Violenza manifestazione No Green Pass, “sembrava preordinata”: cosa non torna

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di Redazione

Da sabato, anziché parlare dell’oggetto della manifestazione, ovvero le motivazioni di protesta contro questo utilizzo del Green Pass, l’attenzione generale è stata deviata su un presunto 2pericolo fascista2 che non esiste nell’Italia di oggi. A fascismo morto da 76 anni, viene riesumata l’ammuffita e bolsa retorica “fascismo-antifascismo”, che fa il gioco della Sinistra e produce solamente un effetto: l’inasprimento della repressione di Stato nei confronti di tutti e la predisposizione di un decreto che limiti le manifestazioni è già pronto. Osserviamo come, da un lato vi sia un’azione “intellettuale” portata avanti, solitamente, da personaggi in cerca d’autore, visibilità o vendita di prodotti editoriali che soffiano sul fuoco della protesta e dall’altro un braccio “movimentista”, in parte sicuramente in buona fede, che non ha capito cosa sia effettivamente il Sistema e quanto potente possa essere e diventare la sospensione dei diritti costituzionali, durante il periodo di emergenza, soprattutto se oggetto di continue provocazioni. Certo, 10.000 persone e più possono apparire tante, in Piazza del Popolo, e fanno notizia e rumore, ma la realtà è che oltre l’80% degli italiani si è vaccinato e la maggioranza della popolazione italiana è d’accordo con le misure prese dal governo e col decisionismo di Draghi. Premesso questo, ci appare interessante il pezzo sottostante, con foto e video correlati, inoltratoci da Antonio Amorosi.

Scritto e segnalato da Antonio Amorosi

Quella di sabato scorso, 9 ottobre a Roma, contro il Green Pass può essere derubricata a manifestazione violenta o fascista ma c’è qualcosa ce non torna nella gestione dell’ordine pubblico. Con tutto il rispetto per chi doveva farlo rispettare, colpiscono le incongruenze di troppi eventi, così come le immagini singolari riprese dai videomaker del gruppo Local Team e dai manifestanti.

Primo fra tutti la posizione di uno dei leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, tra gli arrestati il giorno dopo l’assalto alla sede della Cgil in Corso Italia.

Il 30 gennaio di quest’anno Castellino finisce su tutti i giornali perché diventa un sorvegliato speciale, in seguito alla degenerazione delle manifestazioni in Italia contro la gestione della pandemia. Il Tribunale, nell’applicare la misura di prevenzione per 2 anni con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, gli impone il divieto di partecipare a pubbliche riunioni senza il preventivo assenso dell’autorità competente. I sorvegliati speciali si ritrovano i diritti politici principali sospesi eppure Castellino era sul palco nella manifestazione di sabato scorso, a parlare, sotto gli occhi di tutti, e di fianco (fatto ancora più grave per un sorvegliato speciale) davanti all’ingresso della Cgil, poi invasa, anche ad altri pregiudicati (come Roberto Fiori e Luigi Aronica anche loro poi arrestati). Sono state emesse misure preventive per evitare la sua partecipazione alle manifestazioni o la si è consentita? E perché? Come è possibile sia accaduto, con tutta l’organizzazione dell’evento che si è mossa? Chi ne ha la responsabilità?

Secondo. In una delle riprese trasmesse si vede distintamente un infiltrato delle forze dell’ordine o presunto tale che partecipa al “blocco” di un blindato della polizia, in transito tra i manifestanti. O almeno non si oppone al “blocco” (è un uomo alto, calvo, con una maglia grigia e occhiali neri). Poco dopo, forse in seguito ad una caduta perché colpito, picchia a terra con brutalità un manifestante o presunto tale. Il manifestante viene portato via anche da altri agenti, tra cui una con una camicia a quadrettoni bianchi e neri (si scoprirà dopo essere un’agente donna).

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Il manifestante trattenuto da più poliziotti scompare dietro dei blindati. In serata lo stesso manifestante, lo stesso volto, gli stessi vestiti, le stesse scarpe, rispunta nella folla e viene fermato una seconda volta dalla stessa agente con la camicia a quadrettoni bianchi e neri (se ne sente la voce). I due accadimenti avvengono a distanza di 100 metri. E’ improbabile che un manifestante fermato con tanta brutalità venga immediatamente rilasciato e rifermato dallo stesso agente poco dopo. Inspiegabile ma va così.

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Terzo. Si vedono diverse aggressioni a manifestanti inermi, colpiti anche alle spalle, che scatenano arresti o di punto in bianco risse che improvvisamente alzano la tensione su una piazza in quei momenti pacifica. Poi ci sono altre immagini di manifestanti o presunti tali che armati di mazze inseguono persone nella folla e poi ritornano in mezzo a questa, circondati da altri personaggi muscolosi e “palestrati”. Tutti eventi che apparentemente sembrano non avere senso ma che sicuramente alzano la tensione, inscenano o scatenano scontri.

 

 

Quarto. Diversi manifestanti con i quali abbiamo parlato descrivono i fatti relativi alla Cgil in modo diverso da quanto si sostiene sui media mainstream.

Dopo il concentramento in Piazza del Popolo parte una lunga trattativa con le forze dell’ordine. Ai manifestanti veniva impedito di uscire dalla piazza. Poi cambia il quadro. Una parte dei manifestanti si muove e arriva fin sotto la sede della Cgil in Corso Italia, dopo aver superato un cordone dei carabinieri che la presiedeva. Chiedono a chi è lì un incontro con il segretario Maurizio Landini che essendo sabato pomeriggio non è in sede. La richiesta dei manifestanti, tra provocazione e rivendicazione simbolica è di far annunciare alla Cgil lo sciopero generale contro il Green Pass. Improvvisamente mentre questi eventi si sviluppavano alcuni dei presenti, senza apparente motivo, rompono le finestre ed entrano nella struttura, aprendo le porte alla folla. La Cgil verrà poi invasa e sottoposta a danneggiamenti.

Chi sabato è venuto a Roma per protestare contro il Green Pass, aveva in mente un’altra capitale, Washington, ha scritto qualche giornale, adombrando un rifacimento dell’assalto a Capitol Hill negli Usa. Ma parlando con alcuni manifestanti la ricostruzione sembra del tutto deformata e pro governativa. I responsabili dell’ordine pubblico hanno più volte detto che si aspettavano a Roma solo un migliaio di manifestanti quando anche da una superficiale navigazione in rete si capiva che ne sarebbero arrivati almeno 10 o 20 volte tanti.

Tra questi Silvana Adami, una impiegata con due figli della provincia di Verona, che ha accettato di testimoniare quanto accaduto. Adami: “Non ho mai partecipato a manifestazioni in vita mia ma quello che ho visto a Roma è indescrivibile. Prima siamo stati presi in ostaggio dalla polizia in Piazza del Popolo. Non ci facevano uscire. Ma c’erano famiglie con bambini nei passeggini, persone anziane, donne inermi. Gli scalmanati sono ovunque ma non erano lì con noi. Se vuoi fare delle violenze non ti porti i bambini nei passeggini. Ho visto lacrimogeni sparati contro mamme spaventate che stringevano i loro bambini o contro anziani. Poteva succedere l’irreparabile e le persone calpestarsi. Purtroppo era impossibile trasmettere in diretta video e foto perché non partivano, forse per eccesso di persone collegate o per un qualche blocco della rete. Eravamo pacifici. Se tutte quelle persone fossero state violente ci sarebbero stati danni immani. Non era così. Siamo stati ripetutamente aggrediti, senza motivo in varie zone della città. Era come se tutto fosse preordinato ad alzare lo scontro. I manifestanti No Green Pass non sono violenti. Il racconto fatto dai media è totalmente deformato”.

Come mai il Viminale, dopo chiusure di ogni tipo, ha permesso al corteo di assaltare i blindati della polizia, le irrazionali aggressioni di piazza e di arrivare anche alla sede della Cgil? Che potessero prendere le redini della manifestazioni i pochi di Forza Nuova non è una novità ma come mai ci sono riusciti così facilmente su una massa di persone tanto estesa, senza che le forze dell’ordine abbiano fatto nulla per impedirlo?

I quesiti restano aperti.

Qualche anno fa nella sua sottile strategia di disvelamento del funzionamento del potere l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga spiegò come andavano gestite le manifestazioni più pericolose“La gente deve odiare i manifestanti”. Bisogna cioè creare situazioni in cui cresca fra la gente “la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti”. “Per il consenso serve la paura… Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti”.

“L’ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita”. Come “vittima” o trappola predestinata la sede della Cgil sembra un obiettivo perfetto.

Acquistano un valore rilevante, nella condanna all’assalto alla Cgil e per le immediate critiche al Viminale nella gestione dell’ordine pubblico, le parole della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “È sicuramente violenza e squadrismo poi la matrice non la conosco. Sarà fascista, non sarà fascista non è questo il punto. Il punto è che è violenza, è squadrismo e questa roba va combattuta sempre”.

Fonte: https://www.affaritaliani.it/politica/roma-cosa-non-torna-nelle-violenze-della-manifestazione-no-green-pass-761712.html

L’Antimafia del “Conte-bis” cosa fa? La parola al dott. Luigi Gaetti

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ESCLUSIVA

di Matteo Castagna

Parlano: l’ex Sottosegretario agli Interni dott, Luigi Gaetti ed il silenzio dei “paladini della legalità”

Il dott. Luigi Gaetti, medico mantovano, specialista in anatomia patologica, 60 anni compiuti da poco, ha una particolare sensibilità per le tematiche legate all’ambiente ed è stato eletto al Senato della Repubblica nella scorsa legislatura.
Fin dal 2010 ha potuto osservare delle situazioni, nella vita sociale, che lo lasciavano perplesso, relativamente a movimenti poco chiari, che gli davano l’impressione d’essere favoritismi, ambiguità, applicazione delle regole solo per alcuni, gestioni allegre di presunti abusi edilizi, combriccole e comitati d’affari spontanei, quanto ambigui.
Nell’ottobre del 2013 entra nella Commissione Antimafia, presieduta dall’On. Rosy Bindi, e si fa subito notare per alcune segnalazioni relative all’inquinamento. Firma decine di interrogazioni parlamentari, esposti e richieste d’intervento per presunte infiltrazioni mafiose in varie città d’italia, quali Savona, Sondrio, Velletri, ma anche in Calabria e Campania. Nel suo lavoro in Commissione, tocca con mano quella realtà per cui le mafie di oggi non sono quasi più quelle che sparano, ma una sorta di reti, che operano nel “sistema relazionale” con il mondo dell’imprenditoria e della politica per l’ottenimento di appalti, soprattutto sotto soglia, ovvero a chiamata diretta, movimentare un colossale giro di denaro.

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La Merkel ci scarica gli immigrati. Ma Salvini: “Chiudo agli aeroporti”

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Berlino vuole rispedire 40mila migranti in Italia con voli charter. Ma Salvini fa muro: “Non autorizzo alcun atterraggio”. E ora si rischia la crisi diplomatica

di Andrea Indini

La tensione è ai massimi livelli. La prova di forza di Angela Merkel per rispedire 40mila immigrati irregolari in Italia rischia di aprire una crisi diplomatica senza precedenti.

Come anticipato nelle scorse ore da Repubblica, Berlino avrebbe già dato il via libera a rimpatriare i cosiddetti “dublinanti” con voli charter per Roma. “Come ho chiuso i porti, adesso chiuderò anche gli aeroporti”, sbotta Matteo Salvini promettendo che nessun nuovo immigrato, proveniente dalla Germania, metterà piede sul suolo italiano. Il primo volo sarebbe già programmato per martedì prossimo e, se il governo tedesco non dovesse fare marcia indietro, potrebbe aprirsi una rottura insanabile tra i due Paesi. Continua a leggere

Migranti stuprano e delinquono. Ma la Caritas non vuole si sappia

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Il rapporto di Migrantes e Caritas sui migranti: “Stereotipi e fake news creano isteria”

di Claudio Cartaldo

Ora la Caritas Migrantes vogliono pure indicare le notizie che gli italiani devono vedere o leggere sui migranti.

Il motivo? È necessario secondo le organizzazioni della Chiesa che “le nostre comunità” acquisiscano una nuova “grammatica della comunicazione” che sia “aderente ai fatti e rispettosa delle persone”.

Il rapporto sull’immigrazione

Nel loro Rapporto Immigrazione, Caritas e Migrantes hanno monitorato le notizie riguardanti l’immigrazione apparse nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7. E cosa ne esce fuori? Che in dodici anni pezzi, servizi e minuti dedicati al tema dell’immigrazione sono cresciuti in maniera esponenziale, fino a dieci volte tanto che in passato. Siamo arrivati infatti dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017.

Secondo il rapporto ci sarebbe una correlazione tra i flussi migratori che arrivano nel Belpaese, l’interesse mediatico verso gli immigrati e “gli eventi di natura politica” che riguardano il Paese. “Colpisce constatare – si legge – che la sensazione di minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico ricondotta all’immigrazione sperimenta dal 2013 una crescita costante. Nel corso del 2017 i telegiornali di prima serata si soffermano per lo più sui flussi migratori (40%), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane. Un ulteriore 34% dei servizi tele-giornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza“.

Caritas e Migrantes criticano il fatto che non ci siano quasi mai “buone notizie” sui migranti. Al racconto dell’accoglienza, infatti, nel 2017 è stato riservato solo l’11% delle notizie. Ma ci sarà un motivo, no?

I reati dei migranti

A certificare il boom di reati degli immigrati ci sono infatti i dati. Freddi numeri. A rivelarli, come scritto dal Giornale, è stata la Fondazione Hume nell’analisi intitolata “Crimine e Immigrazione in Italia”. I dati provengono dall’Istat, che li ha messi insieme domandandoli alle procure e al ministero dell’Interno (dunque tenendo conto sia delle condanne o dei procedimenti aperti che alle semplici denunce). Cosa ne viene fuori? Che in tutte le tipologie di reato i crimini degli immigrati sono maggiori, in proporzione alla popolazione, a quelli degli autoctoni. Ne siete sopresi? No. Ma a quanto pare la Caritas sì. Per esempio negli omicidi volontari dal 2006 al 2015 gli immigrati imputati sono cresciuti del 22% mentre i nativi sono diminuiti del 17%.

Dati simili erano stati diffusi dal Viminale anche per il 2018. Tra i reati contestati agli stranieri risultavano in crescita le violenze sessuali (+5,7%), le rapine (+5,7%), i furti (+5,1%), le truffe e le frodi informatiche (+4,3%), fino ovviamente ai crimini legati agli stupefacenti (+5,2%). E pensare che mentre i reati degli stranieri aumentano, quelli generali sono in riduzione. In generale tra il 1 gennaio e il 30 giugno del 2018 sono state denunciate e/o arrestate 429.506 persone, di cui 136.876 stranieri (il 31,9% del totale). In fondo anche lo stesso rapporto di Migrantes certifica che “al 31 dicembre 2017 la popolazione carceraria conta 19.745 detenuti stranieri tra imputati, condannati e internati. Rispetto allo stesso periodo del 2016, quando gli immigrati erano 18.621, si registra un incremento del +6%“.

L’allarme della Caritas

Eppure la Caritas tira dritto. “Abbiamo sentito come gli stereotipi sulle migrazioni possono creare un’isteria collettiva – ha detto don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana – non possiamo tacere la preoccupazione per la costruzione di luoghi comuni sui migranti e su chi lavora per ospitarli. Le Ong sono dipinte come il nemico numero uno“. Secondo Soddu “esiste una narrazione falsata del fenomeno migratorio”. E così la Cei è pronta a “promuovere tutto ciò che potrà contribuire ad un’opera di contenimento di questa deriva culturale“.

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Intelligence, subito i nuovi vertici: salta il capo della Guardia Costiera?

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La rivoluzione ai vertici degli 007 inizierà già da domani, quando il Governo avvierà la procedura ufficiale per il cambio all’Aise e al Dis, il servizio segreto estero e il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza: Alberto Manenti e Alessandro Pansa potrebbero lasciare il loro incarico martedì, anticipando una decisione di Palazzo Chigi che arriverà in settimana. Continua a leggere

Così l’ex pm Nordio smonta le accuse a Salvini: “Un paradosso”

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Il magistrato Carlo Nordio sull’indagine contro Salvini: “L’idea che le Procure possano intervenire nelle scelte migratorie è non solo bizzarra, ma irrazionale e ingestibile”

di Claudio Cartaldo

Carlo Nordio è il magistrato che negli anni ’80, solo per citare un caso, condusse le indagini sulle Brigate rosse venete e sui sequestri di persona.

Di toghe e politica se ne intende, visto che negli anni ‘90 dovette pure interessarsi anche di Tangentopoli. Bene. Oggi Nordio firma un editoriale sul Messaggero che in qualche modo “smonta” l’indagine aperta dal pm Luigi Patronaggio contro Matteo Salvini.

Andiamo con ordine e, per quanto possibile, lasciamo che sia lo stesso ex magistrato a parlare. Innanzitutto Nordio fa notare che l’iscrizione nel registro degli indagati del ministro dell’Interno sarebbe arrivata dopo la deposizione dei funzionari del Viminale ascoltati a Roma dal procuratore di Agrigento. “La prima osservazione – scrive l’ex magistrato sul Messaggero – è che questi verbali dovrebbero esser segreti, come segreta dovrebbe esser tutta l’indagine“. Ma passiamo oltre. E entriamo nel merito della accuse rivolte a Salvini, indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso di ufficio. Continua a leggere

“Sequestro di persona”. La voglia dei pm di processare Salvini

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Le toghe come Saviano. Il leghista: fate pure Scontro con Fico: «Vuole fare lui il ministro?»

di Patricia Tagliaferri

La Procura di Agrigento valuta se ipotizzare contro ignoti il reato di sequestro di persona per la vicenda dei 177 migranti ostaggio della Diciotti a Catania.

Ma Salvini non arretra di un millimetro. Anzi, contrattacca: «Sono qua, non sono un ignoto. Mi chiamo Matteo Salvini, sono ministro dell’Interno e sono stufo di vedere finti profughi in Italia. Gli sbarchi si sono ridotti di 32mila da quando sono al ministero, ma non mi basta. Le Ong hanno capito che per i taxisti del mare non è più aria. Ho le spalle larghe e penso di avere il sostegno della maggior parte degli italiani e degli immigrati regolari. Indagatemi, processatemi».

Salvini parla con una diretta Facebook, autorizza i 29 bambini a bordo a scendere a terra, ma gli altri no, tutti dentro, almeno finché l’Europa non batterà un colpo. Anche il premier Giuseppe Conte si allinea, chiama in causa la Ue, accusandola di aver «abbandonato a se stessa l’Italia» e chiedendo una «risposta forte e chiara». Sul caso della Diciotti è ormai scontro aperto. Non solo tra Matteo Salvini e Roberto Saviano, che continuano a battibeccare pesantemente via Twitter, ma anche all’interno della stessa maggioranza. Perché se da una parte il ministro dell’Interno non mostra alcun cedimento, il presidente della Camera Roberto Fico si smarca. «I migranti devono poter sbarcare», twitta, segnando di fatto una frattura con l’alleato di governo, che gli suggerisce di limitarsi a fare il presidente della Camera: «Il ministro dell’Interno sono io», ribatte. Ma gli attacchi più pesanti al numero uno del Viminale arrivano dall’autore di Gomorra, che lo apostrofa come «ministro della Mala Vita». «Ha giurato sulla Costituzione – scrive Saviano – e se la viola in maniera palese come sta facendo con la nave Diciotti non è più politica ma eversione». Continua a leggere

Lo strano gioco della Guardia costiera

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Ora per colpa di Salvini il giocattolo si è rotto, ma loro, evidentemente, non hanno alcuna intenzione di rassegnarsi

di Gian Micalessin

«Una volta è un caso, due volte una coincidenza, tre volte è un’azione del nemico». Matteo Salvini e il ministro delle infrastrutture Matteo Toninelli farebbero bene a rileggersi Ian Fleming.

Le azioni della nave Diciotti, il pattugliatore della Guardia Costiera, per la terza volta al centro di uno scontro con il Governo in meno di due mesi e mezzo, sembrano infatti più delle mosse studiate che non delle semplici coincidenze. La cronaca della sorda diatriba tra la Guardia Costiera, da una parte, e il Ministero delle Infrastrutture, da cui in teoria dipende, e il Viminale dall’altra inizia verso il 10 di giugno. Mentre Salvini raccomanda la fine delle operazioni di soccorso davanti alla Libia e la nave Aquarius di Sos Mediterranee viene tenuta alla larga dai porti italiani, il pattugliatore Diciotti compie ben sette interventi in prossimità delle coste di Tripoli caricando 937 migranti. Migranti che Salvini e Toninelli si vedono costretti obtorto collo a far sbarcare a Catania. Ma le incursioni della Diciotti non finiscono lì.

Il 9 luglio il pattugliatore accosta il rimorchiatore Vos Thalassa e carica 67 migranti che stando ad una versione mai chiarita – minacciavano il personale di bordo colpevole di volerli sbarcare in Libia anziché in Italia. La versione convince poco Matteo Salvini che fa capire di considerarla un pretesto per giustificare l’intervento dell’unità della Guardia Costiera. Ma la mossa fatale capace di portare allo scoperto lo scontro con la Guardia Costiera arriva mercoledì. Quel giorno il pattugliatore Diciotti interviene in soccorso di un barcone con 177 migranti proprio mentre il governo preme su Malta perché lo accolga in un suo porto. Un intervento assolutamente immotivato visto che il barcone non è in pericolo immediato e viene effettuato, come nota Matteo Salvini, all’insaputa del Viminale. «I maltesi ieri avevano assunto la responsabilità di un intervento in aiuto di un barcone con 170 immigrati a bordo spiega il Ministro degli Interni – e una nave della Capitaneria di Porto italiana, senza che al Viminale ne fossimo informati, ha imbarcato gli immigrati mentre ancora si trovavano in acque maltesi, per dirigersi verso l’Italia». Continua a leggere

Suona la sveglia per molti conciliari: basta 8×1000 a Bergoglio e linea sovranista!

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Fedeli alla linea. Di Salvinidi Manuel Fondato

Viminale sommerso di messaggi di solidarietà. “Famiglia cristiana ti attacca? Infischiatene, noi credenti siamo dalla tua parte”

Una mano che si leva verso, il volto di uno sconcertato Matteo Salvini; sotto, il titolo: «Vade retro Salvini». La copertina di Famiglia Cristiana, com’era prevedibile ha scatenato numerose polemiche. «Niente di personale o ideologico. Si tratta di Vangelo» ha precisato il settimanale che, dopo l’ennesima tragedia di migranti morti in mare, ha fatto il punto sull’impegno della Chiesa italiana, «contro certi toni sprezzanti e non evangelici». «L’accostamento a Satana mi sembra di pessimo gusto. Io non pretendo di dare lezioni a nessuno, sono l’ultimo dei buoni cristiani, ma non penso di meritare tanto» la replica del Ministro degli Interni.

Ma il popolo cattolico da che parte si è schierato? A giudicare dalla mole di messaggi pervenuti direttamente a Salvini nettamente dalla sua parte. «Famiglia Cristiana oltraggia gravissimamente il Ministro degli Interni in carica. Famiglia Cristiana chieda pubblicamente scusa al Ministro degli Interni e agli Italiani e pubblichi in prima pagina il prete pedofilo di Calenzano…#castrazione #pretipedofili. Si emanino leggi pesantissime per i reati di Pedofilia» scrive Massimiliano. Continua a leggere

La direttiva Salvini che affama la bestia del business dell’accoglienza

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Affamare la bestia del business dell’accoglienza è possibile. E ora c’è anche una direttiva firmata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha voluto ridefinire il modello vigente di accoglienza dei migranti, nell’ottica di ottimizzare i servizi e contenerne i costi. La stella polare ora è questa: differenti modalità di assistenza per i richiedenti asilo e razionalizzazione della spesa. “Le linee di intervento delineate oggi con la direttiva – ha detto il ministro Salvini -permetteranno di razionalizzare la spesa uniformandoci alla media dei Paesi europei”.

La notizia va ad inserirsi come un tassello nel mosaico di queste settimane, insieme ad un altro pezzo del puzzle ufficializzato sempre oggi: Anac e Viminale hanno infatti firmato un’intesa per l’elaborazione di un nuovo capitolato-tipo per gli appalti di beni e servizi nel settore dell’accoglienza migranti. Di quell’accordo la direttiva firmata dal Viminale è il primo e immediato effetto, con l’Anac che fornirà supporto tecnico-giuridico. Hai visto mai che venga fuori qualche altro caso di corruzione? Nell’eventualità, ci sarebbe da stupirsi?

Fonte: http://www.qelsi.it/2018/la-direttiva-salvini-che-affama-la-bestia-del-business-dellaccoglienza/?cn-reloaded=1 Continua a leggere

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