Elezioni europee 2024: gli amici eletti che hanno firmato i nostri principi fondamentali

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del Circolo Christus Rex-Traditio

Come gruppo, in campagna elettorale abbiamo dato indicazione di seguire le istruzioni del Manifesto di Pro-Vita e tutti i candidati che lo hanno firmato, verso la cui preferenza ci siamo rivolti per conoscenza diretta, sono stati eletti, anche grazie al nostro contributo. Il presidio fisso a Bruxelles di Pro-Vita è garanzia di vigilanza per le battaglie, che, a causa dei globalisti, si proporranno presto. Ci faremo trovare pronti!

di Toni Brandi

Sono state settimane intense e di duro lavoro, ma finalmente possiamo dirlo: i risultati di queste elezioni europee dimostrano che la nostra campagna è stata un successo!

Grazie all’impegno di tutti coloro che hanno sostenuto il nostro lavoro con una donazione o firmando il nostro appello ai candidati, siamo riusciti ad ottenere un risultato straordinario e, nonostante il ritardo di alcuni conteggi, possiamo già da ora annunciare che 20 dei candidati che hanno firmato il nostro manifesto valoriale sono stati eletti!

Eccoti un elenco più dettagliato:

Italia Nord Occidentale


Fratelli d’Italia
: Carlo Fidanza, Mario Mantovani, Pietro Fiocchi, Mariateresa Vivaldini, Paolo Inselvini

Forza Italia-Noi Moderati: Massimiliano Salini

Lega: Roberto Vannacci, Isabella Tovaglieri


Italia Nord Orientale


Fratelli d’Italia
: Elena Donazzan, Stefano Cavedagna, Sergio Antonio Berlato, Daniele Polato

Lega: Paolo Borchia


Italia Centrale


Fratelli d’Italia
: Nicola Procaccini, Marco Squarta, Antonella Sberna, Francesco Torselli

Lega: Susanna Ceccardi


Italia Meridionale


Fratelli d’Italia
: Denis Domenico Nesci, Michele Picaro

 

Congratulazioni a tutti i cittadini attivi e a questi candidati! 

La loro elezione rappresenta non solo una vittoria significativa per tutti noi che sosteniamo i valori della vita, della famiglia e della libertà, ma anche la speranza di un nuovo inizio per la costruzione di una nuova Europa che metta al centro della sua missione la difesa e la promozione del Bene Comune.

E ti assicuro che non ci limiteremo ad osservare il loro operato a distanza… ti spiego subito cosa abbiamo in mente.

Il successo della nostra campagna ci ha reso più chiara la responsabilità del nostro impegno per influenzare le elezioni europee. Ma, appunto, si è trattato solo di un primo passo. 

Continueremo a seguire il lavoro dei politici eletti che hanno firmato il nostro manifesto in Europa, affinché venga rispettato il patto sottoscritto con te e con gli elettori.

Per questo motivo, ti annuncio che presto inaugureremo una rappresentanza stabile di Pro Vita & Famiglia a Bruxelles, per vigilare meglio sulle politiche promosse dall’UE e influenzarle, con lo scopo di riportare in Europa la giustizia, la ragione, il buon senso, e il rispetto incondizionato della dignità umana.

Sì Matteo, hai capito bene: presto Pro Vita & Famiglia avrà la sua succursale europea a Bruxelles!

Questo ulteriore passo ci permetterà di essere ancora più efficaci e presenti nelle decisioni che riguardano il futuro delle nostre famiglie, dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Ma le buone notizie non si fermano qui…

Abbiamo anche altre ragioni per celebrare: un punto particolarmente positivo emerso da queste elezioni è che Più Europa di Emma Bonino, una delle principali avversarie dei nostri valori, non ha superato la soglia di sbarramento e quindi è rimasta fuori dal Parlamento Europeo!

Questo è un segnale forte da parte degli italiani contro le politiche pro-aborto, pro-eutanasia e pro-LGBTQIA che ha sempre sostenuto. 

Inoltre, i risultati internazionali di queste Elezioni Europee ci consegnano due fatti chiari e significativi: in primo luogo, oltre la metà degli elettori di tutta Europa ha scelto di non votare, rivelando una crisi profonda all’interno del progetto politico dell’Unione Europea, con meno di un elettore su due che si identifica con esso a livello continentale.

In secondo luogo, abbiamo osservato un notevole calo dei partiti progressisti e un’affermazione decisa dei partiti conservatori. Questo dimostra che sempre più cittadini sono stanchi delle politiche ideologiche relativiste e desiderano un ritorno ai valori fondamentali che hanno costruito la nostra civiltà, tra cui il rispetto della vita umana, il sostegno socio-economico alla famiglia e alla natalità, e la fine delle campagne ideologiche aggressive contro l’educazione dei più giovani.

Non vediamo l’ora di inaugurare la nostra nuova rappresentanza a Bruxelles per lavorare fianco a fianco con i candidati eletti e tenerti aggiornato su ogni sviluppo.

Avanti tutta, con coraggio e determinazione, per la vita, la famiglia e la libertà!

 

 

 

Memento vivere

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di Livio Cadè

Fonte: EreticaMente

“Aspirate alle cose di lassù e non a quelle che sono sulla terra”

La vita è sogno?

“Ogni causa si decida sulla parola di due o tre testimoni”, prescrive il Deuteronomio. Anche un solo testimone, secondo Crisostomo, è però sufficiente, se è degno di fede e se testimonia non di materia estranea ma di ciò che ha in sé. Poniamo dunque che mille persone, senza rapporto tra loro, mi dicano d’aver visto uno strano animale, e tutti concordino nel descriverne le dimensioni, la forma, i colori, il modo di muoversi ecc.. È più logico credere che quell’animale esista o che tutti costoro stiano mentendo, o che siano tutti vittime di un’allucinazione? Credo che concedere un assenso preliminare sarebbe la soluzione più intelligente.

Mi appoggio a questa premessa in relazione alle testimonianze di coloro – ormai migliaia –  che (come quell’Er di cui narra Platone) hanno avuto un’esperienza di morte e l’hanno potuta raccontare. Si parla, in questi casi, di premorte, di prossimità al morire, convenzionalmente NDE, acronimo di Near Death Experiences. Espressioni incongrue, visto che si tratta di persone clinicamente morte per alcuni minuti, alcune ore, in certi casi addirittura alcuni giorni. Ma l’ambiguità terminologica vorrebbe lasciare uno spiraglio alle spiegazioni razionali. Di fatto, alcuni di questi soggetti sembrano misteriosamente resuscitare. Altri, tornando dal regno dei morti, si trovano inspiegabilmente guariti da patologie gravissime. I medici, che non credono ai miracoli, attribuiscono tali eventi straordinari al ricorrere di minime probabilità statistiche.

Questi casi, un tempo rarissimi, stanno diventando grazie alle moderne tecniche di rianimazione sempre più frequenti. L’aspetto singolare è che alcuni dei soggetti riportati in vita non riemergono da uno stato di assenza mentale (che sembrerebbe ovvio, vista la mancanza di attività cerebrale), ma dicono d’aver vissuto esperienze meravigliose, stati di coscienza straordinari. Di solito ne parlano dopo lunghe reticenze, temendo d’esser presi per pazzi. La ‘scienza’ cerca di darne una spiegazione in termini fisiologici (carenza d’ossigeno, accumulo di anidride carbonica nel sangue, scompigli neuronali) o psicologici (fantasie, immagini che il cervello elaborerebbe in extremis per rimuovere l’idea della morte). Questo è coerente con una neurologia che assimila la mente al sistema nervoso (come se un Corale di Bach stesse nelle corde di budello d’un violino) e con una psicologia che rinnega la psiche, ossia con i dogmi di scienze ostili a ogni prospettiva metafisica.

Tali esorcismi razionalistici hanno qualcosa di assurdo e insieme di maligno. Sembrano ispirati dalla volontà di negare ogni trascendenza, ogni realtà dello spirito, come se evocare Dio o l’anima minacciasse la Weltanschauung bio-meccanicista e la sua trionfale marcia verso il futuro. Sintomi di una follia, che vorrebbe dimostrare e misurare l’essere con strumenti scientifici. V’è però chi cerca di conciliare le NDE con le nuove prospettive della fisica, magari usando “informazione quantistica” invece di termini compromettenti come anima o spirito. Ma anche dietro questa apparente apertura è chiara l’intenzione di rimettere il problema all’onnipotente Dea Ragione.

V’è poi chi relega le testimonianze di premorte – insieme ad avvistamenti Ufo, sedute medianiche, fantasmi e altri fenomeni detti ‘paranormali’ – in una sub-cultura indegna di rientrare negli interessi di una mente colta e razionale. Alcuni anzi sembrano avere come missione nella vita il dimostrare l’inconsistenza o la falsità di tutto ciò che non può addurre ‘prove scientifiche’ o che esce dalle maglie del sedicente ‘metodo scientifico’ (creando di fatto una nuova superstizione).

Sulla scorta della mia premessa, io parto invece dal presupposto che la NDE sia un’esperienza spirituale, come afferma chi l’ha vissuta. Certo è probabile che esistano narrazioni contraffatte, ma le persone coinvolte mi sembrano in genere degne di fede  e sicuramente non parlano di materia estranea ma di qualcosa che hanno in sé (non c’è niente che ci è più nostro della nostra anima, dice Aristotele). Gli scettici diranno che dar peso a questi racconti è una forma d’escapismo, di fuga dalla realtà  (la loro idea di realtà) o un credere ai sogni. Ma può un morto sognare? O non è al contrario la morte un ridestarsi? I protagonisti della NDE affermano proprio questo: il morire induce in loro ex abrupto la sensazione di un risveglio, una consapevolezza più vivida e convincente di ogni altra. Come quando si apron gli occhi al mattino e si sa d’aver dormito, così l’anima, uscendo dal garbuglio delle vicende terrene, capisce che la vita era un sogno.

Mentre i sogni son guazzabugli d’immagini diverse per ciascun dormiente, le NDE presentano una uniformità, una coerenza interna e una vasta serie di concordanze. Non hanno affatto l’aria di allucinazioni prodotte da un soggettivo disordine cerebrale. Sembrano piuttosto il resoconto obiettivo di un viaggio in uno stesso luogo. Raccogliendone i contenuti, si potrebbe organizzare una sorta di scienza tanatologica. Inoltre, a differenza di esperienze prodotte da droghe e da farmaci, la NDE induce quasi sempre nel soggetto una riforma spirituale. Molti riscoprono il valore della preghiera, del meditare, dell’aiutare gli altri. Se ci accostiamo a queste narrazioni senza pregiudizi, potremmo di fatto trovarvi conferme empiriche di un viaggio iniziatico e di una philosophia perennis. E chi non può credervi, la prenda come una ricca allegoria dell’ignoto.

Indistruttibilità dell’essere

La morte è un argomento difficile, specie per una cultura come la nostra, che fa della morte un mero decesso biologico, che spinge a evacuarne il senso, ad alienare l’uomo dal suo morire. Ognuno si pone di fronte alla morte come evento limite e teorico, che non lo riguarda personalmente. Sa razionalmente d’esser mortale, ma intimamente lo nega. La morte è qualcosa che riguarda gli altri. Solo gli altri muoiono – io non sono un altro – io non muoio. Questo rifiuto istintivo toglie valore alla vita stessa, diviene il viatico di un’esistenza banale e dimentica. Ma è in fondo il riflesso, lontano e deformato d’una verità. Perché v’è un altro sillogismo, latente nel profondo d’ogni uomo, che dice: l’essere non può morire – io sono – quindi io non posso morire. Del resto, sarebbe strano essere anime eterne e non saperlo.

Questo io sono è un’evidenza segreta e indimostrabile. Non ci serve la testimonianza di nessuno. Se rientrassimo in noi stessi – nuotando contro la corrente del pensiero dominante – vedremmo che la vita è il tocco dell’essere e che il corpo è solo lo strumento con cui il sé si esprime, un mezzo e insieme un limite che comprime la coscienza entro strutture biologiche. Tutto ciò che esiste occupa uno spazio. Ma non è difficile capire che questa coscienza non è in nessun luogo. E dunque, come dell’anima di cui parla Eraclito, non possiamo trovarne i confini. Tuttavia, la coscienza è sempre associata a organi e funzioni. Quindi, finché dimora in un corpo terreno, può percepire la realtà solo per quel tanto che un cervello umano ne può cogliere. Non è perciò impossibile che, svincolata dai suoi limiti fisici, faccia esperienza di un aldilà, forse attraverso gli organi di un corpo più sottile.

Qualcuno ha sottolineato le coincidenze delle NDE col Bardo Thodol, Libro Tibetano dei morti, dove la casistica del dopo-morte è ampiamente trattata. Ma anche nella storia occidentale, fin dall’antichità, abbiamo testimonianze di mistici che escono dal proprio corpo (“l’anima, spogliatasi della carne, cominciò a contemplare il suo corpo che giaceva immoto sul letto”, scrive Alpais di Cudot, mistica del XII secolo) e comunicano con esseri ultraterreni, vedono cose sorprendenti, attingono a una conoscenza divina. Rapiti in cielo, assorbiti in una luce e in un amore ineffabili. Come se il mistico anticipasse, nella sua estasi, l’esperienza della morte.

Sappiamo che da sempre la dimensione mistica si scontra con l’impotenza delle parole. Così, anche chi ha una NDE incontra difficoltà nel tradurla in concetti umani. Si svolge in un regno dove non valgono più le nostre leggi di tempo e di spazio né i nostri automatismi logici, dove l’intelligenza si allarga, i sensi sembrano acuirsi e intensificarsi. Così, alcuni narrano di indicibili policromie e iridescenze, profumi inebrianti, musiche celestiali, giardini e paesaggi meravigliosi, sorta di Campi Elisi. Tutto si direbbe circonfuso di un’aura primaverile, di dolci brezze. La coscienza è colpita da una bellezza oltremondana che appaga il suo senso estetico più pienamente di ogni bellezza terrena. Ogni cosa sembra emanare un fluido risanante e riparatore. Il buono e il bello si fondono in uno stato di grazia. Anche la sete di conoscenza sembra abbeverarsi in solenni edifici simili a scuole o biblioteche in cui è raccolta ogni forma di scibile. Alcuni  contemplano l’universo, con le sue stelle, le sue galassie, le sue strutture matematiche, ne intuiscono la fonte soprannaturale. A volte hanno premonizioni o rivelazioni sul futuro, visitano epoche remote, vedono antiche civiltà (“l’anima mia si eleva fino all’altezza del firmamento, in aure mutevoli e diverse, e si estende a popolazioni molteplici, in spazi e paesi amplissimi e lontani da me” scrive Hildegard).

La stessa sfera affettiva pare dilatarsi. L’anima non solo ritrova coloro che ha amato (“è impossibile che la morte cancelli dal cuore quello che l’amore vi ha impresso” diceva Angela da Foligno) ma fa anche conoscenza di esseri luminosi – sorta di tutori e maestri che qualcuno definisce angeli o spiriti guida – che la accolgono e la accompagnano, figure sprigionanti amore e comprensione. Fin qui, tutto coincide con ciò che diremmo ‘paradisiaco’. Più rare, ma non meno significative, sono le visioni di ripugnanti figure demoniache, laghi di fuoco, abissi spaventosi in cui brulicano anime cieche e straziate, o altre situazioni ‘infernali’.

È facile supporre che queste descrizioni riflettano gli sfondi culturali, religiosi e immaginativi dei soggetti coinvolti. Se vediamo qualcosa di anomalo o di incomprensibile siamo infatti inclini a ricondurlo entro modelli a noi noti. Come potrebbe un uomo primitivo che vedesse un aereo o un computer descriverli ai suoi simili? Il confine tra un ‘fatto obiettivo’ e la sua ‘interpretazione’ è labile. Questa non è un’obiezione alla sincerità di tali esperienze. È però plausibile che tali rappresentazioni siano trasposizioni su un piano corporeo di realtà immateriali e forse intraducibili, e non vadano prese rigidamente alla lettera.

Un identico cielo può apparire diverso a molteplici occhi. Come dice Dionigi, “è impossibile che il raggio divino brilli per noi altrimenti che avvolto da molteplici veli”. Non sappiamo quali di questi veli la morte sollevi e se altri ne cali su di noi. E la memoria, una volta rientrata nella coscienza fisica e rimessi i suoi vecchi abiti, potrebbe anche alterare involontariamente i dati della sua esperienza nell’aldilà. Tuttavia, questi argomenti han poco peso di fronte alla massiccia sistematicità dei racconti e alle loro regolari consonanze.

Invariabili del morire

Volendo tracciare un canovaccio delle NDE e dei suoi elementi costanti, occorre senz’altro partire dall’uscita dell’io dal corpo fisico al momento della morte (“come una mano si sfila dal guanto” dice la Bhagavad Gita). L’anima – o ‘corpo eterico’ – si ritrova a fluttuare nell’aria, vede e ode le altre persone, percepisce i loro pensieri, le loro emozioni, cerca di comunicare con loro, ma esse non vedono e non sentono lei. Scopre di possedere una forma eterea, che può attraversare i solidi, volare, muoversi nello spazio alla velocità del pensiero. Questa separazione dello psichico dal fisico sembra confermare il sostanziale dualismo sostenuto anche da alcuni studiosi del cervello, cioè l’idea che corpo e mente sono entità distinte, benché connesse, e che la coscienza non è materia neurologica.

Ricorrente è anche l’esperienza di un tunnel attraverso il quale l’anima pare scivolare rapidamente dalla dimensione terrena a quella ultraterrena e al fondo del quale brilla una luce. Secondo gli scettici, il tunnel sarebbe una reviviscenza postuma dell’utero materno da cui si esce al momento della nascita, o effetto di una contrazione pupillare. La luce lontana dipenderebbe invece dall’illuminazione dell’ambiente, lampade, riflessi ecc. Direi che possiamo tranquillamente ignorare simili farfugliamenti (una volta esisteva una scienza ermetica, oggi purtroppo ve n’è una emetica).

Alcuni, non molti, vengono attirati in una zona grigia, desolante e angosciosa, in cui vedono frotte di ombre trascinarsi in un’esistenza larvale, incombere come immateriali vampiri sui corpi viventi, assetate ancora di esperienze terrene, in preda a parossismi di disperazione e di collera per l’incapacità di godere di quei piaceri di cui la morte li ha privati. Succede talvolta che tali spettri sfoghino la loro impotenza maligna sul nuovo arrivato o cerchino di aggregarlo alla loro compagnia di sventura. Risolutivo, in questi casi, sembra essere il potere della preghiera o l’intervento di entità benigne, forti e protettive, che disperdono i fantasmi e conducono l’anima nella sua vera dimora.

Un leit-motiv frequente, e assai più rasserenante, è il senso di ritorno a casa provocato dal morire. “I fiumi ritornano al luogo da dove sono nati”. Così, l’anima, alla morte del corpo, par ritrovare il suo habitat naturale, rientrare in patria dopo un esilio più o meno lungo. Alcuni, pur restando consapevoli, godono di uno sperdimento cullante, assoluta pace vuota di immagini. Altri si sentono beatamente sospesi in una tenebra divina (“vidi Dio in una tenebra … perché egli è un bene più grande di quanto si possa pensare o capire” dice ancora Angela da Foligno) o godono di visioni beatifiche. Ognuno secondo le sue possibilità attinge qualcosa di eterno e infinito.

È una sensazione di totale benessere e libertà, tanto che nessuno vorrebbe più regredire alla claustrofobica dimensione terrena. Anche il ricordo dei figli, del coniuge, delle persone più care, sembra scivolare nella dimenticanza, senza far nascere alcuna nostalgia. Rientrare nel corpo non è quasi mai una scelta spontanea, ma l’adempimento di un dovere, obbedienza a un’autorità tenera e inflessibile insieme. Tutti descrivono la rianimazione, l’esser trascinati indietro, come un’esperienza penosa. Questo però non implica una svalutazione gnostica della fisicità. Il corpo non è visto come prigione dell’anima. Non è neppure il “frate asino”, da bastonare e mortificare. Appare piuttosto lo strumento di cui l’anima dispone per compiere il suo viaggio terreno, sorta di interfaccia tra lo spirito e il mondo, riflesso psicosomatico di entrambi.

Bisognerà dunque vedere cosa l’anima ha fatto di questo strumento, quali suoni ne ha tratto. E difatti la maggioranza delle NDE riferisce di una sorta di anamnesi rituale, prammatico esame della vita passata, cui bisogna sottoporsi par quasi per burocratica necessità, come nel Libro egiziano dei morti si pesa il cuore del defunto. L’anima rivede fatti, pensieri, sentimenti spesso completamente dimenticati, e diviene consapevole delle loro conseguenze. Ancor più, prova in sé quello che i suoi comportamenti hanno causato in altre creature viventi. Quindi, se ha fatto del male a qualcuno ne sentirà la sofferenza, anzi la avvertirà in forma immensamente amplificata, perché è nuda, spogliata di ogni armatura protettiva. Per alcuni è un momento di grande sofferenza, di interiori lacerazioni.

Questo giudizio postumo che l’anima dà di sé stessa pone una questione cruciale. Noi pensiamo che l’universo sia retto da leggi fisiche. Qui invece ci vien detto che non solo la nostra vita ma lo svolgersi dell’intera vicenda cosmica è regolata da un’etica trascendente, e da un sistema retributivo – lo si chiami karma, contrappasso, giudizio divino – che ripaga ognuno con la sua stessa moneta. Ogni nostro minimo atto ci ritorna come un’eco, moltiplicato. Saremmo quindi particelle di un universo morale, alla cui base non v’è una rotazione di protoni e di elettroni ma una fisica del bene e del male.

Una questione controversa riguarda la metempsicosi, concetto naturale per una mente orientale ma che mal si concilia coi dogmi della nostra educazione religiosa. Durante la NDE alcuni hanno visioni delle loro vite passate, anche remote, e viene loro mostrato come l’anima debba passare attraverso varie nascite, morti e rinascite, in un incessante processo di apprendimento e purificazione. Il tunnel che si attraversa dopo la morte è detto esser lo stesso che si ripercorrerà in senso contrario per rientrare in un utero materno. E pare sia l’anima stessa a decidere, prima di reincarnarsi, quale sarà la sua missione, il suo compito nella vita, a definire una sorta di progetto esistenziale che spesso verrà drammaticamente dimenticato e tradito.

La reincarnazione è una dottrina basilare in molte culture, benché nelle stesse filosofie orientali  l’idea di una continuità personale tra vita e vita presenti aspetti controversi. Questa difficoltà è ovviamente inevitabile in quelle dottrine che negano l’esistenza di un sé personale, o atman. La NDE sembra tuttavia avvalorare un concetto popolare di trasmigrazione, dimostrando come l’anima sia un’entità distinta dal corpo fisico, dal quale può sia uscire che entrare. È dunque plausibile che, a tempo debito, l’anima si possa introdurre in un nuovo embrione e rinascere. Secondo le antiche teorie buddhiste, è l’atto sessuale che attira e trascina l’anima nel grembo femminile. Francamente, non so come questa idea si possa armonizzare con lo sviluppo delle nuove tecnologie fecondative, con feti prodotti in laboratorio, magari congelati e impiantati artificialmente in un utero (che forse diventerà meccanico).

Accettare la reincarnazione significa dissolvere il nostro senso di una costante identità corporea (o forse dovremmo definirlo il nostro miraggio, dato che le cellule del corpo muoiono e rinascono in continuazione). Potremmo però ammettere la continuità di un “corpo spirituale”, per usare l’espressione paolina. L’ipotesi di un progetto vitale che l’anima elaborerebbe prima di riprendere forme fisiche, assommato all’influsso delle sue esistenze pregresse, con il loro retaggio karmico, spiegherebbe ciò che comunemente chiamiamo ‘destino’ o casualità. Non saremmo costretti ad attribuire disuguaglianze di vario tipo all’arbitrio di una natura ingiusta o di una cieca fortuna. Ma forse è meglio dubitarne. Chissà che il dubbio non sia una regola del gioco.

La luce vivificante

Il ogni caso, cuore delle NDE mi pare l’incontro con la Luce, da tutti descritto come esperienza di immersione beatifica in un amore incondizionato (“son così posta e sommersa nella fonte del suo immenso amore”, dice Caterina da Genova delle sue estasi). Questo splendore caldo, avvolgente, assume a volte forma umana, a volte quella di globo o caligine, nube lucente. In certi casi ha natura particolare, come nel caso dei cosiddetti angeli, in altri è un oceano luminoso, un Sole spirituale. Ogni cosa, dall’atomo alla stella, ogni realtà fisica o spirituale, sembra una sua emanazione. Si ha qui l’impressione di toccare il ne plus ultra di ogni possibile conoscenza.

Qual è la natura propria di questa luce? Una volta ancora si è costretti a parlar per metafore e approssimazioni. È “abisso della chiarità” nel quale l’anima è inghiottita, per usare le parole dello Pseudo-Agostino. Per Dionigi è “raggio sovrannaturale”. Non è una luce fisica, ci vien detto. È viva, pulsante, intelligente, e non ha altra fonte che sé stessa. “La luce è una sola, e quella luce è coscienza … ed è la vera natura di Shiva. Quella luce nel suo splendore non dipende da null’altro che da sé stessa”, scrive Abhinavagupta, filosofo tantrico del X secolo.

La dialettica tra la Luce e lo sguardo varia nelle NDE secondo i casi. La luminosità è ora sentita come una realtà esterna e indipendente dal soggetto, ora come un’effusione della sua interiorità. Nel primo caso permane una separazione, nel secondo il soggetto confluisce nella luce, in una crasi ontologica. Alcuni sembrerebbero convalidare la formula di Meister Eckhart, secondo cui “l‘occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede”. Vedere Dio ed essere Dio coincidono. Altri ricordano il Prologo di Giovanni: “la luce risplende nelle tenebre”. La tenebra è complemento della luce come l’ignoranza lo è della sapienza, è infatti il buio a permettere che la luce brilli. Questa necessaria oscurità è secondo me la superficie opaca dell’io, che riceve la luce e ne viene illuminata. Questa rifrazione produce un’espansione della coscienza individuale, la rischiara. L’io, tuttavia, è libero di non accogliere la luce, di chiudersi nella sua natura oscura, infera.

Un altro aspetto essenziale è l’identità tra Luce e verità. Essa è quindi una via di conoscenza e di perfezione intellettuale. Ma è anche forza da cui emana spontaneamente e incessantemente il tutto, matrice e cibo della vita. Alcuni identificano questo bagliore immateriale col Cristo, col mistero trinitario, col Logos. Ma, più che farne argomento metafisico, coloro che contemplano la Luce la vivono in sé come esperienza di amore assoluto, un abbraccio che li colma di ineffabile pace e felicità. Direbbe Agostino che “esperimentano la dolcezza delle cose divine”.

Presi nell’amplesso spirituale, vedono che la vita non nasce da una serie di casuali reazioni fisico-chimiche ma da questo amore sorgivo, il cui fine è la beatitudine. “Vi dico queste cose perché la vostra gioia sia completa”. Ma non può esservi gioia dove non c’è amore, né gioia completa dove non vi sia un amore perfetto. Dio è Colui che ti cerca e che vuol essere amato. Perciò Gesù incalza Pietro: “tu mi ami?”, “tu mi ami?”. Il verbo che usa, agapáō, è la traduzione greca di un ebraico‘ahàv, dall’aramaico chàv che significa “accendersi, prendere fuoco”. “Chi è vicino a me è vicino al fuoco” dice Cristo nel vangelo di Tommaso. L’intero cosmo, immensa sfera pulsante di indistruttibile coscienza, appare dunque il fiammeggiare di un impulso creativo in cui conoscenza e amore sono inseparabili, come luce e calore nel fuoco.

Si può pensare che identificare la Luce con Dio, con tutto ciò che questo termine comporta, soddisfi un preconcetto religioso. Anche ‘amore’ è un termine ambiguo, che evoca un ampio, eterogeneo spettro di associazioni. Potremmo forse tradurlo con ‘compassione’ o ‘empatia’, emarginando quegli aspetti erotici e sessuali che non sempre implicano cura e affetto dell’altro.  È ancora una volta un problema di parole. In realtà, la luce rappresenta un Mistero incomunicabile, “al di là dell’essere, del divino, del bene”, citando Dionigi. La si potrebbe credere nella sua essenza incomprensibile, e pensare che si riveli ad alcuni come Persona, ad altri come Idea, Forza o Vuoto fecondo, secondo le loro inclinazioni soggettive.

Ma in sostanza, indipendentemente dal fatto che prima della NDE fosse ateo, agnostico o bigotto, ognuno sperimenta in Sua presenza un puro, illimitato, indefettibile Amore. In Lei non v’è né giudizio né condanna. Non si acciglia di fronte alle debolezze umane ma le comprende, a volte ne sorride. Questo Oltre-divino che tutto perdona, tutto ama, anche i peggiori criminali, può deludere chi crede in un Dio maestoso e terribile, Dio degli eserciti, vendicativo e giustiziere. Inoltre, come conciliare tale infinita misericordia con le moltitudini di anime che vediamo scontare nell’aldilà pene spaventose? Alcuni credono che siano tormentate dalle loro stesse passioni, condannate dal loro rifiuto dell’amore divino. Del resto, se si ammette che certe patologie del corpo fisico, anche gravi, dolorose e mortali, abbiano origine in inconsci conflitti, a maggior ragione è concepibile che coscienze incorporee si auto-torturino, ostinate nel male, recalcitranti davanti alla medicina del perdono.

Carattere epifanico della morte

Dice Hildegard di Bingen che la visione mistica non insegna a parlar da filosofi. Le parole ispirate non sono umane, ma somiglianti “a una fiamma che oscilla”. Qualcuno cerca nelle NDE risposte teologiche o la conferma di posizioni confessionali o dogmatiche. Volendo vi potremmo trovare un’escatologia comune, un’apologetica dell’amore come destino ultimo dell’universo. Ma in una prospettiva ultraterrena pare non esistano religioni migliori di altre. Vengono considerate vie per avvicinarsi a Dio, alla Verità. Hanno valore strumentale, come la zattera usata per traghettarsi all’altra riva e poi abbandonata, secondo la nota metafora buddhista. Questo può certo dispiacere a chi trova nell’essere cristiano, induista o maomettano motivo di distinzione e superiorità.

Le NDE presentano una sorta di trascendente unità delle religioni, distillazione e semplificazione delle varie dottrine. Il loro messaggio ce ne dà una sintesi, un promemoria: siamo esseri liberi, spirituali ed eterni, la cui essenza è amore. Non siamo macchine o prodotti di un’evoluzione senz’anima; ogni forma secolare deve intonarsi alla volontà divina; scopo della vita non è sopravvivere, fare carriera o arricchirsi ma coltivare compassione e saggezza. E la morte non esiste. Cose già dette, che già sapevamo, ma che il mondo ci fa dimenticare.

Perciò i casi di NDE sembrano costituire un’aurorale epifania dello spirito. Invitano l’uomo a uscire dal suo soffocante immanentismo e riaprire un dialogo vivente con Dio, con l’oltremondano. Son parte di quei segni per ora minimi, seminali, quasi inavvertibili, dell’avvicinarsi di un’alba che dissiperà la tenebra del vecchio mondo. L’uomo di oggi ha bisogno d’una nuova rivelazione, di una metanoia che lo salvi dalle sue febbri vaneggianti, dalla totale alienazione e dall’autodistruzione. Lo spirito cerca dunque di parlargli ancora, di ricordargli antiche verità, ma la nostra epoca non favorisce certo il nascere di maestri e di profeti. Quindi si serve di morti, persone portate di là, istruite e rimandate di qua come stupefatti protagonisti di una abduction metafisica.

È forse un tentativo di curare le nostre follie. Forse ci vuol dire che il transumano verso cui tendere non è fatto di mostri bio-meccanici, dei deliri del Metaverso o della polisessualità, ma è un umano che realizza la sua interiore trascendenza. Insegnare che in ognuno di noi c’è un valore che tende all’infinito, che vuol esprimersi in forme sempre più compiute. Perciò non addita nel morire una fine ma uno sconfinato procedere. Non v’è alcun “essere per la morte”. Nulla può morire, ovvero, solo il nulla può cessare d’esistere, come svanisce un miraggio. Nascita e morte sono solo il battere e il levare di una vibrazione ritmica, sistole e diastole di un incessante flusso vitale. Un ampliarsi e un rinnovarsi inesauribile della visione, una tensione fra l’abisso luminoso che è in noi e le zone buie della nostra immanenza, attrito da cui sprizza ogni fiamma creativa. Ora l’essere si restringe in una forma corporea, si fa nervi e sangue, ora si dilata nel respiro dell’anima liberata dalla carne. È un’alternanza di contrazioni ed espansioni, ruota samsarica che attende forse un definitivo nirvana, quella dissoluzione d’ogni vincolo che rende la meditazione della morte meditazione della libertà.

Esiste dunque un’inscindibile solidarietà tra cose ultime e cose prime. E questo legame si manifesta nel pensiero rammemorante dell’essere. L’uomo non può chiudersi in un orizzonte finito senza perdere la sua umanità. Si è detto che la civiltà contemporanea congiura contro il silenzio e il raccoglimento. È vero, ma io direi anche che tesse trame oscure a danno della memoria. Non intendo semplicemente la memoria storica dei fatti, ma il ricordo di sé. La società produce in noi un’esiziale amnesia dell’essere, impigliandoci in una rete di apparenze, di realtà esteriori. Allora, solo morendo puoi ricordare. Il memento mori diventa un memento vivere. Non perché un retorico sensus finis ci permetta di godere più voluttuosamente dei piaceri della vita. Non v’è alcun bisogno di stimolare un simile edonismo. È piuttosto un richiamo alla serietà della vita: ricordati che sei eterno e che devi vivere secondo la dignità del tuo spirito.

L’uomo contemporaneo, tecnologico, è condannato a un vivere nella dimenticanza, a un’esistere la cui memoria è delegata ad algoritmi, a processori elettronici o a meccaniche informazioni neuronali. Ma i ricordi non sono semplici archivi, sono pulsazioni di una coscienza vivente, messaggeri di immortalità. L’anima accoglie in sé fatti mortali e li impregna di una sostanza ideale, immune al morire. Così, tutto – volti, affetti, dolori –  sopravvive in lei. Non è solo flusso di rievocazioni coscienti, è il formarsi di un centro, di un cuore che è continuità personale di memorie e di attese. “Io sono stato – io sono – io sarò”, certezza silenziosa che si incarna in Questo, ma affonda le sue radici in Quello da cui eternamente rinasce.

 

Robot con la coscienza? L’ultima sfida dello scientismo contemporaneo

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/02/13/robot-con-la-coscienza-lultima-sfida-dello-scientismo-contemporaneo/

L’INGEGNERIA SOCIALE È UN PILASTRO ESSENZIALE DELLA METAPOLITICA DELL’OPEN SOCIETY DI GEORGE SOROS

Tutti concordano sul fatto che stiamo vivendo un periodo di cambiamenti epocali, sul piano economico e politico, ma soprattutto sul piano sociale ed antropologico. Non si tratta di mutamenti fisiologici, dovuti al progresso o a naturali processi di trasformazione delle abitudini e del sentire comune. E’ un progetto che viene prodotto nei circoli delle élites sovranazionali da persone che hanno un nome ed un cognome nonché un fine, che è fatto di arricchimento e potere. Tale programma ha un nome: “società aperta”. Il padre nobile è Karl Popper, che inizia ad elaborare il suo pensiero negli anni quaranta del secolo scorso.

Secondo Popper, nelle società aperte, si presume che il governo sia sensibile e tollerante, i meccanismi politici trasparenti e flessibili al cambiamento, permettendo a tutti di partecipare ai processi decisionali. Nella convinzione che l’ umanità non disponga di verità assolute, ma solo approssimazioni, la società dovrebbe dare così massima libertà di espressione ai suoi individui e l’autoritarismo non è giustificato. Egli sostenne che solo la democrazia liberale offrirebbe un meccanismo istituzionale per evolvere ed essere riformata o subire cambi di potere senza il bisogno di spargimenti di sangue.

Il miliardario e attivista politico George Soros, autodefinitosi discepolo di Popper, sostiene che l’uso sofisticato di tecniche persuasive ed ingannevoli come la moderna pubblicità e le scienze cognitive, attuato da politici come Frank Luntz e Karl Rove, ponga dubbi sulla originale concezione popperiana di società aperta. Poiché la percezione della realtà dell’elettorato può essere facilmente manipolata, il discorso politico democratico non porta necessariamente ad una migliore comprensione della realtà.

Soros sostiene che, oltre alla separazione dei poteri, libertà di espressione e di pensiero, è necessario anche rendere esplicita una forte devozione alla ricerca scientifica della verità. L’ingegneria sociale diviene un pilastro essenziale della metapolitica dell’Open Society di Soros, attraverso, soprattutto, l’influenza di Popper, dell’antropologo e psicologo Gregory Bateson, padre della cibernetica. Con essa si inseriscono il controllo mentale e la riprogrammazione psicosociale delle masse.

Lo scrittore Lucien Cerise diede questa definizione di ingegneria sociale: “è il nome dato ad un approccio interventista e meccanicista dei fenomeni sociali. Si tratta di lavorare alla trasformazione della società come se si trattasse di un edificio, di un’architettura, facendo ad esempio “demolizioni controllate”, o utilizzando una sorta di “caos controllato” per provocare cambiamenti che altrimenti non si produrrebbero da soli. […] L’ingegneria sociale è la trasformazione furtiva e metodica dei soggetti sociali (individui o gruppi).” Di fronte ad un programma così inquietante, che include l’intelligenza artificiale ed annulla l’anima con la religione, azzerando il pensiero e demandando tutto alle macchine, mi sono imbattuto in un articolo di Giorgia Audiello su l’Avanti.it del 10/02/2023, dal titolo: “Robot con la coscienza? L’ultima sfida del razionalismo scientista”.

Esordisce la giornalista: “Indagare, simulare e “creare” la coscienza attraverso la robotica: è l’ultima frontiera del culto del progresso tecno-scientifico materialista e meccanicista che pervade la modernità.

Tentare di conferire autocoscienza alle macchine è il paradosso più estremo del razionalismo positivista che vorrebbe ridurre il pensiero – compresi la creatività, le emozioni e la sensibilità – a mero processo meccanico attraverso l’uso di algoritmi e deep learning.

L’obiettivo è conferire alle macchine autocoscienza per mezzo di quella che viene chiamata auto-simulazione artificiale e arrivare utopisticamente alle “macchine coscienti”: una contraddizione in termini in quanto macchina e coscienza risultano di per se stesse incompatibili, essendo la prima materiale e programmata e la seconda – in quanto collegata al pensiero e all’anima – immateriale e, per questo, sommamente libera e non programmabile.

Se indagare i grandi misteri della vita, dell’universo e della coscienza è da sempre oggetto della filosofia, oggi è diventato soprattutto interesse dell’ingegneria, delle neuroscienze e della biochimica, poiché esse cercano il modo di riprodurre questi processi artificialmente in un impulso prometeico che porta l’uomo non solo a voler dominare la realtà, ma direttamente a crearla, nella velleitaria illusione di dimostrare – attraverso la tecno-scienza – che non vi sono “misteri” e che tutto è riducibile a leggi meccaniche e materiali, compresa la vita stessa.

È quanto afferma implicitamente Hod Lipson, ingegnere meccanico che dirige il Creative Machines Lab alla Columbia University con lo scopo di creare macchine dotate di autocoscienza. Con riferimento a quest’ultima, Lipson ha affermato che «è quasi una delle grandi domande senza risposta, al pari dell’origine della vita e dell’origine dell’universo. Cos’è la sensibilità, la creatività? Cosa sono le emozioni? Vogliamo capire cosa significa essere umani, ma vogliamo anche capire cosa serve per creare queste cose artificialmente».

Conclude, a ragione, la Audiello: “Se da un lato, dunque, si assiste sempre più al tentativo di snaturare l’uomo riducendolo a meri processi biochimici, dall’altro, paradossalmente, vi è la volontà di attribuire caratteristiche intrinsecamente umane come la coscienza alle macchine, nella vana illusione di elevare l’uomo al rango di “creatore”. Tuttavia, questa volontà di potenza che ha a che fare con l’orgoglio umano di imitare goffamente “Dio”, non solo rischia di allontanare sempre più l’uomo dalla comprensione di concetti che sono già stati indagati profondamente e magistralmente dalla filosofia antica, ma anche di alterare e mettere a rischio la libertà umana sempre più in balia del controllo digitale e dell’IA che può dare vita ad un vero e proprio reticolato di sorveglianza ineludibile, rendendo l’umano schiavo delle sue stesse “creazioni””.

La Vita avanza negli Usa ed in Spagna

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Segnalazione Corrispondenza Romana

di Mauro Faverzani

La Corte d’Appello federale, negli Stati Uniti, ha bloccato definitivamente le controverse leggi volute su mandato dello stesso presidente americano Joe Biden, per costringere i medici cristiani a praticare gli aborti ed interventi chirurgici di transizione sessuale, contro la propria coscienza ed annullando una norma di segno esattamente opposto varata a suo tempo dall’amministrazione Trump. Ciò – è stato notato dai giudici – viola la legge federale, che tutela la libertà religiosa.

I funzionari del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani vorrebbero obbligare i sanitari di strutture religiose no-profit for-profit ad eseguire operazioni, nonché a porre in atto procedure, consulenze e trattamenti, mirati ad alterare il sesso biologico dei pazienti, nonché ad uccidere i figli nel grembo materno. Vasto il dissenso scoppiato evidentemente tra i sanitari, decisi a fermare tali provvedimenti liberticidi.

A fronte di una vittoria, altri scenari foschi si addensano all’orizzonte, come il tentativo posto in essere dalla Commissione americana per le pari opportunità e per l’Impiego, che, applicando in modo errato il Titolo VII della normativa sulla discriminazione sessuale, vorrebbe obbligare i datori di lavoro di enti religiosi a pagare ai propri dipendenti la copertura assicurativa necessaria per aborti ed interventi di transizione sessuale, ricorrendo anche all’antilingua e quindi rimpiazzando il termine «sesso» con quello, molto diverso, di «genere», come tristemente avvenuto in Europa. Insomma, non essendoci arrivati in un modo, da irriducibili coerenti, cercano di arrivarci nell’altro, ma v’è da auspicare che anche questo ennesimo tentativo venga azzerato.

Intanto, il Consiglio Superiore della Magistratura spagnolo ha messo in guardia: togliere l’obbligo del consenso dei genitori dalla scelta, compiuta da sedicenni e diciassettenni, di abortire – come previsto nel progetto di riforma della legge di merito, presentato dal ministro dell’Uguaglianza Irene Montero, esponente di Podemos – va contro la Costituzione, poiché si scontra con l’obbligo del padre e della madre di svolgere «funzioni inerenti alla potestà genitoriale», come previsto dall’art. 154 del Codice Civile. Della questione, comunque, il Consiglio discuterà in sessione plenaria il prossimo 22 dicembre: il parere dell’organo giudiziario è obbligatorio, ma non vincolante.

Intanto, lo scorso 8 dicembre, nonostante le minacce di azioni legali giunte dalla galassia pro-choice,la Contea di Lea, nel Nuovo Messico, ha approvato all’unanimità un’ordinanza relativa alla costituzione di una «Città-santuario per i non nati». È stata la prima iniziativa del genere negli Stati Uniti, come ricavato da Mark Lee Dickson, direttore di Right to Life of East Texas, ma un’altra sessantina di città ha già fatto altrettanto e molte altre sono pronte a provvedere entro l’inverno. Risoluzioni a favore della vita, benché non formulate quali leggi vincolanti, sono state approvate, inoltre, in Arkansas e nella Carolina del Nord.

A seguito di tale ordinanza, Whole Woman’s Health,catena di cliniche abortiste, ha deciso di non trasferirsi nella Contea di Lea, facendo saltare l’accordo immobiliare raggiunto. Si tenga presente che Whole Woman’s Health è una presenza molto strutturata, già presente in altre zone del Nuovo Messico: assicura l’organizzazione di aborti entro 24 ore e l’invio di pillole abortive per posta. Se questa volta ha rinunciato, è perché evidentemente ha intuito non esservi a Lea l’humus adatto per insediarsi. Da quando il Texas, con la legge sul battito cardiaco, ha limitato l’accesso all’aborto, l’industria pro-choice ha dirottato la propria utenza verso le città di confine del Nuovo Messico – come Lea per l’appunto -, potendo in questo Stato uccidere i figli in grembo senza particolari restrizioni. Ma l’iniziativa delle «Città-santuario per i non nati» sposta di nuovo l’attenzione verso la vita e, di conseguenza, verso le responsabilità intrinseche di chi la voglia spegnere. Sarebbe bello che tale iniziativa potesse essere assunta anche all’estero, magari anche in Italia.

Bambini trans? È diabolico!

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Segnalazione di Pro Vita & Famiglia

di Jacopo Coghe

il fenomeno della “carriera alias” sta letteralmente esplodendo in Italia, nell’indifferenza generale.

È chiaro che la missione di risvegliare le coscienze su questo abuso giuridico e ideologico spetta a noi.

Le associazioni LGBTQIA* stanno convincendo sempre più scuole ad approvare la “carriera alias” per trattare alunni e studenti non come maschi o femmine ma in base a come loro dicono di “percepirsi”.

Di conseguenza, vengono inaugurati appositi “bagni neutri” dove non conta il sesso degli alunni. Anche l’accesso agli spogliatoi diventa “libero”, a prescindere dal sesso.

È di pochi giorni fa la sconvolgente notizia della prima scuola ELEMENTARE ad aver introdotto la carriera alias (a Manfredonia, in Puglia).

Circolo Cattolico, stiamo parlando di bambini tra 6 e 12 anni spinti verso la transessualità. È diabolico, non so come altro definirlo.

Per denunciare questa deriva abbiamo organizzato manifestazioni e flash-mob, conferenze stampa, commissionato sondaggi, riempito città di manifesti e camion-vela, scritto articoli e fatto interviste, invaso i social network con video e immagini virali, protestato con istituzioni e autorità, diramato comunicati stampa e costretto i media a parlare di noi e della carriera alias…

Abbiamo fatto talmente tanto che ne ha parlato persino il Tg3 nazionale (foto), raggiungendo milioni di italiani.

Abbiamo fatto tanto, è vero. Ma non basta, dobbiamo assolutamente aumentare il numero e la potenza mediatica delle nostre iniziative.

Dobbiamo farlo proprio ora che il Governo e il Ministro dell’Istruzione sono più orientati ad ascoltarci.

L’arrivo della carriera alias in una scuola elementare esige da noi un aumento immediato del numero e della potenza delle nostre iniziative.

Puoi aiutarmi ad aumentare le azioni di denuncia, protesta e informazione con una donazione di 10 euro o 5 euro, o di quanto puoi oggi? Dobbiamo insistere ORA per bloccare la diffusione della CARRIERA ALIAS nelle scuole!

Se preferisci, puoi donare con bollettino postale o bonifico bancario usando i dati che trovi alla fine di questa mail

Con la tua donazione mi aiuterai a realizzare i prossimi passi di questa campagna fondamentale, come:

> Preparare con un team di giuristi e psicologi un documento specifico sulla carriera alias da inviare a tutti i parlamentari, perché sappiano cosa sta accadendo
> Produrre un breve e chiarissimo video da diffondere via WhatsApp e altri social network per avvisare più genitori possibili su questo fenomeno
> Organizzare convegni e webinar per formare i genitori e aiutarli a capire come comportarsi se succede nelle scuole dei loro figli
> Preparare un dossier specifico per il nuovo Ministro dell’Istruzione, da incontrare in un appuntamento urgente che sto già chiedendo di poter avere
> Inviare diffide e denunce alle scuole che introducono la carriera alias violando la legge
> Continuare a denunciare il fenomeno sui media con articoli, interviste e comunicati stampa
> Organizzare banchetti e volantinaggi nelle piazze e per le strade
> Ristampare il vademecum per genitori protagonisti nelle scuole, andato esaurito in poche ore
> … e molto altro!

Ho l’obbligo di essere sincero: Pro Vita & Famiglia non dispone delle risorse per realizzare tutto ciò.

Le numerose iniziative messe in campo in tutta Italia nelle scorse settimane hanno ottenuto risultati enormi informando cittadini e genitori, ma inevitabilmente hanno prosciugato i fondi.

La nostra unica speranza sono le donazioni che riceviamo da chi, come te, condivide la nostra missione…

Ti posso chiedere di aiutarmi ad aumentare le iniziative contro questa deriva diabolica con una donazione di 10 euro, 5 euro o qualsiasi altra cifra tu ritenga opportuna per questa emergenza nazionale?

Se preferisci, puoi donare con bollettino postale o bonifico bancario usando i dati che trovi alla fine di questa mail

Tutto quello che abbiamo fatto finora contro la carriera alias e i progetti gender nelle scuole ci ha attirato l’odio viscerale delle associazioni LGBTQI* e dei comuni amministrati dalla sinistra.

Le nostre affissioni sono state vandalizzate e censurate, mentre sui nostri profili social siamo ricoperti di insulti, offese, bestemmie e minacce.

Battersi per la verità e per il bene dei nostri figli e nipoti esige un prezzo, e io accetto di pagarlo.

Tutto quello che spero è di avere accanto a me, accanto a Pro Vita & Famiglia, sempre più cittadini che condividono le nostre battaglie.

Perché questa sfida epocale potremo vincerla solo con perseveranza, determinazione e, soprattutto, unità.

Per questo mi permetto di chiederti di unirti a me con una donazione di 10 euro, 5 euro o qualsiasi altra cifra che mi aiuti a portare avanti questa campagna.

Se preferisci, puoi donare con bollettino postale o bonifico bancario usando i dati che trovi alla fine di questa mail

Coraggio Circolo Cattolico, sono convinto che ci stiamo avvicinando alla vittoria di questa battaglia.

Ed è proprio ora che occorre unire ancor più le forze. Grazie mille del tuo coinvolgimento!

In alto i cuori,

Jacopo Coghe
Portavoce Pro Vita & Famiglia
P.S. Se preferisci donare con bollettino postale o bonifico bancario ecco i dati che ti servono:

– Bonifico bancario
Intestato a: Pro Vita e Famiglia Onlus
Banca: Intesa SanPaolo
Causale: Donazione novembre
IBAN:IT65 H030 6905 2451 0000 0000 348

– Bollettino postale
Intestato a: Pro Vita e Famiglia Onlus
Conto corrente:1 0 1 8 4 0 9 4 6 4

– Se vuoi donare immediatamente con Carta o PayPal ti basta solocliccare subito qui

La sottile linea rossa: dopo Kabul la NATO non può permettersi di perdere anche Kiev

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di Pepe Escobar

Fonte: Come Don Chisciotte

Cominciamo con il Pipelineistan. Quasi sette anni fa, avevo mostrato come la Siria fosse l’ultima guerra del Pipelineistan.

Damasco aveva rifiutato il progetto – americano – di un gasdotto Qatar-Turchia, a vantaggio di Iran-Iraq-Siria (per il quale era stato firmato un memorandum d’intesa).

Ne era seguita una feroce e concertata campagna “Assad deve andarsene”: la guerra per procura come strada per il cambio di regime. La situazione era peggiorata esponenzialmente con la strumentalizzazione dell’ISIS – un altro capitolo della guerra del terrore (corsivo mio). La Russia aveva bloccato l’ISIS, impedendo così un cambio di regime a Damasco. Il gasdotto favorito dall’Impero del Caos aveva morso la polvere.

Ora l’Impero si è finalmente vendicato, facendo esplodere i gasdotti esistenti – Nord Stream (NS) e Nord Steam 2 (NS2) – che trasportavano o stavano per trasportare il gas russo ad un importante concorrente economico dell’Impero: l’UE.

Ormai sappiamo tutti che la condotta B di NS2 non è stata bombardata, né perforata, ed è pronta a partire. Riparare le altre tre linee danneggiate non sarebbe un problema: una questione di due mesi, secondo gli ingegneri navali. L’acciaio dei Nord Stream è più spesso di quello delle navi moderne. Gazprom si è offerta di ripararle, a patto che gli Europei si comportino da adulti e accettino severe condizioni di sicurezza.

Sappiamo tutti che questo non accadrà. Nulla di tutto ciò viene discusso dai media della NATO. Ciò significa che il Piano A dei soliti sospetti rimane in vigore: creare una voluta carenza di gas naturale che porti alla deindustrializzazione dell’Europa, il tutto come parte del Grande Reset, ribattezzato “La Grande Narrazione.”

Nel frattempo, il Muppet Show dell’UE sta discutendo il nono pacchetto di sanzioni contro la Russia. La Svezia si rifiuta di condividere con la Russia i risultati della losca “indagine” intra-NATO su chi ha fatto esplodere i Nord Stream.

Alla Settimana dell’energia russa, il Presidente Putin ha riassunto i fatti.

L’Europa incolpa la Russia per l’affidabilità delle sue forniture energetiche, anche se riceveva l’intero volume acquistato in base a contratti fissi.

Gli “orchestratori degli attacchi terroristici del Nord Stream sono coloro che ne traggono profitto.”

La riparazione delle condotte del Nord Stream “avrebbe senso solo nel caso in cui ne fossero garantiti il funzionamento e la sicurezza.”

L’acquisto di gas sul mercato spot causerà una perdita di 300 miliardi di euro per l’Europa.

L’aumento dei prezzi dell’energia non è dovuto all’Operazione Militare Speciale (OMS), ma alle politiche dell’Occidente.

Tuttavia, lo spettacolo dei Dead Can Dance deve continuare. Mentre l’UE si vieta da sola di acquistare energia dalla Russia, l’eurocrazia di Bruxelles aumenta il suo debito con il casinò finanziario. I padroni imperiali ridono a crepapelle per questa forma di collettivismo, mentre continuano a trarre profitto utilizzando i mercati finanziari per saccheggiare e depredare intere nazioni.

Il che ci porta al punto cruciale: gli psicopatici straussiani/neo-conservatori che controllano la politica estera di Washington potrebbero – e la parola chiave è “potrebbero” – smettere di armare Kiev e avviare negoziati con Mosca solo dopo che i loro principali concorrenti industriali in Europa saranno falliti.

Ma anche questo non sarebbe sufficiente, perché uno dei principali mandati “invisibili” della NATO è quello di capitalizzare, con qualsiasi mezzo, le risorse alimentari della steppa pontico-caspica: stiamo parlando di 1 milione di km2 di produzione alimentare, dalla Bulgaria fino alla Russia.

Judo a Kharkov

La SMO si è rapidamente trasformata in una CTO (Counter-Terrorist Operation) “soft”, anche senza un annuncio ufficiale. L’approccio senza fronzoli del nuovo comandante generale con piena carta bianca dal Cremlino, il generale Surovikin, alias “Armageddon,” parla da sé.

Non c’è assolutamente nulla che indichi una sconfitta russa lungo gli oltre 1.000 km del fronte. La ritirata da Kharkov potrebbe essere stata un colpo da maestro: la prima fase di una mossa di judo che, ammantata di legalità, si è sviluppata in pieno dopo il bombardamento terroristico di Krymskiy Most – il ponte di Crimea.

Guardiamo alla ritirata da Kharkov come ad una trappola – come ad una finta dimostrazione di “debolezza” da parte di Mosca. Questo ha portato le forze di Kiev – in realtà i loro referenti della NATO – a gongolare per la “fuga” della Russia, ad abbandonare ogni cautela e a darsi da fare, avviando persino una spirale di terrore, dall’assassinio di Darya Dugina al tentativo di distruzione del Krymskiy Most.

In termini di opinione pubblica del Sud globale, è già stato stabilito che il Daily Morning Missile Show del generale Armageddon è una risposta legale (corsivo mio) ad uno Stato terrorista. Putin potrebbe aver sacrificato (solo per un po’) un pezzo della scacchiera – Kharkov: dopo tutto, il mandato dell’OMU non è quello di non perdere terreno, ma di smilitarizzare l’Ucraina.

Mosca ha persino vinto dopo Kharkov: tutto l’equipaggiamento militare ucraino accumulato nell’area è stato lanciato in continue offensive, con l’unico risultato di impegnare l’esercito russo in un tiro al bersaglio senza sosta.

E poi c’è il vero colpo di scena: Kharkov ha messo in moto una serie di mosse che hanno permesso a Putin di dare scacco matto, attraverso una CTO “soft”, ma pesante di missili, riducendo l’Occidente collettivo ad un branco di polli senza testa.

Parallelamente, i soliti sospetti continuano a girare senza sosta la loro nuova “narrativa” nucleare. Il Ministro degli Esteri Lavrov è stato costretto a ripetere ad nauseam che, secondo la dottrina nucleare russa, un attacco nucleare può avvenire solo in risposta ad un’offensiva “che metta in pericolo l’intera esistenza della Federazione Russa.”

L’obiettivo degli psicopatici assassini di Washington – nei loro sogni erotici – è quello di indurre Mosca ad usare le armi nucleari tattiche sul campo di battaglia. Questo è stato un altro fattore che aveva spinto ad affrettare i tempi dell’attacco terroristico al ponte di Crimea, dopo che i piani dell’intelligence britannica erano stati elaborati da mesi. Tutto ciò si è risolto in un nulla di fatto.

La macchina isterica della propaganda straussiana/neoconservatrice sta freneticamente, preventivamente, attaccando Putin: è “messo all’angolo,” sta “perdendo,” sta “diventando disperato” e quindi lancerà un’offensiva nucleare.

Non c’è da stupirsi che l’orologio del giorno del giudizio, creato dal Bulletin of the Atomic Scientists nel 1947, sia ora posizionato a soli 100 secondi dalla mezzanotte. Proprio “alle porte dell’Apocalisse.”

Ecco dove ci sta portando un gruppo di psicopatici americani.

La vita alle porte dell’Apocalisse

Mentre l’Impero del Caos, della Menzogna e del Saccheggio è pietrificato dal sorprendente doppio fallimento di un massiccio attacco economico/militare, Mosca si sta sistematicamente preparando per la prossima offensiva militare. Allo stato attuale, è chiaro che l’asse anglo-americano non negozierà. Non ci ha mai provato negli ultimi 8 anni e non ha intenzione di cambiare rotta adesso, nemmeno incitato da un coro angelico che va da Elon Musk a Papa Francesco.

Invece di fare come Tamerlano e accumulare una piramide di teschi ucraini, Putin ha invocato eoni di pazienza taoista per evitare soluzioni militari. Il Terrore sul ponte di Crimea potrebbe aver cambiato le carte in tavola. Ma i guanti di velluto non sono stati tolti del tutto: La routine aerea quotidiana del generale Armageddon può ancora essere vista come un avvertimento – relativamente educato. Anche nel suo ultimo, storico discorso, che conteneva un duro atto d’accusa contro l’Occidente, Putin ha chiarito di essere sempre aperto ai negoziati.

Tuttavia, Putin e il Consiglio di Sicurezza sanno bene perché gli Americani non possono negoziare. L’Ucraina sarà anche solo una pedina del loro gioco, ma è pur sempre uno dei nodi geopolitici chiave dell’Eurasia: chi la controlla, gode di una maggiore profondità strategica.

I Russi sanno bene che i soliti sospetti sono ossessionati dall’idea di mandare all’aria il complesso processo di integrazione dell’Eurasia, a partire dalla BRI cinese. Non c’è da stupirsi che importanti istanze di potere a Pechino siano “a disagio” con la guerra. Perché questo è molto negativo per gli affari tra la Cina e l’Europa attraverso diversi corridoi trans-eurasiatici.

Putin e il Consiglio di Sicurezza russo sanno anche che la NATO ha abbandonato l’Afghanistan – un fallimento assolutamente miserabile – per puntare tutto sull’Ucraina. Quindi, perdere sia Kabul che Kiev sarebbe il colpo mortale definitivo: ciò significherebbe lasciare il XXI secolo eurasiatico tutto a favore del partenariato strategico Russia-Cina-Iran.

I sabotaggi – dai Nord Streams al Krymskiy Most – fanno capire il gioco della disperazione. Gli arsenali della NATO sono praticamente vuoti. Ciò che resta è una guerra del terrore: la sirianizzazione, anzi l’ISIS-izzazione del campo di battaglia. Gestita da una NATO cerebralmente morta, combattuta sul terreno da un’orda di carne da cannone con in più mercenari provenienti da almeno 34 nazioni.

Mosca potrebbe quindi essere costretta ad andare fino in fondo – come ha rivelato il sempre freddo Dmitry Medvedev: ora si tratta di eliminare un regime terroristico, smantellare totalmente il suo apparato politico-sicurezza e poi facilitare l’emergere di un’entità diversa. E se la NATO continuerà a bloccarla, lo scontro diretto sarà inevitabile.

La sottile linea rossa della NATO è che non può permettersi di perdere sia Kabul che Kiev. Eppure ci sono voluti due attentati terroristici – in Pipelineistan e in Crimea – per imprimere una linea rossa molto più netta e bruciante: la Russia non permetterà all’Impero di controllare l’Ucraina, costi quel che costi. Questo è intrinsecamente legato al futuro del Partenariato della Grande Eurasia. Benvenuti nella vita alle porte dell’Apocalisse.

Fonte: www.strategic-culture.org
Link: https://strategic-culture.org/news/2022/10/12/the-thin-red-line-nato-cant-afford-to-lose-kabul-and-kiev/
Scelto e tradotto da Markus per www.comedonchisciotte.org

Russia e Occidente al bivio, tra virtù e decadenza

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QUINTA COLONNA

L’EDITORIALE

di Matteo Castagna per Informazione Cattolica del 3/10/2022

RUSSIA E OCCIDENTE: SI STANNO SCONTRANDO SUL PIANO NATURALE E SOPRANNATURALE DUE MONDI E CONCEZIONI DELLA VITA E DELLA CIVILTÀ PROFONDAMENTE DIVERSI. ENTRAMBE HANNO PERÒ IN COMUNE IL DESIDERIO SMODATO DI POTERE E DI DENARO…

Non vediamo al momento nessuna minaccia imminente sull’uso di armi nucleari da parte di Mosca ma continuiamo a monitorare la situazione in modo molto serio“. Sono le parole di Jake Sullivan, Consigliere per la sicurezza nazionale americana, nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 30 settembre alla Casa Bianca. Intanto, Mosca ha posto il veto alla risoluzione “ostile” al consiglio di sicurezza dell’ONU.

La Cina, il Gabon, il Brasile e l’India si sono astenuti nella votazione per il riconoscimento di Donetsk, Luhansk, Kerson, Zaporizhzhia che, tramite referendum popolare, hanno deciso di tornare Russia ed abbandonare l’Ucraina. Dieci i voti a favore del rifiuto. Allo stesso tempo, USA e NATO frenano sull’ingresso immediato di Kiev nell’Alleanza atlantica, proseguendo con una politica cerchiobottista. Medvedev: “Zelensky vuole entrare rapidamente a far parte della Nato”.

Grande idea. Sta solo chiedendo all’Alleanza di accelerare l’inizio di una terza guerra mondiale”. Infine, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin festeggia nella Piazza Rossa, assieme ai leader delle quattro regioni annesse, parlando di “giornata storica”. La risposta della Russia al tentativo USA di utilizzare l’Ucraina come base per laboratori biochimici e per piazzare lanciarazzi a 700 km dal Cremlino, avanzando verso est, è stata scongiurata da Mosca, che si riprende i territori, storicamente suoi.

Al di là delle parole di circostanza e degli allarmismi della propaganda, Putin pare aver già vinto la prima battaglia, respingendo il nemico e annettendo i territori occupati dall’Ucraina. Ora, la posta in gioco è tutta economica ed energetica. Laddove non arriverà la politica, arriverà la guerra. Sul piano naturale e soprannaturale si stanno scontrando due mondi, due concezioni della vita e della civiltà profondamente diversi, che hanno, però, in comune il desiderio di potere e di denaro. Se l’Occidente liberale, decadente e secolarizzato, ha ucciso Dio per abbracciare il materialismo più abietto, la Russia autarchica, sacrale e identitaria, ha mantenuto vivi i principi tradizionali dell’Oriente ortodosso, che, sul piano morale, erano identici a quelli della Civitas Christiana europea, erede della grande civiltà greco-romana. L’impressione, però, che la venialità riferita alla ricchezza ed al primato economico aleggi abbastanza concretamente anche nella steppa ex sovietica, si osserva nell’atteggiamento verso le risorse di cui, forse, la Federazione Russa vorrebbe ottenere, in qualunque modo, il monopolio.

Ma una società non sarà mai multipolare se qualcuno pretende esclusive sul mondo. Vale per gli americani, ma anche per Putin. La prudenza del colosso cinese e dei Paesi emergenti (BRICS) può essere letta anche in quest’ottica, perché essi hanno ingenti affari sia con l’Occidente liberale che con l’Eurasia, e probabilmente, intendono avere garanzie chiare e nette nel mantenimento dell’indipendenza economica concorrenziale.

In realtà, l’aderenza intima, libera e affettiva, di tutta una vita alle norme tradizionali, faceva sì che essa acquistasse un significato superiore: attraverso l’obbedienza e la fedeltà, attraverso l’azione conforme ai principi e ai suoi limiti, una forza invisibile le dava forma e la disponeva sulla stessa direzione di quell’asse soprannaturale, che negli altri – nei pochi al vertice – viveva allo stato di verità, di realizzazione, di luce.

Così si formava un organismo stabile ed animato, costantemente orientato verso il sopramondo, santificato in potenza e in atto secondo i suoi gradi gerarchici, in tutti i domini del pensare, del sentire, dell’agire, del lottare. In tale clima viveva il mondo della Tradizione, prima di essere travolta dalla Sovversione liberale e comunista. “Questi popoli [europei] pensavano santamente, agivano santamente, amavano santamente, odiavano santamente, si uccidevano santamente – essi avevano scolpito un tempio unico in una foresta di templi, attraverso cui il torrente delle acque scrosciava, e questo tempio era il letto del fiume, la verità tradizionale, la sillaba nel cuore del mondo“. Così si esprimeva sulla nostra civiltà classico-cristiana Guido De Giorgio (1890-1957) nel saggio Ritorno allo spirito tradizionale, pubblicato sulla rivista La Torre (n. 2/1930).

Il filosofo Julius Evola (1898-1974), a tal proposito, scrisse citando il conte Arthur De Gobineau (1816-1882) che l’Europa feudale mostrava l’assenza di una organizzazione unica, un deciso pluralismo, nessuna economia o legislazione unitaria, condizioni di sempre risorgenti antagonismi – eppure una unità spirituale, la vita di un’unica tradizione costituivano la causa prima della sua longevità. Evola, nel suo Rivolta contro il mondo moderno scriveva, già nel 1934: “specie la tradizione estremo-orientale ha messo ben in rilievo l’idea che la morale e la legge in genere sorgono là dove la “virtù” e la “Via” non sono più conosciute: perduta la Via, resta la virtù; perduta la virtù resta l’etica; perduta l’etica resta il diritto; perduto il diritto resta il costume. Il costume è solo l’esteriorità dell’etica e segna il principio della decadenza“.

Continua, quasi profeticamente, Evola: “sopravviene l’individualismo, il caos, l’anarchia, l’hybris umanistica, la degenerazione, in tutti i domini. La diga è infranta. Resti pur l’apparenza di una grandezza antica – basta un minimo urto per far crollare uno Stato o un Impero. Ciò che può prenderne il posto avrà la sua inversione… il Leviathan onnipotente, un sistema collettivo meccanizzato e totalitario“.

Probabilmente è per questo che l’Unione europea al soldo di Soros e degli Stati Uniti di Biden e delle sue lobby di potere volte al transumanesimo hanno già perso. I popoli liberi possono ancora svegliarsi dal torpore provocato dal benessere, dai tecnocrati e dal pensiero unico, ripartendo dallo Spirito, recuperando la sana dottrina cattolica cattolica di sempre, vivendo con virtù e seguendo l’esempio di quel Cristo che è la Via, ma anche la Verità e la Vita.

 

Ci stanno impedendo con minacce e violenze di difendere la sacralità della Vita

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Segnalazione di Jacopo Coghe, Presidente di Pro Vita & Famiglia

Ci stanno impedendo con minacce e violenze di difendere la sacralità della Vita.

Ricordi i manifesti affissi a Roma l’8 marzo con l’immagine di una bimba e lo slogan: “Potere alle donne, facciamole nascere”?

Quella campagna ci costò cara: censura del Comune, manifesti rimossi e sede vandalizzata (due volte) dai collettivi di estrema sinistra.

Ti scrivo perché sono tornati all’attacco – più di prima.

A Imperia, in Liguria, i manifesti sono stati strappati poco dopo l’affissione (vedi foto).

Il collettivo femminista Non Una Di Meno ci ha attaccato con parole deliranti: “nel Medioevo ci mettevano al rogo, nel 2022 usano metodi piu moderni”.

I manifesti di Pro Vita & Famiglia strappati a Imperia (Liguria)

A Torino si combatte la battaglia più difficile.

I collettivi femministi stanno facendo pressione sul Comune perché disponga la censura.

Sulla stampa stanno massacrando la nostra iniziativa con accuse false e vergognose.

Ecco i titoli di alcuni articoli contro di noi apparsi sul Corriere della Sera e La Stampa:

Le vicende di Roma e Torino mi hanno fatto capire davvero la potenza del nostro semplice messaggio.

Ecco perché voglio portare questa campagna di affissioni anche negli altri capoluoghi italiani.

Voglio coinvolgere tutte le Regioni e tutti i territori.

Ovviamente, dipende anche da come andrà questa raccolta fondi, perché quando ci attaccano dobbiamo affrontare spese e costi del tutto imprevisti.

Per questo spero che anche tu vorrai aiutarmi.

Non solo per difenderci a Torino, ma per rilanciare in tutta Italia. Dobbiamo fargli capire con chi hanno a che fare.

Grazie per essere accanto a me nella difesa della Libertà e della Vita. La posta in gioco è più alta di quanto sembri.

In alto i cuori!

“Se gli aborti non sono sicuri, non lo siete nemmeno voi” (FIRMA LA PETIZIONE)

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Segnalazione di CitizenGO

Le notizie che ci stanno giungendo dagli USA sono sconcertanti!

Dopo l’illecita fuga di notizie di stampo radicale sul possibile ribaltamento della sentenza Roe vs Wade – che di fatto eliminerebbe il diritto all’aborto negli USA e nel mondo – le lobby pro-aborto hanno sguinzagliato l’assurda violenza dei loro peggiori attivisti:

  • Hanno attaccato le chiese irrompendo durante le messe, compiendo atti blasfemici e di vandalismo e offendendo e minacciando i fedeli.
  • Di fronte alla Basilica di San Patrizio di Manhattan (New York), i fedeli si sono allineati fuori dalla chiesa armati di rosario per difenderla dall’ira dei manifestanti pro-aborto che gridavano “Grazie a Dio per l’aborto”, oppure, “Dio ha ucciso il suo bambino, perché io non posso uccidere il mio? Aiutatemi ad abortire i miei bambini“;
  • La polizia è stata costretta a mettere in sicurezza diverse chiese nello stato di New York, Wagshinton e Virginia per paura di altri attacchi ai fedeli;
  • Sono stati resi pubblici gli indirizzi delle residenze dei Giudici della Corte Suprema così che migliaia di attivisti pro-aborto hanno potuto accerchiare in modo minaccioso le loro case mentre i giudici si trovavano li con le loro famiglie;
  • E ancora peggio, gli attivisti pro-aborto hanno attaccato i centri alla vita e dato fuoco con bombe molotov alla sede di una associazione provita a Madison, nel Wisconsin.

Immagine degli attacchi alla sede dell’associazione provita a Madison. La frase sul muro recita: “Se gli aborti non sono sicuri, non lo siete nemmeno voi”

Le lobby pro-aborto stanno scatenando l’inferno e i loro atacchi blasfemi e violenti sono la riprova della radice demoniaca dell’aborto e di chi sostiene che il genocidio di milioni di bambini innocenti sia un “diritto”.

Come puoi vedere, la posta in gioco è altissima. È in atto una rivoluzione in favore della vita, e abbiamo la possibilità di fare la storia infliggendo un colpo radicale all’aborto.

Se non agisci ora, vinceranno loro. Non permettere che questo accada!

AGISCI SUBITO! Firma per sostenere la sentenza che eliminerà il diritto all’aborto negli Stati Uniti e nel mondo.

Il ribaltamento della sentenza rappresenterebbe un vero e proprio contraccolpo all’aborto e all’economia che gira intorno all’uccisione di vite innocenti. Tutto potrebbe cambiare… e loro questo lo sanno, ecco perché la loro reazione è così violenta.

Ed ecco perché non puoi rimanere indifferente di fronte a tutto questo!

Ti prego, una volta che avrai firmato, condividi immediatamente questa petizione con tutti i tuoi contatti su tutti i tuoi social (Whatsapp, Facebook, Twitter, Telegram, Instagram) per fare in modo che il sostegno di più persone possibili raggiunga i Giudici della Corte Suprema.

In ballo c’è la vita di milioni di vite di bambini innocenti. Conto su di te!

Grazie di cuore!

Matteo Fraioli e tutto il team di CitizenGO

PS: Se hai già firmato, per favore condividi subito la petizione coi tuoi amici!

Di seguito l’e-mail che ti ho mandato giorni fa:


Era inimmaginabile, ma ora è possibile.

La maggioranza conservatrice della Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe ribaltare la sentenza Roe vs Wade che ha introdotto l’aborto negli USA e nel mondo (compresa l’Italia!)

Questo avrebbe un impatto enorme nei confronti delle legislazioni a favore dell’aborto in tutto il mondo e nel nostro paese. Per questo le lobby pro-aborto si stanno mobilizzando per fare pressioni sui Giudici della Corte affinché nulla cambi.

Non possiamo rimanere in silenzio! Firma subito la petizione e manda un messaggio ai giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti affinché facciano la cosa giusta.

FIRMA CONTRO L’ABORTO

 

 

 

È giunto il momento.

Ammetto che non pensavo che l’avrei mai visto arrivare, ma ora è qui, davanti a noi.

Ecco cosa sta succedendo: la Corte Suprema degli Stati Uniti sarebbe pronta a rovesciare la sentenza Roe vs Wade, la sentenza che, con l’ausilio di menzogne e false testimonianze, ha spalancato la porta all’aborto legale negli USA dal 1973 e che ha favorito la legalizzazione dell’aborto in tutto il mondo (anche in Italia!)

A causa di Roe vs Wade, milioni di bambini innocenti sono stati brutalmente uccisi nel grembo delle loro madri (65 milioni di bambini uccisi solo negli USA).

Ma oggi potremmo assistere al rovesciamento della sentenza che, inevitabilmente, innescherà una rivoluzione provita capace di salvare milioni di bambini in Italia e in tutto il mondo!

La Corte Suprema è attualmente composta da cinque conservatori contro tre progressisti. Abbiamo quindi la possibilità di vincere, ma non ne abbiamo la certezza.

Infatti, a livello nazionale ed internazionale, gli attivisti pro-aborto si stanno armando e stanno promuovendo violente strategie per fare pressione sui Giudici conservatori della Corte Suprema.

Hai la possibilità di infliggere un colpo storico all’aborto. Hai la possibilità di salvare vite innocenti innescando una rivoluzione provita di portata mondiale. Ma è importante che tu agisca ora!

Firma subito la petizione e manda un messaggio immediato ai giudici della Corte Suprema degli USA: Signori Giudici della Corte Suprema, avete l’opportunità storica di difendere la vita umana dal momento del concepimento, non sprecatela. Noi siamo con voi!

Il momento è favorevole:

  • La maggioranza della popolazione statunitense è contraria all’esistenza di un “diritto” all’aborto.
  • Diversi Stati negli USA hanno già approvato leggi in difesa della vita nascente, come le leggi che impediscono l’aborto a partire dall’esistenza del battito cardiaco del feto (sono in attesa dell’approvazione della Corte);
  • La Corte ha una maggioranza conservatrice in questo momento;
  • Inoltre, è stato già dimostrato che la sentenza Roe v Wade si fondava su vere e proprie menzogne. Jane Roe era lo pseudonimo della giovane Norma McCorvey che mentì alla Suprema Corte sostenendo di essere rimasta incinta a seguito di uno stupro, che in realtà non era mai avvenuto. Molti anni dopo ha ammesso di aver mentito dichiarando di essere stata manipolata da attivisti pro-aborto. Lo stesso Dottor Nathanson ammesse di aver gonfiato le statistiche degli aborti illegali per aumnetare le pressioni sulla Corte all’epoca dell’approvazione della legge.

Il momento è favorevole, ma le violente pressioni dei gruppi pro-aborto hanno il potere di far cambiare idea ai Giudici. Persino il presidente degli Stati Uniti, il “cattolico” Biden, sta mobilitato i suoi affermando che “il diritto costituzionale all’aborto stabilito nel caso Roe v. Wade quasi 50 anni fa è oggi sotto attacco come mai prima”.

Per questo motivo è fondamentale che tu agisca ora!

Firma questa petizione che sarà consegnata direttamente ai giudici della Corte Suprema, per convincerli a porre fine alla Roe V. Wade e dunque all’aborto.

A causa della sentenza Roe v. Wade, negli Stati Uniti sono stati praticati circa 62 milioni di aborti – un vero e proprio genocidio!

E non solo: a causa di quella sentenza fondata su infide bugie, la piaga dell’aborto è dilagata in tutto il mondo, arrivando anche in Italia e provocando altrettanti milioni di aborti.

Se riuscissimo a invertire la rotta, sarebbe un vero e proprio tsunami pro-vita che coinvolgerebbe non solo gli USA, ma anche l’Italia e tutto il mondo.

Riesci a renderti conto dell’importanza dell’occasione ci si è presentata?

Ti dico cosa faremo:

  • Firmando questa campagna, invierai un messaggio eprsonale al Citizens Advice Bureau della Corte Suprema USA.
  • Insieme al team di CitizenGO degli USA, organizzeremo raduni e manifestazioni davanti alla Corte.
  • Promuoveremo inoltre incontri professionali con gli esperti legali per far conoscere ai Giudici le nostre posizioni e il tuo sostegno.

Insieme a CitizenGO potrai essere protagonista in questa rivoluzione fondamentale per la vita. Questa è la tua e la nostra occasione! Ti chiedo di non sprecarla.

Firma qui per salvare i nascituri innocenti e porre fine per sempre alla Roe vs. Wade.

La tua azione è fondamentale, ma anche la tua preghiera. Per favore, prega affinché i giudici della Corte Suprema prendano la decisione migliore. Grazie

Matteo Fraioli e tutto il team di CitizenGO

P.S: il ribaltamento della sentenza Roe vs Wade rappresenterebbe un momento storico per la nostra battaglia provita (milioni di vite di bambini innocenti potrebbero essere risparmiate). Ti chiedo di prendere seriamente questa campagna e di agire immediatamente.

Una volta firmata, per favore, condividila su tutte le tue piattaforme social. Aiutami ad innescare la scintilla della nostra rivoluzione in favore della vita. Conto su di te!

Maggiori informazioni:
La Roe vs Wade rischia. E gli abortisti scatenano l’inferno (LNBQ)
Usa, media e Biden gettano benzina sul fuoco pro aborto (LNBQ)
La storica sentenza Roe v. Wade, una bugia che ci è costata migliaia di vite umane (PuntoFamiglia.net)
Il movimento per la vita è appena iniziato (Tebigeek)

La mia vita appartiene a me?

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Segnalazione Corrispondenza Romana

di Tommaso Scandroglio

Come molti sapranno la Corte costituzionale ha recentemente bocciato il referendum sull’abrogazione pressoché totale dell’art. 580 cp che vieta l’omicidio del consenziente. L’associazione Luca Coscioni, promotrice tra gli altri di questo referendum, ha coniato uno slogan, fra i molti, per sostenere la raccolta firme: “La mia vita appartiene a me”.

Il significato di questo slogan, di uso comune da tempo, non è condivisibile almeno per due motivi. Il verbo “appartenere” significa “essere di legittima proprietà di qualcuno” oppure far parte di una famiglia, di un gruppo sociale o essere incluso in un luogo oppure, infine, “spettare, essere di competenza, riguardare”. Appare evidente che i radicali hanno scelto come accezione la prima: la vita è di mia proprietà, io ho la legittima proprietà sulla mia vita. Ma non esiste un legame di proprietà tra la persona e la vita semplicemente perché non esiste la persona e un qualcosa chiamato “vita” sui cui esercito un diritto di proprietà, bensì esiste solo la persona vivente. Sul piano naturale non si dà persona se non vivente: l’aggettivo, che è anche participio presente di vivere, è coessenziale alla persona, è condicio sine qua non dell’esistenza del concetto di persona. Non si può predicare l’una senza l’altra, sul piano naturale. C’è piena coincidenza dei due termini.

Un’obiezione a quanto sin qui detto potrebbe essere la seguente: la prospettiva promossa dai radicali sottintende un Io che ha la proprietà sul corpo vivente. Ma anche in questo caso il corpo non è di proprietà della persona. La persona è sinolo di materia e forma, ossia dell’unione-fusione strettissima del principio immateriale chiamato “anima” che informa la materia, cioè il corpo. I due principi sono distinti intellettivamente, ma, finché la persona è viva, sono una realtà unica, inscindibile. Da ciò deriva che io sono la mia anima e il mio corpo. Io sono anche il mio corpo e non ho il mio corpo.

La visione radicale invece risente di alcuni influssi platonici dove il corpo è visto come una tomba, un carcere dell’anima da cui si deve liberare. La liberazione, per Marco Cappato & Co., deve avvenire quando il corpo da luogo ameno e funzionale diventa un carcere a seguito della malattia, della sofferenza, della disabilità, etc. L’eutanasia è quindi liberazione da un corpo percepito come una catena che ci lega ad una vita segnata solo dalla sofferenza. Una visione che poi è influenzata anche da prospettive culturali fortemente antimetafisiche e dunque empiriste ed utilitariste: il corpo viene reificato, cosificato e quindi si può predicare su di esso un diritto di proprietà. Uno sguardo svilente sulla persona perché la sua corporeità, parte integrante della sua persona, viene ridotta a pura materia la quale, guastandosi, è bene rifiutarla, scartarla, cestinarla, separarsene a forza con l’eutanasia. Quindi il corpo è solo una cosa che quando si danneggia e non val più la pena ripararla si può anche buttare proprio perché il vero Io, entità solo spirituale, vanta su di esso pieno dominio, pieno possesso. In breve l’Io abita il corpo che è la casa di sua proprietà, ma quando questa casa va in rovina si può anche decidere di abbandonarla. Anche il nostro ordinamento giuridico ripudia l’idea che si possa predicare un diritto di proprietà sul corpo dato che, ad esempio, è vietata la compravendita di organi.

Ma vi è almeno un secondo motivo per cui è errato affermare “La mia vita appartiene a me” e questo motivo riguarda Dio. Scrive Tommaso d’Aquino: «soltanto Dio è essere per essenza, mentre tutte le altre cose sono esseri per partecipazione» (Summa contra Gentiles, III, c. 66). Dunque l’unico modo per avere l’essere è partecipare all’essere, che non può che derivare da Dio. Questa derivazione avviene tramite la creazione, cioè la chiamata dal nulla. Per la persona umana ciò significa che Dio crea ciascuna anima che, sempre per Sua volontà, informa la materia umana, già data, al momento del concepimento. Dunque la relazione tra Dio e l’uomo è la relazione tra Creatore e creatura. Potremmo quindi dire che noi siamo proprietà di Dio? In senso stretto, nemmeno in questo caso. Sia perché la proprietà, come già accennato, è predicabile solo in riferimento alle cose e la persona umana non è una res. Sia perché la relazione tra Creatore e creatura è molto più salda e profonda di quella esistente tra proprietario e bene oggetto di proprietà. Il Creatore chiama dal nulla e dona l’essere. In questo senso e tornando al verbo usato nello slogan dei radicali, noi apparteniamo a Dio, nel senso che partecipiamo all’essere ricevuto da Lui, abbiamo parte dell’essere da Lui donato. In questa prospettiva la nostra vita – per usare un termine adoperato nello slogan – appartiene a Lui e non solo a motivo della creazione, ma anche per il fatto che Dio costantemente ci mantiene nell’esistenza. È solo grazie alla Sua volontà che noi persistiamo nell’esistenza, altrimenti scompariremmo nel nulla. Anche in questo senso dobbiamo dire che la nostra vita appartiene a Lui perché dipende, per continuare ad esistere, da Lui.

Chiaramente queste riflessioni sono assolutamente incomprensibili dalla maggioranza delle persone e quindi non condivisibili. Lo slogan dei radicali ha molta più presa delle presenti argomentazioni perché sintetizza in modo efficace un percepito comune che vede l’uomo come signore assoluto della propria vita, come titolare di un diritto di libertà che si espande all’infinito fino al dominio completo sulla propria esistenza, tanto completo che può decretarne anche la fine.

Fonte: https://www.corrispondenzaromana.it/la-mia-vita-appartiene-a-me/

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