Canzoni e cannoni

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di Marcello Veneziani

Mettete dei fiori nei vostri cannoni, cantavano I Giganti al festival di Sanremo del 1967. Da allora in poi il pacifismo fu uno dei messaggi obbligati al festival dei fiori e dei canti. Da quest’anno invece si fa la retromarcia e Sanremo canta: Donate a Zelensky i vostri cannoni. E’ il messaggio che il presidente ucraino verrà a lanciare dalla tribuna di Sanremo. E’ proprio opportuno che Volodymyr Zelensky venga a Sanremo a perorare la sua richiesta d’armi? Un conto è essere vicini alle sofferenze del popolo ucraino, dice, un altro è alimentare da un palco dedicato alla musica questo scellerato “clima bellicista”, questa “propaganda di guerra” al posto di una vera, seria trattativa. Si può non sposare il pacifismo, ritenerlo puro irrealismo da anime belle e notare che nessun pacifismo ha mai fermato una guerra, ma l’obiezione è sensata.
Mezza Italia e forse più non vuole la nostra attiva partecipazione a questa guerra, con la fornitura di armi e supporti. Perché serve a prolungare la guerra anziché risolverla, ad aumentare il numero di vittime e distruzioni, a inguaiare pure noi e serve soprattutto agli Stati Uniti per indebolire Putin e al tempo stesso l’Unione europea, usandola come strumento subalterno della strategia egemonica degli Stati Uniti. La gente ha visto in passato tante invasioni russe, sotto lo sguardo impietrito dell’occidente: l’Ungheria, la Polonia, la Cecoslovacchia erano Europa a differenza dell’Ucraina che per secoli è stata russa, ha una lingua affine, i due popoli sono intrecciati da secoli, hanno la stessa religione ortodossa e tanta storia in comune. Abbiamo visto muti e inermi le invasioni cinesi del Tibet, le repressioni di Hong Kong, le invasioni americane in mezzo mondo, portandoci sull’orlo di tante crisi mondiali. E mai si è deciso d’intervenire in difesa dei popoli invasi. Questa volta invece è d’obbligo armare l’Ucraina e intervenire in suo favore, fino a svenarsi e inguaiarsi. Con un battage mediatico senza precedenti. Al gesto scellerato di Putin d’invadere l’Ucraina ha contribuito la linea di Biden ostile a ogni negoziato per rendere neutrale l’Ucraina e riconoscere che due regioni come il Donbass e la Crimeache sono per storia e maggioranza filo-russe. Quando Trump dice che con lui non ci sarebbe stata l’invasione, riconosce di fatto le corresponsabilità americane nella guerra.
E poi, diciamolo francamente: Zelensky non è affatto simpatico a larga parte della platea italiana, anche se si ha timore a dichiararlo perché s’incappa subito, come ieri sui vaccini e la pandemia, nell’accusa di filo-putinismo, che obiettivamente riguarda solo una piccola minoranza. Zelensky non piace per i suoi trascorsi, per il suo cinismo, per il suo vecchio mestiere di guitto, per le repressioni passate del potere ucraino contro i russi e i partiti non allineati, per le sue ingiunzioni al mondo; e poi per il suo governo di corrotti e per le vistose limitazioni alla libertà d’espressione. Agli occhi di tanti è un fantoccio degli Usa. Quanto ha pesato il suo protagonismo, il suo istrionismo narcisista e la sua dipendenza dagli Stati Uniti nella decisione di resistere ad oltranza, mandando allo sbaraglio il suo popolo e generando danni a catena a mezzo mondo? Insomma, per il senso comune della gente, le responsabilità della guerra non sono solo quelle, accertate e inescusabili, di Putin e della sua nostalgia dell’Impero sovietico e zarista. Ma sono anche dall’altra parte. E a farci le spese, nel mezzo, è in primo luogo il popolo ucraino, le città ucraine, l’economia ucraina (su cui sperano di avventarsi per la ricostruzione molti sciacalli, anche nostrani, dopo aver contribuito ad aggravarle). E in secondo luogo ne fanno le spese tanti paesi europei, sul piano economico ed energetico. Un’Europa al rimorchio degli Stati Uniti e succuba delle sue decisioni e dei suoi interessi, priva di una sua strategia autonoma e di una capacità diplomatica e militare di mediazione e dissuasione, mostra in Ucraina la sua incapacità di diventare una Potenza mondiale in grado di trattare a pari condizioni con le altre superpotenze.
Tra poco sarà un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e sono in molti a pensare, e in pochi a dire, che sin dall’inizio era chiara l’intenzione degli Stati Uniti di riequilibrare le forze in campo per rendere più lunga possibile ed estenuante questa guerra, in modo da colpire, sfiancare Putin e indebolire l’Europa sul piano energetico, economico e geopolitico, con la scusa di difenderla dall’aggressore russo (ma Putin non vuole espandersi in Europa; mira, con velleità, a restituire i confini passati all’Impero russo).
Infine, una piccola nota su Sanremo. Da anni ormai è diventato il Tempio scemo del Politically correct, il Collettore delle sciocchezze nazionali e globali, la discarica di tutte le ipocrisie, i buonismi e lo scemenzaio delle mode. Le finte trasgressioni, i sessi in transito, i fatui sermoni strappalacrime (e scrotoclasti), la rassegna dei nuovi luoghi comuni. Una trasgressione di massa non è più trasgressione ma conformismo; è come se per ogni infrazione ti arrivasse a casa non una multa ma un bonus. Sanremo misura il tasso di minchioneria che è nell’aria e inscena una serie di carri allegorici: la Vittima Nera, il Trans virtuoso, la Femminista indignata, l’Accoppiata omosex, il Predicatore antimafia, il Menagramo pandemico, il Pugno chiuso, il Blasfemo, la legalizzatrice della droga. Mancava solo Zelensky…

Dittatura sanitaria? Occhio anche a certe fake

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di Redazione

La questione del dibattito inerente i vaccini è stato affrontato in una riunione del nostro Circolo Christus Rex. Al termine ci è stato chiesto di farne un articolo, che ha creato un po’ di discussione. In realtà, chi ci conosce bene, sa quale sia la nostra posizione, fin dal 2020, composta da una pars destruens sulla gestione della pandemia e di una pars che si definisce “free vax”. Chi, invece, è meno informato o fazioso ci attribuisce anche ciò che non diciamo, ma va bene lo stesso perché stimola il dibattito. Curioso notare come da oltre due anni Matteo Castagna scriva tutte le settimane per InFormazione Cattolica, anche articoli provocatori e piccati in materia di Fede e morale. Su quelli, però, non ha mai ricevuto commenti scritti di critica. Sul tema vaccini, divenuto per qualcuno un precetto della Chiesa o un undicesimo comandamento, il prototipo della categoria “fanatici no vax” si è scatenato nei consueti sproloqui fantascientifici….

Per leggere quelli (e le risposte, ironiche e sarcastiche del nostro Matteo Castagna) potete cliccare sul link qui sotto e guardare i commenti all’articolo. E’ sempre bene ricordare che l’invidia è una brutta bestia, soprattutto quando si accusa una persona di essersi autoproclamata “uno dei pensatori cattolici più in vista”, laddove sono almeno tre i media ad averla definita così o in maniera simile… Interpellato sul tema, Matteo Castagna ha risposto, sorridendo, suggerendo alla stampa: “Ci conosciamo dagli anni 90′, non mi interessa prendermi la scena, non ne ho bisogno. Sappiate che a Villafranca Padovana esiste un pensionato che vorrebbe, probabilmente, essere annoverato tra i pensatori cattolici più in vista. Poiché non so se sia un pensatore, ma sicuramente so che non è in vista, andate a sentire cosa ha da dire, magari è più interessante di ciò che dico io”. (N.d.r.)

L’EDITORIALE DEL LUNEDI per https://www.informazionecattolica.it/2023/01/16/dittatura-sanitaria-occhio-anche-alla-controinformazione/

di Matteo Castagna

LA PANDEMIA NON È FINITA. E CON ESSA LE POLEMICHE

La pandemia non è finita. E con essa le polemiche. In un’ottica generale possiamo osservare quanto la discussione faccia riempire quotidiani che già vendono poco e rilanciare trasmissioni televisive prive di argomenti accattivanti.

Anche la galassia di internet ha trovato nell’argomento vaccinale una vocazione che tramite alcuni canali a pagamento è divenuta un business, così come la letteratura in materia ha consentito ad esperti improvvisati di gonfiare i loro conti correnti.

Personalmente, non ho mai sentito l’argomento. Ho sempre tenuto un atteggiamento distaccato, che evitasse quell’approccio da tifoso, che anche in alcuni ambienti religiosi fa distinguere tra vaccinati = satanassi e non vaccinati = santi subito o, viceversa, vaccinati = santi subito, non vaccinati = diavolo…

Le motivazioni di diffidenza verso i sieri, fin dal 2020, sono state parecchie. Si è partiti con “l’abbraccia un cinese” per proseguire col “tutti chiusi in casa”, a distanza di sicurezza. La gestione del governo Conte II e Draghi è apparsa, a tratti, improvvisata da una situazione nuova e sconosciuta e, a tratti, grottesca. Il famoso detto del “migliore”: “Non ti vaccini, ti ammali, muori” è stato uno slogan completamente fuori luogo, dal momento che i vaccini, peraltro non sperimentati, non hanno dimostrato l’efficacia dell’immunità nei confronti del Covid-19, semmai il contrario.

Kafkiano è stato il trattamento verso tutte le voci autorevoli fuori dal coro. Penso al Premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, al prof. Giuseppe De Donno, al giornalista controcorrente Mario Giordano, ma anche a tutti coloro (come ha fatto, per esempio, Informazione Cattolica) che hanno documentato situazioni drammatiche, figlie di scelte politiche scellerate o cervellotiche, che hanno prodotto morte e menomazioni, anche permanenti o semplici disagi, evitabili con il solo retto utilizzo della ragione.

Assurdo è stato impedire, de facto, di lavorare a chi non voleva farsi inoculare un prodotto che, oggi, lo possiamo dire, apertis verbis, non ha difeso dal contagio ma forse, come sostiene il mainstream, semplicemente protetto alcune categorie di persone dalle forme più gravi.

Ora, i casi sembrano tornare in salita, ma non c’è più tutta quella pressione e quella corsa alla mascherina ed al chiudere tutto, che ricordiamo bene con Draghi e che ha messo in ginocchio tanti lavoratori, soprattutto autonomi.

Perché? Forse perché non c’è più uno Speranza che voleva curarci con tachipirina e vigile attesa. Forse ci attenderanno nel prossimo futuro, ma il governo ha abrogato, sostanzialmente, tutte le restrizioni. La percezione è che nella ricerca di una via d’uscita dalla malattia si sia prodotta, non certo per accidens, la fortuna delle case farmaceutiche, ma non quella dei malati e si sono trattati i sani da malati e viceversa.

Si potrebbe continuare con molti esempi di mala gestio, di impreparazione, di inadeguatezza gestionale, di consigli cervellotici e assurde iniziative, che nel complesso hanno creato una nuova categoria (professionale?) rappresentata dalle virostar e una materia un po’ accantonata negli ultimi decenni, costituita dalla fede nel “Dio-Scienza”, addirittura a scapito del buon senso comune.

Fin qui è difficile non concordare. Parliamo di fatti acclarati e sotto gli occhi di tutti, dai quali abbiamo imparato che affidarsi in maniera acritica non è un modo corretto di vivere.

Occorre utilizzare il retto discernimento e la propria esperienza per prendere le decisioni che includono la salute, così come il lavoro, le attività quotidiane, ottimizzando le priorità e scartando le idiozie, da qualsiasi parte vengano.

La narrazione pandemica è diventata un’autentica telenovelas. Anni di sbrodolamenti di ogni genere a canali unificati. Internet stracolmo di tutto e di più.

Ho notato, ma potrei ovviamente sbagliare, che pare essere nata anche una nuova narrazione a scopo di lucro, costituita da una sorta di anti-mainstream che nel tempo ha fatto credere che sarebbe giunto il momento dell’Apocalisse, la fine del mondo, la certezza della morte o giù di lì…

Alcuni hanno diffuso la convinzione che ogni virgola che provenga dalla bocca della Bill Gates Foundations oppure da altre lobby internazionali o dal World Economic Forum sia, automaticamente, legge e programma dello Stato, che ci vorrebbe tutti al cimitero. Su certe affermazioni molti canali YouTube ci hanno guadagnato, come ci hanno guadagnato certi scientisti.

“Dittatura sanitaria” attrae e spaventa. Ricorda tempi bui. Sbandierarla fa sentire ribelli… anche certi terrapiattisti e ufologi, sètte e psicotici, ipocondriaci e analfabeti funzionali, complottardi cronici o indo-buddisti, persone che vedono massonerie anche sotto la tazzina del caffè…

Certe affermazioni hanno fatto pigliare anche qualche voto a chi sa giocarsi queste categorie umane con maggior intelligenza…

Riflettendo sulla vaccinazione obbligatoria storicamente in Europa, l’obbligo è nato all’inizio dell’Ottocento, dopo che Edward Jenner (1749-1823) scoprì il vaccino contro il vaiolo. In Italia, le vaccinazioni obbligatorie sono quelle contro la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991).

Il re di Napoli Ferdinando IV di Borbone fu tra i primi ad applicare un programma di vaccinazioni di massa tra le popolazioni di Palermo e Napoli, nel 1801. Nello Stato Pontificio, il card. Ercole Consalvi emanò un decreto datato 20/06/1822 in cui istituì una Commissione di Vaccinazione per l’inoculazione del vaccino in tutto il territorio. Il Papa Leone XIII la rese facoltativa, ma mai la considerò immorale.

L’equilibro, dunque, è l’elemento essenziale per ovviare sciocche esagerazioni scientiste e imbrogli propagandistici a scopo di lucro, mantenendo la calma ed ovviando all’isteria collettiva di questi ultimi anni.

A proposito, sapete chi ha inventato il green pass? Fu Papa Gregorio XVI (1831-1846) a seguito di una epidemia di colera che dilagò nel 1830, prima dell’invenzione del vaccino. Egli organizzò quella che alcuni chiamerebbero oggi una “severa dittatura sanitaria” a base di sbarramenti sanitari controllati da militari, che impedivano di oltrepassare i confini. C’era la quarantena di almeno 14 giorni e c’erano i “passaporti sanitari” per poter circolare. Furono sospese tutte le feste religiose e ogni tipo di assembramento. Venne istituita una “Commissione straordinaria di pubblica incolumità”, che potremmo paragonare all’odierno CTS (Comitato Tecnico Scientifico), presieduto, non dal prof. Franco Locatelli, ma dal card. Giuseppe Sala. La violazione delle norme prevedevano fino all’ergastolo e alla pena di morte. Naturalmente, è corretto rilevare che non possiamo paragonare la percentuale di mortalità dovuta al colera con quella legata al Covid. Quest’ultimo è stata almeno trenta volte inferiore…

Una risposta scientifica alle disinformazioni sul Covid

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Segnalazione di Corrispondenza Romana

Pubblichiamo un contributo intitolato “Una risposta scientifica alle disinformazioni sul Covid“, della dottoressa Doyen Nguyen, che rappresenta un importante documento di chiarificazione su molteplici aspetti legati alla pandemia, alla sua gestione da parte delle autorità sanitarie, con particolare riferimento allo sviluppo di vaccini con tecnologia a mRNA, che sono stati utilizzati come principale mezzo di contrasto della diffusione del virus.
Il curriculum della dottoressa è certamente degno di nota, in quanto la sua figura unisce un sapere di carattere tecnico-scientifico ad uno di carattere teologico-morale, permettendo dunque una visione quanto più trasversale e completa possibile del problema. Doyen Nguyen ha infatti conseguito una laurea in Medicina e Chirurgia presso la Temple University School of Medicine (Philadelphia) e un Dottorato in Sacra Teologia con specializzazione in Teologia morale presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum, Roma). Oltre ad aver lavorato in diverse università mediche sia in America che in Europa (es. University of Southern California, Pathology Institute of the University of Cologne, Germania), ha insegnato Sacra Scrittura e Bioetica rispettivamente all’Università Francescana di Steubenville e all’Angelicum. È autrice di articoli accademici e libri sia di medicina (es. Flow cytometry in Hematopathology: A Visual Approach to Data Analysis and Interpretation, 2nd ed., Humana Press, 2007) sia di teologia/bioetica morale (es. The New Definitions of Death for Organ Donation: A Multidisciplinary Analysis from The perspective of Christian Ethics, Peter Lang, 2018).

A. Prima serie di disinformazioni


Si è affermato che l’immunizzazione con vaccini a mRNA Covid-19 equivale ad un nefasto esperimento medico su larga scala su esseri umani che utilizzano terapie geniche commercializzate come “vaccini”. Tale affermazione implica sostanzialmente che: (i) i vaccini Covid-19 utilizzino nuove tecnologie non provate e (ii) siano terapie geniche sperimentali perché possono alterare il DNA di chi vi si sottopone. Come mostrato di seguito, queste ipotesi non sono fondate su prove scientifiche corrispondenti ai fatti.


Contrariamente alle credenze popolari, la tecnologia mRNA non è emersa con l’inizio della pandemia di Covid-19. Piuttosto, esiste dal 1989, quando è stato dimostrato che il confezionamento di mRNA all’interno di una nanoparticella liposomiale permetteva di veicolare l’mRNA in una varietà di cellule. A ciò è seguito uno studio che mostrava la produzione di proteine da RNA somministrato in vivo. Uno studio nel 1993 ha mostrato che l’mRNA avrebbe potuto essere utilizzato come base per i vaccini quando è stato dimostrato che l’iniezione sottocutanea di mRNA incapsulato in liposomi, che codifica per la nucleoproteina (NP) del virus dell’influenza nei topi, ha indotto la produzione di cellule T citotossiche NP-specifiche. Di pari passo con i progressi della nanotecnologia, da allora il settore del vaccino a mRNA è progredito rapidamente,,,,.LEGGI TUTTO

Etica e vaccini: facciamo chiarezza

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9 Gennaio 2022 ore 16:16

Contro il mondialismo è necessaria una alleanza politica tra cattolici, identitari e patrioti

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/01/17/contro-il-il-mondialismo-e-necessaria-una-alleanza-politica-tra-cattolici-identitari-e-patrioti/

LA NUOVA NORMALITÀ: NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE…

Occorre dividere la problematica dell’emergenza pandemica in due parti: il paravento, costituito da vaccini e Green pass e la sostanza, costituita dalla “nuova normalità che ci aspetta”. Il suggerimento è quello di dare al paravento il peso che deve avere un elemento accessorio, funzionale ai programmi del globalismo, ponendo l’attenzione e, laddove possibile, la preparazione, ai cambiamenti che già ci vengono prospettati.

Sono sempre stato un convinto “free vax” che ritiene il lasciapassare uno strumento essenziale per imporre subdolamente il vaccino sintetico a mRna a tutta la popolazione. Si tratta di un paravento robusto, non di tela ma di piombo, perché le implicazioni morali e afferenti le libertà individuali e collettive sono parecchie e non si possono liquidare in due parole.

Del resto, l’attenzione del mondo doveva essere concentrata su qualcosa di importante, come la tutela della propria salute, altrimenti qualcuno avrebbe potuto spostare il plumbeo ostacolo e guardare cosa ci aspetta, quando il paravento sarà abbassato. E’ ciò che, in questi due anni, ho cercato e cerco di fare osservando la realtà alla maniera tomista.

Non credo ci si debba stupire di fronte al caos creato dai televirologi, del tutto e il contrario di tutto di una gestione che ha vari aspetti paradossali, alcuni assurdi, altri grotteschi. Il caos è, infatti, il presupposto del paravento vaccinale perché disorienta e un popolo che non capisce più niente, martellato da una propaganda che parla solo ed esclusivamente di questo, finisce col fidarsi dell’autorità governativa, supportata da quella scientifica e religiosa, convinto che agiscano per il suo bene.

Mentre il cosiddetto “no vax” aderisce in maniera massimalista ed esasperata alla questione dell’immoralità dell’utilizzo di linee cellulari di feti abortiti, ma soprattutto è terrorizzato più dagli effetti avversi che dalla malattia. E’, nella maggioranza dei casi uno strenuo avversario della medicina tradizionale in favore della “scienza olistica” o medicina alternativa, a base di piantine, tisane e altri intrugli, che spopola negli ambienti New age, teosofici ed esoterici.

A mio avviso ha ragione don Francesco Ricossa nella sua recensione al libro del Prof. Roberto de Mattei Sulla liceità morale della vaccinazione (Edizioni Fiducia, Roma 2021, pp. 74): “Stabilito che il problema posto dalle linee cellulari provenienti all’origine da aborto procurato non rende necessariamente intrinsecamente cattiva la vaccinazione (cooperazione materiale remota…)“, posizione che trova sostanzialmente origine dalla teologia morale, ciascuno è libero di scegliere “in scienza e coscienza prendendo evidentemente delle precauzioni per non ammalarsi o non ammalare (nel limite del possibile!)”.

Don Ricossa dimostra di aver compreso perfettamente che la questione vaccinale divide i cattolici (il “divide et impera” nei nemici di Dio?): “mi sembra che si tratti di una deviazione preoccupante dell’attenzione dalle verità di Fede nella lotta antimodernista ad una lotta in materia ancora poco chiara e opinabile” e ricorda che “la questione per eccellenza è quella della Fede, del Papato, della Messa, del sacerdozio, della lotta all’eresia modernista: il resto rientra nel campo dell’opinabile. Quello che vale per la politica politicante, vale anche per questi problemi di ordine sanitario. Non facciamoci distrarre dall’essenziale per dividerci sull’accessorio“.

Nel definire il complottismo “senza dubbio un’aberrazione che prospera a causa della sfiducia nelle “autorità”, don Ricossa cerca di dare una risposta al proliferare delle teorie più strampalate, che allignano perfino in ambienti cattolici, ma mette anche in guardia da esso. Il realismo tomista, che sta nell’osservazione della realtà e nell’uso di intelletto e volontà per interpretare correttamente i segni visibili, smonta ogni delirante ossessione e pone, implicitamente, un chi va là: occhio, perché se le teorie che proponete come fossero Vangeli, poi non si realizzeranno, perderete ogni credibilità, nell’ilarità generale.

Lungimiranza, oggi, è saper guardare oltre e più in là rispetto al paravento di piombo, stando sempre attenti che non ci cada addosso e che qualcuno non ce lo spinga contro, perché schiacciati da esso non ci si rialza più e si perde la rotta della bussola. Perciò il Sistema sappia che portare la mascherina è un po’ fastidioso ma ha anche i suoi aspetti positivi, oltre a proteggere dal contagio, come ad esempio quello di riparare dal contatto diretto con chi non conosce il dentifricio e che aiuta, in molte situazioni imbarazzanti a nascondere sorrisi o smorfie naturali, mandando in tilt chi conosce la comunicazione non verbale.

Veniamo, dunque, al vulnus, che è la “nuova normalità” per colpire i cattolici ed i veri identitari. Ammesso e non concesso che la transizione green porti effetti utili al benessere del pianeta, sarebbe sciocco opporsi al progresso tecnologico, laddove esso non vada in contrasto coi principi morali. La televisione che trasmette il temporale quando, in realtà, c’è il sole, è un problema oggettivo. Ma imparare a non aprire l’ombrello sopra la TV che trasmette pioggia è essenziale.

Oggi, è la stessa tecnologia che ci consente di accedere ad informazioni e fonti impensabili fino a un decennio fa: usiamola per formarci ed informarci a dovere da specialisti ragionevoli, autorevoli ed attendibili. Se non si riesce a discernere, non è obbligatorio credere al maltempo quando c’è bello, ma è opportuno sospendere il giudizio, consultare un buon sacerdote, pregare, vivere il più possibile in Grazia di Dio perché noi non sappiamo né il giorno né l’ora in cui verrà a giudicarci, come insegna negli Esercizi Spirituali sant’Ignazio di Loyola.

La confusione in ambito sanitario ci sarà finché non si creerà un’ omogeneità nel mondo scientifico. Retto discernimento, buon senso e un buon dizionario di teologia morale sono tre risposte alla portata di ciascuno di noi. I social sono utili, in un certo senso, ma anche tremendi, come il web, perché vi si trova qualsiasi cosa. C’è gente che campa postando spazzatura e fake news.

La reazione può essere duplice: chiudere tutto oppure avere la consapevolezza di poter essere ingannato, ma non sull’essenziale, che va preservato a prescindere, perché è e resterà sempre il Fine della vita umana: la salvezza eterna attraverso i mezzi che Gesù ci ha lasciato, tramite la Santa Chiesa. Sacramenti, in primis.

In questo periodo così difficile, l’alleanza politica tra i veri cattolici e tutti coloro che si definiscono identitari e patrioti fa fronte comune nei confronti di quel Leviatano che oggi è la globalizzazione col suo primo tentacolo che è il mondialismo, ed il suo secondo tentacolo che è la società fluida, egualitarista, piatta, desacralizzata, materialista, atea, che trova il principale ostacolo nell’ordine naturale e, quindi nella Famiglia, cellula fondamentale della nostra civiltà. Il prossimo, per il cattolico, è l’affine, mentre l’umanità intera è composta dalle creature di Dio. Anche gli identitari comprendono e lottano per la tradizione e per la difesa dell’identità, perché sono, con noi, parte di un’unica comunità di destino: quella che la “nuova normalità” proverà a toglierci, ma che dovrà trovarci molto ben preparati.

Il vaccino è il paravento della nuova normalità

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/01/10/il-vaccino-e-il-paravento-della-nuova-normalita/

IL SISTEMA HA DIVISO GLI ITALIANI

Il Sistema ha diviso gli italiani tra sì vax (la maggioranza) e no vax (la minoranza). E’ un’abitudine piuttosto consolidata, quella di costruire a tavolino il “divide et impera” sulle spalle del popolo. L’abbiamo vista chiaramente nel periodo risorgimentale, in cui il Sistema ha imposto il suo modello di unità nazionale dividendo, nel sangue, legittimisti e rivoluzionari. L’abbiamo visto nel periodo della guerra civile 1943-45 in cui il potere divise, sempre nel sangue, gli stessi connazionali tra fascisti ed antifascisti. Categorie che, sempre i servi del Sistema tirano fuori ancor oggi, alla bisogna, per demonizzare gli avversari. Denominatori comuni: il sangue e l’odio. Ieri come oggi. Con l’unica differenza che, oggi, il sangue non viene sparso, ma inoculato.

Il Sistema è furbo, è retto da persone di mondo, gente dell’alta finanza, cinica e spregiudicata, forse con un’intelligenza superiore alla media, che studia i comportamenti umani, le sue evoluzioni e involuzioni, i suoi appetiti, desideri, tendenze, poi li pilota e li dirige, a seconda delle sue necessità, in una parvenza di democrazia. Bella la trovata della democrazia moderna, cioè la dittatura della maggioranza, accuratamente lobotomizzata dal Sistema comunicativo, come se fossero i numeri a fare la Verità!

Se nel XIX secolo il paravento era instillare nel popolo una sete di emancipazione o libertà (che, in realtà, apparteneva solo ai burattinai del Sistema ed a coloro che si fecero abbindolare dalla sua martellante propaganda) la quale nascondeva la necessità dell’élite massonico-liberale di attaccare la monarchia e colpire la Chiesa, gettando democraticamente il Papa nel Tevere; se, nel XX secolo, il paravento era identico, e nascondeva la volontà di farla finita con il regime autoritario che ebbe la grave colpa di risolvere la questione romana, “ridando Dio all’Italia e l’Italia a Dio” (come disse S.S. Pio XI, dopo la firma dei Patti Lateranensi del 1929) oggi il paravento è costituito dal vaccino, che donerebbe una libertà salvifica, stabilendo il primato idolatrico dello scientismo e, mentre tutti si concentrano su di esso, dividendosi sul colore del paravento, sembrerebbe che pochi si accorgessero che il Sistema ci ha già detto due cose molto importanti: che “nulla sarà più come prima” e che dobbiamo prepararci ad una “nuova normalità”. Inquietante, tanto da dover richiede l’obbligo morale di concentrarsi sull’essenziale e non sui contorni.

A tal proposito, sovviene una frase di grande attualità del grande G.K. Chesterton: “la vaccinazione, nei suoi cento anni di sperimentazione, è stata contestata quasi quanto il battesimo nei suoi circa duemila anni. Ma sembra abbastanza naturale per i nostri politici imporre la vaccinazione, quanto invece sembra loro una follia imporre il battesimo” (“Eugenetics and Other Evils”, cap. VII, 1922).

Vien da chiedersi, dunque, se sia più intelligente e produttivo, rispetto alle imposizioni di un Sistema che non vuole il nostro bene, ma fare solo i suoi interessi, tramite una massa di servi più o meno inconsapevoli, focalizzare le proprie energie sul paravento, ovvero la questione vaccinale, oppure sullo studio e la preparazione nei confronti dei nuovi modelli di vita che ci aspettano. L’ha scritto, recentemente, anche Francesco Giubilei, trovando pochi ma determinati consensi.

A cosa mira una campagna vaccinale che ha dimostrato tutte le sue falle, tanto che persino Marco Travaglio, nel suo editoriale su Il Fatto Quotidiano del 7.01.2021 ha scritto: “…posto che i precedenti 4 decreti anti-Covid in un mese, tutti basati sull’equazione “vaccinati = sani, non vaccinati = malati”, dovevano ridurre i contagi, i ricoveri e i morti, che invece, si sono moltiplicati, possiamo immaginare gli effetti del quinto, che corre dietro ai soliti No Vax (ormai meno del 10%) anziché far qualcosa per i 18 milioni di Sì Vax senza terza dose?” Potremmo pensare che lo scopo sia quello di mantenere ben aperto il paravento, nella confusione generale, per poter costruire, nei tempi che ci vorranno, quella “nuova normalità” che hanno detto di volerci imporre.

In che cosa consiste? Per ora, abbiamo menzione di una “transizione green”, che dovrebbe costruire l’ecologismo di Stato: energie rinnovabili, smaltimento della plastica, auto elettriche, alta velocità ecc.; progressiva digitalizzazione di ogni processo, con tracciamento delle abitudini di ciascuno per il duplice scopo di individuare con precisione i giusti prodotti da vendere a chi effettivamente ne è interessato e di controllo sociale sui comportamenti di ognuno sul piano bancario, fiscale, assicurativo, politico, religioso ecc.

Nella nuova normalità, assolutamente multietnica, dovremmo immaginarci di vivere in un condominio fatto, sostanzialmente, con materiale rigorosamente eco-sostenibile, all’avanguardia sul piano informatico e telematico, nonché tracciato da una centrale operativa controllata dallo Stato o da enti delegati. Tutti gli abitanti saranno muniti di una nuova carta d’identità, che sarà l’ Ultra Green Pass, che diventerà verde solo se ogni obbligazione del Sistema li considererà virtuosi, secondo i parametri di obbedienza. Lentamente, la moneta sarà sostituita da una card, fatta di numeri virtuali. Tutte cose che ci hanno già detto e ripetuto. Non invento nulla, anche perché ho sempre avuto repulsione per il complottismo, da tomista, convinto realista.

I cattolici non ancora secolarizzati troveranno impossibile essere accettati da una società completamente liberal, che esclude il peccato e la morale, derubricandoli come credenze medievali superate, perché in contrasto con l’uguaglianza e la fratellanza universale. La Pietra angolare sarà, umanamente, raddrizzata. Così come l’assistenza alla Messa di sempre verrà considerata progressivamente come un attentato alla parificazione di tutti i credi ed all’obbligatoria accettazione della grande religione universale, senza dogmi e così fluida da essere fatta per coccolare i capricci di ciascuno.

La nuova normalità sarà la ghigliottina per i patrioti e gli identitari, soprattutto per coloro che vogliono vivere, senza compromessi, la fede cattolica. La nuova normalità sarà la vittoria, de iure, del globalismo assolutista sulla tradizione, declinata in ogni sua forma. Vien da chiedersi se non siano tempi maturi per prepararsi agli effetti di questa IV rivoluzione industriale, più che perder tempo ad incaponirsi e dividersi sul paravento, costituito dal vaccino e dall’emergenza sanitaria. Il pericolo, alla portata, è l’esclusione dalla società dei dissidenti nei confronti del Pensiero Unico globale.

Recuperare la lungimiranza che caratterizzò i migliori pensatori cattolici, potrebbe essere utile alla Causa di Cristo Re e della Patria, ma dev’essere disinteressata al lucro ed all’ irrefrenabile desiderio di visibilità di troppi vanesi in cerca d’autore. Sarà una lotta per uomini e donne puri di cuore, scaltri come serpenti, non per tutti. Una lotta di sopravvivenza alla pandemia globalista che si concluderà, non si sa quando, ma col “non praevalebunt”, quindi con la vittoria dell’attuale minoranza creativa, perché così ha promesso Gesù Cristo, luce del mondo, unica Via, Verità e Vita.

ISRAELE SOSPENDE L’AVVIO DELLA QUARTA DOSE VACCINALE: DUBBI SULL’EFFICACIA

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di Raffaele De Lucalindipendente.online

In Israele il lancio della quarta dose del vaccino anti Covid, che sarebbe dovuta essere somministrata a partire dalla giornata di domenica, è stato al momento sospeso: la scorsa settimana infatti un gruppo di esperti del ministero della Salute si era espresso a favore della sua iniezione nei confronti delle persone di età superiore ai 60 anni, dei sanitari e degli immunodepressi, tuttavia in seguito a tale presa di posizione non è arrivata l’approvazione finale da parte del direttore generale del ministero della Salute Nachman Ash, motivo per cui la campagna vaccinale non è partita. Inoltre, come riportato da diversi quotidiani localinella giornata di oggi è iniziato uno studio condotto in collaborazione con il Ministero della Salute presso lo Sheba Medical Center (un ospedale israeliano) ed atto a valutare l’efficacia della quarta dose.

Esso coinvolgerà 6000 persone, tra cui 150 operatori sanitari della struttura ospedaliera con un livello attuale di anticorpi giudicato basso a cui verrà iniettata la quarta dose. Lo studio infatti testerà l’effetto della quarta dose di vaccino sul livello degli anticorpi, sulla prevenzione della malattia e verificherà anche la sua sicurezza. In tal modo, dunque, si cercherà di fare luce sull’ipotetico vantaggio derivante dalla sottoposizione a questa ulteriore dose, il che permetterà di comprendere se ed a chi sia necessario somministrarla.

Ad ogni modo la mancata approvazione da parte del direttore generale del ministero della Salute più che a tale studio – i cui risultati dovrebbero arrivare nell’arco di due settimane – sembra essere connessa alla letalità della variante Omicron: secondo quanto riportato dal quotidiano The Times of Israel, infatti, il mancato via libera è legato ai dati preliminari provenienti dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, i quali suggeriscono che le persone con la variante Omicron hanno tra il 50 e il 70% di probabilità in meno di essere ricoverate in ospedale rispetto a quelle con la variante Delta. Omicron sembra però anche diffondersi più facilmente e, guardando alla protezione del vaccino, i dati continuano a mostrare una minore efficacia contro la malattia sintomatica da essa causata. Per tutti questi motivi, dunque, l’approvazione da parte di Nachman Ash non è arrivata: secondo quanto riportano i media israeliani egli dovrebbe esprimersi questa settimana, tuttavia l’ok alla somministrazione della quarta dose non può essere dato per scontato e la decisione potrebbe essere ulteriormente rinviata.

Detto ciò, i risultati dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito si aggiungono ad altre prove emergenti secondo cui l’Omicron potrebbe generare una malattia più lieve rispetto alle altre varianti. Ad esempio il Sudafrica, il primo paese in cui come è noto è stata rilevata la variante Omicron, sta pensando di porre fine al tracciamento dei contatti ed alla conseguente quarantena. Le notizie che arrivano dal Paese situato sull’estrema punta meridionale del continente africano, infatti, fanno ben sperare: basterà ricordare una ricerca, condotta dall’Istituto Nazionale per le Malattie Trasmissibili di Johannesburg, secondo cui i sudafricani che contraggono il Covid-19 nell’attuale ondata di infezioni hanno l’80% in meno di probabilità di essere ricoverati in ospedale se contraggono la variante Omicron rispetto ad altri ceppi.

Di Raffaele De Luca, lindipendente.online

link: https://www.lindipendente.online/2021/12/27/israele-sospende-lavvio-della-quarta-dose-vaccinale-dubbi-sullefficacia/

27.12.2021

Caro bollette, mazzata da 1.200 euro

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I rincari per ogni famiglia nel 2022. Tajani: stoccaggio a livello Ue, come per i vaccini

di Pier Francesco Borgia

Nel 2022 il costo dell’energia peserà sulle famiglie per 1.200 euro in più rispetto al 2021. Questa la proiezione effettuata dai ricercatori di Nomisma. Un aumento che dovrebbe essere mitigato dalle recenti misure del governo. Palazzo Chigi ha messo sul piatto oltre otto miliardi (3,5 nell’ultimo decreto). Un argine che porterebbe, secondo le proiezioni statistiche ad abbassare il «caro bollette» a 770 euro a famiglia. L’Osservatorio nazionale di Federconsumatori fornisce stime abbastanza simili. Le tensioni sui beni energetici, iniziate nella parte finale del 2020 e in un primo tempo considerate transitorie in quanto attribuite alla ripresa della domanda, si sono fatte, negli ultimi mesi, sempre più intense, con un impatto rilevante sia sui conti delle famiglie sia delle imprese. Se nel 2020 le famiglie italiane hanno speso in media 1.320 euro per le spese per energia elettrica e gas (pari al 4,7% della spesa totale annuale), la spesa è salita a 1.523 euro nel 2021 con un aumento di oltre 200 euro. Ancora più difficile appare la situazione in prospettiva: nel 2022 questa cifra dovrebbe salire a quasi 1.950 euro (+426 euro rispetto al 2021), arrivando a rappresentare il 6,1% dei consumi.

Poi c’è il paradosso segnalato da molti economisti e spiegato a chiare lettere dall’ufficio studi di Confcommercio. Se anche vengono sgonfiati i prezzi del gas l’emergenza resta visto che a causa del caro-bollette molte imprese minacciano di non riaprire i battenti dopo Capodanno. Soprattutto la manifattura, che per funzionare ha bisogno di grandi quantità di energia. Sarebbe un clamoroso autogol visto che, per la prima volta da molti anni, il portafoglio ordini è pieno. Secondo Confcommercio le imprese dovranno sostenere un aumento dei costi pari al 40% che inevitabilmente si scaricheranno sui prezzi finali alimentando l’inflazione. Se poi aggiungiamo il fatto che le importazioni italiane tramite gasdotto ammontano a 53,5 miliardi di metri cubi, che rappresentano l’81% delle importazioni totali, gli elementi per la «tempesta perfetta» ci sono tutti.

Per evitarla bisogna fare come si è fatto con i vaccini. A suggerirlo è il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. L’idea è quella di creare a livello europeo un meccanismo comune di acquisto e stoccaggio del gas, di modo da avere sempre a disposizione riserve e calmierare i prezzi, sottraendoli ad eventuali interruzioni di forniture o rialzi improvvisi», prosegue. «Un grande continente come l’Europa – spiega l’azzurro – deve lavorare per costruire una politica energetica comune, integrata e moderna». Al governo italiano intanto Tajani chiede di tagliare le accise e calmierare i prezzi delle bollette fino a che non si stabilizza il mercato. Stessa richiesta avanzata anche da Confindustria, per voce del suo presidente Carlo Bonomi, e dal responsabile economico del Pd, Antonio Misiani. Mentre la Lega ha già annunciato che nei prossimi giorni presenterà un piano per tagliare le accise e aumentare (almeno in questo frangente) l’estrazione di gas.

Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/politica/caro-bollette-mazzata-1200-euro-1998737.html

Castagna a Telenuovo su vaccini, immigrazione, globalizzazione, rincari e significato del Natale (VIDEO)

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di Redazione

Per la terza volta ospite di Telenuovo, nel corso del mese di dicembre, il nostro Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex Matteo Castagna si è confrontato con l’avv. Stefano Artuso del Partito Democratico e l’imam Ahmed Mohamed Scek Nur. Il conduttore di Rosso&Nero Mario Zwirner, dopo la conferenza stampa del Governatore veneto Luca Zaia, ha spaziato sui temi principali d’attualità: vaccini, emergenza sanitaria, valutazione chiusure per non vaccinati, questione energetica e rincari, immigrazione clandestina, globalizzazione, il significato del Natale.

Ecco il Video della trasmissione di ieri: https://play.telenuovo.it/rosso-e-nero/tit-13157280

“La scienza ormai è diventata una religione”

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IL POTERE SALVIFICO DATO AI VACCINI E LA LENTA QUANTO IESORABILE PERDITA DELLE LIBERTÀ. PORRO PARLA ALLA VERITÀ

Intervista a Nicola Porro di Federico Novella per La Verità del 27 dicembre 2021

«Vi prego: trattateci da adulti». Questo lo sfogo di Nicola Porro, dopo l’ennesima stretta sanitaria del governo. Il conduttore di Quarta Repubblica, che tornerà in onda su Rete4 il 10 gennaio, rilancia l’appello contro il paternalismo spinto di chi gestisce la pandemia.

Con il mega green pass la musica non è cambiata?

«La mia rispettosa richiesta di essere trattati da adulti nasce da un principio sul quale sono un po’ fissato. Lo diceva Piero Calamandrei, non certo un pericoloso sovversivo: la libertà come l’aria, ti accorgi di quanto vale solo quando viene a mancare».

Una deriva lenta ma inesorabile?

«All’inferno si scende a piccoli passi. Abbiamo accettato dal governo Conte le certificazioni per uscire di casa. Abbiamo accettato i dpcm. Abbiamo accettato le regole sui nostri comportamenti declamate la sera alla televisione. Abbiamo accettato il lockdown per due mesi. Abbiamo accettato il coprifuoco per sei mesi. Abbiamo accettato le mascherine all’aperto. Abbiamo accettato la guerra mediatica contro quelli che, pur vivendo insieme, si scambiavano un bacio sul pontile di Forte dei Marmi. Insomma, abbiamo accettato tutto e, quel che peggio, siamo pronti a farlo di nuovo. Se domattina il governo dicesse che dopo la terza dose bisogna mangiare più verdura, lo accetteremmo senza proteste».

Tutti i provvedimenti che hai citato vengono dimenticati dalla massa con una velocità impressionante. Insieme con la durata del green pass, si è accorciata anche la memoria collettiva?

«Si, torniamo al principio di partenza: vorrei che il governo ci trattasse da adulti, e non da bambini con la memoria corta. Io non sono preoccupato delle piccole misure in sé, quanto piuttosto dalla tendenza generale che si sta imponendo. I governi servono tutto sommato a mettere un po’ d’ordine nella convivenza sociale, siamo noi che ce li scegliamo. I governi nascono per essere al servizio dei cittadini, mentre oggi sono i cittadini a essere al servizio di un bene supremo che solo i governanti hanno il privilegio di conoscere».

Il fatto che ogni settimana spuntino nuove misure implica che quelle vecchie non hanno funzionato?

«Esatto, e ogni volta la nuova misura non viene giustificata in modo serio. Mi aspetto che qualcuno dica: ragazzi, questa e una malattia che non sappiamo come sconfiggere, non abbiamo certezze, andiamo per tentativi. Questo sarebbe un comportamento “adulto”».

Invece?

«Invece vengono a dirti anche stavolta che la nuova misura è necessaria, fondamentale, indispensabile e sicura. E poi tutte e quattro queste categorie dell’assoluto vengono puntualmente smentite. Parliamoci chiaro: io sono un deciso vaccinista, ma sono anche convinto che, a causa di questa comunicazione vaccinale sbagliata, in Italia ci sono milioni di persone favorevoli al vaccino che, spaventate, decidono di non farlo».

Intendi dire che i no vax sono figli degli errori comunicativi del governo?

«Mettendo da parte i terrapiattisti, se oggi esistono i no vax è semplicemente colpa delle false certezze della comunicazione ufficiale sui vaccini. Se ci avessero detto, come si era capito fin dall’inizio, che i vaccini sono semplicemente uno strumento per aiutarci a non crepare, probabilmente sarebbe andata meglio. Invece hanno reso il vaccino un dio in terra. Quando tu rendi la scienza una religione, sbagli in partenza: e non lo dice Porro, ma Karl Popper. Quando la scienza è affidata alle prediche di Roberto Burioni e non al pragmatismo di Francesco Vaia, finisci per alimentare quella zona grigia di persone che pur non avendo pregiudizi sul vaccino, restano paralizzate dai dubbi».

É la famosa eterogenesi dei fini di Giambattista Vico: conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali. Allora il green pass a cosa a servito?

«Al green pass è solo un esercizio burocratico volto ad affermare un potere. É una scelta puramente politica, che non ha nulla a che vedere con la sanità. Che il green pass fosse inutile sul piano sanitario, lo sapevano tutti prima ancora che venisse varato. Allo stesso modo, tutti sapevano che era inutile chiudere le frontiere con il Sudafrica, perché la variante omicron sarebbe arrivata comunque. Stesso discorso per la decisione di Roberto Speranza di chiudere i voli tra Londra e con il sogno di fermare la variante Delta. Ecco, tutte queste scelte politiche arbitrarie sono state prese con arroganza, senza verifiche, e soprattutto senza conseguenze. E questo perché ogni decisione viene elevata a Verbo della grande religione sanitaria, quella dei sommi sacerdoti che ci guidano da due anni».

Forse ti aspettavi che nella conferenza stampa di fine anno Mario Draghi ammettesse gli errori di comunicazione sul lasciapassare verde?

«Probabilmente errori ne ha fatti, ma credo che Draghi riesca comunque a surclassare il suo predecessore. Molto meglio i consigli comunicativi di Paolo Cirino Pomicino a Draghi, rispetto a quelli di Rocco Casalino a Conte. Ma il problema serio è un altro».

Cioè?

«Se il capo del governo arriva in conferenza stampa e la stragrande maggioranza dei giornalisti presenti si alza per applaudirlo, allora il problema non è Draghi, ma la stampa che non sta svolgendo il suo ruolo. Ed è complice da tempo di questa liturgia del terrore».

Il presidente Sergio Mattarella ha detto che il problema dei media è quello d’aver dato troppo spazio ai no vax.

«Non ho mai dato spazio ai no vax, ma penso che il problema dei media sia esattamente l’opposto: non aver mai avuto un atteggiamento critico nei confronti delle misure governative. Senza che Mario Monti lo esplicitasse, i media hanno somministrato un’informazione molto poco democratica».

Draghi è stato già mediaticamente incoronato presidente della Repubblica?

«A scegliere il presidente sono soprattutto gli stipendi dei parlamentari. Nella mancanza totale di partiti strutturati, l’unica cosa che interessa oggi a deputati e senatori è avere un capo dello Stato che garantisca la fine della legislatura».

É prematuro, ma cosa prevedi per il Quirinale? Per ora i nomi veri in campo sono Draghi e Berlusconi.

«Io penso che Berlusconi al Quirinale sarebbe la vera grande novità. Vorrebbe dire rompere finalmente quel sistema politicamente corretto che dura da tanti anni. Rappresenterebbe una rivincita per tutti quelli che si sono sentiti di serie B rispetto al pensiero dominante. Ed è un’eventualità che mi farebbe godere come un riccio».

Di certo supereremmo quel veto ideologico che impedisce alla metà di italiani che vota centrodestra di vedere un proprio rappresentante sul colle più alto.

«Esatto, ritrovarsi un altro personaggio di sinistra al Quirinale sarebbe assurdo. Se Berlusconi diventasse capo dello Stato ci sarebbe un’altra conseguenza: chiunque vinca le prossime elezioni non subirà i soliti giochetti di ostracismo. E quando parlo di giochetti intendo quelli portati avanti dagli ultimi presidenti della Repubblica nei confronti di vincitori elettorali che non rientravano nel gradimento quirinalizio».

E se non ci fossero le condizioni per Berlusconi?

«Non vedo perché non dovrebbero esserci, visto che il centrodestra a maggioritario tra i grandi elettori. Se così non fosse, mi risulterebbe difficile pensare a una bocciatura di Mario Draghi, che vanta solidi agganci con l’establishment europeo, e che ha pronto l’appoggio degli americani e della Santa Sede».

Ultimamente ti sei occupato spesso di disastri giudiziari. Nel caos delle correnti e delle vendette tra magistrati, il prossimo inquilino del Colle dovrà giocoforza fare ordine?

«Oltre all’omologazione sanitaria, oggi la piaga principale la strage, il fallimento della giustizia, in tutti i campi. Il capo dello Stato è anche il presidente del Csm, e da questo punto di vista le garanzie che mi da Berlusconi sono superiori a quelle che fornisce Draghi, circa la possibile rivoluzione dei rapporti».

I rapporti con la magistratura non sono forse un punto debole di Berlusconi sulla strada del Colle?

«No, sono un punto debole per chi ne subirebbe le conseguenze. Invece è ovvio che Draghi sarebbe molto più conservatore di Berlusconi nella gestione della giustizia. Insomma tu pensi che lo stato della giustizia italiana sia cosi rovinoso da richiedere un presidente decisionista?

«Togliamoci dalle scatole l’idea del presidente della Repubblica super partes. Noi abbiamo avuto esclusivamente presidenti della Repubblica perfettamente calati “nella” parte: tutti inclinati verso governi di sinistra, e attentissimi a non rompere gli equilibri del potere giudiziario. Meglio un capo dello Stato che prende posizioni alla luce del sole, rispetto a uno che lo fa sottobanco».

Fonte: https://www.nicolaporro.it/la-scienza-ormai-e-diventata-una-religione/

 

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