La ripresa? Forse a fine 2022. E per ora il mondo del lavoro non riparte

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di Filippo Burla su https://www.ilprimatonazionale.it/economia/ripresa-forse-fine-2022-senza-lavoro-207011/

Sarà 4,7, 6% o un valore intermedio all’interno di questa forchetta? Sulla ripresa ognuno dà i numeri. Normale, dopo le devastazioni del 2020. Tanto più se parliamo di cifre con le quali non eravamo più abituati a confrontarci. Giusto per dare un’idea: era dal 1988 che il tasso di crescita annuale del Pil non superava i quattro punti percentuali.

Per la ripresa dovremo aspettare il 2022

La differenza rispetto ad allora è che l’ultima recessione fu registrata qualcosa come 13 anni prima, nel 1975. Insomma, il +4% dell’ultimo anno con il muro di Berlino ancora in piedi seguiva i lusinghieri +3,2% del 1987, +2,9% del 1986 e via dicendo. Cifre lontanissime dal -8,9% registrato l’anno scorso. E’ da qui che occorre partire per inquadrare bene cosa intendiamo per “ripresa”.

Anche qualora dovessimo collocarci dal lato più ottimista delle previsioni (secondo Confindustria sarà così), infatti, saremo comunque al di sotto di livelli del 2019. Ammesso e non concesso che si prospetti lo scenario migliore e in attesa di stime più precise, la piena ripresa potrebbe essere raggiunta a fine 2022. Forse. E comunque, faremo in ogni caso peggio rispetto al resto d’Europa.

Lavoro: crescono solo i contratti a termine

A corroborare l’analisi sulle tinte non proprio chiarissime del quadro giungono i più recenti dati sul lavoro. Se da un lato gli occupati hanno fatto segnare, da gennaio ad oggi, +550mila unità, dall’altro rimangono a quota-329mila rispetto al periodo appena precedente la pandemia. Segnando, per di più, una diminuzione (pari a -23mila) nel mese di luglio.

A soffrire sono soprattutto gli autonomi, ma anche i lavoratori a tempo indeterminato che sono ancora 100mila in meno rispetto a gennaio 2020. Il tutto considerando che bisognerà aspettare l’autunno perché si possa parlare di vero e proprio sblocco dei licenziamenti, oggi limitato solo ad alcuni settori. L’unica vera ripresa, al momento, resta quella dei lavoratori a tempo determinato, che già in primavera avevano raggiunto i livelli pre-crisi. La componente temporanea dell’occupazione è d’altronde “quella più reattiva al ciclo economico”, spiega sempre il centro studi di Confindustria. Indicando però, allo stesso tempo, che la fiducia delle imprese è ben lontana dal toccare i livelli pre-crisi.

“Commissione Ue indecente, da noi niente Lgbt nelle scuole”: Orban mostra i muscoli

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di Gabriele Costa

Budapest, 3 ago – Continua il braccio di ferro tra l’Ungheria di Orban e la Commissione Ue capitanata da Ursula von der Leyen sul tema caldo degli Lgbt. Al centro della dura polemica c’è, ovviamente, la discussa legge che vieta la diffusione della propaganda gender nelle scuole magiare. Una norma che la stampa globalista ha ribattezzato impropriamente «legge anti-Lgbt», definendola pertanto «omofoba», laddove Orban ha sempre puntualizzato che nulla c’entra con i diritti degli omosessuali, bensì con la protezione dei minori dal rischio di sessualizzazione precoce e manipolazione ideologica.

«La nostra priorità è difendere i bambini»

Dopo che Bruxelles ha minacciato pesanti sanzioni contro l’Ungheria (e la Polonia), Orban ha spiazzato tutti indicendo un referendum sulla legge anti-propaganda Lgbt, rimettendo cioè la questione nelle mani degli ungheresi. Ora, però, il primo ministro magiaro ci ha tenuto a rispondere alle accuse che gli sono piovute addosso. Lo ha fatto tramite un documento che è stato divulgato oggi su Twitter da Judit Varga, ministro della Giustizia ungherese: «L’Ungheria ha subìto un attacco senza precedenti solo perché la protezione dei bambini e delle famiglie è la nostra priorità e, a questo proposito, non vogliamo che la lobby Lgbtq entri nelle nostre scuole e nei nostri asili», ha spiegato il guardasigilli magiaro.

Orban contro la propaganda Lgbt

Per questo motivo, ha proseguito la Varga, «il governo ungherese ha risposto a questi attacchi indecenti» con il documento succitato. Qui, in aperta polemica con la Commissione Ue, l’esecutivo di Orban sottolinea come la legge anti-propaganda Lgbt non rientri affatto nelle competenze di Bruxelles. Oltre all’accusa di ingerenza, il governo di Budapest rinfaccia agli eurocrati di essere male informati sui contenuti della norma, visto che è stato dato credito – in maniera acritica – a Ong varie che li hanno riportati distorcendo la realtà. In sostanza, il documento specifica che il rapporto Ue «è viziato da pregiudizi ideologici», e le sue conclusioni sono pertanto «inaccurate e tendenziose».

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/orban-bruxelles-legge-propaganda-lgbt-203222/

La prossima generazione europea? Per l’Ue è africana

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di Alessandro della Guglia

Roma, 15 apr – La “prossima generazione” sognata dall’Ue è “verde, digitale, resiliente”. E africana. Questo si evince dalla foto pubblicata ieri sulla pagina Instagram della Commissione europea, che ritrae un giovane padre di colore con in braccio uno splendido bambino sorridente. L’immagine è accompagnata da questa scritta, piuttosto inequivocabile: “Think future. Think #NextGenerationEu”. Ordunque dovremmo pensare a un futuro europeo così, con una nuova generazione nera.

La “prossima generazione” europea, secondo l’Ue

“In combinazione con il bilancio a lungo termine dell’Ue, dal valore di 1,8 trilioni di euro, lo strumento temporaneo dell’Ue di nuova generazione stimolerà la ripresa e aiuterà a ricostruire un’Europa post-COVID-19”, scrive la Commissione europea. “Insieme, possiamo plasmare il mondo in cui vogliamo vivere”. Parole, anche queste, emblematiche. E intendiamoci, qua non alberga alcun tipo di razzismo. La foto è molto bella e sarebbe perfetta per un qualunque governo di una qualunque nazione africana che intenda programmare seriamente il proprio futuro. Ma se ad utilizzare questa immagine è la Commissione europea è difficile non pensare a una forzatura deliberata, volta a lanciare il classico messaggio politically correct.

Cosa avrebbe pubblicato una nazione africana?

Qualcuno si sta davvero immaginando una sostituzione etnica? E’ davvero questa la prossima generazione che vorrebbe Bruxelles? E perché mai? Qual è esattamente il problema che i vertici Ue hanno con le proprie radici? Provate poi a immaginarvi una nazione africana – prendiamo a titolo esemplificativo la Nigeria – che decide di pubblicare sulle proprie pagine social una foto accompagnata dalla stessa scritta: “Think future. #NextGenerationNigeria”. Ecco, secondo voi il tal caso l’immagine ritrarrà un padre bianco? La risposta è sin troppo scontata. “Oggi annunceremo la nostra strategia di finanziamento per finanziare il piano di ripresa per l’Europa. Rimanete sintonizzati!”, si legge infine sul post Instagram della Commissione europea. Fini strateghi al lavoro, auspicando che almeno le risorse economiche vengano utilizzate seriamente.

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/prossima-generazione-europea-per-ue-africana-189695/

“Dio, aiutami a odiare i bianchi”: il libro di preghiere della teologa nera è bestseller in Usa

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La “dittatura del pensiero unico”: odiare i bianchi è cosa buona e giusta? (n.d.r.)

di Cristina Gauri

Roma, 16 apr — “Buon Dio, aiutami a odiare i bianchi”. Inizia così uno dei capitoli di A Rhythm of Prayer: A Collection of Meditations for Renewal, il libro scritto dalla teologa protestante afroamericana Chanequa Walker-Barnes, uscito a febbraio e disponibile presso i principali siti di e-commerce come Target, Barnes & Noble e Amazon. Razzismo antibianco a portata di click, supportato dalle più grosse piattaforme di commercio online.

“Aiutami a odiare i bianchi” 

“Per favore aiutami a odiare i bianchi”, scrive Walker-Barnes. “O almeno a volerli odiare. O almeno a smetterla di preoccuparmi di loro, individualmente e collettivamente. Voglio smetterla di preoccuparmi delle loro anime deviate e razziste, per smettere di credere che possono essere migliori, che possono smettere essere razzisti”. Nessun bianco quindi si salva dalle lamentazioni della Barnes, che continua nella preghiera chiedendo aiuto anche per odiare i bianchi moderati, “gentili” che mascherano il loro razzismo con la gentilezza nei confronti dei neri ma che non fanno nulla per combattere la supremazia bianca.

“La mia preghiera è che tu mi aiuti a odiare gli altri bianchi — sai, quelli gentili”, scrive Walker-Barnes. “Gli elettori di Trump” a cui non importa del colore della pelle “ma che fanno commenti sottilmente razzisti. Le persone felici di invitarmi a cena, ma che allertano il vicinato ogni volta che una persona di colore sconosciuta passa davanti a casa loro”. La Barnes continua snocciolando una serie di stereotipi contro i bianchi: “Risparmiami le loro chiacchiere bianche e le lacrime delle donne bianche”.

E’ pure un bestseller

A Rhythm of Prayer è il numero 1 nella sezione Christian Meditation Worship & Devotion di Amazon e figura tra i bestseller del New York Times. Il libro, secondo la descrizione fornita dalle piattaforme che lo vendono, è una “raccolta di commoventi, tenere preghiere per una gioiosa resistenza e una chiamata all’azione. […] queste preghiere profondamente dolci  ma sovversive offrono ai lettori uno sguardo intimo sulla una diversa forma di preghiera”. Target descrive la raccolta come “uno spazio sicuro in cui le persone possono cercare aiuto, speranza e pace”. Pensa se avessero cercato guerra…

“In verità, la mia famiglia e le mie esperienze personali mi hanno dato milioni di motivi per odiare i bianchi”, spiega la Barnes a Newsweek. “L’odio è giustificato. Potrei persino trovare un precedente biblico per questo”, s’allarga la “teologa”. C’è speranza, redenzione e misericordia per tutti, tranne che per i bianchi, insomma. Il Regno dei cieli per la Barnes diventa un club privé per soli afroamericani.

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/dio-odiare-bianchi-libro-preghiere-189856/

Svelato a Roma il murale Lgbt alto 250 metri: “E’ il primo in Europa”

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di Ilaria Paoletti

Non c’è che dire, se c’è una cosa di cui a Roma avevamo proprio bisogno è di un murale di 250 metri quadrati che omaggi una misconosciuta (per noi) icona Lgbt. Una nota positiva c’è: mangia lo smog. Potevamo proporre una serie di personaggi rappresentativi della città per un’opera d’arte green – magari qualche divinità del Pantheon romano? – ma è stato fortemente voluto dall’Ambasciata Olandese in Italia, quindi non abbiamo diritto di parola sul soggetto.

Il colossale murales Lgbt

Secondo quanto riporta Roma Today, l’opera rappresenta “un uomo ed una donna, il primo in posizione frontale, l’altra di spalle. Sono avvolti da un drappo bianco, indossano gli stessi monili e, come fossero parte di un unico corpo, guardano fissi nella medesima direzione“. E’ stato dipinto su un muro in via Tessalonica, sulla parete dell’Istituto tecnico industriale Armellini, ed è stato  realizzato l’artista olandese JDL.

L’opera dedicata alla drag queen

L’opera di street art è stata dedicata a La Karl Du Pigné, drag queen italiana e icona del movimento Lgbt. Per questo, si rallegra Vladimir Luxuria: “Quando parlo della Karl du Pignè mi emoziono perché è stata una storia di profonda amicizia ma anche di una lotta che abbiamo fatto insieme: i primi Pride, le giornate mondiali contro l’AIDS, gli eventi culturali. Una lotta che ci ha permesso di raggiungere dei traguardi importantissimi e sono felice che possa essere ricordata attraverso un murales ecosostenibile, il primo in Europa che riguarda la tematica LGBQT+”.

Patrocini importanti

Il progetto artistico è stato patrocinato da Yourban 2030 e sostenuto e fortemente voluto dall’Ambasciata Olandese in Italia. Ovviamente, è anche patrocinato dal Municipio VIII nonché dal Circolo Mario Mieli: il colossale murales sarebbe dedicato “alla necessità, di ogni persona di sentirsi libera di essere ciò che è, ciò che vorrebbe essere, ciò che sarà”.

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/roma-murale-lgbt-174477/

“Marionetta della sinistra radicale”, “Clown”. Trump-Biden, 90 minuti di insulti in tv

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Cleveland, 30 set – “Tutti sanno che sei un bugiardo e un clown. Sei il cagnolino di Putin. Sei stato il peggiore presidente della storia”. “Sei una marionetta in mano alla sinistra radicale. Non c’è niente di intelligente in te, Joe”. Ieri il presidente Usa Donald Trump, 74 anni, e il rivale democratico Joe Biden, 77 anni, si sono insultati per oltre novanta minuti in quello che è considerato “il peggior dibattito presidenziale in tv della storia”.

Un duello senza esclusione di colpi

Ieri sera alla Case Western Reserve University di Cleveland, in Ohio, nel Midwest, uno degli stati in bilico, è andato in scena il primo dei tre dibattiti televisivi per le presidenziali del 3 novembre. Il moderatore Chris Wallace di Fox News ha avuto grosse difficoltà a condurre il dibattito interrotto continuamente, all’insegna delle offese reciproche. Dal canto suo Trump si è vantato dei primati della sua presidenza, dell’economia e della gestione del Covid-19, che senza di lui, ha detto, avrebbe fatto ancora più morti. “Se non avessi chiuso i confini alla peste cinese adesso avremmo due milioni di morti“. Pesante la replica di Biden: ”Sei il presidente che ha lavorato di meno. La gente moriva e tu andavi sui campi da golf. Non sei riuscito a fare un piano contro il coronavirus“. Il risultato per il rivale dem sono i 7 milioni di malati e gli oltre 200 mila morti e milioni di persone che hanno perso il lavoro: “Una volta a proposito della pandemia Trump ha detto ‘è quello che è’”, ricorda Biden. E poi la bordata: ”Il coronavirus è quello che è perché tu sei quello che sei”.

Trump più a suo agio davanti alle telecamere

Tuttavia, nel complesso il presidente Usa è apparso più a suo agio davanti alle telecamere. Biden, sebbene sia un politico ultra navigato, è stato continuamente sovrastato dal tycoon ed è apparso palesemente più debole nei toni e nella comunicazione. “Se non volete ascoltare bugie per altri quattro anni. Andate a votare”, si è limitato a dire, nell’appello agli elettori. I 90 minuti del duello tv (poi sforati) sono stati suddivisi in 6 segmenti di 15 minuti monotematici: la nomina alla Corte suprema, l’emergenza sanitaria del coronavirus, la crisi economica generata dalla pandemia, le proteste razziali e le violenze nelle città, le tasse e le carriere politiche dei candidati, la regolarità delle elezioni del 3 novembre. Nelle intenzioni del conduttore, ai due candidati erano concessi due minuti di tempo a testa per rispondere alla domanda del moderatore con i successivi dieci per il dibattito. Invece è stato il caos più totale, con poche argomentazioni e continui litigi sui 6 temi scelti. I commentatori bollano il dibattito come uno spettacolo poco degno per le presidenziali che peraltro non è mai decollato sul piano dei contenuti. “Un dibattito davvero terribile“, lo boccia la Cnn. Continua a leggere

“Fidati dei professionisti dell’informazione”: ma quali?

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Roma, 26 set – “Fidati dei professionisti dell’informazione” è una frase che abbiamo sentito più volte durante il lockdown imposto dall’esecutivo giallofucsia. Tuttavia, proprio da questa frase si ricava la ratio di come in questo momento storico, dal punto di vista dell’attualità politica, ci fa capire come l’informazione mainstream sia strumentalizzata e spesso asservita

Libertà d’informazione?

Se la libertà d’informazione è un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, allora perché dovremmo affidarci a determinati canali invece che ad altri? Chi sono loro (i “professionisti dell’informazione”, per l’appunto) per decidere quali sono “fake news” e quali no, calcolando tutte le incongruenze emerse fra conflitti d’interesse a livello politico-sanitario e affermazioni provenienti dalla stessa Oms che si sono rivelate del tutto inesatte per quanto perviene il Coronavirus?

Nel 2003 è stata adottata la Dichiarazione dei principi dell’informazione dal World Summit on the Information Society che sostiene la democraticità, l’universalità, le libertà fondamentali anche in materia d’informazione: “Noi riaffermiamo, come fondamento essenziale della società dell’informazione, e come sottolineato nell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che ognuno ha il diritto alla libertà di opinione ed espressione; che questo diritto include la libertà di avere opinioni senza interferenze e di chiedere, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso qualsiasi media e indipendentemente da qualsiasi frontiera. La comunicazione è un processo sociale fondamentale, un bisogno umano primario e il fondamento di tutte le organizzazioni sociali. È centrale nella società dell’informazione. Ognuno dovrebbe avere, ovunque, l’opportunità di partecipare e nessuno dovrebbe essere escluso dai benefici che la società dell’informazione offre”.

Andare contro il mainstream non è “complottismo”

Ancora prima, nel 1999, nacquero i primi gruppi digitali per l’attivismo d’informazione web, considerando il principio di libertà d’espressione anche nel contesto di internet e delle piattaforme in rete. Ma effettivamente coloro che vengono definiti dai media mainstream come “complottisti” poiché osano mettere in dubbio le verità (parziali, invero) esposte da Casalino, Conte e sodali stanno avendo una clamorosa rivincita, in quanto dimostrano la validità dei postulati dei teorici del mediattivismo a partire dagli anni ’70. Proprio in quegli anni era diffusa l’idea che i governi degli Stati nazionali fossero asserviti a cerchie ristrette di tecnocrati, i quali volevano che l’informazione fosse alterata per poter far in modo di manipolare le masse e renderle plagiabili in nome degli ordini filtrati del sistema. I mediattivisti erano spesso accusati di “complottismo” nonostante non vedessero terre piatte o chissà quali altre amenità, ma semplicemente differivano dalle tesi del mainstream di allora.

L’attuale controinformazione rappresenta la modalità più pratica sulla rete della contestazione “no global”, opposta al sistema finanziario ordoliberista. Ricordiamo che i primi giornali di “controinformazione” durante gli anni ’70 furono testate della sinistra radicale e marxista-leninista, mentre su internet fu il controverso garante del M5S Beppe Grillo con il suo blog a denunciare l’informazione mainstream a partire dalla fine del primo decennio del 2000. Ora sono cambiati gli schemi e il ruolo dei “complottisti” anti-mainstream sono i cattivi “fascio-sovranisti” o identificati – spesso e volentieri da gruppi sedicenti indipendenti – come esponenti della destra radicale.

Giulio Romano Carlo

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/fidati-professionisti-informazione-quali-168888/

“La Chiesa ama i vostri figli Lgbt così come sono”. Adesso Bergoglio apre anche ai gay

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di Cristina Gauri

Prosegue senza sosta il percorso di costruzione di una Chiesa «inclusiva» – ovvero sempre più attenta a qualunque caratterizzazione della modernità e del relativismo – e sempre più dimentica della propria dottrina, spianato dal papato di Bergoglio. Questa volta è il turno dei genitori delle persone Lgbt, raccolte nell’associazione cattolica Tenda di Gionata.

E così il Pontefice, rivolto a una quarantina tra madri e padri di omosessuali ricevuti in udienza, ha dichiarato senza mezzi termini che «il Papa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio». Al termine della udienza papale, la vicepresidente di Tenda di Gionata, Mara Grassi, accompagnata dal marito Agostino Usai, ha fatto dono al Pontefice del volumetto Genitori fortunati, tradotto specificamente in spagnolo per la visita in Vaticano: il libro racchiude e narra le vicende ecclesiali e di fede di queste famiglie. «La nostra associazione vuole far dialogare la Chiesa e le famiglie con figli Lgbt. Prendendo spunto dal titolo del libro che gli abbiamo presentato, ho spiegato che noi ci consideriamo fortunati perché siamo stati costretti a cambiare lo sguardo con cui abbiamo guardato sempre i nostri figli – ha dichiarato la Grassi – Quello che abbiamo ora è uno sguardo nuovo che ci ha permesso di vedere in loro la bellezza e l’amore di Dio. Vogliamo creare un ponte con la Chiesa perché anche la Chiesa possa cambiare lo sguardo verso i nostri figli, non escludendoli più ma accogliendoli pienamente».

Proprio a queste parole è seguita la confortante – per loro – presa di posizione papale. Francesco li ha infatti rassicurati, spiegando che il Papa li ama perché i loro figli sono figli di Dio. Tanto impegno «inclusivo» è stato premiato dal dono di una maglietta recante i colori dell’arcobaleno Lgbt e la scritta «nell’amore non c’è timore». Soddisfatta la Grassi che riporta di un generoso sorriso del Pontefice, descritto come un momento di profonda sintonia. Continua a leggere

Sei fascista? 34enne pestato a Padova da “ragazzi” dei centri sociali

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Padova, 17 giu – Circondato da 5 persone e pestato selvaggiamente mentre gli veniva urlato “fascista“: è successo a un 34enne di Padova, nella notte tra il 14 e il 15 giugno. Un agguato antifascista in piena regola che sicuramente non farà notizia e non verrà riportato dai principali quotidiani dello Stivale, come invece sta succedendo per l’aggressione avvenuta a Trastevere ai danni di alcuni frequentatori del Cinema America. Per loro, si è scomodato un codazzo di personalità e istituzioni tra cui l’Anpi, Zingaretti, l’attore Jeremy Irons, il premier Conte.

Cinque contro uno

Come riferito da Padova Today, verso le due della notte tra venerdì e sabato il 34enne stava camminando in via del Portello, quando cinque individui lo hanno raggiunto e apostrofato con “fascista”. Secondo le testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine gli aggressori avrebbero poi assalito la loro vittima, prima spintonandola e poi colpendola con una scarica violentissima di calci e pugni. Data la superiorità numerica l’uomo non ha potuto fare molto per difendersi e ha subito l’attacco rannicchiato per terra. Una volante, chiamata dai testimoni presenti al pestaggio, è arrivata poco dopo sul luogo dell’aggressione, ma a quel punto i cinque si erano già dileguati. Le forze dell’ordine hanno soccorso la vittima e hanno ascoltato il suo racconto. Anche i presenti al momento dell’attacco sono stati sentiti dagli agenti e hanno confermato di avere sentito i cinque dare del “fascista” all’aggredito – nonostante questi sostenga di non appartenere al alcun movimento di estrema destra. I cinque sarebbero già stati identificati. Uno di questi -guarda caso – è risultato essere un militante dell’ex centro sociale Gramigna. Ora gli inquirenti stanno indagando per capire se il gesto fosse premeditato o meno.

fonte – https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/fascista-padova-34enne-pestato-ragazzi-centri-sociali-121610/

La Via Crucis di Bergoglio per gli immigrati e contro i porti chiusi, la nostra per la Passione di Cristo in remissione dei peccati

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La Via Crucis di “Papa” Francesco: per gli immigrati e contro i porti chiusi

Roma, 17 apr – Una Via Crucis che dovrà ispirare i fedeli a impegnarsi per “non far sentire la solitudine a quanti agonizzano oggi nei troppi calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per i lavoratori stagionali”. E’ quanto scrive suor Eugenia Bonetti nelle meditazioni al Colosseo, presiedute da Papa Francesco e pubblicate dalla Libreria editrice vaticana. Chiaro il riferimento dunque ai cosiddetti “porti chiusi” e alla necessità di accogliere gli immigrati. La solita retorica di Bergoglio insomma, che ha incaricato questa suora di dar voce alla sua politica sempre più orientata all’apertura dei confini senza se e senza ma.

La terra promessa

Il testo, di 61 pagine, ha un chiaro tono accusatorio nei confronti del governo italiano: “Chi ricorda in quest’era di notizie bruciate alla svelta quelle ventisei giovani nigeriane inghiottite dalle onde, i cui funerali sono stati celebrati a Salerno? E’ stato duro e lungo il loro calvario. Prima la traversata del deserto del Sahara, ammassate su bus di fortuna. Poi la sosta forzata negli spaventosi centri di raccolta in Libia. Infine il salto nel mare, dove hanno trovato la morte alle porte della ‘terra promessa’”. Ecco, quest’ultima frase è particolarmente significativa per comprendere bene il messaggio lanciato dal Papa. Chi è che esorta gli africani a raggiungere la “terra promessa”? Chi promette questa terra? Il riferimento biblico è ancor più emblematico, se consideriamo che serve per far credere a chi emigra di essere destinato a un’altra terra, che secondo la Chiesa sarebbe addirittura la loro, perché “promessa”. Continua a leggere

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