Il rovescio dei “diritti”

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di Francesco Carraro

Il tormentone post elettorale della sinistra (più gettonato di una hit estiva) è stato il seguente: perché abbiamo perso? Sul faticoso dilemma si sono cimentate le vette del pensiero progressista, ma senza risultati significativi, a parte scoprire quanto sa essere piatta una vetta. Nessuno, a quanto ci risulta, ha proposto la seguente chiave di lettura: quell’area ha perso per colpa dei “diritti”. Incredibile, eh? I “diritti” sono una parola magica e suggestiva, come “democrazia”. Chi parla di diritti e di democrazia sta dalla parte del bene, per definizione. E, dunque, una forza politica autonominatasi “democratica” nonché paladina dei “diritti” dovrebbe trionfare. Perlomeno, secondo quell’altro abusato cliché narrativo secondo cui il bene vince sempre, alla fine.

Invece, i democratici hanno perso. E – oltre a biasimare le famigerate “destre” – altro non fanno se non interrogarsi sul perché il popolo sia impazzito al punto da non saper più distinguere chi tutela i “diritti” e chi garantisce la “democrazia”. Ora, la domanda giusta potrebbe essere la seguente: quali diritti invocate, cari compagni, quando evocate i diritti? Forse i diritti di cui voi parlate quando parlate di diritti, non sono più i diritti a cui il popolo pensa quando pensa ai diritti. Sembra uno scioglilingua, ma non è difficile da capire. I diritti “pop”, diciamo pure vintage, sono roba tipo il diritto di parola, il diritto di circolazione, il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto alla pensione, il diritto alla assistenza sociale.

Non ci crederete, ma sono tutti inscritti nella Costituzione a far data dal 1948. E la vostra ghenga ha contribuito a triturarli, calpestarli, ignorarli, sbeffeggiarli senza tregua negli ultimi trent’anni: prima aderendo acriticamente a una “agenda” europea costruita su un modello ordoliberista e ipercompetitivo esattamente antitetico a quello dei padri costituenti. Poi, nell’ultimo biennio, con le deliranti nuove “regole” pandemiche.

I vostri diritti, invece, sono quelli a cui fa riferimento la ministra francese Boone quando dice che (dopo la vittoria della Meloni) vigilerà sul rispetto dei “diritti” in Italia. Anche lei non li enuncia perché basta la parola: “diritti”. Ma sapete bene a cosa si riferisce: a cose tipo il diritto di cambiare sesso, il diritto a essere “fluidi”, il diritto a essere bi o trans o +, il diritto ad avere due padri o due madri, il diritto all’affitto (di uteri) al miglior offerente, il diritto di abortire fino al nono mese, il diritto ai pannelli solari, al monopattino e all’auto elettrica. Ecco a cosa si sono ridotti i “vostri” diritti: a un coacervo di bisogni “modernissimi”; nella migliore delle ipotesi mai sperimentati dalle masse, nella peggiore inventati di sana pianta dalle elite dominanti e “illuminate”.

Ma voi avete la pretesa, e la funzione, di trasformarli nei diritti universali su cui costruire un “mondo nuovo” così simile all’omonimo romanzo di Aldous Huxley. Con tanti saluti ai diritti “tradizionali” (per i quali la vecchia sinistra si batteva) ed, en passant, a quella società “naturale” fondata sul matrimonio di cui all’articolo 29 della Suprema Carta.

Ecco perché avete perso, cari Compagni, ma non dovete disperare. Ciò che oggi non è ancora sbocciato nella coscienza popolare, potrebbe maturare domani. L’agenda dei nuovi “diritti” è perfettamente in sintonia con quella dei padroni del mondo (contro i quali, una volta, i vostri nonni combattevano le proprie battaglie). Voi, invece, siete la loro avanguardia politica. Con una missione sinistramente comune a certi lugubri regimi del secolo breve: “forgiare” l’uomo del futuro. Sradicandone i diritti vetusti con la falce dell’irrisione. E inculcandovi i nuovi col martello della manipolazione.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

Fonte: https://scenarieconomici.it/il-rovescio-dei-diritti/

La politica economica non può servire due padroni

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Questo articolo, scritto nel 2017, è ancora attualissimo, tanto da sembrare scritto in questi giorni… (n.d.r.)

di Paolo Savona

In Germania l’inflazione ha raggiunto la soglia del 2% fissata come obiettivo della politica monetaria europea e il nervosismo dei tedeschi nei confronti della BCE va crescendo. Essi scoprono, invero con troppo ritardo, che una moneta unica tra paesi che presentano profonde diversità economiche non può funzionare, perché la stessa politica monetaria non può servire due padroni: se è accondiscendente per fronteggiare le difficoltà dei paesi a minor crescita e minore inflazione, danneggia i paesi che crescono di più e con essa i prezzi. Se la politica monetaria sceglie una via intermedia, come accadrà per salvare capre e cavoli, scontenterà entrambi. Nell’Euroarea il problema andava affrontato fin dall’inizio con politiche volte a rimuovere i divari di produttività, come ha fatto la Germania all’atto della riunificazione tra Ovest ed Est; essa ha però negato che la stessa politica fosse necessaria per tutti i paesi aderenti all’euro, per propiziare la coesione dell’area. Per colmare il vuoto ha sostenuto e ottenuto una politica centrata sulle limitazioni all’uso della politica fiscale, restata di competenza dei singoli paesi, e sulle “riforme”, che nel breve periodo hanno effetti deflazionistici aggiuntivi rispetto a quelli dovuti alle diverse condizioni socio-politiche esistenti tra paesi. Se la logica di un accordo internazionale è che il più debole soccombe al più forte, essa comporta l’accettazione di politiche di foggia coloniale o, prima o dopo, la sua disintegrazione. Gli Stati Uniti nel dopoguerra lo avevano capito e avevano agito di conseguenza.

Poiché i Trattati dell’Unione Europea non prevedono come regolare la fattispecie della colonia o della dissoluzione – ossia non hanno un Piano B, né intendono approntarlo – le conseguenze saranno disastrose, come testimoniano nel loro piccolo le difficoltà che incontra l’attuazione della Brexit. Immaginate che cosa succederebbe per la dissoluzione dell’euro, i cui meccanismi di debito e credito sono studiati per essere irreversibili, pur non potendolo essere.
Come i gruppi dirigenti intendano affrontare le drammatiche lacune dei trattati europei resta un mistero. Un pericoloso mistero. Si moltiplicano i suggerimenti di stare o uscire dall’euro, non solo da parte dei leader dei partiti che campano su questa ipotesi senza alcuna idea di ciò che possa accadere se si verificasse; come pure vengono avanzati calcoli parziali di quanto si guadagna o si perde considerando un aspetto del più vasto problema di quale economia e quale società si intende rispristinare in alternativa a quella che abbiamo: il debito pubblico e il saldo del Target 2 (il sistema dei debiti e crediti tra Stati) da pagare, la svalutazione del cambio che risulterebbe, gli effetti sull’inflazione e sulla crescita. Tutto viene presentato con argomenti non per indicare una soluzione, ma per seminare terrore tra i cittadini elettori, trovandoli indifferenti, se non proprio rafforzando la loro sfiducia nei confronti dell’euro e dell’Europa.

Nonostante ciò cresce l’avversione a chiamare il popolo ad assumersi le responsabilità delle scelte invece di affidarle a menti elette, che non hanno mostrato d’essere tali. Come fatto da Tsipras in Grecia, mentre in Italia si continua a ritenere inutile e pericoloso indire le elezioni. Non c’è dubbio che il popolo abbia le sue ignoranze e i suoi difetti, ma che essi siano rafforzati dai comportamenti dei gruppi dirigenti ovunque siano situati lo è altrettanto. Pigliamo come esempio, in quanto facile da comprendere, quello del nostro bilancio pubblico 2017. Esso è stato confezionato in vista del referendum con piccole concessioni a destra e a manca, più per raccogliere consensi che per stimolare l’economia, che avrebbe bisogno di ben altri trattamenti. Visto che chiedevamo flessibilità e poiché comprendevano le motivazioni politiche, la Commissione non si è opposta, ma aveva avvertito che avrebbe fatto una verifica a marzo. Il referendum non è andato come avevano sperato a Roma e a Bruxelles e quello era il momento per correggere gli squilibri di bilancio. Invece il Presidente della Repubblica ha pregato il Presidente del Consiglio di stare in carica fino all’approvazione del bilancio che la Commissione aveva avvertito non andasse bene, giusto o sbagliato che fosse, e il Parlamento l’ha affrettatamente approvato. Subito dopo la Commissione ha chiesto all’Italia un aggiustamento del deficit pubblico di 3,4 mld di euro, lo 0,2% del PIL, ed è in corso una negoziazione per correggere gli errori precedenti, ormai divenuti legge. Il risultato è che verranno aumentate le tasse dopo avere aumentato le spese, rafforzando la disistima dei cittadini verso le istituzioni europee e italiane, nonché le spinte deflazionistiche; queste sono dovute più alla sfiducia di come si governa che alla realtà delle cose, pur sempre in movimento negativo.

Le complicazioni internazionali infatti aumentano, l’economia e la sicurezza ne patiscono. Occorre maggiore cautela. Una riposta chiara su che cosa si intenda fare diviene indispensabile. Chiunque voglia darla. Purché sia diversa da quella che quotidianamente ci viene propinata. Se si parla chiaramente ai cittadini elettori di fronte a quali problemi ci troviamo e che cosa si intende fare per risolverli, essi capiranno. Affinché però questa comunicazione abbia un senso, i primi a capire devono essere i gruppi dirigenti interni, europei ed esteri, che ci sembra l’anello mancante per il recupero delle speranze che stanno alla base del consenso. Altrimenti l’arancia meccanica non invertirà il moto intrapreso.

Fonte: https://scenarieconomici.it/la-politica-economica-non-puo-servire-due-padroni-%EF%BB%BFdi-paolo-savona/

la Cina contro gli USA anche nella politica monetaria

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La Cina sta aprendo i cordoni della propria borsa monetaria e sta fornendo uno stimolo all’economia, soprattutto al settore immobiliare, molto elevato e chi va in contrasto con la stretta in preparazione negli Stati Uniti. I segnali di questo movimento sono almeno tre:

1. La Cina ha fornito maggiore sostegno al mercato immobiliare. I responsabili politici hanno chiesto alle banche di aumentare i prestiti immobiliari nel primo trimestre e hanno allentato una restrizione chiave del debito per gli immobiliaristi. Questo fa parte del più ampio cambiamento politico volto a dare la priorità alla stabilità economica quest’anno. Sebbene il mercato del credito rimanga fragile, i titoli immobiliari sono saliti ai massimi da luglio

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2. L’allentamento della Cina è in contrasto con gli Stati Uniti, dove la Fed ha intrapreso una delle svolte restrittive  della storia recente. I Treasury statunitensi, i titoli di stato a stelle e strisce, hanno avuto il peggior inizio di un anno da decenni, poiché i verbali della Fed hanno suggerito che la banca centrale potrebbe liquidare il proprio bilancio subito dopo aver alzato i tassi.

Il rapporto sul lavoro USA  di venerdì ha mostrato che il tasso di disoccupazione è sceso al di sotto del 4%, cementando le aspettative per il primo aumento dei tassi a marzo. Il rapporto sull’inflazione di questa settimana potrebbe aumentare la vulnerabilità del mercato obbligazionario. La divergenza politica tra Stati Uniti e Cina ha portato il loro differenziale di rendimento al livello più basso dal 2019. Questo perché la fine del QE spinge i tassi americani verso l’alto, mentre la politica espansiva monetaria cinese li spinge verso il basso, portandoli quasi allo stesso livello.

3. La rigida strategia anti Covid di Pechino aggiunge rischi al ribasso per l’economia. Essendo una delle ultime tattiche che tendono al “Covid Zero” al mondo, la Cina ha adottato misure rigorose per frenare la diffusione del virus, incluso il blocco di circa 13 milioni di residenti a Xi’an. I viaggi sono stati penalizzati, con un calo dei passeggeri aerei durante il lungo weekend dell’1-3 gennaio in calo del 27% rispetto a un anno fa, secondo quanto riportato dall’emittente statale CCTV. Questo quindi rende probabile è necessaria la prosecuzione della politica monetaria espansiva da parte della banca centrale cinese (PBOC).

Fonte: https://scenarieconomici.it/la-cina-contro-gli-usa-anche-nella-politica-monetaria/

Distruzione immobiliare: la UE fa parziale marcia indietro e scarica la patata bollente agli stati

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L’Unione Europea ha fatto una parziale retromarcia sulla casa: il divieto di vendita e di locazione degli immobili non in classe A o B scatterà dal 2030, ma solo per gli immobili nuovi, secondo le bozze della proposta che sarà presentata dalla commissione solo oggi.

Un  bel passo indietro rispetto alle prime proposte, volute dai verdi, che parlavano di un divieto esteso a tutti gli immobili civili, e che avrebbe messo praticamente fuori legge nove milioni d’immobili italiani, o 80% del nostro patrimonio immobiliare. Pare che si parli di un fondo ad hoc da 150 miliardi, per tutta la UE per facilitare la ristrutturazione degli immobili, ma non facciamoci troppe illusioni: a noi ne spetterà una parte secondaria e, comunque, sono sempre soldi nostri che provengono dalle nostre tasche.

Intanto comunque c’è un fortissimo incentivo, pagato dalle nostre tasche, alla ristrutturazione immobiliare con finalità energetica: gli enormi prezzi del gas naturale da riscaldamento che si portano dietro enormi costi di elettricità,

Una crescita del prezzo di ben oltre sette volte rispetto allo scorso gennaio. Non si tratta di un evento causale, ma provocato e voluto, e per capirlo basta confrontare i prezzi USA

La crisi energetica europea è provocata da:

  • mancati investimenti nelle fonti fossili tradizioni,
  • il forzato accelerato spostamento dal carbone, senza avere un’alternativa adeguata;
  • l’utilizzo di fonti “Green”, eolico etc, senza un’adeguata infrastruttura di accumulo, che mette il prezzo dell’energia nelle mani del vento, letteralmente;
  • lo scontro con la Russia e la mancata omologazione del Nord Stream 2, che lascia il prezzo del gas in balia delle notizie quotidiane di politica estera.

Quindi state già tutti pagando una pesante tassa europea sull’immobile, mascherata da bolletta della luce e del gas. Il governo fornisce solo dei pannicelli caldi, perché il sistema di  calcolo dei prezzi dell’elettricità, basato sul gas naturale, non può essere modificato per non infastidire la Germania.

Per questo motivo potete si ora festeggiare, ma non troppo. State già pagando la vostra patrimoniale.

Fonte: https://scenarieconomici.it/distruzione-immobiliare-la-ue-fa-parziale-marcia-indietro-e-scarica-la-patata-bollente-agli-stati/

I Robot stanno cancellando i lavori meno qualificati, fatti dai poveri

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L’epidemia, che sembra concludersi, ci lascerà un’eredità di robotizzazione, con alcuni lavori che sembrano destinati a scomparire nel tempo. Bloomberg, citando un nuovo rapporto dell’International Federal of Robotics, ha affermato che la spesa per i robot di servizio professionale è aumentata del 12% lo scorso anno.

Con il numero di posti di lavoro scoperti intorno ai 10 milioni, questo è particolarmente evidente negli USA. Per la prima volta da decenni, i lavoratori hanno un certo potere nel mercato del lavoro e lo stanno usando questa nuova leva per lanciare una raffica di scioperi, chiedendo salari più alti e maggiori benefici dalle aziende. Questo porta le aziende a cercare delle soluzioni alternative.

I sindacati hanno a lungo visto i robot come una minaccia. Le aziende “hanno un obiettivo in mente: eliminare il tuo lavoro e mettere più soldi nelle loro tasche”, ha detto il presidente dell’International Longshoremen’s Association Harold Daggett in una conferenza di giugno. “Lo combatteremo contro di loro anche per 100 anni”. Una lotta che però potrebbe essere perfettamente inutile, vista l’ondata di automazione che percorre tutta l’industria.

Se continua, la domanda di lavoro crescerà lentamente, la disuguaglianza aumenterà e le prospettive per molti lavoratori con un basso livello di istruzione non saranno molto buone”, ha affermato Daron Acemoglu, professore al Massachusetts Institute of Technology in una sua testimonianza davanti al senato USA. Parole simili sono state sentite anche in Europa. i lavoro più fragili, spesso svolti dal personale con minori qualifiche, sembra destinato a scomparire.

La tecnologia dei robot consente alle macchine di sostituire gli esseri umani e potrebbe aumentare la produttività, ma spazzando via posti di lavoro per i meno qualificati. questo creerà maggiori problemi nella gestione della forza lavoro e dell’economia in generale. La AI e la Robotica, invece che di svilupparsi per l’uomo, si stanno sviluppando contro di esso, o meglio contro la sopravvivenza dei più poveri.

Fonte: https://scenarieconomici.it/i-robot-stanno-cancellando-i-lavori-meno-qualificati-fatti-dai-poveri/

Lo scandalo Unitalsi: una porcheria passata nel silenzio

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QUINTA COLONNA

Unitalsi è l’associazione cattolica, estremamente meritoria, che si occupa dell’assistenza dei malati che vogliono recarsi in pellegrinaggio, soprattutto a Lourdes, con i famosi “Treni Bianchi”: Un buon esempio, peccato che la sede di Roma, per sette lunghi anni, abbia visto un’ampia distrazione di fondi che andavano non all’assistenza dei malati, ma ad assicurare viaggi, abiti firmati, villa in  Sardegna e perfino il pagamento delle Colf domestiche ai due ex presidenti, Alessandro Pinna ed Emanuele Trancalini, attualmente indagati.

Uno scandalo che è la faccia dell’Italia, quella peggiore, e che giunge sino al reato, non proprio secondario, di riciclaggio. Nonostante queste accuse, che comunque devono essere provate, la loro gestione è andata avanti per sette anni: possibile che nessuno abbia mai sospettato nulla o abbia fatto alcun controllo? Alla fine lo scandalo è stato rivelato da una sezione locale e secondaria…

A RadioRadio Ranucci interviene su questo piccolo, grande, scandalo capitolino. Buon ascolto:

L’imposta patrimoniale sarà lo strumento per i finti sgravi fiscali

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La politica economica italiana, o meglio quel poco che ne rimane dopo che tutto è stato vincolato ai diktat dei Trattai Europei e di Bruxelles, ancora attivi, ma sospesi, sta per arrivare al proprio Redde Rationem, quello che separerà una situazione alla “Monti 2011” da una vera politica espansiva, pur nel rispetto dell’equilibrio di bilancio.

Allo stato attuale il fantasma montiano, quello dell’austerità, che si traduce in un impoverimento forzato di larga parte della popolazione, sembra prevalente. Su La verità Giorgio Spaziani testa, presidente di Confedilizia, lancia un chiaro allarme sulla revisione del catasto:  “La legge delega del governo è così vaga da aprire la strada ad una stangata”. nello steso tempo daniele Franco ha posto il pareggio di bilancio primario come obiettivo per il 2024. Questo significa che i pochissimi, 7 miliardi di sgravio fiscale promessi da Draghi, meno dell1% delle entrate, e che poi verranno  divisi in più rivoli, andranno compensati immediatamente da maggiori entrate. Quali ? beh  il governo, con la delega  fiscale sul catasto, manda un segnale inequivocabile: con una forma di tassazione patrimoniale sulla casa. Oppure con tagli allo stato sociale. Abbiamo già parlato dell’oggettivo tagli negli assegni di invalidità, legato all’introduzione del requisito del “Reddito zero” per poterne usufruire. La discussione su “Quota 102” o “Quota 104 ” non sono che un sistema ulteriore per rinviare l’età pensionabile, proprio in un momento in cui l’aspettativa di vita, con il covid-19 e le sue conseguenze sul sistema sanitario, si sta riducendo.

Attenzione che l’ipotesi di equivalenza fra tagli nelle uscite ed aumento delle entrate risulta sin ottimistica. Il governo si troverà ad affrontare due ulteriori problemi:

  • la crisi stagflazionistica che verrà a incidere pesantemente sui consumi, quindi sui redditi e sulla capacità fiscale del governo. Si tratta di un fattore evidente che avrà un grosso peso politico e sociale;
  • le spinte per la “Riforma-non riforma” del Patto di Stabilità, che vede i due paesi cardine, più un po’ di accoliti nordici, poco inclini a fare concessioni verso l’Italia. anzi oggi torna avanti il MES e il suo intervento, solo leggermente rimodulato, che, come nella versione precedente, preveda la riduzione del debito a colpi del 5% di avanzo primario all’anno o , in alternativa, l’intervento del MES nel caso di “Debito non sostenibile”. Una colossale trappola precisamente dedicata al nostro paese…

Quindi sia la finanziaria sia la trattativa europea si annunciano complesse e lasciano prevedere delle nubi minacciose all’orizzonte. Il governo Draghi era nato anche per tutelare meglio l’Italia in sede europea, ma, per ora, non si vedono passi avanti particolari rispetto alle gestioni precedenti.

Fonte: https://scenarieconomici.it/limposta-patrimoniale-sara-lo-strumento-per-i-finti-sgravi-fiscali/

 

Lamorgese era accondiscendente all’assalto alla CGIL

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La ministro Lamorgese ha affermato che a Roma non c’è stata trattativa con i manifestanti violenti che hanno assaltato la CGIL. Tutto sarebbe avvenuto contro la volontà della polizia e del ministro. Peccato che esista ampia documentazione che dimostra l’esatto contrario: la marcia verso la CGIL di Forza Nuova è avvenuta con l’accordo della Polizia.

Ecco la cronologia confermata dai documenti trovati da Fuori dal Coro:

  • 15.30 Castellino annuncia l’assalto alla CGIL
  • 17.30 Il documento della questura, dice che viene permesso “Un percorso dinamico” verso la CGIL , su richiesta dei manifestanti, Il tutto confermato nelle carte dell’arresto di Roberto Fiore;
  • 17.30 Sempre da un altro documento si attesta che “Si è tenuta una mediazione”.
  • La Lamorgese non è intervenuta sulla piazza di fronte alla CGIL perché la “Situazione rischiava di degenerare”. Quindi se sei violento fai quello che vuoi, se sei non violento e ti metti a pregare davanti alla Polizia ti riempio di botte.

Quindi la trattativa fra Forza Nuova e la Questura c’è stata  e l’assalto verso la CGIL è stato permesso dalla polizia.

Poi c’è il famoso caso dell’agente, supposto infiltrato, appoggiato al furgone della polizia con gli altri agenti, che “Stava verificando la forza ondulatoria”, secondo la Lamorgese… Lo ha detto davvero!

 

 

Per non parlare di Castellino, uno dei leader di Forza Nuova a Roma, che delinque impunito dal 1996, su ammissione delle stesse forze dell’ordine. Tre Daspo, ha iniziato un percorso delinquenziale da quando aveva meno di 20 anni e che ha sempre mostrato un totale disprezzo delle leggi. Una persona del genere era “Ignota alle forze dell’ordine”? Solo nell’ultimo anno è stato denunciato ben tre volte. Tra l’altro ha una bella fedina, con anche spaccio di droga e truffa. Nessuno lo ha notato.

Ecco la testimonianza video dal programma:

Rinaldi: con il CCF e le norme di Basilea III e IV rischiamo una stretta creditizia

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I Credit Conversion factor non sono altro che ulteriori criteri di “Peso” del rischio dei crediti, imposti dalle normative Basilea III e dal futuro Basilea IV, che vengono ad ulteriormente appesantite da cautele che, in teoria , dovrebbero garantire le banche, ma, in realtà, non fanno altro che predisporre le basi per l’ennesima stretta credizia a sfavore delle piccole e medie aziende. Questo è stato il tema dell’intervento di Antonio Maria Rinaldi, ma non è di nessun interesse per Enria e per lEBA, l’ente bancario europeo, come potrete ascoltare. Per lui va benissimo così. Tra l’altro il merito che assegna alla stretta nelle  norme creditizie per aver salvato l’economia dal covid è falso: a permettere l’erogazione del credito durante il lockdown sono state le garanzie statali!

Ecco l’intervento di Rinaldi

Grazie Presidente,

Grazie Dott. Enria,

 La revisione delle regole di Basilea IV, in particolare il tema del CCF (Credit Conversion Factor) che introduce l´assorbimento a capitale sulle linee di credito a vista e autoliquidanti, può indurre una restrizione del credito delle PMI e sulle ditte individuali. 

Di conseguenza potrebbe portare un aumento del costo del credito in un momento delicato per la ripresa economica. 

Ritengo la proposta di Basilea IV punitiva per queste categorie e pertanto le chiedo se ritiene che sarebbe utile individuare una soluzione più adatta a conciliare le esigenze di questi ultimi così importanti per le economie europee. 

Grazie.

Ecco il video con la risposta di Enria https://scenarieconomici.it/rinaldi-con-il-ccf-e-le-norme-di-basilea-iii-e-iv-rischiamo-una-stretta-creditizia/

 

AIFA: il verbale dello scandalo non esiste! 10 mila dosi salvavita gratis rifiutate senza una parola

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Avevamo pubblicato, come la maggioranza di siti e media, la notizia rivelata per primo da Mario Giordano riguardante l’AIFA. Ora giunge lo scandalo prosegue… (n.d.r.)

Continua incredibile scandalo dell’AIFA, ora sotto inchiesta da parte della Corte dei Conti per non aver accettato 10 mila dosi di anticorpi monoclonali della Eli Lily GRATIS ad ottobre. “Scelta pubblica non ponderata” dice la corte contabile.

La scelta in questione, quella di rifiutare un farmaco che avrebbe potuto salvare migliaia di vite e che comunque è stato poi accettato, e pagato, a marzo 2021,  è stata presa il 29 ottobre 2020, e la Corte dei Conti chiede il verbale di quella riunione. Colpo di scena! IL VERBALE NON ESISTE! Non c’è, nessuno lo tiene, nessuno risponde. 

Fuori dal Coro: https://twitter.com/i/status/1448034263467692037

Un ente pubblico importantissimo perché prende decisioni che incidono direttamente sulla salute dei cittadini prende decisioni senza tenere nessun verbale delle riunioni, in barba a qualsiasi forma di regolarità. Che dirà il direttore Nicola Magrini, nominato in quella posizione dal governo Conte due (PD+M5S)? Chi lo sa, forse lo stesso che dice Arcuri per i banchi di scuola a rotelle che prendono fuoco (circa 100 mila banchi da distruggere) o per i milioni di mascherina non a norma.

Naturalmente, a parte la magistratura contabile, nessuno indaga, nessuno guarda sull’insieme di interessi fra case farmaceutiche e AIFA. Alla Eli Lily, che voleva donare questi farmaci essenziali, è stato semplicemente detto che “Non interessavano”. Nel frattempo gente è morta. Però in Italia il problema è il fascismo, ricordatevelo bene! Non i dirigenti intoccabili che fanno tutto quello che vogliono sulla pelle delle persone.

Fonte: https://scenarieconomici.it/aifa-il-verbale-dello-scandalo-non-esiste-10-mila-dosi-salvavita-gratis-rifiutate-senza/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign=push_scenarieconomici

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