Il “male minore” non significa compromesso

Condividi su:

di Matteo Castagna per www.informazionecattolica.it

I grandi maestri della tradizione cattolica S. Tommaso d’Aquino, S. Agostino, S. Alfonso hanno insegnato un aspetto della teologia morale che è il “male minore”. L’assolutismo morale di altri, in ambito cattolico, non appartiene al concetto classico stabilito dai Dottori della Chiesa.
Chi ignora la dottrina tomista inerente l’analogia, non riesce a cogliere la definizione di male come assenza di bene, in tutte le sue implicazioni.
“Un artefice sapiente produce un male minore per evitarne uno maggiore: come il medico taglia un membro perché l’intero corpo non perisca” (S. Tommaso, Summa Teologica I, q. 48, art. 6).
Saggiamente, il ricercatore e scrittore, dottore in Scienze religiose, Prof. Fabrizio Cannone, nel suo “Per una resistenza cattolica” (Ed. Solfanelli, 2016) afferma che in certa pubblicistica cattolica, poco accorta nella pratica, si è consolidata “l’idea peregrina” secondo cui il male minore non esisterebbe o, comunque da evitare, perché indice di compromesso.
Invece, infinite volte, la Chiesa, i Santi, i Pontefici e i prìncipi cattolici ne hanno fatto ricorso, optando, nello stato di necessità, per qualcosa che non era esente dal male, che lo rendeva privo di qualche o molte perfezioni.
L’intera questione 49 della prima parte della Summa Teologica è dedicata alle cause del male, con la premessa della questione 48 sull’esistenza di due mali: quello della colpa e quello della pena. Quest’ultimo è anche un bene, e senza alcuna contraddizione. Chi non comprende l’analogia intesa dell’Angelico non valuterà mai il fatto che il male minore possa essere, altresì, il bene maggiore che si può praticare in un determinato momento storico.
Il male, in quanto assenza di Bene, più che una realtà positiva, è una privazione di giustizia, di carità, di purezza, di fede, di umiltà, di moralità, di continenza, di potere e ricchezze leciti ecc., che viene da ciò che già esiste, come la natura o l’uomo. Così, paradossalmente, il male deriva dal bene. S. Agostino scrive, infatti, che “non c’è altra sorgente che il bene da cui possa derivare il male”.  Ovviamente lo è accidentalmente e indirettamente. S. Tommaso stabilisce che dio non è causa del male morale, ma può essere causa del male (analogico) , della corruzione o distruzione di una cosa. Infatti, il Signore “fa morire e fa vivere” (1, Sam 2,6).
Ad esempio, sul tema dell’aborto, sappiamo tutti che la legge 194 è male e andrebbe abolita. Inserirla come “diritto universale” è ancor peggio. Perciò il legislatore che si opponesse ad esso e che favorisse la presenza dei cattolici nei consultori, salverebbe moltissime vite. Questa opzione per il male minore, che produce il maggior bene possibile, è assolutamente conforme alla morale cattolica, così come concepita dal tomismo. Questo atteggiamento non va visto come compromissorio, ma come prudente e, soprattutto, metafisicamente fondato.
Ammettiamo che vi siano dei candidati (democraticamente) alle elezioni, che nella loro storia personale e politica si siano distinti più di altri nel rispetto dei princìpi cristiani, sebbene in altre occasioni, per vari motivi, abbiano sbagliato e optato per il male. Altri, invece, si sono sempre comportati da anti-cristiani, amorali, immorali, oppressori del popolo, giungendo perfino al satanismo, proponendo disvalori che gridano vendetta al cospetto di Dio.
Dovrei – si chiede p. Eriberto Jone, OFM, nel suo “Compendio di Teologia morale”, dotato di imprimatur, sotto il Pontificato di Pio XII (Ed. Marietti, 1955) – astenermi dal votare il candidato migliore, poiché comunque non buono in tanti aspetti, rischiando di contribuire all’elezione del candidato nettamente peggiore, come fanno quelli che non votano mai, non essendoci attualmente alcun partito conforme alla dottrina sociale della Chiesa? Evidentemente no. E’ doverosa la scelta del “male minore”, suffragata dalle risposte di S. Tommaso d’Aquino, del Magistero e della prassi secolare della Chiesa. Padre Dragone, nella sua “Spiegazione del catechismo di San Pio X”, Sodalitium, 2009, pag. 296-297, che dispone di imprimatur, dice: “Dio è padrone della vita. Non è quindi lecito uccidere. eccetto in tre casi: in guerra, per legittima difesa, per decisione dell’autorità competente. Ci sono, dunque, delle “eccezioni” in casi particolari.
“La cooperazione nell’approvazione di una legge cattiva è peccato. Si fa eccezione soltanto quando i deputati, con la loro cooperazione possono impedire qualche male peggiore” – continua p. Dragone (pag. 155, n. 295). Il massimalismo moralista, dunque, non è mai appartenuto alla storia ed alla dottrina cattolica, quanto è molto presente nella dimensione protestante e puritana, di cui non abbiamo bisogno, soprattutto in questi tempi in cui i veri cattolici non sono molti e vengono messi in un angolo dalla secolarizzazione.

 

LE BANDIERE IDEOLOGICHE DELLA SINISTRA AL TRAMONTO

Condividi su:

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2024/05/20/le-bandiere-ideologiche-della-sinistra-al-tramonto/

OSSESSIONE FASCISMO. LE SINISTRE TERMINALI HANNO STANCATO

Abbiamo trascorso una settimana all’insegna delle bandiere ideologiche di una sinistra, ormai terminale, priva di idee, che ha abbandonato i lavoratori per abbracciare il grande Capitale e sostituito la lotta proletaria con quella per i cosiddetti “diritti civili”.

Così, a Verona, la giunta di sinistra guidata dal catto-progressista Damiano Tommasi, qualche  giorno fa ha approvato la mozione 324 del 10/05/2024 firmata da Alessia Rotta (Pd) per la professione di fede antifascista, se si desidera ottenere la concessione di spazi pubblici o pubblicitari, contributi e patrocini.

La “clausola antifascista” è l’inserimento di un comma, all’art. 11 del regolamento comunale per la disciplina del canone patrimoniale di concessione e autorizzazione di sale, suolo o altro, in cui si preveda questa dicitura:”Dichiara di riconoscersi nei principi e valori fondamentali della Costituzione italiana e dello Statuto Comunale, di ripudiare il fascismo e ogni forma di totalitarismo e di condannare l’uso di ogni forma di violenza”.

Il Centrodestra ha votato compatto contrario, per l’inutilità del provvedimento, essendo il periodo di riferimento concluso ben 80 anni fa e gli altri totalitarismi sono comunque crollati nel secolo scorso. Si badi bene che non si cita espressamente il Comunismo, che ha all’attivo almeno 90 milioni di morti nel mondo ed è ideologia “intrinsecamente perversa”, come la definì Papa Pio XI nell’Enciclica di condanna dello stesso, denominata Divini Redemptoris del 19 marzo 1937, perché «spoglia l’uomo della sua libertà […], toglie ogni dignità alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi», in cui si cela una «falsa» idea di redenzione.

In compenso, per poter tenere una conferenza o una manifestazione nel Comune scaligero, è necessario ottenere la patente di democraticità dalla maggioranza di sinistra. Con quali criteri? Non è dato a sapersi, perché è implicito che qualsiasi partito, gruppo, associazione esista perché la Costituzione glielo concede. Questo vale, fino a prova contraria, decisa dalla Magistratura, che ne decreti lo scioglimento, in base alla XII disposizione transitoria, che nemmeno i padri costituenti del 1946 ritennero necessario introdurre come definitiva. Non aveva senso, il duce era morto.

Ci pensa Alessia Rotta, più antifascista di Sandro Pertini, che con il Pd e le sigle della galassia sinistra e la benedizione del “chierichetto rosso” nonché sindaco Tommasi pongono una clausola anacronistica e ridicola, perchè nessuno, se non per motivi propagandistici, crede vi siano le condizioni per il ritorno del Fascismo in Italia. A meno che non si voglia utilizzare questa clausola per la censura delle destre, dal momento che in questo periodo, chiunque non la pensi come Schlein o Zan viene etichettato, immediatamente, come fascista. Questa dicotomia da don Camillo e Peppone, proposta nel 2024 col solo Peppone, farebbe sorridere anche il grande Giovannino Guareschi, che farebbe una vignetta o un articolo tagliente su Il Candido.

Di fronte alle sfide e ai drammi quotidiani, anziché dare risposte concrete ai tanti in difficoltà, questi parlano ancora di fascismo/antifascismo? Sic! E lo ha fatto anche il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, nella saletta della Feltrinelli di Verona, assieme a un imbrattatore di muri, per presentare il suo nuovo “best seller” sul ritorno dei fasci (??!!)

Si tratta di un’ autentica ossessione, spesso a fini di lucro, che i più hanno capito, ma che crea disaffezione verso la Politica, in cui non si riconoscono, perché non hanno vissuto quei tempi, e, soprattutto, sono stufi di sentirli usare come una clava contro chiunque sia identitario, tradizionalista, conservatore o non orientato verso il progressismo globalista e mondialista, il gender e il woke. Il 5 giugno alle 21.00 in una pubblica conferenza sulla piattaforma online Skype, il dott. Pietro Cappellari, che ha scritto un libro, fresco di stampa, per quelli di Passaggio al Bosco, dal titolo “L’INVENZIONE DELL’ANTIFASCISMO, la nascita di un instrumentum regni che genera odio e produce violenza”(per info:info.traditio@gmail.com) sarà particolarmente chiaro e farà capire, dati e fatti alla mano, che il nemico del bene comune non sta alla “destra del Padre”.

Implicito è anche il ripudio della violenza, cui andrebbe aggiunto quello della guerra, anche quando si tratta di inviare armi all’estero, perché il Codice di Procedura Penale, di origine fascista (ironia della sorte!) prevede tutte le normative, sia per prevenirla che per reprimerla.

Allargando gli orizzonti all’Europa, la musica, purtroppo, non cambia. Le sinistre devono distrarre l’opinione pubblica dal transumanesimo che stanno preparando e quindi si focalizzano su argomenti assolutamente di retroguardia e dall’interesse di pochi.

Il Consiglio dell’Unione Europea è l’organo in cui sono rappresentati i governi dei 27 paesi membri e detiene il potere legislativo insieme al parlamento. La dichiarazione era stata proposta dalla presidenza di turno belga in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia: è un documento dal valore perlopiù simbolico e senza particolari effetti concreti, che ribadisce concetti già affermati in diversi trattati europei. Decidere di non aderire è insomma una presa di posizione politica, più che il tentativo di evitare imposizioni di qualche tipo. Non hanno firmato il documento: Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, 9 paesi su 27.

La segretaria del PD, Elly Schlein, ha criticato molto la decisione del governo, dicendo che «non è accettabile». Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, responsabile Esteri del partito, ha sostenuto che questa decisione «mina la credibilità internazionale» del Paese – informa il Post – mentre è questa sinistra, dai metodi e dalla mentalità stalinisti che ci fa vergognare all’estero perché ci costringe a dover ribadire ogni giorno che “le foglie sono verdi d’estate”, come scrisse G.K. Chesterton.

Per leggere tutti i numerosi articoli, editoriali e interviste degli ultimi 4 anni, scrivete  Matteo Castagna sul motore di ricerca di  www.informazionecattolica.it 

Verona dice basta alla propaganda gender

Condividi su:

di Angelica La Rosa

L’UNIVERSITÀ DI VERONA E’ DA ANNI OSTAGGIO DELLA PROPAGANDA GENDER E DOMENICA 26/11 LO SARA’ ANCHE CON IL PATROCINIO DELL’AMMINISTRAZIONE TOMMASI; LA VERONA DELLA FAMIGLIA E DELLA TRADIZIONE LANCIA UN PRESIDIO DI PROTESTA DAVANTI ALLA SALA TOMMASOLI (LARGO ZANDONAI H 17)

Domenica 26 novembre la Sala civica “Tommasoli” ospiterà un convegno sui cosiddetti “diritti trans” organizzata dalle note sigle globaliste veronesi con l’intervento di Alessandro Zan e patrocinato dall’amministrazione Tommasi.

Dall’adesione alla rete RE.A.DY. per intascare altri soldi dalla Regione, insieme al Centro di Ricerca sulle Teorie Sessuali, o meglio Centro di Propaganda Anti Famiglia Naturale “Politesse”, l’Università di Verona ospiterà solo l’ultima, in ordine di tempo, attività conferenziale pro LGBQIA+ con il patrocinio del Comune di Verona.

Ma sono anni che l’Ateneo veronese viene letteralmente usato come luogo di propaganda contro la Famiglia Naturale, come se l’attacco incondizionato alla prima ed unica cellula sociale possibile rappresenti una tranquilla variante sesso-culturale, quando invece è mero mezzo di livellamento e di lavaggio del cervello per studenti, loro famiglie e future generazioni che, in un futuro globalista iper sorvegliato, dovranno vivere ad uso e consumo di quel turbo capitalismo senza differenze, e quindi senza consapevolezza, sociale, etnica, politica e… sessuale.

Riguardo ai promotori e partecipanti all’evento, stendendo un velo pietoso sul Circolo Pink, vogliamo parlare di Alessandro Zan che vorrebbe in galera chi predilige la Famiglia Naturale? E di Jacopo Buffolo, prodotto perfetto del radicalismo chic veronese, comunista e pacifista a seconda dei casi? E del Centro di Ricerca sulle Teorie Sessuali “Politesse” che viene definito “mangia sovvenzioni”, come una qualsiasi cooperativa di accoglienza migranti?

Ma al di là dei singoli, la cosa peggiore è che ormai da anni l’Università di Verona, da luogo di studio, di cultura, di formazione e di consapevolezza sociale critica si è trasformata in una macchina di propaganda gender fluid ad uso e consumo di una minoranza sistematicamente odiatrice dell’Identità, dei valori tradizionali e religiosi e del concetto stesso di Famiglia naturale, discriminandola di fatto “al contrario”.

Per questo è stato organizzato per domenica pomeriggio a partire dalle ore 17 un presidio di protesta davanti alla sala che ospiterà questo convegno, senza simboli di partito e al quale tutti potranno aderire, sia come movimenti, sia come associazioni ma anche come singoli cittadini.

 

Aderiscono: 

− Palmarino Zoccatelli, Comitato Veneto Indipendente;

− Roberto Bussinello, Avvocato;

− Vito Comencini, Ex Deputato;

− Stefano Valdegamberi, Consigliere Regionale Veneto;

− Luca Castellini, Vice Segr. Naz. Forza Nuova;

− Riccardo Zanini, Resp. Naz. Lotta Studentesca;

− Francesca Menin;

− Gloria Callarelli, Fahrenheit2022;

− Maurizio Ruggero, Comitato Pasque

− Prof. Davide Lovat di Vicenza, saggista

− Avv. Andrea Sartori, Portavoce Naz. Circolo Christus Rex – Traditio; 

− Paolo Bellavite, già Professore di Patologia Generale a Verona, ricercatore indipendente da giugno 2021;

− Alberto Zelger, ex-candidato sindaco e membro del Comitato esecutivo del XIII World Congress of Families.

Cattolicesimo, Massoneria e Metafisica del Caos (critica a una parte della filosofia di Dugin)

Condividi su:

QUINTA COLONNA

EDITORIALE

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/11/26/cattolicesimo-massoneria-e-metafisica-del-caos/

Il Canone 2335 del Codice di Diritto Canonico del 1917 si esprimeva così: “Tutti coloro i quali danno il proprio nome alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che complottano contro la Chiesa e contro i legittimi poteri civili, incorrono ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla Sede Apostolica”. Quindi, se qualcuno, all’interno dei Sacri Palazzi, era massone, allo stesso tempo era immediatamente scomunicato.
La Chiesa Cattolica non ha condannato la Massoneria solo per una evidente attività, volta a sovvertire i suoi insegnamenti, ma nell’Enciclica Humanum Genus di Papa Leone XIII del 20/04/1884 ha esplicitamente rigettato le idee filosofiche e morali contrarie all’Ordine naturale e divino. Lo stesso Pontefice scrisse una lettera al popolo italiano, datata 8/12/1882, denominata “Custodi”, in cui scrisse: “Ricordiamoci che il cristianesimo e la massoneria sono essenzialmente inconciliabili, così che iscriversi all’una significa separarsi dall’altra”. La condanna leonina si basava soprattutto sulla condanna del liberalismo, di cui, invece, le logge hanno sempre fatto il loro vanto.
Ne deriva che il cattolico non può rapportarsi con Dio in un’ottica esterna di tipo “umanitario” e aconfessionale, a fronte di una dimensione interna, autenticamente cattolica. Cristo è Re dell’universo perché Creatore, che ha dato all’uomo il comandamento della carità. Il vero bene del prossimo, dunque, non è una filantropia fine a se stessa o meramente terrena, ma predisposta a trovare la luce per vivere secondo le leggi di Dio. Purtroppo, nell’epoca della secolarizzazione, la massoneria è riuscita a vincere nella civiltà occidentale, perché, in ogni ambito, è riuscita a creare una mentalità massonica di massa.
Quasi tutti, oggi, sono soggettivisti, nichilisti, agnostici e ritengono che l’umanesimo integrale sia l’elemento fondamentale per la felicità e che la fratellanza sia sinonimo di “persona giusta”. Il giusto – come ha rilevato acutamente S. Tommaso d’Aquino – è colui che sa scindere il bene dal male attraverso un’adesione dell’intelletto e della volontà alla realtà, nella maniera in cui solo Dio la desidera. Non può prescindere da Lui. Il Figlio di Dio, per natura, è Dio. Solo chi condivide l’annuncio della salvezza può diventare figlio di Dio, “per adozione”. Pertanto, o si ritorna al realismo aristotelico-tomista, all’armonia e alla collaborazione fra potere temporale e spirituale, oppure si cade inesorabilmente nella “metafisica del caos”, ove tutto affonda e niente si salva.
Paolo Maria Siano, nato nel 1972, appartenente all’ordine dei francescani dell’Immacolata è, certamente, uno dei massimi studiosi della Massoneria; ha attribuito questa deriva, propria delle idee massoniche, al pensiero filosofico del russo Alexander Dugin, il quale teorizza una necessità irreversibile di caduta nell’abisso del male e rivaluta il Caos come principio primordiale ed eterno dell’universo.“Dobbiamo imparare a pensare con il caos e dentro il caos” – scrive Dugin ne “La quarta teoria politica” (pag. 238) –  mentre noi cristiani opponiamo l’unica Verità di Colui che ha dato la Sua luce alle tenebre e il Suo ordine al caos (Genesi 1, 4-5), rifiutando qualsiasi forma di relativismo e nichilismo, assieme a simbolismi legati all’occulto, all’esoterismo, alla magia o peggio, come ha osservato giustamente il Prof. Roberto De Mattei su “Corrispondenza Romana” del 9/06/2021.
Se, dunque, su questioni di natura meramente politico-economica e di morale tradizionale, ossia rispettosa del diritto naturale, è possibile e, probabilmente auspicabile un mondo multipolare, l’orizzonte soprannaturale rappresentato da Dugin è, almeno per il momento, motivo di completa divergenza con il pensiero cattolico romano e dovrebbe diventare spunto di riflessione per tutti coloro che, troppo frettolosamente, abbracciano in toto le teorie di uomini carismatici ma, in parte, ancora sconosciuti e in parte nel buio dell’errore dottrinale. 

Cina, non basta la politica dei crediti esteri per diventare grande potenza

Condividi su:

EDITORIALE DI MATTEO CASTAGNA 

Ripreso da: www.affaritaliani.itwww.marcotosatti.it www.informazionecattolica.it www.2dipicche.news.it 

La Cina non è ancora pronta a dominare il mondo
Non basta la politica dei crediti esteri manca una mentalità da “grande potenza”

di Matteo Castagna

La Cina e i nuovi equilibri geopolitici

Gli Stati Uniti hanno invitato tutti i membri della Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC), compresa la Russia, al vertice di San Francisco, in California, tra l’11 e il 17 novembre, dal titolo “Costruire un futuro di sostenibilità e resilienza per tutti” – ha dichiarato Matt Murray, funzionario senior dell’APEC.”.

In questo momento storico, particolarmente tumultuoso, e di posizionamenti mirati a nuovi equilibri geopolitici, sembrerebbe la prima volta che gli Stati Uniti diano un segnale di apertura nei confronti della Russia di Putin e dei Paesi più importanti dell’Eurasia. Da un lato, è un atto strategico. Negli States si è compreso che sono emerse delle superpotenze nuove, con le quali è più conveniente, almeno per il momento, cercare diplomaticamente una forma di cooperazione, rispetto al braccio di ferro bellico. Dall’altro, alla luce del comportamento tradizionale degli Stati Uniti, potrebbe apparire il primo, grande segnale di debolezza sul piano globale, dalla nascita delle Nazioni Unite.

L’ex premier italiano Mario Draghi, ad un recente evento del Financial Time, dà conferma di quanto poc’anzi asserito, cogliendone i fatti principali: “…una lunga serie di arretramenti sui nostri valori fondamentali [il globalismo liberale unipolare, n.d.r.]: l’ammissione della Russia al G8, nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall’Afghanistan” sono stati indicazioni di profonda debolezza.

Draghi ha continuato, dicendo: “La lezione che se ne può trarre è che non dobbiamo mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali su cui è stata costruita l’UE…” . Draghi afferma con decisione: “Dobbiamo combattere, ciascuno nella propria sfera personale ma anche collettivamente, per fare in modo che la negazione dei nostri valori [quelli delle democrazie liberal-capitaliste, n.d.r.] non prevalga”.

Nella grande scacchiera internazionale, l’economia, che da almeno due secoli ha, gradualmente, sostituito la politica, gioca un ruolo primario. I big della Terra dividono il mondo in due categorie: Paesi creditori netti e Paesi debitori netti, come base di partenza per creare, successivamente, le strategie di potere e muoversi nella difficile sfera geopolitica post-moderna.

Un rapporto pubblicato da AidData ci informa del fatto che la Cina è il maggior creditore dei confronti degli altri paesi della Terra, per un valore complessivo di 1.300 miliardi di dollari. Gli 8 principali Paesi debitori sono gli stessi da molti anni, ma l’ammontare del debito è in aumento: 63mila miliardi di dollari totali, per ora. I primi 8 grandi debitori sono: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Paesi Bassi, Francia, Irlanda, Italia e Germania. Questi dati sono importantissimi perché non è possibile non tenerne conto nella strategia e nell’asset degli equilibri globali.

Se si vuole evitare un conflitto armato che potrebbe assumere connotazioni mondiali, serve riconoscere che la Cina è una grande e compatta Nazione, con una connotazione identitaria profonda, che sul piano finanziario è creditrice di tutte le altre potenze. Si aggiunga, però, che la sua aspirazione a dominare il mondo non è alla sua portata, perché non è pronta per svolgere tale ruolo. La fonte che dichiara questo è cinese ed autorevole: il Prof. Liang Xiaojun, docente alla China Foreign Affairs University di Pechino sostiene, già in un articolo su “East Asia Forum” del 13 settembre 2016, che alla Cina manca una mentalità da “grande potenza”, in grado di candidarsi a dominare il mondo. Il regime comunista è, spesso, chiuso e distaccato dal sentire comune e dalle necessità di una popolazione enorme. Inoltre, rimane ancora in ballo, la delicata questione Taiwan.

La logica multipolare non è ancora realmente dominante in Cina, perché la politica dei crediti esteri, di cui sopra, si basa esclusivamente su un rapporto “do ut des” di benefici reciproci, e, molte volte, questa politica produce enormi e gravissime opposizioni interne. Infine, la sempre maggiore comunità del web è divenuta molto più nazionalista e identitaria, quindi protesa a mantenere alta la tensione nei confronti di un rigido regime, che rischia di autoisolarsi, proprio per questa sua durezza e questo suo inquadramento ideologico, considerato, oramai, superato e da sostituire con maggiore libertà all’interno del ritorno di una forte nostalgia per il passato imperiale. Tutto ciò non pone Xi Jinping nelle condizioni di proporsi al resto del mondo come leader sufficientemente affidabile, credibile, che sia in grado di garantire stabilità e fiducia, prosperità, pace e tranquillità.

Fonte:https://www.affaritaliani.it/esteri/cina-non-basta-la-politica-dei-crediti-esteri-per-diventare-grande-potenza-886161.html 

Libertà d’informazione e geopolitica si scontrano con i diktat delle élite

Condividi su:

EDITORIALE 

di Matteo Castagna pubblicato su https://www.marcotosatti.com/2023/09/11/liberta-dinformazione-e-geopolitica-si-scontrano-con-i-diktat-delle-elite/

su https://www.2dipicche.news/liberta-dinformazione-e-geopolitica-si-scontrano-con-i-diktat-delle-elite/

su https://www.informazionecattolica.it/2023/09/11/liberta-dinformazione-e-geopolitica-si-scontrano-con-i-diktat-delle-elite/

Tradotto, come ogni settimana, in spagnolo dai giornalisti dell’America Latina. Stavolta su https://vocesdelperiodista.mx/voces-del-periodista/internacional/la-libertad-de-informacion-y-la-geopolitica-chocan-con-los-dictados-de-las-elites/

********************************************************************************************

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra questo commento di Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e condivisione (Paolo Tosatti, vaticanista)

Libertà d’informazione e geopolitica si scontrano con i diktat delle élite

di Matteo Castagna

In Occidente, la geopolitica viene trattata con superficialità. I media trattano le notizie senza un serio ed approfondito approccio, preferendo soffermarsi su tematiche di minor spessore ma anche di minore importanza. Il risultato è che chi non trova riviste specializzate o fonti personali, non ci capisce niente ed è costretto a fidarsi dei flash dei telegiornali o dei trafiletti dei giornali.
Recentemente ho saputo che alcune redazioni italiane non hanno neppure giornalisti che si occupano di geopolitica. La mia personale opinione è che nel terzo millennio se non si approfondisce questo argomento, si rischi di rimanere vittima della propaganda e di credere ad ogni boutade nei talk show.

Esempio eclatante, oltre al professor Michael Hudson, è il Prof. Jeffrey Sachs, ordinario ad Harvard, di cui si occupa ampiamente il blog del giornalista vicentino Marco Milioni. Sachs è di origini ebraiche, politicamente schierato coi Democratici, progressista moderato, consulente alle Nazioni Unite. Il suo profilo avrebbe tutte le caratteristiche per essere un divo politically correct, eppure non lo è, e pur essendo considerato un luminare in America, non è quasi mai presente nei salotti televisivi, perché preferisce la diplomazia alla guerra e perché sulla Russia e sulla Cina non la pensa come Hillary Clinton. Se può dar consolazione, non sembrerebbe essere l’unico dem americano…

In Italia è pressoché sconosciuto. Scrive, a tal proposito, Marco Milioni sul suo blog:«…il grosso della stampa cosiddetta mainstream del nostro Paese è talmente schierata con i diktat che arrivano da un certo mondo atlantista, da porsi limiti addirittura più stringenti di quelli che giungono da Oltreoceano…». L’ultimo articolo di Sachs è illuminante per come affronta e racconta le relazioni commerciali tra USA e Cina. Si trova in inglese, imboscato, nonostante l’importanza della persona, solo sul suo sito internet del 22 agosto. Viene tradotto in italiano e riportato quasi per intero su Il Fatto quotidiano del 9 settembre, a pag. 17, ovvero venti giorni dopo. Milioni conclude:«…nel circuito dell’informazione italiana di quella analisi autorevole, però di fatto non c’è traccia. Ovvero non c’è traccia di un dibattito sull’argomento degno di questo nome: che si concordi o meno col docente americano». Il dramma è questo, assieme alle prese di posizione manichee ed ideologiche.

Stiamo attraversando un’era di cambiamenti epocali, ove sembrerebbe che ad esser messa in gioco sia la libertà. Il nuovo Sistema si fonda sul controllo sociale, cercando in ogni modo di integrare l’umanità nel nichilismo, attraverso una versione “light” di totalitarismo, differente dai regimi del XX secolo, perché subdolo, distopico, a-morale, irragionevole, profondamente maligno e scaltro, al punto che molti non si accorgono di quanto la dipendenza dalle élite stia cambiando gli stili di vita, annullando ogni visione del mondo, carcerando le idee e riducendo la religione ad un’ inutile e antiquato modello, che non serve all’economia globale.

Cornelio Fabro, a proposito della libertà, scrisse che «la libertà è la lingua universale dello spirito umano, è quella lingua che parla dal fondo del suo silenzio nella richiesta radicale: la libertà è ciò che più ci accomuna, e l’esercizio della libertà è ciò che più ci differenzia e ci distingue…»

San Tommaso d’Aquino scrisse che «la libertà è la capacità che l’uomo ha di essere arbitro, cioè padrone delle proprie azioni, scegliendo tra varie possibilità e alternative: di agire oppure di non agire, di fare una cosa piuttosto che un’altra. Se l’uomo fosse portato al suo destino senza libertà, non potrebbe essere felice, non sarebbe una felicità sua, non sarebbe il suo destino. E’ attraverso la sua libertà che il destino, il fine, lo scopo, l’oggetto ultimo può diventare risposta per lui. Il destino è qualcosa di fronte al quale l’uomo è responsabile, è frutto della libertà. La libertà dunque ha a che fare non solo con l’essere protesi a Dio come coerenza di vita ma anche con la scoperta di Dio».

Ridotto all’essenziale, la nuova società wok d’importazione statunitense vorrebbe toglierci tutto questo per renderci amebe o automi, senza ideali, senza religione, senza una morale comune, distruggendo ogni comunità di destino, appiattendoci sul tecnicismo, surclassati dalle macchine e imbottiti di pensiero unico liberale, globalista, buonista, ateo o pieno di idoli, fanaticamente green e genderista, mentre il fine è sempre il Vitello d’Oro, di biblica memoria. Nel racconto del Vecchio Testamento, il lettore ricorderà che non finì bene per coloro che si misero ad adorarlo.

L’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina

Condividi su:

L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/03/13/loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina/

SECONDO LO STORICO AMERICANO BENJAMIN ABELOW SONO GLI STATI UNITI E LA NATO A ESSERE I PRINCIPALI RESPONSABILI DELLA CRISI UCRAINA

Venerdì 10 Marzo 2023 il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato al programma Big Game di Channel One: “… Contro la Russia si stanno usando un linguaggio, una retorica e delle azioni estremamente aggressive, soprattutto sotto forma di sanzioni illegali e senza precedenti. L’Occidente lo ha deciso da solo che questa è una guerra all’ultimo sangue. […] La filosofia “con noi o con la Russia” è stata alimentata dall’Unione Europea fin dall’inizio della situazione geopolitica, dopo la scomparsa dell’URSS“.

Quando c’è di mezzo una guerra di potere geopolitico, la propaganda di parte domina, perciò sono necessarie letture il più possibile super partes, perché in tali frangenti e, soprattutto, quando qualcuno vincerà, scriverà la storia a modo suo, imponendo un pensiero unico, che, molto spesso è lontano dalla verità. La filosofia “o con noi [Occidente], o con la Russia” non è un’invenzione di Lavrov ma la realtà che viviamo tutti i giorni. L’impressione è che si tratti di un espediente per impedire di ricercare e raccontare i fatti, senza la mediazione della propaganda. Ma non tutti si piegano a questa superficialità, non per essere dei “bastian contrari”, ma perché se i fatti diventano crimini e le menzogne vengono scoperte, il giudizio diventa più realistico.

Nonostante un consenso generale in ascesa, il governo Meloni non trova il sostegno del 57% del popolo italiano, secondo un sondaggio condotto da Iai e Laps, in merito al sostegno militare in Ucraina. Con un debito ormai al 150% del Pil, servito interamente dal risparmio privato mondiale, l’Italia non può permettersi una politica come quella ungherese di Victor Orban, che, invece, ha un debito sovrano al 75% del Pil e vanta la possibilità di praticare una politica monetaria indipendente col 20% di inflazione annuo.

Secondo lo storico americano Benjamin Abelow sono gli Stati Uniti e la NATO a essere i principali responsabili della crisi ucraina. Attraverso una storia trentennale di decisioni politiche sbagliate e di provocazioni, iniziate durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Washington e i suoi alleati europei hanno posto la Russia in una situazione considerata insostenibile da Putin e dal suo staff militare. Attraverso il libro “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” (Fazi Editore, Febbraio 2023 eu. 10,00) all’autore bastano 70 pagine per mostrare in modo chiaro e convincente come l’Occidente abbia innescato il conflitto ucraino, mettendo i propri cittadini e il resto del mondo di fronte al rischio reale di una guerra nucleare. Abelow dà voce ad autorevoli analisti politici, militari e funzionari governativi degli Stati Uniti – tra questi John J. Mearsheimer, Stephen F. Cohen, George F. Kennan, Douglas Macgregor – che ci fanno comprendere le ragioni più profonde, mistificate o taciute, della tragedia in corso.

Tutti questi esperti di politica estera sull’ espansione della NATO in Europa orientale dissero al loro grande e superpotente Paese che tale politica avrebbe commesso un pericoloso errore strategico. George Kennan, che si può ritenere il più insigne statista americano del secolo scorso, mise in guardia già nel 1997: “L’allargamento della NATO sarebbe l’errore più fatale della politica americana in tutta l’era post guerra fredda”. Kennan aggiungeva poi, l’anno successivo, in un’intervista a Thomas Friedman: “Ma davvero non lo capiamo? Le nostre divergenze durante la guerra fredda erano con il regime comunista sovietico. E adesso stiamo voltando le spalle proprio alle persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime”. Fiona Hill, ben inserita negli ambienti di Washington e convinta antirussa, in una intervista pubblicata di recente sulla rivista online “Politico” ammette che gli Stati Uniti hanno commesso dei terribili errori.

Quanto a Putin, la Hill ha specificato: “Penso ci sia un piano razionale e metodico che risale a molto tempo fa, almeno al 2007, quando [Putin] mise in guardia il mondo, e certamente l’Europa, che Mosca non avrebbe accettato un’ulteriore espansione della NATO. E poi, nel giro di un anno, nel 2008, la NATO ha aperto le porte alla Georgia e all’Ucraina. Risale certamente a quel frangente”. Ciò dimostra che già nel lontano 2007, sette anni prima dell’annessione della Crimea, l’intelligence americana era consapevole che esisteva “un rischio reale e concreto” che, in risposta all’espansione della NATO, la Russia annettesse la Crimea, così come sapeva che questa espansione ad est avrebbe potuto innescare una vasta azione militare russa, molto più ampia, estesa all’Ucraina ed alla Georgia.

Abelow analizza, di fatto, una storia controfattuale, ma molto utile a comprendere la situazione: “Se gli Stati Uniti non avessero esteso la NATO fino ai confini con la Russia; se non avessero schierato sistemi di lancio di missili con capacità nucleare in Romania e non li avessero messi in cantiere in Polonia e forse anche in altri Paesi; se non avessero contribuito al rovesciamento del governo ucraino democraticamente eletto nel 2014; se non si fossero ritirati dal trattato ABM e dal trattato sui missili nucleari a raggio intermedio, e non avessero poi ignorato i tentativi russi di negoziare una moratoria bilaterale su tali dispiegamenti; se non avessero condotto esercitazioni a fuoco vivo in Estonia per addestrarsi a colpire obiettivi all’interno della Russia; se non avessero raccordato l’esercito americano con quello ucraino, se gli stati Uniti e i loro alleati NATO non avessero fatto tutte queste cose, la guerra in Ucraina probabilmente non sarebbe scoppiata”. Penso sia una affermazione ragionevole. In una recente intervista, il professore emerito di Politica russa ed europea all’Università del Kent Richard Sakwa ha asserito che Zelensky avrebbe potuto ricercare la pace con la Russia pronunciando solo cinque parole: “L’Ucraina non aderirà alla NATO”. Ha, altresì, fatto il contrario a causa della continua ingerenza di USA e NATO.

“Oggi – conclude Benjamin Abelow – i leader politici di Washington e delle capitali europee, assieme ai mezzi di informazione allineati e codardi che riportano acriticamente le loro sciocchezze, cercano di tirarsi fuori dal fango ma ci sono dentro fino al collo. E’ difficile pensare come coloro che sono stati talmente sciocchi da infilarsi in quel fango possano trovare la saggezza per uscirne prima di affondare del tutto e portare giù con sé tutti noi”.

Robot con la coscienza? L’ultima sfida dello scientismo contemporaneo

Condividi su:

L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/02/13/robot-con-la-coscienza-lultima-sfida-dello-scientismo-contemporaneo/

L’INGEGNERIA SOCIALE È UN PILASTRO ESSENZIALE DELLA METAPOLITICA DELL’OPEN SOCIETY DI GEORGE SOROS

Tutti concordano sul fatto che stiamo vivendo un periodo di cambiamenti epocali, sul piano economico e politico, ma soprattutto sul piano sociale ed antropologico. Non si tratta di mutamenti fisiologici, dovuti al progresso o a naturali processi di trasformazione delle abitudini e del sentire comune. E’ un progetto che viene prodotto nei circoli delle élites sovranazionali da persone che hanno un nome ed un cognome nonché un fine, che è fatto di arricchimento e potere. Tale programma ha un nome: “società aperta”. Il padre nobile è Karl Popper, che inizia ad elaborare il suo pensiero negli anni quaranta del secolo scorso.

Secondo Popper, nelle società aperte, si presume che il governo sia sensibile e tollerante, i meccanismi politici trasparenti e flessibili al cambiamento, permettendo a tutti di partecipare ai processi decisionali. Nella convinzione che l’ umanità non disponga di verità assolute, ma solo approssimazioni, la società dovrebbe dare così massima libertà di espressione ai suoi individui e l’autoritarismo non è giustificato. Egli sostenne che solo la democrazia liberale offrirebbe un meccanismo istituzionale per evolvere ed essere riformata o subire cambi di potere senza il bisogno di spargimenti di sangue.

Il miliardario e attivista politico George Soros, autodefinitosi discepolo di Popper, sostiene che l’uso sofisticato di tecniche persuasive ed ingannevoli come la moderna pubblicità e le scienze cognitive, attuato da politici come Frank Luntz e Karl Rove, ponga dubbi sulla originale concezione popperiana di società aperta. Poiché la percezione della realtà dell’elettorato può essere facilmente manipolata, il discorso politico democratico non porta necessariamente ad una migliore comprensione della realtà.

Soros sostiene che, oltre alla separazione dei poteri, libertà di espressione e di pensiero, è necessario anche rendere esplicita una forte devozione alla ricerca scientifica della verità. L’ingegneria sociale diviene un pilastro essenziale della metapolitica dell’Open Society di Soros, attraverso, soprattutto, l’influenza di Popper, dell’antropologo e psicologo Gregory Bateson, padre della cibernetica. Con essa si inseriscono il controllo mentale e la riprogrammazione psicosociale delle masse.

Lo scrittore Lucien Cerise diede questa definizione di ingegneria sociale: “è il nome dato ad un approccio interventista e meccanicista dei fenomeni sociali. Si tratta di lavorare alla trasformazione della società come se si trattasse di un edificio, di un’architettura, facendo ad esempio “demolizioni controllate”, o utilizzando una sorta di “caos controllato” per provocare cambiamenti che altrimenti non si produrrebbero da soli. […] L’ingegneria sociale è la trasformazione furtiva e metodica dei soggetti sociali (individui o gruppi).” Di fronte ad un programma così inquietante, che include l’intelligenza artificiale ed annulla l’anima con la religione, azzerando il pensiero e demandando tutto alle macchine, mi sono imbattuto in un articolo di Giorgia Audiello su l’Avanti.it del 10/02/2023, dal titolo: “Robot con la coscienza? L’ultima sfida del razionalismo scientista”.

Esordisce la giornalista: “Indagare, simulare e “creare” la coscienza attraverso la robotica: è l’ultima frontiera del culto del progresso tecno-scientifico materialista e meccanicista che pervade la modernità.

Tentare di conferire autocoscienza alle macchine è il paradosso più estremo del razionalismo positivista che vorrebbe ridurre il pensiero – compresi la creatività, le emozioni e la sensibilità – a mero processo meccanico attraverso l’uso di algoritmi e deep learning.

L’obiettivo è conferire alle macchine autocoscienza per mezzo di quella che viene chiamata auto-simulazione artificiale e arrivare utopisticamente alle “macchine coscienti”: una contraddizione in termini in quanto macchina e coscienza risultano di per se stesse incompatibili, essendo la prima materiale e programmata e la seconda – in quanto collegata al pensiero e all’anima – immateriale e, per questo, sommamente libera e non programmabile.

Se indagare i grandi misteri della vita, dell’universo e della coscienza è da sempre oggetto della filosofia, oggi è diventato soprattutto interesse dell’ingegneria, delle neuroscienze e della biochimica, poiché esse cercano il modo di riprodurre questi processi artificialmente in un impulso prometeico che porta l’uomo non solo a voler dominare la realtà, ma direttamente a crearla, nella velleitaria illusione di dimostrare – attraverso la tecno-scienza – che non vi sono “misteri” e che tutto è riducibile a leggi meccaniche e materiali, compresa la vita stessa.

È quanto afferma implicitamente Hod Lipson, ingegnere meccanico che dirige il Creative Machines Lab alla Columbia University con lo scopo di creare macchine dotate di autocoscienza. Con riferimento a quest’ultima, Lipson ha affermato che «è quasi una delle grandi domande senza risposta, al pari dell’origine della vita e dell’origine dell’universo. Cos’è la sensibilità, la creatività? Cosa sono le emozioni? Vogliamo capire cosa significa essere umani, ma vogliamo anche capire cosa serve per creare queste cose artificialmente».

Conclude, a ragione, la Audiello: “Se da un lato, dunque, si assiste sempre più al tentativo di snaturare l’uomo riducendolo a meri processi biochimici, dall’altro, paradossalmente, vi è la volontà di attribuire caratteristiche intrinsecamente umane come la coscienza alle macchine, nella vana illusione di elevare l’uomo al rango di “creatore”. Tuttavia, questa volontà di potenza che ha a che fare con l’orgoglio umano di imitare goffamente “Dio”, non solo rischia di allontanare sempre più l’uomo dalla comprensione di concetti che sono già stati indagati profondamente e magistralmente dalla filosofia antica, ma anche di alterare e mettere a rischio la libertà umana sempre più in balia del controllo digitale e dell’IA che può dare vita ad un vero e proprio reticolato di sorveglianza ineludibile, rendendo l’umano schiavo delle sue stesse “creazioni””.

Dal buddismo alla fede cattolica: Angela Ruggiero al Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2023

Condividi su:

di Maria Luisa Donatiello

ANGELA RUGGIERO SUL PALCO DEL SANREMO CRISTIAN MUSIC FESTIVAL: “LA MIA ARTE HO DECISO DI DONARLA A DIO”

Francesca Samarati, in arte Anìma, di San Donato Milanese, con la canzone “Ti verrò a cercare“, è la vincitrice della seconda edizione del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2023. A decretare la vittoria è stata la giuria collegata dalla sede di Firenze e dalla sede di Palermo, il cui Presidente Onorario è stato Monsignor Giovanni D’Ercole. Le votazioni sono state convalidate dall’Avvocato Marco Monetti, Fondatore della Monetti e Associati.

Si è classificata al secondo posto Silvia Dottori, con la canzone “Lontano da qui”, mentre il terzo posto è stato conquistato dal gruppo Nova con la canzone “Passio” .

Il Premio Papaboys Sanremo Cristian Music Festival 2023 è stato assegnato a Filippo Rossi, in arte Nothingless, con la canzone “L’amore di Gesù“. Il premio discografico speciale è stato attribuito a Giuseppe Santilli con la canzone” Verbum Dei“, il Premio della Stampa a Federica Paradiso con la canzone “Credere – Dammi un’ala di riserva”, il Premio Festival della Canzone Cristiana a Giuseppe Maria Bità con la canzone “Sono solo un uomo“, il Premio miglior composizione a Irene Coco con la canzone “Luce Gentile“, il Premio Giovanni Paolo II a Nazareno Carchidi con la canzone “Come ti ho visto in quel film”, il Premio Alberto Testo a Piernicola Dallazeta con la canzone “Alla ricerca del mio Dio“, il Premio miglior Testo a Piero Chiappano con la canzone “Una carezza leggera” e il Premio Migliore interpretazione ai Saul City con la canzone “Cosa posso darti” .

Questa seconda edizione è stata condotta dall’attrice Daniela Fazzolari, dal Direttore artistico Fabrizio Venturi e dal Dj Mitch. Ospite della finale è stato il cantautore Aleandro Baldi, che si è esibito con la canzone “Passerà“, con cui ha vinto il Festival di Sanremo del 1994.

“La seconda edizione del Festival che ha dato ampio spazio ad importanti riflessioni su tematiche, purtroppo, molto attuali: il femminicidio, la violenza in ogni sua forma, la guerra, le diseguaglianze e l’indifferenza sociale. Penetranti sono stati i messaggi con i quali abbiamo voluto spronare la coscienza umana al risveglio del senso morale e spirituale che sembra essersi sopito, come i mali della società attuale dimostrano. Il nostro canto intende essere, pertanto, un canto di speranza e una fervida preghiera. Abbiamo inteso porre in luce come la fede cristiana rappresenti un momento di condivisione di intenti migliorativi della nostra società che cambia. La canzone, in tale ottica, costituisce il veicolo privilegiato per diffondere messaggi di amore e speranza”, ha dichiarato l’organizzatore del del Cristian Music Festival Fabrizio Venturi.

Il Festival si prefigge la finalità di diffondere e di far conoscere anche in Italia la canzone di ispirazione cristiana o Christian music, genere che canta il rendimento di grazie a Dio e la gioia della fede. “Sant’Agostino scriveva che chi canta prega due volte e, convinti che il canto sia una preghiera di elevato vigore, ci prefiggiamo come obiettivo primario di innalzare una preghiera universale mediante il nostro Festival”, ha ricordato Venturi.

In occasione della seconda edizione del Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2023 Informazione Cattolica ha intervistato la cantautrice Angela Ruggiero.

L’abbiamo vista sul palco del Sanremo Cristian Music Festival 2023, appena concluso, con una bellissima canzone che ha presentato. Ci racconta della sua personale esperienza di incontro con il Signore?

Molti conosceranno la mia storia come cantante, autrice e come docente di canto, ma ad un certo punto della mia vita, a causa del Covid che ci ha costretti a una pausa forzata, ho investito anche in altro. Provenivo da un’esperienza molto forte legata all’obesità e ai disturbi del comportamento alimentare, così decisi di ricominciare a studiare per trasformare il mio problema in opportunità per me e per gli altri. Mi sono laureata in Scienze e Tecniche motorie preventive e adattate e poi in Nutrizione umana. Da molti anni ero lontana dalla fede cristiana, praticavo il buddismo da oltre tredici anni, ma durante un mio ultimo ricovero in una clinica per disturbi del comportamento alimentare, due anni fa, sono rientrata in Chiesa dopo tanto tempo e mi sono sentita “a casa”. Da gennaio scorso ho sentito un profondo amore verso Cristo e la Chiesa, ho ricominciato a praticare il cristianesimo assiduamente, a studiare e a cantare per Lui.

Pregando e lodando il Signore cosa le è successo?

Ho iniziato a sentire sempre meno quel vuoto esistenziale che mi aveva attanagliato per anni, piangendo, come canto nel mio primo brano di conversione “Parlerò di Te Signore”, sentivo che stavo guarendo. Da lì la mia missione ha preso forma, sono diventata biologa nutrizionista, ho aperto il mio studio e ho oferto le mie competenze e la mia esperienza agli altri, mentre la mia arte ho deciso di donarla a Lui che a Sua volta mi ha donato il talento e la creatività. In un anno ho scritto oltre dieci brani per Lui e con uno di questi ho deciso di partecipare alle selezioni di Sanremo Musica Cristiana. Con stupore sono stata selezionata per la finale che ho vissuto con emozione e infinita gratitudine. A “Te che Sei”, titolo del mio brano, è una vera e propria dichiarazione d’amore a Lui, che è tutto e può tutto e quel “Sei” racchiude la sua onnipotenza, la sua grazia e il suo amore.

Ha apprezzato le canzoni degli altri concorrenti in gara? Quale canzone in particolare le è piaciuta?

È stato un onore salire su quel palco dove il comune denominatore era Dio e non può esistere una composizione brutta quando si parla di Lui. Tutti i concorrenti mi hanno emozionata e non ho avvertito per niente la competizione, ma la condivisione e la gioia di cantare per nostro Signore. Ognuno con il proprio stile e la propria personalità ha cantato il suo amore per Dio ed è stato meraviglioso!

Quali sono i suoi progetti futuri artistici e di vita cristiana?

In questo momento i miei brani di musica cristiana hanno un arrangiatore d’eccellenza Luca Bechelli che ha sposato il mio progetto, stiamo lavorando insieme al mio primo lavoro discografico che sto registrando in Toscana e intanto sto portando in giro la mia Testimonianza Concerto. Domenica 19 febbraio sarò all’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi (Av) per lodare e glorificare Dio attraverso le mie-Sue composizioni, perché ciò che scrivo è Sua opera, io non credo di esserne capace da sola, è Lui la mia guida e sempre per citare un passo del mio primo brano di conversione: “Signore fa di me strumento per la Pace, canterò per Te, giurerò a Te amore eterno e parlerò di Te.” Tutto a lode e gloria di Dio e per quanto riguarda i miei progetti futuri sia fatta la Sua volontà!

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2023/02/13/dal-buddismo-alla-fede-cattolica-angela-ruggiero-al-festival-della-canzone-cristiana-sanremo-2023/

La tecnologia che usa gli uomini: o si cambia oppure “evviva i cavernicoli!”

Condividi su:

L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/01/30/la-tecnologia-che-usa-gli-uomini-o-si-cambia-oppure-evviva-i-cavernicoli/

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ DETERMINANTE NELLA VITA DELLA SOCIETÀ DEL VENTUNESIMO SECOLO. E QUESTO È UN FATTO. AL CONTEMPO, ESSO SOLLEVA PROBLEMI ETICI

L’intelligenza artificiale (AI, Artificial intelligence) è una tecnologia informatica che rivoluziona il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina, e le macchine tra di loro. Grazie all’intelligenza artificiale è possibile (almeno questo l’obiettivo ultimo) rendere le macchine in grado di compiere azioni e “ragionamenti” complessi, imparare dagli errori, e svolgere funzioni fino ad oggi esclusive dell’intelligenza umana.

Oggi in Italia e nel mondo l’intelligenza artificiale viene utilizzata in azienda e non solo, per svolgere compiti che all’uomo richiederebbero molto tempo. Spesso quando si parla o si scrive di intelligenza artificiale ci si riferisce a una delle componenti come l ‘apprendimento automatico. Per avere a che fare con l’AI è necessario che siano presenti sia componenti hardware sia software specializzati per la scrittura e l’addestramento degli algoritmi di apprendimento automatico. I linguaggi di programmazione, invece, non sono sinonimo di intelligenza artificiale ma intervengono a costruire sistemi informatici e sono molto diffusi come Python, R e Java. La programmazione dell’intelligenza artificiale necessita di tre abilità cognitive: apprendimento, ragionamento, autocorrezione.

L’Intelligenza Artificiale sta diventando sempre più determinante nella vita della società del ventunesimo secolo. E questo è un fatto. Al contempo, esso provoca problemi etici? Fin dove può spingersi la tecnologia? Dobbiamo abituarci all’idea di convivere con macchine senzienti? Ci si può fidare dell’Intelligenza Artificiale?

Nel XXI secolo saranno queste le domande che dovremmo porci, in una società ove il potere sta preparando il terreno a questo nuovo modello di vita. Un algoritmo di Intelligenza Artificiale forte è capace di emulare le capacità cognitive umane in modo autentico, quasi impercettibile. A questo punto, la domanda del secolo potrebbe essere: ci si può fidare dell’intelligenza Artificiale?

Ci sono implicazioni notevoli che riguardano sistemi sociali, economici e politici e le persone che ne fanno parte, come il rispetto dei diritti umani fondamentali riguardanti la libertà, sia individuale sia collettiva, l’uguaglianza e i rapporti interpersonali; la salvaguardia del benessere emotivo e professionale dei lavoratori in funzione allo sviluppo di algoritmi sempre più performanti, anche per mansioni complesse; la moralità declinata sul piano religioso, ad esempio cattolico; la personalità soggettiva, che, a questo punto rende le IA tutte uguali.

La centralità della questione etica nell’uso dell’Intelligenza Artificiale è dunque palpabile sotto diversi punti di vista. L’ANSA del 17/01/2023 riporta il commento del musicista e compositore Nick Cave, dopo aver ascoltato una canzona composta da una Intelligenza Artificiale: “Una schifezza” e “una grottesca presa in giro di ciò che significa essere umani”.

Quelli di Sperling & Kupfer hanno editato un libro molto interessante di Francesco Borgonovo, dal titolo “Fermate le macchine! Come ci stanno rubando il lavoro, la salute e perfino l’anima” (€ 17,50).

L’autore indaga il lato oscuro della rivoluzione digitale, con le conseguenze sul mondo del lavoro, sulla materia della salute, sulla società e spiega le ragioni per cominciare a dubitare di un sistema che sta trasformando il mondo in un paradiso per i robot e in un incubo per gli esseri umani. Perciò colpisce e fa riflettere questa frase tratta dalla prefazione di Mario Giordano: “Fermare le macchine non è un atto luddista. E’ un atto che restituisce all’uomo la sua vera natura, che non sarà di certo perfetta, ma non può essere ridotta a una stringa matematica gestita da un computer. Sento già le voci critiche: vuoi tornare alla caverna? Io non vorrei vivere in un mondo senza tecnologia, di cui sono, per altro, un abbondante consumatore. Ma ho l’impressione che oramai il rapporto si stia invertendo: non sono più gli uomini a usare la tecnologia. e’ la tecnologia che usa gli uomini. E allora o cambiamo verso e ribaltiamo il tavolo. Oppure, meglio le caverne”. Già, o si cambia, oppure evviva i cavernicoli!

1 2 3 4 6