Storia dei Tradizionalisti

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La prima domenica d’Avvento del 1969 determinò l’accettazione della riforma di Paolo VI da parte di molti e il suo rifiuto da parte di una minoranza di cattolici.
L’accettazione o il rifiuto della “nuova messa” fu quasi sempre la conseguenza della stessa posizione avuta nei confronti dei testi del Concilio Vaticano II. I refrattari al Concilio e alla riforma furono chiamati “tradizionalisti”.
Dal 1969 a oggi molte cose sono cambiate (in peggio) e sorprendentemente il termine “tradizionalista” viene utilizzato, in modo improprio, anche per indicare dei personaggi che hanno accettato i decreti conciliari e i nuovi riti.
Riferendoci al tradizionalismo storico, segnaliamo la recensione (giustamente critica) al libro “Storia dei tradizionalisti” dello storico francese Yves Chiron.
“L’histoire des Traditionalistes” di Yves Chiron, recensione di don Francesco Ricossa, Sodalitium n. 73, da pag. 72 a pag. 77.
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Calendario Sodalitium 2024: San Tommaso d’Aquino a 750 anni dalla sua morte

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Editoriale

di don Francesco Ricossa

Il 18 luglio 1323 il grande pontefice Giovanni XXII, con la Bolla Redemptionem misit, canonizzava Tommaso d’Aquino iscrivendolo nell’albo dei Santi. Ricorreva quindi nell’anno che sta per concludersi il settimo centenario dell’elevazione alla gloria degli altari del grande teologo domenicano. Durante l’anno 2024 festeggeremo invece il 750° anniversario della morte di san Tommaso, avvenuta nell’abbazia cistercense di Fossanova il 7 marzo 1274, mentre il Santo si recava al Concilio di Lione. Il prossimo anno ricorrerà infine l’ottavo centenario della sua nascita, avvenuta a Roccasecca, nella contea di Aquino, nel 1225 appunto. Il nostro Istituto Mater Boni Consilii e la nostra rivista Sodalitium non potevano certo non unirsi alla gioia di tutta la Chiesa nei festeggiamenti indetti per questo triplice anniversario, tanto più che la festività di san Tommaso d’Aquino era uno dei “giorni di preghiera speciali” del Sodalitium Pianum di Mons. Benigni (a proposito di anniversari: il 27 febbraio cade il 90° della morte del nostro prelato!) secondo la circolare del 12 marzo 1913 dello stesso Sodalizio. Né poteva essere altrimenti giacché la magna carta della lotta al modernismo, l’Enciclica Pascendi, denunciava nella lotta alla Scolastica l’arte insidiosa dei modernisti, e proponeva nella fedeltà a san Tommaso il rimedio a questa sintesi di tutte le eresie che ancor oggi combatte la Chiesa: “Deridono perciò continuamente e disprezzano la filosofia e la teologia scolastica (…) la smania di novità va sempre in essi congiunta con l’odio della Scolastica; né vi ha indizio più manifesto che taluno comincia a volgere al modernismo, che quando incominci ad aborrire la Scolastica. Ricordino i modernisti e quanti li favoriscono la condanna che Pio IX inflisse alla proposizione che diceva (Sillabo, proposizione 12): ‘Il metodo e i principi, con cui gli antichi dottori scolastici trattarono la teologia, più non si confanno ai bisogni dei nostri tempi ed ai progressi della scienza’”. San Pio X quindi proseguiva – al seguito del suo predecessore Leone XIII – imponendo qual primo rimedio al modernismo “che a fondamento degli studi sacri si ponga la filosofia scolastica”. “Ciò che conta anzi tutto è che la filosofia scolastica, che Noi ordiniamo di seguire, si debba precipuamente intendere quella di San Tommaso di Aquino. (…) Ammoniamo poi quelli che insegnano, di ben persuadersi che il discostarsi dall’Aquinate, specialmente in cose metafisiche, non avviene senza grave danno”. Non a caso il Santo Pontefice insiste sulla filosofia scolastica e la metafisica di san Tommaso, che dietro suo ordine la Sacra Congregazione degli Studi fissò, contro il Suarez, nelle famose XXIV Tesi, quasi avvertendo che i modernisti e dopo di loro il neo-modernismo della Nouvelle théologie avrebbero cercato di sostituire una filosofia all’altra pretendendo di non mutare il deposito della Fede, mentre invece il deviare dai retti principi della retta ragione naturale avrebbe immancabilmente condotto ad adulterare lo stesso concetto di Fede e le verità rivelate. Già nel passato, infatti, prima il volontarismo e poi il nominalismo, allontanandosi dai principi di san Tommaso, avevano guastato la filosofia scolastica aprendo la via agli errori ben più gravi, alle vere eresie, di Lutero e di Calvino.

La Chiesa invece, seguendo saldamente i lumi della Fede e della Ragione, ha sempre custodito fedelmente le verità rivelate grazie anche al pensiero di san Tommaso: così al Concilio di Firenze (1439), a quello di Trento (1545-1563) e a quello Vaticano (1870), specialmente nella costituzione Dei Filius. L’11 aprile 1567, con la Bolla Mirabilis Deus, san Pio V lo proclamò dottore della Chiesa, al pari dei quattro grandi dottori della Chiesa latina, Ambrogio, Agostino, Girolamo e Gregorio Magno, dichiarati tali da Bonifacio VIII. San Pio V – nella sua bolla – notava come già durante la sua vita il suo confratello domenicano aveva “illustrato la Chiesa apostolica infinitis confutatis hæresibus: avendo confutato un’infinità di eresie”. E così anche in seguito “con la forza e la verità della dottrina dell’angelico dottore” venivano confutate e convinte d’errore le nuove eresie ed il mondo intero liberato da questi pestiferi errori: non ci piacciono i tomisti a parole che di san Tommaso non hanno lo spirito di “pugil fidei” e nemico delle eresie.

San Tommaso è dottore comune della Chiesa, pertanto. E questo nella metafisica, come abbiamo visto, come nella teologia, la quale, essendo una scienza “una”, abbraccia la dogmatica quanto la morale, e nell’una e nell’altra branca della “sacra dottrina” san Tommaso è sempre dottore indiscusso.

Del grande dottore vogliamo ricordare in particolare la sua dottrina sulla dimostrabilità dell’esistenza di Dio, così necessaria ai nostri giorni, dottrina impugnata o abbandonata dalla moderna filosofia, dal Tradizionalismo ottocentesco e dal Modernismo; la sua difesa dei primi principi metafisici; la sua lotta al Naturalismo che ne ha fatto, con san Paolo e sant’Agostino, il dottore della Grazia. Nell’attuale, diabolico attacco al Santo Sacrificio della Messa, al Santissimo Sacramento e al Sacerdozio Cattolico, san Tommaso è guida sicura come esimio teologo, santo, mistico e poeta, cantore dell’Eucarestia e baluardo contro tutti gli errori nel definire il dogma della Transustanziazione. All’opposto dello spirito moderno, mise a principio e ultimo fine del suo pensiero Iddio Santissimo, Uno e Trino, e Gesù Cristo come Via, Verità e Vita, e non l’uomo, come si iniziò sventuratamente a fare fin dal XVI secolo.

Perciò ritengo che non a caso la Divina Provvidenza, in questa tempesta che sta attraversando la Chiesa scossa dai flutti dell’eresia modernista, abbia dato alla Chiesa un valido aiuto nel pensiero di un confratello e discepolo di san Tommaso, nella persona di Mons. Michel-Louis Guérard des Lauriers o.p.

Il presente calendario permetterà al lettore di seguire, lungo i mesi di quest’anno 2024, la vita di questo Santo a noi così caro, ma soprattutto caro al Signore: che sia un anno colmo di grazie divine, di meriti abbondanti, di amore di Dio e dei fratelli. San Tommaso, intercedi per noi!

FONTE: https://www.sodalitium.biz/calendario-sodalitium-2024-san-tommaso-daquino-a-750-anni-dalla-sua-morte/

Fervorini per l’Ora santa e Te Deum di fine anno (31/12/2023)

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Torino, Oratorio del S. Cuore (I.M.B.C.)

31 dicembre 2023

Primo fervorino, sull’Adorazione

Secondo fervorino, sull’Espiazione delle colpe

Terzo fervorino, “Il segreto della felicità”,
sulla Preghiera d’impetrazione

Quarto fervorino, sul Ringraziamento,
“espressione vivissima dell’Amore”:

 

Per ascoltare i fervorini, cliccate su: https://www.sodalitium.biz/fervorini-per-lora-santa-e-te-deum-di-fine-anno-31-12-2023/

I moderati contro i cattolici integrali. Dallo scioglimento del Sodalitium pianum di Mons. Benigni alla “vittoria” conciliare del modernismo.

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XIX convegno di studi Albertariani – novembre 2023

I moderati contro i cattolici integrali. Dallo scioglimento del Sodalitium pianum di Mons. Benigni alla “vittoria” conciliare del modernismo.

FONTEhttps://www.sodalitium.biz/video-del-19-convegno-di-studi-albertariani-milano-18-11-2023/

 

Primo video: Papa san Pio X e i cattolici integrali: Mons. Benigni, il cardinal Merry del Val e la battaglia contro il modernismo.

Secondo video: La svolta moderata sotto Benedetto XV. Il cardinal Gasparri; lo scioglimento del Sodalitium Pianum

Lezioni della giornata di Vignola (MO) 2023 sul Modernismo

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Le tre lezioni tenute da don Francesco Ricossa al seminario di studi tenuto sabato 7/10/2023 alla giornata per la regalità sociale di Cristo che si è svolta a Vignola (MO), cui ha partecipato una nutrita delegazione del nostro Circolo Christus Rex:

DAL MODERNISMO DOGMATICO AL MODERNISMO SOCIALE E RITORNO. Per le altre due lezioni cliccate su: https://www.sodalitium.biz/lezioni-della-giornata-di-vignola-mo-2023/

La condanna del modernismo sociale in nome di Cristo Re

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Sabato 7 ottobre 2023 presso l’hotel La Cartiera di Vignola (MO), Via Sega 2, si svolgerà la XVI edizione della GIORNATA PER LA REGALITÀ SOCIALE DI CRISTO, col seminario di studi tenuto don Francesco Ricossa, direttore della rivista Sodalitium, dal tema:
“IL MODERNISMO SOCIALE: DALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ALLA SUA NEGAZIONE. DA SAN PIO X A J.M. BERGOGLIO”.
Programma
ore 10,00 Arrivo dei partecipanti e apertura dell’esposizione di libri e riviste.
ore 10,45 Inizio dei lavori.
ore 11,00 Prima lezione: “DAL MODERNISMO DOGMATICO” AL “MODERNISMO SOCIALE” E RITORNO.
ore 12,30 pranzo.
ore 14,30 Seconda lezione: AUTORITÀ, CAPITALE E LAVORO, STATO E CHIESA, RELIGIONE E PATRIA. IDEE CHIARE PER UN CATTOLICESIMO INTEGRALE E NON LIBERALE.
ore 16,00 Terza lezione: J. M. BERGOGLIO, E L’APOLOGIA DI GIUDA, CAPOSTIPITE DEI NEMICI INTERNI (“Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri”, 1 Jo 3,19).
ore 17,30 Conclusione dei lavori.
PRANZO: quota di 28,00 euro a persona, prenotazione obbligatoria entro giovedì 5/10/2023 sino a esaurimento dei posti (gradita una caparra di 10,00 euro che verrà trattenuta in caso di mancata partecipazione).
Anche coloro che non si fermano a pranzo sono invitati a segnalare la loro partecipazione, per poter predisporre nella sala conferenza i posti sufficienti.
Non è permessa la distribuzione di materiale informativo senza l’autorizzazione dell’organizzazione.
Come raggiungere l’hotel la Cartiera a Vignola (MO)
– Per chi arriva da Firenze/Padova/Bologna in autostrada: uscita al casello di Valsamoggia, poi prendere la Via Bazzzanese/SP569 in direzione di Vignola (dal casello: 12,9 km).
– Per chi arriva da Piacenza/Milano/Verona in autostrada: uscita al casello di Modena-Sud, poi prendere la strada provinciale SP623 in direzione Spilamberto – Vignola (dal casello: 9,8 km).
Organizzatori della Giornata: la rivista “Sodalitium” e il Centro Studi “Giuseppe Federici”.
Per informazioni e iscrizioni:
tel. 0541.758961 – info.casasanpiox@gmail.com

Il valore del Santo Sacrificio della Messa

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Segnalazione del Centro Studi Federici

“Con Te mi offro anch’io”, di don Piergiorgio Coradello (Sodalitium n. 73, pagg. 57 n- 68).
Con questo articolo cercheremo di spiegare perché l’assistenza alla Messa è così importante e non è solo un’opera comandata dalla Chiesa nei giorni di festa.
Per la lettura dell’articolo: https://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/73.pdf  pagg. 57 – 68

Sulla validità e legittimità della Messa “tridentina”

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Sul blog di Aldo Maria Valli sono stati pubblicati alcuni interventi sulla questione dell’assistenza alla Messa di San Pio V: prima la lettera di un lettore, poi la risposta di don Nicola Bux e infine la replica del Distretto italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Un lettore di Sodalitium ha chiesto a don Francesco Ricossa un parere sul contenuto degli interventi. Pubblichiamo prima la risposta di don Ricossa (breve e incisiva) e poi gli interventi precedenti.

Caro F.
su ‘monsignor’ Bux ho già scritto su Sodalitium n. 65 (l’articolo sui tre anelli): è un vero modernista adepto del dialogo interreligioso. Che sia creduto un conservatore o tradizionalista la dice lunga su come i modernisti stiano ‘gestendo l’opposizione’ mettendo loro esponenti a capo dell’opposizione tradizionalista.
Quanto alla Fraternità, essa è ancora più irritante. Da un lato invoca lo stato di necessità (che esiste certamente, ma che richiede che il Papa non ci sia o sia impedito ad agire), dall’altro obietta a Bux tutti i privilegi loro concessi da “Papa Francesco” e predecessori, che li regolarizza di fatto. Ma se la Chiesa è in stato di necessità in quanto governata da modernisti, come mai i modernisti dicono che la Fraternità è cattolica, e le danno il diritto di celebrare, confessare, benedire le nozze ecc. (cosa che non fanno con noi)? Con questi argomenti i sacerdoti della Fraternità si danno la zappa sui piedi.
Infine, paradossalmente, Bux ha ragione, seppur per il motivo sbagliato: le messe della Fraternità sono valide (se dette da sacerdoti ordinati col rito cattolico, da vescovi consacrati col rito cattolico, cosa che ormai nella Fraternità non è più scontata) ma sono illecite, anzi sacrileghe. Non perché sarebbero fuori dalla comunione con Bergoglio, come dice Bux, ma per il motivo opposto: perché sono in comunione con Bergoglio.
don Francesco Ricossa

1) “Ho scoperto la Messa tridentina. Ma quanti dubbi!” / Con una risposta di monsignor Nicola Bux

Caro Valli, sono stato alla Messa in rito tridentino nella chiesa di Santi Celso e Giuliano, a Roma. Il celebrante era un giovane sacerdote, mi sembra dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote.
Nella chiesa c’è una bella immagine di san Giovanni Paolo II (sono molto devoto a questo santo) e da tale particolare deduco che i sacerdoti lì non siano lefebvriani. Pertanto non rischio scomuniche latae sententiae se decido di andarci più spesso, giusto?
Del resto, lo stesso san Giovanni Paolo II era stato nella sostanza tollerante con i fedeli “tradizionalisti” a condizione che riconoscessero l’autorità del pontefice e la liceità delle Messe in volgare.
Inoltre, se non sbaglio, il motu proprio del 2007 emanato da Benedetto XVI ha comunque permesso a tutti i fedeli che ne abbiano il desiderio di partecipare a Messe in rito tridentino, purché celebrate da sacerdoti lecitamente ordinati e in comunione con Roma.
La Messa tridentina è considerata una forma straordinaria del rito romano, e di per sé non è mai stata bandita. La regola dovrebbe essere questa fintantoché non ci siano nuove decisioni di papa Bergoglio. Conferma?
Le confesso che, come tutti quelli della mia generazione (sono nato nel 1982), sono cresciuto con le Messe in rito ordinario e non ho per niente dimestichezza con la liturgia tridentina, ma ne sono attirato.
Tra le differenze più evidenti, noto l’assenza della preghiera dei fedeli e del segno della pace (come mi era stato raccontato dai miei genitori). Non so se il brano del Vangelo coincide con quello del rito ordinario.
Nel complesso, si ha la sensazione che Cristo sia davvero il protagonista della celebrazione e non l’assemblea o il suo “presidente”.
Non vi sono i canti (con chitarre annesse!) che in base alla mia personale esperienza in alcuni contesti sembrano essere diventati più centrali della celebrazione eucaristica stessa.
Inoltre, il testo del Padre nostro dovrebbe rimanere quello tradizionale (a sua volta corrispondente quasi perfettamente alla versione greca risalente alla fine del primo secolo), senza gli adattamenti leciti ma poco convincenti che entreranno in vigore a novembre. Ho capito bene?
Lo ripeto: riconosco di non essere abituato alla liturgia tridentina e mi ci vorrà un po’ di tempo per acquisire familiarità. Ma ora che l’ho scoperta non la lascerò.
Mi può consigliare qualche lettura per aiutarmi in tal senso?
Lettera firmata

2) Risponde monsignor Nicola Bux

Caro Valli, la chiesa romana dei Santi Celso e Giuliano era la parrocchia nella quale fu battezzato Eugenio Pacelli, ilvenerabile papa Pio XII.
L’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, a cui appartiene il celebrante della Messa di cui parla il lettore, è di diritto pontificio e quindi cattolico a pieno titolo. Esso celebra la Santa Messa nella forma straordinaria, chiamata comunemente tridentina.
È vero che in questa Messa risalta maggiormente la centralità di Cristo, perché il sacerdote appare davvero come ministro, servitore di Dio, decentrato rispetto all’altare e alla Croce.In questa Messa, poi, l’ordine delle letture è proprio, risalente a san Girolamo. Invece l’ordine delle letture della Messa nella forma ordinaria è stato confezionato dopo il Vaticano II.
L’Istituto di Cristo Re è uno degli istituti addetti a ciò. Invece la Fraternità Sacerdotale San Pio X, composta dai sacerdoti e fedeli che hanno seguito lo scisma dell’arcivescovo Lefebvre, non è rientrata nella comunione della Chiesa cattolica, nonostante l’atto di revoca delle scomuniche e la licenza del papa regnante riguardante la celebrazione dei sacramenti del matrimonio e della penitenza.
Quanto alla Santa Messa celebrata dai loro sacerdoti, valida anche se non legittima – appunto a motivo della perdurante non comunione – dovrebbe valere quanto stabilito dal Direttorio ecumenico per le confessioni separate da Roma; ossia, i fedeli che si trovano in regioni ove non fosse facile accedere a luoghi di culto cattolico possono supplire andando dagli ortodossi e appunto dai lefebvriani. Dove invece vi fossero chiese cattoliche, non dovrebbe esserci motivo per non andare alla Santa Messa celebrata da ministri in comunione con la Chiesa cattolica.
La ragione è che la legittima celebrazione dell’Eucaristia e la vera partecipazione ad essa, presuppongono come esistente la comunione ecclesiale, per consolidarla e portarla a perfezione(cfr Giovannni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 35). Tra comunione ecclesiale e comunione eucaristica c’è un nesso ineludibile.
Forse tutto ciò, nella confusione attuale, diventa difficile da comprendere. D’altronde se perdurasse lo scisma, e alla morte degli attuali vescovi della Fraternità subentrassero altri vescovi ordinati senza il mandato di Roma, costoro aprirebbero una successione di vescovi illegittimi analogamente a quanto avvenne per gli scismatici orientali ortodossi. E ciò è già avvenuto, in quanto monsignor Williamson, uno dei vescovi consacrati da monsignor Lefebvre, ha a sua volta consacrato altri due-tre vescovi. Le loro ordinazioni sarebbero valide, ma del tutto illegittime. Speriamo quindi che la FSSPX rientri nella comunione cattolica.
Sul Padre nostrorimando al recente libretto a più mani da lei curato, caro Valli: Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del “Padre nostro” (Chorabooks, 2020).
Consiglio come letture utili: Claude Barthe, Storia del Messale tridentino, Solfanelli 2018. E, perdonando l’autocitazione: Nicola Bux, Come andare a Messa e non perdere la fede, II edizione, Il Giglio, 2016.
In Domino Iesu
Nicola Bux
https://www.aldomariavalli.it/2020/02/20/ho-scoperto-la-messa-tridentina-ma-quanti-dubbi-con-una-risposta-di-monsignor-nicola-bux/

3) “Valide ma illegittime”? Un intervento dei sacerdoti del Distretto italiano della Fraternità San Pio X

Nei giorni scorsi sul blog di Aldo Maria Valli è apparsa una risposta di monsignor Nicola Bux a una lettera, inviata da un lettore, che chiedeva maggiori lumi sulla Messa tridentina, dopo aver assistito ad una celebrazione dell’Istituto Cristo Re in una chiesa dell’Urbe.
Il sacerdote ne approfittava per spiegare diverse cose, tirando in ballo la Fraternità San Pio X, le cui Messe vengono definite “valide ma illegittime”, e che viene trattata alla stregua di una comunità non cattolica. Ne esce un discorso che, prima ancora di essere teologicamente e canonicamente lontano dalla realtà, è anche incoerente in sé stesso.
Monsignor Bux sostiene che la Fraternità San Pio X sia scismatica, mettendola al pari con le “chiese ortodosse” e dicendo che solo nel caso in cui non vi fosse altra possibilità, sarebbe lecito ricevere i sacramenti da noi (come dagli ortodossi). Facciamo solo notare che, anche da un punto di vista puramente legalistico (come è quello di mons. Bux), già nel 1994 (quindi nel pieno vigore delle cosiddette “scomuniche”) la Pontificia Commissione per l’Unità dei Cristiani, nella persona del cardinal E. Cassidy, rispondeva che la questione della Fraternità non era di sua competenza, essendo questa “una questione interna alla Chiesa cattolica”. Ugualmente, nel 2002 e 2003, la Pontificia Commissione Ecclesia Dei aveva precisato che l’assistenza alla Messa presso la Fraternità San Pio X poteva essere ammessa per soddisfare il precetto domenicale, e non solo in casi estremi. Le stesse concessioni del potere di confessare ovunque e di celebrare matrimoni e Messe nuziali, fatte da Papa Francesco ai preti della Fraternità (e citate dallo stesso mons. Bux), dovrebbero quantomeno fargli capire che il nostro caso non è considerato dalle “norme” alla stessa stregua di quello delle comunità separate. Quindi il parallelo fatto da mons. Bux è impietosamente smentito dai Papi stessi a cui fa riferimento; casomai è la Fraternità a chiedersi in che modo sia ancora cattolico chi ha alterato vistosamente le verità della fede per piacere al mondo, dal Concilio in poi. Per essere sacramentalmente uniti, infatti, ci vuole unità di governo, ma questa stessa è al servizio dell’unità nella vera fede, che mons. Bux nemmeno cita.
Mons. Nicola Bux ci dice che la comunione ecclesiale è essenziale per ricevere insieme la comunione sacramentale. Un principio bellissimo e giustissimo, smentito, però, da quella concessione di ricevere i sacramenti da membri di altre “chiese” da lui citata. A questa nuova dottrina del Vaticano II, contraria al Magistero di sempre, si oppone la Fraternità San Pio X, che appunto ritiene che la Chiesa sia Una. Proprio per opporsi a questa ed altre nuove dottrine, monsignor Lefebvre e la Fraternità sono incorsi in censure da noi sempre ritenute invalide. Mons. Bux, invece, contesta volentieri il Papa regnante, ma non ne assume alcuna conseguenza. Per lui, gravissime eresie possono essere diffuse nella Chiesa senza che questo renda lecita e necessaria una resistenza come quella che, coraggiosamente, intraprese monsignor Lefebvre.
Ma andiamo avanti: nella prima versione del testo, poi modificata (ma leggibile in copia cache e da noi salvata) mons. Bux scriveva quanto segue: «D’altronde se perdurasse lo scisma, e alla morte degli attuali vescovi della Fraternità subentrassero altri vescovi ordinati senza il mandato di Roma, costoro non sarebbero solo illegittimi come i primi, ma anche invalidi, e quindi le eventuali ordinazioni sacerdotali sarebbero nulle». Una tale enormità teologica, poi corretta perché, evidentemente, saltata agli occhi di qualcuno, non può essere scritta nemmeno per sbaglio da chi ha una conoscenza anche elementare della teologia sacramentaria, e fa il paio con quelli che dicono che se si nomina Papa Francesco nel canone la Messa diventa invalida. Mons. Bux aveva detto poco prima che si può andare a Messa dagli ortodossi in certi casi, perché la loro Messa è valida sacramentalmente: ma gli ortodossi ordinano vescovi senza mandato papale da mille anni, e nessuno dubita della validità di tali ordinazioni, che sono “solamente” illecite. Non solo: mons. Rangel, consacrato vescovo per L’Unione Sacerdotale San Giovanni Maria Vianey (Campos, Brasile) dai vescovi della Fraternità San Pio X nel 1991, si riconciliò con Roma nel 2001, e fu considerato (logicamente) dalla Santa Sede come validamente ordinato. Fortunatamente per lui, mons. Bux ha corretto un errore così grossolano; ma, intanto, ha lanciato il sasso e molti lettori possono essersi “bevuti” la prima versione.
Al lettore che ha scoperto la Messa tridentina, noi suggeriamo di andare ancora un po’ oltre: la sua «sensazione che Cristo sia davvero il protagonista della celebrazione e non l’assemblea o il suo “presidente”» è un ottimo punto di partenza per capire che, se i due riti esprimono concetti contraddittori, non possono convivere, ma si escludono. Non sono due versioni di uno stesso rito, ma due linguaggi per esprimere idee opposte su presenza reale, sacrificio della Messa e sacerdozio. Gli consigliamo anche noi delle letture: il Breve esame critico del Novus Ordo Missae, dei Cardinali Ottaviani e Bacci, facilmente reperibile in rete; il libro La Messa di sempre, di Mons. Lefebvre (disponibile presso le edizioni Piane); e anche, sempre di Mons. Lefebvre, Lo hanno detronizzato. Potrà, così, scoprire che, ad essere incompatibili, non sono solo i due riti, ma anche le due teologie, quella cattolica e quella modernista dei Papi del post concilio. Se vedrà che questo è vero, capirà anche le ragioni della resistenza della Fraternità San Pio X che, a differenza di alcuni contestatori dell’attuale Pontefice, non si è limitata a delle velleità, ma ha ritenuto la preservazione della Fede un bene fondamentale, più alto del diritto puramente positivo e da difendere ad ogni costo. Capirà che per poter avere dei preti che non vanno in un seminario dove devono accettare degli errori per essere ordinati, occorreva fare ciò che Monsignor Lefebvre ha fatto. Mons. Bux e alcuni prelati conservatori convengono che almeno in questo pontificato ci siano gravissimi errori, disseminati dalle più alte autorità della Chiesa. Possibile, allora, che questo per loro non sia importante, e che la professione della Fede non conti niente per loro? Un candidato al sacerdozio che si rende conto degli errori di Amoris laetitia o del Sinodo “amazzonico” dovrà fare lo gnorri per tutto il corso del suo seminario, fingendo di essere d’accordo? È questa una situazione accettabile per mons. Bux? O non è forse una situazione eccezionale, che rende leciti mezzi eccezionali, come quelli presi da mons. Lefebvre contro gli errori conciliari e post-conciliari?
Se il lettore seguirà la sua buona ispirazione, unirà la Messa tridentina alla Dottrina cattolica che la esprime e si troverà logicamente ad escludere gli errori: cioè entrerà nella realtà della Fede e non nello sterile legalismo. Non farà, cioè, come mons. Bux e scoprirà che la Messa tradizionale esprime delle verità che l’altro rito nega. In breve, sarà portato a fare una scelta di principio. Non di comodo.
A tutti quelli che volessero approfondire la questione, consigliamo le stesse letture, accompagnate anche da un buon manuale di teologia sacramentaria e da uno di ecclesiologia (magari il De Sacramentis di Padre Cappello, e il De Ecclesia di Billot o di Franzelin). Sulla situazione canonica della Fraternità potrebbe giovare il libro del Prof. Pasqualucci, La persecuzione dei “Lefebvriani”, Edizioni Solfanelli.
I Sacerdoti del Distretto italiano della Fraternità San Pio X

Catechismo Maggiore di San Pio X – Delle domeniche di Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima (nel 2023: 5, 12 e 19 febbraio)

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29 D. Quali sotto le domeniche che si chiamano di settuagesima, sessagesima e quinquagesima?

R. Si chiamano domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima la settima, sesta e quinta domenica avanti quella di Passione.

30 D. Per qual ragione la Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l’Alleluia, ed usa paramenti di color violaceo?

R. La Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l’Alleluia, che èvoce di allegrezza, ed usa paramenti di color violaceo, che é color di mestizia, per allontanare con questi segni di tristezza i fedeli dalle vane allegrezze del mondo ed insinuare ad essi Io spirito di penitenza.

31 D. Quali cose ci propone la Chiesa a considerare nei divini uffici delle settimane di settuagesima, sessagesima e quinquagesima?

R. Nei divini uffici della settimana di settuagesima la Chiesa ci rappresenta la caduta dei nostri progenitori, e il loro giusto castigo; in quelli della settimana di sessagesima ci rappresenta il diluvio universale mandato da Dio per castigo dei peccatori; in quelli poi dei primi tre giorni della settimana di quinquagesima ci rappresenta la vocazione di Abramo, e il premio dato da Dio alla sua obbedienza e alla sua fede.

32 D. Donde viene che, malgrado le intenzioni della Chiesa, nel tempo di settuagesima, sessagesima e quinquagesima, più che in qualunque altro, si vedono tanti disordini in una parte di cristiani?

R. In questo tempo più che in qualunque altro, si vedono tanti disordini in una parte di cristiani per malignità del demonio, il quale volendo contrariare i disegni della Chiesa, fa i maggiori suoi sforzi per indurre i cristiani a vivere secondo i dettami del mondo e della carne.

33 D. Che cosa dobbiamo fare per conformarci ai disegni della Chiesa nel tempo di carnevale?

R. Per conformarci ai disegni della Chiesa in tempo di carnevale bisogna star lontani dagli spettacoli e dai divertimenti pericolosi, e attendere con maggior diligenza all’orazione e alla mortificazione, facendo qualche visita straordinaria al Santissimo Sacramento, massime quando sta esposto alla pubblica adorazione; e ciò per riparare a tanti disordini, coi quali Iddio in questo tempo viene offeso.

34 D. Se vi fosse necessità di trovarsi a qualche pericoloso divertimento del carnevale, che cosa deve farsi?

R. Chi per necessità si trovasse a qualche pericoloso divertimento del carnevale, deve prima implorare l’aiuto della divina grazia per evitare ogni peccato; poi recarvisi con grande modestia e ritenutezza, e dopo, raccogliere lo spirito colla considerazione di qualche massima del vangelo.

Fonte: https://www.sodalitium.biz/catechismo-maggiore-di-san-pio-x-delle-domeniche-di-settuagesima-sessagesima-e-quinquagesima/

Don Ricossa scrive a Valli sul caso Gnocchi

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di Redazione

Interpellato sulla questione da più parti nel mondo della cosiddetta “tradizione cattolica” e non, il nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna ha così risposto: “Ho conosciuto Alessandro Gnocchi ai tempi in cui scriveva libri e teneva conferenze con Mario Palmaro. Le differenze dottrinali ci hanno sempre diviso, al di là della simpatia umana. Chi è “una cum” e comprende la critica necessaria alle presunte autorità romane, nel medio e lungo termine si trova in un conflitto interiore. Io l’ho risolto nel 2007, aderendo a quella che mi pare la soluzione che la Chiesa stessa propone a credere nei Suoi diversi atti: il sedevacantismo, per non incorrere nell’errore fallibilista, che fa molto male alle anime. Gnocchi ha compiuto un grave atto di apostasia, che mi ha sorpreso anche perché non credo che, oltre a Dio, il suo scrittore preferito, Giovannino Guareschi approverebbe. Mi dispiace e pregherò per lui, vittima di ambienti di dottrina ambigua, un po’ modernista, un po’ tradizionalista, fondamentalmente fallibilista. Nella sostanza quel “Centro che porta a sinistra” di cui è in libera vendita un ottimo libricino, dove la Fede diventa dialettica intellettualista”.

Dal sito di Sodalitium:

Don Francesco Ricossa è intervenuto sul blog di Aldo Maria Valli sul caso relativo al passaggio di Alessandro Gnocchi dal Cattolicesimo all’eterodossia moscovita.

Caro Valli,

 ho letto su Duc in altum la recensione del libro di Alessandro Gnocchi Ritorno alle sorgenti. Il mio pellegrinaggio a Oriente nel cuore dell’Ortodossia e sto seguendo il dibattito in corso nel blog, dibattito che reputo di una assoluta gravità. Non si può mettere infatti tra le questioni disputate l’appartenenza o meno alla Chiesa cattolica romana, fuori della quale non vi è salvezza.

La cosa più paradossale è che questa simpatia per l’“ortodossia” (uso le virgolette giacché i discepoli di Fozio e Michele Cerulario non sono ortodossi ma eterodossi, veri scismatici, senza virgolette, ed eretici), nasce tra cattolici stimati come più o meno “tradizionalisti”, e pertanto più o meno, in teoria, avversi al modernismo e agli errori del Vaticano II.

Da un lato, infatti, essi denunciano la protestantizzazione del “cattolicesimo” (scambiando erroneamente la Chiesa cattolica con i modernisti che l’hanno occupata e dei quali riconoscevano l’autorità), dall’altro ne sono degli esemplari rappresentanti.

Infatti, il Vaticano II promuove l’ecumenismo, in primis proprio con le “chiese ortodosse”, che da tempo fanno parte del Consiglio ecumenico delle Chiese; la riforma liturgica ha sistematicamente abbandonato la tradizione romana non solo in favore del protestantesimo, ma anche della tradizione liturgica orientale; ha cercato di mettere da parte il Primato papale e la monarchia pontificia, per sostituirla con un modello collegiale e sinodale di Chiesa simile al modello orientale; si orienta con Amoris laetitia all’accettazione del divorzio prendendo anche qui a modello la disciplina degli scismatici orientali, e potremo continuare a lungo con le similitudini tra le riforme conciliari e gli errori bizantini

È veramente paradossale che per disgusto del modernismo si cada in un’altra forma di modernismo, ignorando tra l’altro quanto la cosiddetta “ortodossia” sia influenzata dalla teologia protestante, in particolare anglicana. Nel suo articolo Gulisano esprime persino l’opinione che Lewis, che non entrò mai nella Chiesa cattolica ma che avrebbe appartenuto a un cristianesimo non confessionale, non sarebbe stato scismatico o eretico, quando la sua posizione assomiglia tanto agli esperimenti di Taizé.

Se poi ci si chiede come sia possibile che dei cattolici “tradizionalisti” abbiano potuto compiere questo passo o lo giustifichino, si deve rispondere che questi cattolici “tradizionalisti” non lo sono stati mai, ma sono piuttosto dei confusionari, influenzati nel contempo dal cattolicesimo modernista e dal Tradizionalismo fallibilista. 

In particolare a Paolo Gulisano, dopo aver letto la sua recensione, vorrei chiedere: ha aderito anche lui, come Gnocchi, alla “chiesa” moscovita (sempre pronta ad obbedire al padrone di turno, fosse anche Stalin)? E se non lo ha fatto, cosa lo trattiene dal farlo? Dal suo articolo, sinceramente, non lo capisco.

don Francesco Ricossa

https://www.aldomariavalli.it/2023/02/02/no-duc-in-altum-non-sostiene-la-religione-scismatica-come-potete-pensarlo/

Fonte: https://www.sodalitium.biz/don-ricossa-e-il-caso-gnocchi/

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