di Adolfo Spezzaferro
Roma, 1 gen – Mattarella nel discorso di fine anno ribadisce che non vuole fare il bis, come un Napolitano qualsiasi, ma attenersi alle regole. “Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente“. E’ l’esordio del discorso del capo dello Stato, in piedi, con le bandiere sullo sfondo, in una scenografia da congedo imminente.
Mattarella ribadisce: niente bis. E attacca un’ultima volta i non vaccinati
Nel suo discorso (qui il testo integrale), breve e programmatico per chi verrà dopo di lui, il presidente della Repubblica si è dilungato sulla pandemia e i vaccini salvifici, attaccando un’ultima volta i cosiddetti no vax. “Sprecare i vaccini è un’offesa a chi non li ha avuti“, è il monito del Presidente. “Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone”, dice poi sulla gestione della pandemia.
Ecco l’identikit del suo successore
Dopodiché traccia le linee programmatiche del dopo Mattarella, in un certo senso. “Il volto reale di una Repubblica unita e solidale. È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica. La Costituzione affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale. Questo compito – che ho cercato di assolvere con impegno – è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale. Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini”, chiarisce Mattarella.
Il lascito dell’ex diccì a chi verrà dopo di lui
Ancora, per l’ex diccì, “unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica. Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettere integri al suo successore“. E’ questo il lascito a chi verrà dopo di lui, insomma.
Se Mattarella va via il rischio che crolli tutto è concreto
All’indomani del suo discorso, gli scenaristi ribadiscono che nelle parole del Presidente è ribadito forte e chiaro che non è disponibile a un irrituale bis, che vuole concludere il suo settennato. Lasciando nei guai Draghi, perché di questo stiamo parlando. Senza Mattarella al Colle viene meno quel dream ticket – chiamiamolo così – che ha gestito la vaccinazione di massa e garantito l’unità nazionale con una maggioranza ampissima. Ma anche tenuta insieme dell’emergenza e che senza i presupposti e i paletti giusti cadrebbe in un batter di ciglia. Ma al di là di Letta che siccome non dà le carte per la battaglia del Quirinale minaccia la crisi di governo, il rischio che crolli tutto è concreto.
I paletti di Draghi nel caso andasse lui al Colle
Draghi va tenuto a Palazzo Chigi, dicono i partiti della maggioranza (e The Economist). Il premier dal canto suo, si è detto disponibile a tutto, come “nonno al servizio delle istituzioni”. Ma ha messo dei paletti: la maggioranza deve restare ampissima e il governo non deve cadere, chiunque sarà il premier. In sostanza, Draghi dice ai partiti: se vado al Colle piazzo un premier di mia strettissima fiducia e voi continuate a fare quello che dico io. Il problema è che quando i partiti potranno eleggere il nuovo capo dello Stato, potranno farlo finalmente in autonomia. Al di là del monito di Draghi di non eleggere un Presidente di parte. Nel senso insomma che seppure l’attuale premier avesse un disegno per andare al Colle e mettere – tanto per fare un esempio – l’attuale titolare del Mef a Palazzo Chigi – al momento del voto in Aula potrà succedere di tutto.
Ma i partiti in Aula votano chi vogliono
Renzi è stato il primo a ricordare che lui fece eleggere Mattarella con una maggioranza diversa dalla maggioranza di governo. E che si può fare. In ballo c’è la candidatura di Berlusconi e il fatto che i centristi, Italia Viva compresa, potrebbero votarlo. Stavolta il pallino infatti è in mano al centrodestra. Per non parlare dei cosiddetti franchi tiratori. Insomma, dalla quarta votazione in poi, quando basta la maggioranza assoluta (la metà più uno dei votanti), può accadere di tutto.
E se Draghi provasse a convincere Mattarella a restare?
Ecco perché non possiamo escludere che Draghi in persona provi a convincere Mattarella a restare, per il bene supremo della nazione. Così l’ex numero uno della Bce resterebbe dove sta, a gestire i soldi del Pnrr, come chiedono Ue, Usa, Nato ecc. ecc. E il Presidente continuerebbe a fare il garante di tutti e della Costituzione. Squadra che vince non si cambia, no? E chi a quel punto proverebbe a far cadere il governo Draghi, accollandosi la responsabilità di gettare l’Italia nel caos in un momento così delicato?
Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/politica/mattarella-ribadisce-niente-bis-e-se-proprio-draghi-gli-chiedesse-di-restare-219314/