato insegnare all’Università che uomini e donne sono biologicamente diversi

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Segnalazione Redazione BastaBugie

Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): in India l’omosessualità non è più reato, bandiera arcobaleno all’ambasciata italiana in Spagna, la Massoneria apre ai trans
di Caterina Giojelli

(LETTURA AUTOMATICA)

Germund Hesslow è professore di neurofisiologia a Lund, in Svezia, ed è anche sotto inchiesta per avere affermato che esistono differenze biologiche tra maschi e femmine. Non solo: quando è stato invitato a ritirare subito queste affermazioni «transfobiche» e «antifemministe» si è rifiutato di fare marcia indietro. Il fattaccio si è consumato durante una lezione del suo corso “Heritage and Environment”, nel corso della quale Hesslow ha citato uno studio secondo il quale le differenze tra uomini e donne sono «biologicamente fondate», quindi entrambi i generi non possono essere considerati come «soli costrutti sociali».

L’IRA DEGLI STUDENTI
Accusato dagli studenti di aver pronunciato affermazioni incompatibili con la “value base” svedese (che richiede a tutte le scuole del paese di aderire a una politica etica comune, che include valori come egualitarismo, libertà individuale e uguaglianza dei sessi), al professore è stato chiesto dai vertici dell’Università di scusarsi pubblicamente. A quel punto Hesslow si è rivolto alla Academic Rights Watch (fondata per monitorare i tentativi di limitare i diritti fondamentali di insegnanti e ricercatori) col dubbio che qualcuno volesse rimuoverlo dal suo corso.
Secondo l’Arw i problemi del professore sono iniziati quando una studentessa ha inviato una mail a un altro docente dell’università lamentandosi: «Perché non possiamo avere un docente con le competenze giuste sull’argomento?». La ragazza ritiene che le differenze biologiche e la teoria genetica non rientrino nelle aree di insegnamento del professore e che sarebbe piuttosto opportuno per gli studenti assistere a lezioni su quanto hanno subito le donne per centinaia di anni in nome della scienza medica, dalle mutilazioni genitali alle lobotomie forzate. Ritiene inoltre che Hesslow si sia espresso in modo «transfobico» quando ha detto «cambiare sesso è una moda». Un’affermazione scandalosa, che oltre a offendere studenti magari già soggetti a transfobia potrebbe influenzare il comportamento nei confronti dei transgender che già rimpolpano le statistiche sui suicidi e via discorrendo. Continua a leggere

Migranti LGBTQIA(…), emergenza o business?

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arcigay_migranti
 di Manuela Antoniacci

Era stato rinviato a data da destinarsi, a causa delle proteste di Lega e Casapound, il convegno sui profughi LGBTI organizzato all’università di Verona il 25 maggio scorso, invece, a sorpresa, è stato riprogrammato per ieri, 21 settembre.

Il seminario intitolato “Richiedenti asilo. Identità di genere e orientamento sessuale” sarà introdotto dal rettore dell’Università Nicola Sartor che, inizialmente, aveva sospeso l’evento perché, come aveva spiegato nel suo comunicato, «era uscito dall’ambito scientifico per diventare terreno di contrasto e soprattutto di ricerca di visibilità per diversi attivisti di varia estrazione».

Ma evidentemente adesso ci è rientrato, nell’ambito scientifico.

Il Magnifico rettore deve averci ripensato (forse spaventato dalla successiva ondata di polemiche del mondo LGBTQIA(…)?) tanto da aver mobilitato l’Ateneo, in cui non sono ancora ripartiti i corsi del nuovo anno accademico, appositamente per l’iniziativa in questione che si svolgerà nell’arco di un’intera giornata.

A quanto pare, il tema dei migranti LGBTI sembra essere diventato improvvisamente un argomento di studio importante perché considerato lo specchio di quella che, a detta di alcuni, sarebbe una vera e propria “emergenza”che il nostro paese starebbe prontamente fronteggiando.

Per capire di che si tratta basta dare un’occhiata al sito nazionale di Arcigay che fa riferimento ad un progetto creato su misura per presunti migranti LGBTQIA(…) denominato “Migranet” che prevede l’istituzione di sportelli, molti dei quali già attivi in diversi città italiane (tra cui spicca la Omphalos con i suoi sportelli a Perugia e Migranti Bo in Emilia Romagna) «grazie ai quali è possibile accompagnare numerosi migranti LGBTI nelle procedure di domanda d’asilo, spesso con esiti positivi». Tradotto dall’idioma del “politicamente corretto”, il progetto ha lo scopo di garantire lo status di “rifugiato” (con cui non si può essere respinti dal paese ospitante) agli immigrati che si dichiarano omosessuali perseguitati nel proprio paese d’origine.

Ma come nasce la questione dei migranti LGBTQIA(…) equiparati addirittura ai “rifugiati”?

Innanzitutto, secondo la Convenzione ONU di Ginevra del 1951, può ottenere lo status di rifugiato chiunque abbia «il giustificato timore» di essere perseguitato per «motivi di razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche». Poi, una Direttiva Qualifiche UE del 13 dicembre 2011, nel concetto di “gruppo sociale” fa rientrare anche l’orientamento sessuale.

La questione in realtà è tutt’altro che semplice in quanto pone una serie di legittimi dubbi ed interrogativi: innanzitutto in che modo sia possibile verificare l’orientamento sessuale del richiedente asilo e la sua storia personale.Infatti in molti casi viene chiesta la prova di una relazione gay senza che questa sia fornita. Insomma la “verifica” si basa quasi esclusivamente sul racconto del richiedente asilo.

Un esempio di “aspiranti rifugiati” piuttosto dubbio è quello di coloro che si dichiarano perseguitati in Gambia dove l’omosessualità è punita con il carcere, ma la cui situazione politica, in realtà, sta attraversando un momento di importante cambiamento per la fuga del dittatore Yahia Jammeh. Nonostante ciò continuano a proliferare le dichiarazioni di migranti che dichiarano di fuggire dal Gambia e, in sostanza, da un regime che non esiste più.

Insomma, un boom di “outing” e di iscritti all’Arcigay è quello a cui, guarda caso, si assiste ultimamente e che avrebbe giustificato, a detta del presidente Arcigay Modena Alberto Bignardi e del referente nazionale Arcigay per l’Immigrazione, Giorgio Dell’Amico, la messa a disposizione, insieme alla Cooperativa Caleidos, di un intero palazzoin via delle Costellazioni a Modena, per immigrati omosessuali e transgender.

Tutto ciò è stato possibile, neanche a dirlo, grazie a finanziamenti pubblici, così come ha dichiarato sgomento su Libero il capogruppo di Forza Italia nell’Area del Nord, Antonio Platis, il quale ha sottolineato come la proroga del contratto di gestione dei 1.051 migranti sottoscritto dalla Prefettura di Modena per i soli mesi di gennaio e febbraio è pari a 2.020.000 euro e la società aggiudicataria risulterebbe proprio la Cooperativa Sociale Caleidos Onlus.

Dal canto suo, Arcigay, sta portando avanti “Migranet” con un bilancio preventivo, riportato sulla sua pagina internet, di 74.430 euro, per il 2018 e con finanziamenti provenienti dalle casse dell’Unar.

Insomma, soldi pubblici che finanziano quella che non si può definire esattamente un’”emergenza” se pensiamo che solo il 2 % dei richiedenti asilo è riconosciuto come omosessuale perseguitato nel proprio paese d’origine.

Cifre talmente esigue che rendono difficile giustificare anche un’iniziativa come quella dell’università di Verona che, nell’evento del 21 settembre, vanta tra i relatori, Baldassarre Pastore, preside della facoltà di Giurisprudenza di Ferrara che, nel 2015 ottenne dal ministero dell’Istruzione 601.604 euro Prin (Progetti di ricerca di interesse nazionale) per studi riguardanti temi come la disabilità e l’inclusione sociale di cui 121.313 spettarono a Pastore, mentre la differenza venne distribuita tra gli atenei di Napoli, Salerno Enna, Firenze, Bologna, Milano, Padova, Modena, Reggio Emilia e Verona.

Quella dell’università di Verona sarà, insomma, una lunga tavola rotonda dedicata ad un tema che non riguarda nemmeno l’immigrazione in generale ma piuttosto un fenomeno migratorio “di nicchia” che di fatto si sta trasformando solo in un comodo escamotage da parte di chi ha intravisto un modo facile e poco impegnativo per introdursi nel nostro paese e usufruire di alcuni, non piccoli, privilegi e, per le Coop rosse, in un vero e proprio Eldorado.

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Scuole e università sono i cavalli di Troia liberali per l’indottrinamento del Nuovo Ordine Mondiale

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di Robert Bridge

Scuole e università sono i cavalli di Troia liberali per l’indottrinamento del Nuovo Ordine Mondiale

Fonte: Comedonchisciotte

Dai giocatori della NFL che si “mettono in ginocchio” [1] durante l’inno nazionale, fino ai bambini in età prescolare a cui viene fatto il lavaggio del cervello con l’ideologia del transgenderismo, tutti questi movimenti di sinistra hanno in mente un unico scopo: sovvertire e distruggere le radici stesse dello stato-nazione occidentale.

Questo mese, la macchina della propaganda liberale ha dato una accelerata, pubblicizzando un’altra, controversa, storia indecente, tutto per portare avanti il programma del Nuovo Ordine Mondiale.

Lara Zelski , la preside di una scuola di Atlanta, non pensava chiaramente agli interessi della sua comunità locale quando ha informato i genitori e il corpo insegnante che il giuramento alla bandiera del mattino sarebbe stato eliminato e sostituito con un impegno per “la scuola, la famiglia, la comunità, la nazione e la nostra società globale”.

“Negli ultimi due anni era diventato evidente che un numero sempre crescente di membri della nostra comunità avevano scelto di non alzarsi in piedi e/o di non recitare il giuramento”, ha detto la Zelski. “Questo è un argomento molto sentito e noi vogliamo che tutti, nella nostra comunità scolastica, possano iniziare la loro giornata in modo positivo”.

La Zelski non fornisce nessuna cifra che faccia capire che cosa intenda per “un numero sempre crescente di membri della nostra comunità” che, presumibilmente, disprezzerebbero la bandiera. Questo è il modo con cui i fautori della “società globale” portano avanti il loro distruttivo programma. Usando la dialettica hegeliana, stimolano il confronto su qualche argomento “caldo” (matrimoni omosessuali, latrine unisex, diritti dei transessuali, statue dei protagonisti della Guerra Civile nei giardini pubblici, uso della marijuana e così via), che possa sicuramente far scontrare in modo feroce le due principali ideologie politiche americane. Fanno poi un passo indietro e ammirano il pandemonio che hanno creato. Continua a leggere

I professori di Trieste adesso vanno a lezione di gender

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Segnalazione di Luciano Gallina

Un evento sul gender come corso di formazione per i docenti del triestino. Ecco chi sono i relatori dell’iniziativa che potrebbe far discutere

di Giuseppe Aloisi

I docenti di Trieste potranno andare a lezione di gender.

Il prossimo venti di aprile, infatti, l’istituto comprensivo San Giovanni ospiterà un convegno curato dal Centro studi per la scuola pubblica (Cesp) in collaborazione con la Rete educare alle differenze Trieste (Red). Il titolo è “Che genere di scuola?”

E fin qui, nulla di particolarmente discutibile. Quello che viene rilevato, però, è la presunta mancanza di imparzialità sul tema dei relatori previsti. Sergia Adamo, ad esempio, è una professoressa dell’Università triestina che ha intervista Judith Butler, la stessa che Giuliano Guzzo su La Verità ha definito “guru mondiale del pensiero gender”. “Il genere – ha dichiarato in passato la Butler – è una costruzone culturale; di conseguenza non è il risultato casuale del sesso, né tanto apparentemente fisso come il sesso”. La filosofa post-strutturalista statunitense, insomma, è una delle principali sostenitrici della necessità di una messa in discussione della nozione classica e pacifica di genere. Continua a leggere