VERONA, G. AMATO è “l’anti-pride”: “CIVILTA’ vs BARBARIE: La Famiglia prima di tutto!”

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A cura del Circolo Christus Rex-Traditio

Come ogni anno, il mese di Giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù, viene profanato dalle oscene sfilate, spesso blasfeme, dei cosiddetti Gay Pride. Per una mezza giornata, le città si trasformano in Sodoma e Gomorra. Accadrà a Roma, accadrà Domenica 16 Giugno a Verona. Oltre al consueto Rosario di riparazione per lo scandalo pubblico e per l’offesa a Dio, indetto per le ore 15.00, (Catechismo della Chiesa Cattolica: il “peccato impuro contro natura” è annoverato tra i Peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio) e addirittura per l’invito allo Stato a legittimarne i loro desideri immorali, parificandone le unioni al matrimonio e dando loro in adozione dei bambini, quest’anno, Sabato 15 Giugno alle 16.30 parteciperemo all’evento organizzato da Fortezza Europa presso la sua sede di Via S. Giuseppe 28/a (zona S. Zeno): “LA FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO!” con l’autorevole relatore Avv. Gianfranco AMATO, Presidente dei Giuristi per la Vita e collaboratore del nostro Circolo Christus Rex.

Sarà l’anti-pride per antonomasia, in una città che non è cambiata, che appartiene a noi, nonostante questo transitorio periodo di fallimentare amministrazione di sinistra, che pensa più alle manifestazioni dell’orgoglio sodomita, e al gender che alle priorità dei cittadini. E nonostante il silenzio della Curia, in linea con le sacrileghe aperture di questi anni da parte del Vaticano occupato dai modernisti conciliari.

 

LE BANDIERE IDEOLOGICHE DELLA SINISTRA AL TRAMONTO

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di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2024/05/20/le-bandiere-ideologiche-della-sinistra-al-tramonto/

OSSESSIONE FASCISMO. LE SINISTRE TERMINALI HANNO STANCATO

Abbiamo trascorso una settimana all’insegna delle bandiere ideologiche di una sinistra, ormai terminale, priva di idee, che ha abbandonato i lavoratori per abbracciare il grande Capitale e sostituito la lotta proletaria con quella per i cosiddetti “diritti civili”.

Così, a Verona, la giunta di sinistra guidata dal catto-progressista Damiano Tommasi, qualche  giorno fa ha approvato la mozione 324 del 10/05/2024 firmata da Alessia Rotta (Pd) per la professione di fede antifascista, se si desidera ottenere la concessione di spazi pubblici o pubblicitari, contributi e patrocini.

La “clausola antifascista” è l’inserimento di un comma, all’art. 11 del regolamento comunale per la disciplina del canone patrimoniale di concessione e autorizzazione di sale, suolo o altro, in cui si preveda questa dicitura:”Dichiara di riconoscersi nei principi e valori fondamentali della Costituzione italiana e dello Statuto Comunale, di ripudiare il fascismo e ogni forma di totalitarismo e di condannare l’uso di ogni forma di violenza”.

Il Centrodestra ha votato compatto contrario, per l’inutilità del provvedimento, essendo il periodo di riferimento concluso ben 80 anni fa e gli altri totalitarismi sono comunque crollati nel secolo scorso. Si badi bene che non si cita espressamente il Comunismo, che ha all’attivo almeno 90 milioni di morti nel mondo ed è ideologia “intrinsecamente perversa”, come la definì Papa Pio XI nell’Enciclica di condanna dello stesso, denominata Divini Redemptoris del 19 marzo 1937, perché «spoglia l’uomo della sua libertà […], toglie ogni dignità alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi», in cui si cela una «falsa» idea di redenzione.

In compenso, per poter tenere una conferenza o una manifestazione nel Comune scaligero, è necessario ottenere la patente di democraticità dalla maggioranza di sinistra. Con quali criteri? Non è dato a sapersi, perché è implicito che qualsiasi partito, gruppo, associazione esista perché la Costituzione glielo concede. Questo vale, fino a prova contraria, decisa dalla Magistratura, che ne decreti lo scioglimento, in base alla XII disposizione transitoria, che nemmeno i padri costituenti del 1946 ritennero necessario introdurre come definitiva. Non aveva senso, il duce era morto.

Ci pensa Alessia Rotta, più antifascista di Sandro Pertini, che con il Pd e le sigle della galassia sinistra e la benedizione del “chierichetto rosso” nonché sindaco Tommasi pongono una clausola anacronistica e ridicola, perchè nessuno, se non per motivi propagandistici, crede vi siano le condizioni per il ritorno del Fascismo in Italia. A meno che non si voglia utilizzare questa clausola per la censura delle destre, dal momento che in questo periodo, chiunque non la pensi come Schlein o Zan viene etichettato, immediatamente, come fascista. Questa dicotomia da don Camillo e Peppone, proposta nel 2024 col solo Peppone, farebbe sorridere anche il grande Giovannino Guareschi, che farebbe una vignetta o un articolo tagliente su Il Candido.

Di fronte alle sfide e ai drammi quotidiani, anziché dare risposte concrete ai tanti in difficoltà, questi parlano ancora di fascismo/antifascismo? Sic! E lo ha fatto anche il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, nella saletta della Feltrinelli di Verona, assieme a un imbrattatore di muri, per presentare il suo nuovo “best seller” sul ritorno dei fasci (??!!)

Si tratta di un’ autentica ossessione, spesso a fini di lucro, che i più hanno capito, ma che crea disaffezione verso la Politica, in cui non si riconoscono, perché non hanno vissuto quei tempi, e, soprattutto, sono stufi di sentirli usare come una clava contro chiunque sia identitario, tradizionalista, conservatore o non orientato verso il progressismo globalista e mondialista, il gender e il woke. Il 5 giugno alle 21.00 in una pubblica conferenza sulla piattaforma online Skype, il dott. Pietro Cappellari, che ha scritto un libro, fresco di stampa, per quelli di Passaggio al Bosco, dal titolo “L’INVENZIONE DELL’ANTIFASCISMO, la nascita di un instrumentum regni che genera odio e produce violenza”(per info:info.traditio@gmail.com) sarà particolarmente chiaro e farà capire, dati e fatti alla mano, che il nemico del bene comune non sta alla “destra del Padre”.

Implicito è anche il ripudio della violenza, cui andrebbe aggiunto quello della guerra, anche quando si tratta di inviare armi all’estero, perché il Codice di Procedura Penale, di origine fascista (ironia della sorte!) prevede tutte le normative, sia per prevenirla che per reprimerla.

Allargando gli orizzonti all’Europa, la musica, purtroppo, non cambia. Le sinistre devono distrarre l’opinione pubblica dal transumanesimo che stanno preparando e quindi si focalizzano su argomenti assolutamente di retroguardia e dall’interesse di pochi.

Il Consiglio dell’Unione Europea è l’organo in cui sono rappresentati i governi dei 27 paesi membri e detiene il potere legislativo insieme al parlamento. La dichiarazione era stata proposta dalla presidenza di turno belga in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia: è un documento dal valore perlopiù simbolico e senza particolari effetti concreti, che ribadisce concetti già affermati in diversi trattati europei. Decidere di non aderire è insomma una presa di posizione politica, più che il tentativo di evitare imposizioni di qualche tipo. Non hanno firmato il documento: Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, 9 paesi su 27.

La segretaria del PD, Elly Schlein, ha criticato molto la decisione del governo, dicendo che «non è accettabile». Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, responsabile Esteri del partito, ha sostenuto che questa decisione «mina la credibilità internazionale» del Paese – informa il Post – mentre è questa sinistra, dai metodi e dalla mentalità stalinisti che ci fa vergognare all’estero perché ci costringe a dover ribadire ogni giorno che “le foglie sono verdi d’estate”, come scrisse G.K. Chesterton.

Per leggere tutti i numerosi articoli, editoriali e interviste degli ultimi 4 anni, scrivete  Matteo Castagna sul motore di ricerca di  www.informazionecattolica.it 

Bergoglio a Verona: Volantinaggio e Rosario riparatore del Circolo Christus Rex-Traditio

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di Redazione www.2dipicche.news

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa del Circolo Christus Rex-Traditio.

I CATTOLICI TRADIZIONALISTI VERONESI: “BERGOGLIO NON È VERO PAPA, QUINDI NON È BEN ACCETTO A VERONA!”

Nei giorni scorsi i militanti cattolici tradizionalisti e sedevacantisti del Circolo Christus Rex-Traditio hanno distribuito 5.000 volantini a Verona e provincia, pubblicato sulla pagina Facebook del gruppo, per invitare i fedeli cattolici a pregare un Rosario di Riparazione per la conversione di Bergoglio al Cattolicesimo dal “modernismo”, di cui oggi si fa portavoce, come TUTTI i suoi predecessori, che, pur con stili diversi, hanno applicato il Concilio Vaticano II (1962-1965).

Abbiamo trovato tante persone d’accordo con noi e critiche verso Bergoglio e le sue uscite” – commenta il Portavoce del Circolo tradizionalista Avv. Andrea Sartori. “Anche se sabato ci sarà tanta gente, come ovvio, molti saranno coloro che staranno a casa o andranno solo per curiosità perché questo “pontificato” non piace. Il cattolico sincero non sente la voce del suo Pastore e si disperde”.

“Rompendo drasticamente con la Tradizione Apostolica – dice il Portavoce del Circolo Christus Rex-Traditio Avv. Andrea Sartori – chi aderisce al Vaticano II e alle riforme moderniste successive si pone fuori dalla Chiesa Cattolica.

L’unico modo possibile per interpretare quell’ assemblea è nell’ermeneutica della rottura con il Magistero Perenne della Chiesa, fino alla predicazione alterata di alcuni passi evangelici.  Nel suo sillabo di condanna degli errori modernisti, Papa San Pio X ha respinto l’idea che le scoperte della scienza o della storia dovessero portare a un ‘adattamento’ della dottrina (Decreto Lamentabilli sane, 64). Nel Gaudium et Spes, il Vaticano II del 1965 ha affermato che “i risultati della scienza sollevano nuove domande, che necessitano di nuove indagini teologiche (GS 62)”.

Prosegue l’Avv. Sartori:

“Desideroso di eliminare il modernismo, San Pio X lo ha denunciato infallibilmente nell’Enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907) come presupposto errato, soprattutto perché prevedeva che, ogni volta che alcune questioni di Fede o Morale confliggono con gli insegnamenti della Chiesa, nella storia, gli insegnamenti della Chiesa dovessero sempre cambiare. Non è la Chiesa a dover cambiare, per piacere al mondo, perché si deve piacere a Dio, non ai capricci e ai desideri sregolati o ai peccati degli uomini.

Infatti – incalza il Portavoce del Circolo Christus Rex-traditio – Gesù Cristo ha detto: «se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”.

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». (Gv. 15,18-21)

Bergoglio e i suoi predecessori fino a Roncalli, nonché la gran parte dei religiosi e fedeli sedicenti cattolici degli ultimi 60 anni predicano una nuova dottrina,  diversa.

Ma San Paolo, nella Lettera ai Galati (1,6-10) scrive, quasi profeticamente:

«Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro Vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!».

“Costoro, dunque, e mi riferisco a tutti i modernisti – conclude l’Avv. Andrea Sartori – si sono posti fuori dall’unica Chiesa di Cristo, Cattolica, Apostolica, Romana, per abbracciare altri principi ed altre idee, come se la Chiesa fosse una Ong travestita da chierico. Ci pensi, il Sig. Bergoglio, perché corrispondendo alla Grazia non è mai tardi per diventare cattolici”.

L’Addetta alle Relazioni Esterne per il Circolo Christus Rex-Traditio Lucia Rezzonico

 

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BERGOGLIO, ZANOTELLI E QUELLA STRANA PACE

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di Raffaele Amato, Coordinatore del Circolo Christus Rex-Traditio

per https://www.2dipicche.news/bergoglio-zanotelli-e-quella-strana-pace/

La visita di Bergoglio a Verona ha visto riunire circa 12 mila persone nell’Arena per l’incontro “Arena di pace. Giustizia e pace si baceranno”, che cita il salmo 85. Il tema affrontato, nel dramma dell’attualità, quindi, è stato quello della pace.

Sul palco, oltre a Bergoglio, il sempre più presente don Ciotti e Alex Zanotelli, comboniano e orgoglioso indossatore di foulards arcobaleno. Questa volta il missionario non si è limitato a sfoggiare quello che costantemente porta al collo ma ha voluto sventolare una bandiera di analoghi colori e la scritta “Pace” davanti al pontefice.

Sarebbe il caso di ricordare sempre che la bandiera della pace, quella vera, è un’altra, a maggior ragione per un cristiano. È la Croce.

Quella arcobaleno, che ormai si è diffusa anche in troppi ambienti cattolici, con l’acquiescenza delle gerarchie ecclesiastiche, ha ben altra origine e significato.

Helena Petrovna Blavatsky
Helena Petrovna Blavatsky

Fu ideata da Helena Petrovna Blavatsky – Dnipro 12 agosto 1831, Londra 8 maggio 1891- , occultista, nemica giurata del cristianesimo, fondatrice della Società Teosofica – basata su una dottrina sincretica costituita da elementi esoterici, neoclassici e provenienti da diverse religioni orientali – oltre che della rivista intitolata “Lucifer”.

Così come Lucifero rappresenta l’opposto di Dio e il capovolgimento di tutti i Suoi principi – non a caso uno dei simboli satanici è la Croce capovolta – la bandiera inventata da Madame Blavatsky contiene i colori dell’arcobaleno in ordine capovolto.

Nella Bibbia l’arcobaleno rappresenta la ritrovata pace tra Dio e gli uomini dopo il diluvio universale: “Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l’arco apparirà nelle nuvole, e io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni carne, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni carne…” (Gen 9:12-17)

Proporre l’arcobaleno in modo capovolto, pertanto, vuol dire esattamente rinnegare questo patto e muovere guerra a Dio.

Questi erano gli intendimenti di Madame Balvatsky, che non a caso affermò:” “Il nostro obiettivo non è restaurare l’induismo, ma spazzare via il cristianesimo dalla faccia della terra”. Oggi l’arcobaleno capovolto si è purtroppo affermato pressoché universalmente, come simbolo di pace.

Sicuramento la grande maggioranza di coloro che lo ostentano ignora le sue origini e il suo significato autentico, ma è un simbolo falso.

Questa è la bandiera che Alex Zanotelli ha sventolato, questi sono i colori che porta costantemente addosso. Siamo sicuri che lui sia animato da buone intenzioni e che sia tra i tanti a cui sfugge il reale senso dell’arcobaleno rovesciato.

Ma, allora, don Alex, butti via quello straccio teosofico e, magari, indossi la talare.

Verona dice basta alla propaganda gender

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di Angelica La Rosa

L’UNIVERSITÀ DI VERONA E’ DA ANNI OSTAGGIO DELLA PROPAGANDA GENDER E DOMENICA 26/11 LO SARA’ ANCHE CON IL PATROCINIO DELL’AMMINISTRAZIONE TOMMASI; LA VERONA DELLA FAMIGLIA E DELLA TRADIZIONE LANCIA UN PRESIDIO DI PROTESTA DAVANTI ALLA SALA TOMMASOLI (LARGO ZANDONAI H 17)

Domenica 26 novembre la Sala civica “Tommasoli” ospiterà un convegno sui cosiddetti “diritti trans” organizzata dalle note sigle globaliste veronesi con l’intervento di Alessandro Zan e patrocinato dall’amministrazione Tommasi.

Dall’adesione alla rete RE.A.DY. per intascare altri soldi dalla Regione, insieme al Centro di Ricerca sulle Teorie Sessuali, o meglio Centro di Propaganda Anti Famiglia Naturale “Politesse”, l’Università di Verona ospiterà solo l’ultima, in ordine di tempo, attività conferenziale pro LGBQIA+ con il patrocinio del Comune di Verona.

Ma sono anni che l’Ateneo veronese viene letteralmente usato come luogo di propaganda contro la Famiglia Naturale, come se l’attacco incondizionato alla prima ed unica cellula sociale possibile rappresenti una tranquilla variante sesso-culturale, quando invece è mero mezzo di livellamento e di lavaggio del cervello per studenti, loro famiglie e future generazioni che, in un futuro globalista iper sorvegliato, dovranno vivere ad uso e consumo di quel turbo capitalismo senza differenze, e quindi senza consapevolezza, sociale, etnica, politica e… sessuale.

Riguardo ai promotori e partecipanti all’evento, stendendo un velo pietoso sul Circolo Pink, vogliamo parlare di Alessandro Zan che vorrebbe in galera chi predilige la Famiglia Naturale? E di Jacopo Buffolo, prodotto perfetto del radicalismo chic veronese, comunista e pacifista a seconda dei casi? E del Centro di Ricerca sulle Teorie Sessuali “Politesse” che viene definito “mangia sovvenzioni”, come una qualsiasi cooperativa di accoglienza migranti?

Ma al di là dei singoli, la cosa peggiore è che ormai da anni l’Università di Verona, da luogo di studio, di cultura, di formazione e di consapevolezza sociale critica si è trasformata in una macchina di propaganda gender fluid ad uso e consumo di una minoranza sistematicamente odiatrice dell’Identità, dei valori tradizionali e religiosi e del concetto stesso di Famiglia naturale, discriminandola di fatto “al contrario”.

Per questo è stato organizzato per domenica pomeriggio a partire dalle ore 17 un presidio di protesta davanti alla sala che ospiterà questo convegno, senza simboli di partito e al quale tutti potranno aderire, sia come movimenti, sia come associazioni ma anche come singoli cittadini.

 

Aderiscono: 

− Palmarino Zoccatelli, Comitato Veneto Indipendente;

− Roberto Bussinello, Avvocato;

− Vito Comencini, Ex Deputato;

− Stefano Valdegamberi, Consigliere Regionale Veneto;

− Luca Castellini, Vice Segr. Naz. Forza Nuova;

− Riccardo Zanini, Resp. Naz. Lotta Studentesca;

− Francesca Menin;

− Gloria Callarelli, Fahrenheit2022;

− Maurizio Ruggero, Comitato Pasque

− Prof. Davide Lovat di Vicenza, saggista

− Avv. Andrea Sartori, Portavoce Naz. Circolo Christus Rex – Traditio; 

− Paolo Bellavite, già Professore di Patologia Generale a Verona, ricercatore indipendente da giugno 2021;

− Alberto Zelger, ex-candidato sindaco e membro del Comitato esecutivo del XIII World Congress of Families.

La solidarietà verso gli immigrati non è un obbligo morale

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/11/14/la-solidarieta-verso-gli-immigrati-non-e-un-obbligo-morale/

LA “CIVILTÀ” DELLA SOLIDARIETÀ IMMIGRAZIONISTA DELLE SINISTRE, NON È ALTRO CHE IL COMPIMENTO DEL TERZO “VALORE” DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE, QUELLO PIÙ UTOPICO DELLA “FRATERNITÉ” SENZA IL CRISTIANESIMO

La parola solidarietà viene, spesso, abusata o utilizzata a sproposito per far apparire il Cattolicesimo come una grande O.N.G. (Organizzazione Non Governativa) col fine di favorire il mondialismo. Questa è la versione social-democratica del Magistero della Chiesa. L’interpretazione centrista è, altresì, ancor più incline ad un buonismo che afferisce all’umanesimo integrale, tanto sbandierato dai liberali, che non riconosce alcun ruolo a Dio, quanto ad un’etica materialista della comune famiglia globale.

La solidarietà come pseudo-virtù è un’invenzione del positivismo ottocentesco, e di August Comte in particolare, per il quale la solidarietà è “l’intrinseca e totale dipendenza di ogni uomo dalle precedenti generazioni” , in una prospettiva totalmente deterministica, che non gli riconosce alcuna libertà.

Il problema di entrambe le ideologie, che spesso hanno radici e caratteristiche che si incrociano, come, del resto, il progressismo marxista e il conservatorismo liberista, in tema di immigrazione di massa, è che dimenticano o rifiutano il destino soprannaturale degli esseri umani.

Il lavoro illuminista, fatto proprio dalle logge massoniche, è stato quello di convincere, nell’arco di almeno tre secoli, il mondo che vi possa essere una solidarietà senza carità, ossia la filantropia senza Dio, propria dei nemici di Cristo e della Chiesa. Questa confusione terminologica e fattuale è così intrinsecamente perversa da essere riuscita, nel tempo, a traghettare nel suo campo molti cattolici in buona fede.

Del resto, è risaputo che i figli del serpente sono più scaltri dei figli della Luce. Il grande G.K. Chesterton mise in guardia, a pieno titolo, dall’ambiguità, che porta sempre al male.

E’ per evitare spiacevoli equivoci che il Magistero ecclesiastico è intervenuto per fare chiarezza.Il primo di tali perniciosi errori, oggi largamente diffuso, è la dimenticanza di quella legge umana di solidarietà e carità, che viene dettata e imposta sia dalla comunanza di origine e dalla eguaglianza della natura razionale in tutti gli uomini, a qualsiasi popolo appartengano, sia dal sacrificio di redenzione offerto da Gesù Cristo sull’ara della Croce al Padre suo celeste in favore dell’umanità peccatrice” (Pio XII, Lettera enciclica Summi pontificatus, n. 15).

Nella sfera sociale la carità è “un’amicizia tra Dio e l’uomo [che] suppone necessariamente la Grazia che ci fa figli di Dio ed eredi della gloria (Padre Antonio Royo Marìn, Teologia della perfezione cristiana, Edizioni Paoline, Torino 1987, p. 602).

Dopo Dio, occorre amare il bene spirituale dell’anima propria e di quella del prossimo, più che il nostro e altrui bene corporale. Solo se riferita al suo oggetto primo, cioè a Dio, la carità è veramente tale perché “senza la Fede è impossibile piacere a Dio” (San Paolo, Lettera agli Ebrei, II,6).

La solidarietà riguarda, dunque, i beni spirituali, molto di più di quelli materiali, come il venerabile Papa Pio XII spiega mirabilmente nella costituzione apostolica Exsul Familia del 1° agosto 1952.

Quanto alla carità sociale internazionale, quale principio della dottrina sociale della Chiesa enunciato dal Magistero di Pio XI, nella meravigliosa enciclica Quadragesimo anno (n. 87-88) rientra la “solidarietà delle nazioni”, per cui Pio XII giustifica il principio dell’intervento armato a difesa di un altro popolo ingiustamente aggredito, che non sia in grado di difendersi da solo. Ma, “nessuno Stato ha l’obbligo di assistere l’altro, se per questo deve andare in rovina o compiere sacrifici, sproporzionatamente gravi” (Padre Eberhard Welty o.p. vol. II, pag. 404).

Un popolo minacciato o già vittima di una ingiusta aggressione, se vuole pensare ed agire cristianamente, non può rimanere in una indifferenza passiva; tanto più la solidarietà della famiglia dei popoli interdice agli altri di comportarsi come semplici spettatori in un atteggiamento d’impassibile neutralità. […] Ciò è così vero, che né la sola considerazione dei dolori e dei mali derivanti dalla guerra, nè l’accurata dosatura dell’azione e del vantaggio valgono finalmente a determinare, se è moralmente lecito, od anche in talune circostanze concrete obbligatorio (sempre che vi sia probabilità fondata di buon successo) di respingere con la forza l’aggressore. […] La sicurezza che tale dovere non rimarrà inadempiuto, servirà a scoraggiare l’aggressore e quindi ad evitare la guerra, o almeno, nella peggiore ipotesi, ad abbreviarne le sofferenze” (Pio XII, Radiomessaggio natalizio 1948).

Secondo il prof. Roberto de Mattei la civiltà della solidarietà, cui si richiama la nuova sinistra, altro non sarebbe che il compimento del “terzo valore della Rivoluzione, quello più utopico della fraternité”, l’inveramento della triade giacobina di liberté, egalité e fraternité nella prospettiva naturalistica e totalmente secolarizzata della cosiddetta società multietnica e multireligiosa.

Questa solidarietà consisterebbe nella coscienza di una progressiva convergenza sociale dell’umanità verso un futuro unitario, verso un mondo caratterizzato dall’interdipendenza sempre più stretta dei rapporti sociali. […] L’etica della solidarietà, intesa come pura etica relazionale, porterebbe come conseguenza necessaria la realizzazione dell’uguaglianza assoluta e anche dell’assoluta libertà nel regno della fratellanza. […] Queste teorie ricevono conferma ideologica dalle sponde del progressismo cattolico, dove un teorico della solidarietà quale Josef Tischner ci presenta l’uomo non come persona individuata e distinta, ma come ente confuso in una “complessa rete relazionale” (1900-2000 Due sogni si succedono la costruzione la distruzioneEdizioni Fiducia, Roma 1990, pp. 121 e 122).

Oggi si tace il fatto che il Magistero della Chiesa pone dei limiti all’accoglienza verso gli stranieri ed al diritto naturale di emigrare, inteso come l’inalienabile volontà di interagire con altri popoli, secondo i principi di legalità e reciprocità di rispetto e dignità.

Nessuno parla mai del dovere di carità cristiana e solidarietà di comportamento nel cercare e rimuovere le cause che provocano la necessità di trasferirsi in massa in un nuovo Continente.Nessuno Stato, in forza del diritto di sovranità, può opporsi in modo assoluto a una tale circolazione, ma non gli è interdetto di sottoporre l’esodo degli emigranti o l’ammissione degli immigrati a determinate condizioni richieste dalla cura degli interessi, che è suo ufficio tutelare” (AA.VV., Codice di morale internazionale, La civiltà cattolica, Roma 1943, pp. 53-54).

Una politica di puro protezionismo o di egoismo nazionalistico o etnico non è invece ammissibile.Il Creatore dell’Universo, infatti, ha creato tutte le cose in primo luogo ad utilità di tutti; perciò il dominio delle singole nazioni, benché debba essere rispettato, non può venir tanto esagerato che, mentre in qualsivoglia luogo la terra offre abbondanza di nutrimento per tutti, per motivi non sufficienti e per cause non giuste ne venga impedito l’accesso a stranieri bisognosi ed onesti, salvo il caso di motivi di pubblica utilità da ponderare con la massima scrupolosità” (Pio XII, Lettera In fratres caritas all’Episcopato degli Stati Uniti, 24 dicembre 1948, in A. A. S. XXXXI, 1949, pag. 15 e seg.).

Padre Antonio Messineo S.J. sostiene che lo Stato di destinazione possa impedire che gli stranieri ”non rimangano a suo carico e non compromettano l’ordine e la sicurezza pubblica (sanità, istruzione, moralità, mezzi pecuniari ecc.), AA.VV. Codice di morale internazionale, cit., pag.55.

Infine, Papa Pio XII appare profetico, quanto dimenticato.

Rivolgendosi, in particolare, ai popoli africani e al Terzo Mondo in generale, li “avvertivamo […] a riconoscere all’Europa il merito del loro avanzamento; all’Europa, senza il cui influsso, esteso in tutti i campi, essi potrebbero essere trascinati da un cieco nazionalismo a precipitare nel caos o nella schiavitù. […] Non ignoriamo, infatti, che in molte regioni dell’Africa vengono diffusi i germi di turbolenza dai seguaci del materialismo ateo, i quali attizzano le passioni, eccitano l’odio di un popolo contro l’altro, sfruttano alcune tristi condizioni per sedurre gli spiriti con fallaci miraggi o per seminare la ribellione nei cuori” (Pio XII, Lettera enciclica, Fidei donum del 21 aprile 1957, nn. 6-7).

 

Grande successo a Verona per la presentazione del libro “Patria e Identità” con G. Amato, A. Sartori e M. Castagna

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NOTIZIA FORNITA ANCHE DA TELENUOVO IL 3/11/2022: https://tgverona.telenuovo.it/attualita/2022/11/03/patria-ed-identita-presentazione-del-libro-a-villa-delser-manor-house E CONFERENZA TRASMESSA IN DIRETTA SU MONDOETICO.TV (https://twitch.tv/mondoeticotv ) E SUI PROFILI FACEBOOK DEL CIRCOLO CHRISTUS REX-TRADITIO E GIANFRANCO AMATO FAN PAGE. GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO E ALTO LIVELLO DEGLI INTERVENTI. Gli autori sono disponibili a presentare il libro su invito, scrivendo a c.r.traditio@gmail.com

SI STANNO CARICANDO GLI INTERVENTI SU YOUTUBE. INTANTO, IL PRIMO STRALCIO:

LA LIBERTA’ DI EDUCARE di Gianfranco AMATOhttps://m.youtube.com/watch?v=Vav2Cb2kocc&t=1s

Matteo Castagna: Ad Jesum per Mariam! La miglior formula per gli auguri di una Santa Festa dell’Immacolata: https://www.youtube.com/watch?v=SUZrtujBj1g&t=15s…

LA RECENSIONE di Angelica La Rosa

Libertà non è fare ciò che si vuole, ma ciò che si deve, con regole che evitino il caos

PRESENTATO A VERONA IL LIBRO “PATRIA E IDENTITÀ” DI GIANFRANCO AMATO E MATTEO CASTAGNA (EDIZIONI SOLFANELLI)

Gianfranco Amato e Matteo Castagna sono due cattolici militanti, che non temono di dire la verità. L’avvocato Amato, classe 1961, è autore di numerosi saggi e presidente dei Giuristi per la vita. Il conferenziere e comunicatore pubblico Matteo Castagna, classe 1976, da oltre vent’anni responsabile nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio, è un noto volto mediatico di alcune emittenti venete e, recentemente, anche di La7.

I due sono amici e collaborano al 2018. Quando li si sente tenere conferenze assieme, generalmente si tende a dire che sono complementari. Con stili diversi, dovuti a formazioni e storie personali differenti, hanno entrambi il coraggio di parlare da tomisti convinti, con realismo e una capacità di coinvolgimento su tematiche religiose e d’attualità, che lasciano l’ascoltatore attento e riflessivo.

Nel loro libro “Patria e identità” (Edizioni Solfanelli, Chieti 2022, pp. 152, €12 + eventuali € 1,70 di spese spedizione, acquistabile dall’editore e nelle librerie, anche online oppure scrivendo a c.r.traditio@gmail.com), introdotto dall’avvocato Andrea Sartori, i due firmano e alternano i loro capitoli, che si trovano all’interno di tre parti: “Uno sguardo sulla Politica”, “Un’occhiata sulla Società”, “Una sbirciata sulla Chiesa”. Ne esce un testo alla portata di tutti che serve, nell’intenzione degli autori, a riflettere sulle questioni principali dell’uomo d’oggi, che vanno dalla critica politica al pensiero identitario sulla società, dalla Dottrina Sociale della Chiesa alla rivendicazione delle verità morali senza peli sulla lingua.

Presentato, in anteprima nazionale lo scorso giovedì 3 Novembre 2022 a Verona, nello splendido contesto classico di Villa Delser Minor House, il testo offre vari argomenti di riflessioni. Di fronte alle crisi individuali, economiche, sociali, religiose, materialiste, individualiste, relativiste, liberali, social-comuniste, globaliste, gli autori spiegano, a tratti con guareschiana ironia, quale potrebbe essere la via d’uscita per una autentica libertà. “Libertà non è fare ciò che si vuole, ma ciò che si deve, con regole che evitino il caos” – afferma Castagna. “La libertà è Cristo, Via, Verità e Vita” – chiosa Amato, mentre l’avvocato Sartori ricorda al proposito che proprio Gesù disse “la Verità vi renderà liberi“.

“Ateismo, edonismo, scientismo, società fluida sono i virus della post-modernità – continua Matteo Castagna – per i quali vi è solo una dose di vaccino che crea gli anticorpi per tutta la vita: il Cattolicesimo che opera per il bene comune”. “ – aggiunge Amato – ma nella valle di lacrime che stiamo vivendo abbiamo l’obbligo morale di rendere sempre più visibile e militante questa lotta che ci vedrà vincitori perché l’hanno detto sia Gesù col ‘non praevalebunt‘, sia la Madonna con la garanzia che ‘il suo Cuore Immacolato trionferà‘”.

Due sono i motti degli autori: “Stat Crux dum volvitur orbis!” e “sub Christi Vexilli Regis militare gloriamur!”. Attraverso un apostolato di testimonianza pubblica della Fede, aperto a tutti coloro che vogliano contribuire, secondo le loro propensioni, alla maggior gloria di Dio, da soldati di Cristo, da discepoli, da ausiliarie, da persone di preghiera e contemplazione, i due autori si battono per l’affermazione del principio teologico della Regalità Sociale di Cristo.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2022/11/06/liberta-non-e-fare-cio-che-si-vuole-ma-cio-che-si-deve-con-regole-che-evitino-il-caos/

 

VERONA: il Comune non promuova l’ideologia gender in Città

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Aiutiamo ProVita a difenderci dall’ideologia gender!

PETIZIONE

di ProVita & Famiglia

Il 6 ottobre 2022 il Comune di Verona ha deliberato l’adesione alla cosiddetta “Rete Ready”.

Chi aderisce a questa Rete si impegna a realizzare attività rivolte alla promozione dell’Agenda LGBTQI+ in tutti i contesti civici.

Il Manifesto di Intenti della Rete impegna il Comune a realizzare iniziative come:

  • Azioni informative e formative in campo educativo e scolastico
  • Riconoscimento delle scelte individuali e affettive delle persone Lgbt nei diversi ambiti della vita familiare
  • Azioni di informazione e sensibilizzazione pubblica rivolta a tutta la popolazione
  • Valorizzare l’attività delle associazioni Lgbt, con cui sviluppare percorsi formativi e iniziative comuni

Si tratta di interventi ideologici – finanziati coi soldi dei cittadini – per diffondere in ogni contesto amministrativo l’ideologia gender.

A partire dalla scuola e dai servizi sociali, per arrivare al riconoscimento anagrafico di “due padri” o “due madri” aprendo la porta all’utero in affitto.

Firma per protestare col Sindaco Damiano Tommasi per questa pericolosa scelta ideologica a spese e sulla pelle dei cittadini! 

ENTRA QUI E FIRMA:

https://www.provitaefamiglia.it/petizione/verona-il-comune-non-promuova-lideologia-gender-in-citta-firma-ora

La marcia su Roma vista da Verona, il “terzofascio” fondato appena due giorni dopo San Sepolcro

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di Giovanni Perez

Il ritorno dei reduci della Grande guerra, in ogni città dell’Italia vittoriosa, fu seguito dalla medesima situazione di scontro politico e sociale, che, soprattutto, si svolse nelle città del Nord. Quei reduci avevano vissuto Caporetto, il Grappa, il Piave e Vittorio Veneto, avevano messo in gioco la propria vita per il bene superiore della Patria, avevano condiviso nelle trincee un cameratismo che tutti li accomunava, oltre le loro differenze e le regioni di provenienza; avevano acquisito per il resto dei loro giorni lo spirito cameratesco del fronte, in cui risuonava l’eco delle urla, delle bombe, dei reticolati, delle tempeste di fuoco. Era una generazione divenuta adulta guardando in faccia la morte, e ora doveva troppo in fretta affrontare una nuova vita.

Finita quella guerra, presero corpo non pochi miti: quello della vittoria mutilata, primo di ogni altro. Gabriele d’Annunzio, una leggenda vivente, diffondeva anche in politica uno stile, fatto di canti, divise, gagliardetti e formule dal sapore antico, come il celebre “Eia, eia, alalà!”, conquistando l’italianissima Fiume, in un’impresa partita da Ronchi il 12 settembre 1919 e coronata con la visionaria Carta del Carnaro, prima del tragico epilogo.

I socialisti aizzarono le masse contadine e operaie, contrapponendo italiani contro italiani, cercando quella rivoluzione che doveva portare anche in Italia le soluzioni imposte in Russia dai bolscevichi guidati da Lenin. Ma a fronteggiare i sovversivi vi furono proprio molti di quei reduci, che, smessa la divisa da alpino o da granatiere, avevano indossato la camicia nera. Mussolini colse nella sua drammaticità l’impotenza della classe politica liberale, la sua inadeguatezza e incapacità di fronte alla drammaticità del momento. Incapacità di fronteggiare il «pericolo rosso» che, arrivato alla sua fase estrema nel “biennio rosso”, con l’occupazione delle fabbriche e gli scioperi generali, si scontrò con le squadre fasciste, formate dai reduci e dagli arditi, da nazionalisti, sindacalisti rivoluzionari, futuristi. Il tentativo di realizzare anche in Italia la rivoluzione socialista e comunista, con il suo progetto collettivista, la sua negazione della proprietà, della patria, dello Stato, della religione, fu sconfitto.

Furono anni in cui la lotta politica si combatté anche con la violenza, che oggi viene identificata solo con quella dello squadrismo, sebbene la realtà storica sia molto diversa, e si potrebbe cominciare con il ricordare il cruento episodio occorso ad Empoli, dove i socialisti uccisero e seviziarono diversi carabinieri e marinai, gettandone i corpi nell’Arno. Si potrebbe così continuare ricordando l’attentato al Teatro Diana e il tragico episodio dell’eccidio di Sarzana, che costò la vita a ben diciotto fascisti, cui era stato teso un agguato in un clima assurdamente festoso, da Rivoluzione francese. Questo era il clima e alla violenza dei social-comunisti, tra i quali si distinsero per ferocia gli “arditi del popolo”, si rispondeva con la violenza.

Nel medesimo crogiuolo, come si disse, finirono, in attesa di una sintesi, le varie reazioni spiritualistiche che si contrapposero al positivismo e al materialismo, una dottrina dello Stato espressione della nazione, i principi di una riforma della pedagogia e della Scuola, molte idee artistiche e letterarie oscillanti fra tradizione e modernità. In altri campi, s’imposero dottrine ispirate dal nazionalismo, dal sindacalismo rivoluzionario e dalla dottrina sociale della Chiesa, che invocavano il superamento delle concezioni economiche del liberismo e del socialismo. Da tutto questo retroterra fatto di dottrine, miti e simboli, attinse Mussolini per il suo tentativo rivoluzionario di edificare lo Stato nuovo, mentre altri elementi del primo programma fascista vennero invece messi da parte, come l’opzione repubblicana, in nome di un Fascismo come prosecuzione del Risorgimento nazionale.

Aderirono al fascismo filosofi provenienti dall’idealismo, come Giovanni Gentile, letterati e artisti, come Luigi Pirandello, Filippo Tommaso Marinetti, Mario Sironi ed anche scienziati, come Guglielmo Marconi e Orso Mario Corbino. Qualcuno ipotizzò che la nuova Italia fascista potesse creare un nuovo tipo umano, forgiato da una specifica etica; altri videro nella dottrina del corporativismo il superamento dell’egoismo capitalistico, così come della lotta di classe; altri ancora videro nel mito della “Giovinezza” l’occasione per realizzare una nuova idea di città, sperimentando inedite concezioni architettoniche e urbanistiche. Per quegli uomini nel simbolo del fascio non si intravedevano gli aspetti liberticidi del totalitarismo, ma quelli della ritrovata concordia nazionale, dell’appartenenza ad un comune destino, il prevalere del bene comune su quello degli egoismi di parte. Vennero perciò, nonostante le leggi del 1925 e la dittatura, come riconobbe il grande storico Renzo De Felice, gli “anni del consenso” al Regime, con tanto di riconciliazione con la Chiesa, al punto che in Mussolini si vide l’uomo della Provvidenza e il crocifisso, che era stato bandito dalle scuole, vi ritornò.

Quel consenso fu diffuso e sincero, almeno fino all’avvicinamento con la Germania e la promulgazione nel 1938 delle Leggi sulla difesa della razza italiana. Molti fascisti di origine ebraica, la cui storia non è stata ancora adeguatamente considerata, videro crollare la propria fede nel Regime, che loro stessi avevano contribuito a edificare; un nome per tutti loro, quello di Gino Arias, che fu tra i maggiori teorici del corporativismo.

Il primo Fascio di combattimento fu creato a Milano, in Piazza San Sepolcro, il 23 marzo del 1919. A Verona, dove fu fondato il Fascio Terzogenito soltanto due giorni dopo, su iniziativa di Italo Bresciani, Mussolini aveva vissuto alcune pagine molto significative della sua vita, come raccontò Carlo Manzini in un suo celebre libro Il Duce a Verona. Dal 1905 al 1938.

Anche da Verona i giovani fascisti partirono alla volta di Roma, e fu il 28 ottobre, quando, sotto la reggia sfilarono cinquantamila camicie nere, inneggianti alla grandezza della patria italiana. Il Re non volle spargimento di sangue e l’esercito li aveva perciò lasciati sfilare, semmai solidarizzando con loro, in nome proprio di quel comune “spirito del fronte” mai tramontato, così come del resto era accaduto a Napoli, il 23 precedente, quando vi fu una sorta di prova generale con un’adunata cui partecipò lo stesso Mussolini.

In terra scaligera aderiranno al fascismo eminenti protagonisti della cultura, non solo locale: Alberto de’ Stefani, Luigi Messedaglia, Guido Valeriano Callegari, Umberto Grancelli, Siro Contri, Paolo Bonatelli, Egidio Curi, Michele Lecce. A questi nomi aggiungerei Guido Fracastoro, discendente del ben più celebre e celebrato Girolamo e Bruno Aschieri, tra i fondatori agli inizi degli anni Trenta del Gruppo futurista veronese, poi intitolato a Umberto Boccioni.

Fracastoro fu autore di una rievocazione autobiografica che prende le mosse negli anni “della lotta anticomunista del dopoguerra”, in nome di una rivolta ideale poi sfociata nella rivoluzione del 28 ottobre, intitolata Noi squadristi, pubblicata nel 1939 e dedicata alla figura del padre, un fascista della prima ora, che conobbe appena, giusto in tempo per riceverne le consegne. Aschieri ci ha lasciato una gustosa rievocazione intitolata Squadrismo veronese in miniatura nel 1921, pubblicata nel 1934, in cui ricostruisce la genesi dell’Avanguardia studentesca fascista a Verona nel 1920.

Un po’ futurista si definì peraltro il settimanale “Audacia”. Organo di battaglia dei Fasci di Combattimento di Verona e Provincia”, diretto da Edoardo Malusardi, che uscì il 15 gennaio 1921, la cui consultazione per comprendere e ricostruire gli esordi del Fascismo veronese è ancora oggi essenziale.

Edoardo Pantano fu tra i giovani sostenitori di “Audacia” e oggi suo figlio Antonio, ha scritto un libro in cui si ricostruisce l’amicizia tra suo padre e Angelo Dall’Oca Bianca, il celebre artista che aderì convintamente al Fascismo e che aveva conosciuto Mussolini ancor prima della Grande guerra. Dall’Oca morì nel maggio del 1942, prima del crollo di quel mondo in cui aveva creduto, ma fece in tempo a progettare e costruire un “Villaggio” per i veronesi meno abbienti, che portava il suo nome ed è ancora oggi parzialmente abitato, quasi a testimoniare la metafora di una eredità incancellabile.

Pubblicato anche sul quotidiano L’Adige: https://www.giornaleadige.it/la-marcia-su-roma-vista-da-verona-il-terzofascio-fondato-appena-due-giorni-dopo-san-sepolcro/

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