Covid19: una nuova inchiesta fa rabbrividire il mondo

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A cura della Redazione di www.nicolaporro.it

Origine animale oppure artificiale? È questa la grande domanda che da mesi ci si sta ponendo riguardo all’origine del Covid19. La maggior parte degli scienziati sostiene con forza la prima ipotesi dato che le precedenti epidemie di coronavirus, come la SARS, erano state veicolate all’essere umano attraverso gli animali. Eppure, sono tante le voci che esprimono un parere contrario, non solo fra gli esperti, ma anche a livello giornalistico. Ultima in ordine di tempo una clamorosa inchiesta dell’inglese “The Telegraph” che, qualora confermata, getterebbe un alone inquietante non solo sull’ormai celebre laboratorio di Wuhan ma anche sui possibili rapporti che questa realtà intratteneva a livello internazionale. Questa indagine, che si basa su dei documenti diffusi da Drastic, un team investigativo costituto da diversi scienziati per indagare sulle origini del Covid19, rivelerebbe principalmente tre cose.

Le rivelazioni dell’inchiesta

1) Ben 18 mesi prima dello scoppio della pandemia, i ricercatori cinesi avrebbero presentato un piano per infettare artificialmente i pipistrelli delle caverne dello Yunnan con un virus “potenziato” con l’obiettivo di “vaccinarli” contro malattie che avrebbero potuto effettuare il salto di specie e passare agli esseri umani. Come lo avrebbero fatto? Rilasciando nelle caverne dello Yunnan delle nanoparticelle contenenti «nuove proteinechimeriche» (ossia prodotte dalla fusione di sequenze di DNA appartenenti a più geni) di coronavirus di pipistrello che sarebbero dovute penetrare nella pelle degli stessi pipistrelli per via aerea. 

2) Questo progetto, secondo le indiscrezioni, includeva anche dei piani per mescolare ceppi di coronavirus naturali ad alto rischio con varietà meno pericolose ma più infettive.

3) Gli scienziati cinesi, per portare avanti questi esperimenti, avrebbero chiesto un finanziamento di 14 milioni di dollari alla Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa, un’agenzia governativa del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti che sviluppa nuove tecnologie per uso militare) che avrebbe rifiutato di farlo perché “il progetto avrebbe potuto mettere a rischio le comunità locali”. Non solo: l’ente americano avrebbe anche messo in guardia il team sul fatto che non fossero stati considerati pienamente i pericoli del potenziamento del virus o del rilascio di un vaccino per via aerea. Secondo l’inchiesta, la candidatura per il finanziamento sarebbe stata presentata dallo zoologo britannico Peter Daszak di EcoHealth Alliance (EHA), l’organizzazione statunitense che ha lavorato a stretto contatto con il Wuhan Institute of Virology (WIV) sui virus dei pipistrelli.

I timori però a quanto pare erano presenti anche fra gli stessi scienziati di Wuhan. Il team, infatti, era preoccupato per il programma vaccinale e voleva quindi portare avanti una serie di attività di sensibilizzazione in modo che vi fosse una comprensione pubblica di ciò che stavano facendo e del motivo per il quale si stava procedendo, in particolar modo a causa dell’elevato consumo alimentare di pipistrelli nella regione.

La Cina ha fatto da sola?

Lo spettro che si agita intorno a questa inchiesta è ovviamente la possibilità che questi esperimenti siano andati avanti anche senza il sopracitato finanziamento e che il denaro sia stato trovato in altro modo permettendo agli scienziati di Wuhan di proseguire nei loro propositi.

Matthew Ridley, coautore di un libro sull’origine del Covid-19, in uscita a novembre, e che ha spesso chiesto alla Camera dei Lord un’ulteriore indagine sulle cause della pandemia, ha commentato: “Per più di un anno ho provato ripetutamente a fare domande a Peter Daszak senza ottenere risposta. Ora si scopre che è stato l’autore di questa informazione vitale del lavoro sui virus a Wuhan, ma si è rifiutato di condividerla con il mondo. Sono furioso”.

Un ricercatore dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha preferito restare anonimo, ha affermato di essere rimasto senza parole. “La parte spaventosa – ha spiegato – è che stavano producendo virus Mers chimerici infettivi. Questi virus hanno un tasso di mortalità superiore al 30%, che è almeno un ordine di grandezza più letale di Sars-CoV-2. Così questa pandemia sarebbe potuta diventare quasi apocalittica”.

Insomma, la sensazione è che di polvere sotto il tappeto possa essercene molta e che questo possa essere solo l’inizio di un processo di scoperta della verità. Non ci sono ancora certezze riguardo a presunti coinvolgimenti o finanziamenti occidentali, il che però non può essere escluso a priori. L’altra ipotesi è che la Cina abbia proseguito in autonomia. E che le sia andata male. Molto male. 

Questo quadro spaventoso ci costringe quasi a sperare nell’origine animale. Ma si fa largo sempre di più la pista che ci porta dritti diritti al laboratorio di Wuhan.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/covid19-una-nuova-inchiesta-fa-rabbrividire-il-mondo/

Speranza tradito dal suo libro. “Covid? Sapevo da dicembre”

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Il ministro rivela di aver appreso di focolai da Wuhan. “A novembre vidi un ministro cinese ma era tranquillo”

di Felice Manti e Edoardo Montolli

Il libro mai uscito del ministro della Salute Roberto Speranza Perché guariremo gira ormai tra le redazioni come un nuovo virus. Ma già a pagina 28 si resta davvero colpiti. Scrive il ministro: «Il 31 dicembre, le autorità (della Cina, ndr) hanno segnalato all’Oms molti casi di una malattia che somiglia alla polmonite, nella provincia di Wuhan». Ma subito l’esponente Leu aggiunge: «Era tutto il mese che si rincorrevano le voci su nuovi focolai virali in quella provincia e che consultavo le notizie con più attenzione del solito, vagliando quelle provenienti da Oriente». Ma notizie su focolai virali prima del 31 dicembre noi non le abbiamo mai trovate. Tanto è vero che Taiwan chiude le frontiere solo quando capta la prima voce di un focolaio di polmonite a Wuhan: e ad oggi l’isola, che conta quasi 24 milioni di abitanti, piange solo 11 morti per Covid.

Dice Fabrizio Gatti, autore del libro L’infinito errore: «L’indagine (farsa) Cina-Oms che certifica l’esistenza di più focolai attivi già a inizio dicembre a Wuhan e in Hubei (quindi con contagi a metà novembre) è di qualche settimane dopo». Da dove arrivano allora queste informazioni? E da chi? Le frasi immediatamente successive stupiscono ancora di più: «Il 7 novembre avevo ospitato a Roma il ministro della Salute del governo cinese, Ma Xiaowei. Avevamo sottoscritto un accordo tra i due servizi sanitari (…) Non mi era sembrato che nutrisse particolari preoccupazioni sul suo Paese». Ma per quale ragione il 7 novembre il ministro cinese doveva essere preoccupato? Perché Speranza dà per scontato che il suo collega cinese ne sia addirittura informato due mesi prima?

Non basta. L’accordo Speranza-Xiaowei è un Piano d’azione di cooperazione sanitaria focalizzato su cinque punti. Il terzo è dedicato alle malattie infettive e ad eventuali pandemie. E recita, in proposito, che Italia e Cina dovranno «sviluppare e sostenere strategie di prevenzione» contro «la vulnerabilità del sistema di risposta alle emergenze infettive» e «sviluppare collaborazioni in risposta alle più importanti emergenze di salute pubblica», per esempio «la pandemia di malattie infettive come l’influenza». Sembra un dettaglio, e una coincidenza. E forse lo è. Ma il ministro aggiunge: «A gennaio 2020 mi rendo conto che il Servizio sanitario nazionale sta andando verso una tempesta che lo metterà a dura prova». E allora per quale ragione il 15 febbraio l’Italia dona alla Cina sedici tonnellate di materiale medico-sanitario di protezione personale tra mascherine, tute e occhiali protettivi, guanti e termometri? Perché questa enorme privazione già sapendo che eravamo sguarniti?

Peraltro, per tutto il libro – come notano molti colleghi tra cui Francesca Nava di La7 – non viene mai citato lo strumento principe per contrastare una pandemia: il piano pandemico. «Mentre invece l’ex sottosegretario alla Salute Sandra Zampa a Omnibus ne rivendicava l’applicazione. Ma il piano del 2006 era utile o era inutile come ha sempre detto Speranza perché il Covid non è un’influenza», scrive la Nava su Facebook.

E sul piano pandemico Il Giornale ha scovato un’altra prova che sbugiarda il ministro. Il 21 aprile il direttore dell’Ufficio di Prevenzione del ministero Francesco Maraglino, in nome del viceministro della Sanità Pierpaolo Sileri, scrive che lo stesso piano pandemico è da considerarsi «un piano di carattere strategico a cui devono seguire dei piani operativi». Insomma, è carta straccia, come diceva il report Oms fatto sparire il 13 maggio da Ranieri Guerra perché inchiodava l’Italia ai suoi errori, report di cui il ministro Speranza era al corrente già dal 14 aprile e che lo aveva «deluso».

E mentre al Senato venivano depositate tre mozioni di sfiducia di Fratelli d’Italia, ex grillini e il gruppo di Gianluigi Paragone Italexit, il leader della Lega Matteo Salvini ribadisce che non le voterà: «Preferisco una commissione parlamentare». In realtà basterebbe leggersi il libro di Speranza…

Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/politica/speranza-tradito-suo-libro-covid-sapevo-dicembre-1940549.html